00.007 Rapporto sulla politica economica esterna 99/1+2 e

Messaggi concernenti accordi economici internazionali del 12 gennaio 2000

Onorevoli presidenti e consiglieri, Visto l'articolo 10 della legge federale del 25 giugno 1982 sulle misure economiche esterne (RS 946.201; «la legge»), vi sottoponiamo il presente rapporto.

Vi proponiamo di prendere atto del rapporto e dei suoi allegati (n. 9.1.1-9.1.5) (art.

10 cpv. 1 della legge).

Nel contempo, fondandoci sull'articolo 10 capoversi 2 e 3 della legge, vi sottoponiamo tre messaggi concernenti accordi economici internazionali. Vi proponiamo di adottare i decreti federali relativi ai seguenti accordi: ­

Accordo di commercio e di cooperazione economica tra la Confederazione Svizzera e la Repubblica di Croazia (n. 9.2.1 e allegati);

­

Accordo di commercio e di cooperazione economica tra la Confederazione Svizzera e la Georgia (n. 9.2.2 e allegati);

­

Accordo tra il Consiglio federale svizzero e il Governo della Repubblica Socialista del Vietnam sulla protezione della proprietà intellettuale e la cooperazione in tale settore (n. 9.2.3 e allegati).

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

12 gennaio 2000

In nome del Consiglio federale svizzero: Il presidente della Confederazione, Adolf Ogi La cancelliera della Confederazione, Annemarie Huber-Hotz

2000-0045

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Compendio Il capitolo introduttivo del rapporto (n. 1) è dedicato all'importanza dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC): ai principi di base che animano tale organizzazione, agli interessi difesi dalla Svizzera e alle speranze che riponiamo in questa organizzazione.

Il rapporto presenta una panoramica della situazione economica (n. 2), quindi passa in rassegna le attività di politica economica esterna del 1999, sul piano multilaterale, bilaterale e autonomo (n. 3-9). Per la prima volta, il rapporto si sofferma sull'operato della Svizzera nel sistema finanziario internazionale (n. 5). Infine, al rapporto sono allegati tre messaggi concernenti accordi economici internazionali (n. 9.2.1-9.2.3).

Sebbene l'economia mondiale abbia fatto registrare una ripresa a un ritmo inaspettato, le ripercussioni della crisi asiatica hanno ancora notevolmente segnato l'economia esterna della Svizzera nel 1999.

L'economia e il commercio mondiali si sono ripresi più rapidamente del previsto dai contraccolpi, lamentati nel 1998, della crisi asiatica e dalle turbolenze che hanno scosso i mercati finanziari internazionali. Le prospettive appaiono nel complesso nettamente più favorevoli rispetto alla primavera del 1999. Nei Paesi dell'OCSE, la congiuntura sempre trainante degli Stati Uniti, la ripresa più rapida e lievemente più vigorosa dell'economia giapponese, come pure un'evoluzione leggermente più favorevole in Europa, hanno prodotto un netto miglioramento della situazione globale. Al di fuori dei Paesi industrializzati, la ripresa si rivela più viva e intensa del previsto soprattutto nella maggior parte dei Paesi del Sud-Est asiatico. La vigorosa ripresa che si era manifestata in Corea verso la fine del 1998 si è ormai estesa alla maggior parte delle economie asiat iche.

Se la congiuntura americana, dopo aver conosciuto una notevole ripresa, riuscirà a consolidare il suo andamento favorevole, vi sono buone possibilità che nel 2000 intervenga un discreto tasso di crescita che interessa sia il Nord America, sia l'Europa e l'Asia. Il perdurare di una crescita globale relativamente sostenuta, ma regionalmente più equilibrata, nei Paesi dell'OCSE (crescita del 3% circa) assieme a un'accelerazione al di fuori dei tradizionali Paesi industrializzati (oltre il 4%) dovrebbero consentire una progressione della
crescita economica mondiale a un ritmo del 3,5 per cento circa durante i prossimi due anni.

Al pari di altre economie europee, l'economia svizzera ha subito gli effetti della crisi asiatica più duramente e più durevolmente di quanto ci si attendeva inizialmente. Dopo la flessione subita nel corso del secondo semestre del 1998, le esportazioni sono generalmente ristagnate, ricominciando a progredire soltanto a partire dalla metà dell'anno in rassegna. La domanda interna, invece, che era avanzata molto rapidamente nel 1998 nonostante la crisi asiatica, ha conservato la sua dinamicità. Considerate le ripercussioni per lo più negative delle transazioni dell'economia esterna ­ forte crescita delle importazioni e ripresa, finora contenuta,

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delle esportazioni ­ si riscontra infine, nel 1999, una crescita globale dell'1,3 per cento circa, ossia nettamente inferiore a quella dell'anno precedente (2,1%).

Gli indicatori disponibili preannunciano un'accelerazione netta delle esportazioni nel corso del 2000. Una crescita relativamente importante e nuovamente equilibrata sul piano regionale nell'area dell'OCSE, come pure impulsi vigorosi nel loro insieme provenienti da altre regioni economiche, in particolare dall'Est asiatico, promettono una ripresa netta della domanda mondiale, determinante per le esportazioni svizzere. Nel contempo, il dinamismo della domanda interna ­ relativamente sostenuta da quasi due anni ­ dovrebbe affievolirsi gradualmente. Dopo il passaggio al nuovo millennio, in un contesto in cui le sue capacità non saranno ancora completamente sfruttate, l'economia svizzera dovrebbe far registrare una crescita pari al 2 per cento (ossia il suo potenziale per il lungo termine), crescita che può contare su basi solide e beneficiare della stabilità dei prezzi. Un leggero aumento dell'occupazione limiterà la disoccupazione al 2,3 per cento nella media annua.

Per quanto riguarda l'inflazione, la forte pressione della concorrenza dovrebbe mantenerla a un livello basso (1,3%).

L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) e le relazioni con l'UE sono state il perno delle attività di politica economica esterna. La conferenza ministeriale dell'OMC tenutasi a Seattle (Stati Uniti) nel mese di dicembre non è riuscita a lanciare le basi per il prossimo ciclo di liberalizzazione del commercio mondiale. I negoziati sono stati sospesi; più tardi, a Ginevra, dovrebbe essere impresso un nuovo slancio a questi lavori. In ogni caso, saranno avviate nuove trattative il 1° gennaio del 2000 nei settori dell'agricoltura e dei servizi. Il 21 giugno, la Svizzera e la CE con i suoi Stati membri hanno firmato gli accordi settoriali con l'UE, in seguito approvati dalle Camere federali l'8 ottobre. Le relazioni dell'AELS con gli Stati terzi sono state imperniate sulla negoziazione di un accordo di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e il Canada. Le relazioni dell'Associazione con i Paesi del Bacino mediterraneo si sono ulteriormente sviluppate.

In seguito all'interruzione dei negoziati volti a stabilire un Accordo multilaterale sugli investimenti
(AMI), l'OCSE ha adottato un programma di lavoro, sotto forma di orientamenti politici che prevede, tra l'altro, di sviluppare gli strumenti già elaborati in seno all'OCSE in materia d'investimenti internazionali. È in corso la revisione dei principi direttori dell'OCSE destinati alle imprese multinazionali.

Sono state adottate, a livello bilaterale e multilaterale, nuove misure di consolidamento dei debiti a favore dei Paesi in sviluppo più indebitati. Nel mese di marzo, la Società finanziaria svizzera per lo sviluppo, che partecipa a partenariati in determinati Paesi in sviluppo e in transizione, ha in iziato la sua attività.

La nostra rete di accordi economici bilaterali si è arricchita di accordi di cooperazione economica con la Georgia e la Croazia, di accordi di protezione degli investimenti con il Cile e il Kirghizistan, nonché di un accordo con il Vietnam sulla protezione della proprietà intellettuale.

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Rapporto 1

L'OMC garante di un sistema commerciale multilaterale aperto e affidabile La Conferenza ministeriale dell'OMC tenutasi a Seattle non è riuscita a lanciare un nuovo ciclo mondiale di negoziati sul commercio. I motivi dell'insuccesso non sono tuttavia dovuti alle spettacolari manifestazioni di dissenso inscenate sul posto contro determinati effetti della globalizzazione. Di fatto, l'OMC non è la causa della globalizzazione, ma cerca semplicemente di istituire condizioni quadro trasparenti e affidabili al fine di promuovere a livello mondiale benessere e sviluppo sostenibile. Per la Svizzera, la costituzione di un sistema commerciale mondiale fondato su chiare regole che favoriscano una maggiore certezza del diritto nel commercio internazionale riveste un interesse del tutto particolare.

1.1

Introduzione

Sino a poco tempo fa l'opinione pubblica non ha mai dimostrato grande interesse per il sistema commerciale multilaterale istituito dall'Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio (General Agreement on Tariffs and Trade, GATT) e dall'Organizzazione mondiale del commercio (OMC; World Trade Organization, WTO). Questo era dovuto, fra l'altro, al fatto che il GATT si è a lungo concentrato sullo smantellamento di dazi e di altri ostacoli alla frontiera, ossia su provvedimenti i cui effetti economici sembravano chiaramente circoscritti. Inoltre, i settori economici politicamente più sensibili quali l'agricoltura e l'industria tessile sono stati ampiamente risparmiati dai provvedimenti di liberalizzazione. L'Uruguay Round, conclusosi nel 1994, ha comportato sostanziali innovazioni anche in questi ambiti: l'agricoltura e l'industria tessile sono state subordinate a severe norme di liberalizzazione e l'intero sistema è stato esteso a nuovi settori quali i servizi e la protezione della proprietà intellettuale. Di conseguenza, gli effetti del sistema commerciale multilaterale sulla politica economica si sono intensificati, cosicché l'opinione pubblica ha preso sempre più coscienza dei lavori dell'OMC. Inoltre, in questi ultimi anni è emersa una forte paura della globalizzazione, in parte dovuta alla supposizione erronea secondo cui gli accordi dell'OMC sarebbero all'origine della forte deregolamentazione degli Anni Novanta.

L'interesse dell'opinione pubblica nei confronti dell'OMC ha raggiunto il suo apice in occasione della Conferenza ministeriale tenutasi all'inizio di dicembre a Seattle.

L'incontro, che avrebbe dovuto determinare l'inizio di un nuovo ciclo negoziale, ha attirato una coalizione estremamente eterogenea di oppositori all'Organizzazione.

La folla di manifestanti era costituita da formazioni provenienti dagli ambienti più disparati che, in alcuni casi, perseguivano obiettivi contrastanti. L'unico elemento di coesione era ­ benché per motivi diversi ­ un forte scetticismo nei confronti dell'OMC. Anche se a una parte degli oppositori si può certamente rimproverare di non conoscere la funzione e i principi dell'Organizzazione mondiale del commercio, non possiamo negare la legittimità di certi timori, in particolare in relazione alle conseguenze negative della globalizzazione.

1212

Durante l'anno in rassegna, le attività dell'OMC si sono concentrate sui preparativi e sullo svolgimento della Conferenza ministeriale di Seattle, dalla quale sarebbe dovuto scaturire il mandato per un nuovo ciclo negoziale. L'insuccesso è da ricondurre soprattutto alla concomitanza di vari fattori politico-economici, a un'insufficiente preparazione a Ginevra, nonché alle posizioni rigide assunte da alcuni Paesi o gruppi di Paesi. L'opposizione manifestata sulle strade di Seattle ha sicuramente avuto effetti mediatici, ma non è stata la causa del fallimento della Conferenza (cfr. n. 4.2).

Qui di seguito sono esposti i principi di base dell'OMC e gli interessi della Svizzera.

Infine esamineremo le aspettative riposte nell'OMC per il futuro.

1.2

Principi e funzionamento dell'OMC

In seguito alle esperienze e agli errori della politica improntata al protezionismo e all'isolamento nazionale che ha caratterizzato gli Anni Trenta, al termine della Seconda guerra mondiale si è cercato di istituire condizioni quadro favorevoli alla ricostruzione economica. A tal fine sono stati fondati l'Organizzazione europea di cooperazione economica (OECE) e il Fondo monetario internazionale (FMI) ed è stato concluso l'Accordo generale sulle tariffe doganali e il commercio (GATT).

L'apertura dei mercati conseguente allo smantellamento delle elevate barriere doganali, l'istituzione di condizioni quadro più trasparenti e il promovimento della libera concorrenza dovevano servire ad accelerare la ricostruzione e a rilanciare l'economia e di conseguenza a creare posti di lavoro, promuovere lo sviluppo sociale e generare maggiore benessere.

L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), subentrata al GATT, si prefigge anch'essa di istituire un ordinamento commerciale multilaterale e trasparente e quindi le condizioni necessarie a una crescita economica sostenibile per il bene di tutti. L'Accordo del 1994 che istituisce l'OMC (RS 0.632.20) elenca esplicitamente i seguenti obiettivi: aumento del tenore di vita, conseguimento della piena occupazione, impiego ottimale delle risorse mondiali conformemente all'obiettivo di uno sviluppo sostenibile, tutela e conservazione dell'ambiente e sostegno ai Paesi in sviluppo nei loro processi di sviluppo economico. La liberalizzazione del commercio non è pertanto un obiettivo fine a se stesso, ma uno strumento per il conseguimento delle finalità sovraelencate.

Al proposito, sono stati fissati una serie di principi, fra cui quello fondamentale della nazione più favorita secondo cui le concessioni fatte da una Parte contraente a un altro Stato devono di norma essere estese a tutti i Membri dell'OMC. Il principio del trattamento nazionale prevede dal canto suo che le merci e i servizi provenienti dall'estero siano gravati dalle stesse tasse e prescrizioni dei prodotti indigeni simili.

Da ultimo, l'obbligo di trasparenza impone che le restrizioni al commercio - sempreché consentite - risultino chiaramente in quanto tali.

L'attuazione di questi principi di base dovrebbe consentire l'istituzione di un regime commerciale aperto, non discriminatorio, trasparente e
affidabile per i tre settori merci, servizi e proprietà intellettuale. Per quanto concerne le merci e i servizi, lo smantellamento degli ostacoli al commercio e l'integrazione di diversi partner nel commercio mondiale, conformemente ai principi summenzionati, dovrebbe consentire uno sviluppo sostenibile e portare alla prosperità per tutti. Le norme minime in materia di protezione della proprietà intellettuale dovrebbero invece contribuire a promuovere l'innovazione e la ricerca. Inoltre, un efficace meccanismo di composi1213

zione delle controversie ha lo scopo di garantire che le Parti contraenti rispettino gli obblighi assunti. Da ultimo, l'OMC rappresenta la base istituzionale per la cooperazione internazionale necessaria all'amministrazione e alla verifica del funzionamento del regime commerciale. Negli organi direttivi e nei vari comitati e gruppi di lavoro dell'OMC sono rappresentati, con pari diritti, i governi dei Paesi membri, tra cui quelli in sviluppo costituiscono circa i due terzi. Le decisioni sono di norma prese all'unanimità. In particolare le modifiche alle disposizioni centrali dell'OMC devono essere approvate da tutti i Membri dell'Organizzazione.

1.3

Interessi della Svizzera

La Svizzera condivide gli obiettivi fondamentali dell'OMC. Inoltre, il regime economico e commerciale istituito dall'Organizzazione rispecchia gli interessi concreti del nostro Paese.

1.3.1

Smantellamento degli ostacoli al commercio

Il commercio internazionale costituisce la base del benessere della Svizzera. Lo smantellamento, a livello mondiale, degli ostacoli al commercio e quindi un più facile accesso ai mercati per i prodotti svizzeri hanno costituito una condizione importante per il successo della nostra industria d'esportazione. In seguito alle diminuzioni medie dei dazi di oltre un terzo, decise nell'ambito dell'Uruguay Round, in questi ultimi anni l'economia elvetica ha ampiamente beneficiato di riduzioni su prodotti che interessano direttamente gli esportatori. Il processo di liberalizzazione dei servizi avviato con l'Accordo generale sugli scambi di servizi (GATS) si è anch'esso ripercosso positivamente sull'importante flusso di esportazione di servizi dal nostro Paese. Da ultimo, l'Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio ha rafforzato la protezione dalle falsificazioni e dalla pirateria su numerosi mercati d'esportazione dell'industria svizzera.

Lo smantellamento degli ostacoli al commercio non solo aumenta le possibilità di smercio della nostra industria d'esportazione ma, a lungo termine, fortifica anche la nostra economia nazionale. In effetti, il confronto con la concorrenza internazionale obbliga l'industria ad adeguarsi continuamente ai nuovi sviluppi, ad aumentare la produttività e, ciò che può sembrare doloroso in un primo tempo, a ristrutturarsi.

Questi processi si ripercuotono costantemente sull'economia infondendole rinnovato dinamismo e potenziandone la competitività. Un ulteriore effetto della liberalizzazione è il calo dei prezzi dei prodotti e una maggiore varietà dell'offerta, con conseguenze positive sul benessere generale. Per quanto concerne l'agricoltura, la Svizzera ­ analogamente ad altre Parti contraenti ­ ha trovato comprensione per la sua richiesta di liberalizzare il settore a un ritmo più lento. L'Accordo dell'OMC sull'agricoltura consente inoltre alle Parti contraenti di sostenere finanziariamente questo settore mediante il sovvenzionamento di prestazioni multifunzionali.

Dal profilo pratico, l'OMC può vantare successi tangibili: gli otto cicli negoziali condotti dalla fine della Seconda Guerra mondiale hanno consentito di ridurre del 90 per cento circa i dazi dei più importanti Paesi industrializzati. Inoltre, dopo che l'OMC è subentrata al GATT, i principi fondamentali che reggevano quest'ultimo sono stati estesi ai servizi, mentre nell'ambito della protezione intellettuale sono 1214

state definite norme minime. In tal modo, è gradualmente sorto un sistema commerciale globale multilaterale retto da principi coerenti - un importante contributo ai fini del benessere a livello mondiale. L'OMC è inoltre riuscita, nonostante le crisi e i problemi politico-economici di natura nazionale e regionale, ad arrestare qualsiasi velleità protezionistica. La Svizzera, in quanto Paese particolarmente dipendente dal commercio esterno, ha ampiamente beneficiato di questo apporto.

1.3.2

Chiare regole del gioco

Diversamente dai grandi Paesi o blocchi commerciali, la Svizzera non è in grado di preservare e sviluppare il suo potenziale economico e commerciale imponendosi semplicemente sul mercato. Per il nostro Paese è invece indispensabile che le norme convenute a livello multilaterale siano rispettate. Prima dell'istituzione del GATT, il commercio internazionale era spesso subordinato a norme unilaterali che potevano essere modificate in qualsiasi momento. L'Accordo ha fortemente limitato la possibilità di introdurre nuove barriere commerciali, dando origine a un regime multilaterale con norme minime uniformi cui sono seguite una certa stabilità, certezza del diritto e parità di trattamento fra gli Stati membri. L'OMC ha compiuto un ulteriore passo in questa direzione migliorando sensibilmente anche le disposizioni relative alla composizione delle controversie. Secondo il nuovo disciplinamento, gli Stati membri non possono più decidere autonomamente sulle violazioni delle norme dell'OMC né applicare provvedimenti di ritorsione al di fuori delle procedure prescritte. Contrariamente a quanto era previsto dal regime GATT, la parte perdente non può opporsi a una decisione adottata, ma le viene semplicemente accordato un termine adeguato per rimediare alla violazione commessa. La vittoria del Costa Rica nella causa intentata contro gli USA per aver adottato limitazioni unilaterali delle importazioni su determinati tessili dimostra che anche piccoli Stati possono vincere.

Per la Svizzera, in quanto Paese fortemente dipendente dal commercio estero, il rafforzamento delle norme commerciali multilaterali e il meccanismo di composizione delle controversie istituiti con l'Uruguay Round sono elementi indispensabili poiché garantiscono l'osservanza delle norme convenute da parte di tutti i partner commerciali.

1.3.3

Integrazione dei Paesi in sviluppo

Per la Svizzera è importante che la filosofia alla base dell'OMC sia condivisa da tutti i Membri, ossia anche dai Paesi in sviluppo. In questi ultimi tempi, si sono sollevate critiche da diverse parti secondo cui l'OMC non terrebbe sufficientemente conto delle esigenze dei Paesi in sviluppo, imposterebbe norme e principi secondo gli interessi dei Paesi industrializzati e non considererebbe adeguatamente le condizioni economiche, sociali e politiche dei Paesi in sviluppo.

Anche se vi sono casi in cui singoli Paesi o gruppi di Paesi non possono approfittare immediatamente e appieno della liberalizzazione, essi sono tuttavia spesso in grado di trarre vantaggi in altri settori. Il fatto che nessun Membro abbia mai minacciato di uscire dall'OMC e che attualmente la procedura di adesione sia in corso per ben 30 Paesi ­ in sviluppo o in transizione ­ dimostra che nessuno Stato valuta negativamente l'insieme del patrimonio normativo dell'OMC. Sovente, le critiche indiscriminate non tengono conto del fatto che i Paesi in sviluppo rappresentano circa i due 1215

terzi di tutti i Membri dell'OMC e che, secondo il principio del consenso, le procedure decisionali possono essere bloccate da qualsiasi Paese che si reputi penalizzato.

L'esito della Conferenza ministeriale di Seattle, che non è riuscita a lanciare un nuovo ciclo di negoziati anche a causa della resistenza dei Paesi in sviluppo, ha inoltre chiaramente dimostrato come questi ultimi, in quanto membri a pieni e pari diritti, riescano a far valere le proprie ragioni. Rimane tuttavia problematica la situazione dei Paesi in sviluppo meno avanzati (least-developed countries) che, per mancanza di basi economiche, di strutture e di risorse umane, non riescono ad approfittare realmente dei vantaggi legati allo statuto di membro dell'OMC. Sono pertanto necessari provvedimenti per rafforzare l'integrazione di tali Paesi. Alcuni di essi sono già stati avviati ­ anche con la partecipazione finanziaria della Svizzera ­ mentre altri sono attualmente oggetto d'esame.

Gli accordi dell'OMC tengono conto per molti aspetti della situazione specifica dei Paesi in sviluppo ­ soprattutto di quelli più poveri ­ concedendo loro un trattamento preferenziale in vari settori. In particolare prevedono disposizioni derogatorie al principio della nazione più favorita, grazie alle quali gli Stati industrializzati possono concedere preferenze tariffarie per i prodotti importati dai Paesi meno avanzati.

Inoltre, i Paesi in sviluppo fruiscono di termini agevolati per la trasposizione di determinati obblighi, mentre quelli più poveri possono addirittura esserne in parte esonerati. In questo ambito, va menzionata anche la preoccupazione condivisa dalla Svizzera di assistere maggiormente i Paesi in sviluppo nell'adempimento degli obblighi imposti dall'OMC. Per quanto concerne la cooperazione tecnica, la Svizzera finanzia già oggi corsi di formazione per esperti provenienti dai Paesi in sviluppo e in transizione.

1.3.4

Coerenza fra i vari settori politici

Il commercio non è importante soltanto a fini prettamente economici, ma si ripercuote anche su altri valori, altri interessi e altri ambiti della politica quali la protezione dell'ambiente e della sanità, la tutela delle norme fondamentali sul lavoro e la protezione dei consumatori. L'OMC non esclude la protezione di questi valori. Purché il principio della non discriminazione sia osservato ed eventuali ostacoli al commercio non si ispirino a motivi protezionistici, l'OMC riconosce la legittimità di finalità non commerciali e conferisce esplicitamente ai singoli Stati la competenza di determinare il livello di protezione auspicato nei settori summenzionati. In particolare gli Stati possono applicare a livello nazionale norme più severe di quelle convenute nell'ambito dell'OMC.

Va da sé che l'OMC non si oppone alla conclusione di accordi internazionali volti a proteggere determinati valori, fra cui l'ambiente. Il suo scopo è di consentire a tutti, mediante la liberalizzazione del commercio internazionale, di svilupparsi in modo sostenibile e di approfittare del benessere economico. A tal fine emana norme di base relative al commercio internazionale. Gli accordi internazionali in ambito ambientale (Multilateral Environmental Agreements, MEAs) si prefiggono invece di proteggere l'ambiente in settori diversi. Fondamentalmente, non vi è pertanto alcun conflitto fra l'OMC e i MEAs che, al contrario, si integrano e sostengono a vicenda.

Per quanto le norme in questione non comportino discriminazioni inutili nei confronti di singoli Paesi e non celino fini protezionistici, gli Stati rimangono liberi di adottare provvedimenti in materia di protezione ambientale che si ripercuotono an-

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che sul commercio. L'esito di diverse procedure di composizione delle controversie ha confermato che i provvedimenti adottati per conseguire finalità ambientali sono consentiti anche se si ripercuotono sul commercio, purché servano effettivamente alla finalità dichiarata, non perseguano la protezione dell'industria indigena e non comportino discriminazioni inutili per gli Stati. Gli Stati membri sono inoltre stati invitati a più riprese a elaborare e adottare provvedimenti per la protezione dell'ambiente in un contesto di coordinazione e cooperazione multilaterale. Il fatto che numerosi accordi in materia ambientale si ripercuotano anche sul commercio ­ sia perché vietano il commercio di determinati prodotti sia perché escludono gli scambi con parti non contraenti al fine di incentivare l'adesione all'accordo ­ non ha sinora dato adito a controversie.

1.4

Aspettative per le attività future dell'OMC

Mediante l'emanazione e l'applicazione di norme internazionali, l'OMC vuole far prevalere il diritto sulla forza nel commercio mondiale. Benché il sistema istituito dall'OMC si sia complessivamente dimostrato valido nei primi cinque anni di vita, la normativa deve essere inasprita e potenziata in diversi settori. Inoltre, occorrerà affrontare in modo prospettivo problemi e interessi non inerenti al commercio e mantenere vive le dinamiche innescate dal sistema commerciale mondiale.

1.4.1

Chiarimento e rafforzamento della procedura di composizione delle controversie

La controversia relativa al regime di importazione per le banane dell'UE (cfr. n. 4.2) ha rivelato che la procedura di composizione delle controversie dell'OMC è per certi aspetti lacunosa. In particolare, non è chiaro quale sia l'istanza competente di decidere se i provvedimenti adottati dalla parte perdente soddisfino le raccomandazioni della decisione arbitrale. Secondo alcuni Stati spetterebbe alla parte lesa decidere se la parte avversa ha adempito i propri compiti. Questo esempio dimostra che è necessario chiarire il problema e che le disposizioni della procedura di risoluzione delle controversie devono in ogni caso essere completate.

1.4.2

Precisazione delle norme antidumping

Un'altra questione che richiede l'adozione di correttivi sistemici è la possibilità di gravare le importazioni mediante il prelievo di dazi antidumping. Di norma, questi dazi dovrebbero servire a reprimere pratiche suscettibili di ledere la competitività.

Di fatto, sono invece spesso riscossi in modo sconsiderato e servono più agli interessi dell'industria nazionale che alla repressione di pratiche sleali. Inoltre, dopo essere state adottate prevalentemente da grandi nazioni industrializzate, oggigiorno le procedure antidumping sono vieppiù diffuse anche fra gli altri Paesi industrializzati e i Paesi in sviluppo. Dato che questa tendenza si ripercuote negativamente sulla certezza del diritto per quanto concerne i diritti di accesso al mercato, sono necessarie ulteriori precisazioni. A lungo termine, sarebbe opportuno esaminare se le disposizioni problematiche non siano superflue in seguito all'istituzione di norme multila-

1217

terali in materia di concorrenza. La questione potrebbe essere esaminata soltanto in occasione di un nuovo ciclo negoziale.

1.4.3

Integrazione dei Paesi più poveri

L'OMC avrà raggiunto i propri obiettivi soltanto se anche i Paesi più poveri potranno effettivamente beneficiare dell'apertura dell'economia mondiale. Analogamente a quanto avvenuto in passato, occorrerà che questi continuino a fruire di concessioni particolari. La Svizzera si impegna pertanto affinché i Paesi più poveri, in particolare quelli meno avanzati, beneficino di ulteriori agevolazioni relative all'accesso al mercato e di un maggiore aiuto tecnico. Tali provvedimenti saranno tuttavia efficaci soltanto se accompagnati da adeguamenti strutturali e da una maggior responsabilizzazione e partecipazione dei Paesi direttamente interessati. Occorrerà pertanto concentrare gli sforzi anche in questa direzione. Le esperienze degli ultimi decenni hanno dimostrato che i Paesi in sviluppo si integrano completamente in un ordinamento economico mondiale aperto, approfittando di un aumento di produttività e benessere, soltanto se anch'essi si aprono maggiormente ai mercati internazionali.

1.4.4

Integrazione di aspetti ambientali

Nonostante l'OMC sia fondamentalmente aperta nei confronti delle questioni ambientali, diversi elementi indicano che è necessario integrare maggiormente questi aspetti nelle norme del commercio internazionale. In particolare occorre chiarire le zone d'ombra in relazione al rapporto fra le norme del commercio internazionale e i principi generali del diritto internazionale in materia ambientale, quale il principio di prevenzione1. Inoltre, l'applicazione sistematica del principio del «chi inquina paga» e del principio della sostenibilità dovrà assurgere a criterio fondamentale dei processi economici. Gli strumenti nazionali riconosciuti in materia di protezione dell'ambiente e i provvedimenti quali i pagamenti diretti e le tasse d'incentivazione dovranno dal canto loro essere ammessi dal diritto internazionale. Da ultimo, per promuovere la protezione dell'ambiente e lo sviluppo sostenibile sarà necessario migliorare le possibilità di differenziare prodotti uguali o simili anche sulla base di metodi di produzione non rilevanti ai fini del prodotto stesso. Una maggior considerazione di questi aspetti non significa tuttavia che l'OMC debba trasformarsi in un'istituzione incaricata di elaborare norme ambientalistiche. Le pertinenti prescrizioni internazionali dovranno essere emanate prevalentemente nell'ambito di accordi e istituzioni internazionali competenti in materia. In questi ultimi anni, la Svizzera ha partecipato attivamente al lavoro di tali istituzioni e alla conclusione di accordi multilaterali efficaci.

1.4.5

Integrazione delle norme fondamentali sul lavoro

Mentre l'attuale regime commerciale è sensibile alle questioni ambientali ed è disposto a tenerne conto, lo stesso non si può affermare per l'osservanza delle norme 1

Secondo cui in caso di minaccia di danni irreversibili occorre adottare provvedimenti di prevenzione anche in assenza di certezze scientifiche.

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fondamentali sul lavoro («core labor standards»), che costituiscono una nuova sfida per l'OMC. Già dall'istituzione del GATT, i prodotti fabbricati dai detenuti sono stati esclusi dal relativo regime. Nell'ambito dell'OMC sarà difficile estendere ad altri aspetti l'obbligo di rispettare le norme fondamentali sul lavoro. Vi si oppongono in particolare i Paesi in sviluppo, che temono di perdere i vantaggi comparati di cui godono attualmente. Anche in questo caso va tuttavia rilevato che l'OMC non può avere lo scopo né il compito di elaborare norme sul lavoro, ma che spetterà alla istituzioni fondate a tal fine, in particolare all'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), emanare prescrizioni pertinenti. La Svizzera, che presiede attualmente il Consiglio d'amministrazione dell'OIL, partecipa attivamente agli sforzi volti a rendere più efficaci le norme adottate dall'Organizzazione. Inoltre, si impegna affinché si instauri un dialogo fra l'OMC e l'OIL a questo proposito. In particolare, occorrerà intensificare la cooperazione fra le due Organizzazioni avviata a Singapore ma non ancora attuata concretamente.

1.5

Mantenimento della dinamica

Lo smantellamento di dazi e barriere non tariffali ha contribuito a dinamizzare l'economia mondiale nel senso di una migliore divisione del lavoro a livello internazionale e di un migliore sfruttamento dei vantaggi comparati. In questo ambito, sono state istituite a livello nazionale le condizioni per un'utilizzazione efficace delle risorse e, da ultimo, per una maggiore prosperità. Occorre ora mantenere viva la dinamica innescata.

Con l'istituzione dell'OMC sono state gettate le fondamenta per un sistema commerciale multilaterale. Sono ormai secoli che l'internazionalizzazione economica ­ intesa come aumento dei flussi transfrontalieri di merci e servizi ­ caratterizza e stimola il progresso economico. La globalizzazione a cui assistiamo oggigiorno, ossia una sempre maggiore allocazione di risorse e frammentazione delle catene produttive fra i Paesi, costituisce invece un fenomeno tipico del XX secolo. La crescente imbricazione dei processi economici conduce alla costituzione di mercati mondiali dei capitali, della produzione e dello smercio, comportando interdipendenze sempre più strette a vari livelli. Le decisioni strategiche devono tenere sempre maggiormente conto della situazione internazionale e le decisioni o i provvedimenti particolari si fanno spesso sentire al di là dei confini nazionali. La globalizzazione riduce la possibilità dei singoli Stati di determinare e correggere gli eventi economici, rendendo necessario un rafforzamento della cooperazione e coordinazione internazionale. L'OMC è un'organizzazione economica internazionale che aiuta a tenere sotto controllo il processo di globalizzazione, offrendo un quadro istituzionale per una cooperazione internazionale nel settore del commercio.

1.6

Conclusioni

Le critiche espresse nei confronti dell'OMC sono spesso dovute a una carente conoscenza dell'Organizzazione. L'OMC è un'istituzione interstatale, essenzialmente fondata sul principio del consenso, i cui Membri partecipano con pari diritti alla definizione di un ordinamento di base del sistema commerciale internazionale. Inoltre, dà spesso prova di apertura e spirito costruttivo nel tener conto di interessi non commerciali e si prefigge, mediante l'istituzione di condizioni quadro trasparenti, 1219

prevedibili e stabili, di partecipare al promovimento del benessere e dello sviluppo sostenibile. Ciononostante, l'OMC non può essere la sede dove vengono risolti tutti i problemi. È piuttosto un'istituzione fra molte che si prefigge, conformemente alla sua sfera di competenza e alla sua vocazione, di regolare, per il benessere di tutti, un processo di globalizzazione che avanza indipendentemente dalla sua volontà. A tal fine è necessario intensificare la cooperazione internazionale e favorire la certezza del diritto. Sia la cooperazione interstatale sia l'elaborazione, emanazione e applicazione di norme dovranno concentrarsi sui rispettivi settori di competenza. Occorrerà tuttavia garantire che le varie istituzioni e organizzazioni non si ostacolino a vicenda, ma che si integrino dando origine a una cooperazione costruttiva. La cooperazione non deve pertanto interessare soltanto gli Stati, ma deve coinvolgere anche le istituzioni e organizzazioni esistenti. Al fine di aumentare la certezza del diritto e la trasparenza nel commercio internazionale, occorrerà prodigarsi per rafforzare l'attuale sistema e mantenere la dinamica riformistica innescata. Per la Svizzera, la cooperazione attiva e impegnata nell'ambito dell'OMC è una condizione indispensabile affinché lo sviluppo del sistema commerciale multilaterale tenga maggiormente conto di valori non commerciali, favorendo il benessere a livello mondiale e lo sviluppo sostenibile.

2

Situazione economica (tavole e grafici, cfr. allegato n. 9.1.1) Benché la ripresa dell'economia mondiale sia stata più rapida del previsto, le ripercussioni della crisi asiatica hanno ancora ampiamente segnato l'economia esterna svizzera nel 1999. In fase di ristagno all'inizio dell'anno, nel secondo semestre le esportazioni hanno fatto registrare solo un leggero aumento, provocando, nonostante una domanda interna sempre molto dinamica, un rallentamento della crescita dell'economia svizzera all'1,3 per cento.

Con il cambiamento di millennio, una forte ripresa delle esportazioni e un aumento più modesto della domanda interna contribuiranno a costituire una solida base per una crescita non inflazionistica attorno al 2 per cento, allentando così ancora maggiormente il mercato del lavoro.

Ripresa più rapida del previsto dell'economia mo ndiale Nel 1999, l'economia e il commercio mondiali si sono ristabiliti più rapidamente del previsto dai contraccolpi della crisi asiatica e dalle turbolenze che hanno scosso i mercati finanziari internazionali. A fine autunno dell'anno in esame, le prospettive appaiono nel complesso nettamente più favorevoli che in primavera. La sempre robusta congiuntura degli Stati Uniti, la ripresa anticipata e leggermente più forte dell'economia giapponese come pure un'evoluzione un po' più favorevole in Europa hanno comportato un chiaro miglioramento della situazione globale nei Paesi dell'OCSE. Fuori dei Paesi industrializzati, il rilancio si sta rivelando più rapido e più forte del previsto soprattutto nella maggior parte dei Paesi dell'Asia del Sud-Est.

La vigorosa crescita della domanda interna negli Stati Uniti ha contribuito in modo decisivo al consolidamento della congiuntura mondiale durante il primo semestre del 1999. Attualmente, la curva del consumo privato e della costruzione di alloggi sembra tuttavia aver già raggiunto il suo apice. Le esportazioni, trascinate dal mi1220

glioramento della congiuntura mondiale, dovrebbero comunque mantenere ancora alto il livello della domanda globale. Grazie all'espansione del potenziale di crescita

Evoluzione economica in Svizzera, nell'area OCSE e nell'UE: confronto tra gli indicatori essenziali (variazioni percentuali rispetto all'anno precedente) Prodotto interno lordo reale 4 3 2 1 0 ­1 1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

1998

1999

2000

1998

1999

2000

1998

1999

2000

Volume delle esportazioni di beni 12 10 8 6 4 2 0 ­2 1990

1991

1992

1993

1994

1995

1996

1997

Tasso disoccupazione Tasso didi disoccupazione inin % 12 10 8 6 4 2 0 1990

1991

1992

1993

Svizzera Fonti:

1994

1995

area OCSE

1996

1997

Stati UE

OCSE; fonti nazionali per la Svizzera (UST, DGD, Seco) 1999: stime; 2000: previsioni

1221

dell'economia quale conseguenza del boom degli investimenti che dura da parecchi anni in particolare nel campo delle tecnologie dell'informazione, le pressioni inflazionistiche hanno potuto essere contenute.

Sulla scia della crescente domanda proveniente dagli altri Paesi asiatici e sostenuta da spese pubbliche molto importanti, l'economia giapponese ha lentamente iniziato a risalire la china. Tuttavia, l'impennata dello yen minaccia di ostacolare la ripresa della congiuntura.

Anche l'economia dell'Europa dell'Est si sta riprendendo. Ciò nonostante, la crescita globale dell'economia dell'UE è calata durante la prima metà del 1999, situandosi soltanto all'1,5 per cento. Durante il terzo trimestre, le migliori prospettive per l'economia mondiale, l'incremento della competitività europea dovuta all'indebolimento dell'euro, nonché il previsto rinnovo delle scorte hanno tuttavia ridato fiducia alle imprese e suscitato nell'industria aspettative ottimistiche per quanto concerne la produzione. Il clima di consumo permane positivo, anche se si è leggermente deteriorato rispetto al livello massimo raggiunto all'inizio dell'anno considerato. Per il momento, la situazione congiunturale europea è ancora mutevole: in Francia, in Spagna e in alcuni piccoli Stati dell'UE, la crescita è nettamente più pronunciata che in Germania e in Italia, dove la ripresa tarda a farsi sentire.

Mentre lo scarto tra le congiunture dei Paesi industrializzati si è ridotto, gli altri centri dell'economia mondiale si sono sviluppati in modo eterogeneo.

La robusta ripresa manifestatasi verso la fine del 1998 nella Repubblica di Corea si è da allora estesa alla maggior parte delle economie asiatiche. Il motore di questa evoluzione è finora costituito da una forte e generalizzata espansione delle esportazioni. Nonostante le monete di questi Paesi abbiano subito una nuova rivalutazione, il miglioramento della competitività dei prezzi non è praticamente stato compromesso, dato che la forte svalutazione precedente non ha provocato pressioni inflazionistiche rilevanti. Da allora, si moltiplicano i segnali a indicazione che anche la domanda interna sta seguendo questa tendenza. L'esperienza dimostra che questi sviluppi condurranno a un mutuo incremento della ripresa economica in Asia, vista la marcata interdipendenza commerciale della
regione. Grazie al crescente dinamismo dell'economica nella regione e alla ripresa delle esportazioni della Repubblica popolare cinese, il pericolo di una svalutazione dello yuan, accompagnato da ripercussioni regionali difficilmente prevedibili, sembra per il momento evitato.

Nei Paesi più avanzati in fase di transizione dell'Europa centrale, l'indebolimento della congiuntura innescato nel 1998 è globalmente proseguito, anche se con tendenze diverse nei vari Paesi. Mentre le economie di Repubblica Ceca e Slovacchia permangono in una fase di contrazione e di stagnazione a causa delle restrizioni di politica economica, la robusta crescita di Ungheria, Polonia e Slovenia ha rallentato di poco. In Russia, la situazione economica si è leggermente tranquillizzata dopo il crollo del 1998 e l'attività economica sembra stabilizzarsi su un basso livello. Gli effetti positivi dell'aumento del prezzo del petrolio sulla bilancia dei pagamenti correnti e sul budget dello Stato sono tuttavia relativizzati dalla crescente incertezza politica alla vigilia delle elezioni parlamentari e presidenziali.

In America Latina, il clima economico si è nettamente deteriorato in seguito alla crisi finanziaria in Brasile e al passaggio generalizzato a una politica economica più restrittiva. Finora, la regressione è stata relativamente moderata in Brasile, dove sembra delinearsi una modesta e fragile ripresa. Nella maggior parte degli altri Paesi (Argentina, Cile, Colombia, Venezuela, Ecuador), il 1999 è stato contrassegnato da 1222

una profonda recessione; attualmente non è assolutamente possibile ravvisare indizi di una ripresa imminente.

Nel 2000, la congiuntura americana dovrebbe finalmente normalizzarsi, grazie in particolare a una politica monetaria un po' più rigorosa, a un rallentamento degli effetti patrimoniali del rialzo in borsa e a una crescita generalmente più debole dei redditi reali. Fuori degli Stati Uniti, le prospettive di crescita sono di regola caratterizzate da una tendenza verso l'alto. Grazie all'accelerazione delle esportazioni e a un quadro monetario ancora favorevole, l'attuale fase di espansione dell'economia europea proseguirà anche in futuro. Conseguentemente al costante miglioramento del clima di consumo e a una netta crescita della domanda di esportazioni, in particolare dalla regione asiatica, proseguirà anche la ripresa moderata della congiuntura giapponese. Fuori dell'area OCSE, i Paesi emergenti d'Asia, con una crescita attorno al 6 per cento, sono ritornati a essere un polo tradizionale della crescita economica mondiale. Al contrario, in America Latina e in Russia non ci si può aspettare molto di più di un consolidamento della situazione e la fine della contrazione economica provocata finora dall'evoluzione dell'economia mondiale.

Se la congiuntura americana, dopo la sua impennata, riesce a compiere un atterraggio morbido, con grande probabilità nel 2000 si assisterà a una crescita vigorosa e simultanea in America del Nord, in Europa e in Asia. La persistenza di una crescita globale relativamente forte, ma più equilibrata a livello regionale, nell'area OCSE (crescita attorno al 2,8%) e un'accelerazione al di fuori dei vecchi Paesi industrializzati (superiore al 4%) dovrebbero consentire una progressione della crescita economica mondiale pari circa al 3,5 per cento durante i prossimi due anni.

Una serie di incertezze continuano a pesare sulle prospettive dell'economia mondiale. Nei Paesi industrializzati, prevale l'eventualità di un deterioramento del clima di fiducia sui mercati finanziari. I maggiori rischi da segnalare in quest'ambito sono: la possibilità di un crollo delle borse americane ed europee, dove le azioni hanno un corso ancora elevato; un forte indebolimento del dollaro dovuto al costante deterioramento della bilancia dei pagamenti correnti degli Stati Uniti; una minaccia
alla ripresa in Giappone in caso di continuo aumento del corso dello yen. Anche se non si può escludere il ripetersi di eventi positivi, la prospettiva di un risanamento dell'economia nelle altre regioni del mondo rimane complessivamente fragile. La ristrutturazione del settore finanziario e delle imprese nelle economie asiatiche è, nonostante gli innegabili progressi, ben lungi dall'essere conclusa. Visto il rapido miglioramento della situazione economica in questi Paesi, gli sforzi di riforma rischiano di allentarsi, provocando presto o tardi probabili ripercussioni negative.

Inoltre, la situazione in Russia come pure in tutta l'America Latina rimane fragile.

Sulla scia di prospettive più dinamiche per l'economia mondiale nonché più equilibrate a livello regionale, continuerà anche la ripresa del commercio mondiale. La crescita del volume del commercio mondiale accelererà, passando dal 5 per cento del 1999 al 7 per cento nel 2000. Un'espansione un po' più forte del commercio tra i Paesi industrializzati e una domanda nettamente più vigorosa dalle altre regioni economiche, segnatamente dai Paesi emergenti dell'Asia, daranno impulsi positivi. La domanda di prodotti svizzeri d'esportazione dovrebbe registrare un aumento, anche se ancora leggermente sotto la media. La crescita economica dell'UE, mercato principale della Svizzera, dipenderà ancora molto dalle esportazioni. La domanda interna e in particolare gli investimenti delle imprese in Germania e in Italia, comprese le relative importazioni, stentano ancora a riprendersi.

1223

L'introduzione dell'euro ha contrassegnato il mercato internazionale delle divise nel 1999. Dopo un inizio forte, durante il primo semestre l'euro si è indebolito rispetto al dollaro, andamento questo che potrebbe rispecchiare le diverse dinamiche congiunturali da una parte e dall'altra dell'Atlantico. Il secondo semestre è stato caratterizzato da un rialzo del corso dello yen di circa il 15 per cento nei confronti del dollaro. Contrariamente ai timori di molti, il corso del cambio franco/euro è rimasto finora assai stabile. Questa stabilità, assieme alla svalutazione nei confronti del dollaro, ha rafforzato la competitività dei prezzi dell'industria svizzera d'esportazione.

L'economia svizzera, tra esportazioni considerevolmente ostacolate e un debole rallentamento della congiuntura interna Come altre economie europee, l'economia svizzera ha subito più duramente e più a lungo del previsto gli effetti della crisi asiatica. Dopo la regressione nel secondo semestre del 1998, le esportazioni hanno in gran parte ristagnato e iniziato a dare piccoli segni di ripresa solo a partire dalla metà dell'anno in esame. Al contrario, la domanda interna, che era aumentata molto rapidamente nel 1998 nonostante la crisi asiatica, è rimasta altrettanto dinamica. Favorito dal veloce calo della disoccupazione, il livello delle spese di consumo delle economie domestiche ha continuato ad aumentare sensibilmente. Lo sforzo costante da parte dell'economia per migliorare l'apparato produttivo, connesso a un incremento delle spese per l'acquisto di nuovi aeroplani, ha sostenuto lo sviluppo degli investimenti dell'economia in beni d'equipaggiamento. Le ripercussioni complessivamente negative delle transazioni dell'economia esterna ­ forte crescita delle importazioni e ripresa finora ancora modesta delle esportazioni ­ hanno comportato in definitiva per il 1999 una crescita globale pari a circa l'1,3 per cento, vale a dire nettamente inferiore all'anno precedente (2,1%).

Dopo una quasi totale stagnazione durante la prima metà dell'anno, le esportazioni hanno ripreso slancio nel corso del terzo trimestre dell'anno considerato. Durante i primi dieci mesi, le esportazioni reali di beni sono progredite dell'1,7 per cento. Nonostante l'incremento della concorrenza internazionale dovuto alla debolezza dell'economia mondiale,
il livello dei prezzi all'esportazione è rimasto globalmente costante, facendo registrare addirittura un leggero miglioramento a partire dalla seconda metà dell'anno.

I risultati d'esportazione sui più importanti mercati rispecchiano le menzionate tendenze dell'economia mondiale. I pilastri della crescita delle esportazioni sono stati di nuovo costituiti dalle forniture verso gli Stati Uniti come pure ­ dopo il massiccio regresso accusato l'anno precedente ­ da quelle destinate ai Paesi emergenti asiatici e alla Repubblica popolare cinese. La domanda dall'UE e dai Paesi in transizione dell'Europa centrale non è stata sufficiente per garantire le nostre esportazioni; eccezion fatta per le esportazioni verso la Spagna, i Paesi Bassi e l'Ungheria, l'espansione delle forniture verso l'Europa è rimasta al disotto della media. Caratterizzate da un'evoluzione contrastante nei diversi Stati, le esportazioni verso l'America Latina, ancora molto dinamiche nel 1998, hanno accusato una leggera tendenza al ribasso. Un regresso assai forte è stato registrato nel commercio con la Turchia, con il Sudafrica e più in generale con i Paesi esportatori di petrolio, come pure in maniera particolarmente rilevante con la Russia.

L'evoluzione delle esportazioni nei settori più importanti rimane eterogenea. Le esportazioni di prodotti farmaceutici, di strumenti di precisione, di prodotti di carta, di materiale sintetico e di derrate alimentari (in ordine decrescente) sono caratterizzate da un tasso di crescita nominale al di sopra della media. Al contrario, le forni1224

ture verso l'estero delle industrie metallurgiche e tessili hanno fatto registrare una diminuzione. Nel settore delle macchine si è assistito a una globale stagnazione; unicamente le esportazioni di macchine da ufficio, di prodotti elettronici di divertimento, di motrici, di motori per la produzione di energia elettrica, di generatori di corrente e di diversi tipi di macchine utensili sono aumentate sensibilmente. Tuttavia, le forniture verso l'estero di macchine per l'industria tessile sono calate di oltre il 20 per cento.

L'andamento degli affari nel settore del turismo non ha eguagliato i risultati positivi dell'anno precedente. Dopo un buon periodo in gennaio e una diminuzione in febbraio indubbiamente provocata dalle valanghe, i pernottamenti di ospiti stranieri negli alberghi svizzeri nel corso dell'anno non hanno mai raggiunto i livelli dell'anno precedente. Nonostante una leggera schiarita in estate, l'affluenza di clienti stranieri nei primi nove mesi del 1999 si è ridotta dell'1,9 per cento. Eccezion fatta per il netto aumento della domanda di clienti dal Regno Unito e per un'affluenza leggermente più elevata di turisti olandesi, la domanda proveniente dall'insieme dei più importanti Paesi d'origine è calata.

Sostenute dalla crescita della domanda interna che si è tra l'altro concentrata sui settori con una alta quota di beni importati, le importazioni hanno fatto registrare un vigoroso incremento. Il volume delle importazioni è aumentato del 7,5 per cento durante i primi dieci mesi. Il livello dei prezzi all'importazione è nuovamente sceso del 2,5 per cento rispetto al periodo corrispondente dell'anno precedente e ha raggiunto la quota più bassa degli ultimi dieci anni!

L'evoluzione strutturale delle importazioni rispecchia la natura ambivalente della congiuntura attuale. La congiuntura delle esportazioni e dell'industria relativamente debole nonché una prudente politica delle scorte da parte delle imprese hanno nel complesso ridotto nettamente le importazioni di materie prime e di prodotti semilavorati destinati all'industria di trasformazione. Al contrario, la domanda ancora dinamica di beni d'investimento e di consumo ha portato a un aumento vigoroso delle importazioni di beni d'investimento ­ macchine e apparecchi essenzialmente legati al contesto dei servizi (impianti di elaborazione
dati) ­ nonché di medicamenti e di beni di consumo durevoli, in particolare di automobili. Da ultimo, va sottolineato il forte incremento di importazioni di aeroplani che da solo rappresenta un terzo della crescita nominale globale delle importazioni.

La ripresa delle esportazioni ridà vigore ed equilibrio alla crescita Gli indicatori disponibili a fine autunno annunciano un'accelerazione netta delle esportazioni nel corso dell'anno prossimo. Una crescita relativamente forte e nuovamente equilibrata sul piano regionale nell'area OCSE nonché impulsi complessivamente vigorosi provenienti dalle altre regioni economiche, in particolare dall'Asia dell'Est, promettono una chiara ripresa della domanda mondiale determinante per le esportazioni svizzere.

In una prima fase, la congiuntura del nostro partner principale, la Germania, tuttora un po' esclusa dall'andamento generale dell'economia mondiale, potrebbe avere un effetto mitigante sull'economia svizzera. Lo stesso ragionamento si impone per gli investimenti delle imprese europee che rivestono un'importanza primordiale per la nostra industria di beni d'investimento. Del resto, il fatto che gli ordini di esportazione nell'industria dei beni d'equipaggiamento abbiano cessato di diminuire solo nel terzo trimestre dovrebbe tradursi in un moderato rialzo delle esportazioni all'inizio del 2000.

1225

Indicatori della congiuntura svizzera (variazioni percentuali rispetto all'anno precedente) 1997

1998

1999

2000

Produzione e mercato del lavoro Prodotto interno lordo reale Popolazione attiva occupata (totale) Tasso di disoccupazione

1.7 ­1.6 5.2

2.1 1.0 3.9

1.3 0.7 2.7

2.0 0.8 2.3

7.7 6.4 4.3

4.9 8.1 3.8

2.8 7.0 ­1.5

5.0 4.5 2.0

37.6

34.6

39.3

41.0

­6.9 1.6 3.4

0.3 1.4 2.8

­1.0 1.4 3.0

1.0 2.3 3.8

0.5

0.0

0.8

1.3

Economia esterna Volume delle esportazioni (beni, DGD) Volume delle importazioni (beni, DGD) Pernottamenti degli ospiti stranieri nel settore alberghiero Bilancio corrente (saldo in mia di fr.)

Indicatori monetari e prezzi Tasso di cambio reale Tasso dei depositi a tre mesi Rendimento delle obbligazioni della Confederazione Indice dei prezzi al consumo

Fonte: Commissione federale per la congiuntura (1999 e 2000: stime e previsioni).

Al contrario, durante i mesi di settembre e ottobre 1999 la crescita delle esportazioni, in particolare verso le regioni finora in crisi, si è complessivamente accelerata in misura inaspettata. In questo contesto, appare realistica la previsione per il 2000 di un aumento del 5 per cento del volume delle esportazioni in una vasta gamma di settori.

Il miglioramento della congiuntura delle esportazioni riveste tanto più importanza in quanto il dinamismo della domanda interna ­ da circa due anni relativamente vigoroso ­ dovrebbe gradualmente diminuire. Questo vale in primo luogo per le spese di consumo delle economie domestiche. In quest'ambito, si prevede principalmente un rallentamento delle vendite di automobili, in quanto la necessità di ricupero accumulata è stata colmata durante gli scorsi due anni di forte espansione. Anche la crescita degli investimenti in beni di equipaggiamento, da alcuni anni molto dinamica, continuerà più lentamente, nonostante permangano attuali le esigenze di razionalizzazione. La riduzione del numero di acquisti di aeroplani svolgerà un ruolo decisivo in questo contesto. Gli investimenti edilizi approfitteranno invece del miglioramento generale della situazione economica nonché dei grandi progetti di infrastrutture.

In seguito al rallentamento della domanda interna, che tocca principalmente i settori con un'alta quota di importazioni (beni di consumo durevoli e investimenti in beni d'equipaggiamento), la crescita delle importazioni diminuirà nonostante la congiuntura dinamica delle esportazioni. Dopo due anni di impulsi negativi provenienti dall'economia esterna, le transazioni economiche esterne nel 2000 avranno nuovamente un effetto neutrale sulla crescita globale.

1226

Dopo il cambiamento di millennio, l'economia svizzera, pur non sfruttando completamente la propria capacità produttiva, dovrebbe situarsi, nell'ambito del suo potenziale a lungo termine, in una fase di crescita generale solida e caratterizzata dalla stabilità dei prezzi. Secondo il parere della Commissione per la congiuntura, nel 2000 il prodotto interno lordo aumenterà in termini reali del 2 per cento. Un leggero incremento dei posti di lavoro manterrà il tasso medio annuale di disoccupazione al 2,3 per cento, mentre per l'inflazione, vista la continua pressione della concorrenza nell'economia, si prevede un livello basso dell'1,3 per cento.

3

Integrazione economica europea

3.1

Relazioni tra la Svizzera e l'UE

I sette accordi settoriali sono stati firmati il 21 giugno dalla Svizzera, dalla CE e dai suoi Stati membri, e approvati l'8 ottobre dalle Camere federali.

Sempreché le procedure di ratifica si concludano come previsto, gli accordi dovrebbero poter entrare in vigore all'inizio del 2001. La loro entrata in vigore contribuirà a incrementare la competitività dell'economia svizzera e a migliorare la qualità della piazza economica svizzera in rapporto con il mercato interno dell'UE.

3.1.1

In generale

Il 21 giugno, i sette accordi settoriali sono stati firmati in Lussemburgo dai rappresentanti della Svizzera, della CE e dei suoi Stati membri. In agosto, quindi in settembre e ottobre, le Camere federali hanno discusso questa trattanda. L'8 ottobre, hanno approvato a grande maggioranza sia gli accordi sia le misure interne di attuazione e di accompagnamento. Il termine di referendum scade il 3 febbraio 2000.

Nel rapporto sull'integrazione del 3 febbraio 1999 (FF 1999 3391) nonché nel messaggio concernente l'iniziativa popolare «Sì all'Europa!» accompagnato dal controprogetto del 27 gennaio 1999 (FF 1999 3288), abbiamo evidenziato esaurientemente l'importanza che questi accordi assumono globalmente in relazione con la politica svizzera d'integrazione, distinguendoli in particolare dall'adesione all'UE, dalla partecipazione allo SEE e dalle diverse forme di cammino solitario.

Nel quadro dei negoziati settoriali il relativo margine di manovra è stato sfruttato al meglio. Ciò nonostante la posizione istituzionale della Svizzera, Paese non candidato all'adesione, ha comportato ripercussioni negative sulla durata dei negoziati e sugli sforzi necessari per giungere alla loro conclusione. L'UE e i suoi Stati membri sembrano poco propensi a voler proseguire negoziati di questo genere.

Riteniamo che la messa in vigore degli accordi settoriali nel 2001 abbia la priorità. I prossimi anni tuttavia saranno pure caratterizzati dalla discussione parlamentare sull'iniziativa popolare federale «Sì all'Europa!»; la discussione di questa iniziativa si fonda fra l'altro sul già citato rapporto sull'integrazione del 3 febbraio 1999.

L'iniziativa chiede l'immediato avvio di negoziati d'adesione all'UE. Il 27 gennaio 1999, abbiamo presentato un controprogetto sotto forma di decreto federale (FF 1999 3296) che attribuisce al nostro Consiglio la facoltà di stabilire il momento 1227

della riattivazione della domanda svizzera di adesione alla luce del dibattito parlamentare sull'iniziativa popolare «Sì all'Europa!» e dello stato della procedura di approvazione degli accordi settoriali nonché in base alle consultazioni condotte in particolare presso i Cantoni e i partiti politici.

3.1.2

Accordi esistenti

La riunione del Comitato misto dell'accordo di libero scambio (ALS) del 1972 fra la Svizzera e la CEE/CECA (RS 0.632.401/402) ha avuto luogo il 28 ottobre a Bruxelles. La commissione mista degli accordi concernenti i prodotti orologieri del 1967 e 1972 (RS 0.632.290.13/131) si è invece riunita il 14 dicembre.

Nel complesso, l'ALS con la CE funziona in modo soddisfacente. Continuano tuttavia a sussistere problemi relativi in primo luogo ai prodotti agricoli trasformati in base al protocollo n. 2. La Svizzera ha nuovamente chiesto un miglioramento di questo protocollo, così da giungere a una soluzione che sia in linea con la mozione della Commissione del Consiglio nazionale del 19 maggio 19992, come realizzata nel protocollo III dell'accordo sullo SEE. Dal canto suo, la CE ha fatto valere difficoltà regionali dovute a un forte incremento delle esportazioni svizzere di acqua minerale zuccherata. Per evitare di ricorrere a misure di salvaguardia, essa ha sollecitato una soluzione concertata a cui la Svizzera ha dato il suo accordo. Questa soluzione consiste in un'autorizzazione data dalla Svizzera alla CE di reintrodurre provvisoriamente tasse all'importazione qualora le quantità tradizionali di limonate esportate siano superate. Nel contempo è stato convenuto di aumentare del 10 per cento e di fissare simultaneamente sotto forma contrattuale i contingenti esenti da dazi doganali (cfr. 99.068 rapporto concernente le misure tariffali del 25 agosto 1999, FF 1999 7667), accordati nel 1995 per certi prodotti in modo autonomo su una base di reciprocità in occasione dell'adesione dell'Austria, della Svezia e della Finlandia all'UE. Dal punto di vista svizzero, sono principalmente le esportazioni di pectina e di estratti di caffè a rivestire un certo interesse. Vi sottoporremo per approvazione questo adattamento nel quadro del rapporto concernente le misure tariffali.

La progressiva liberalizzazione dei mercati dell'energia elettrica nella CE e la liberalizzazione prevista in Svizzera accresceranno l'importanza economica delle forniture di elettricità. Per tenere conto dell'interesse reciproco nei confronti di un mercato dell'energia elettrica integrato e funzionante, rappresentanti della Svizzera e dell'UE hanno elaborato una dichiarazione comune sulla liberalizzazione dei mercati dell'elettricità e
sull'accesso reciproco a questi ultimi. Tale dichiarazione dovrà essere adottata (procedura scritta) dal Comitato congiunto una volta concluse le procedure interne di approvazione.

La CE continua a insistere affinché la Svizzera rinunci al divieto del cloruro di polivinile (PVC) per bottiglie contenenti bevande. La Svizzera ha proposto di sostituire il divieto con un sistema di restituzione e ha promesso di prendere una decisione prossimamente. Per quanto concerne i provvedimenti adottati contro l'ESB (encefalopatia spongiforme bovina) da alcuni Stati membri, la Svizzera ha chiesto nuovamente l'abolizione, in particolare, del divieto di importare capi di bestiame bovino.

2

99.3247 Mozione Commissione CN (99.028-CN) Prodotti agricoli trasformati (BU 1999 1637).

1228

Le appendici I, II e III della Convenzione del 20 maggio 1987 relativa a un regime comune di transito (RS 0.631.242.04) sono state modificate mediante la decisione n. 1/99 del Comitato congiunto di questa Convenzione (RU 1999 2192). Le procedure di transito doganale potranno così essere effettuate maggiormente per via informatica. La lotta alla frode, in particolare, dovrebbe risultare semplificata. Dal mese di dicembre la Svizzera partecipa al progetto d'informatizzazione della procedura comune di transito in qualità di Paese pilota.

Nuove prescrizioni veterinarie dell'UE sul transito di prodotti di origine animale hanno reso più complicata la circolazione transfrontaliera delle merci. Il Comitato congiunto dell'accordo riguardante l'agevolazione dei controlli e delle formalità nei trasporti di merci (RS 0.631.242.05) si occuperà di questi problemi. Il Comitato congiunto ha incaricato un gruppo d'esperti di formulare raccomandazioni per ridurre al minimo le conseguenze negative dei controlli veterinari pur continuando a proteggere la salute delle persone e degli animali.

Nel contesto del protocollo aggiuntivo relativo all'assistenza amministrativa reciproca in materia doganale (RU 1999 1820), l'UE insiste per ottenere una cooperazione più intensa che consenta un'accelerazione delle procedure d'assistenza amministrativa reciproca e il ricorso a misure coercitive per individuare le violazioni.

3.1.3

Negoziati settoriali

Nel messaggio del 23 giugno 1999 concernente l'approvazione degli accordi settoriali tra la Svizzera e la CE (FF 1999 5092), abbiamo espresso una valutazione dettagliata del contenuto e dell'importanza degli accordi. Mediante questi accordi c'impegniamo a combattere l'isolamento politico, istituzionale e culturale del Paese. Essi contribuiranno a rendere più competitiva l'economia svizzera e a migliorare la qualità della piazza economica svizzera in rapporto con il mercato interno dell'UE.

L'accordo sulla ricerca (FF 1999 5438) istituisce condizioni quadro più vantaggiose per la ricerca in Svizzera offrendo nuove opportunità alla cooperazione transfrontaliera. Contribuirà a mantenere alto il livello tecnologico raggiunto dalla Svizzera. Diminuiranno gli inconvenienti cui devono far fronte attualmente le imprese svizzere che vogliono partecipare a programmi di ricerca europei.

L'accordo sugli appalti pubblici (FF 1999 5452) estende il campo di applicazione dell'accordo OMC sugli appalti pubblici ai distretti e ai Comuni e liberalizza, su una base di reciprocità, gli appalti pubblici stipulati da imprese pubbliche o private nel settore dei trasporti ferroviari, dell'approvvigionamento in gas e calore, e delle telecomunicazioni, o da imprese private incaricate dell'approvvigionamento idrico e in elettricità nonché dei trasporti pubblici. Per contro aumenterà la concorrenza sul mercato svizzero degli appalti pubblici.

Con l'accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità (FF 1999 5500), nella maggior parte dei casi di scambi di prodotti industriali fra la Svizzera e l'UE i doppi controlli spariscono. L'accordo introduce notevoli agevolazioni in settori economici importanti come l'industria delle macchine, farmaceutica, dei medicinali e delle telecomunicazioni.

L'accordo sul commercio di prodotti agricoli (FF 1999 5582) contribuirà in modo determinante a promuovere il commercio di prodotti agricoli fra la Svizzera e l'UE,

1229

suo principale partner commerciale. Inoltre le esportazioni saranno facilitate dalla riduzione degli ostacoli tecnici al commercio.

L'accordo sul trasporto aereo (FF 1999 5895) disciplina, su una base di reciprocità, l'accesso delle compagnie aeree svizzere al mercato liberalizzato del trasporto aereo in Europa. Nuovi diritti di trasporto sono concessi per tappe successive alle compagnie aeree svizzere.

L'accordo sui trasporti terrestri (FF 1999 5919) intende promuovere una politica coordinata dei trasporti fra la Svizzera e l'UE con l'obiettivo di incentivare una mobilità duratura e la protezione dell'ambiente. L'accordo prevede un periodo transitorio che si estende rispettivamente fino al 2005 e al 2007/8. L'accordo prevede un innalzamento progressivo fino a 40 t del limite di peso degli automezzi pesanti autorizzati a circolare in Svizzera e, contemporaneamente, un forte aumento delle tasse stradali che contribuirà in modo determinante al trasferimento ­ imposto dalla Costituzione ­ del traffico merci dalla strada alla ferrovia.

L'accordo sulla libera circolazione delle persone (FF 1999 5978) ha come obiettivo l'introduzione progressiva della libera circolazione e del trattamento nazionale per tutti i cittadini della Svizzera e degli Stati membri dell'UE. La circolazione senza contingente delle persone che esercitano un'attività lucrativa sarà introdotta, a titolo di prova, cinque anni dopo l'entrata in vigore dell'accordo. In caso di massiccia immigrazione in provenienza dai Paesi dell'UE nel corso dei successivi sette anni, la Svizzera sarà autorizzata, per un periodo limitato, a ricorrere nuovamente ai contingenti. Dodici anni dopo l'entrata in vigore dell'accordo, la libera circolazione delle persone sarà pienamente realizzata. L'accordo è concluso per un periodo iniziale di sette anni. In assenza di una decisione contraria delle parti (in Svizzera sotto forma di un decreto federale sottoposto a referendum), sarà quindi prolungato per una durata indeterminata; sarà tuttavia sempre possibile denunciarlo.

3.2

Associazione europea di libero scambio e altre relazioni europee di libero scambio

L'interesse principale si è concentrato sui negoziati dei Paesi dell'AELS con il Canada in vista della conclusione di un accordo di libero scambio. Sono state ampliate le relazioni dell'AELS con i partner del Bacino mediterraneo.

Sono stati allacciati contatti con gruppi di Stati delle regioni del MERCOSUR e del Golfo.

3.2.1

Associazione europea di libero scambio (AELS)

Nelle due riunioni ministeriali del Consiglio dell'AELS, che si sono tenute il 1° giugno (cfr. allegato, n. 9.1.3) e il 13 e 14 dicembre (cfr. allegato, n. 9.1.4), sono stati trattati temi tradizionali tra i quali la cooperazione all'interno dell'AELS, la cooperazione fra quest'ultima e l'UE e le relazioni dell'AELS con i Paesi terzi.

In occasione dell'incontro ministeriale del 1° e del 2 giugno a Lillehammer, è stata approfondita la questione di un'estensione ai partner dell'AELS dei risultati ottenuti nel quadro dei sette accordi settoriali fra la Svizzera e la CE. La Svizzera ha propo-

1230

sto di esaminare quali settori degli accordi potrebbero essere estesi su una base di reciprocità a tutta l'AELS o ad alcuni dei suoi Stati membri, e in quale misura. I rappresentanti degli Stati membri dell'AELS hanno espresso il loro interesse per questa proposta e hanno incaricato un gruppo di esperti affinché la esamini. Questo gruppo dovrà inoltre esaminare in quale modo possa essere attualizzata la Convenzione di Stoccolma, ossia l'Accordo del 4 gennaio 1960 che istituisce l'Associazione europea di libero scambio (AELS). Nel frattempo si sono svolti colloqui informali a questo proposito fra la Svizzera e l'AELS nonché in forma bilaterale con il Principato del Liechtenstein.

3.2.2

Relazioni dell'AELS con Stati terzi

Durante gli ultimi anni, i Paesi dell'AELS hanno concluso accordi di libero scambio con 14 Stati dell'Europa centrale e orientale e del Bacino del mediterraneo. Questi accordi sono regolarmente riesaminati al fine di adattarli alle regole dell'OMC, all'evoluzione delle relazioni esterne dell'UE nonché alle modifiche che subentrano in seno all'AELS. Il loro sviluppo costituisce un punto essenziale dei lavori dei comitati misti. Parecchi di questi comitati hanno partecipato alle sedute nell'ambito degli accordi che l'AELS ha concluso con la Slovenia, Israele, l'Estonia, la Lettonia e la Lituania.

L'accordo interinale sottoscritto con l'OLP il 30 novembre 1998 (cfr. n. 822 del rapporto 98/1+2) è entrato in vigore il 1° luglio. Terminate le procedure di approvazione da parte marocchina, l'accordo di libero scambio sottoscritto nel 1997 con il Marocco (cfr. n. 824 del rapporto 97/1+2) è entrato in vigore il 1° dicembre.

Gli Stati dell'AELS hanno proseguito nei loro sforzi per instaurare relazioni di libero scambio con i loro partner commerciali del Bacino mediterraneo, sforzi di cui testimoniano i numerosi negoziati in corso. Mentre i negoziati con l'Egitto sono ancora allo stadio iniziale, quelli con la Tunisia, Cipro e la Giordania dovrebbero giungere a termine in un prossimo futuro. Prossimamente prenderanno avvio negoziati con il Libano e Malta. In vista dell'apertura di ulteriori negoziati, l'AELS ha sottoposto alla Siria e all'Algeria progetti di dichiarazioni di cooperazione. Questi diversi Paesi del Bacino mediterraneo rientrano nei dodici Stati firmatari della Dichiarazione di Barcellona del 1995. L'UE, che è all'origine di questa iniziativa, ha intenzione di istituire entro il 2010 un'area euro-mediterranea di libero scambio.

Mediante la conclusione di accordi di libero scambio con i Paesi mediterranei, l'AELS intende partecipare a questa nuova area.

Dalla fine della guerra nell'ex Jugoslavia, l'AELS s'impegna a fornire il suo contributo nella ricostruzione della regione. Sempreché le circostanze lo permettano, il suo obiettivo è la progressiva integrazione degli Stati dell'Europa del Sud-Est nel sistema europeo di libero scambio. In quest'ottica, gli Stati dell'AELS hanno avviato negoziati con la Macedonia. In occasione di una riunione del comitato misto con l'Albania, essi hanno lasciato
intravedere alle autorità di questo Paese l'apertura di negoziati non appena le condizioni generali saranno favorevoli. Le due Parti hanno inizialmente convenuto di favorire l'aiuto tecnico a beneficio dell'Albania.

I negoziati tra gli Stati dell'AELS e il Canada in vista della conclusione di un accordo di libero scambio sono in procinto di concretizzarsi. Per le due Parti, questo accordo di libero scambio transatlantico costituisce un risultato di particolare portata politica. L'accordo con il Canada rappresenta una delle svariate iniziative prese 1231

dall'AELS fuori dall'Europa e dal Bacino mediterraneo. Sulla base di una decisione dei ministri dell'AELS, si è così dato avvio a colloqui esplorativi con il Cile e il Messico in previsione dell'apertura di negoziati. In occasione del Consiglio dell'AELS a Lillehammer il 1° giugno, i ministri hanno deciso di avviare appena possibile negoziati per un accordo di libero scambio con il Sudafrica.

In virtù della cooperazione economica interregionale che assume sempre maggiore importanza, l'AELS mantiene regolari contatti con altri gruppi di Paesi. Ha perciò intrapreso l'esame di un progetto di dichiarazione di cooperazione con i rappresentanti del Consiglio di cooperazione del Golfo che riunisce parecchi Stati del Golfo.

Un progetto di simile tenore è stato sottoposto agli Stati del MERCOSUR. Infine, una delegazione dell'AELS ha incontrato rappresentanti della Commissione CE per uno scambio di opinioni sulla cooperazione con Stati terzi.

3.3

Cooperazione europea nel settore della ricerca e della tecnologia

3.3.1

EUREKA

In seguito alla Conferenza ministeriale del 29 giugno a Istanbul, la Lituania è diventata il 26° Stato membro di EUREKA. Per infondere nuova linfa a EUREKA e arginare la diminuzione del volume dei progetti di ricerca, i ministri hanno adottato una risoluzione con la quale chiedono di aumentare, nella misura del possibile, i fondi pubblici accordati ai progetti nonché gli effettivi dei segretariati EUREKA nazionali, di facilitare la realizzazione di progetti nei settori strategici, di intensificare il dialogo con l'industria, di incrementare la partecipazione dei Paesi dell'Europa centrale e orientale ai progetti EUREKA e, infine, di far conoscere meglio EUREKA presso le PMI.

Il marchio EUREKA è stato attribuito a 153 nuovi progetti per un involucro finanziario di 496 milioni di franchi nonché a tre progetti «cluster» (gruppo di progetti di ricerca di importanza strategica in un determinato settore) per un importo valutato a 5,76 miliardi di franchi. Con 35,4 milioni di franchi (26 milioni versati dai partner industriali e 9,4 milioni sotto forma di un credito EUREKA della Commissione per la tecnologia e l'innovazione3) la Svizzera partecipa a 21 di questi progetti che comportano un impegno pari a 90,6 milioni di franchi. Questa partecipazione ai nuovi progetti pone la Svizzera al 5° posto fra gli Stati membri. Gli impegni finanziari svizzeri (pubblici e privati) rappresentano il 7 per cento del finanziamento globale dei nuovi progetti. La Svizzera è uno dei rari Paesi che non accordano crediti pubblici alle imprese ma unicamente agli istituti di ricerca a scopo non lucrativo.

3.3.2

COST

Nel corso dell'anno in rassegna, la Bulgaria, la Lituania, la Lettonia e Cipro sono entrati a far parte della COST.

Si valutano a 50 le nuove azioni COST lanciate di cui circa 40 implicano una partecipazione svizzera. Il totale degli importi impegnati dalla Confederazione ammonta 3

Cfr. decreto federale del 22 settembre 1999, FF 1999 7641.

1232

a 7,6 milioni di franchi. Per la partecipazione della Svizzera dal 2000 al 2003 è disponibile un credito d'impegno di 32 milioni di franchi 4.

4

Cooperazione economica multilaterale

4.1

Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)

In occasione della riunione dell'OCSE a livello ministeriale, sono stati approvati i Principi di gestione aziendale dell'OCSE. I negoziati concernenti l'Accordo multilaterale sugli investimenti (AMI) sono stati interrotti. Il Comitato per gli investimenti internazionali dell'OCSE ha adottato un programma di lavoro, sotto forma di orientamenti politici, sulle norme relative agli investimenti internazionali. Questo programma mira allo sviluppo degli attuali strumenti dell'OCSE e al proseguimento dei lavori sugli investimenti portati avanti dall'OMC, dall'UNCTAD e nell'ambito della Carta dell'energia. Sono stati avviati lavori di revisione delle linee direttrici destinate alle imprese multinazionali; si tratta in altre parole di raccomandazioni degli Stati membri a dette imprese.

Il «Forum mondiale della scienza», istituito recentemente in seno all'OCSE, ha lo scopo di ampliare la cooperazione scientifica tra i Paesi dell'OCSE.

4.1.1

Riunione del Consiglio dell'OCSE a livello ministeriale

La situazione economica (crescita economica, occupazione e coesione sociale), il sistema multilaterale degli scambi come pure una «sana gestione degli affari pubblici» (good governance) rientravano tra i temi principali della conferenza ministeriale dell'OCSE del 26 e 27 maggio (cfr. allegato, n. 8.1.2). Per la prima volta, la conferenza ministeriale dell'OCSE è stata preceduta da un dialogo con i ministri dei Paesi non membri (cfr. n. 4.1.5).

Viste le differenze tra i tassi di crescita nei Paesi dell'OCSE, quest'ultima ha ricevuto mandato di esaminare le cause delle disparità di crescita e di valutare i criteri determinanti per la crescita a lungo termine. I ministri si sono espressi in favore di una decisa continuazione delle riforme strutturali adottate nel quadro della Strategia occupazionale dell'OCSE (1994), tra i cui scopi vi è quello di rafforzare la coesione sociale. Inoltre, è prevista la preparazione di un elenco dei criteri idoneo a valutare i progressi realizzati nell'ambito dell'attuazione dello sviluppo sostenibile, obiettivo quest'ultimo essenziale per i Paesi dell'OCSE.

In previsione di futuri negoziati presso l'OMC, i ministri hanno sottolineato che il commercio e gli investimenti sono il motore della crescita economica, del benessere e dell'integrazione economica a livello mondiale e che sono indispensabili per ridurre la povertà. Si sono dichiarati favorevoli a un nuovo ciclo di negoziati dell'OMC, sottolineando che l'incremento della collaborazione con i Paesi in sviluppo e in 4

Cfr. decreto federale del 23 settembre 1999, FF 1999 7642.

1233

transizione nonché la loro partecipazione al sistema multilaterale di scambi rimangono una preoccupazione prioritaria.

Per rendere più accessibili ai Paesi interessati non membri gli sforzi dell'OCSE in favore di una «sana gestione degli affari pubblici» (good governance), quest'ultima ha ricevuto mandato di presentare «un'iniziativa in favore del buon governo».

D'altro canto, i ministri hanno approvato i Principi di gestione aziendale dell'OCSE (gestione e controllo delle imprese). Si tratta del primo tentativo di elaborare, a livello internazionale, norme in materia di relazioni tra la direzione d'impresa, il suo consiglio d'amministrazione, i suoi azionisti, i suoi dipendenti e i terzi interessati.

Nell'ambito delle verifiche, intraprese a partire dal 1997, degli sforzi intrapresi da parte dei Paesi dell'OCSE in materia di riforma e di regolamentazione, si è concluso il primo ciclo di verifica della riforma regolamentare (Giappone, Messico, Paesi Bassi, Stati Uniti). I risultati dovrebbero servire da guida per le ulteriori riforme.

4.1.2

Aspetti essenziali delle attività analitiche

4.1.2.1

Politica economica svizzera

In agosto, l'OCSE ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla situazione economica della Svizzera. Dopo il rallentamento osservato durante il primo semestre del 1999, gli esperti dell'OCSE prevedono nuovamente una sensibile ripresa dell'attività per il 2000. Grazie al miglioramento dei redditi del lavoro e alla sempre maggiore fiducia nel campo occupazionale, il motore principale della congiuntura sarà costituito dalla domanda interna e soprattutto dal consumo privato. Visto il miglioramento della congiuntura internazionale, si dovrebbe assistere a una ripresa delle esportazioni.

Nell'insieme, la politica economica è stata approvata dagli esperti dell'OCSE. Questo vale per la politica monetaria, rimasta relativamente generosa, in merito alla quale gli autori del rapporto sollecitano del resto un nuovo concetto. Gli esperti sostengono anche l'orientamento della politica di bilancio. L'OCSE ritiene che le possibilità di un risanamento duraturo delle finanze pubbliche siano aumentate. Accoglie favorevolmente i progressi compiuti nel campo delle politiche strutturali, segnatamente la riforma della politica del mercato del lavoro, la revisione dell'assicurazione contro la disoccupazione, il rafforzamento della concorrenza sui mercati dei prodotti e dei fattori di produzione, compresi i servizi legati alle infrastrutture e l'agricoltura.

L'OCSE ha riservato un capitolo speciale alla riforma fiscale svizzera. Tenuto conto del particolare quadro istituzionale ­ struttura federalistica decentralizzata e democrazia diretta ­, per quanto concerne l'efficacia e l'equità, il sistema fiscale svizzero è valutato complessivamente in modo positivo. Gli esperti dell'OCSE indicano quali possibili miglioramenti in particolare la riduzione dei privilegi fiscali a favore dei risparmi accumulati presso fondi pensione e compagnie di assicurazione sulla vita, la soppressione della deduzione degli interessi sui debiti di persone fisiche, il passaggio in diversi regimi cantonali all'aliquota proporzionale dell'imposta sulle società, come pure una tassazione più severa in materia di ambiente. La Svizzera, mediante la sua legislazione interna o mediante accordi di doppia imposizione, dovrebbe inoltre impegnarsi a sostenere gli sforzi internazionali per eliminare l'evasione fiscale.

1234

4.1.2.2

Riunione dei ministri della scienza e della tecnologia

Il Comitato della politica scientifica e tecnologica (CPST) si è riunito a livello ministeriale il 22 e 23 giugno. La delegazione svizzera era diretta dal Segretario di Stato per la scienza e la ricerca. I dibattiti si sono svolti in gran parte attorno al contributo di scienza e tecnologia alla crescita economica, allo sviluppo sostenibile e al miglioramento del benessere sociale. I ministri si sono accordati sulla necessità di promuovere l'innovazione quale passaggio obbligato per sviluppare e diffondere le nuove tecnologie rispettose dell'ambiente, che contribuiscono a loro volta allo sviluppo sostenibile e alla formazione di posti di lavoro. La costituzione del «Forum mondiale della scienza» in seno all'OCSE vuole ampliare la cooperazione scientifica tra i Paesi dell'organizzazione. I progressi realizzati da scienza e tecnologia inducono, secondo i ministri, a un adeguamento del diritto in vigore. Una riforma in questo senso rafforzerebbe il ruolo di scienza e tecnologia per il consolidamento dello sviluppo sostenibile e contribuirebbe allo sfruttamento razionale delle risorse. La Svizzera si è dichiarata favorevole all'introduzione di condizioni quadro internazionali a sostegno di un migliore orientamento dello sviluppo scientifico e tecnico e nel contempo idonee a rafforzare la fiducia nella scienza e nella tecnologia. Inoltre, si è pronunciata a favore dell'elaborazione di un nuovo «contratto sociale» tra la scienza e la società.

4.1.2.3

Cooperazione allo sviluppo

Il Comitato dell'OCSE per l'aiuto allo sviluppo (CAS) si è occupato della problematica dell'aiuto vincolato e in particolare della questione se i Paesi donatori possono continuare a vincolare il loro aiuto all'acquisto dei propri beni e servizi. Il Comitato non è stato in grado di approvare un progetto di raccomandazione per lo svincolo dell'aiuto ai Paesi meno avanzati (PMA). Benché la fondatezza di un allentamento di tale vincolo non sia messa in discussione, permangono divergenze da un lato inerenti alla portata dello svincolo ­ l'alternativa consiste nel limitarlo all'aiuto finanziario oppure nell'estenderlo alla cooperazione tecnica e all'aiuto alimentare ­ e, dall'altro lato, riguardanti la ripartizione degli sforzi di svincolo tra i vari donatori. Va infatti considerato che determinati Paesi superano di gran lunga l'obiettivo d'aiuto ai PMA fissato delle Nazioni Unite (0,15% del PNL), mentre altri concedono unicamente un appoggio minimo a detti Paesi.

Il CAS ha peraltro proseguito i suoi lavori tendenti a semplificare e uniformare le procedure per la concessione dell'aiuto. Ne dovrebbero scaturire una partecipazione più attiva dei partner e un miglior coordinamento tra i finanziatori.

4.1.3

Strumenti in materia d'investimenti

4.1.3.1

Norme multilaterali sugli investimenti

All'inizio dell'anno in esame, il Comitato permanente degli investimenti internazionali e delle imprese multinazionali ha deciso di proporre al Consiglio dell'OCSE a livello ministeriale di concludere i negoziati relativi all'Accordo multilaterale sugli investimenti (AMI). Contemporaneamente, ha adottato un programma di lavoro, sotto forma di orientamenti politici, sulle norme relative agli investimenti interna1235

zionali. Questo programma mira allo sviluppo degli attuali strumenti dell'OCSE e al proseguimento dei lavori sugli investimenti portati avanti dall'OMC, dall'UNCTAD e nell'ambito della Carta dell'energia. Lunghe discussioni sono state dedicate al ruolo degli accordi in materia d'investimenti nel contesto delle recenti crisi finanziarie. Gli esperti, tra cui quelli del FMI, dell'UNCTAD e dell'OMC, hanno chiaramente sottolineato il fatto che dette crisi risultavano più da comportamenti irragionevoli in materia d'investimenti (soprattutto al momento di concedere crediti) e da gravi lacune nell'ambito delle condizioni economiche quadro nei Paesi ospiti che non da una liberalizzazione precoce nei Paesi colpiti. Un altro tema in discussione era la definizione delle politiche ambientali nazionali nell'ottica del principio della non discriminazione sancito dal diritto degli investimenti. Il problema fondamentale sollevato in questo contesto ­ al momento dell'adozione di misure ambientali, è giustificato un diverso trattamento di investitori nazionali e stranieri? ­ non ha ottenuto una risposta definitiva.

In vista di eventuali negoziati sugli investimenti presso l'OMC, il Comitato ha organizzato una conferenza sull'importanza degli investimenti diretti internazionali per lo sviluppo; vi hanno partecipato numerosi rappresentanti di Paesi non membri e di organizzazioni non governative (ONG). Di fronte alla crescente integrazione dell'economia mondiale, nessuno contesta più veramente l'utilità di norme multilaterali sugli investimenti. Nel settore della cultura e dei servizi audiovisivi, è auspicabile che gli Stati possano mantenere un margine di manovra per garantire la diversità culturale. Per contro, l'inserimento di norme sociali e ambientali negli accordi in materia di investimenti si imbatte nelle reticenze dei Paesi in sviluppo, i quali hanno in particolare rifiutato che simili norme, previste del resto anche dal progetto AMI, vengano trattate nell'ambito dei negoziati in materia di investimenti presso l'OMC.

4.1.3.2

Codice destinato alle imprese multinazionali

Le linee direttrici destinate alle imprese multinazionali consistono in raccomandazioni indirizzate dagli Stati membri dell'OCSE alle imprese multinazionali che operano sui loro rispettivi territori. Si tratta di modelli di comportamento per esempio nei settori della pubblicità, della concorrenza, del lavoro, dell'ambiente o della fiscalità. In vigore a partire dal 1976, queste raccomandazioni sono riesaminate periodicamente dal punto di vista della loro opportunità e della loro attuabilità e se necessario rivedute. Dalle approfondite discussioni alle quali hanno tra l'altro partecipato attivamente le organizzazioni dei rappresentanti di datori di lavoro (BIAC) e di lavoratori (TUAC) riconosciute dall'OCSE come pure i Paesi non membri interessati e le ONG, sono scaturiti quattro piani d'azione per la revisione delle linee direttive: garantire a queste ultime una migliore diffusione; assicurare una maggiore efficacia alle loro procedure d'esecuzione; anche se sono valide ovunque, precisarne le modalità d'applicazione per quanto concerne i Paesi non membri dell'OCSE; rivedere le loro disposizioni materiali ponendo l'accento sui capitoli inerenti all'ambiente e alle relazioni tra i partner sociali.

Il gruppo di lavoro organizzato dal Comitato ha elaborato alcuni primi progetti di testi concernenti diversi capitoli delle linee direttrici (p. es. i principi generali, la protezione dell'ambiente, le relazioni tra i partner sociali, la pubblicazione d'informazioni, la lotta contro la corruzione). Gli ambienti interessati in Svizzera (rappresentanti dei datori di lavoro e lavoratori, ONG) hanno regolarmente l'occasione di

1236

far conoscere la loro posizione e di presentare le loro proposte in seno a un gruppo di collegamento del Seco. A livello internazionale, il comitato competente dell'OCSE organizza conferenze e incontri informali sul riesame delle linee direttrici, a cui di regola prendono parte numerosi Paesi non membri e ONG. Questi lavori di revisione dovrebbero concludersi prima della prossima conferenza ministeriale dell'OCSE (giugno 2000).

4.1.3.3

Prassi nell'ambito della corruzione

La Convenzione del 17 dicembre 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali (cfr. n. 414.1 del rapporto 97/1+2) è entrata in vigore il 15 febbraio dell'anno in esame. Con questo testo, gli Stati parte s'impegnano a dotare le proprie legislazioni di norme atte ad assicurare la punibilità della corruzione di pubblici ufficiali stranieri e a concedere la relativa assistenza giudiziaria internazionale. A metà novembre, su 34 Stati firmatari della convenzione, 18 l'avevano ratificata; nel frattempo, dieci di questi ultimi Stati si sono sottoposti all'esame per paese previsto dal testo convenzionale. Durante l'anno considerato, la Svizzera ha partecipato, in qualità di esaminatrice, a questo esercizio, ma non è stata ancora in grado di ratificare la convenzione.

Pure adottata nel 1997, la raccomandazione dell'OCSE sulla lotta contro la corruzione nelle operazioni economiche internazionali prevede il divieto di deduzione fiscale delle tangenti negli Stati firmatari. In quest'ambito, la maggior parte degli Stati hanno effettuato gli adeguamenti legislativi necessari. La Svizzera rientra tra quei pochi Paesi che non hanno ancora portato a termine questa procedura.

In Svizzera, i disegni di legge inerenti alle necessarie modifiche delle norme penali relative alla corruzione e, parallelamente, agli adeguamenti del diritto fiscale federale sono stati adottati dalle Camere federali durante la sessione invernale 1999.

Realizzati questi adeguamenti, la Svizzera potrà ratificare la convenzione sulla lotta contro la corruzione. L'esame per Paese degli Stati che hanno già ratificato detto testo e sono in grado di attuarlo hanno dimostrato che, nonostante gli sforzi per adeguare le norme penali nazionali in materia di corruzione, permangono numerosi problemi che necessitano nuovi sforzi.

4.1.4

Negoziazione di altri strumenti

4.1.4.1

Accordo sui crediti all'esportazione

Il 1° aprile è entrata in vigore l'armonizzazione dei premi di GRE elaborata dai partecipanti all'accordo sui crediti all'esportazione dell'OCSE. L'argomento principale dei negoziati verteva in particolare sui crediti all'esportazione di prodotti agricoli, ma mancano tuttora le basi per un accordo contrattuale. La relazione da un lato tra i crediti all'esportazione e l'ambiente e, dall'altro lato, tra tali crediti e la corruzione è stata oggetto di un intenso scambio di opinioni. (cfr. n. 8.2.3).

1237

4.1.4.2

Cooperazione internazionale nel settore della concorrenza

I lavori del Comitato di diritto e di politica della concorrenza dell'OCSE hanno seguito tre linee principali. In primo luogo, vista la necessità di opporsi in modo più attivo ai cartelli che operano su scala internazionale, il Comitato ha incrementato il suo impegno a favore di una migliore collaborazione tra le autorità nazionali garanti della concorrenza. Lo scambio di informazioni e le azioni comuni hanno lo scopo di permettere di evitare gli effetti economicamente dannosi dei cartelli transfrontalieri e di sostenere le politiche nazionali in materia di concorrenza. Questi sforzi dovrebbero presto condurre alla revisione della raccomandazione dell'aprile 1997 del Consiglio dell'OCSE a sostegno di una lotta efficace contro i cartelli particolarmente dannosi (cfr. n. 414.2 del rapporto 98/1+2). In secondo luogo, i lavori analitici sostanziali avviati ­ in vista di negoziati presso l'OMC ­ nel settore del commercio e della concorrenza sono giunti a conclusione. L'intesa sui prezzi come pure analoghi cartelli e distorsioni della concorrenza dovute ad abusi di posizioni dominanti possono ostacolare considerevolmente il commercio internazionale. Fornendo soluzioni sostenibili a livello internazionale, il Comitato vuole evitare che le autorità nazionali garanti della concorrenza prendano iniziative unilaterali e senza alcun coordinamento. Da ultimo, il Comitato ha lavorato nell'ambito della liberalizzazione dei settori ancora controllati dall'autorità pubblica, riuscendo a elaborare, nei campi più disparati quali i media audiovisivi o la questione dei rifiuti a livello comunale, concetti di liberalizzazione economicamente proficui e nello stesso tempo rispettosi degli interessi pubblici in gioco. Vista la percentuale proporzionalmente poco elevata delle privatizzazioni nel settore pubblico svizzero, il nostro Paese può approfittare in maniera non indifferente di questi lavori.

4.1.4.3

Commercio elettronico

Il commercio elettronico comprende tutte le forme di transazioni elettroniche della vita economica. Grazie alla diminuzione dei costi delle telecomunicazioni e ai progressi delle tecniche dell'informazione e della comunicazione, questa forma di commercio è destinata a svilupparsi considerevolmente. A tale scopo è però necessario disporre di un disciplinamento coordinato sul piano internazionale, che non deve essere eccessivo né costituire un ostacolo agli scambi o discriminare il commercio elettronico rispetto alle forme «tradizionali» di commercio di merci e di servizi. I settori interessati sono segnatamente la politica fiscale e doganale, la protezione dei dati e delle persone, la protezione contro la diffusione di materiale dal contenuto illegale, la proprietà intellettuale, la protezione dei consumatori e l'emanazione o l'adeguamento di norme legali allo scopo di rafforzare la fiducia degli utenti nell'uso della firma elettronica.

L'OCSE accorda particolare importanza all'attuazione di condizioni quadro ottimali per il commercio elettronico. Diversi gruppi di esperti stanno elaborando principi comuni di disciplinamento volti a garantire la coerenza delle politiche nazionali in materia di commercio elettronico. L'OCSE studia in particolare l'evoluzione dell'uso di nuove tecnologie dell'informazione e della telecomunicazione nel mondo economico nonché i fattori determinanti per la crescita del commercio elettronico su scala mondiale. L'OCSE si occupa pure dello sviluppo di indicatori per il commercio elettronico. È anche particolarmente attenta al ruolo delle piccole e medie indu1238

strie. Dato che le infrastrutture di telecomunicazione costituiscono il principale sostegno per l'espansione del commercio elettronico, l'OCSE attribuisce grande importanza all'osservazione dell'evoluzione del mercato delle telecomunicazioni. Essa effettua regolarmente studi sul mercato nazionale delle telecomunicazioni ed emette raccomandazioni intese a rafforzare la concorrenza su questi mercati.

In seguito alla Conferenza ministeriale di Ottawa dell'ottobre 1998, sono stati intensificati i lavori concernenti la fiscalità applicabile al commercio elettronico come pure la protezione dei dati e della sfera privata attraverso le reti d'informazione globali. Conformemente al mandato commissionato dai ministri a Ottawa, il Consiglio ha approvato un progetto di direttive in materia di protezione dei consumatori nel commercio elettronico.

4.1.4.4

Concorrenza fiscale nociva

In occasione dell'adozione, nell'aprile 1998, del rapporto sulla limitazione della concorrenza fiscale nociva, la Svizzera si era astenuta (cfr. n. 414.4 del rapporto 98/1+2). Considerava le raccomandazioni ivi contenute come squilibrate, in quanto i lavori erano troppo concentrati sulle attività finanziarie mobili e incoraggiavano in questo modo una critica troppo unilaterale del segreto bancario. Nel contempo, sono state ignorate alcune cause fondamentali di concorrenza fiscale nociva (sovvenzioni con effetti di distorsione sulle condizioni di concorrenza, potenziale dei sistemi di imposizione alla fonte non ancora esaurito (imposta preventiva), riforma regolamentare, sistemi di prelievo dei contributi sociali e caratteristiche dei regimi di finanziamento ecc.). L'OCSE ha tuttavia continuato i lavori con il sostegno del Consiglio dei ministri. Il Forum per la lotta contro la concorrenza fiscale nociva, di recente costituzione, ha dato avvio ai suoi lavori. Un rapporto concernente l'identificazione e le attività delle oasi fiscali dovrebbe essere sottoposto alla conferenza ministeriale dell'OCSE nel 2000.

4.1.5

Relazioni con i Paesi terzi

Il dialogo a livello ministeriale, che per la prima volta ha preceduto l'apertura della conferenza ministeriale dell'OCSE, ha riunito i rappresentanti di sette Paesi non membri, segnatamente l'Argentina, il Brasile, la Cina, la Federazione Russa, l'India, l'Indonesia e la Repubblica Slovacca. La discussione era improntata sulla valutazione degli effetti della globalizzazione come pure sulle possibilità e i problemi che risultano dall'integrazione di Paesi non membri nel sistema di scambi e d'investimenti.

Per quanto attiene all'adesione all'OCSE di altri Paesi, l'organizzazione rimane aperta pur mantenendo i tradizionali criteri d'ammissione rigorosi. La procedura d'adesione della Repubblica Slovacca non ha ancora potuto essere conclusa. La cooperazione con la Federazione Russa prosegue. La Cina, che si sta rivelando uno dei partner più importanti dei Paesi dell'OCSE in materia di commercio e investimenti, è diventata un elemento determinante nell'ambito delle relazioni esterne dell'organizzazione.

1239

4.2

Organizzazione mondiale del commercio (OMC)

L'anno in rassegna è stato caratterizzato dai preparativi per la terza Conferenza ministeriale svoltasi dal 30 novembre al 3 dicembre a Seattle, negli Stati Uniti. In tale occasione non è stato possibile dare avvio a un nuovo ciclo di negoziati sull'economia mondiale. Come previsto dai rispettivi accordi dell'OMC, nel gennaio 2000 saranno invece avviati i nuovi negoziati nei settori dell'agricoltura e dei servizi. Le modalità dei restanti argomenti saranno oggetto di negoziati nel corso del 2000.

4.2.1

Preparazione di un nuovo ciclo di negoziati sul commercio mondiale

Nell'anno in rassegna, l'OMC si è occupata essenzialmente della preparazione della terza Conferenza ministeriale durante la quale avrebbe dovuto lanciare un nuovo ciclo di negoziati multilaterali sull'economia. Tuttavia, già durante la fase di preparazione sono sorte le prime difficoltà: le numerose proposte circa il contenuto della dichiarazione ministeriale, inoltrate nel secondo semestre, hanno fatto emergere chiaramente le divergenze d'opinione tra gli Stati membri dell'OMC interessati. Se agli Stati Uniti e ad altri Paesi esportatori di prodotti agricoli premeva trattare soprattutto la tematica agricola, l'UE, la Svizzera, la Norvegia e il Giappone in particolare hanno perseguito l'obiettivo di un ciclo di negoziati di più ampia portata, in cui venissero trattati nuovi temi, quali le relazioni tra commercio e investimenti e tra commercio e concorrenza. A loro volta la maggioranza dei Paesi in sviluppo ambivano in particolare a ottenere concessioni nell'attuazione degli accordi esistenti. Incontri ministeriali informali, come quello avuto luogo a Losanna/Ouchy il 25/26 ottobre su invito della Svizzera e presieduto dal capo del Dipartimento federale dell'economia, hanno consentito di sondare le opinioni riguardo ai negoziati.

Per mezzo delle Commissioni della politica estera (CPE) il Parlamento è stato tenuto al corrente sullo stato dei preparativi per la Conferenza ministeriale di Seattle. I sindacati, i rappresentanti dell'economia e altre organizzazioni non governative (ONG) sono stati a loro volta informati dai corrispondenti uffici federali nell'ambito di sedute periodiche (Sottocommissione OMC della Commissione Ratti, sottogruppo IDA-Rio/OMC, gruppo di collegamento OMC, gruppo di collegamento Cantoni, Commissione consultiva di politica economica esterna, Commissione di periti doganali).

Durante la Conferenza ministeriale tenutasi dal 30 novembre al 3 dicembre a Seattle non è stato raggiunto alcun accordo sul programma dei negoziati; la Conferenza è stata rimandata sine die. Il fallimento della Conferenza non è tuttavia da imputare esclusivamente alle divergenze nel settore agricolo. La situazione economica mondiale, ben diversa da quella vigente all'inizio dell'Uruguay Round, non sembrava rendere necessario l'avvio di un ampio ciclo di negoziati, tant'è che in ogni caso per il 2000 gli
accordi vigenti prevedono nuove trattative in due settori fondamentali, ossia l'agricoltura e i servizi. Il fatto che la Conferenza ministeriale abbia avuto luogo a Seattle e che negli Stati Uniti sia in corso la campagna elettorale per la presidenza hanno ridotto notevolmente il margine di manovra del Paese. Infatti gli Stati Uniti si sono dimostrati poco inclini a fare concessioni nei settori tessile e delle misure antidumping, entrambi importanti per i Paesi in sviluppo.

1240

La Conferenza ministeriale è tuttavia stata poco produttiva anche perché alcuni settori non erano ancora pronti per essere negoziati, soprattutto a causa della strategia dei Paesi esportatori di prodotti agricoli, in base alla quale il programma per i negoziati sull'agricoltura doveva essere messo a punto prima di trattare gli altri temi all'ordine del giorno. In tal modo, punti importanti per i Paesi in sviluppo quali l'attuazione degli accordi dell'Uruguay Round e la trattazione di nuovi temi come gli investimenti, la concorrenza, le agevolazioni degli scambi e la trasparenza degli appalti pubblici, sono stati affrontati tardivamente. Infine, anche le carenze nell'organizzazione hanno contribuito all'insuccesso della Conferenza ministeriale, la quale è stata accompagnata da massicce e in parte violente manifestazioni che hanno notevolmente ritardato l'avvio dei negoziati.

A Seattle non è stato possibile dare avvio a un ciclo di negoziati sul commercio mondiale, pertanto, come previsto nell'accordo vigente, nel gennaio 2000 si apriranno esclusivamente le trattative riguardanti i settori dell'agricoltura e dei servizi.

Le questioni fondamentali potranno essere sviluppate solo nel momento in cui sarà stata stabilita la struttura dei negoziati. Per quanto riguarda i restanti temi oggetto di trattative a Seattle, le procedure da seguire sono ancora incerte. Sarà compito dei membri dell'OMC assicurare che i progressi sinora compiuti in questi campi non vadano persi e che anzi si compiano ulteriori passi avanti.

4.2.2

Attività in corso dell'OMC

4.2.2.1

Merci

Il Comitato dell'agricoltura ha concluso le consultazioni, avviate nel 1997, circa i possibili temi da trattare nel nuovo ciclo di negoziati agricoli che avrà luogo nel 2000. Le discussioni erano fra l'altro incentrate sul carattere multifunzionale dell'agricoltura, sul ruolo dell'agricoltura nell'economia in generale e pertanto sulla questione dell'ammissibilità di specifiche misure di sostegno. Sono inoltre stati affrontati i problemi relativi all'applicazione dell'Accordo sull'agricoltura OMC, quali ad esempio le modalità di gestione dei contingenti doganali. Le consultazioni hanno contribuito a meglio delimitare i problemi da discutere durante i nuovi negoziati agricoli. Dato che a Seattle non è stato raggiunto un accordo circa la dichiarazione ministeriale, le trattative sul settore agricolo si baseranno esclusivamente sulle disposizioni OMC vigenti (segnatamente l'art. 20 dell'Accordo sull'agricoltura, RS 0.632.20 allegato 1A.3).

Nel settore farmaceutico, come da accordo precedente, il 1° luglio è stata introdotta la franchigia doganale fra i principali Paesi esportatori per oltre 600 prodotti supplementari.

I negoziati d'armonizzazione delle regole non preferenziali in materia d'origine sono proseguiti. Mentre sono stati conclusi i lavori tecnici preliminari nell'ambito dell'Organizzazione mondiale delle dogane, non è ancora stato raggiunto un accordo sulle singole regole in materia d'origine.

Dopo il fallimento della Conferenza di Seattle non verranno avviati i negoziati riguardanti il commercio e gli investimenti nonché il commercio e la concorrenza le cui interrelazioni erano state oggetto di studio da parte di due gruppi di lavoro. Attualmente non è ancora chiaro quale seguito avranno tali problematiche nell'ambito dell'OMC. Lo stesso vale per la semplificazione delle procedure negli scambi commerciali.

1241

4.2.2.2

Servizi

Anche i lavori del Consiglio per gli scambi di servizi dell'OMC erano incentrati essenzialmente sulla preparazione del previsto ciclo di negoziati sul commercio mondiale. Il programma dei negoziati sui servizi ha rappresentato uno degli elementi meno controversi del progetto di dichiarazione ministeriale. Come nel settore agricolo, anche nel settore dei servizi, dopo l'insuccesso della Conferenza ministeriale di Seattle, dal gennaio 2000 verranno avviate le trattative sulla base delle disposizioni vigenti (art. XIX dell'Accordo generale sugli scambi di servizi, GATS; RS 0.632.20 allegato 1.B).

Conformemente a una decisione della Conferenza ministeriale svoltasi a Ginevra nel 1998, è stato inoltre valutato fino a che punto il commercio elettronico è contemplato dalle disposizioni OMC/GATS. In tal modo sono stati identificati una serie di problemi irrisolti. Essi riguardano tra l'altro l'accordo informale del 1998, il quale prevede di rinunciare temporaneamente all'imposizione del flusso elettronico transfrontaliero dei dati. Tali problematiche avrebbero dovuto essere poste all'ordine del giorno per il nuovo ciclo di negoziati sul commercio mondiale. Dopo l'insuccesso della Conferenza ministeriale, anche il citato accordo sulla non imposizione è messo in discussione.

In febbraio, il Consiglio per gli scambi di servizi ha deciso di mettere in vigore il 1° marzo gli impegni risultanti dall'Accordo sui servizi finanziari (cfr. messaggio del 27 maggio 1998, FF 1998 2729). Esso ha infatti approvato un accordo che disciplina la cooperazione tecnica tra il Segretariato dell'OMC e l'Unione internazionale delle telecomunicazioni (UIT). Per altri settori non ancora coperti dal GATS, come i sussidi, gli appalti pubblici e le clausole di salvaguardia, sono stati formulati i primi progetti di accordo ovvero sono stati avviati i rispettivi lavori preliminari.

4.2.2.3

Proprietà intellettuale

Il Consiglio dell'OMC competente per l'applicazione dell'Accordo sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale attinenti al commercio (Accordo/TRIPS, RS 0.632.20 allegato 1C) si è occupato dell'istituzione di un registro internazionale delle denominazioni d'origine dei vini e degli alcolici al fine di tutelare maggiormente le indicazioni di provenienza di ogni genere di prodotti. La brevettabilità di piante e animali come pure questioni procedurali concernenti l'applicazione dell'accordo sono state oggetto di negoziati straordinari; un'intesa non è ancora stata raggiunta. Vista l'assenza di risultati alla Conferenza ministeriale di Seattle, i negoziati verranno portati avanti in seno al Consiglio del TRIPS.

4.2.2.4

Appalti pubblici

I lavori svolti dal Comitato incaricato di esaminare l'Accordo multilaterale sugli appalti pubblici (RS 0.632.231.422) (cfr. n. 425 del rapporto 98/1+2) sono a buon punto e dovrebbero essere ultimati nel corso del 2000. Il Comitato ha esaminato inoltre l'attuazione dell'accordo in vari Paesi membri tra cui la Svizzera. Sono già stati avviati i negoziati d'adesione con la Lettonia e il Kirghizistan e sono proseguiti quelli con l'Islanda e Panama.

1242

Il gruppo di lavoro istituito in occasione della Conferenza ministeriale di Singapore, incaricato di elaborare un progetto di accordo sugli appalti pubblici vincolante per tutti i membri dell'OMC, ha presentato una serie di disposizioni relative a tale accordo. Nel secondo semestre sono stati compiuti sforzi notevoli affinché l'accordo potesse essere approvato durante la Conferenza ministeriale di Seattle. Tuttavia, a causa del persistente scetticismo espresso da numerosi Paesi in sviluppo soprattutto riguardo al suo campo d'applicazione, non è stato possibile raggiungere un'intesa. I negoziati concernenti un accordo sulla trasparenza nel settore degli appalti pubblici dovrebbero comunque proseguire.

4.2.2.5

Composizione delle controversie

Il numero delle domande di consultazione depositate dal 1995, anno in cui è entrato in vigore il meccanismo di composizione delle controversie, è salito a oltre 180 nel corso dell'anno in rassegna. Come anche negli anni precedenti, la maggior parte dei casi è stata risolta senza la convocazione di un gruppo speciale.

Durante l'anno considerato gli organi per la composizione delle controversie si sono dovuti pronunciare per la prima volta sull'articolo XXIV del GATT, il quale disciplina i rapporti dell'OMC con le zone di libero scambio regionali e con le unioni doganali. L'India ha criticato il contingentamento introdotto dalla Turchia sulla base della sua unione doganale con l'UE in quanto costituisce una violazione del diritto dell'OMC. Le stesse restrizioni vengono applicate dall'UE a determinati prodotti provenienti da Stati terzi. Secondo la Turchia tale contingentamento è lecito grazie alla clausola d'eccezione prevista dall'articolo XXIV. Il gruppo speciale incaricato di studiare il problema ha invece sostenuto che tale disposizione non corrisponde a una clausola d'eccezione generale che dispenserebbe gli Stati dal rispetto delle altre disposizioni del GATT. Essa garantisce unicamente una certa flessibilità nell'istituzione di un regime di relazioni commerciali comune all'interno di una zona di libero scambio o di un'unione doganale. Nella procedura d'appello tale flessibilità è attuata purché vengano soddisfatte le due condizioni seguenti: da un lato deve esistere un rapporto diretto tra la misura commerciale in questione e la costituzione dell'unione doganale o della zona di libero scambio, dall'altro detta misura deve essere necessaria per la loro istituzione. Dato che la Turchia non ha soddisfatto la seconda condizione, l'invocazione dell'articolo XXIV GATT è stata respinta in quanto abusiva.

Gli organi per la composizione delle controversie dell'OMC si sono nuovamente dovuti occupare della disputa concernente le banane tra UE e Stati Uniti. Alla fine del 1997, dopo la sconfitta subita nella prima procedura, all'UE è stata accordata una proroga fino al 1° gennaio 1999 per rielaborare il suo regime di importazione di banane rendendolo compatibile con l'OMC. Il sistema infine presentato dall'UE è tuttavia stato giudicato insoddisfacente e quindi nuovamente respinto dall'organo per la
composizione delle controversie dell'OMC, il quale ha autorizzato la parte in causa Stati Uniti a revocare concessioni commerciali per un importo pari al danno subito. È la prima volta che, in seno all'OMC, è stata concessa una simile misura alla parte vincente. Sono tuttavia sorte numerose controversie circa la procedura esatta da seguire in caso di revoca di concessioni, come prevista dall'Intesa sulle norme e sulle procedure che disciplinano la risoluzione delle controversie (RS 0.632.20 allegato 2). È pertanto necessario colmare tali lacune in occasione della

1243

prossima revisione dell'Intesa. Il gruppo speciale originario, rispettivamente l'istanza d'appello, in una procedura accelerata dovrebbe poter decidere se le misure adottate dalla parte in causa perdente soddisfano le raccomandazioni espresse nella sentenza arbitrale. Inoltre, anche i terzi dovrebbero ottenere più diritti nella procedura. Alla Conferenza ministeriale di Seattle la Svizzera, insieme ad altri Paesi, ha presentato una proposta in questo senso. A causa dell'aggiornamento della Conferenza tale proposta non è tuttavia stata presa in considerazione.

4.2.3

Adesioni all'OMC

Dopo l'adesione dell'Estonia a fine autunno 1999, il numero dei membri dell'OMC è salito a 135, ossia sette in più rispetto al numero di Paesi appartenenti all'OMC al momento della sua fondazione nel 1995. Attualmente sono in corso negoziati per l'adesione di circa 30 candidati, tra cui importanti partner commerciali come la Cina, la Russia e l'Arabia Saudita, ma anche sei Paesi, quali la Cambogia e il Vanuatu, tra i più poveri al mondo.

4.2.4

Rapporti dell'OMC con altre istituzioni

Al fine di assicurare la coerenza tra la politica commerciale e altre politiche, come quella dello sviluppo o dell'ambiente, l'OMC collabora a livello formale e informale con altre organizzazioni internazionali tra cui segnatamente la Banca mondiale, il FMI, l'OCSE, l'ONU e alcune delle sue agenzie, ad esempio l'UNCTAD. Questa cooperazione ha luogo tra l'altro attraverso lo scambio di documenti, l'accesso a informazioni di interesse comune, la partecipazione, a titolo di osservatore, alle sedute e il periodico scambio di idee tra il segretariato e le rispettive istituzioni.

Il Comitato del commercio e dell'ambiente, ad esempio, procede regolarmente ad audizioni con i segretariati incaricati di amministrare gli accordi sull'ambiente le cui misure hanno un impatto sul commercio. Attualmente viene presa in esame la possibilità di istituzionalizzare la cooperazione tra OMC e PNUA. Nei settori commercio e sviluppo, il coordinamento tra le organizzazioni internazionali che prestano assistenza tecnica soprattutto in favore dei Paesi in sviluppo più poveri (ITC, UNCTAD, PNUS, Banca mondiale e FMI) è nettamente migliorato. In tal modo, l'assistenza fornita ai Paesi meno avanzati per facilitarne l'integrazione nel sistema del commercio mondiale sarà più efficace.

4.3

Nazioni Unite (ONU)

Nel quadro della Convenzione sul clima è stato avviato un programma pilota svizzero allo scopo di raccogliere le esperienze fatte con gli strumenti del Protocollo di Kyoto. Detti strumenti permettono di ridurre i costi causati dall'adempimento dell'obbligo di r idurre le emissioni di gas a effetto serra.

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4.3.1

Consiglio economico e sociale (ECOSOC)

Il Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) è un organo consultivo dell'ONU che si occupa di questioni sociali, culturali, sanitarie ed educative.

La Svizzera partecipa alle sedute del Consiglio, formato da 54 membri, in qualità di osservatrice.

La sessione annuale tenutasi a Ginevra è stata dedicata al tema «Occupazione e promozione delle donne». Nelle loro dichiarazioni d'apertura della sessione del Consiglio, il Segretario generale dell'ONU e personalità di spicco delle istituzioni di Bretton Woods, dell'OMC e delle organizzazioni specializzate dell'ONU hanno esortato a lottare maggiormente contro la povertà. Tale imperativo è stato ripreso anche nella Dichiarazione ministeriale, che promuove inoltre una crescita economica dinamica al fine di creare posti di lavoro che tengano particolarmente conto della condizione delle donne. Le discussioni in materia di collaborazione operativa tra gli Stati membri si sono altresì incentrate sulla lotta alla povertà. A questo proposito il rafforzamento delle capacità nazionali rappresenta uno strumento di prim'ordine, peraltro sostenuto anche dalla Svizzera.

Il Consiglio ha chiesto di migliorare il coordinamento delle iniziative e dei programmi in seno al sistema delle Nazioni Unite, ma anche con gli istituti di finanziamento multilaterali e a livello bilaterale, al fine di accrescere l'efficienza degli aiuti ai Paesi in sviluppo.

4.3.2

UNCTAD

Preparativi per la decima Conferenza UNCTAD (UNCTAD-X) Dalla messa in vigore delle riforme decise a Midrand nel 1996, l'UNCTAD, in vista della prossima Conferenza ministeriale che si terrà a Bangkok nel febbraio 2000 (UNCTAD X), ha affrontato nuovi argomenti quali gli investimenti, il commercio elettronico e la globalizzazione. Alla luce delle crisi finanziarie in Asia e in America Latina e delle relative conseguenze, nel corso della Conferenza verranno dibattuti i vantaggi e gli svantaggi della liberalizzazione dei mercati. In particolare dovrà essere ridefinito il ruolo dell'UNCTAD nel nuovo assetto mondiale. I Paesi industrializzati si impegnano in favore di una più forte partecipazione dell'UNCTAD in settori direttamente connessi con l'agenda internazionale del commercio. Questa posizione è fondamentalmente condivisa anche dai Paesi in sviluppo e in transizione anche se a loro avviso l'UNCTAD deve diventare innanzitutto un forum in cui si discutano tutti gli aspetti concernenti la globalizzazione.

La Svizzera si impegnerà affinché l'UNCTAD rimanga un forum per questioni inerenti al commercio e allo sviluppo aperto, innovativo e critico. Anche in futuro l'obiettivo principale dell'Organizzazione rimarrà l'integrazione dei Paesi in sviluppo e in transizione nel sistema commerciale internazionale. Nei settori della ricerca e della cooperazione tecnica le attività di tipo analitico dell'UNCTAD dovranno incentrarsi su tematiche rilevanti per l'OMC.

Commissione degli investimenti internazionali e del trasferimento di tecnologia La Commissione degli investimenti internazionali e del trasferimento di tecnologia, il cui orientamento pratico è garantito dalla collaborazione di esperti qualificati provenienti dall'economia privata, in vista di eventuali negoziati dell'OMC in materia 1245

di investimenti ha esaminato con attenzione gli aspetti economici e di politica dello sviluppo inerenti alle regole multilaterali in materia di investimenti. L'accento è stato posto non solo sulla promozione di investimenti esteri, bensì anche sulla creazione di condizioni favorevoli per le imprese indigene. Come dimostra l'esperienza, in numerosi Paesi in sviluppo sono state proprio le piccole e medie imprese indigene a contribuire in modo determinante alla creazione di posti di lavoro e alla costruzione di strutture di produzione diversificate. La discussione si è basata su una serie di commenti relativi agli accordi di investimento internazionali pubblicati dall'UNCTAD grazie anche all'appoggio finanziario della Svizzera.

Una serie di Paesi sono stati presi in esame dalla Commissione, la quale ha quindi discusso con ognuno di essi l'adeguatezza delle rispettive legislazioni in materia di investimenti. Nello stesso tempo sono state dibattute anche questioni inerenti alla fondatezza, nell'ottica dello sviluppo, delle politiche in materia di scienza, tecnologia e innovazione. I risultati delle ricerche svolte non sono utili soltanto ai legislatori dei Paesi interessati, ma ne trae vantaggio anche la consulenza tecnica dell'UNCTAD.

4.3.3

UNIDO

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) ha portato avanti il processo di ristrutturazione avviato nel 1993. Dopo la riorganizzazione amministrativa e lo snellimento dei programmi si tratta ora di mettere in atto i nuovi "programmi integrati". Sia a livello nazionale sia a livello regionale tali programmi prevedono misure in materia di sviluppo industriale sostenibile adattate alle condizioni locali. Nel quadro della cooperazione allo sviluppo e con i Paesi dell'Est, la Svizzera si appoggia alle esperienze dell'UNIDO soprattutto per la costruzione di centri per la promozione delle tecnologie ambientali (cfr. n. 6.2).

4.3.4

UNCED

A livello internazionale La Commissione per lo sviluppo sostenibile (CSS) (Commission on Sustainable Development, CSD), una commissione tecnica dell'ECOSOC, è l'organo centrale del sistema ONU per la promozione e la sorveglianza dell'applicazione dell'Agenda 21 e delle altre decisioni del vertice di Rio del 1992. Per la Svizzera la sessione d'aprile si è incentrata principalmente su modelli di consumo e produzione sostenibili e sulla promozione di un turismo sostenibile. Nonostante i risultati delle discussioni siano stati soddisfacenti, sarebbe auspicabile che l'impostazione dei lavori relativi allo sviluppo sostenibile svolti dalla CSS fosse improntata maggiormente sull'attuazione pratica e che venisse coinvolto maggiormente il settore privato.

Rispetto all'anno precedente i negoziati su questioni spinose quali il commercio, l'ambiente, il trasferimento di tecnologie e i meccanismi di finanziamento, avviati nel quadro del Forum intergovernativo sulle foreste (Intergovernmental Forum on Forests, IFF) durante la sessione straordinaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1997, hanno fatto progressi. Tuttavia, i lavori preparatori per un'eventuale convenzione internazionale sulla promozione della conservazione e della gestione sostenibile di tutte le foreste sono tuttora bloccati a causa di conflitti di interessi insormontabili.

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Nel quadro della Convenzione sulla biodiversità i due principali settori di disciplinamento sono stati: la sicurezza nell'ambito della biotecnologia e l'accesso alle risorse genetiche.

L'obiettivo della Conferenza delle Parti, svoltasi a Cartagena (Colombia) il 22 e 23 febbraio, è stata la conclusione del protocollo sulla sicurezza nel campo della trasmissione, della manipolazione e dell'utilizzo degli organismi viventi, modificati geneticamente, creati grazie alla biotecnologia. A causa di divergenze su questioni centrali è stato deciso di condurre ulteriori consultazioni al fine di permettere l'adozione del protocollo in un futuro prossimo.

Alla Conferenza delle Parti del maggio 1998, la Svizzera si è impegnata a favore di un accesso per quanto possibile libero alle risorse genetiche e per un equo risarcimento dei Paesi di provenienza per il trasferimento di risorse. Un gruppo di esperti è stato incaricato di elaborare le rispettive direttive in favore delle Parti contraenti. In seguito la Svizzera ha finanziato una riunione di esperti in Costa Rica presentando in quell'occasione un progetto di direttive da essa elaborato. Il progetto è stato accolto con favore, pertanto la Svizzera lo perfezionerà e lo ripresenterà alla prossima Conferenza delle Parti.

Nel settore dei cambiamenti climatici, occorre soprattutto applicare il protocollo adottato a Kyoto nel dicembre 1997, ossia determinare le modalità per i tre strumenti «Joint Implementation», «Clean Development Mechanism» e «Emission Trading» da esso previsti. Tali strumenti permettono ai Paesi industrializzati che si sono impegnati a ridurre le proprie emissioni di gas a effetto serra di prendere all'estero misure di tutela dell'equilibrio climatico rispettando così i propri impegni con una maggiore efficacia dei costi. Dovrà inoltre essere elaborato un meccanismo di controllo e di sanzioni. I lavori devono concludersi entro la fine del 2000.

Al fine di fare esperienze con questi tre nuovi strumenti, la Svizzera ha avviato un programma pilota finanziato con i crediti quadro per il programma di cooperazione con l'Europa dell'Est e di cooperazione allo sviluppo e sotto la vigilanza di un comitato interdipartimentale. Nel quadro di un'iniziativa comune con la Banca mondiale, nel periodo 1998-99 la Svizzera ha appoggiato con questo programma
pilota lo sviluppo di capacità nazionali in potenziali Paesi partner (Bolivia, Brasile, Colombia, Egitto, Federazione Russa, Repubblica Ceca, Slovacchia, Sudafrica, Uzbekistan e Zimbabwe). Inoltre, in Romania e in Slovacchia, la Svizzera sta realizzando due progetti per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Ulteriori progetti sono in preparazione.

A livello nazionale Il «Comitato interdipartimentale Rio» (IDA-Rio) ha messo in atto due misure addizionali della strategia del Consiglio federale «Lo sviluppo sostenibile in Svizzera» (cfr. n. 434 del rapporto 98/1+2). Bisogna menzionare in particolare il rapporto «Riconoscimento e promozione dei marchi» presentato al Consiglio federale in novembre. Nell'ambito del programma annuale IDA-Rio è stato avviato uno studio approfondito dello sviluppo sostenibile in Svizzera.

Nel settore dei cambiamenti climatici, il Protocollo di Kyoto verrà applicato a livello nazionale per mezzo della nuova legge federale dell'8 ottobre 1999 sulla riduzione delle emissioni di CO2 (legge sul CO2, FF 1999 7533). Lo scopo di tale legge è di ridurre entro il 2010 le emissioni di CO2 in Svizzera del 10 per cento rispetto al 1990. Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto in primo luogo attraverso misure 1247

facoltative già programmate o già decise. Nel caso in cui tali misure non siano sufficienti, il Consiglio federale potrà riscuotere una tassa sul CO2 al più presto a partire dal 2004.

Oltre alla legge sul CO2, le Camere federali hanno approvato una tassa per incoraggiare il risparmio di energia (FF 1999 3817) nonché la base costituzionale per una riforma fiscale ecologica (FF 1999 7457). Entrambi i progetti offrono l'opportunità di avviare misure di tutela dell'equilibrio climatico anche all'estero (Joint Implementation, Clean Development Mechanism).

4.3.5

Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite

La Commissione economica per l'Europa delle Nazioni Unite (CEE/ONU) ha sottolineato, in relazione al conflitto nel Kosovo, di voler partecipare alla ricostruzione dell'Europa sudorientale, in particolare nell'ambito dell'iniziativa di cooperazione nell'Europa sudorientale (SECI). Questa iniziativa americana, sostenuta dalla CEE/ ONU, negli ultimi due anni ha appoggiato soprattutto progetti transfrontalieri nei settori dell'infrastruttura doganale come anche dell'armonizzazione e semplificazione delle formalità doganali.

Nell'anno considerato la Commissione ha organizzato diverse manifestazioni dedicate alle conseguenze socioeconomiche del processo di invecchiamento della popolazione in Europa.

4.4

Cooperazione multilaterale nel settore dell'energia

4.4.1

Agenzia internazionale dell'energia (AIE)

In occasione della conferenza ministeriale tenutasi il 24 e 25 maggio a Parigi, l'Agenzia, che festeggiava i 25 anni di attività, ha adottato una strategia che pone maggiormente l'accento sull'apertura dei mercati europei alle energie distribuite mediante impianti di trasporto in condotta e sull'attuazione del Protocollo di Kyoto.

Dato che oltre la metà dell'energia è consumata al di fuori dei Paesi membri dell'OCSE, occorre consolidare la cooperazione con i Paesi non membri.

Durante l'anno in rassegna, la politica energetica della Svizzera è stata oggetto, come ogni quadriennio, di un'analisi dell'AIE. Nel suo rapporto, l'Agenzia rivendica maggiore concorrenza sui mercati dell'elettricità e del gas. Invita inoltre la Svizzera a proseguire il programma d'azione Energia 2000 al fine di ottemperare all'impegno assunto a Kyoto di diminuire dell'8 per cento rispetto al 1990 le emissioni di gas a effetto serra.

4.4.2

Trattato sulla Carta dell'energia

Tra i principali compiti enunciati nel Trattato entrato in vigore il 16 aprile 1998 (RS 0.730.0) figurano l'intensificazione del commercio degli agenti energetici tra i Paesi in transizione e quelli dell'OCSE, la protezione degli investimenti nel settore del-

1248

l'energia, in particolare nei Paesi in transizione, e il miglioramento del quadro giuridico in materia di transito degli agenti energetici.

Il Consiglio federale ha approvato l'emendamento delle disposizioni commerciali del Trattato adottato il 24 aprile 1998 (cfr. n. 441.2 del rapporto 98/1+2) e ha depositato gli strumenti di ratifica.

In materia di investimenti esteri è proseguito l'esame delle modifiche legislative che dovrebbero essere attuate dai Paesi in transizione dell'Europa dell'Est per rispettare il principio di non discriminazione sancito dal Trattato. Con grande soddisfazione generale, i lavori inerenti all'adeguamento in questione sono stati portati a termine nella maggior parte di questi Paesi. In generale essi sono infatti riusciti a rispettare i termini concordati. Rimangono tuttavia sospesi i negoziati in vista di un trattato complementare volto a estendere il principio della non discriminazione alla fase d'ammissione degli investimenti esteri.

Per quanto riguarda il transito di materiali e prodotti energetici nei territori delle Parti contraenti, è stato adottato un nuovo mandato volto a negoziare entro la fine del 2000 un protocollo e accordi modello di tra nsito.

5

Il sistema finanziario internazionale Negli ultimi anni l'impatto dei mercati internazionali sull'economia mondiale non ha cessato di aumentare. Le crisi asiatica e russa, in particolare, hanno mostrato che i problemi che si presentano sui mercati finanziari regionali possono propagarsi rapidamente su scala planetaria e colpire anche l'economia reale. Sebbene sia stato possibile arginare le crisi, la stabilità del sistema finanziario internazionale rimane una seria preoccupazione per molte istituzioni multilaterali, segnatamente per il Fondo monetario internazionale (FMI).

In seguito alla crisi asiatica dell'estate 1997, il sistema finanziario internazionale ha attraversato uno dei periodi più agitati dalla fine della Seconda guerra mondiale. Ne sono state particolarmente colpite le economie emergenti, che prima delle crisi avevano beneficiato di afflussi di capitali che crescevano a dismisura. In effetti, i flussi di capitali privati nelle principali economie emergenti hanno raggiunto nel 1998 soltanto il 40 per cento circa rispetto al livello del 1996. È probabilmente quanto si è verificato anche nel 1999. Del resto non è atteso alcun miglioramento significativo nemmeno per il 2000. Gli investitori continuano a manifestare soltanto un modesto interesse per i valori patrimoniali in questione, come attestano le differenze tra i tassi d'interesse delle obbligazioni di Stato delle economie emergenti e quelli degli Stati Uniti. Tali differenze sono a tratti ancora molto più evidenti del periodo antecedente le crisi.

5.1

Il FMI e l'architettura finanziaria internazionale

L'architettura finanziaria Le crisi sopraggiunte in questi due ultimi anni hanno nettamente evidenziato le lacune del sistema finanziario internazionale. Il più facile accesso al capitale ha certa1249

mente costituito un motore di crescita in numerosi ex Paesi in sviluppo, permettendo loro di diventare economie emergenti. Questi afflussi di capitali hanno nel contempo subito grandi variazioni, dato che sono ampiamente dipendenti dalle insufficienze economiche o strutturali. Le recenti crisi finanziarie sono altresì state caratterizzate da massicce e improvvise fughe di capitali. Di fronte a questa situazione, il FMI ha reagito concedendo ai Paesi interessati maggiori crediti e versandoli più rapidamente. Tuttavia le crisi hanno in molti casi raggiunto un'ampiezza tale da superare le possibilità finanziarie del FMI. Per poter fornire aiuti finanziari, quest'ultimo si è pertanto maggiormente associato alla Banca mondiale, alle banche regionali di sviluppo e ai donatori bilaterali.

Di fronte alle crisi, il FMI non ha tuttavia reagito unicamente mediante la concessione di maggiori crediti. Nell'intento di rafforzare l'architettura finanziaria internazionale, ha lanciato tre iniziative volte a prevenire e a domare le crisi. In primo luogo, una maggiore trasparenza del settore pubblico dovrà permettere agli investitori privati di meglio valutare i rischi. Una norma per la diffusione dei dati economici nazionali (Special Data Dissemination Standard, SDDS), attualmente utilizzata da 47 Stati, fra cui la Svizzera, esiste già dal 1996. Inoltre, recentemente sono stati introdotti i codici delle buone prassi per i settori della politica di bilancio, della politica monetaria e della vigilanza dei mercati finanziari. Per quanto riguarda il Fondo stesso, è diventato più trasparente dato che pubblica più spesso, sia attraverso la stampa sia nei rapporti dettagliati sui Paesi, le valutazioni della politica economica dei Paesi membri. La Svizzera si adopera affinché i documenti siano pubblicati integralmente e senza l'accordo del Paese interessato. In secondo luogo, occorre accordare maggiore attenzione ai settori finanziari dei Paesi emergenti e dei Paesi in sviluppo. Da poco il FMI e la Banca mondiale si avvalgono a tal fine di programmi comuni destinati a rilevare eventuali debolezze dei sistemi finanziari di importanti Paesi membri dal punto di vista sistemico (Financial Sector Assessment Programs, FSAP). In terzo luogo, una migliore partecipazione del settore privato per arginare la crisi, segnatamente
mantenendo i crediti privati che giungono a scadenza, mira a ridurre il rischio morale (Moral Hazard) dei crediti ufficiali. Il rischio morale deriva dal fatto che gli investitori privati prendono rischi troppo grandi, sapendo che in caso di crisi vi è la possibilità di un aiuto da parte del FMI. Benché i membri del FMI siano per principio d'accordo sulla validità della partecipazione del settore privato, finora non si è andati oltre lo stadio della formulazione di principi generali. Tuttavia il progetto gode attualmente di nuovi impulsi, dato che si è presentata una serie di casi di prova in cui devono essere prese decisioni concrete sulle modalità di associare il settore privato.

Oltre alla sua partecipazione al capitale del FMI, la Svizzera partecipa finanziariamente alla Banca mondiale e alle banche regionali di sviluppo, mediante gli Accordi generali di credito e i Nuovi accordi di credito (AGC e NAC), nonché agli aiuti finanziari internazionali coordinati, mediante l'aiuto finanziario bilaterale. Il decreto federale del 20 marzo 1975 sulla collaborazione della Svizzera a provvedimenti monetari internazionali (RS 941.13) costituisce la base legale dell'aiuto finanziario bilaterale. Il raddoppio del tetto massimo dei crediti previsto in tale decreto, votato dal Parlamento lo scorso mese di giugno, è entrato in vigore il 1° dicembre 1999 (RU 1999 2889).

Il nostro Consiglio si è espresso in merito al rafforzamento dell'architettura finanziaria internazionale. Un nostro rapporto del 4 ottobre informa sul sistema finanziario internazionale e illustra la posizione della Svizzera. In precedenza, il 24 marzo, ave1250

vamo già precisato la nostra politica concernente il FMI e, a tale proposito, avevamo definito dieci principi. I due documenti sono stati trasmessi alle Commissioni delle finanze e della politica estera delle Camere federali e sono disponibili presso il DFF.

Il Comitato interinale del FMI Una seduta comune del Comitato interinale e del Comitato di sviluppo si è svolta per la prima volta nel 1999 in occasione dell'assemblea annuale delle istituzioni di Bretton Woods. Questa seduta è stata dedicata all'iniziativa a favore dei Paesi poveri fortemente indebitati (iniziativa HIPC, cfr. n. 6.1). Durante la seduta separata che è seguita, il Comitato interinale ha sostenuto il compromesso relativo al finanziamento della partecipazione del FMI ai costi dell'iniziativa HIPC, che si era sbloccato in seno al Consiglio d'amministrazione. Questa partecipazione comprende i contributi bilaterali dei Paesi membri e un contributo assai importante del FMI, che ingloba anzitutto il controvalore della rivalutazione di 14 milioni di once d'oro fine facenti parte degli averi del FMI. Il Comitato interinale ha inoltre deciso di sostituire lo sportello potenziato di aggiustamento strutturale (SPAS) con lo sportello per la riduzione della povertà e a favore della crescita (Poverty Reduction and Growth Facility, PRGF). D'altra parte, il potenziamento del sistema monetario e finanziario internazionale figurava al centro dei dibattiti. Durante il suo intervento, il capo del Dipartimento federale delle finanze ha rilevato, nelle vesti di rappresentante della Svizzera, l'importanza di una associazione più stretta del settore privato sottolineando che un simile approccio era nell'interesse di tutti i partecipanti ai mercati finanziari. Ha inoltre menzionato che l'introduzione di determinate clausole nei contratti concernenti gli impegni internazionali, che mirano ad agevolare i negoziati relativi alla ristrutturazione dei debiti, costituiva uno strumento particolarmente utile.

Infine è stato deciso di dotare il Comitato interinale di un statuto permanente e di denominarlo Comitato monetario e finanziario internazionale (International Monetary and Financial Committee, IMFC). La Svizzera auspica che l'IMFC resti il forum principale in cui sono dibattute le questioni finanziarie internazionali. Ha peraltro espresso rammarico per
il fatto che il G-7 abbia istituito, per il dialogo con i Paesi importanti dal punto di vista del sistema, un nuovo gruppo informale (il G-20), in seno al quale la Svizzera e altri piccoli Paesi industrializzati non sono rappresentati, benché contribuiscano ampiamente a finanziare gli aiuti multilaterali (cfr. n. 5.2).

Presentazione di alcuni programmi In oltre 40 dei 182 Paesi membri del FMI sono in corso programmi di riforme finanziariamente sostenuti dal Fondo. Qui di seguito presentiamo lo stato di avanzamento di alcuni programmi che suscitano particolare interesse nell'opinione pubblica.

Il 29 luglio 1999, il Consiglio d'amministrazione del FMI ha autorizzato un nuovo credito di conferma di 17 mesi, per un ammontare di 4,5 miliardi di dollari, a favore della Russia. Il programma precedente era stato congelato nell'estate 1998. Il Consiglio d'amministrazione discuterà del versamento della seconda quota di tale credito non appena la società di revisione PricewaterhouseCoopers (PwC) avrà consegnato la seconda parte del suo rapporto di verifica. Il FMI ha ordinato un'inchiesta in ragione dei dubbi emessi a proposito dell'utilizzazione dei fondi versati. La prima parte del rapporto della PwC, pubblicata prima dell'autorizzazione del programma in luglio, non conteneva alcuna conferma del rimprovero concernente una sottrazione di fondi del FMI. Per contro, questo rapporto ha rivelato che nel 1995 e nel 1996 la banca centrale aveva accordato, attraverso la sua filiale FIMACO con sede 1251

nell'isola di Jersey, crediti a talune banche commerciali e al governo russi che non figurano nella sua contabilità. Si è quindi rivelato che le autorità russe avevano trasmesso informazioni fallaci al FMI. Alcune condizioni relative al versamento di quote di crediti del FMI hanno potuto essere soddisfatte soltanto grazie alla mancata contabilizzazione di talune transazioni effettuate dalla FIMACO. In seno al Consiglio d'amministrazione, la Svizzera si è adoperata affinché il rapporto della PwC sia pubblicato integralmente. D'altra parte ha dichiarato che sarà possibile discutere della seconda quota del programma in corso soltanto al termine dell'inchiesta della PwC. Secondo la Svizzera, si sarebbero dovute adottare misure disciplinari contro la Russia a causa della trasmissione di dati falsi al FMI, ma solo una minoranza ha condiviso questo parere. Il Consiglio esecutivo ha infine deciso che il nuovo credito sarà versato su un conto russo presso il FMI e che potrà essere utilizzato soltanto per rimborsare i debiti nei confronti del FMI.

In relazione al caso della Russia, si può dire che la corruzione e la fuga di capitali costituiscono un grave problema in molti Paesi. I programmi del FMI mirano tra l'altro a creare un ambiente economico che attenui questi problemi. In casi particolarmente difficili, quali quello della Russia, si tratta tuttavia di decidere se il FMI deve cessare di erogare gli aiuti o se deve proseguire nel suo impegno. Più il Fondo controlla l'utilizzazione dei suoi crediti, più è facile prendere una decisione favorevole. Di conseguenza, la Svizzera ha auspicato in seno al Consiglio d'amministrazione che il FMI controlli in modo più diretto la gestione delle riserve di divise nei Paesi che beneficiano di crediti. Lo stato maggiore del FMI elaborerà proposte concrete entro la primavera del 2000 e le presenterà al Consiglio d'amministrazione.

Il 25 agosto 1998, l'Indonesia ha ottenuto, nel quadro dello sportello potenziato di aggiustamento strutturale, un credito per una durata di 26 mesi, per un ammontare di 7,4 miliardi di dollari. Alla fine di novembre 1999, il Consiglio d'amministrazione aveva approvato sei quote, di cui l'ultima era stata accolta il 3 agosto 1999. In seguito, il FMI ha sospeso i pagamenti in seguito a un caso di corruzione avvenuto negli ambienti della
«Banca di Bali», che è stata nazionalizzata. Simultaneamente, una serie di organizzazioni donatrici internazionali hanno interrotto i loro programmi in seguito agli eventi di Timor Est. Un rapporto d'inchiesta indipendente sulle accuse di corruzione legate a transazioni tra la «Banca di Bali» e l'agenzia statale di ristrutturazione bancaria è stato presentato alla fine di novembre. Tale rapporto era stato commissionato dal FMI. La principale condizione per riavviare il programma è pertanto soddisfatta.

Quando verso la fine del 1998, a causa dell'importante deficit commerciale e delle crescenti difficoltà riscontrate dall'industria d'esportazione, la moneta del Brasile è stata sottoposta a forti pressioni che rischiavano di provocarne la svalutazione, il FMI, di concerto con la Banca mondiale, la Banca interamericana di sviluppo e donatori bilaterali, il 2 dicembre ha concordato una serie di aiuti finanziari per un ammontare totale di 41,5 miliardi di dollari. La parte del FMI ascendeva a circa 18 miliardi di dollari. Dato che in quel momento non disponeva di sufficienti risorse, ha fatto ricorso ai Nuovi accordi di credito (NAC) finanziati da donatori bilaterali. Il programma di riforme mirava a una rapida diminuzione del deficit di bilancio e di quello del conto delle partite correnti, nonché all'eliminazione delle debolezze strutturali dell'economia brasiliana. Questo credito serviva tra l'altro a risolvere i problemi della bilancia dei pagamenti e ad accrescere le riserve di divise della banca centrale. La Svizzera ha partecipato alla serie di aiuti, sia mediante i NAC sia attraverso un contributo bilaterale. Quest'ultimo consiste in una garanzia di credito di 1252

250 milioni di dollari concessa dalla Banca nazionale, la cui esecuzione è garantita dalla Confederazione in virtù del decreto federale concernente la collaborazione della Svizzera a provvedimenti monetari internazionali (RS 941.13). Il credito concesso in virtù dei NAC è già stato rimborsato integralmente.

Nonostante la serie di aiuti finanziari, il Brasile non è riuscito a impedire la svalutazione della sua moneta. Tuttavia, la calma è ritornata assai rapidamente, cosicché la grave recessione prevista per il 1999 non si è prodotta. Nondimeno, la situazione rimane precaria dato che l'attuazione delle necessarie riforme budgetarie riscontra talune resistenze a livello politico.

5.2

Il Gruppo dei Dieci e gli altri forum

Il Gruppo dei Dieci Il Gruppo dei Dieci esiste dall'istituzione degli Accordi generali di credito (AGC) del FMI nel 1962. Vi fanno parte gli undici principali Paesi donatori, fra cui la Svizzera. I membri del G-10 si riuniscono due volte l'anno a livello ministeriale, in occasione delle assemblee delle istituzioni di Bretton Woods. Gli incontri dei rappresentanti dei ministri hanno luogo più spesso. D'altra parte, in caso di necessità vengono istituiti gruppi di lavoro incaricati di trattare le questioni importanti. In seno al G-10, la Svizzera può difendere i propri interessi di importante donatore bilaterale e multilaterale. In occasione dell'ultima riunione, che si è svolta a Washington alla fine di settembre, i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali del G-10 hanno segnatamente discusso in merito al ruolo del settore privato nella prevenzione e nel controllo delle crisi finanziarie. Un gruppo di lavoro del G-10 aveva già allestito un rapporto su questo tema nel 1996, in cui si raccomandava di introdurre, nelle emissioni di obbligazioni di Stato, clausole intese ad agevolare le ristrutturazioni. I Paesi del G-10 hanno tentato, a livello di rappresentanti dei ministri, di giungere a un consenso a proposito dell'introduzione congiunta di tali clausole nelle proprie emissioni di obbligazioni di Stato e di definire così de facto uno standard internazionale. Tuttavia, in ragione dell'opposizione manifestata da molti Stati membri, non è stato trovato alcun consenso, quanto meno per ciò che riguarda le obbligazioni emesse nella propria moneta. I ministri e i governatori hanno pertanto deciso unicamente di continuare a occuparsi di questa questione e di mirare possibilmente a un consenso per quanto concerne i crediti internazionali. Nel corso dei prossimi mesi, i Paesi del G-10 tratteranno un altro tema durante i loro lavori, ossia quello dell'evoluzione dei settori finanziari nei Paesi industrializzati. Un gruppo di lavoro studierà le conseguenze che il crescente consolidamento di questi settori potrebbe avere sulle principali attività delle banche centrali e dei ministeri delle finanze.

Nel 2000, il capo del DFF assicurerà la presidenza a turno del Gruppo dei Dieci. La Svizzera potrà quindi esercitare un maggiore influsso sull'agenda del G-10.

Il Gruppo Willard e il Gruppo dei
20 Le Gruppo Willard o G-22, la cui istituzione è stata suggerita nel novembre 1997 dal presidente degli Stati Uniti, Bill Clinton, si occupa in modo informale di diversi aspetti dell'architettura finanziaria internazionale. Questo gruppo dovrebbe costituire un forum di discussione tra il G-7 e diverse economie emergenti. All'inizio, la Svizzera non era rappresentata in seno a questo gruppo. Dopo il reclamo presentato 1253

nella primavera del 1998 in occasione dell'assemblea delle istituzioni di Bretton Woods, è stata ammessa nel gruppo in questione, unitamente agli altri piccoli Paesi industrializzati del Gruppo dei Dieci. Siccome altri Paesi hanno in seguito aderito a questo gruppo, è stato ben presto giudicato troppo grande, soprattutto dagli Stati Uniti. È stato così istituito, il 26 settembre 1999, il Gruppo dei 205 (G-20), che si compone dei Paesi del G-7 e di diversi Paesi emergenti. Questo nuovo gruppo ha per obiettivo di promuovere il dialogo sul sistema finanziario internazionale tra i Paesi del G-7 e le economie emergenti importanti per tale sistema. D'intesa con il Belgio, i Paesi Bassi e la Svezia, la Svizzera è intervenuta a più riprese per protestare contro la sua esclusione dal G-20, adducendo in particolare che sarebbe opportuno vedere tutti i Paesi donatori rappresentati in questo gruppo. Ciò nonostante non è ancora stata ammessa in seno al G-20, la cui prima riunione si è svolta a Berlino nel dicembre 1999.

Il Forum di stabilità finanziaria Nel febbraio 1999, i ministri delle finanze e i governatori delle banche centrali dei Paesi del G-7 hanno istituito un Forum di stabilità finanziaria (Financial Stability Forum; FSF) destinato a promuovere la stabilità finanziaria, rafforzando in particolare la cooperazione internazionale nell'ambito della vigilanza dei mercati finanziari.

Al fine di identificare i pericoli per la stabilità finanziaria e di raccomandare provvedimenti appropriati, il FSF ha creato tre gruppi di lavoro nei seguenti settori: (a) strumenti finanziari aventi un importante effetto di leva (Highly Leveraged Institutions), (b) flussi di capitali e (c) centri finanziari off-shore. Benché la Svizzera non sia membro del Forum, la Commissione federale delle banche (CFB) è stata invitata a partecipare ai lavori relativi ai centri finanziari off-shore. Il gruppo di lavoro che si occupa di questi ultimi si è riunito a tre riprese nel 1999 per valutare l'importanza delle piazze finanziarie off-shore per la stabilità finanziaria. I lavori si concentrano sull'identificazione degli standard internazionali pertinenti in materia, nonché sulle raccomandazioni e i mezzi idonei ad assicurare il rispetto di queste norme. I lavori hanno altresì lo scopo di mostrare in che misura i centri off-shore si conformano alle raccomandazioni internazionali.

5.3

Organizzazioni internazionali aventi compiti di vigilanza

Il Comitato di Basilea sul controllo delle banche Dal 1998, il Comitato di Basilea sul controllo delle banche si occupa di un una revisione dell'Accordo del 1988 sui fondi propri (Capital Accord), che presenta diversi punti deboli e lacune. All'inizio di giugno 1999, il Comitato ha pubblicato, per la procedura di consultazione, un testo d'accordo riveduto e da allora si dedica alla realizzazione delle prime proposte, alcune delle quali sono ancora allo stato embrionale. Il progetto di nuovo accordo sui fondi propri mira a potenziare la sicurezza e l'affidabilità del sistema finanziario, a migliorare le condizioni di concorrenza, a 5

Il G-20 comprende, oltre ai Paesi del G-7, il Sudafrica, l'Arabia Saudita, l'Argentina, l'Australia, il Brasile, la Cina, la Corea del Sud, l'India, il Messico, la Russia e la Turchia, nonché un rappresentante dell'Unione europea e di ciascuna delle due istituzioni di Bretton Woods. Paul Martin, ministro delle finanze del Canada, è stato nominato presidente per due anni.

1254

prendere maggiormente in considerazione i rischi e ad orientarsi verso le banche attive sul piano internazionale. La realizzazione di tali obiettivi seguirà una strategia che poggia su tre pilastri: l'esigenza in materia di capitale minimo ­ l'unico di questi pilastri ad essere già istituito ­ la procedura di vigilanza e, quale terzo pilastro, la disciplina del mercato, dato che quest'ultima diventa un elemento del disciplinamento in materia di fondi propri, conformemente al modello anglosassone. La procedura di vigilanza deve garantire che la dotazione in fondi propri di un istituto soddisfi non solo le esigenze minime regolamentari, ma che sia adeguata al profilo di rischio e alla strategia commerciale di tale istituto. L'esame individuale da parte dell'autorità di vigilanza e la promozione di metodi interni intesi a determinare il capitale economico proprio permette di ovviare agli svantaggi che derivano dalle esigenze teoriche in materia di capitale minimo imposte dalla necessità. Le autorità di vigilanza devono poter esigere una dotazione superiore al minimo regolamentare e intervenire non appena i fondi propri minacciano di scendere al di sotto di un livello fissato in modo cauto.

Una valutazione completa dell'ambizioso progetto di riforma sarà possibile soltanto quando sarà disponibile il secondo testo, più elaborato, destinato alla consultazione.

Come l'accordo iniziale sui fondi propri, il testo riveduto costituirà un compromesso politico tra differenti interessi nazionali. Tuttavia, si possono già prevedere alcuni problemi dal punto di vista svizzero. Infatti non si è tenuto conto dell'aumento considerevole, auspicato dalla CFB e dalla Banca nazionale, delle esigenze in materia di fondi propri rispetto ai gruppi bancari che operano a livello internazionale e che presentano una grande importanza per il sistema. Inoltre, il Comitato non si è impegnato a rilevare in maniera generale lo standard minimo internazionale. Un disciplinamento sempre più dettagliato e un uso crescente, ai fini della regolazione, di metodi interni specifici dell'istituzione, sono anch'essi fonte di problemi.

Istituzioni internazionali di vigilanza in materia di commercio dei valori mobiliari (IOSCO) La messa a punto degli obiettivi e dei principi della vigilanza in materia di commercio dei valori mobiliari
(Objectives and Principles of Securities Regulation), che sono stati approvati nel corso dell'assemblea annuale del 1998, costituiscono attualmente il principale progetto dell'Organizzazione internazionale delle commissioni dei valori mobiliari (International Organisation of Securities Commissions, IOSCO). Il relativo rapporto definisce e commenta 30 principi concernenti la vigilanza e la regolamentazione dei mercati sulla base di tre obiettivi fondamentali: protezione degli investimenti, garanzia di mercati corretti, efficaci e trasparenti, e riduzione dei rischi sistemici. Sulla base di questo rapporto, il Comitato tecnico dell'IOSCO ha elaborato linee direttrici, destinate agli organi di vigilanza dei mercati, concernenti la messa a punto e il funzionamento di un'effettiva vigilanza del mercato. Il rapporto si articola intorno a principi essenziali, quali la trasparenza, il divieto di pratiche commerciali sleali, l'identificazione dei rischi, l'efficacia dei sistemi di compensazione e di regolazione. Tratta della ripartizione delle responsabilità tra gli organi responsabili del disciplinamento, le autorità di vigilanza dei mercati e le organizzazioni di autoregolazione. Infine, questo rapporto espone le esigenze relative alle tecniche tradizionali di vigilanza, nell'ottica delle innovazioni, segnatamente di ordine informatico, sui mercati finanziari.

1255

L'Associazione internazionale delle autorità di vigilanza in materia di assicurazioni (IAIS) L'Associazione internazionale delle autorità di vigilanza in materia di assicurazioni (International Association of Insurance Supervisors, IAIS) è stata istituita nel 1994, allo scopo di promuovere, sia sul piano nazionale sia su quello internazionale, la cooperazione tra le autorità di vigilanza in materia di assicurazioni e la collaborazione con altre organizzazioni del settore finanziario. La Svizzera, membro fondatore dell'IAIS, ha proposto l'apertura di un segretariato permanente presso la BRI a Basilea e a tal fine ha messo a disposizione un credito iniziale di 0,5 milioni di dollari. Questo segretariato è operativo dall'inizio del 1998. L'IAIS organizza segnatamente seminari destinati alla formazione delle autorità di vigilanza delle assicurazioni dei Paesi la cui pratica in materia di controllo è poco sviluppata o che applicano una legislazione meno elaborata.

Stabilisce inoltre le esigenze e i principi minimi. Infatti, sono già stati approvati gli standard che concernono per esempio l'autorizzazione di esercitare l'assicurazione, l'esecuzione dei controlli sul posto e l'impiego di strumenti finanziari derivati nel settore delle assicurazioni. L'Ufficio federale delle assicurazioni private (UFAP) rappresenta la Svizzera in seno all'IAIS. L'ultima assemblea generale dell'IAIS si è svolta dall'8 al 10 dicembre a San Francisco.

Il «Joint Forum» Il «Joint Forum», in precedenza denominato «Joint Forum on the Supervision of Financial Conglomerates», si compone in pari misura di rappresentanti delle istituzioni di vigilanza in materia di banche e di negoziatori in valori mobiliari e assicurativi. La Commissione federale delle banche occupa il seggio attribuito alla Svizzera in seno a questo organismo. Il forum ha il mandato di discutere, a livello di esperti tecnici, di temi comuni ai tre settori di vigilanza, come la gestione e il controllo dei rischi, il controllo interno, la revisione e la vigilanza consolidata. Permette altresì si scambiare esperienze in materia d'applicazione dei principi di vigilanza nell'ambito dei conglomerati finanziari. L'elaborazione dei principi che riguardano l'atteggiamento da adottare di fronte a talune strutture di gruppi che rendono difficile una vigilanza integrale
costituisce un'altra priorità. Nel febbraio 1999, i tre organismi di vigilanza che costituiscono il «Joint Forum» (Comitato di Basilea sul controllo delle banche, IOSCO e IAIS) hanno definito e pubblicato una serie di principi di vigilanza concernenti l'adeguato livello dei fondi propri, la garanzia di un'attività irreprensibile, lo scambio di informazioni tra autorità e il ruolo di un eventuale incaricato del coordinamento tra autorità di vigilanza.

6

Aiuti finanziari

6.1

Istituzioni finanziarie multilaterali

La Banca mondiale considera la lotta contro la povertà come una delle sue priorità. La proposta di ampliare l'iniziativa di sdebitamento in favore dei Paesi più poveri va in questa stessa direzione. Il campo d'azione della BERS è stato contrassegnato dalle incertezze scaturite dalla crisi russa e dal conflitto in Kosovo.

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6.1.1

Gruppo della Banca mondiale (BIRS, IDA, IFC, MIGA)

Riunione congiunta del Comitato interinale e del Comitato di sviluppo L'iniziativa congiunta della Banca mondiale e del FMI volta a ridurre l'indebitamento dei Paesi poveri fortemente indebitati (iniziativa HIPC) è stata il tema principale della riunione autunnale del Comitato interinale e del Comitato di sviluppo. Per questo motivo è stato organizzato per la prima volta un incontro congiunto di questi due comitati. I rappresentanti di svariati Paesi donatori si sono dichiarati fermamente risoluti nel voler portare a buon fine questa iniziativa lanciata al vertice del G-8 a Colonia allo scopo di ridurre l'indebitamento dei Paesi poveri fortemente indebitati prima della fine del 2001 (iniziativa HIPC ampliata). Alcuni Paesi, tra cui anche la Svizzera, hanno tuttavia osservato che gli impegni dei Paesi del G-7 nei confronti della Banca mondiale erano insufficienti per finanziare tale iniziativa. La Svizzera e altri piccoli Paesi, che finora hanno finanziato l'80 per cento del Fondo fiduciario HIPC istituito presso la Banca mondiale, esigono che la partecipazione a detto finanziamento consista in nuovi contributi, che sia suddivisa equamente fra tutti i finanziatori e che non si traduca in una diminuzione degli aiuti destinati ai Paesi poveri. Inoltre non dovrebbe ripercuotersi negativamente sulla situazione patrimoniale delle istituzioni multilaterali. Alcuni Paesi del G-7 preferirebbero tuttavia cancellare debiti di considerevole entità derivanti da crediti pubblici e da crediti commerciali bilaterali concessi ai Paesi più poveri ­ ed è quanto la Svizzera ha già fatto anni fa ­ rifiutando di contribuire con fondi supplementari. In tal modo aumenta il rischio di un finanziamento, anche provvisorio, dell'iniziativa mediante fondi dell'IDA. La Svizzera non ritiene corretto utilizzare a scopi di sdebitamento i fondi riservati alla concessione di crediti agevolati per lo sviluppo dei Paesi poveri.

La decisione del FMI e della Banca mondiale di inserire la lotta contro la povertà fra le loro priorità è stata accolta favorevolmente. La cooperazione tra Banca mondiale ­ che dispone degli strumenti per lottare contro la povertà ­ e FMI sprigionerà certamente nuove sinergie.

Comitato di sviluppo Oltre all'iniziativa HIPC ampliata, in seno al Comitato di sviluppo si sono parimenti svolte discussioni sui
fondi propri della Banca mondiale. L'opinione secondo cui la situazione finanziaria della Banca è sana e non richiede per il momento una ricapitalizzazione è stata soprattutto contestata da rappresentanti dei Paesi beneficiari, che hanno messo in guardia contro l'insufficienza di capitali in caso di nuova crisi, situazione che, a loro avviso, rende necessario un aumento generale del capitale. La Svizzera, che per la prima volta non difendeva tale posizione, ritiene che sia compito della Banca mondiale definire innanzitutto il ruolo che essa intende svolgere nelle crisi future: se ritorna alle sue attività originarie, i fondi propri potranno essere sufficienti a breve e a medio termine.

Per quanto concerne la politica commerciale, le dichiarazioni del nuovo direttore generale dell'OMC Moore, secondo il quale il prossimo ciclo di negoziati commerciali dovrebbe essere quello dei Paesi in sviluppo e mirare a un sistema commerciale aperto ed equo, sono state accolte favorevolmente. I Paesi in sviluppo e i Paesi in transizione sono stati invitati a partecipare attivamente a tale ciclo. La Svizzera è pronta a fornire loro il proprio appoggio.

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Il ruolo della Banca mondiale nell'architettura finanziaria internazionale è stato confermato. In questo contesto le spettano importanti compiti, quali la formazione o la promozione di un sistema bancario di qualità e del quadro giuridico ad esso necessario.

Nell'ambito della discussione sull'agenda del 21esimo secolo, il presidente della Banca mondiale Wolfensohn ha posto le basi per le attività future conferendo un ruolo prioritario alla lotta contro la povertà, che non dovrebbe limitarsi unicamente agli aspetti finanziari, ma tenere parimenti conto dei risvolti sociali. Sarebbe inoltre auspicabile, sempre secondo Wolfensohn, istituire una «nuova architettura internazionale di sviluppo», fondata sulla cooperazione globale di tutti gli attori e il cui obiettivo sarebbe di attuare le convenzioni sull'ambiente facendo appello alle applicazioni del progresso scientifico e delle tecnologie della comunicazione ai fini dello sviluppo. La mancata ottemperanza all'imperativo di una «sana gestione degli affari pubblici» (good governance) è tra le cause principali non solo delle crisi finanziarie, ma anche della povertà.

Fondo mondiale per l'ambiente Nel 1999 si sono aggiunti cinque nuovi membri al gruppo di voto che la Svizzera dirige in seno al Fondo mondiale per l'ambiente (Global Environment Facility, GEF): l'Azerbaigian, il Kirghizistan, il Tagikistan, il Turkmenistan e l'Uzbekistan.

Questi Paesi fanno già parte del gruppo di voto diretto dalla Svizzera nelle Istituzioni di Bretton Woods. La partecipazione di questi Paesi al Fondo ­ il quale, in collaborazione con la Banca mondiale, l'UNDP e l'UNEP, serve a finanziare provvedimenti nei Paesi in sviluppo miranti a proteggere l'ambiente a livello mondiale ­ contribuirà a rinsaldare le sinergie nei settori ambiente, cooperazione allo sviluppo e commercio.

6.1.2

Banche regionali di sviluppo

Banca africana di sviluppo All'inizio del 1999, i Paesi membri della Banca africana di sviluppo (AfDB) sono giunti a un accordo sull'ottava ricostituzione generale del Fondo africano di sviluppo ­ il ramo «concessionale» della Banca ­ per il periodo dal 1999 al 2001.

Dopo anni di crisi, la Banca è riuscita, grazie a riforme a livello istituzionale e finanziario, a ristabilire la fiducia per quanto concerne la gestione degli stanziamenti.

Questa evoluzione positiva ha facilitato l'accordo al quale sono giunti i Paesi finanziatori in merito alla ricostituzione totale del Fondo per un importo di 2,4 miliardi di dollari, ossia il 20 per cento in più rispetto alla ricostituzione precedente. La partecipazione della Svizzera è del 3,2 per cento, che equivale a 138 milioni di franchi.

L'orientamento strategico del Fondo concordato dai Paesi donatori sarà principalmente imperniato sull'instaurazione di condizioni favorevoli all'iniziativa privata e su una sana gestione degli affari pubblici (good governance), ponendo un accento particolare sul rispetto dei diritti dell'uomo e sulla lotta contro la corruzione. Particolare attenzione sarà altresì data alla promozione dell'uguaglianza fra uomo e donna nell'attuazione dei progetti, alla gestione sostenibile delle risorse ambientali e, infine, al rafforzamento della cooperazione regionale.

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La Banca africana di sviluppo, il Fondo monetario internazionale e la Banca mondiale hanno fondato il «Joint Africa Institute», la cui sede si trova ad Abidjan. Tale istituto ha lo scopo di promuovere la formazione di rappresentanti del settore pubblico nell'ambito della gestione economica e della politica economica.

Banca asiatica di sviluppo Nell'ottobre del 1999 sono stati avviati i negoziati tra la Banca asiatica di sviluppo (AsDB) e i Paesi donatori in vista dell'ottava ricostituzione del Fondo asiatico di sviluppo (Asian Development Fund), lavori che dovrebbero essere conclusi nel corso dell'estate 2000. Il Fondo concede prestiti a condizioni preferenziali ai Paesi più poveri della regione.

Al fine di assegnare in modo ottimale i crediti allo sviluppo, la Banca ha cominciato ad adottare una serie di criteri di scelta legati alle prestazioni del Paese richiedente, in particolare per quanto concerne la sana gestione degli affari pubblici, la situazione dello Stato di diritto, la lotta contro la corruzione e il rispetto dei diritti dell'uomo.

Questa preoccupazione della Banca di meglio controllare l'impiego dei propri mezzi rientra nell'ambito del dibattito sul ruolo che le incombe nella prevenzione e nella soluzione delle crisi finanziarie. I cospicui versamenti effettuati durante la recente crisi asiatica hanno avuto come conseguenza di indebolire la sua capacità finanziaria. I Paesi donatori, tra cui anche la Svizzera, incoraggiano la Banca a concentrare i suoi interventi sullo sviluppo a lungo termine. Spetta ad altre istituzioni finanziarie multilaterali il compito di iniettare denaro fresco nei Paesi colpiti dalla crisi.

Banca interamericana di sviluppo Al pari delle altre banche regionali di sviluppo, la Banca interamericana di sviluppo (IDB) è direttamente implicata nell'iniziativa di sdebitamento dei Paesi più poveri: essa dovrà infatti contribuire al suo finanziamento. I primi Paesi beneficiari dell'America Latina saranno la Bolivia, il Nicaragua e l'Honduras.

Alcune difficoltà legate all'ammissione di nuovi membri nella Società interamericana di investimento (IIC) non hanno consentito di concludere i negoziati, avviati nel 1998, in vista di un aumento del suo capitale. La Svizzera non si oppone al principio stesso dell'ammissione di nuovi membri, ma prima di votare in favore di
un aumento di capitale, occorre chiarire quali saranno gli effetti dell'arrivo di nuovi membri sulle strutture del consiglio di amministrazione e dei gruppi di voto. Un aumento del capitale avrebbe sicuramente conseguenze positive sulla strategia della Banca, che mira a intensificare il proprio sostegno alle piccole e medie imprese nonché ad assumere una posizione di rilievo sul fronte sociale.

6.1.3

Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo

L'anno di esercizio della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) è stato contrassegnato dalle ripercussioni della crisi russa e dal conflitto in Kosovo.

Nel 1998, la BERS ha registrato per la prima volta una perdita ­ di 418 milioni di franchi ­ dovuta al crollo dei mercati finanziari in Russia. La Banca intende tuttavia riportare in pareggio i conti nel 1999, nonostante le perdite per 6 milioni di franchi registrate nel corso del primo semestre. Ciò nonostante, i risultati finanziari della

1259

Banca continueranno a subire il forte influsso della crisi russa e del clima di grande incertezza che caratterizza il suo campo d'azione.

I temi all'ordine del giorno dell'ottava assemblea annuale della BERS, che si è tenuta a Londra il 19 e 20 aprile 1999, erano la crisi russa ­ e le sue ripercussioni sull'attività della Banca ­ e il conflitto del Kosovo. Tanto i suoi Paesi membri quanto l'UE e la Banca europea per gli investimenti hanno invitato la BERS a fare il possibile per garantire il successo dei progetti in corso in Bosnia-Erzegovina, in Macedonia e in Albania. È stato altresì auspicato che la Banca contribuisca attivamente alla ricostruzione del Kosovo, in collaborazione con altre istituzioni finanziarie internazionali, e che continui a mantenere gli impegni assunti in Russia. Dopo aver chiarito alcune questioni giuridiche concernenti il suo intervento in Kosovo ­ la Repubblica federale di Jugoslavia non è membro della BERS ­ la Banca ha messo in cantiere i primi progetti.

In occasione di questa assemblea annuale, la Svizzera ha sostenuto i nuovi orientamenti strategici della Banca, in particolare il ruolo che essa attribuisce alle piccole e medie imprese nel processo di transizione. È stata parimenti accolta favorevolmente la nuova strategia della BERS in materia di portafoglio, che consiste nel ripartire i rischi in modo sistematico dal punto di vista geografico e settoriale, nonché nel seguire più da vicino tutte le fasi di attuazione dei progetti. Questo non dovrebbe tuttavia ripercuotersi sulle attività della BERS nei confronti dei Paesi che più hanno bisogno del suo aiuto.

Fondata nel 1991 dopo la caduta della cortina di ferro, la BERS ha come obiettivo di facilitare il passaggio dei Paesi dell'ex blocco orientale da un'economia pianificata a un'economia di mercato e alla democrazia. Fra i suoi membri la BERS conta 58 Paesi, la Banca europea per gli investimenti e l'Unione europea. Il capitale sociale ammonta a 20 miliardi di euro. La Svizzera è membro fondatore e detiene il 2,28 per cento delle azioni della BERS (circa 730 milioni di franchi). È a capo di un gruppo di voto di cui fanno parte il Principato del Liechtenstein, la Turchia e quattro Stati della CSI (Azerbaigian, Uzbekistan, Kirghizistan, Turkmenistan).

La BERS partecipa a progetti in 26 Paesi. Dispone di un'ampia
rete di rappresentanze locali e, dall'apertura nel 1998 dell'ufficio a Erevan in Armenia, è presente in tutti i Paesi d'intervento. I suoi finanziamenti devono essere indirizzati per almeno il 60 per cento al settore privato, cercando di promuovere in particolare le piccole e medie imprese. Nei Paesi in transizione più avanzati l'accento è stato posto sul sostegno al settore finanziario mediante prestiti e partecipazioni al capitale; mentre nei Paesi che hanno appena avviato o non ancora completato la transizione verso l'economia di mercato, la priorità continua a essere data alla modernizzazione delle infrastrutture. In tutti i progetti, la Banca applica il principio di uno sviluppo sostenibile e rispettoso dell'ambiente. Si adopera inoltre a promuovere il ricorso a tecnologie ecologiche e l'utilizzazione ottimale delle energie rinnovabili.

1260

6.2

Misure di sostegno in favore dei Paesi in sviluppo e in transizione

Sono state adottate ulteriori misure di sdebitamento a livello bilaterale e multilaterale in favore dei Paesi in sviluppo fortemente indebitati. La Società finanziaria svizzera per lo sviluppo ha cominciato la sua attività commerciale nel mese di marzo. Questa società, i cui azionisti di maggioranza sono investitori privati, ha lo scopo di finanziare joint ventures in Paesi in sviluppo e in transizione selezionati. È stato lanciato un nuovo programma volto a promuovere le importazioni provenienti dai Paesi in sviluppo e in transizione (SIPPO).

6.2.1

Paesi in sviluppo

Aiuti alla bilancia dei pagamenti Mediante gli aiuti alla bilancia dei pagamenti, la Svizzera sostiene programmi che contribuiscono a migliorare le condizioni quadro economiche nei Paesi in sviluppo e che dovrebbero pertanto agevolare la loro integrazione nell'economia mondiale. Durante l'anno in rassegna non sono stati conclusi nuovi accordi. Il Burkina Faso, il Mozambico, la Tanzania, il Senegal, il Camerun, l'Uganda, la Bolivia, il Nicaragua e il Vietnam hanno beneficiato di aiuti alla bilancia dei pagamenti in virtù degli accordi in vigore.

Aiuti allo sdebitamento La Svizzera continua a partecipare attivamente all'attuazione dell'iniziativa di sdebitamento globale della Banca mondiale e del FMI per i Paesi poveri fortemente indebitati (Heavily Indebted Poor Countries - HIPC). Ne sostiene infatti l'ampliamento, avviato dal G-8 al vertice di Colonia, che dovrebbe tradursi in una più rapida attuazione e stabilire una relazione più stretta tra sdebitamento e lotta contro la povertà (cfr. n. 6.1.1). La Svizzera si impegna in particolare ­ d'intesa con i Paesi che condividono il medesimo parere ­ ad assicurare il finanziamento di questa riforma.

Finora quattro Paesi hanno potuto beneficiare di una riduzione sostanziale dei debiti nel quadro di questa iniziativa: la Bolivia, la Guyana, il Mozambico e l'Uganda.

L'ampliamento dell'iniziativa avrà come conseguenza di allargare considerevolmente questo gruppo; inoltre, i quattro Paesi menzionati beneficeranno di un'ulteriore riduzione del debito se saranno in grado di presentare a medio termine una valida strategia di lotta contro la povertà.

Insieme con Danimarca, Gran Bretagna, Austria e Svezia, la Svizzera contribuisce all'attuazione dell'iniziativa HIPC con un programma di assistenza tecnica che permette ai Paesi beneficiari di assumere la responsabilità delle analisi economiche necessarie alla realizzazione dello sdebitamento nazionale e di prendere i provvedimenti atti a limitare un nuovo indebitamento a un livello sostenibile. Questo programma, lanciato nel 1997, è stato oggetto di una valutazione esterna nel corso dell'anno in rassegna che ha dato risultati positivi. La Svizzera ha pertanto deciso di versare un nuovo contributo dell'importo di 2,8 milioni di franchi.

1261

La Svizzera ha aderito, con 10 milioni di franchi, a un'azione di sdebitamento commerciale in favore della Tanzania, coordinata dall'Associazione internazionale per lo sviluppo. Ha inoltre partecipato, rispettivamente con 6 e 7 milioni di franchi, ad azioni volte a ridurre i debiti multilaterali del Burkina Faso e della Tanzania. Infine, ha contribuito con 15 milioni di franchi alla riduzione dell'onere del debito multilaterale dell'Honduras (uragano Mitch). Tali provvedimenti hanno lo scopo di consentire a questi tre Paesi di usufruire di un finanziamento transitorio fino al momento in cui adempiranno le condizioni necessarie per beneficiare della riduzione del debito nell'ambito dell'iniziativa HIPC.

Promozione degli investimenti La fondazione a scopo non lucrativo SOFI («Swiss Organisation for Facilitating Investments»), istituita nel 1997 dalla Confederazione, ha continuato ad assolvere con successo il suo mandato di promozione degli investimenti svizzeri in Paesi in sviluppo e in transizione selezionati. La SOFI ha inoltre partecipato, con il Segretariato di Stato dell'economia (Seco), all'organizzazione dell'«Emerging Markets International Fair (EMA)» a Ginevra. Questa piattaforma destinata a preparare il terreno per relazioni d'affari tra imprese della Svizzera e di Paesi in sviluppo e in transizione ha suscitato vivo interesse; in futuro avrà luogo annualmente. In luglio, alla SOFI è stata parimenti affidata la gestione amministrativa del Fondo per il finanziamento di studi di fattibilità e di progetti pilota per programmi d'investimento (Fondo di finanziamento di studi - FFPIS). È quindi possibile trattare in modo efficace il crescente numero di domande, instaurando al contempo sinergie con le altre attività della SOFI. Avendo il diritto di veto sulle decisioni che riguardano il finanziamento, il Seco è il principale responsabile del Fondo di finanziamento di studi.

La Società finanziaria svizzera per lo sviluppo («Swiss Development Finance Corporation» - SFSS) ha cominciato la sua attività commerciale il 17 marzo. La società è amministrata da un gestore professionale e partecipa a progetti in alcuni Paesi in sviluppo e in transizione finanziati mediante capitali propri o fondi analoghi.

All'atto dell'istituzione, i mezzi finanziari della società ammontavano a 55 milioni di franchi;
le prospettive di raggiungere l'obiettivo previsto di 100 milioni di franchi sono buone. La Confederazione, con una partecipazione del 49 per cento, è il principale azionista di minoranza, dato che il 51 per cento del capitale è detenuto da investitori privati. Oltre al suo impegno finanziario, la SFSS assume la consulenza per il finanziamento generale dei suoi progetti («Financial Engineering»). In tal modo è in grado di rispondere alla domanda proveniente in particolare dalle PMI e ha suscitato immediatamente un grande interesse.

Anche lo sviluppo di altri intermediari finanziari nei Paesi in sviluppo e in transizione con la partecipazione del Seco si svolge in modo soddisfacente. I due fondi di capitali di rischio istituiti nel 1997 dalla Confederazione in India («SwissTech Fund») e in Cina («Sino-Swiss Partnership Fund») hanno consentito di effettuare ulteriori investimenti. L'utilizzazione del «SwissTech Fund» è stata superiore al previsto, ragione per la quale è previsto un aumento del capitale di 10 milioni di franchi al fine di aprire in seguito il fondo a investitori privati svizzeri. Oltre a questi fondi bilaterali, il Seco si impegna anche, insieme con istituzioni multilaterali e bilaterali per lo sviluppo nonché con investitori privati, in fondi di capitali di rischio in Asia, in America Latina e in Africa. Questi fondi hanno lo scopo di sostenere le PMI e di salvaguardare l'ambiente.

1262

Uno degli obiettivi prioritari della promozione degli investimenti nei Paesi in sviluppo e in transizione è appoggiare progetti privati d'infrastruttura. Pertanto la Svizzera partecipa alla «Public Private Infrastructure Advisory Facility» (PPIAF) ­ un'iniziativa della Banca mondiale ­ le cui prestazioni sono destinate in particolare ai Paesi del gruppo di voto della Svizzera nelle Istituzioni di Bretton Woods.

L'«African Infrastructure Fund», al quale la Svizzera partecipa in qualità di investitore, sostiene progetti privati d'infrastruttura in Africa.

Finanziamenti misti e fondi di compensazione A partire dalla metà degli anni Novanta, le spese della Confederazione per i finanziamenti misti hanno registrato una forte diminuzione in seguito all'entrata in vigore delle norme del Pacchetto di Helsinki, adottate nel 1992 dai Paesi membri dell'OCSE (le quali limitano l'impiego di crediti concessionali all'esportazione ai progetti non redditizi dal profilo commerciale). Tali spese sembrano stabilizzarsi attorno ai 25 milioni di franchi. La maggior parte dei fondi è destinata agli accordi di finanziamenti misti con la Cina, l'Egitto e il Vietnam, che li utilizzano principalmente per finanziare progetti d'infrastruttura. È già stata sfruttata la metà del quarto credito misto concesso all'Egitto per un ammontare di 80 milioni di franchi, in corso dall'inizio del 1999.

Cooperazione per il commercio e la tecnologia a mbientale In vista della nuova tornata di negoziati dell'OMC è stato potenziato il personale dell'«Agenzia di cooperazione e d'informazione per il commercio internazionale» (ACICI), istituita nel 1998 dalla Svizzera. Diversi diplomatici di Paesi in sviluppo e in transizione hanno avuto la possibilità di partecipare a corsi e cicli di conferenze dell'Institut universitaire des hautes études internationales (IUHEI) e dell'Académie de droit International économique et de règlement des différends dell'Università di Ginevra. Questa offerta dovrebbe in futuro essere completata con progetti analoghi in alcuni Paesi selezionati. La priorità sarà accordata all'Africa australe.

Il programma di promozione delle importazioni provenienti dai Paesi in sviluppo e in transizione dell'USEC, che era stato riorganizzato nel 1998, è stato lanciato con il nuovo logo «SIPPO» (Swiss Import Promotion Programme). I
beneficiari del programma sono, innanzitutto, le PMI situate nei Paesi in sviluppo e in transizione nonché in alcuni Paesi prioritari e, in secondo luogo, i fornitori istituzionali di prestazioni (ad es. le organizzazioni per la promozione delle esportazioni, le associazioni di categoria). Le persone incaricate di realizzare tale programma lavorano in stretta collaborazione con le organizzazioni economiche svizzere, la camere di commercio, gli importatori, i grossisti e le industrie manifatturiere.

Come annunciato (cfr. n. 521 del rapporto 98/1+2), il Seco elaborerà programmi specifici per Paese o per regione al fine di determinare le necessità di cooperazione tecnica nei settori della politica commerciale, delle transazioni commerciali e dell'accesso al mercato in Europa e in Svizzera. L'attuazione di questi programmi è cominciata con un progetto pilota in Bolivia, sviluppato in collaborazione con la società Tulum SA. Attualmente è in esame la possibilità di realizzare progetti analoghi nei Paesi balcanici e nei Paesi dell'Asia centrale che fanno parte dello stesso gruppo di voto della Svizzera nelle Istituzioni di Bretton Woods.

1263

Nell'ambito della promozione delle tecnologie rispettose dell'ambiente nei Paesi in sviluppo e in transizione, il Seco partecipa a diversi centri di tecnologie ambientali (National Cleaner Production Centers) che hanno il compito di far conoscere alle industrie le tecniche di produzione rispettose dell'ambiente. Nell'anno in rassegna, tre centri finanziati dal Seco sono entrati in funzione in Guatemala, Marocco e Vietnam. Sono inoltre stati avviati i preparativi per l'allestimento di altri due centri in Brasile e Perù.

6.2.2

Europa centrale e orientale e CSI

La cooperazione svizzera tiene conto dei progressi compiuti dai Paesi partner nel processo di transizione. Alcuni Paesi dell'Europa centrale si sono ulteriormente avvicinati alle strutture occidentali (adesione alla NATO da parte di Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca; cooperazione più stretta tra l'UE e i Paesi candidati all'adesione all'UE), mentre la situazione nell'Europa sudorientale è stata duramente colpita dalla crisi dei Balcani. Gli Stati della CSI sono stati confrontati con difficili condizioni quadro in seguito alla crisi finanziaria e alla situazione politica in Russia.

L'8 marzo 1999, avete approvato il terzo credito quadro per il rafforzamento della cooperazione con l'Europa orientale e gli Stati della CSI (FF 1999 2229). Grazie all'importo supplementare di 900 milioni di franchi messi a disposizione del Seco e della DSC, la Svizzera può proseguire la cooperazione per almeno altri quattro anni e continuare in tal modo a fornire il suo contributo al processo di transizione e all'integrazione di questi Paesi nel commercio mondiale.

Lo spostamento degli aiuti finanziari dall'Europa centrale verso i Paesi dell'Europa sudorientale e della CSI, già iniziato a causa dei progressi economici realizzati dai Paesi dell'Europa centrale, è proseguito. Il programma di aiuto finanziario alla Repubblica Ceca è stato portato a termine e gli altri mezzi finanziari, principalmente derivanti da accordi di aiuto finanziario in favore di Polonia, Slovacchia e Stati Baltici, sono impegnati. Per quanto riguarda l'Ungheria, sono stati annunciati due progetti in materia di trattamento delle acque che devono ancora ottenere un finanziamento. Nell'ambito della cooperazione economica con i Paesi dell'Europa centrale, gli strumenti di promozione del commercio e degli investimenti assumeranno un'importanza sempre maggiore: sono infatti chiamati a sostituire l'assistenza finanziaria non rimborsabile. Nell'Europa sudorientale, i progetti di aiuto finanziario in corso sono proseguiti nonostante la crisi dei Balcani. Nel complesso, sono stati constatati solo ritardi trascurabili, imputabili principalmente al clima d'incertezza. In BosniaErzegovina, la prima fase del rinnovo della centrale idroelettrica di Jablanica è stata portata a termine con successo e la seconda fase è stata avviata. In Bulgaria, un progetto
già concluso nel campo della sanità è stato sottoposto a una valutazione esterna dalla quale è risultata un'immagine globalmente positiva. Nell'ambito delle «Activities Implemented Jointly» della Convenzione sul clima (AIJ; realizzazione congiunta di progetti per la salvaguardia dell'ambiente all'estero), è stato lanciato un primo progetto pilota svizzero in Romania («Swiss Thermal Energy Project») che mostra come i gas a effetto serra possono essere ridotti grazie a un progetto comune tra due Paesi. Un accordo quadro bilaterale sulla cooperazione tecnica e finanziaria è stato concluso con la Macedonia. In Albania, alcuni problemi di natura istituzionale nel settore dell'energia continuano a ritardare la realizzazione di progetti della

1264

Banca mondiale e della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo, cofinanziati dal Seco. Tuttavia una soluzione sembra profilarsi.

Quale reazione immediata alla crisi del Kosovo è stata adottata una serie di provvedimenti d'urgenza. È stata data la precedenza al sostegno ai Paesi limitrofi che hanno subito le conseguenze indirette della crisi. Sono stati dunque concessi aiuti alla bilancia dei pagamenti e aiuti al bilancio interno all'Albania e alla Bosnia-Erzegovina. Ulteriori misure erano destinate alla promozione del commercio e degli investimenti, due ambiti che hanno parimenti risentito del forte influsso della crisi.

Nel contempo sono state avviate azioni in favore di lavori di ricostruzione nelle zone del conflitto, per le quali il Seco aveva a disposizione, durante l'anno in rassegna, 18 milioni di franchi. La ricostruzione in Kosovo, ed eventualmente in Serbia, continuerà a ricevere un sostegno. Inoltre, gli aiuti economici e finanziari a questa regione saranno riorganizzati e potenziati nel contesto di una strategia globale per la promozione economica rafforzata della regione, obiettivo perseguito anche dal Patto di stabilità per l'Europa sudorientale.

La cooperazione con gli Stati della CSI continua a essere incentrata su Russia, Ucraina e Asia centrale. In Russia, sono stati effettuati accertamenti volti a identificare la terza fase di un progetto relativo al catasto e di un altro progetto nel settore dell'acqua della città di Perm; sono inoltre in corso i preparativi per un possibile progetto AIJ. In Ucraina è stato lanciato un nuovo progetto nel settore bancario; un progetto di depurazione delle acque è in fase di attuazione e un progetto relativo alla neonatologia è stato concluso. Il Kirghizistan rimane il partner principale in Asia centrale. Nel corso dell'anno in rassegna, sono stati portati a termine con successo un progetto nel settore energetico e un progetto relativo al catasto. Continua tuttavia a sussistere l'intenzione di intensificare la cooperazione estendendola agli altri Paesi della regione, in particolare a quelli che fanno parte del gruppo di voto della Svizzera in seno alla Banca mondiale e alla BERS. È stato pertanto concluso un accordo quadro bilaterale sulla cooperazione tecnica e finanziaria con il Tagikistan. Un progetto in corso nel settore bancario
è stato portato avanti in Azerbaigian ed è stata inoltre identificata una partecipazione a un progetto di distribuzione d'acqua elaborato dalla Banca mondiale.

Sono tuttora disponibili garanzie di credito per l'aiuto all'Europa dell'Est al fine di assicurare progetti d'investimento redditizi dal profilo commerciale in Paesi selezionati6, per i quali la garanzia svizzera contro i rischi dell'esportazione (GRE) è chiusa. La domanda di garanzie di credito è tuttavia drasticamente diminuita a causa della situazione instabile in Russia, che ha parimenti avuto ripercussioni sugli altri Stati della CSI.

6

Bulgaria, Macedonia, Azerbaigian, Kazakistan, Russia, Ucraina, Uzbekistan, Bielorussia (sospesa).

1265

7

Relazioni bilaterali La nostra rete di accordi economici bilaterali si è infittita grazie ad accordi di cooperazione economica con la Georgia e la Croazia, accordi di protezione degli investimenti con il Cile e il Kirghizistan e un accordo con il Vietnam sulla protezione della proprietà intellettuale. Vi sono stati contatti bilaterali particolarmente intensi con gli Stati Uniti e la Cina in vista di rafforzare la cooperazione. È stata firmata una dichiarazione d'intenti sul commercio e la cooperazione economica con la Corea. Il 1° maggio è entrato in vigore l'accordo con il Canada sul reciproco riconoscimento di valutazioni della conformità.

7.1

Europa occidentale

Tra le visite di governo effettuate da rappresentanti degli Stati dell'Europa occidentale, va segnalata in particolare la visita di Stato del presidente del Portogallo Sampaio nel corso del mese di settembre. Durante questa visita sono state discusse le priorità della presidenza portoghese dell'UE, la procedura di ratifica degli accordi settoriali da parte degli Stati dell'UE e le questioni relative all'integrazione europea.

In occasione dell'incontro trilaterale dei ministri dell'economia tedesco, austriaco e svizzero, svoltosi in ottobre a Berlino, le discussioni si sono concentrate sulla situazione economica nei tre Paesi, sulla nuova serie di negoziati nell'ambito dell'OMC e su questioni bilaterali.

Per quanto concerne lo scambio di merci e di servizi, la Svizzera ha dovuto intervenire presso le autorità degli Stati interessati in seguito all'insorgere di alcuni problemi. Gli interventi concernevano discriminazioni di imprese svizzere per violazione delle regole dell'OMC in materia di investimenti, difficoltà nel settore della politica dei prezzi dei prodotti farmaceutici e decisioni di politica sanitaria in materia di ammissione di determinate derrate alimentari (problemi legati all'ESB). Problemi doganali e di vicinato hanno inoltre reso necessari colloqui bilaterali con la Francia. I problemi legati all'apertura dell'aeroporto di Milano-Malpensa sono stati risolti grazie a contatti con le autorità italiane. Vi sono stati negoziati con la Germania per cercare di risolvere i problemi riscontrati da lavoratori svizzeri in relazione alla legge sui lavoratori distaccati (cassa vacanze). Complessivamente si constata che i problemi bilaterali riscontrati con gli Stati dell'Europa occidentale sono meno gravi in questi ultimi anni. Questa tendenza dovrebbe essere rafforzata con l'entrata in vigore degli accordi settoriali conclusi con l'UE.

7.2

Europa centrale e orientale e CSI

Nei Paesi dell'Europa centrale e orientale, le riforme economiche non progrediscono tutte allo stesso ritmo. Ciò nonostante, la prospettiva di un'adesione all'UE rappresenta, per i governi interessati, un incoraggiamento ad accelerare le riforme, mentre la crisi del Kosovo e l'interruzione della navigazione sul Danubio che ne è seguita e che è durata mesi hanno provocato perdite economiche e perturbazioni commerciali.

1266

Tra i Paesi dell'Europa centrale e orientale, la Polonia è l'unico la cui economia ha raggiunto il livello che aveva prima del periodo di transizione. Sempre in testa al gruppo di Paesi della regione, è seguita dall'Ungheria e dalla Repubblica Ceca.

Mentre l'Ungheria evidenzia da diversi anni una notevole stabilità economica, la Repubblica Ceca soffre di debolezze strutturali, in particolare nel settore bancario e finanziario. I Paesi baltici, dal canto loro, hanno continuato a registrare una crescita economica positiva, anche se con un rallentamento rispetto agli anni precedenti.

Nella regione della CSI si sono sentite in modo particolare le conseguenze della crisi finanziaria russa del 1998. Essa ha notevolmente indebolito l'attività economica e aggravato la disoccupazione in tutta la regione dell'Europa orientale e della CSI. In Russia, il governo ha saputo frenare il deterioramento della situazione e l'economia si è leggermente stabilizzata, anche se il PIL è nuovamente diminuito. I cambiamenti a capo del Governo, le interruzioni di pagamento da parte delle Istituzioni di Bretton Woods e l'avvicinarsi delle elezioni parlamentari e presidenziali hanno creato un clima di incertezza politica che non ha affatto contribuito ad accelerare il processo di riforma. La situazione è simile in Ucraina, dove l'elezione presidenziale non ha ancora portato a un cambiamento decisivo nella politica delle riforme. In Bielorussia, la direzione autoritaria del presidente e la sua politica anti-occidentale hanno portato all'isolamento del Paese. È improbabile che i tassi di crescita segnalati dalle autorità possano durare a lungo termine, il che fa pensare che le prospettive economiche di questo Paese siano poco promettenti. Negli altri Paesi della CSI, le riforme avanzano lentamente. Nel Caucaso, scontri militari e problemi persistenti di nazionalità impediscono una ripresa economica a lungo termine. La Svizzera ha approvato una nuova riconversione del debito russo nell'ambito del Club di Parigi.

Un accordo bilaterale di cooperazione economica è stato firmato l'11 marzo con la Georgia (cfr. n. 9.2.2); un accordo simile è stato parafato con l'Azerbaigian nel mese di agosto.

7.3

Europa sudorientale

Le ripercussioni economiche della crisi del Kosovo hanno colpito tutta l'Europa sudorientale in misura variabile. A parte la Repubblica federale di Jugoslavia, che ha subito distruzioni legate al conflitto, si possono distinguere due gruppi di Paesi: da un lato quelli che hanno dovuto far fronte a un afflusso più o meno importante di rifugiati (Albania, Macedonia, Bosnia-Erzegovina) e dall'altro quelli che, senza aver accolto un numero importante di rifugiati, hanno subito indirettamente le conseguenze della crisi (Romania, Bulgaria, Croazia). Queste conseguenze vanno dall'interruzione di importanti vie di comunicazione e dalla comparsa di nuovi ostacoli ai flussi commerciali al ritiro di capitali esteri e al deterioramento delle condizioni di accesso ai mercati internazionali dei capitali. Nel complesso, si osserva sinora un degrado delle bilance dei pagamenti e delle finanze pubbliche così come un rallentamento della crescita. Si teme inoltre un nuovo ritardo nelle riforme strutturali.

La Svizzera ha reagito a questa situazione con diverse misure urgenti finanziate da un credito supplementare di 33 milioni di franchi. Essa si è peraltro impegnata nell'ambito del Patto di stabilità per l'Europa sudorientale, lanciato dalla comunità internazionale il 10 giugno. Questa iniziativa ha lo scopo di sostenere i Paesi della regione nei loro sforzi di democratizzazione, di rafforzamento dello Stato di diritto e di sviluppo economico al fine di instaurare la pace nella regione. Nel settore econo1267

mico, si pone l'accento sui provvedimenti volti a intensificare gli scambi commerciali, a migliorare il clima d'investimento e a sviluppare le infrastrutture regionali.

Nel frattempo, gli accordi di stabilizzazione e di associazione proposti dall'UE aprono una prospettiva europea a tutti i Paesi della regione.

L'istituzione di relazioni contrattuali con i cinque Stati succeduti all'ex Repubblica socialista federativa di Jugoslavia (RSFJ) è proseguita. La Slovenia è lo Stato con il quale abbiamo il quadro contrattuale bilaterale più sviluppato: disponiamo di un accordo di libero scambio, un accordo di protezione degli investimenti e una convenzione contro la doppia imposizione. Sono stati avviati negoziati con la Macedonia nell'ambito dell'AELS in vista della conclusione di un accordo di libero scambio. Un accordo di commercio e di cooperazione economica (cfr. n. 9.2.1) e una convenzione contro la doppia imposizione sono stati firmati con la Croazia. Sono iniziati i lavori preparatori con la Bosnia-Erzegovina in vista di negoziare un accordo di commercio e di cooperazione economica. Per quanto concerne la Repubblica federale di Jugoslavia (RFJ), le relazioni si sono limitate a consultazione intese a risolvere la questione della ripresa degli accordi conclusi con la RSFJ. Lo sviluppo delle relazioni bilaterali con la RFJ dipende sempre dalla politica di questo Paese nella questione del Kosovo, dal rispetto degli impegni presi nell'ambito degli accordi di Dayton e dall'attuazione dell'accordo bilaterale di riammissione. A causa del deterioramento della situazione nel Kosovo, abbiamo inasprito le misure di sanzione prese nei confronti della RFJ nel 1998 (cfr. n. 8.1.2.3).

Il problema del rimborso, da parte degli Stati successori, del debito estero lasciato dalla RSFJ è in via di soluzione: dopo la Macedonia e la Croazia, anche la Slovenia e la Bosnia-Erzegovina hanno firmato con la Svizzera accordi a questo proposito.

Solo il caso della RFJ è ancora in sospeso.

7.4

America settentrionale

Per l'ottavo anno consecutivo, la crescita dell'economia degli Stati Uniti è stata vigorosa. La congiuntura è stata nuovamente sostenuta dalla vivace dinamica dei consumi privati e dalla forte crescita degli investimenti delle imprese. Il tasso di disoccupazione si è mantenuto a livelli bassi. Il più rapido incremento delle importazioni rispetto alle esportazioni e la recente espansione dei prezzi del petrolio e di altri prodotti importati hanno aumentato il disavanzo commerciale nonché il deficit di conto corrente. La banca centrale, intervenuta più volte con un rialzo dei tassi d'interesse, è riuscita a contenere i rischi di spinte inflazionistiche senza tuttavia rallentare il ritmo dell'attività economica. Il mantenimento di una politica di bilancio rigorosa e la solidità della congiuntura hanno consentito, per il secondo anno consecutivo, di realizzare un avanzo di bilancio.

A metà novembre è entrata in vigore una nuova legislazione sui servizi finanziari che permette alle banche commerciali, alle società anonime e alle compagnie d'assicurazione di estendere ­ a determinate condizioni ­ le loro attività a tutti i servizi finanziari. Questo nuovo quadro normativo si applica parimenti agli istituti bancari esteri che operano sul territorio degli Stati Uniti.

Durante l'anno in rassegna, gli Stati Uniti sono rimasti, con il 12 per cento del totale delle esportazioni svizzere, il nostro secondo mercato di esportazione. Sul fronte delle importazioni, questo Paese continua ad essere il nostro quarto fornitore, con il 6,4 per cento del totale. Il 30 gennaio 1999, a margine del Forum economico di Da1268

vos, la presidente della Confederazione e il vice presidente americano Gore hanno firmato una dichiarazione congiunta, con la quale i due governi si impegnano a istituire una commissione economica bilaterale. L'obiettivo di questo strumento sarà di consolidare la cooperazione bilaterale e multilaterale dopo la liquidazione, lo scorso anno, del dossier Svizzera - Seconda Guerra mondiale. La Commissione entrerà formalmente in funzione alla fine di gennaio del 2000. I preparativi per il suo allestimento sono stati avviati in luglio, in occasione di una visita ufficiale da parte del capo del DFE a rappresentanti del Ministero per il commercio e del Ministero degli affari esteri, nonché al rappresentante degli Stati Uniti per il commercio (USTR), e sono proseguiti durante la visita a Washington, in dicembre, del Segretario di Stato per l'economia. Queste due visite hanno peraltro fornito l'occasione di effettuare uno scambio di vedute sulla cooperazione economica multilaterale sotto l'egida dell'OMC (Seattle). Le medesime questioni hanno potuto essere affrontate anche a margine della Conferenza annuale dell'Organizzazione internazionale del lavoro ­ tenutasi a Ginevra a metà giugno ­ nel corso degli incontri tra la presidente della Confederazione e il capo del DFAE, da un lato, e il presidente Clinton e il Segretario di Stato Madeleine Albright, dall'altro.

La cooperazione tra le autorità svizzere responsabili della sanità pubblica e la «Food and Drug Administration» (FDA) nel settore dei prodotti farmaceutici, basata sull'accordo firmato nell'agosto del 1998, ha potuto essere avviata nel corso dell'anno in esame. Questa cooperazione comprende un programma di lavoro che prevede in particolare ispezioni in comune. La conclusione di un accordo sul reciproco riconoscimento di valutazioni della conformità (MRA - «Mutual Recognition Agreement») con gli Stati Uniti rimane un obiettivo a medio termine. Anche questo punto figurerà nell'agenda della commissione economica bilaterale.

L'espansione dell'economia canadese è proseguita. Per il secondo anno consecutivo, il governo ha realizzato un'eccedenza di bilancio. Inflazione e tasso di disoccupazione (meno dell'8%) sono rimasti sotto controllo. Tuttavia, visto il potenziale del mercato canadese, gli scambi commerciali bilaterali con questo Paese rimangono
modesti. Durante i primi nove mesi dell'anno trascorso, le esportazioni svizzere hanno registrato un calo del 2,1 per cento, raggiungendo i 647 milioni di franchi, mentre le importazioni hanno raggiunto 474 milioni di franchi (+ 7,3%).

Il Forum economico di Davos è stata l'occasione per uno scambio di opinioni tra la presidente della Confederazione e il primo ministro canadese Jean Chrétien.

L'accordo bilaterale sul reciproco riconoscimento di valutazioni della conformità (cfr. n. 824 del rapporto 98/1+2) è entrato in vigore il 1° maggio 1999. Conformemente all'accordo, il primo incontro del comitato misto ha permesso di costituire gruppi settoriali misti e di adottare le regole transitorie (termine: fine maggio 2000) applicabili fino al completo riconoscimento reciproco di valutazioni della conformità. Al riguardo, sono già state effettuate ispezioni congiunte in Svizzera e in Canada nel settore farmaceutico.

Sono stati compiuti considerevoli passi avanti nelle trattative in vista di un accordo di libero scambio tra i Paesi dell'AELS e il Canada, avviate nell'ottobre del 1998; la messa a punto dell'accordo è prevista per i primi mesi del 2000.

Relativamente poco colpito dalla crisi brasiliana, il Messico ha realizzato risultati economici globalmente soddisfacenti: ha infatti beneficiato del dinamismo dei mercati dell'America settentrionale e della ripresa del prezzo del petrolio. Nonostante un aumento delle esportazioni e delle importazioni negli scambi commerciali con il 1269

Messico, la quota di questo Paese nel commercio estero della Svizzera rimane relativamente modesta (esportazioni: 563 milioni di franchi; importazioni: 131 milioni di franchi).

L'Accordo di cooperazione commerciale ed economica firmato il 7 ottobre 1998 con il Messico ha effetto dal settembre 1999.

7.5

America centrale e meridionale

La crisi finanziaria che ha colpito il Brasile nel 1998 ha raggiunto il suo apogeo all'inizio dell'anno in rassegna. Le autorità brasiliane hanno liberalizzato il corso del real dopo una massiccia svalutazione di questa moneta. Questo provvedimenti ha rappresentato una brusca svolta rispetto alla politica economica introdotta nel giugno 1994 con il titolo di «Plano Real», una politica fondata sulla difesa di una moneta forte. Ciò nonostante, l'economia brasiliana si è ripresa rapidamente dallo choc.

Gli obiettivi fissati all'inizio del 1999 sono stati addirittura in parte sup erati.

In seguito alla liberalizzazione del corso della moneta brasiliana, il Brasile e l'Argentina hanno preso misure protezionistiche reciproche che sono state fonte di tensioni tra i due Paesi. Gli sforzi d'integrazione regionali messi in atto nell'ambito del MERCOSUR ne hanno risentito. Anche la Colombia, il Venezuela e l'Ecuador hanno attraversato un periodo di incertezza politica ed economica.

La difficile situazione economica dell'America Latina si è ripercossa anche sugli scambi di merci tra la Svizzera e il subcontinente. Le importazioni ed esportazioni svizzere con tutti i Paesi dell'America Latina (Sudamerica, America centrale e Caraibi) sono diminuite nel corso dei primi nove mesi: le esportazioni (2485,6 milioni di franchi) sono scese del 9,9 per cento e le importazioni (862,4 milioni di franchi) del 9,6 per cento. Gli scambi commerciali sono diminuiti del 4,4 per cento con l'America centrale (385,5 milioni di franchi) e addirittura del 70,4 per cento con i Caraibi (148 milioni di franchi).

Durante il Forum economico di Davos hanno avuto luogo colloqui con numerosi capi di Stato e rappresentanti dei Governi dell'America Latina (Argentina, Brasile, Bolivia, Guatemala, Honduras, Colombia, Cuba e Me ssico).

In occasione della sua visita a Berna in marzo, il ministro degli affari esteri dell'Honduras ha esposto la situazione del suo Paese dopo la catastrofe naturale del novembre 1998. Sono previste misure di sostegno multilaterali per consentire a questo Paese di svolgere un programma di sdebitamento a lungo termine.

Il Perù era l'invitato d'onore della MUBA a Basilea, dove si è tenuta una manifestazione commerciale intesa a sviluppare gli scambi di merci tra la Svizzera e questo suo partner.

La visita del
delegato agli accordi commerciali competente in Cile ha dato nuovo slancio alle relazioni commerciali bilaterali. Una delegazione cilena si è recata a Berna in settembre per discutere sull'instaurazione di relazioni preferenziali tra il Cile e i Paesi dell'Associazione europea di libero scambio (AELS) in vista di un eventuale accordo di libero scambio. I colloqui esplorativi sono proseguiti sotto gli auspici del Segretariato dell'AELS a Ginevra. Un nuovo accordo di protezione degli investimenti è stato firmato con il Cile a Berna.

1270

Il ministro dell'agricoltura cubano ha reso visita al capo del DFE per illustrare in particolare lo sviluppo dell'agricoltura cubana e la possibilità di una cooperazione con imprese svizzere.

Una delegazione economica mista diretta dal capo del DFE si è recata in Brasile dal 5 all'8 luglio. Oltre alle questioni bilaterali (traffico aereo, ratifica dell'accordo di protezione degli investimenti da parte del Parlamento brasiliano, ripresa dei colloqui concernenti una convenzione contro la doppia imposizione, firma di due dichiarazioni d'intenti sulla cooperazione nel settore dell'ambiente), è stata discussa la cooperazione regionale e interregionale tra l'Europa e l'America Latina. Il capo del DFE ha dato il suo sostegno all'iniziativa dell'AELS e del MERCOSUR di avviare negoziati su un accordo di libero scambio, tenuto conto dell'annuncio fatto in precedenza da UE e MERCOSUR, in occasione del vertice di Rio, di dare inizio ai negoziati.

Un accordo di riscaglionamento del debito relativo a un importo di 3 milioni di franchi è stato concluso con l'Honduras, mentre un nuovo accordo di protezione degli investimenti è stato parafato con il Costa Rica.

Nella misura in cui si rafforzano gli sforzi d'integrazione regionale (FTAA, MERCOSUR, Comunità andina), il mercato latinoamericano dovrebbe diventare più attrattivo e di più facile accesso. Il proseguimento delle riforme economiche, in particolare nel settore finanziario, dovrebbe aiutare l'America Latina a ritrovare una crescita economica a lungo termine.

7.6

Asia e Oceania

Durante l'anno in rassegna, la situazione economica e finanziaria dei Paesi asiatici è stata caratterizzata da una ripresa lenta ma continua. La fiducia ritrovata nella maggior parte dei mercati finanziari asiatici ha consentito una riduzione dei tassi d'interesse che ha favorito la crescita. La crisi finanziaria che ha colpito il Sud-Est asiatico durante l'estate del 1997 ha provocato un importante regresso economico in Corea, Tailandia, Malesia e Indonesia, così come un ristagno dell'economia nelle Filippine e a Singapore. Questi Paesi hanno nuovamente registrato una crescita positiva, che si situa tra il 2,2 e il 6,5 per cento, ad eccezione dell'Indonesia. Oltre al fatto che la perdurante congiuntura positiva negli USA ha permesso di assorbire le crescenti esportazioni asiatiche e che i prezzi delle materie prime si sono stabilizzati, anche le riforme strutturali nei Paesi interessati hanno reso possibile questa inversione di tendenza. Sebbene questi Paesi abbiano adottato misure e strategie diverse, tutti hanno perseguito miglioramenti strutturali mirati nei settori finanziario e industriale al fine di risanare le loro economie e di prevenire le crisi future. Anche il sostegno fornito dalle istituzioni finanziarie internazionali è stato determinante, salvo nel caso della Malesia.

Da questi sviluppi positivi non bisogna tuttavia dedurre che non sono necessarie altre riforme. Questi Paesi usciranno dalla crisi solo se i miglioramenti strutturali ai quali hanno proceduto saranno confermati, in particolare per quanto concerne le conseguenze sociali della crisi.

Le esportazioni svizzere non si sono ancora pienamente riprese su tutti i mercati durante i primi nove mesi presi in rassegna. Questo vale per l'Indonesia, ma anche per la Tailandia e l'India, dove si attende ancora una crescita delle esportazioni. Anche il Giappone, dopo una serie di tassi di crescita negativi, ha segnalato una lieve ripre1271

sa che non si può tuttavia ancora considerare duratura. Dal momento che la domanda interna rimane debole nonostante una politica di credito a buon mercato e iniezioni finanziarie da parte dello Stato, il Giappone soffre di una mancanza di liquidità alla quale potrà porre rimedio solo proseguendo le riforme e offrendo prospettive d'investimento credibili.

L'economia del Pakistan è entrata in un periodo di vera e propria crisi. Sia il settore privato interno sia i potenziali investitori esteri hanno perso fiducia nell'economia del Paese. Il FMI e la Banca mondiale fanno sempre più fatica ad attuare misure di sostegno. Nell'ambito del Club di Parigi, la Svizzera si è dichiarata disposta a contribuire a una soluzione intesa a far fronte alla difficile impasse finanziaria. I negoziati su un accordo bilaterale di ristrutturazione del debito dovrebbero concludersi entro la fine dell'anno.

All'inizio dell'anno si è svolta in Svizzera la 14esima riunione della commissione mista Svizzera - Cina, che si occupa di problemi di attualità ai livelli bilaterale e multilaterale. La delegazione cinese era diretta dal direttore generale del ministero del commercio e dell'economia, e la delegazione svizzera dal delegato agli accordi commerciali competente; anche rappresentanti del settore privato della nostra economia hanno partecipato alle discussioni. Una «giornata dell'economia» ha avuto luogo in marzo, il terzo giorno della visita del presidente cinese Jiang Zemin.

L'obiettivo di questa manifestazione, che ha avuto un notevole successo, era di mettere in evidenza la competitività dell'economia svizzera e il suo interesse a un maggiore impegno da parte della Cina, mentre quest'ultima ha manifestato il desiderio di aumentare gli investimenti e le joint ventures sul suo territorio. Questi invitati di alto livello e i rappresentanti dell'economia hanno avuto l'occasione di allacciare contatti diretti. In novembre, il capo del DFE, accompagnato da un'importante delegazione economica, si è recato a sua volta in Cina. Allo scopo di approfondire le relazioni bilaterali, hanno avuto luogo colloqui con il primo ministro Zhu Rongji, il ministro del commercio, il ministro delle finanze e il vicegovernatore della banca centrale. In occasione di questa visita, è stato ufficialmente aperto il primo ufficio di «Svizzera Turismo»
in Cina.

Accompagnato da una delegazione economica, il capo del DFE ha effettuato in febbraio una visita ufficiale nella Repubblica di Corea. Al centro delle discussioni figuravano la politica di riforma della Corea e gli adeguamenti strutturali a cui essa ha proceduto in seguito alla crisi finanziaria asiatica, le relazioni bilaterali e la cooperazione regionale. La decima riunione del comitato di cooperazione economica Svizzera-Corea, che si è svolta contemporaneamente, e i diversi contatti stabiliti con i rappresentanti degli ambienti economici coreani hanno consentito di saperne di più sulla politica strutturale delle imprese di fronte alla crisi finanziaria e alla mondializzazione, così come sulle nuove prospettive di affari che si aprono per le nostre imprese. Questa visita ha inoltre consentito di finalizzare una dichiarazione d'intenti sulla cooperazione economica e commerciale, che è stata firmata il 29 giugno a Berna. Questo testo apre la via a una nuova liberalizzazione del commercio e degli investimenti, così come a una cooperazione rafforzata sul piano bilaterale e multilaterale.

A margine della riunione ministeriale informale dell'OMC che si è tenuta il 25 e 26 ottobre a Losanna (cfr. n. 4.2.2), vi sono stati contatti bilaterali tra il capo del DFE e il nuovo ministro giapponese dell'industria e del commercio, Takashi Fukaya. Lo sviluppo delle relazioni economiche bilaterali e alcuni soggetti di interesse comune relativi a temi specifici dell'OMC sono stati al centro delle discussioni.

1272

Una convenzione contro la doppia imposizione è stata firmata con il ministro degli affari esteri del Kazakistan in occasione della prima visita ufficiale effettuata in Svizzera da un rappresentante del Governo di questo Paese. La prima seduta della commissione mista Svizzera-Kazakistan si è svolta nella nuova capitale Astana.

Il vice-ministro degli affari esteri e il vicegovernatore della banca centrale del Vietnam sono giunti in Svizzera per una serie di discussioni. Un accordo bilaterale sulla protezione della proprietà intellettuale e la cooperazione in questo settore è stato firmato il 7 luglio a Hanoi (cfr. n. 9.2.3).

Nell'ambito degli sforzi messi in atto a livello internazionale per sostenere la ristrutturazione dell'economia dell'Indonesia, la Svizzera ha firmato un accordo di ristrutturazione del debito con questo Paese. Un accordo bilaterale di protezione degli investimenti è stato firmato con il Kirghizistan e un altro dello stesso tipo è stato parafato con il Turkmenistan.

7.7

Medio Oriente

Dopo aver registrato, lo scorso anno, una significativa diminuzione delle entrate a causa della diminuzione dei prezzi del petrolio, questa regione ha visto in gran parte capovolgersi questa tendenza durante l'anno in rassegna. Il prezzo del petrolio è quasi raddoppiato dall'inizio del 1999 (13 dollari il barile) e questo ha rapidamente migliorato la situazione finanziaria nella maggior parte dei Paesi della regione.

Ciò nonostante, le esportazioni svizzere verso il Medio Oriente (escluso Israele) sono diminuite di circa il 10 per cento e anche le importazioni provenienti da questa regione sono regredite di quasi un terzo. Sono scese in particolare le esportazioni verso l'Arabia Saudita e il Kuwait, mercati importanti per i nostri prodotti. In compenso, le esportazioni verso Israele sono aumentate del 35 per cento.

Il capo del DFE ha effettuato in febbraio una visita in Arabia Saudita. In questa occasione è stato firmato un accordo sul traffico aereo. La cooperazione con il Consiglio per la cooperazione nel Golfo (Gulf Cooperation Council, con sede a Riad), auspicata dalla Svizzera nell'ambito delle relazioni AELS-Stati terzi, è progredita in modo decisivo. Una dichiarazione di principio dovrebbe essere firmata prossimamente. Sono inoltre proseguiti i negoziati in vista dell'adesione dell'Arabia Saudita all'OMC.

In occasione di una visita in Iran, il presidente della Commissione della GRE si è informato sulla situazione finanziaria ed economica attuale di questo Paese e ha discusso diverse questioni legate alla GRE. Contatti informali con membri del Governo iraniano hanno avuto luogo nel corso del Forum economici di Davos e di CransMontana.

Il delegato agli accordi commerciali competente ha effettuato una missione economica in Iraq. In tale occasione, il commercio autorizzato nell'ambito del programma «Oil-for-Food», in seguito all'embargo delle Nazioni Unite, è stato oggetto di discussioni; sono state inoltre discusse diverse questioni ancora aperte.

I negoziati per l'adesione della Giordania all'OMC si sono conclusi, e quelli concernenti l'accordo di libero scambio con l'AELS sono nettamente progrediti. La Giordania ha beneficiato di un nuovo riscaglionamento bilaterale del suo debito per 8 milioni di franchi.

1273

Il comitato misto Israele-AELS si è riunito in giugno. Ha preso diverse decisioni nell'ambito dell'accordo di libero scambio (RS 0.632.314.491) e ha discusso possibilità di miglioramento di tale accordo. Un'attenzione particolare deve essere riservata alle relazioni economiche con Israele, tenuto conto del potenziale della sua economia e delle prospettive che si presentano con la ripresa del processo di pace in Medio Oriente. L'accordo interinale di libero scambio tra l'AELS e l'OLP (cfr. n.

822 del rapporto 98/1+2) è entrato in vigore il 1° luglio.

7.8

Africa

Lo sviluppo economico di numerosi Paesi africani è incoraggiante. Nel 1998, l'Africa si è addirittura trovata in testa a tutti i continenti con una crescita economica del 3,3 per cento. Anche le previsioni per i prossimi anni sono positive, sostenute da un possibile nuovo aumento dei prezzi delle materie prime (petrolio, oro, ecc.), dopo un notevole ribasso. Ciò nonostante, i conflitti, a volte sanguinosi, in corso in alcune regioni rallentano lo sviluppo economico.

Un pacchetto di assistenza di 15 milioni di franchi è stato preparato a favore del Burkina Faso (7 milioni di franchi come contributo allo sdebitamento nel Paese, 7 milioni di franchi come aiuto alla bilancia dei pagamenti e un milione di franchi sotto forma di aiuto tecnico). La Svizzera ha peraltro proseguito il suo sostegno allo sdebitamento della Tanzania (10 milioni di franchi per lo sdebitamento commerciale e 7 milioni di franchi a favore del fondo multilaterale di sdebitamento allestito nell'ambito dell'iniziativa HIPC). La Svizzera ha inoltre versato 10 milioni di franchi al nuovo fondo infrastrutturale per l'Africa, che è sostenuto dall'IFC, da organizzazioni statali e da cerchie finanziarie private.

L'accordo di ristrutturazione del debito con la Repubblica Centroafricana per un importo di 20 milioni di franchi (cfr. n. 68 del rapporto 98/1+2), negoziato nel 1998, è stato firmato solo nel corso dell'anno in rassegna. Non appena il nuovo Governo della Nigeria, eletto democraticamente, avrà applicato le misure stabilite con il FMI, sembra inevitabile che con questo Paese dovrà essere negoziato un più importante riscaglionamento del debito.

Dopo numerosi interventi, Mauritius ha abolito le discriminazioni doganali nei confronti dei prodotti svizzeri rispetto ai prodotti dell'UE.

La Svizzera continua a svolgere una politica attiva intesa a rafforzare la cooperazione economica con gli Stati africani ai bordi del Mediterraneo, in primo luogo per far fronte alla crescente discriminazione esercitata su questi mercati nei confronti dei prodotti degli Stati dell'AELS rispetto a quelli dell'UE. L'accordo di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e il Marocco (cfr. n. 824 del rapporto 97/1+2) è entrato in vigore il 1° dicembre. I negoziati con l'Egitto e la Tunisia in vista di un tale accordo non hanno invece fatto progressi. Gli
strumenti di cooperazione allo sviluppo esistenti con la Tunisia sono stati adeguati ai nuovi bisogni risultanti dall'introduzione del libero scambio con l'Europa. Il previsto invio di una delegazione mista in Algeria ha dovuto essere rimandato perché le date fissate per questo viaggio avrebbero coinciso con grandi eventi fissati successivamente da questo Paese. Si è convenuto con il Governo algerino di avviare negoziati in vista di concludere un accordo di protezione degli investimenti e di cominciare a preparare un accordo di cooperazione con l'AELS.

1274

In marzo, abbiamo incaricato un gruppo di lavoro interdipartimentale, coordinato dal DFE, di trattare il problema delle relazioni tra la Svizzera e il Sudafrica durante l'apartheid. Il rapporto, pubblicato il 1° ottobre, rileva che la politica della Svizzera nei confronti del Sudafrica durante la guerra fredda deve di principio essere ritenuta comprensibile. Sottolinea a questo proposito che, ad eccezione dell'embargo sugli armamenti, l'ONU non ha decretato alcuna sanzione vincolante nei confronti del Sudafrica. Il rapporto aggiunge che l'atteggiamento della Svizzera è stato tuttavia sempre più criticato a causa della sua mancata partecipazione alle sanzioni prese a partire dalla metà degli anni Ottanta. Osserva che oggi il rifiuto della Svizzera di partecipare alle sanzioni economiche, fondato su considerazioni di neutralità, non è più difendibile. Il rapporto conclude che bisogna chiarire ancora diverse questioni per poter avere una visione globale della politica svizzera nei confronti del Sudafrica. Per tale motivo, il 13 settembre abbiamo incaricato il Fondo nazionale svizzero di esaminare se il PNR 42 potrebbe essere completato con un «modulo di ricerca Sudafrica». Un tale modulo, eventualmente in un'altra forma, garantirebbe che le relazioni tra la Svizzera e il Sudafrica fossero esaminate da un'istanza di ricerca indipendente.

Il Sudafrica si è di principio dichiarato disposto ad avviare negoziati con l'AELS per concludere un accordo di libero scambio. Questo progetto è ancor più importante per il fatto che, in mancanza di un tale accordo, le esportazioni svizzere in Sudafrica saranno discriminate quando entrerà in vigore l'accordo di libero scambio tra il Sudafrica e l'UE.

8

Politica economica esterna autonoma

8.1

Misure di controllo delle esportazioni

In aprile, l'India e il Pakistan hanno effettuato test missilistici. La Corea del Nord per il momento ha rinunciato a nuovi esperimenti con missili a lunga gittata. Riguardo alle misure di embargo, le sanzioni contro la Libia sono state sospese, mentre quelle nei confronti della Repubblica federale di Jugoslavia sono state rafforzate.

8.1.1

Misure di non-proliferazione di beni per la fabbricazione di armi di distruzione di massa

L'11 aprile 1999, l'India ha sperimentato con successo i missili AGNI II aventi una gittata massima di 2200 km e che possono essere dotati di testate nucleari. Il Pakistan ha replicato il 14 aprile con il lancio di prova del suo missile a media gittata GHAURI e il giorno successivo con il primo lancio del suo missile a corta gittata SHAHEEN-1. La portata di questi due ordigni è rispettivamente di 1200 e 600 km.

Nella Corea del Nord, rappresentanti degli Stati Uniti hanno ispezionato un'installazione sotterranea sospettata di contenere un reattore nucleare o un impianto per il ritrattamento del plutonio. Dopo questa visita, il Governo americano ha dichiarato di non aver rilevato alcuna attività contraria all'accordo quadro del 1994. Del resto, la Corea del Nord ha rinunciato a effettuare nuovi test con missili a lunga gittata fintanto che proseguiranno i negoziati con gli Stati Uniti.

1275

8.1.1.1

Ordinanza sul controllo dei beni a duplice impiego

L'ordinanza del 25 giugno 1997 sul controllo dei beni a duplice impiego (OBDI, RS 946.202.1) è stata modificata il 1° ottobre (RU 1999 2471). Ne consegue che ­ analogamente all'ordinanza sul materiale bellico e a quella sulle armi ­ i privati non necessitano più di un permesso d'esportazione per le armi o le munizioni utilizzate all'estero per la caccia o il tiro sportivo e successivamente reimportate. A partire dal 1° gennaio 2000, gli allegati 2 e 4 di tale ordinanza sono stati modificati in conformità con le decisioni prese in seno ai vari gruppi internazionali di controllo delle esportazioni (RU 1999 3148), nel senso di un'agevolazione in materia di permessi d'esportazione, in particolare nel settore delle telecomunicazioni nonché dei materiali e software di codifica (allegato 2). Inoltre, d'ora in poi beni a duplice impiego potranno essere esportati verso la Polonia e la Repubblica Ceca (allegato 4) per mezzo di un permesso generale d'esportazione ordinario, dato che i due Paesi hanno aderito al regime di controllo della tecnologia relativa ai missili (Missile Technology Control regime, MTCR) e applicano dunque i quattro regimi internazionali di controllo delle esportazioni.

Dal 1° ottobre 1998 al 30 settembre 1999, le seguenti domande d'esportazione di beni a duplice impiego e di beni militari speciali presentate in virtù dell'ordinanza del 25 giugno 1997 sul controllo dei beni a duplice impiego (OBDI, RS 946.202.1) hanno ottenuto una risposta positiva 7: Numero di domande

Armi nucleari ­ Armi chimiche e biologiche ­ Missili

Valore (mio di fr.)

83 35 51

41,0 10,2 11,1

Armi convenzionali ­ Beni a duplice impiego ­ Beni militari speciali

452 258

142,6 88,9

Totale

879

293,8

Ricordiamo inoltre che dall'entrata in vigore dell'OBDI, il 1° ottobre 1997, sono stati accordati 103 permessi generali d'esportazione ordinari (PGO), che consentono di esportare liberamente per due anni verso i 23 Paesi menzionati nell'allegato 4 dell'OBDI.

A partire dalla stessa data, sono stati concessi cinque permessi generali d'esportazione straordinari (PGS) a richiedenti che intendono esportare beni per clienti che si trovano in Paesi diversi da quelli menzionati nell'allegato 4, ma che sono considerati particolarmente degni di fiducia (filiali, ditte con rapporti commerciali di lunga data).

7

Alcune autorizzazioni figurano due volte in quanto dipendono da due regimi diversi.

1276

Le domande registrate nella tabella riguardavano soprattutto i seguenti beni prodotti in Svizzera: Beni a duplice impiego (allegato 2, OBDI)

Beni militari speciali (allegato 3, OBDI)

­ ­ ­ ­ ­ ­ ­

­ ­ ­ ­

Orologi atomici Computer Visori notturni Pompe e valvole (resistenti alla corrosione) Simulatori per strumenti di navigazione Dispositivi di codificazione Macchine utensili

Fucili da caccia e da sport Simulatori per armi Esplosivi Aerei d'allenamento

Sono state rifiutate otto autorizzazioni per un valore complessivo di 9,9 milioni di franchi, tre delle quali concernevano beni a duplice impiego del settore missilistico, due beni rispettivamente dei settori delle armi nucleari e delle armi chimiche (allegato 2, OBDI), mentre le rimanenti tre riguardavano beni militari speciali (allegato 3, OBDI): due rifiuti erano conseguenti a embarghi dell'ONU sugli armamenti e il terzo a un embargo dell'UE (art. 6 cpv. 2 OBDI).

In 18 casi, esportatori hanno dichiarato al Segretariato di Stato dell'economia (Seco) esportazioni previste per beni non sottoposti all'obbligo del permesso ma che comunque «sono destinati o potrebbero essere destinati» alla produzione di armi di distruzione di massa o dei loro sistemi vettori (art. 4 OBDI). In 11 casi l'esportazione è stata autorizzata, in cinque altri è stata rifiutata in quanto incompatibile con l'articolo 7 della legge del 13 dicembre 1996 sul materiale bellico (RS 514.51). Una dichiarazione è stata ritirata e una è ancora in sospeso.

8.1.1.2

Ordinanza sul controllo dei composti chimici

La Convenzione sulle armi chimiche (CAC), la cui esecuzione è disciplinata dall'ordinanza del 3 settembre 1997 sul controllo dei composti chimici (OCCC, RS 946.202.21), è stata finora ratificata da 126 Stati. A fine novembre, all'appello mancavano in particolare Colombia, Corea del Nord, Egitto, Israele, Libano, Libia, Siria e Repubblica federale di Jugoslavia.

Dal 1° ottobre 1998 al 30 settembre 1999, sulla base dell'OCCC sono state approvate 47 domande d'esportazione di prodotti chimici per un valore complessivo di 3,8 milioni di franchi. Sono stati inoltre rilasciati 11 permessi generali d'esportazione verso consumatori finali con domicilio o sede in uno Stato parte della CAC.

Una domanda d'esportazione per un valore di 1,6 milioni di franchi è stata rifiutata.

In Svizzera, l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) sottopone regolarmente a ispezioni nove impianti chimici e il laboratorio AC di Spiez.

Tutti gli impianti e il laboratorio AC sono stati ispezionati senza che sia sorta alcuna contestazione.

1277

Gli obblighi di dichiarazione ai sensi della CAC riguardanti produzione, immagazzinamento, lavorazione, importazione ed esportazione interessano circa 50 imprese in Svizzera.

Il 1° gennaio 2000, per tener conto degli sforzi internazionali d'armonizzazione, è stato adeguato l'allegato dell'ordinanza del DFE sul controllo dei composti chimici (RU 1999 3058).

8.1.1.3

Ordinanza sull'energia nucleare

Conformemente all'articolo 15 dell'ordinanza sull'energia nucleare (OENu, RS 732.11), dal 1° ottobre 1997 il Segretariato di Stato dell'economia è anche l'organo competente per il rilascio delle licenze in materia di prodotti e tecnologie nucleari ai sensi degli articoli 12 e 14 OENu. Dal 1° ottobre 1998 al 30 settembre 1999, il Seco ha rilasciato 85 licenze nel settore nucleare per un ammontare complessivo di 3,5 milioni di franchi, rifiutandone due.

8.1.1.4

Ordinanza sugli esplosivi

Conformemente all'articolo 15 dell'ordinanza del 26 marzo 1980 sugli esplosivi (RS 941.411), dal 1° aprile 1998 il Seco è pure competente per il rilascio di permessi di esportazione e di transito di esplosivi per usi civili nonché di polvere da fuoco che non sottostà alla legislazione federale sul materiale bellico. Dal 1° ottobre 1998 al 30 settembre 1999, il Seco ha concesso 249 permessi per un valore di 8,4 milioni di franchi.

8.1.2

Misure d'embargo

Nel corso dell'anno considerato, le misure prese dalla Svizzera nei confronti di Sierra Leone e UNITA (Angola) sono rimaste immutate.

8.1.2.1

Iraq

Il Consiglio di sicurezza dell'ONU ha deciso di aumentare dagli attuali 5,3 miliardi a 8,3 miliardi di dollari a semestre il valore massimo delle esportazioni di petrolio consentite all'Iraq nel quadro del programma «oil for food». Finora, la Svizzera ha notificato all'ONU 37 società con sede in Svizzera che esercitano la loro attività a livello internazionale e che hanno mostrato interesse per il petrolio iracheno.

Sempre nel quadro del programma «oil for food», dal 1° novembre 1998 al 31 ottobre 1999, il comitato delle sanzioni dell'ONU ha approvato 58 contratti di fornitura stipulati da 32 imprese svizzere con l'Iraq concernenti beni umanitari per un valore complessivo di 45 milioni di franchi.

Il Fondo d'indennizzo ONU ha comunicato che le imprese ­ una di esse con sede in Svizzera ­ che hanno subito danni in seguito all'invasione del Kuwait da parte dell'Iraq riceveranno prossimamente una prima parte d'indennizzo corrispondente a 400 milioni di franchi.

1278

8.1.2.2

Libia

Da quando la Libia ha ceduto alle esigenze del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, consegnando ai Paesi Bassi, il 5 aprile, i presunti autori dell'attentato contro un velivolo della PANAM nei cieli di Lockerbie in Scozia, le sanzioni sono state sospese conformemente alla risoluzione 1192 dell'ONU (1988). Di conseguenza, l'8 aprile anche l'ordinanza del 12 gennaio 1994 su provvedimenti nei confronti della Libia è stata sospesa fino a nuovo avviso (RU 1999 1544).

8.1.2.3

Repubblica federale di Jugoslavia

Nel corso dell'anno in esame, l'UE ha rafforzato le sanzioni decretate nel 1998 contro la Repubblica federale di Jugoslavia (cfr. n. 712.4 del rapporto 98/1+2). Il Consiglio federale ne ha seguito le orme emanando l'ordinanza del 23 giugno 1999 che istituisce provvedimenti nei confronti della Repubblica federale di Jugoslavia (RS 946.207; RU 1999 2224). Attualmente, i fondi dei Governi della Repubblica federale di Jugoslavia e della Serbia nonché delle imprese da loro controllate e di 300 persone fisiche sono congelati. Il commercio, la mediazione e il trasporto di petrolio e soprattutto di prodotti petroliferi che sono destinati alla Repubblica federale di Jugoslavia e non passano dal territorio svizzero, sottostanno per la prima volta a una dichiarazione obbligatoria. È compito del Seco vietare simili operazioni, se vi sono motivi che lasciano supporre che serviranno a eludere provvedimenti presi da altri Stati. Al contrario, il divieto dell'UE di esportare petrolio e prodotti petroliferi non è stato ripreso, visto che la Svizzera non è Paese di transito o d'esportazione di questi prodotti verso la Jugoslavia. Non è stata riportata neppure la proibizione dell'UE di mettere a disposizione crediti a favore dell'esportazione privata per il commercio o gli investimenti nella Repubblica di Serbia.

All'inizio degli attacchi aerei sulla Jugoslavia, abbiamo deciso di sorvegliare le esportazioni di materiale bellico verso i Paesi membri della NATO che partecipavano a detti attacchi. Avremmo proibito simili esportazioni, qualora il loro volume fosse aumentato a causa delle operazioni militari avviate contro la Jugoslavia.

8.1.2.4

Seminario sulle sanzioni finanziarie mirate

In marzo, l'UFEE ha organizzato a Interlaken un seminario internazionale di esperti per cercare di rendere più efficaci e più mirate le sanzioni finanziarie dell'ONU («Targeting Financial Sanctions»). Vi hanno preso parte rappresentanti dell'ONU, di autorità di 20 Paesi e di organizzazioni internazionali nonché specialisti di diritto e di finanza. All'ordine del giorno del seminario figuravano tutti gli strumenti atti a controllare il flusso finanziario e a localizzare gli averi, un modello di legge quadro per l'esecuzione a livello nazionale delle sanzioni dell'ONU e modelli di testi in vista di sanzioni finanziarie. I partecipanti hanno concluso che nessun ostacolo tecnico insormontabile si opponeva all'applicazione mirata di sanzioni finanziarie. È tuttavia indispensabile che le decisioni dell'ONU in materia di sanzioni si attengano a concetti che non lascino spazio all'interpretazione e che vengano rigidamente trasferite nelle legislazioni nazionali per mezzo di strumenti adatti. Il rapporto sul seminario è stato consegnato dal segretario generale dell'ONU ai Paesi membri del Consiglio di sicurezza.

1279

8.2

GRE, GRI, finanziamento delle esportazioni, conversione di debiti

Forte della sua eccedenza di entrate, la GRE ha nuovamente rimborsato 220 milioni di franchi alla Confederazione; alla fine del 1999, dell'anticipo originale le rimanevano da pagare 677 milioni. I partecipanti all'accordo dell'OCSE in materia di crediti all'esportazione hanno discusso le ripercussioni dei crediti all'esportazione su settori quali l'ambiente o la corruzione.

In seno al Club di Parigi, i Paesi creditori hanno convenuto nuove agevolazioni a favore dei Paesi in sviluppo più poveri e più indebitati.

8.2.1

Garanzia contro i rischi all'esportazione

La domanda di nuove garanzie è aumentata del 12 per cento rispetto all'anno precedente. Questo forte incremento è dovuto essenzialmente alle garanzie accordate per grandi progetti portati avanti in Algeria, Cina, Iran e Messico, come pure, anche se in minor misura, per affari con India e Turchia. Anche le indennità pagate agli esportatori sono cresciute a causa delle difficoltà di pagamento dell'Indonesia e del Pakistan. Questi versamenti tuttavia verranno successivamente restituiti alla GRE, sulla base delle convenzioni sulla conversione di debiti concluse tra Stati; nel frattempo decorrono gli interessi. I problemi di liquidità della Russia non hanno provocato nuovi danni alla GRE, dato che gli importi scaduti in questo caso sono coperti da una garanzia sostitutiva risultante dall'aiuto ai Paesi dell'Est. La GRE, dal 1996, data in cui ha incluso tra le sue garanzie il rischio di insolvenza delle banche private straniere, non ha più subito alcuna perdita per tale ragione.

Dato che, per il quinto anno consecutivo, ha chiuso i conti con un saldo positivo la GRE ha potuto rimborsare 220 milioni di franchi alla Confederazione, per un totale di rimborsi pari a 908 milioni di franchi. Il saldo dell'anticipo che quest'ultima le aveva concesso ammonta dunque a 677 milioni di franchi.

L'armonizzazione, nell'ambito dell'OCSE, dei premi per le garanzie contro i rischi all'esportazione, diventata effettiva dal mese di aprile, ha contribuito a calmare la situazione sul fronte della concorrenza. L'accordo concluso tra i Paesi dell'OCSE, che conduce all'uniformazione dei premi in funzione del Paese importatore, garantisce agli esportatori le stesse condizioni di pagamento del sostegno statale.

8.2.2

Garanzia contro i rischi d'investimento

Alcune domande d'informazione sulle possibilità d'assicurazione sono giunte alla GRI, ma nessuna è sfociata in una nuova garanzia. Alla fine dell'anno in esame, tre garanzie erano pendenti per un totale di circa 20 milioni di franchi. Gli accantonamenti ammontano a 31 milioni di franchi.

1280

8.2.3

Finanziamento delle esportazioni

Con l'armonizzazione dei premi in virtù dell'accordo sui crediti all'esportazione dell'OCSE entrato in vigore il 1° aprile, i Paesi industrializzati si sono avvicinati all'obiettivo che si erano prefissi: evitare le distorsioni della concorrenza favorite dalle misure statali di sostegno al finanziamento delle esportazioni. Per quanto concerne il contenuto e i termini, la messa in atto di tale armonizzazione a livello delle istituzioni nazionali di GRE si è svolta secondo le modalità stabilite. Le reazioni degli esportatori svizzeri, che sorvegliano attentamente la situazione dei loro concorrenti stranieri, sono state decisamente positive.

Durante l'anno considerato, le negoziazioni all'OCSE si sono concentrate sui crediti all'esportazione di prodotti agricoli, finora esclusi dalle norme internazionali in materia di credito. Manca ancora la base di un accordo formale. Le relazioni tra i crediti all'esportazione a beneficio del sostegno statale e temi quali l'ambiente o la corruzione sono stati oggetto di proficui scambi di opinioni. Talvolta sono state coinvolte anche organizzazioni non governative. Questo tipo di discussioni forniscono preziose indicazioni sui provvedimenti da prendere a livello nazionale. Si tratta infatti di evitare nuove distorsioni internazionali della concorrenza, provocate dall'emanazione anarchica di norme nazionali disparate.

8.2.4

Conversione di debiti

Nel 1999, nell'ambito del Club di Parigi, sono stati stipulati con sette Paesi nuovi protocolli multilaterali di conversione di debiti per un importo complessivo di 15 miliardi di dollari. Le condizioni per tre di loro sono quelle usuali, mentre gli altri quattro hanno diritto a una riduzione del loro debito compresa tra il 50 e il 90 per cento. La Svizzera è Parte di tre accordi tradizionali (Pakistan, Giordania, Russia) e di un accordo concessionale (Honduras). La quota delle nuove conversioni del nostro Paese ammonta in totale a 105 milioni di franchi, di cui 50,8 milioni di franchi costituiscono il debito del Pakistan e 43,5 milioni di franchi quello della Russia.

Sempre durante lo stesso anno, la Svizzera ha concluso con tre Paesi accordi bilaterali di conversione di debiti per un importo complessivo di 198 milioni di franchi. Si tratta di Indonesia (153 milioni di franchi), Bosnia-Erzegovina (30,8 milioni di franchi) e Repubblica Centroafricana (14,2 milioni di franchi).

Su raccomandazione del G-7 riunito a Colonia per il suo vertice economico mondiale, i Paesi creditori membri del Club di Parigi hanno convenuto alcune modalità tendenti ad alleggerire l'onere dei Paesi maggiormente indebitati, in una proporzione che può raggiungere o anche superare il 90 per cento.

1281

8.3

Promovimento delle esportazioni

La valutazione del nuovo dispositivo di promovimento delle esportazioni si è conclusa nell'autunno 1999. Il messaggio e il disegno della nuova legge sul promovimento delle esportazioni verranno prossimamente sottoposti alle Camere federali. L'USEC ha posto le basi per la sua collaborazione con le camere cantonali di commercio nel campo informatico e della consulenza iniziale.

Con il messaggio del 28 febbraio 1994 concernente il proseguimento dell'aiuto finanziario all'Ufficio svizzero per l'espansione commerciale (USEC) e ad altri enti promotori delle esportazioni (FF 1994 II 673) nonché con i messaggi relativi ai preventivi 1999 e 2000, vi abbiamo proposto di mantenere l'attuale metodo di promovimento fino al 31 dicembre 2000. Per poter portare a termine con successo i lavori di attuazione del nuovo dispositivo di promovimento delle esportazioni, il 16 dicembre 1998 avete stanziato un aiuto finanziario di 25,2 milioni per il 1999 e 2000 (FF 1999 213).

La valutazione del nuovo dispositivo di promovimento delle esportazioni si è conclusa nell'autunno 1999. Detto dispositivo considera il cambiamento radicale delle condizioni generali dell'economia di questi ultimi anni. La distinzione tra politica economica esterna e politica economica nazionale applicata finora è sempre più rimessa in questione. Ciò comporta, per le organizzazioni che lavorano nell'ambito del promovimento delle esportazioni, una migliore collaborazione, destinata a prendere il sopravvento sull'attuale situazione di concorrenza predominante. Anche il promovimento delle esportazioni sostenuto dallo Stato dovrà concentrarsi su compiti essenziali, riunendo e focalizzando i mezzi elargiti.

Prevediamo di sottoporvi presto il disegno e il relativo messaggio della legge sul promovimento delle esportazioni.

Durante l'anno in esame, l'USEC ha moltiplicato gli sforzi per meglio adattare i suoi servizi alla clientela ­ in particolare le PMI volte all'esportazione ­, garantirle un vero valore aggiunto e accelerare l'accesso ai mercati d'esportazione. Prosegue il progetto «Swiss Export Information Network», che consiste nella gestione di una piattaforma informativa mediante un supporto elettronico. La collaborazione con le camere cantonali di commercio nei settori dell'informatica e della consulenza iniziale si è ampiamente rafforzata.

8.4

Turismo

Il 1999 non ha soddisfatto tutte le aspettative nel settore turistico. Le imprese del ramo hanno in effetti subito perdite considerevoli a causa delle numerose valanghe.

Mentre la domanda interna si è sviluppata in modo soddisfacente (+1,5%), i proventi delle esportazioni sono nuovamente diminuiti (-3%). Il saldo positivo del bilancio turistico continuerà quindi a ridursi nel 1999. Negli anni Novanta, i pernottamenti sono scesi da 78 a 69 milioni.

Il 19 marzo 1999, abbiamo approvato il messaggio concernente la concessione di un aiuto finanziario a Svizzera Turismo per gli anni 2000-2004 (FF 1999 4695), nel quale proponiamo alle Camere federali di portare l'aiuto finanziario della Confede1282

razione da 168 a 190 milioni di franchi, per i prossimi cinque anni, visto che gli imperativi di bilancio non consentono un aumento più importante. Con questo apporto supplementare, la Confederazione intende contribuire a recuperare le parti di mercato perse a causa della crisi che ha colpito il settore turistico.

In occasione dell'assemblea generale dell'Organizzazione mondiale del turismo, che si è tenuta dal 24 settembre al 1° ottobre 1999 a Santiago del Cile, i 110 Stati membri hanno approvato un codice etico (Codice mondiale di etica del turismo), il cui obiettivo è di promuovere un turismo internazionale rispettoso dell'ambiente e degli aspetti sociali. In tale occasione, alla Svizzera è stata affidata per altri quattro anni la presidenza della commissione dell'OMT per l'Europa. Nel 1999, il nostro Paese ha peraltro garantito la presidenza del Comitato del turismo dell'OCSE. Fedele alla sua tradizione, la Svizzera ha quindi esteso ulteriormente la sua partecipazione attiva alla politica internazionale del turismo.

1900

1283

9

Allegati

9.1

Allegati 9.1.1-9.1.5

Parte I :

9.1.1

Allegati secondo l'articolo 10 capoverso 1 della legge sulle misure economiche esterne (per conoscenza)

Tavole e grafici sull'evoluzione economica

Tavole: Tavola 1:

Evoluzione economica internazionale e degli scambi commerciali

Tavola 2:

Evoluzione del commercio esterno della Svizzera nel 1999 secondo i principali settori

Tavola 3:

Sviluppo regionale del commercio esterno della Svizzera nel 1999

Grafici: Grafico 1:

Economia mondiale e commercio internazionale

Grafico 2:

Indice dei tassi di cambio reali del franco svizzero

Grafico 3:

Esportazioni secondo i principali settori nel 1997, 1998 e 1999

Grafico 4:

Evoluzione regionale del commercio estero nel 1999

Grafico 5:

Turismo svizzero 1985-1999

Grafico 6:

Bilancia corrente della Svizzera nel 1999

Grafico 7:

Evoluzione degli investimenti diretti: Esportazioni e importazioni di capitali 1985-1998

1284

Tavola 1

Evoluzione economica internazionale e degli scambi commerciali Evoluzione del prodotto nazionale lordo in termini reali, dei prezzi al consumo, del volume delle importazioni e delle esportazioni nonché della bilancia delle partite correnti nell'area OCSE nel 1998, 1999 e 2000 (variazioni in % rispetto all'anno precedente) Totale dei 7 principali Paesi dell'OCSE1 %

Totale degli altri Paesi dell'OCSE %

Totale dei Paesi dell'UE

Svizzera

Totale dei Paesi dell'OCSE

%

%

%

Prodotto nazionale lordo in termini reali 2,3 2,7 2,6

2,5 3,4 3,8

2,7 2,1 2,8

2,1 1,3 2,0

2,2 2,8 2,9

1,1 1,0 1,4

10,0 8,1 7,2

1,9 1,5 1,7

0,2 2,1 1,2

1,3 1,0 1,6

8,3 7,6 6,6

6,3 6,4 7,9

9,0 4,3 5,9

9,8 7,0 4,5

7,6 7,2 7,0

4,1 2,9 6,2

8,0 5,7 7,8

6,4 2,8 6,0

4,8 2,8 5,0

5,4 3,9 6,7

­0,3 ­1,0 ­1,2

0,9 0,2 ­0,1

1,0 0,3 0,3

9,1 10,0 10,1

­0,1 ­0,8 ­1,0

­ 1998 ­ 1999 ­ 2000 Rincaro2 ­ 1998 ­ 1999 ­ 2000 Volume degli scambi commerciali Volume delle importazioni ­ 1998 ­ 1999 ­ 2000 Volume delle esportazioni ­ 1998 ­ 1999 ­ 2000 Bilancia delle partite correnti Saldo in percentuale del PIL ­ 1998 ­ 1999 ­ 2000

Fonte: Perspectives économiques de l'OCDE.

Svizzera: Commissione federale per la congiuntura.

1 Canada; Stati Uniti d'America, Giappone, Francia, Repubblica federale di Germania, Italia, Regno Unito.

2 Evoluzione dei prezzi del PIL; i Paesi a forte inflazione sono esclusi dal totale OCSE.

1285

Tavola 2

Evoluzione del commercio esterno della Svizzera nel 1999 secondo i principali settori economici 1 2 Valore in milioni di franchi

Quote in % delle esportazioni e importazioni complessive

Esportazioni complessive

93 474,2 100,0

Derrate alimentari Tessili Abbigliamento Carta Materie plastiche Prodotti chimici Metalli e manufatti metallici Macchine, apparecchi e elettronica Strumenti di precisione Orologeria

1 376,1 2 124,7 893,7 2 629,1 2 324,9 27 905,8 7 850,2 26 417,1 5 549,7 7 068,7

Variazione in % rispetto all'anno precedente in termini reali/ volume

Medie/ prezzi

Valore nominale

1,7

1,1

2,8

1,5 2,3 1,0 2,8 2,5 29,9 8,4 28,3 5,9 7,6

4,3 ­4,6 ­1,2 9,3 7,8 1,7 0,9 0,0 3,1 ­

­0,2 ­2,9 0,8 ­4,2 ­2,8 3,6 ­3,9 1,1 4,7 ­

4,1 ­7,4 ­0,4 4,6 4,8 5,3 ­3,0 1,1 7,9 2,9

Importazioni complessive

92 865,1 100,0

7,5

­2,5

4,8

Agricoltura e selvicoltura Vettori energetici Tessili, abbigliamento, calzature Prodotti chimici Metalli e manufatti metallici Macchine, apparecchi e elettronica Veicoli

7 799,3 2 695,8 7 284,1 15 612,7 7 556,8 21 889,9 11 973,0

3,0 ­7,6 1,3 10,1 ­1,2 10,9 19,9

­1,2 ­1,2 ­2,7 ­4,8 ­6,0 ­2,0 3,3

1,7 ­6,4 ­1,5 4,8 ­7,1 8,6 23,9

Bilancia commerciale [Anno precedente:

1 2

8,4 2,9 7,8 16,8 8,1 23,6 12,9

609,2 2 329,3]

Escluse le transazioni con metalli preziosi, nonché oggetti d'arte e d'antichità.

Gennaio/ottobre 1999.

1286

15 499,8 10 502,4 741,1 3 342,9 801,0 4 009,4 2 128,2 782,7 547,6 530,0

­Paesi OCSE non europei USA Canada Giappone Australia

­Paesi in trasformazione

Europa centrale e orientale Polonia Repubblica Ceca Ungheria

422,7

59 014,4 21 933,0 8 915,0 7 508,5 5 156,5 3 098,0 3 058,4 2 068,7 2 831,2 803,3 1 305,7 579,2

­UE Germania Francia Italia Gran Bretagna Austria Paesi Bassi Belgio-Lussemburgo Danimarca Spagna Svezia Finlandia

­AELS

74 936,9

Paesi dell'OCSE, totale

in mio fr.

Valore delle esportazioni

Esportazioni

3,1 2,6 3,2 9,1

­0,6

11,1 14,2 2,2 4,7 11,4

­29,9

2,4 2,0 2,5 4,8 ­0,5 4,6 11,8 1,0 9,2 ­4,7 2,2 ­12,8

3,9

Modificazioni rispetto anno precedente in %

2,3 0,8 0,6 0,6

4,3

16,6 11,2 0,8 3,6 0,9

0,5

63,1 23,5 9,5 8,0 5,5 3,3 3,3 2,2 3,0 0,9 1,4 0,6

80,2

Quota esportazioni globali svizzere in %

1 177,6 225,6 381,1 375,4

3 008,7

9 120,4 5 614,7 513,0 2 786,7 136,8

262,9

73 949,3 30 321,9 11 537,6 9 486,0 4 111,0 3 818,6 4 816,7 2 715,6 1 636,3 911,9 1 546,7 786,1

83 332,7

in mio fr.

Valore delle importazioni

Importazioni

Sviluppo regionale del commercio esterno della Svizzera nel 1999 1 2

11,1 8,1 12,0 17,1

5,4

1,3 ­2,9 ­2,0 11,2 14,5

­7,8

5,0 5,2 15,2 2,0 0,4 2,5 0,9 ­11,6 4,3 ­0,3 11,8 24,6

4,6

Modificazioni rispetto anno precedente in %

1,3 0,2 0,4 0,4

3,2

9,8 6,0 0,6 3,0 0,1

0,3

79,6 32,7 12,4 10,2 4,4 4,1 5,2 2,9 1,8 1,0 1,7 0,8

89,7

Quota importazioni globali svizzere in %

950,6 557,1 166,5 154,6

1 000,7

6 379,4 4 887,7 228,1 556,2 664,2

159,8

­14 934,9 ­8 388,9 ­2 622,6 ­1 977,5 1 045,5 ­720,6 ­1 758,3 ­646,9 1 194,9 ­108,6 ­241,0 ­206,9

­8 395,8

in mio fr.

1287

Saldo bilancia commerciale

Tavola 3

2,8

­0,9 5,3 ­27,7

­38,8 4,2 19,8 19,3 0,8 9,5 ­3,5 15,6 5,0 4,8 22,3 ­1,2 ­9,3 13,5 ­4,6 ­24,1 ­28,0 ­17,0 ­8,8 ­9,4

Modificazioni rispetto anno precedente in %

100,0

3,6 0,5 0,4

0,4 0,8 0,8 0,8 9,5 6,0 0,5 1,1 2,0 1,1 0,6 2,2 1,0 0,7 0,4 1,3 0,9 0,4 2,4 2,2

Quota esportazioni globali svizzere in %

92 865,1

2 280,1 317,9 362,6

126,0 218,7 1 486,3 1 482,8 3 159,5 2 174,6 420,7 157,7 406,0 612,6 332,4 565,5 321,2 145,6 47,7 419,4 301,9 117,5 1 084,1 1 041,8

in mio fr.

Valore delle importazioni

Importazioni

Escluse le transazioni con metalli e pietre preziosi, nonché oggetti d'arte e d'antichità.

1288

1

93 474,2

3 375,3 468,8 403,6

Paesi in sviluppo non produttori di petrolio Israele India

Esp./Imp./Saldo

389,8 721,8 769,6 760,1 8 873,6 5 580,0 452,3 1 029,7 1 892,8 1 070,5 533,3 2 058,6 893,6 655,8 367,7 1 235,1 822,7 402,3 2 279,1 2 057,6

CSI Europa sudorientale Asia Cina Paesi emergenti Asia Tailandia Singapore Hongkong Taiwan Corea del Sud America Brasile Messico Argentina Altri Paesi emergenti Turchia Africa del Sud Paesi in sviluppo prod. di petrolio OPEP

in mio fr.

Valore delle esportazioni

Esportazioni

4,5

38,6 71,8 ­2,7

­10,9 ­1,8 4,0 3,8 1,2 0,2 0,5 ­9,9 ­20,0 17,5 ­3,9 3,4 ­4,5 53,7 ­16,0 3,6 11,3 ­12,0 ­13,5 ­14,3

Modificazioni rispetto anno precedente in %

2

609,2

1 095,2 150,9 41,0

263,8 503,1 ­716,7 ­722,7 5 714,1 3 405,4 31,6 872,0 1 486,8 457,9 200,9 1 493,1 572,4 510,2 320,0 815,7 520,8 284,8 1 195,0 1 015,8

in mio fr.

gennaio/ottobre 1999

100,0

2,5 0,3 0,4

0,1 0,2 1,6 1,6 3,4 2,3 0,5 0,2 0,4 0,7 0,4 0,6 0,3 0,2 0,1 0,5 0,3 0,1 1,2 1,1

Quota importazioni globali svizzere in %

Saldo bilancia commerciale

1289

1290

1291

1292

1293

1294

1295

9.1.2

Comunicato stampa della riunione del Consiglio dell'OCSE a livello ministeriale il 26-27 maggio 1999 - Parigi 8

1. Il Consiglio dell'OCSE si è riunito a livello ministeriale il 26 e 27 maggio 1999, sotto la presidenza del Ministro delle Finanze del Messico, Angel Gurría, e la vicepresidenza del Ministro del Tesoro, del Bilancio e della Programmazione Economica dell'Italia, Giuliano Amato, e del vice Primo Ministro e Ministro delle Finanze della Polonia, Leszek Balcerowicz. Inoltre, il 26 maggio, prima del Consiglio, si sono riuniti per un Dialogo speciale i Ministri dell'OCSE e i Ministri di sette Paesi non membri: Argentina, Brasile, Cina, India, Indonesia, Repubblica Slovacca e Russia. Si sono tenute consultazioni con il Comitato consultivo economico e industriale (BIAC) e la Commissione sindacale consultiva (TUAC) presso l'OCSE.

Prospettive e requisiti economici 2. I Ministri hanno approvato le misure adottate dai Paesi membri e non membri dell'OCSE, che hanno migliorato il clima di fiducia e hanno contribuito a una maggiore stabilità sui mercati finanziari mondiali. Tuttavia, permangono serie difficoltà e i governi non devono diminuire gli sforzi. I Ministri hanno ribadito la necessità di equilibrate politiche macroeconomiche orientate verso una crescita non inflazionistica nonché la necessità di politiche strutturali volte a promuovere mercati competitivi e flessibili. Tali politiche tendono a rinforzarsi vicendevolmente e a promuovere più sostenute performance economiche che creano occupazione e concorrono ad attenuare i problemi sociali. Una crescita più forte e più equilibrata tra le grandi regioni dell'OCSE e vigorose riforme strutturali sono necessarie per ridurre gli squilibri delle bilance correnti, per limitare la disoccupazione e per sostenere la ripresa delle economie emergenti colpite dalla crisi. Occorre proseguire negli sforzi per rafforzare l'architettura finanziaria internazionale in modo da completare le azioni realizzate ai livelli nazionale e regionale per assicurare un ambiente stabile per la crescita e la ripresa.

3. Sia nei Paesi dell'OCSE che nel resto del mondo l'andamento economico è divergente. Negli Stati Uniti e in numerosi altri Paesi è proseguita una forte crescita non inflazionistica. Mentre le prospettive in Europa indicano alcune differenze tra un Paese e l'altro, la crescita economica è globalmente rallentata, ma una ripresa è prevedibile per la seconda parte
dell'anno. L'economia del Giappone mostra segni di stabilizzazione, ma le prospettive a breve termine rimangono incerte. In alcuni Paesi asiatici colpiti dalla crisi, in particolare la Corea, la ripresa è iniziata più rapidamente del previsto, grazie a politiche macroeconomiche di rilancio, a una maggiore apertura, a una migliore sorveglianza dei mercati bancari e finanziari e ad altre riforme strutturali che devono essere completate. La maggior parte dei Paesi d'Europa Centrale ha superato bene le recenti turbolenze dei mercati e ha evitato che la crisi russa avesse effetti negativi duraturi per le loro economie. In numerosi altre economie emergenti e in transizione, tuttavia, la situazione esige di restare vigili.

Nell'insieme, la crescita resta insoddisfacente tanto nell'area dell'OCSE quanto nell'economia mondiale.

8

Traduzione ufficiale OCSE dall'originale inglese e francese.

1296

4. I Ministri hanno concordato che situazioni cicliche notevolmente diverse nelle maggiori economie OCSE richiedono differenti orientamenti di politica economica: Negli Stati Uniti, dove fattori temporanei e strutturali hanno facilitato la combinazione di rapida crescita e creazione di occupazione con buoni risultati in termini di inflazione, le autorità devono mantenere politiche equilibrate e prestare attenzione ai segni di surriscaldamento.

In Europa, dove l'euro è stato introdotto con successo, la recente riduzione dei tassi di interesse è servita da stimolo alla crescita. Occorre mantenere un adeguato mix di politiche macroeconomiche e di vigorose misure strutturali tese a rafforzare le prospettive di una migliore crescita e una maggiore occupazione.

In Giappone, è essenziale continuare le politiche di sostegno finché le pressioni deflazionistiche non diminuiranno e non sarà decisamente avviata una crescita guidata dalla domanda. Le autorità giapponesi sono impegnate a risolvere i problemi del settore finanziario, anche incoraggiando le banche a disfarsi in maniera più decisa delle attività in sofferenza, e ad attuare riforme strutturali ad ampio raggio essenziali per la ripresa e la crescita a lungo termine.

5. Il profilo della crescita varia considerevolmente tra i Paesi OCSE e all'interno degli stessi. I Ministri hanno chiesto all'OCSE di studiare le cause di disparità della crescita e di identificare i fattori e le politiche (quali le rapide innovazioni tecnologiche e il crescente impatto della società del sapere e le sue esigenze in capitale umano, l'emergere di nuove industrie di servizi, il miglioramento delle condizioni quadro per sostenere l'avvio e la crescita di nuove imprese, ivi comprese le PMI) che potrebbero rafforzare la crescita a lungo termine.

6. I Ministri hanno espresso la loro preoccupazione circa gli elevati livelli di disoccupazione in alcuni Paesi membri. L'esperienza ha dimostrato che la disoccupazione può essere durevolmente ridotta mediante un globale e sostanziale pacchetto di riforme in linea con la Strategia dell'OCSE per l'occupazione. I Ministri hanno sottolineato la propria determinazione nel continuare a mettere in atto questa strategia.

L'alta e persistente mancanza di occasioni di lavoro, specialmente tra i giovani, le donne e i lavoratori anziani,
permane uno dei maggiori problemi cui deve confrontarsi la maggior parte dei Paesi OCSE. La via migliore per promuovere l'occupazione di questi gruppi riposa su politiche volte ad accrescere l'occupazione complessiva. I Ministri hanno chiesto all'OCSE di proseguire i propri lavori di monitoraggio e valutazione della Strategia per l'occupazione. Occorre realizzare mercati del lavoro flessibili assicurando effettivi ammortizzatori sociali al fine di fornire assistenza ai membri più vulnerabili della società. Occorre inoltre prestare attenzione alle politiche volte a migliorare le prospettive di occupazione dei gruppi ai margini del mercato del lavoro per porre rimedio alle disparità regionali in materia di occupazione, e riformare i sistemi di tassazione e di trasferimenti sociali per valorizzare il lavoro e per rendere la formazione lungo tutto l'arco della vita una realtà per tutti.

Incoraggiare «l'invecchiamento attivo» (active ageing) resta ugualmente una priorità. Progressi su tutti i fronti sono necessari per migliorare la coesione sociale.

1297

7. Lo sviluppo sostenibile, comprese sfide globali come i cambiamenti climatici, la gestione sostenibile delle risorse naturali e la preservazione della biodiversità, costituisce un obiettivo fondamentale per i Paesi OCSE. Tale obiettivo richiede l'integrazione di considerazioni economiche, ambientali e sociali nella definizione delle politiche economiche, in particolare mediante l'internalizzazione dei costi, e attraverso lo sviluppo e la diffusione di valide tecnologie ambientali. [L'OCSE dovrà continuare a facilitare le discussioni tra responsabili dell'economia e responsabili dell'ambiente per discutere sul modo migliore di rispondere agli impegni presi a Kyoto. È indispensabile definire un insieme di indicatori chiave per valutare i progressi verso lo sviluppo sostenibile. I Paesi OCSE continueranno a cooperare con i Paesi non OCSE per migliorare il quadro d'azione e l'assetto istituzionale. L'OCSE presenterà ai Ministri nel 2001 un rapporto con relat ive raccomandazioni.

Sistema multilaterale e nuovo round dell'OMC 8. Gli scambi e gli investimenti sono il motore della crescita, della prosperità e dell'integrazione economica a livello globale e rivestono un'importanza fondamentale nella lotta contro la povertà. Il sistema commerciale multilaterale è uno dei pilastri dell'economia mondiale. Un sistema commerciale aperto, trasparente e fondato su regole resta essenziale. I Paesi devono resistere alle pressioni protezionistiche e sviluppare la dinamica per una ulteriore liberalizzazione costruita a partire dagli attuali livelli di accesso ai mercati. La rapida conclusione di un secondo accordo sull'informazione tecnologica (ITA-2) darebbe un contributo a tale dinamica. Tenendo conto dell'importanza per i Paesi sviluppati e per i Paesi in sviluppo dei prossimi negoziati di Ginevra sulla trasparenza dei pubblici appalti, i Ministri hanno auspicato il raggiungimento di un sostanziale accordo prima della Conferenza di Seattle. Una rapida conclusione delle richieste di adesione all'OMC sulla base di impegni di accesso ai mercati reciprocamente accettabili e commercialmente viabili e nell'osservanza delle regole dell'OMC rafforzerebbe tale sistema.

9. I Ministri hanno riconosciuto la necessità di risolvere le controversie commerciali in conformità con la lettera e lo spirito delle regole dell'OMC e
la particolare responsabilità che incombe ai governi dei Paesi dell'OCSE a tale riguardo. Un migliore funzionamento e una maggiore trasparenza del Memorandum d'accordo sulla risoluzione delle controversie dell'OMC sono vitali. I Ministri e i loro partner dell'OMC intendono completare il riesame di questo Memorandum d'accordo nei tempi previsti. Il sistema di risoluzione delle controversie deve continuare a rispondere alle esigenze dei Paesi in sviluppo, e i Ministri confermano l'importanza di esplorare i mezzi più efficaci per fornire assistenza ai Paesi in sviluppo affinché utilizzino in modo più efficace tale sistema.

10. I Ministri hanno sostenuto la necessità di un nuovo ciclo di negoziati commerciali multilaterali dell'OMC e lavoreranno in modo costruttivo con tutti i membri di tale organizzazione per garantire l'avvio positivo dei negoziati di Seattle alla fine di quest'anno. Essi lavoreranno per un ordine del giorno dei negoziati ambizioso, ampio ed equilibrato, che risponda alle esigenze e alle aspettative di tutti. I Ministri hanno convenuto di tentare di concludere in tempo i negoziati, preferibilmente entro

1298

tre anni, e di lavorare con i membri dell'OMC per definire un accordo sulle scelte e le modalità di negoziazione, in particolare il principio di un «impegno unico» e la possibilità di giungere a un risultato durante i negoziati. Il nuovo round dei negoziati deve contribuire al rafforzamento delle capacità di tutti i Paesi in sviluppo, per assicurare la loro crescita economica in modo che essi possano raccogliere pienamente i benefici della liberalizzazione. Sarà necessario dedicare particolare attenzione agli specifici bisogni dei Paesi meno avanzati, in particolare al miglioramento del loro accesso ai mercati.

11. I Ministri hanno sottolineato l'importanza sia di un'efficace applicazione degli accordi conclusi in ambito OMC sia, quale parte integrante del nuovo round, dei negoziati previsti nel programma incorporato, concernente in particolare l'agricoltura e i servizi. Inoltre, l'accesso ai mercati sarà notevolmente migliorato da una maggiore liberalizzazione dei dazi doganali sui prodotti industriali, dalla soppressione degli ostacoli non tariffari, dalla facilitazione degli scambi e dalle maggiori opportunità dei mercati pubblici, e produrrà sostanziali benefici per tutti i partecipanti. L'OMC deve anche essere in grado di adeguarsi pienamente all'evoluzione dei bisogni dell'economia e della società mondiali. I Ministri hanno considerato essenziale che l'OMC contribuisca allo sviluppo sostenibile, come convenuto a Marrakech, tenendo debito conto delle questioni ambientali nei futuri negoziati commerciali. Gli attuali Programmi di lavoro dell'OMC sugli scambi e gli investimenti e sugli scambi e la concorrenza, fissati a Singapore, sono stati costruttivi. Nel contesto dei preparativi per la riunione ministeriale di Seattle, i risultati di questi lavori potrebbero essere utilizzati dal Consiglio generale dell'OMC per fare emergere un consenso sulle adeguate raccomandazioni da presentare alla terza Conferenza ministeriale nella prospettiva di un rafforzamento del sistema commerciale multilaterale basato su regole.

12. I Ministri hanno rinnovato il loro appoggio a norme del lavoro riconosciute a livello internazionale e al rispetto dei diritti fondamentali del lavoro. I Ministri hanno riaffermato il loro rifiuto di utilizzare le norme del lavoro a fini protezionistici.

Essi hanno accolto
favorevolmente i lavori dell'OMC per promuovere una nuova Dichiarazione sui principi fondamentali e le norme del lavoro. I Ministri hanno confermato il loro appoggio al proseguimento della collaborazione tra i Segretariati dell'OMC, dell'OIL e dell'OCSE e hanno ribadito l'importanza di facilitare una migliore comprensione delle questioni tra i Paesi membri e al loro interno. Essi hanno riconosciuto che la promozione dell'osservanza del diritto del lavoro unitamente alla liberalizzazione del commercio e degli investimenti e alle buone regole di governo contribuiscono a migliorare le condizioni generali di vita.

13. I Ministri hanno riconosciuto l'importanza di assicurare una migliore trasparenza e chiarezza nel funzionamento del sistema dell'OMC. Un'attiva e positiva politica di comunicazione e di consultazione con la società civile è essenziale per la comprensione da parte dell'opinione pubblica dei benefici e delle sfide della liberalizzazione. I Ministri appoggiano la considerevole attività di analisi dell'OCSE a sostegno del sistema multilaterale e più particolarmente dei futuri negoziati nell'ambito dell'OMC. I Ministri hanno invitato l'OCSE a diffondere i risultati dei suoi lavori presso un pubblico più ampio onde favorire un dibattito aperto più documentato.

1299

14. I Ministri hanno chiesto una rapida ratificazione dell'Accordo dell'OCSE sulla costruzione navale da parte di tutti i firmatari al fine d'instaurare normali condizioni di concorrenza sul mercato internazionale della costruzione navale e di incoraggiare l'adesione di altri Paesi all'Accordo. L'OCSE dovrebbe proseguire i suoi lavori per migliorare la trasparenza del mercato della costruzione navale.

15. I Ministri9 hanno accolto favorevolmente la creazione del Foro sulle Pratiche Fiscali Dannose e i progressi compiuti nell'attuazione del mandato del Foro e hanno chiesto di ricevere per la loro prossima riunione un rapporto sull'identificazione dei paradisi fiscali.

16. I Ministri hanno accolto favorevolmente il dialogo avviato tra l'OCSE e il Gruppo d'azione finanziaria per studiare come i sistemi antiriciclaggio potrebbero far fronte alla criminalità fiscale senza perdere la loro efficacia.

17. Il commercio elettronico offre ampie opportunità per la crescita e per l'occupazione nell'economia mondiale. Il Piano d'azione dell'OCSE sul commercio elettronico, concordato in occasione della Conferenza ministeriale di Ottawa nel mese di ottobre 1998, fornisce una base per elaborare nuove politiche e analisi tecniche relative alla tutela dei consumatori, della privacy e della sicurezza, alle infrastrutture di comunicazione, all'autenticazione, alla fiscalità, e contribuisce nello stesso tempo a una migliore comprensione degli effetti economici e sociali legati al commercio elettronico. I Ministri sottolineano l'importanza della concertazione con la società civile che include il settore privato e le altre organizzazioni internazionali e attendono con interesse la prossima Conferenza che si svolgerà nell'ottobre del 1999, per prendere visione dei progressi e valutare le priorità.

18. I Ministri hanno espresso rincrescimento che i Partecipanti all'Accordo sui crediti all'esportazione non siano ancora pervenuti a un'Intesa sull'agricoltura come definito nel mandato dell'Uruguay Round. Essi hanno nuovamente chiesto ai Partecipanti di intensificare i loro sforzi per concludere rapidamente l'intesa, se possibile prima della Conferenza di Seattle, e di presentare un rapporto per la prossima riunione del Consiglio a livello ministeriale. Essi si sono rallegrati dei progressi verso l'adozione dell'Accordo
OCSE sullo scambio d'informazioni ambientali per i grandi progetti finanziati da crediti all'esportazione che beneficiano di un sostegno pubblico e hanno chiesto il proseguimento dei lavori per consolidare i comuni approcci e di preparare un rapporto sui progressi compiuti alla prossima riunione del Consiglio a livello ministeriale.

19. L'agricoltura conserva un'importanza centrale. La riforma delle politiche agricole ha registrato progressi, tuttavia sono necessarie ulteriori azioni: i livelli di sostegno e di protezione rimangono alti; permangono tensioni e controversie commerciali; e il settore è di vitale interesse per i Paesi in sviluppo. I Ministri hanno convenuto di proseguire i loro sforzi per attuare l'ampia gamma di obiettivi e hanno riconosciuto: le caratteristiche multifunzionali del settore; la necessità di assicurarsi che le politiche agroalimentari siano mirate, trasparenti, redditizie e evitino distorsioni nella produzione e negli scambi; l'obiettivo a lungo termine di progressive e sostanziali riduzioni dei sussidi e della protezione che porteranno a fondamentali riforme, approvate dai Ministri dell'Agricoltura dell'OCSE nel mese di marzo del 1998 e recepite nel Comunicato del Consiglio a livello ministeriale dell'aprile 1998.

9

Cfr. il rapporto «Concurrence fiscale dommageable - un problème mondial».

1300

20. Una gestione efficace e sostenibile delle risorse e del commercio della produzione ittica e le interazioni tra la gestione delle risorse e il commercio richiedono un accordo e un'azione tempestivi a livello internazionale. I Ministri hanno accolto favorevolmente il Piano d'Azione della FAO per la gestione delle capacità ittiche e hanno appoggiato gli sforzi compiuti dall'OCSE per analizzare l'impatto dei trasferimenti finanziari pubblici e di altri fattori economici, in particolare sulla sostenibilità delle risorse ittiche, incluso il loro eccessivo sfruttamento, e sul commercio.

21. Le biotecnologie offrono notevoli opportunità ma pongono anche serie sfide e destano un dibattito pubblico sulle loro implicazioni. I Ministri hanno sottolineato la necessità di prendere misure di protezione della salute e dell'ambiente senza negare i vantaggi apportati dai progressi della biotecnologia. La ricerca scientifica è essenziale a tale processo. I Ministri hanno chiesto all'OCSE di proseguire l'esame di questa problematica sia nelle discussioni del prossimo CSTP ministeriale, che in altre sedi.

22. L'OCSE ha colto subito la gravità degli effetti che il passaggio all'anno 2000 potrebbe avere sull'economia globale. I Ministri hanno accolto favorevolmente gli sforzi dell'OCSE per sensibilizzare al problema i governi e il settore privato, in particolare le PMI. I Ministri hanno invitato tutti i governi, le organizzazioni internazionali e il settore privato a proseguire lo scambio d'informazioni sulla preparazione del passaggio all'anno 2000, a dare la priorità alle attività volte alla messa in conformità e a elaborare piani di emergenza a tutti i livelli. Una particolare attenzione dovrebbe essere dedicata ai bisogni dei Paesi in sviluppo.

«Governance» 23. Una «sana gestione degli affari pubblici» (good governance) è indispensabile per rafforzare la democrazia pluralista e favorire lo sviluppo sostenibile. I Ministri hanno accolto favorevolmente gli sforzi dell'OCSE volti a promuovere strutture di gestione più efficaci, più efficienti e più trasparenti nei Paesi membri e non membri, in particolare attraverso le sue attività in materia di gestione del settore pubblico, lotta contro la corruzione, riforma regolamentare, governo societario, etica nella vita pubblica, sviluppo territoriale nonché i lavori in
corso sugli indicatori dei progressi a livello mondiale in materia di gestione pubblica. I Ministri hanno chiesto all'OCSE di elaborare una proposta per un'«iniziativa sulla gestione pubblica» sulla base dei lavori attuali e, all'occorrenza, in collaborazione con altre organizzazioni internazionali. I Ministri hanno chiesto un rapporto interinale su tale iniziativa per la loro prossima riunione.

24. I Ministri hanno apprezzato e hanno approvato i Principi OCSE sul governo societario. Tali principi aiuteranno i governi nei loro sforzi per valutare e per migliorare i loro quadri di riferimento nazionali e offriranno un guida anche per il settore privato. Tali principi contribuiranno grandemente al rafforzamento del sistema finanziario internazionale. I Ministri dell'OCSE incoraggeranno l'applicazione e l'utilizzazione di detti principi all'interno dei Paesi membri nonché gli scambi di esperienze tra Paesi. I Ministri hanno chiesto all'OCSE, in cooperazione con la Banca mondiale, il FMI e altre organizzazioni internazionali, di favorire l'attuazione e l'utilizzazione dei principi nei Paesi non membri. Essi hanno convenuto che l'OCSE valuterà i principi, eventualmente tra due anni, alla luce delle esperienze nazionali e delle evoluzioni in questo campo.

1301

25. I Ministri si sono rallegrati della conclusione degli esami dell'OCSE sulla Riforma Regolamentare concernente il Giappone, il Messico, i Paesi Bassi e gli Stati Uniti. Riforme della regolamentazione equilibrate e ad ampio raggio possono offrire un considerevole contributo allo sviluppo sostenibile e alla prosperità futura senza pregiudizio per il mantenimento di una protezione soddisfacente ed efficiente per i consumatori e i cittadini. I Ministri hanno ritenuto che i risultati di questi esami forniranno orientamenti per la realizzazione di ulteriori riforme, sia nei Paesi membri che in quelli non membri. Essi hanno auspicato il completamento, nel 2000, della seconda serie di esami riguardanti la Corea, la Danimarca, la Spagna, l'Ungheria, e l'estensione del processo di valutazione ad altri Paesi membri.

26. L'entrata in vigore della Convenzione sulla lotta contro la corruzione di pubblici ufficiali esteri, il 15 febbraio, segna un tappa decisiva nella lotta internazionale contro la corruzione. I Ministri vigileranno attivamente, attraverso l'OCSE, sull'attuazione efficace della Convenzione. Essi richiedono a tutti i governi firmatari, che ancora non vi abbiano provveduto, di ratificare e attuare pienamente al più presto possibile la Convenzione, unitamente alla Raccomandazione OCSE sulla deducibilità fiscale dei proventi della corruzione. L'OCSE promuoverà gli obiettivi della Convenzione in tutto il mondo e continuerà a collaborare con i Paesi non membri, in collaborazione con altre organizzazioni internazionali, nella lotta alla corruzione. I Ministri sollecitano l'OCSE a continuare a esaminare le questioni concernenti: atti di corruzione collegati ai partiti politici stranieri; i vantaggi promessi o procurati a una persona in anticipazione della sua designazione a pubblico ufficiale straniero; corruzione di funzionari pubblici stranieri in quanto infrazione principale ai sensi della legislazione relativa al riciclaggio di denaro; ruolo delle consociate estere nonché dei centri off-shore nei meccanismi di corruzione. I Ministri hanno riconosciuto il ruolo delle regole commerciali internazionali nella lotta alla corruzione e hanno incoraggiato l'attuazione di ulteriori lavori sull'argomento.

Relazioni con i Paesi non membri 27. Le economie dell'OCSE e quelle dei Paesi non membri sono sempre
più confrontate con problemi e opportunità interdipendenti in un mondo in rapida integrazione. I Ministri hanno sottolineato la necessità di un approfondimento del dialogo, e hanno incoraggiato le discussioni in corso per il miglioramento della cooperazione tra l'OCSE e i Paesi non membri.

28. I Ministri si sono rallegrati della partecipazione di un certo numero di Paesi non membri al Dialogo ministeriale speciale che si fonda su numerosi anni di cooperazione vicendevolmente costruttiva con un'ampia gamma di Paesi non membri. Questo Dialogo speciale ha favorito una mutua comprensione delle grandi sfide mondiali - promuovere la crescita, lo sviluppo sostenibile e la coesione sociale e sfruttare e condividere pienamente i vantaggi della liberalizzazione degli scambi e dell'investimento.

29. L'OCSE, pur essendo selettiva e difendendo elevati criteri di adesione, è sempre aperta a nuovi membri che condividano gli stessi valori. I Ministri contano ora sulla prossima conclusione del processo di adesione all'Organizzazione da parte della Repubblica Slovacca.

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Sud Est Europeo 30. I Ministri hanno esaminato la seria situazione del Sud Est Europeo, concentrando l'attenzione sugli effetti economici per i Paesi della regione. Una strategia di sviluppo a lungo termine efficace e coerente richiederà l'impegno delle parti interessate a tutti i livelli. Essi accolgono favorevolmente l'iniziativa internazionale per definire un Patto di Stabilità per la regione allo scopo d'instaurare la democrazia, la pace e la prosperità economica nell'Europa del Sud Est. Al riguardo, essi hanno preso atto del meccanismo di coordinamento elaborato dalla Banca mondiale e dalla Commissione europea.

31. I Ministri si sono impegnati affinché l'OCSE partecipi attivamente allo sforzo della comunità internazionale e sostenga tale processo, avvalendosi del vantaggio comparativo dell'OCSE e della sua grande esperienza dell'aiuto alle economie in transizione. L'OCSE può dare un notevole contributo fornendo consigli ai Paesi colpiti della regione sull'elaborazione di politiche macroeconomiche, strutturali e sociali, aiutando a realizzare il necessario quadro giuridico e istituzionale e favorendo l'integrazione nell'economia regionale e mondiale. Occorre rafforzare gli attuali programmi di cooperazione dell'OCSE con i Paesi della regione e l'Organizzazione dovrebbe avviare, quando le condizioni lo consentiranno, programmi con gli altri Paesi colpiti.

Sviluppo 32. I Ministri hanno riaffermato l'importanza della strategia di partenariato dell'OCSE per lo sviluppo e hanno riconosciuto la necessità di compiere maggiori progressi per adeguare le loro politiche di aiuto ai principi e alle pratiche del partenariato. Essi hanno espresso soddisfazione circa il rafforzamento del dialogo con le istituzioni multilaterali per migliorare il coordinamento dell'aiuto e dei lavori condotti congiuntamente con le Nazioni Unite e la Banca mondiale sugli Obiettivi di Sviluppo Internazionale. Una maggiore coerenza delle politiche è essenziale per attuare tali obiettivi. I Ministri hanno preso nota del rapporto sugli scambi, sull'investimento e sullo sviluppo e hanno convenuto di lavorare congiuntamente in sede OCSE per tenere maggiormente conto dell'impatto delle loro politiche sui Paesi in sviluppo. L'OCSE dovrà intraprendere ulteriori analisi in questo settore e presentare un rapporto.

33. Di fronte alla
tendenza alla diminuzione dell'aiuto pubblico allo sviluppo negli ultimi anni, i Ministri hanno rilevato l'importanza di mantenere sostanziali livelli di aiuto, in particolare per i Paesi più poveri, e di migliorarne la qualità. Essi si sono rammaricati che non siano state riunite le condizioni per concludere un accordo sullo svincolo degli aiuti in favore dei Paesi meno avanzati. Essi hanno tuttavia preso atto dei progressi compiuti in sede OCSE dal 1998 per quanto attiene ai principi e alle modalità di svincolo degli aiuti e hanno chiesto ulteriori sforzi per elaborare una Raccomandazione, conformemente al mandato ricevuto.

34. L'OCSE svolge un ruolo importante nella ricerca di una crescita e di una prosperità equamente ripartite a livello mondiale. I Ministri riconoscono gli sforzi di riforma dell'OCSE compiuti negli ultimi anni e contano sull'Organizzazione per consolidarli e rafforzarli. Sono state portate a termine notevoli riduzioni di bilancio e i Ministri approvano gli obiettivi di stabilità finanziaria per le attività dell'OCSE negli anni a venire. Essi convengono che per raggiungere tale stabilità è anche essenziale trovare una soluzione esauriente al problema del finanziamento delle pensioni.

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35. Le sfide politiche, economiche e sociali del prossimo secolo richiedono un'attiva e consapevole partecipazione dei cittadini: i Ministri riconoscono la loro responsabilità sempre maggiore per assicurare trasparenza e chiarezza nell'elaborazione delle politiche; e attendono che l'OCSE aiuti i governi nell'importante compito di attuare una politica più attiva e positiva di comunicazione e di consultazione con la società civile.

1304

9.1.3

Comunicato stampa della riunione ministeriale dell'AELS del 1° giugno 1999 a Lillehammer 10

Il 1° giugno 1999 l'AELS ha tenuto la sua riunione ministeriale di primavera a Lillehammer, in Norvegia, sotto la presidenza di Knut Vollebaek, Ministro norvegese degli affari esteri. I Ministri si sono dichiarati soddisfatti dei progressi realizzati nei negoziati di libero scambio con il Canada, e si sono impegnati a concluderli entro la prossima riunione ministeriale che avrà luogo nel dicembre del 1999. Il passo compiuto nei confronti del Canada, hanno affermato, non è che la prima iniziativa che l'AELS intende intraprendere sul continente americano e altrove al di fuori della regione dell'Europa mediterranea. Essi hanno inoltre ribadito la loro determinazione a fornire un contributo sostanziale alla ricostruzione dei Balcani non appena l'attuale conflitto sarà stato risolto. I Ministri dei Paesi AELS/SEE hanno espresso la loro soddisfazione anche in merito al buon funzionamento dell'accordo SEE, facendo notare che è stato adottato un nuovo quadro regolamentare concernente i contributi finanziari dei Paesi AELS/SEE volto a ridurre le disparità sociali ed economiche in Europa. I Ministri hanno deciso di aggiornare la Convenzione AELS integrandovi gli esiti positivi scaturiti dalla conclusione degli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'Unione europea. È stato inoltre convenuto che i Paesi dell'AELS proseguiranno la loro stretta collaborazione in occasione dei futuri negoziati commerciali multilaterali e che l'Ambasciatore svizzero William Rossier sarà nominato nuovo Segretario generale dell'AELS.

Relazioni dell'AELS con i Paesi terzi I Ministri si sono dichiarati soddisfatti nell'osservare che, dall'inizio dei negoziati di libero scambio con il Canada, un anno fa, sono stati realizzati significativi progressi nel settore chiave dell'accesso al mercato. È stata infatti programmata una quinta tornata di negoziati in Norvegia per la metà del mese di giugno. Essi hanno nuovamente sottolineato la grande rilevanza politica che riveste l'istituzione della prima zona di libero scambio mai realizzata tra le due sponde dell'Atlantico. Si sono inoltre impegnati a concludere i negoziati in tempo per la prossima riunione ministeriale nel dicembre del 1999.

I Ministri hanno affermato che questo passo compiuto nei confronti del Canada è solo il primo del folto programma di iniziative che l'AELS si prefigge
di promuovere sia sul continente americano sia altrove al di fuori della regione euromediterranea.

Sulla scorta dei loro precedenti incontri ministeriali, hanno deciso di proporre al Messico di cominciare a valutare le basi di un accordo. Successivamente, i Ministri dovrebbero esaminare un mandato per questi negoziati. Un approccio simile dovrebbe essere adottato anche nei confronti del Cile. Nelle prossime settimane, i Paesi dell'AELS dovrebbero inoltre trasmettere alle autorità del Mercosur un progetto di testo riguardante una dichiarazione di cooperazione.

I Ministri hanno deciso che i contatti con il Sudafrica saranno ripresi al più presto al fine di esaminare le basi comuni esistenti per concludere un accordo di libero scambio. Parimenti, hanno ricordato che sono stati registrati progressi significativi anche nei contatti instaurati in vista della possibile firma di dichiarazioni di cooperazione tra, da un lato, i Paesi dell'AELS e il Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo (GCC) e, dall'altro, i Paesi dell'AELS e la Siria.

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Traduzione ufficiosa.

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Nel corso dell'incontro, i Ministri hanno auspicato che si trovi presto una soluzione al conflitto in Jugoslavia. Al riguardo hanno ribadito la loro determinazione a fornire un contributo sostanziale per la ricostruzione di questa regione, tenendo debitamente conto del processo di stabilizzazione e di associazione dell'UE nonché del Patto di Stabilità per l'Europa sudorientale, e a integrare, se le condizioni lo consentono, i Paesi dell'Europa sudorientale in un insieme di valori comuni, di pace e di prosperità. I Paesi dell'AELS hanno già firmato dichiarazioni di cooperazione con la Macedonia e l'Albania; i negoziati di libero scambio con la Macedonia dovrebbero essere avviati nel corso del corrente mese di giugno mentre la riunione del Comitato misto con l'Albania è in preparazione.

Anche il considerevole sviluppo della rete di accordi tra i Paesi dell'AELS e i Paesi terzi è stato motivo di soddisfazione per i ministri. Infatti l'AELS ha finora concluso quattordici accordi di libero scambio con partner nell'Europa centrorientale e nella regione mediterranea e ha parimenti firmato dichiarazioni di cooperazione con sei altri Paesi. La seconda tornata di negoziati di libero scambio con Cipro ha avuto luogo in maggio, mentre quella con la Giordania si è tenuta nel corso del mese di marzo, e una terza è prevista prima della pausa estiva.

I Ministri hanno sottolineato che la rete esistente di accordi di libero scambio dell'AELS dovrà essere regolarmente rivista e aggiornata alla luce degli ultimi sviluppi in materia di politica commerciale internazionale. In questo contesto, in febbraio si è svolta una riunione del Comitato misto con la Lituania, un incontro simile ha avuto luogo in maggio con la Slovenia, mentre con Israele si terrà alla fine del mese di giugno.

Cooperazione AELS-UE I Ministri dei Paesi AELS/SEE hanno giudicato positivo il perdurare del buon funzionamento dell'Accordo SEE e hanno osservato che sono stati adottati, o sono sul punto di esserlo, emendamenti all'Accordo in importanti ambiti quali il quinto programma quadro di ricerca e sviluppo, il programma Karolus, il programma Altener II, i programmi europei di servizio volontario nonché la legislazione sui prodotti medicinali. Si sono inoltre dimostrati fiduciosi sull'esito delle discussioni intavolate al fine di mettere a punto
il Protocollo 3 sui prodotti agricoli trasformati: vi potrebbero infatti essere progressi sostanziali prima della pausa estiva.

Alla riunione è inoltre stato fatto notare che si è potuti giungere a un accordo sulle disposizioni finanziarie di un nuovo quadro regolamentare concernente i contributi finanziari dei Paesi AELS/SEE in vista di ridurre le disparità economiche e sociali in Europa.

I Ministri si sono dichiarati soddisfatti della firma degli accordi di reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità (ARR) tra, da un lato, i Paesi dell'AELS/SEE e, dall'altro, l'Australia e la Nuova Zelanda. In seguito alla recente conclusione di un ARR tra l'UE e la Svizzera nell'ambito dei negoziati bilaterali, i Ministri hanno prontamente auspicato che un ARR corrispondente sia concluso anche tra i Paesi AELS/SEE e la Svizzera.

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Attività dell'AELS I Ministri hanno accolto favorevolmente la proposta della Svizzera di estendere ai suoi partner dell'AELS i benefici scaturiti dagli accordi bilaterali appena conclusi con l'Unione europea. Dato che ciò implica un aggiornamento della Convenzione AELS, hanno chiesto al Consiglio dell'AELS di elaborare un piano d'azione al riguardo.

Nomine I Ministri hanno deciso che l'Ambasciatore svizzero William Rossier sarà nominato in qualità di nuovo Segretario generale dell'AELS.

Organi consultivi I Ministri hanno messo in evidenza il ruolo degli organi consultivi dell'AELS, ossia il Comitato dei parlamentari e il Comitato consultivo che rappresenta le parti sociali dell'AELS, e hanno valutato in modo positivo la loro crescente partecipazione ai lavori dell'Associazione. In collaborazione con i colleghi del Parlamento europeo, i parlamentari dei Paesi dell'AELS hanno adottato risoluzioni su temi di grande importanza quali l'omogeneità nello SEE e alcuni aspetti legati al consumo. I Ministri hanno espresso la loro soddisfazione in merito all'iniziativa intrapresa dal Comitato consultivo di organizzare un seminario con le parti sociali dei Paesi candidati all'UE, in particolare in considerazione della possibilità che questi ultimi diventino in futuro membri dello SEE.

OMC Per la terza Conferenza ministeriale dell'OMC che si terrà a Seattle nel dicembre del 1999, i Ministri hanno appoggiato l'avvio di un nuovo ciclo di negoziati commerciali multilaterali globali che includano negoziati sull'accesso al mercato per i beni e i servizi e adattino il quadro dell'OMC al nuovo contesto economico globale e all'interdipendenza delle politiche. Hanno altresì espresso il desiderio che nel corso della Conferenza si possa giungere a risultati concreti, segnatamente per quanto riguarda il consolidamento del sistema di composizione delle controversie, il mantenimento degli impegni nei confronti dei Paesi in sviluppo, la conclusione di un accordo per una maggiore trasparenza degli appalti pubblici nonché di un nuovo accordo sul commercio dei prodotti delle tecnologie dell'informazione (ITA-2).

Inoltre, i Ministri hanno sottolineato la complementarità del sistema multilaterale e degli accordi preferenziali regionali e hanno ribadito la loro intenzione di rafforzare e sviluppare le regole di base del sistema
commerciale multilaterale. Hanno inoltre convenuto che i Paesi dell'AELS continueranno la loro stretta collaborazione in occasione dei preparativi per la Conferenza ministeriale di Seattle e dei negoziati multilaterali che seguiranno.

Prossima riunione La prossima riunione del Consiglio a livello ministeriale si terrà a Ginevra il 13 e 14 dicembre 1999.

1307

9.1.4

Comunicato stampa sulla riunione ministeriale del Consiglio dell'AELS del 13/14 dicembre 1999 a Ginevra 11

Il 13 e 14 dicembre 1999, si è tenuta a Ginevra la riunione ministeriale autunnale dell'Associazione europea di libero scambio (AELS) sotto la presidenza della signora Andrea Willi, ministro degli esteri del Liechtenstein. In occasione dell'imminente 40° anniversario della fondazione dell'AELS è stata emanata una dichiarazione ministeriale. I Ministri hanno espresso la loro soddisfazione in merito ai progressi realizzati nei negoziati per un accordo di libero scambio con il Canada che potranno essere conclusi tra breve. Inseriscono inoltre gli attuali negoziati di libero scambio con la Macedonia nel quadro degli sforzi comuni europei volti a ripristinare la pace e la stabilità nei Balcani; hanno inoltre ribadito il loro impegno a fornire un contributo sostanziale alla ricostruzione della regione. Anche la decisione del Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo (GCC) di procedere alla firma di una dichiarazione di cooperazione con gli Stati dell'AELS è stata accolta favorevolmente. I Ministri si sono dichiarati soddisfatti dei lavori preliminari riguardanti il Cile e hanno concordato di avviare quanto prima le trattative con il Messico in vista di un possibile accordo di libero scambio. Anche il futuro ampliamento dell'Unione europea è stato valutato in modo positivo: esso dovrebbe infatti contribuire a garantire la stabilità politica, economica e sociale in Europa. I Ministri dei Paesi AELS/SEE hanno espresso soddisfazione anche in merito all'accelerazione dei processi decisionali. L'Accordo sullo Spazio economico europeo, hanno ricordato, impone a ogni Stato che entra a far parte della Comunità europea di diventare parte contraente dell'Accordo. I Ministri hanno preso atto della maggiore importanza assunta dal Parlamento europeo nel processo legislativo della Comunità europea e hanno sottolineato la necessità di mantenere buoni contatti al fine di elaborare le disposizioni SEE pertinenti. Si sono inoltre dichiarati soddisfatti dei lavori attualmente in corso per l'adeguamento della Convenzione AELS, i quali dovrebbero consolidare la cooperazione in seno all'AELS.

Dichiarazione In occasione dell'imminente 40° anniversario della fondazione dell'AELS, i Ministri hanno pubblicato una dichiarazione nella quale ribadiscono il loro impegno a promuovere il libero scambio e a contribuire
attivamente per migliorare le condizioni economiche all'interno e all'esterno dell'Europa. Hanno inoltre affermato che l'AELS continuerà a estendere ulteriormente la rete di accordi conformemente ai propri interessi.

Relazioni dell'AELS con i Paesi terzi I Ministri hanno espresso la loro soddisfazione in merito ai progressi realizzati nei negoziati per un accordo di libero scambio con il Canada, che potranno presto essere conclusi. Parimenti positivo è stato considerato il fatto che si è svolta a Skopje una seconda tornata di negoziati con la Macedonia; i Ministri sono persuasi che dovrebbe essere possibile concludere un accordo di libero scambio prima della prossima riunione ministeriale. Tali negoziati rientrano nell'ambito degli sforzi comuni europei volti a riportare la pace e la stabilità nei Balcani. Al riguardo, i Ministri hanno confermato il loro impegno a fornire un contributo sostanziale alla ricostruzione 11

Traduzione ufficiosa.

1308

della regione. Hanno inoltre ritenuto fruttuoso l'incontro del mese scorso del Comitato misto con l'Albania, organizzato dai Paesi dell'AELS nel quadro della dichiarazione di cooperazione al fine di valutare come aiutare al meglio questo Paese.

I Ministri hanno constatato che sono state avviate trattative di libero scambio con Giordania, Egitto, Cipro e Tunisia e hanno auspicato che i relativi accordi possano essere conclusi il più presto possibile. Affinché tutti i partner mediterranei possano sfruttare al meglio i vantaggi del libero scambio, occorre che l'Unione europea e i Paesi dell'AELS trovino il modo di integrarli nel sistema del Cumulo paneuropeo delle regole in materia di origine.

I Ministri hanno accolto favorevolmente la decisione del Consiglio di cooperazione per gli Stati arabi del Golfo (GCC) di firmare una dichiarazione di cooperazione con i Paesi dell'AELS. Hanno altresì preso atto dell'interesse manifestato dall'Ucraina di stipulare anch'essa una tale dichiarazione con i Paesi dell'AELS.

Alla riunione ministeriale è stato inoltre tracciato un bilancio delle relazioni tra i Paesi dell'AELS e Messico e Cile. I Ministri hanno manifestato la loro soddisfazione in merito ai lavori preliminari riguardanti il Cile e hanno sostanzialmente convenuto di analizzarne più approfonditamente i risultati. I Paesi membri dell'AELS decideranno a tempo debito quando iniziare i negoziati per la conclusione di un accordo di libero scambio. Quanto al Messico, i Ministri hanno deciso di avviare le trattative il più presto possibile, al fine di esaminare le basi per un possibile accordo di libero scambio.

I Ministri si sono trovati d'accordo circa la necessità di rafforzare i contatti esistenti tra i Paesi dell'AELS e il Sudafrica e di organizzare colloqui di natura tecnica per preparare il terreno per i negoziati di libero scambio.

Si è inoltre preso nota del fatto che dall'ultima riunione ministeriale hanno avuto luogo sedute dei Comitati misti con Israele, Estonia, Lituania e Lettonia, per quanto gli accordi di libero scambio con questi Paesi funzionino bene.

Cooperazione AELS-EU Nell'appurare il buon funzionamento dell'Accordo SEE, i Ministri hanno ribadito la loro soddisfazione in merito all'accelerazione dei processi decisionali negli ultimi mesi. È tuttavia necessario apportare ulteriori
miglioramenti al riguardo, al fine di garantire un'applicazione omogenea della legislazione SEE. I Ministri hanno preso atto della maggiore importanza assunta dal Parlamento europeo nel processo legislativo della Comunità europea e hanno sottolineato la necessità di intrattenere buoni contatti al fine di elaborare le disposizioni SEE pertinenti.

È stato inoltre fatto il punto della situazione per quanto riguarda i cambiamenti attuati in importanti settori dell'Accordo: è imminente la conclusione del Protocollo 3 sui prodotti agricoli trasformati e, con l'entrata in vigore della versione rielaborata dell'Allegato I in materia di veterinaria, è stato ampliato l'Accordo. Tra breve sarà inoltre possibile giungere a una decisione in merito alle disposizioni transitorie per la libera circolazione delle persone con il Liechtenstein. I Ministri hanno rammentato che i Paesi AELS/SEE partecipano attivamente ai preparativi per l'allestimento di nuovi programmi come SOCRATES II e LEONARDO DA VINCI II. Hanno altresì accolto favorevolmente l'iniziativa volta a istituire un mercato comune europeo per il trasporto aereo a cui dovrebbero aderire 27 Paesi europei, tra cui anche la Svizzera.

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I Ministri hanno valutato in modo positivo il futuro ampliamento dell'Unione europea che dovrebbe contribuire a garantire la stabilità politica, economica e sociale in Europa. L'Accordo sullo Spazio economico europeo, hanno ricordato, impone a ogni Stato che entra a far parte della Comunità europea di diventare parte contraente dell'Accordo. Hanno infine sottolineato che i negoziati riguardanti l'ingresso nell'Unione europea e le condizioni di adesione allo SEE dovrebbero essere conclusi contemporaneamente per evitare lacune legislative.

Attività dell'AELS I Ministri sono stati informati circa gli attuali adeguamenti della Convenzione AELS. Questi sono stati possibili grazie alla proposta della Svizzera di estendere i risultati scaturiti dai negoziati bilaterali con l'UE anche ai Paesi AELS. I Ministri ritengono necessario proseguire questi lavori al fine di far entrare in vigore tali adeguamenti contemporaneamente agli accordi bilaterali tra la Svizzera e l'UE, probabilmente il 1° gennaio 2001.

Organi consultivi I Ministri hanno evidenziato il ruolo fondamentale svolto dagli organi consultivi dell'AELS, ossia il Comitato dei parlamentari e il Comitato consultivo che rappresenta le parti sociali dei diversi Paesi AELS, e hanno valutato in modo positivo il loro contributo determinante ai molteplici compiti dell'Associazione. In collaborazione con i colleghi del Parlamento europeo, i parlamentari dei Paesi AELS intendono seguire più da vicino il modo in cui i vari Parlamenti influiscono sulla legislazione UE a livello nazionale ed europeo. I Ministri hanno manifestato il loro apprezzamento per l'esito positivo dell'iniziativa del Comitato consultivo di far incontrare le parti sociali dei Paesi candidati all'UE, dei Paesi UE e dei Paesi AELS, al fine di discutere le possibili implicazioni comuni del futuro ampliamento.

OMC I Ministri hanno preso atto dell'ultima conferenza ministeriale dell'OMC svoltasi recentemente a Seattle e si sono rammaricati del fatto che non è stato possibile lanciare una nuova tornata di negoziati multilaterali. Intendono mantenere l'impegno assunto nei confronti del dispositivo normativo del sistema commerciale multilaterale e adoperarsi in modo costruttivo per favorire una maggiore libertà degli scambi.

Sono persuasi che il miglior modo per raggiungere tale obiettivo è
l'avvio di un nuovo round commerciale.

Prossima riunione La prossima riunione del Consiglio a livello ministeriale dovrebbe avere luogo a Zurigo il 19 e 20 giugno 2000.

Dichiarazione In occasione dell'imminente 40° anniversario della fondazione dell'AELS, i Ministri hanno ribadito il loro impegno a promuovere il libero scambio e a consolidare l'integrazione europea. Hanno messo in evidenza il ruolo svolto dall'AELS per raggiungere tali obiettivi nell'interesse dei Paesi membri, obiettivi che è riuscita a realizzare adeguando la Convenzione AELS e ampliando la rete di accordi di libero scambio. Da quando l'AELS è stata fondata nel 1960, il contesto mondiale è radicalmente cambiato. Grazie alla sua capacità di adattamento e al suo pragmatismo ­ i

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principali punti di forza di questa associazione ­ l'AELS ha potuto realizzare con successo gli obiettivi politici ed economici dei propri Paesi membri.

Le strette relazioni tra i Paesi AELS e l'UE sono regolate dall'Accordo SEE e da altri strumenti. I Ministri si sono impegnati a moltiplicare gli sforzi per potenziare la cooperazione tra i rispettivi Paesi e l'UE sulla base di questo Accordo, al fine di consolidare ulteriormente l'integrazione europea e di assicurare al contempo gli interessi dei Paesi AELS. Questi ultimi sostengono attivamente l'ampliamento dell'UE e quindi anche dello SEE.

Alle soglie del nuovo millennio, la cooperazione e l'integrazione europea sono strumenti indispensabili per garantire la pace, la democrazia e il benessere nel nostro continente. I Paesi AELS intendono consolidare le loro relazioni con i Paesi mediterranei e con altre regioni limitrofe. Ritengono inoltre che il fatto di concludere accordi di libero scambio che tengono conto sia delle caratteristiche economiche sia delle necessità precipue dei Paesi partner contribuisca notevolmente a stimolare la crescita economica e a mantenere la stabilità in queste regioni.

Nel contesto di un'economia mondiale sempre più globale, vi sarà l'occasione di ampliare il campo di validità degli accordi di libero scambio, includendo così nuovi temi di crescente rilevanza. In considerazione dei propri interessi, i Paesi AELS valuteranno, di caso in caso, la possibilità di proporre ai Paesi interessati la conclusione di un accordo di libero scambio. I Paesi AELS sono infatti dell'opinione che questo tipo di accordi completino il sistema commerciale multilaterale. Parimenti, sono convinti che sia nell'interesse di tutti i Paesi rafforzare questo sistema basato su regole. Si sono infatti dichiarati decisi a mantenere anche in futuro un ruolo costruttivo in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), condividendo l'impegno profuso per gestire l'organizzazione in modo più efficace.

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9.1.5

Ispezioni pre-imbarco effettuate in Svizzera per conto di Stati esteri e sottoposte ad autorizzazione

L'ordinanza del 17 maggio 1995 sull'esecuzione di ispezioni pre-imbarco (RS 946.202.8), emanata in relazione con l'Accordo OMC sulle ispezioni pre-imbarco (RS 0.632.20, Allegato 1A.10), disciplina l'autorizzazione, l'esecuzione e la sorveglianza di tali ispezioni (che riguardano essenzialmente la qualità, la quantità e il prezzo) eseguite in Svizzera da società specializzate per conto di Stati esteri. Le ispezioni richiedono un'autorizzazione del DFE.

In base all'articolo 15 dell'ordinanza, ogni anno è pubblicata una lista su cui figurano gli enti che dispongono di un'autorizzazione a eseguire in Svizzera ispezioni preimbarco e i Paesi ai quali essa si riferisce.

Sono quattro le società d'ispezione che ora dispongono di simili autorizzazioni: la Société Générale de Surveillance SA (SGS) a Ginevra, la Cotecna Inspection SA (Cotecna) a Ginevra, il Bureau Véritas/BIVAC (Switzerland) AG (Véritas) a Weiningen e la Inspectorate (Suisse) SA (Inspectorate) a Prilly. Le rispettive autorizzazioni si riferiscono a 40 Paesi, quattro dei quali non sono membri dell'OMC. Elenchiamo di seguito in ordine alfabetico i Paesi e gli enti per l'ispezione pre-imbarco interessati (stato al 30 novembre 1999) 12.

Paese

Ente per l'ispezione pre-imbarco

Data dell'autorizzazione

SGS SGS Véritas Inspectorate SGS Inspectorate Véritas Véritas SGS Inspectorate SGS SGS SGS SGS Véritas Inspectorate Cotecna SGS SGS SGS Cotecna Véritas

1.9.96 18.11.97 18.11.97 18.11.97 6.5.98 6.5.98 1.9.96 6.5.98 1.9.96 1.9.96 1.9.96 1.9.96 15.8.96 1.9.96 15.8.96 15.8.96 15.8.96 8.12.97 1.9.96 1.9.96 1.9.96 1.9.96

(*) = Stato non membro dell'OMC

Angola Argentina Bangladesh Benin Bielorussia (*) Bolivia Burkina Faso Burundi Cambogia (*) Camerun Colombia Comore (*) Congo Costa d'Avorio Ecuador

12

Si può consultare questa lista anche su Internet (http.//www.seco.admin.ch/export/f/vorversand.htm).

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Paese

Ente per l'ispezione pre-imbarco

Data dell'autorizzazione

Inspectorate SGS SGS Cotecna Cotecna SGS Véritas Véritas Véritas SGS SGS SGS Inspectorate Cotecna SGS Véritas SGS Cotecna Véritas SGS SGS SGS SGS Véritas Cotecna SGS Cotecna Inpectorate SGS

1.9.96 1.10.99 1.9.96 1.9.96 15.8.96 1.9.96 1.9.96 8.12.97 1.9.96 1.9.96 1.9.96 1.9.96 15.8.96 8.12.97 1.9.99 18.10.96 1.9.96 1.9.96 1.9.96 1.9.96 8.12.97 1.9.96 1.9.96 1.9.96 18.2.99 1.4.99 1.9.96 28.5.98 1.9.96

(*) = Stato non membro dell'OMC

Etiopia (*) Filippine Ghana Gibuti Guinea Kenya Liberia Madagascar Malawi Mali Mauritania Mozambico Niger Nigeria Paraguay Perù Repubblica Centroafricana Repubblica democratica del Congo13 Ruanda Senegal Sierra Leone Tanzania (senza Zanzibar) Tanzania (solo Zanzibar) Togo Uganda Zambia

13

A partire dal 17 maggio 1997 (prima: Zaire).

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9.2 Parte II:

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Allegati 9.2.1-9.2.3 Allegati secondo l'articolo 10 capoversi 2 e 3 della legge sulle misure economiche esterne (per approvazione)