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9325 Messaggio del Consiglio federale all'Assemblea federale concernente la proroga del decreto urgente del 13 marzo 1964 sulla lotta contro il rincaro mediante provvedimenti per il mercato monetario del capitale e del credito (Del 16 novembre 1965)

Onorevoli signori Presidente e Consiglieri, I due decreti federali del 13 marzo 1964 sulla lotta contro il rincaro mediante provvedimenti, rispettivamente, per il mercato monetario, dei capitali e del credito e per l'edilizia, hanno una validità di soli due anni.

L'Assemblea federale è però autorizzata, in virtù dell'articolo 13 del de¬ creto sul mercato monetario e dell'articolo 16 di quello sull'edilizia, a pro¬ rogare d'un anno, se necessario, la validità di uno o dell'altro decreto, escludendoci referendum. I due decreti menzionati scadono, dunque, il 17 marzo 1966 ma potrebbero essere prorogati fino al 17 marzo 1967.

Ci pregiamo di allegare al presente messaggio un disegno di decreto fe¬ derale inteso a prorogare unicamente il decreto sul mercato monetario, dei capitali e del credito. La nostra proposta si fonda su quanto segue:

A. SITUAZIONE ECONOMICA DELLA SVIZZERA NELL'AUTUNNO 1965 E PREVISIONI SULLA CONGIUNTURA PERIL 1966 1. La congiuntura nel 1965 Nel rapporto del 18 giugno 1965 sull'esecuzione dei due decreti per la lotta contro il rincaro, abbiamo detto che su tutto il fronte economico sviz¬ zero andavano vieppiù manifestandosi i segni di un certo allentamento.

Da allora la tendenza all'allentamento congiunturale si è mantenuta senza che si sia per ora riusciti ad eliminare l'eccedenza della domanda.

Benché a ritmo più ridotto, l'espansione è continuata. Alle uscite dello Stato e alle esportazioni, sempre in aumento, si contrappone una riduzione nella

espansione degli investimenti industriali e del consumo privato. Anche i sa¬ lari, rispetto alla mano d'opera impiegata, sono cresciuti più rapidamente della produttività.

Il prodotto sociale lordo reale, è aumentato, nel 1964, d'almeno il 5%.

Per il 1965, giudicando dai dati a disposizione, dovrebbe crescere nella stessa misura. Tale aumento è assai significativo poiché il numero della manodo¬ pera occupata era, rispetto a quello dell'anno precedente, inferiore del 2%, a fine settembre; del 6%, a fine agosto, per quella straniera controllata. L'in¬ cremento della produttività nell'anno corrente dovrebbe avverarsi superiore a quello dell'anno scorso e raggiungere possibilmente il 4% grazie alla ra¬ zionalizzazione aziendale già attuata e all'aumento, delle prestazioni indi¬ viduali a cui si tende.

L'allentamento si dimostra in parecchi settori. L'entità delle ordinazioni all'industria è regredita rispetto all'anno precedente e conseguentemente an¬ che la riserva lavorativa è diminuita, tuttavia in modo diverso per le singole branche; la domanda indigena si è allentata in modo più sentito di quella estera. Purtroppo, anche il numero delle autorizzazioni di costruire abita¬ zioni è passato dal leggero aumento dell'anno scorso al regresso. Rispetto al corrispondente periodo precedente, nei primi tre trimestri di quest'anno l'incremento delle importazioni è sceso dal 12 al 2%.

Anche la cifra d'affari in conto corrente postale per gli-stessi periodi è scesa dal 12 al 5%. In diversi rami si è registrato ultimamente un ribasso di prezzi e costi, segnatamente per i terreni, l'edilizia e i singoli beni d'investi¬ mento.

Tali allentamenti sono in parte influenzati da uno spostamento della domanda. Mentre l'aumento del consumo pubblico e delle esportazioni si trova sempre in fase progressiva, quello del consumo privato è in fase leg¬ germente regressiva e l'attività d'investimento nell'artigianato è addirittura diminuita. L'investimento edilizio globale per il 1965 potrà al massimo rag¬ giungere il livello del 1964 poiché l'edilizia artigianale è nettamente regredita e la quota concernente la costruzione d'abitazioni (che in 65 città è aumen¬ tata, nei primi 9 mesi, del 7% rispetto all'anno precedente e che nei Comuni più piccoli è probabilmente cresciuta in modo maggiore) basterà ap¬ pena a compensare
tale regresso. .

Le cifre concernenti le importazioni dimostrano che è cessato anche l'aumento degli investimenti in attrezzature e riserve. Per contro il valore delle esportazioni è ancora cresciuto nei primi tre trimestri di quest'anno dell'I 1,7%, rispetto al 10,2% dell'anno precedente. La causa di quest'accele¬ razione è principalmente dovuta al rialzo dei prezzi. L'aumento del consumo presso le economie domestiche si è pure moderato rispetto all'anno scorso.

Ciò è una conseguenza della riduzione della manodopera occupata. Il con¬ sumo di beni e servizi da parte degli enti pubblici, invece, è entrato in una fase d'espansione accelerata. L'aumento per il 1965 sarà del 9-10% contro

220 il 6% dell'anno precedente. Contemporaneamente i risparmi delle economie pubbliche sono in netto regresso.

Sul mercato monetario e dei capitali, a contare dalla primavera scorsa, la situazione si è mantenuta quasi stazionaria. L'aumento dei debitori presso le banche si è stabilito, già alla fine del 1964, sul 9% dopo essere asceso nel 1961-62, al 25%. Anche l'importazione di capitali è diminuita rispetto all'anno precedente. Le riserve monetarie e il conto giro delle banche a fine ottobre erano leggermente superiori ai valori del corrispondente periodo dell'anno innanzi. La richiesta netta sul mercato dei capitali è stata, per i primi 9 mesi del 1965, di 658 milioni di franchi inferiore a quella dell'anno precedente. In questo campo è stato il controllo sulle emissioni che ha fun¬ zionato, in parte, da freno. Negli ultimi mesi le condizioni d'emissione sono rimaste pressoché immutate e i corsi azionari permangono sotto tensione.

Nella bilancia commerciale e dei redditi si è registrata una forte diminu¬ zione dei passivi. Anche la richiesta sul mercato monetario intesa a pareg¬ giare la bilancia dei redditi è diminuita. Il conseguente miglioramento del saldo passivo di detta bilancia può essere considerato come un sintomo della normalizzazione della nostra situazione economica / L'allentamento in tutto il complesso dell'attività economica non si è però ancora ripercosso sull'indice del costo della vita. L'indice dei prezzi al consumo è precipuamente determinato dai prezzi degli alimentari e dalle pigioni. Orbene, la produzione degli alimentari ha subito delle menomazioni in seguito alle condizioni meteorologiche sfavorevoli di quest'anno. Per tale motivo i prezzi di certi prodotti agrari hanno registrato, in Svizzera come in molti altri paesi europei, un,notevole rincaro. Nel settore della costruzione d'abitazioni permane caparbio lo squilibrio fra offerta e domanda e, in tale 'situazione, l'aumento dei costi può essere facilmente traslato a carico dei consumatori.

Gli aumenti dei prezzi, autorizzati per favorire il reddito agricolo e l'economia degli alloggi, possono essere assoggettati solamente in modo con¬ dizionato alle esigenze d'una politica congiunturale a breve scadenza. Essi hanno causato un rincaro che si è principalmente ripercosso sul settore del consumo.

Il rincaro per tutta
l'economia del nostro paese è asceso a circa il 4%, quota che corrisponde a quella dei principali Stati industriali europei. Anche in questi Stati si è accertato negli ultimi mesi un'accelerazione del rincaro per i consumatori.

II. Previsioni , Le previsioni degli imprenditori, fondate sulla documentazione dispo¬ nibile, sono meno ottimistiche delle precedenti. Pertanto è probabile che l'allentamento progredisca. Secondo il parere dell'OECD, il saggio di svi-

221 luppo dell'economia mondiale per l'anno prossimo sarà all'incirca uguale a quello per il 1965. La congiuntura americana, grazie all'incremento struttu¬ rale e all'accurata politica d'espansione, s'annuncia favorevole. Per contro, in Europa regna ancora l'incertezza e tutto dipende da come potrà essere reincrementata la congiuntura in Italia e in Francia. In Gran Bretagna si prevede un rallentamento dello sviluppo economico e in Germania un affievolimento della congiuntura. Secondo tali previsioni, l'allentamento sul mer¬ cato mondiale persisterà e conseguentemente le ordinazioni dall'estero dimi¬ nuiranno.

Il consumo privato continuerà a svilupparsi in modo rallentato fintanto che durerà la riduzione della mano d'opera straniera. Tuttavia la ripercus. sione di tale diminuzione sul consumo sarà più sentita del rincaro salariale dovuto alle restrizioni sul mercato del lavoro.

Le previsioni concernenti la domanda d'esportazione e quella interna co¬ me anche la limitazione della mano d'opera straniera permettono di conclu¬ dere che, rimanendo immutate le altre condizioni, non si debbano attendere per il 1966 impulsi da parte privata negli investimenti edilizi e strutturali, poiché le possibilità redditive sono assai sfavorevoli e il rincaro degli inte¬ ressi e dei salari scatenano, un'ascesa dei costi. La diminuzione dell'incre¬ mento dalla parte della domanda, a sua volta, rende più difficile la trasla¬ zione dei costi. Per contro le spese degli enti pubblici potranno maggior¬ mente influenzare la congiuntura sia nel settore del consumo sia in quello degli investimenti.

Da quanto sinora esposto possiamo desumere che, per l'anno prossimo, nella Svizzera persisterà un'eccedenza nella domanda. Qualora si abrogas¬ sero i decreti per la lotta contro il rincaro oppure subentrasse una ripresa ascensionale dei debitori bancari in seguito a un maggiorato allentamento sul mercato dei capitali, la tendenza al rincaro sarebbe rafforzata. Invece se, contro tutte le previsioni, apparissero nuovi momenti di tensione sul mer¬ cato monetario e dei capitali, si potrebbe allentare il decreto sul credito, al¬ fine di contristare una flessione economica indesiderata.

III. Conseguenze per la futura politica congiunturale Considerato quanto finora esposto, risulta evidente che gli scopi pri¬ mordiali della politica congiunturale sono stati conseguiti solamente in modo parziale. Infatti l'eccedente domanda è stata pressoché eliminata sola¬ mente sul mercato delle costruzioni. Tuttavia tale eliminazione non è stata sufficiente per far regredire il livello dei prezzi, poiché i singoli ribassi sono stati compensati da rinnovati rincari in altri settori.

Le sperate ripercussioni sui prezzi saranno successivamente possibili semprechè si continui ad impedire l'infiltrazione dei capitali stranieri, si

222 mantenga un limite nell'emissione dei crediti e gli aumenti salariali prece¬ dano in modo meno accentuato il miglioramento della produttività. Tuttavia un allentamento più pronunciato sul mercato monetario e dei capitali po¬ trebbe portare nuovi impulsi espansivi a scapito dell'arginamento del rin¬ caro, cui si tende.

Alfine di conservare la competitività e lo sviluppo della nostra econo¬ mia si dovranno liberalizzare progressivamente i metodi intesi a limitare il numero della mano d'opera straniera.

Per attuare ciò senza causare un nuovo rialzo salariale bisogna elimi¬ nare l'eccedenza di domanda e impedire che la creazione di crediti si svi¬ luppi in modo inflatorio. Una tale politica sul mercato del lavoro presup¬ pone però l'efficace continuazione della politica congiunturale sinora appli¬ cata. Orbene, poiché quest'ultima si prefigge anzitutto di salvaguardare dall'inflazione, occorre temporaneamente persistere nell'impedire l'infiltra¬ zione ai capitali stranieri e nel frenare l'emissione dei crediti, tantopiù che l'incremento della domanda è già favorito dall'espansione delle spese da parte degli enti pubblici e che è notoriamente difficile di contenere tale espansione entro i limiti desiderati, data la particolarità del complesso in cui essa si sviluppa (Comune - Cantone - Confederazione).

/ B. RINUNCIA ALLA PROROGA DEL DECRETO SULL'EDILIZIA I. Scopi ed effetti del decreto 1. In generale Il decreto sull'edilizia è inteso -- a riadeguare la domanda di costruzione alle possibilità della nostra eco¬ nomia; -- a contenere il rincaro, particolarmente accentuato nell'edilizia;
-- a garantire una situazione privilegiata ai progetti urgenti.
Giusta il decreto sull'edilizia, i progetti di non urgente realizzazione devono essere procrastinati fintanto che i provvedimenti adottati in virtù del decreto sul credito diventino efficaci e possano garantire l'atteso equilibrio sul mercato edilizio.

Anzitutto diamo un rapido riassunto retrospettivo su quanto si è cer¬ cato di fare per conseguire gli scopi prefissi nel decreto sull'edilizia.

( Certe costruzioni urgenti o importanti come abitazioni, singoli edifici pubblici oppure poche altre per cui non ci si poteva assumere la responsa¬ bilità d'un rinvio, non sono state sottopóste al regime del permesso. Le co¬ struzioni meno urgenti sono state vietate per un anno. Per ristabilire l'equi-

223 librio sul mercato edilizio, il volume delle costruzioni per cui può essere ac¬ cordato il permesso dev'essere prestabilito e poscia adeguato alla capacità del momento. Per evitare che si abbia ad alterare il rapporto di mercato fra le aliquote per le costruzioni industriali e artigianali e quelle per le costru¬ zioni pubbliche, fa stato la media di dette aliquote durante gli ultimi quattro anni.

La demolizione di edifici, infine, è soggetta al divieto parziale per evitare che anticipandola si forzi la mano all'autorità incaricata di rilasciare i per¬ messi. La demolizione è però permessa per motivi d'igiene o di sicurezza o ancora per permettere l'attuazione di costruzioni già autorizzate.

2. Sviluppo della domanda edilìzia La domanda edilizia è continuamente aumentata dal 1959, anno in cui si è iniziato il moto inflatorio, fino al 1964. L'eccedenza della domanda i cresciuta di pari passo. Essa si manifesta nella differenza tra le cifre con cernenti le opere da realizzare e quelle già realizzate (attività edilizia) nel l'anno precedente (quest'ultima cifra considerata come valore della capa cità edilizia disponibile per l'anno seguente) Eccedenza ere p rwre nrovUfP °P realizzate fra quanto progettato e prev e (Attività edilizia) e quanto realizzato nell'anno precedente (in Mio. fr.)

-- -- 4 266 1958 5134.

5 096 830 1959 6 096 1960 1 315 6449 1961 8 063 7 503 1 967 1962 10 258 8 515 2 755 1963 11 526 9 998 3 011 1964 13 889 11 706 3 891 -- 1965 13 515 . 1 809 Nel 1965 l'eccedenza della domanda ha regredito, per la prima volta e in modo considerevole, in seguito ai provvedimenti adottati. Rispetto al¬ l'anno precedente tale eccedenza ha potuto essere ridofta d'un po' più della metà. Dunque è stato possibile, in relativamente breve tempo, di ristabilire la calma nel ramo della costruzione e, segnatamente, nei settori economici attinenti al mercato edilizio. L'evoluzione ha inoltre dimostrato che il de¬ creto edilizio non ha causato alcuna cumulazione di progetti da realizzare poi dopo l'abrogazione.

3. Evoluzione dei costi edilizi e dei prezzi fondiari Purtroppo per il nostro paese non esiste ancora un indice complessivo dei costi edilizi. Tuttavia, gli indici delle città di Zurigo, Berna e Lucerna e le comunicazioni delle autorità competenti federali, cantonali e comunali

224 possono fornirci dei preziosi punti di riferimento. Da detta documentazione risulta che il rincaro edilizio si è fortemente frenato e in singoli casi, addirit¬ tura arrestato. Infatti gli indici dei costi di costruzioni sono aumentati in misura minore rispetto agli altri anni. Persone competenti affermano che i prezzi effettivi delle costruzioni sono aumentati, in seguito alla mutazione della competitività, molto meno di quanto lo dimostrino gli indici. Anzi al¬ cuni prezzi sono oggi diminuiti rispetto al 1964. Tali accertamenti sono con¬ fermati nelle comunicazioni dei direttori delle costruzioni cantonali e comu¬ nali. Il crollo dei prezzi ha fomentato la concorrenza, segnatamente, nelle costruzioni di sottostruttura per cui è statò possibile fare delle offerte vera¬ mente interessanti. Tale fenomeno è stato sentito anche dagli uffici delle co¬ struzioni federali, segnatamente, da quelli competenti per la costruzione delle strade nazionali. , Il prezzo dei terreni, eccettuato quello dei centri cittadini, ha rallentato la sua ascesa. Anche in questo campo i dati statistici segnalano addirittura alcuni casi di ribasso. Concludendo, sembra che la speculazione fondiaria sia fortemente regredita.

4. Ripercussioni sulla costruzione d'abitazioni Nel 1963, il 36,0% della spesa globale per l'edilizia è stato impiegato nella costruzione d'abitazioni pubbliche e private. Nel 1964 tale aliquota è ascesa al 36,5% con un aumento assoluto pari a 676 Mio. di franchi. Nel medesimo periodo il numero delle nuove abitazioni statisticamente accer¬ tato (nei Comuni di 1000 e più abitanti) è asceso da 48 695 a 50 504 unità corrispondenti al 3,7%.

La costruzione d'abitazioni nelle 65 città durante i primi 9 mesi del 1965 è aumentata, rispetto al corrispondente periodo dell'anno precedente, del 6,6%. Nei Comuni con oltre 2000 abitanti, l'aumento per il primo semestre 1965 è stato, rispetto a quello del 66, dell'I 1%. In detti Comuni, a fine giu¬ gno, erano in via di costruzione ben 51 900 abitazioni. Tale cifra supera la produzione annua normale dei Comuni considerati. Inoltre c'è da aspettarsi che quest'anno la cifra delle costruzióni realizzate superi quella dell'anno scorso.

L'offerta d'abitazioni sul mercato però, non è unicamente determinata dalle nuove abitazioni costruite una anche da quelle riattate e da
qüelle de¬ molite. Ora, come lo dimostra la tavola che segue, il numero delle demoli¬ zioni è fortemente regredito nel secondo sémestre del 1964 e nel primo del 1965. Tale regresso è dovuto in parte al divieto di demolizione e in parte al crollo della speculazione nell'edilizia.

225 Demolizioni in Comuni di oltre 2000 abitanti 1. Sem. · 2. Sem. Totale 1962 1 717 1 630 3 347 1963 1 834 ' 1 587 3 421 1964 1 857 1 048 2 905 1965 1 000 -- -- Aumento netto delle abitazioni nei Comuni di oltre 2000 abitanti 1. Sem. 2. Sem. Totale 1962 19 504 23 442 -42 946 1963 18 674 20 558 39 232 1964 18 584 21 824 .40 408 1965 21 715 -- -- Il numero delle nuove abitazioni apparse sul mercato nel primo seme¬ stre del 1965 è aumentato, rispetto ai Corrispondenti periodi dei due anni pre¬ cedenti, di oltre 3 000 ossia del 17%. Tale cifra riflette il risultato d'una pre¬ stazione primato. Aggiungiamo poi che anche il numero delle abitazioni successivamente adibite ad altri scopi (ad es., uffici amministrativi) pare sia diminuito.

Per l'offerta di nuove abitazioni, che potremo attenderci a fine anno, fanno stato le cifre concernenti i permessi di costruzione concessi e le abi¬ tazioni che a fine giugno 1965 ancora si trovavano in costruzione. Avver¬ tiamo che le cifre circa i permessi di costruzioni, agli inizi del 1964, è assai ingente poiché prima dell'entrata in vigore del decreto sull'edilizia c'è stata una vera corsa alle costruzioni.

Anni 1962 1963 1964 1965

Permessi accordati Nei Comuni di oltre Nelle 65 città 2000 abitanti (gennaio-settembre) (gennaio-giugno) Numero se Numero se abitazioni 1962 = 100 abitazioni 1962 = 100 20 079 100 28 538 1 00 20 047 100 30 730 108 22 203 111 34 832 122 15 228 76 22 530 . 79

Fondandoci su queste cifre, possiamo affermare che l'attività edilizia nell'anno venturo subirà un regresso. Tuttavia, considerato l'ingente numero di abitazioni tutt'ora in costruzione (fine giugno 1965, circa 51 900) detto regresso sarà inferiore a quello presumibile, fondato sulle cifre concer¬ nenti i permessi accordati.

Foglio Federale, 1965, Voi. Ili

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226 II. Necessità di prorogare il decreto sull'edilizia 1. Evoluzione del mercato edilizio nel 1966 Nel 1964 la domanda di prestazioni edilizie ha superato la capacità del settore di quasi il 40%. Da allora è però iniziata una fase distensiva.

All'inizio di quest'anno l'eccedenza della domanda sulla capacità era di circa 1,8 miliardi di franchi pari al 16%. Attualmente, prescindendo da alcuni casi regionali, si può affermare che è stato ristabilito l'equilibrio.

Il numero dei progetti concernenti l'ampliamento volumetrico delle co¬ struzioni industriali, approvati dagli ispettori federali delle fabbriche è dimi¬ nuito, nei primi nove mesi di quest'anno e rispetto al corrispóndente periodo dell'anno precedente, di 241 unità, ossia del 16,8%.

Quanto alla cubatura si è passati da 10,25 a 7.33 mio di m3 con un re¬ gresso del 28,5%.- Partendo da queste cifre possiamo prevedere che nel 1966 l'edilizia industriale e artigianale, in seguito alle difficoltà di finanziamento delle imprese, alla riduzione della mano d'opera straniera e a una prudente valutazione del probabile sviluppo economico1, non rag¬ giungerà più la cifra volumetrica di quest'anno. Infatti, secondo indagini fatte, le costruzioni artigianali già annunciate per quest'anno non arri¬ vano a coprire l'attività edilizia dell'anno precedente.

Anche nel settore della costruzione. d'abitazioni, fondandoci sul ma¬ teriale statistico a nostra disposizione e, segnatamente, sul numero delle costruzioni permesse, dobbiamo prevedere un regresso. I motivi di simile evoluzione sono stati erroneamente ascritti. all'effetto del decreto sul cre¬ dito. In realtà essa è dovuta anzitutto alle pigioni che, per le nuove abi¬ tazioni, hanno raggiunto un livello tale da rendere difficile l'affitto. Infatti da certe regioni del paese ci s?annuncia che per molte delle nuove abitazioni a pigione elevata è stato difficile trovare dei locatari e che alcune di dette abitazioni già rimangono sfitte. Considerata l'evoluzione congiunturale tendente all'allentamento è chiaro che anche la progressione dell'aumento salariale dovrà diminuire. Conseguentemente, quei locatari che attualmente pagano una pigione elevata rispetto al reddito non dovranno aspettarsi, per i prossimi anni, un riassestamento di tale rapporto entro limiti ancora sopportabili. Tenuto conto della
discrepanza tra pigione e reddito e dei rischi connessi in caso di locazione, i costruttori d'abitazioni sono divenuti più prudenti e le banche usano la massima circospezione nell'accordare i crediti ipotecari. Anche il ribasso dei terreni, dal canto suo, ha contribuito a frenare l'attività edilizia. Infatti è fortemente diminuita la probabilità di vendere edifici con lauti margini di guadagno in seguito al rincaro dei ter¬ reni. Lo sfumare di tale possibilità di guadagno speculativo frena la messa in cantiere di nuovi edifici. L'attività edilizia è poi anche ostacolata dalla diminuzione, in seguito al rincaro degli interessi, del saggio di capitalizza¬ zione, il che a sua volta frena i prezzi degli immobili.

' , ·

227 Altro fattore d'incertezza è la stima del bisogno d'abitazioni per il fu¬ turo. Gli operatori del settore prevedono che, in seguito alla riduzione della manodopera straniera, la possibilità d'affittare nuove abitazioni tenderà a diminuire. Secondo certi indizi, il bisogno d'abitazioni cadrà al disotto di quello stabilito, per il 1963, nel rapporto sul mercato delle abitazioni e sulla politica edilizia (fascicolo No. 72 della Volkswirtschaft), dalla Commissione per la costruzione d'abitazioni.

Ancorché la rarefazione monetaria e dei capitali, intervenuta sul mer¬ cato a contare dalla primavera del 1963, abbia certamente contribuito a far diminuire il numero dei permessi di costruire abitazioni, ben altri sono i fat¬ tori veramente determinanti di tale regresso. Infatti anche la Commissione federale per la costruzione d'abitazioni, nel rapporto anzidetto, riferisce che nel passato l'aumento degli interessi ipotecari non ha mai frenato l'investi¬ mento in abitazioni fintanto che vi erano possibilità di locazione e mezzi a sufficienza..

' ; Per contro, considerato il fabbisogno urgente d'infrastrutture (scuole, ospedali, protezione-delle acque, impianti ,per il tràffico), bisogna tener conto d'una crescente domanda da parte degli enti pubblici. Trattasi, tutta¬ via, essenzialmente di investimenti nell'edilizia pubblica imposti dalla pre¬ cedente espansione dell'industria privata.

Poiché è da ritenere che per il 1966 vi sarà, da un lato, un notevole re¬ gresso complessivo nell'edilizia, ma, dall'altro, un aumento della capacità di¬ sponibile grazie alla riduzione della mano d'opera e alFaccres'cimento della produttività, il valore volumetrico globale risulterà pressapoco uguale a quello registrato per il 1964. In tal caso verrebbe ad essere eliminata l'ecce¬ denza della domanda.

Tali aspettative si fondano sui risultati d'un'indagine svolta nell'ottobre 1965 per accertare la probabile evoluzione dell'attività edilizia per gli anni 1965 e 1966. All'uopo, sono stati consultati gli uffici cantonali competenti e oltre 1000 studi privati d'ingegneria e d'architettura. Naturalmente si tratta d'una stima molto generica che fornisce cifre d'un certo prdine di grandezza.

Le previsioni per il 1965-1966 si riferiscono al volume di costruzioni per il 1964 che è stato rapportato a 100. La consultazione ha
dato i risultati se1964 1965 1966 Cantoni . . .

100 96 95 Uffici privati . . .

100 96 93 Secondo tali cifre il regresso prevedibile sembrerebbe non dover toccare le punte qua e là temute.

2. Rinuncia alla proroga del decreto sull'edilizia.

Alla domanda se prorogare o no il decreto sull'edilizia, rispondiamo quanto segue: La costruzione d'abitazioni comuni come anche la costruzione d'abita-

228 zioni sussidiate da enti pubblici non sono sottoposte al regime del permesso.

Poiché per il 1966 è da prevedersi un regresso nella costruzione d'abitazioni, possiamo assumerci la responsabilità di liberare da detto regime anche la costruzione di abitazioni di lusso, di per sè già frenata dalla carenza di fi¬ nanziamento. Secondo le indagini del Delegato alle occasioni di lavoro, le costruzioni artigianali e industriali già nel 1965 non hanno raggiunto il vo¬ lume conseguito nell'anno precedente. Restando immutate le condizioni, per il 1966 va previsto un ulteriore regresso, ragione per cui anche queste due ca¬ tegorie di costruzioni possono essere esentate dal regime del permesso.

Rimane da domandarsi se convenga mantenere in vigore il decreto edili¬ zio per le sole costruzioni pubbliche. Ma poiché detto decreto, inteso anzi¬ tutto ad eliminare l'eccedenza di domanda e, a frenare il rincaro edilizio e fondiario, ha già in gran parte raggiunto questi suoi scopi, possiamo sen¬ z'altro rispondere negativamente alla domanda anzidetta. Il decreto, del resto, non era state) emanato nell'intento d'applicarlo poi a un'unica catego¬ ria di costruzioni non appena jugulata l'eccedente domanda promotrice del rincaro. Già il fatto che uno dei suoi disposti chiave prescrivesse il manteni¬ mento della proporzione abituale fra il volume delle costruzioni industriali e quello dei lavori pubblici, dimostra l'inesistenza di detta intenzione, in quanto quel disposto non ha senso se non come strumento per ripartire in modo uni¬ forme, fra le tre categorie principali, una insufficiente capacità di produ¬ zione.

D'altronde la situazione finanziaria tesa della Confederazione, dei Can¬ toni e dei Comuni come anche la rarefazione sul mercato monetario dei ca¬ pitali e del credito bastano a contenere entro certi limiti l'espansione dei la¬ vori pubblici. Qualora le difficoltà di finanziamento non dovessero più costi¬ tuire un fattore sufficientemente frenante, bisognerebbe cercare di ottenere . la limitazióne mediante il prolungaménto della scadenza del piano di finan¬ ziamento e investimento che Confederazione e Cantoni già hanno introdotto.

Per il rimanente, occorre disciplinare mediante il coordinamento dei sussidi la messa in cantiere delle opere. A tale risultato si arriverà in ogni caso me¬ diante la pianificazione
finanziaria à lunga scadenza.

Infine dobbiamo chiederci se lasciare in vigore o no il divieto di demo¬ lizione di abitazioni e d'edifici commerciali. Trattandosi d'un divieto condi¬ zionato, (la demolizione è permessa per consentire l'esecuzione di costru¬ zioni autorizzate o non sottoposte al regime del permesso) dal momento che per tutte le categorie la costruzione è resa libera, il divieto di demolizione di¬ viene automaticamente caduco. Perciò il decreto edilizio non costituirebbe comunque una base giuridica sufficiente per giustificare il divieto di demoli¬ zione. Qualora si volesse mantenere tale divieto, occorrerebbe quindi impo¬ starlo altrimenti, come divieto assoluto di demolizione, ciò che non entra in considerazione. , .

Abbiamo così esposto le ragioni principali che ci hanno indotto à non proporvi la proroga del decréto sull'edilizia. Aggiungiamo però che sarà ne¬ cessario di seguire sempre attentamente l'evoluzione del settore.

229 C. PROROGA DEL DECRETO SUL CREDITO I. Oggetto e scopo del decreto Il decreto in questione persegue lo' scopo di adeguare, alla formazione di risparmi indigeni, il bisogno di capitali per il finanziamento d'investimenti e di contenere entro limiti ragionevoli l'emissione monetaria e di crediti.

L'elemento essenziale del 'decreto sul credito risiede nel fatto che è ac¬ cordata al Consiglio federale la competenza di prendere dei provvedimenti per impedire l'infiltrazione di capitali stranieri che negli anni dal 1960 al 1963 sono stati la principale fonte d'inflazione. Infatti essi hanno provocato la dilatazione del volume monetario interno che, a sua volta, ha consentito d'aumentare la domanda interna oltre i limiti entro cui progrediva l'offerta di merci e di servizi. In detto periodo il volume di crediti a breve scadenza è aumentato più rapidamente di quello dei risparmi a lunga scadenza con conseguente difficoltà di consolidamento e rialzo dei saggi d'interesse. In al¬ tre parole, l'afflusso monetario straniero ha impedito che il disavanzo della bilancia dei redditi si traducesse in una riduzione delle riserve monetarie con corrispondente diminuzione della massa del circolante. Iti tal modo si sono create nel nostro paese le condizioni monetarie adatte alla sovraespansione e'al rispettivo, rialzo dei costi e dei prezzi. Risulta pertanto evi¬ dente che i provvedimenti intesi a rinormalizzare la congiuntura e ad elimi¬ nare le correnti inflazionistiche dovevano anzitutto essere applicati ai fondi stranieri. Già nell'estate 1960, la banca nazionale e le banche avevano con¬ chiuso una convenzione intesa a impedire l'afflusso di fondi stranieri. Tut¬ tavia tale disciplinamento, nella forma di «gentlemen's agreement», non po¬ teva conseguire l'effetto sperato.

L'afflusso di fondi stranieri fece sensibilmente aumentare la liquidità delle banche, le quali ampliarono i limiti per le concessioni di credito sfrut¬ tando la forte richiesta di capitali seguita all'espansione generale della nostra economia. In tal modo, i conti debitori delle nostre banche (crediti a breve scadenza), dalla fine 1960 alla fine 1962, sono aumentati del 43 per cento mentre i crediti hanno segnato un'ascesa del 68 per cento. È ovvio che la for¬ mazione interna di capitale non poteva crescere con lo stesso ritmo di questa
espansione del credito, per di più attuatasi in modo indipendente dal nor¬ male aumento del prodotto nazionale.

Il consolidamento dei crediti a breve scadenza, segnatamente di quelli di costruzione, ha incontrato delle difficoltà per l'insufficiente disponibilità dei necessari fondi a lunga scadenza, che dovevano essere forniti dal rispar¬ mio indigeno. In seguito, l'eccedente richiesta di capitali a scadenza media e lunga ha teso il mercato finanziario provocando il rialzo dei saggi d'inte¬ resse. Perciò la vera causa di detto rialzo risiede nell'eccessivo sviluppo dei crediti a breve scadenza durante gli anni 1960 e 1961. Per frenare tale evo¬ luzione, la banca nazionale, già nella primavera del 1962, ha conchiuso con le altre banche una convenzione per la limitazione dei crediti.

230 Tuttavia una richiesta eccessivamente elevata di capitali a media e a lun¬ ga scadenza contrapposta a un'offerta limitata minacciava di mettere il mer¬ cato in ipertensione. La tendenza al rialzo dei saggi d'interesse, che già si manifestava, ne sarebbe stata fortemente fomentata. Occorreva perciò ade-' guare la domanda di capitali alla capacità del mercato affinchè quest'ultimo potesse evolvere normalmente con uno sviluppo armonioso dei saggi d'inte¬ resse.

.

Grazie al decreto sul credito si è potuto intervenire nei settori dei ca-.

pitali stranieri, della limitazione del credito e delle pubbliche emissioni. Per , contro non è stato necessario alcun intervento per stabilire dei limiti sui cre¬ diti edilizi e sui prestiti ipotecari nè per l'emissione di certificati dei fondi d'investimento immobiliare.

II. Applicazione del decreto sul credito 1. Provvedimenti contro i fondi stranieri La convenzione sui fondi stranieri, del 31 marzo 1964, fra la banca na¬ zionale e le altre banche, dispone che gli stabilimenti bancari non possono corrispondere interesse sui fondi stranieri in franchi, costituiti dopo il 1° gennaio 1964; il controvalore dell'aumento netto di tali fondi, se non è collocato all'estero in valuta straniera, deve essere versato su un conto spe¬ ciale presso la banca nazionale. In oltre le banche si sono impegnate a non cooperare al collocamento di capitali stranieri in fondi e ipoteche svizzere e a vendere titoli svizzeri a stranieri solamente fino a concorrenza dei propri acquisti di titoli svizzeri all'estero. Ogni banca che tratta affari con l'estero deve informare mensilmente la banca nazionale circa le fluttuazioni dei pa¬ trimoni in valuta svizzera appartenenti a stranieri come anche circa l'am¬ montare degli acquisti e delle vendite di titoli svizzeri per'conto di stranieri.

Adontare dal 1° maggio 1964 (RU 1964, 413), è stato conferito carat¬ tere obbligatorio generale alle disposizioni della convenzione del 31 maggio 1964, per tutte le aziende sottoposte alla legge federale sulle banche. Alla stessa data, mediante l'ordinanza concernente l'investimento di capitali stra¬ nieri (RU 1964, 419), le persone e società che, fuori dal sistema bancario, si occupano del collocamento di fondi stranieri sono state sottoposte alle stesse prescrizioni valide per le banche.

Il rapporto
del Consiglio federale del 18 giugno 1965 sull'esecuzione dei due decreti federali urgenti informa circa il movimento dei patrimoni stranieri in valuta svizzera e gli acquisti e le vendite di titoli svizzeri per conto di stranieri. Secondo detto rapporto, i patrimoni straneri in valuta svizzera presso le nostre banche erano aumentati, a fine febbraio 1965, di 267 milioni di fr. rispetto all'inizio del 1964. Da allora detti.patrimoni, no¬ nostante le fluttuazioni mensili, sono diminuiti. A fine settembre 1965 la

231 diminuzione risultava essere di 285 milioni di franchi. Tuttavia presso certe aziende, segnatamente le grandi banche, si è registrato un importante aumento di questi patrimoni, se pur compensato in larga misura mediante collocamenti all'estero di valuta straniera.

Solamente un numero esiguo di piccole banche ha dovuto compensare l'aumento di patrimonio straniero in valuta svizzera mediante il versamento, su un conto speciale della banca nazionale, d'una somma corrispondente, in valuta straniera. Complessivamente, però, l'ammontare di questi depositi, obbligatori dopo l'entrata in vigore delle disposizioni si è stabilito su un li¬ vello assai basso: a fine settembre 1965 era di 2,2 milioni di franchi.

In materia di compravendita di titoli svizzeri da parte di stranieri si constata, sempre nello stesso rapporto, che nel periodo dall'aprile 1964 al febbraio 1965, le aziende soggette all'obbligo di informare, hanno acquistato per 62 milioni oltre l'ammontare delle vendite. A fine settembre tale ecce¬ denza di vendita raggiungeva già i 64 milioni di franchi.

La diminuzione dei patrimoni stranieri in valuta svizzera e dell'ammon¬ tare dei titoli svizzeri in mano straniera costituiscono indubbiamente uno dei fattori positivi della lotta contro l'inflazione. La progressione media dei fondi stranieri in valuta svizzera, depositati presso le nostre banche, è stata, tra il 1960 e il 1963, di un miliardo di franchi annui. Possiamo perciò dire che in questo settore si è riusciti a contenere la spinta inflatoria. Per contro ' non si è mai cercato di impedire in modo assoluto l'infiltrazione di capitali stranieri anche perchè un simile provvedimento avrebbe imposto un serrato controllo sull'importazione dei capitali. Dunque le prescrizioni in materia di collocamento non toccano gli investimenti stranieri concernenti l'acquisto o la costruzione di fabbriche e altri edifici aziendali.

2. Limitazione dei crediti La convenzione.concernente la limitazione dei crediti, entrata in vigore il 1° maggio 1964, cui il Consiglio federale ha conferito il carattere obbli¬ gatorio generale il 1° giugno dello stesso anno (RU 1964, 521)' impone alle banche di conservare determinati saggi d'incremento dei crediti. Per il 1965 tali saggi sono stati stabiliti (RU 1964, 1467), per quanto concerne i conti de¬ bitori, gli enti
di diritto pubblico e gli effetti cambiari, al 79 per cento del¬ l'aumento delle somme delle singole poste nel 1961 (oppure nel 1960, qualora l'incremento sia stato superiore). A contare dal 1° gennaio 1965, i crediti per le costruzioni pubbliche urgenti (come ospedali, ospizi per i vecchi, scuole, impianti idraulici e di protezione delle acque ecc.) non sono più compu¬ tati nelle aliquote d'incremento concernenti gli anticipi e i mutui agli enti di diritto pubblico. Il saggio d'incrementò per gli investimenti ipotecari am¬ monta al 120 per cento, calcolato sulle basi che sono determinanti per le altre poste.

232 Nel rapporto del 18 giugno 1965 s'informa sull'evoluzione dei crediti in Svizzera e sull'utilizzazione dei saggi d'incremento durante il 1964. In esso risulta che, complessivamente, le banche non hanno completamente uti¬ lizzato il contingente salvo per le aliquote concernenti gli anticipi agli anti di diritto pubblico.

Nel frattempo, la banca nazionale ha ricevuto, da parte delle 170 ban: che con un bilancio d'almeno 50 milioni di franchi, le indicazioni concer¬ nenti l'impiego delle aliquote durante il primo semestre 1965. Dai dati for¬ niti risulta che le aliquote delle tre poste determinanti (segnatamente, debi· tori, enti di diritto pubblico e investimenti ipotecari) sono state utilizzate fino alla-concorrenza del 67 per cento, contro il 64 per cento durante il pri¬ mo semestre 1964 e il 66 per cento durante lo stesso periodo del 1963.

Per i conti debitori, l'utilizzazione dei saggi d'incremento durante il primo semestre. 1965 è ascesa al 60 per cento, quota nettamente inferiore a quella registrata nel corrispondente periodo del 1964 (71%) ma uguale a quella del primo semestre 1963. Poiché la riduzione rispetto al 1964 è anzi¬ tutto dovuta all'evoluzione registrata presso le banche cantonali, è da sup¬ porre che l'allentamento nell'utilizzazione dei crediti per l'edilizia sia stato causato dalle avverse condizioni meteorologiche che hanno frenato l'attività del settore. È tuttavia possibile -- e l'esperienza lo prova -- che durante il secondo semestre si riuguagli almeno il livello dell'anno precedente. Ciò è confermato dal fatto che i nuovi crediti di costruzione accordati dalle " banche dall'inizio del 1965 esplicitano una netta tendenza al rialzo.

I crediti agli enti di diritto pubblico, dopo una flessione nel corso del primo semestre 1964, sono aumentati nei primi sei mesi del 1965, nonostante che il saggio d'incremento sia stato utilizzato solamente al 28 per cento. Per di più, l'esperienza dimostra che i Cantoni e i Comuni'ricorrono al credito bancario solamente durante il secondo semestre e soprattutto verso la fine dell'anno. Orbene, poiché la flessione registrata nel primo semestre del 1964 è stata compensata, anzi superata, durante gli ultimi sei mesi, l'evoluzione del primo semestre 1965 ci induce a prevedere, per la fine dell'anno, un'ec¬ cedenza ancora maggiore. È perciò
indubbio che le richieste di credito da parte degli enti di diritto pubblico si è rinforzata.

In materia ipotecaria, notiamo che l'utilizzazione dell'aliquota ha re¬ gistrato un leggero aumento, rispetto al corrispondente periodo del 1964, passando dal 75 al 78 per cento nonostante l'aumento del 10% dei saggi di incremento per il 1965. L'aumento effettivo nel primo semestre 1965 rispetto al corrispondente periodo del 1964, per gli investimenti ipotecari di istituti tenuti a informare è stato del 15 per cento.

Anche se, complessivamente, i contingenti sono stati utilizzati solo par¬ zialmente, a fine giugno 1965 i seguenti istituti, fra i 176 dal bilancio supe¬ riore ai 50 milioni di. franchi, avevano già superato i saggi d'incremento: 39 banche per le poste debitori, 42 banche per gli anticipi agli enti di

233 diritto pubblico e 30 per le poste concernenti gli investimenti ipotecari. Si tratta ora d'accertare come tali sorpassi potranno essere riassorbiti nel corso del secondo semestre.

Giusta l'articolo 9 della convenzione, la Banca nazionale può permet¬ tere il sorpasso del saggio d'incremento se la banca interessata può motivare che, nella posta in cui è avvenuto il sorpasso, essa ha accordato unicamente crediti urgenti. Orbene sono considerati crediti urgenti quelli destinati al finanziamento di abitazioni economiche e di quelle non lussuose. Dunque il sorpasso dell'aliquota nella posta concernente gli anticipi agli enti di diritto pubblico è tollerato se giustificato dallo stanziamento di crediti per il fi¬ nanziamento di costruzioni urgenti che rientrano nelle categorie surriferite.

3. Emissioni pubbliche Mediante ordinanza del 24 aprile 1964 (RU 1964, 422), il Consiglio fe¬ derale ha istituito l'obbligo di notificare le emissioni pubbliche d'obbliga, zioni, azioni, buoni di godimento o titoli analoghi per un ammontare uguale o superiore ai 5 milioni di franchi. Una commissione, presieduta dalla Banca nazionale e composta da rappresentanti dei diversi gruppi bancari, è inca-, ricata di stabilire un programma trimestrale in cui le emissioni non superino la somma globale considerata sopportabile per il mercato di capitali. Come si fa notare nel già menzionato rapporto del 17 giugno 1965, è in virtù del disciplinamento delle emissioni che si è potuto ridurre sensibilmente i prele¬ vamenti sul mercato dei capitali, particolarmente ingenti nella estate del 1963. I dati che seguono, fondati sui prelievi netti (dedotti i rimborsi) dal mercato dei capitali, mediante emissioni svizzere e straniere d'obbli¬ gazioni e d'azioni, dimostrano chiaramente l'effetto del disciplinamento in questione. Detti dati concernono tutte le emissioni pubbliche, comprese an¬ che quelle inferiori ai 5 milioni di franchi non soggette all'obbligo della no¬ tifica.

Prelievi netti sul mercato delle emissioni

3° trimestre 4° trimestre 2° trimestre 1

1° trimestre 2° trimestre 3° trimestre da gennaio a settembre

«

1963 555,7 1042.7 , 1598.4 1964 1114.4 850.3 654.7 2619.4

(In mio di fr.)

1964 654.7 405.3 1060,0 1965 641.9 830.1 494.2 1966.2

234 La Commissione ha stabilito a 587 milioni di franchi l'ammontare com¬ plessivo per il 4° semestre 1965 delle emissioni pubbliche di prestiti obbliga¬ zionari svizzeri, dedotte le conversioni.

Un breve sguardo retrospettivo permette di constatare che la possibilità, data in virtù del decreto federale, di vigilare sulle emissioni pubbliche e di scaglionarle nel tempo ha consentito di regolare i prelievi sul mercato dei capitali evitando ih tal modo le tensioni eccessive.

III. Situazione attuale e sviluppo del mercato monetario e dei capitali All'inizio del 1965, la liquidità sul mercato monetario e nel sistema ban¬ cario si è rinforzata, per l'afflusso di fondi stranieri connesso alla crisi della sterlina del 1964, con un'immissione suppletiva pari a 1.2 miliardi di fran¬ chi circa. I conti giro dell'economia presso la banca nazionale hanno toccato, a metà gennaio, la somma primato di 3,3 miliardi di franchi con un sorpasso di quasi 400 milioni sulla cifra registrata nell'anno precedente.

Poiché sotto l'aspetto congiunturale un simile aumento della liquidità non era auspicato, la Banca nazionale l'ha neutralizzato attingendo alle proprie riserve e cedendo alle altre banche circa 500 milioni di franchi in divise con garanzia di cambio. In contropartita, la disponibilità bancaria ha subito una diminuzione corrispondente a tale somma. In seguito alla svendita di dollari sul mercato, anche i patrimoni dell'economia presso gli stabilimenti d'emis¬ sione sono diminuiti alla fine d'aprile. A metà luglio, il contogiro era di 1.8 miliardi di franchi e cioè inferiore di 470 milioni al livello dell'anno prece¬ dente.

La Banca nazionale, considerata la forte diminuzione della liquidità bancaria e l'inasprimento del mercato, ha deciso, verso giugno, di riscattare la maggior parte delle divise cedute alle altre banche durante il mese di gennaio. L'aumento di liquidità così conseguito ha avuto l'effetto desiderato ' poiché ha contratto il mercato monetario interno consentendo alle banche di soddisfare alla richiesta di valuta svizzera da parte dell'estero. Nonostante ; tutto è però stato impossibile di evitare che in luglio e in agosto la banca nazionale riacquistasse dollari per circa 300 milioni di franchi svizzeri in se¬ guito ai negoziati sulla sorte della lira sterlina. Ciò ha incrementato l'au¬ mento di liquidità e la progressione del contogiro. Quest'ultimo, tuttavia, a fine settembre ammontava a 2044 milioni di franchi, con un aumento di soli 37 milioni rispetto all'anno precedente. I conti giro bancari della stessa epoca erano anzi leggermente inferiori alla cifra raggiunta l'anno prece, dente. Poiché nel periodo d'un anno i bilanci .bancari sono progrediti del 10 per cento, i conti giro avrebbero dovuto progredire nella stessa propor¬ zione per mantenere il rapporto dell'anno precedente fra liquidità di cassa e totale dei bilanci. È perciò innegabile che l'aumento di liquidità del luglio

235 scorso era, sotto l'aspetto economico, giustificato e rispondeva al fabbisogno del mercato.

Durante gli ultimi mesi, l'evoluzione del mercato monetario e dei capi¬ tali è stata calma e l'approvvigionamento di mezzi monetari è stato, in ge¬ nerale, soddisfacente. Anche i saggi d'interesse sono rimasti stabili.

Sul mercato di breve scadenza, i saggi per il deposito a tre mesi presso le grandi banche sono oscillati, nell'ottobre, entro gli stessi limiti come du¬ rante l'estate, segnatamente, fra il 37/8 e il 4 per cento. Essi superavano tuttavia di )/£ a % per cento i saggi praticati all'inizio dell'anno.

Sul mercato di media scadenza la situazione è rimasta immutata du¬ rante gli ultimi mesi. I saggi d'interesse delle nuove obbligazioni di cassa sono rimasti stabili. Le banche cantonali e le grandi banche offrono il 4% per cento, ma sia le grandi banche sia alcuni istituti cantonali hanno ridotto d'un anno (da 5 a 4) la durata delle proprie obbligazioni di cassa. Il saggio del 4% per cento è applicato solamente da un numero limitato di banche locali. A metà ottobre il saggio medio per tutte le obbligazioni di cassa emesse da 12 banche cantonali ascendeva a 4,36 per cento, quòta pari a quella dell'inizio dell'anno..

Sul mercato di lunga scadenza il saggio medio delle obbligazioni della Confederazione era sempre, a metà ottobre, del 3,9. per cento contro il 3,82 in estate e 4,09 per cento all'inizio dell'anno. Il saggio delle obbligazioni cantonali che all'inizio dell'anno era del 4,53 per cento è asceso al 4,63 da maggio a luglio e a metà ottobre è ridisceso a 4,52 per cento. Il saggio medio offerto da 12 banche cantonali per i depositi di risparmio era, in ot¬ tobre, del 3,21 per cento contro il 3,17 a gennaio. Gli stessi istituti chiede¬ vano per le ipoteche di primo rango, già esistenti, un saggio medio del 4,10 per cento (a gennaio 4,04%) e per quelle nuove, impiegate nel finanziamento di abitazioni non lussuose e degli edifici industriali, il 4,34 per cento (4,25% a gennaio). Il saggio per le nuove ipoteche destinate al finanziamento del¬ l'agricoltura e della costruzione di abitazioni economiche invece è legger¬ mente inferiore (4,26% contro 4,19% a gennaio). Gli istituti .di credito ipo¬ tecario privati applicano di regola un saggio che varia tra il 4y2 e il 4% per cento per le ipoteche
destinate a finanziare la costruzione d'abitazioni non lussuose. Alcune grandi banche esigono persino il 5 per cento. Inoltre alcune banche chiedono da 1/8 all'I per cento di commissione annua, prelevata al¬ l'atto della conclusione, del versamento o del consolidamento del prestito.

Durante l'estate, la situazione si è sensibilmente migliorata sul mercato delle emissioni. I nuovi prestiti obbligazionari sono stati coronati da successo e nella maggior parte dei casi le sottoscrizioni hanno largamente superato l'ammontare del prestito emesso. Ciò dimostra che le direzioni dei fondi d'in¬ vestimento, dopo aver frenato i collocamenti in previsione d'un aumento dei saggi d'interesse, hanno riacquistato fiducia. Il saggio d'interesse sui titoli emessi dai Cantoni e dalle banche cantonali si è mantenuto sul 4% per cento,

236 anche se in certi casi la situazione tesa del mercato ha indotto a stabilire il corso d'emissione al 101 per cento, bollo federale compreso. Le aziende elet¬ triche hanno continuato ad applicare un saggio del 5 per cento .poiché una parte dei prestiti è stata emessa largamente oltre alla parità.

Secondo i bilanci delle 62 banche che informano mensilmente la Banca nazionale il risparmio bancario su libretti di deposito, libretti di risparmio e obbligazioni di cassa, è stato, nei primi tre trimestri di quest'anno, notevol¬ mente maggiore di quello del corrispondente periodo dell'anno scorso. L'au¬ mento è asceso a 2 miliardi, con un maggiore incremento di 765 milioni o , del 62% rispetto al 1964. Donde si può inferire che il risparmiatore ha ritro¬ vato l'interesse per le forme tradizionali di risparmio. Anche il migliora¬ mento dei saggi d'interesse ha contribuito a favorire il risparmio bancario.

Il maggiorato afflusso di patrimoni di terzi collocati a media scadenza ha causato una diminuzione dei prestiti a lunga scadenza delle banche (prestiti obbligazionari, prestiti delle centrali d'emissioni d'obbligazioni fondiarie, prestiti dell'AVS alle banche). Rispetto all'anno precedente, le entrate dei fondi collocati a media e lunga scadenza sono aumentate di oltre mezzo mi¬ liardo di franchi.

Anche i crediti stanziati dalle banche sono aumentati rispetto all'anno precedente. Durante i primi nove mesi del 1965, le poste dei conti debitori, anticipazioni agli enti di diritto pubblico e prestiti ipotecari, sono aumentate di circa 2,7 miliardi contro 2,2 miliardi per il corrispondente periodo 1964.

. Attualmente i crediti di tutte e tre le categorie sono fortemente in ascesa.

Le prospettive concernenti l'evoluzione prossima del mercato mone¬ tario e dei capitali non sono sfavorevoli. Se la leggera flessione dèlie doman¬ de globali conduce effettivamente a quella diminuzione d'investimenti, che già s'annunciava, si può sperare che, conseguentemente alla rispettiva ridu¬ zione del fabbisogno per il finanziamento degli investimenti, possa essere ristabilito l'equilibrio fra la domanda e l'offerta di capitali. In tal caso pren¬ derebbe fine il periodo del rincaro dei saggi d'interesse. Aggiungiamo che il già menzionato miglioramento della bilancia dei redditi contribuisce pure al¬ l'alleggerimento
del mercato monetario e dei capitali. Tuttavia, poiché quest'ultimo è particolarmente sollecitato in autunno e a fine d'anno, tale allentamento si manifesterà solamente nel 1966.

Dato però che la stabilizzazione dei saggi d'interesse e una relativa¬ mente elevata liquidità nel sistema bancario potrebbero nuovamente avviare una crescita ipertrofica del volume creditizio oltre l'aumento del reddito nazionale (con rispettiva ondata inflatoria) ancor prima che gli effetti allen¬ tanti si siano fatti avvertire in tutti i settori, occorre seguire attentamente la situazione sul mercato monetario e dei capitali, al fine di impedire ogni ac¬ cenno d'evoluzione indesiderata:

237 IV. Necessità di prorogare il decreto sul credito Abbiamo dimostrato che la situazione dell'economia svizzera è assai turbata. A contare dalla primavera 1964, i provvedimenti di politica con¬ giunturale, le influenze economiche d'origine straniera e la conseguente evo¬ luzione moderatrice del mercato monetario e dei capitali, hanno modificato alcuni aspetti della nostra economia. Nel complesso la spinta s'è allentata e l'eccessiva pressione della domanda si è ridotta, segnatamente, nel campo de¬ gli investimenti. I disavanzi della bilanciâ commerciale e di quella dei red¬ diti hanno subito una rapida e manifesta correzione. Anche l'aumento della moneta circolante si è inflesso, è stato cosi possibile eliminare la tendenza alla psicosi dell'inflazione che si manifestava con la ricerca dei valori reali e l'eccessiva speculazione. Sul mercato immobiliare, il rincaro dei prezzi si è attenuato e si è anche moderato il rialzo dei costi edilizi.

Nonostante questi miglioramenti la congiuntura permane a un livello elevato e continuano a manifestarsi fattori d'incremento e tendenze inflazio¬ nistiche. Ciò è particolarmente evidente nell'aumento dei prezzi e dei costi che da alcuni mesi si è riaccentuato. In seguito all'eccedente domanda l'ade¬ guamento salariale rischia di ripercuotersi sui prezzi al consumò. Dunque la nostra economia non è ancora uscita dalla fase inflatoria; anzi la tendenza all'accelerazione della spirale dei costi e dei prezzi suscita nuove inquietudini poiché potrebbe compromettere la competitività della nostra industria di esportazione. Aggiungasi che a contare dalla primavera 1965 il saggio di de¬ prezzamento della moneta ha nuovamente superato il reddito ordinario dèi depositi di risparmio. Tale fatto potrebbe risultare nefasto allo sviluppo del risparmio bancario come già è avvenuto durante il periodo dal 1962 al 1964.

Inoltre, un'accelerazione del rincaro reincrementerebbe la ricerca dei valori reali e conseguentemente rifomenterebbe la speculazione. Sarebbe dunque poco opportuno, secondo l'aspetto politico-congiunturale, di scegliere proprio un momento in cui le tendenze inflatorie latenti s'annunciano virulenti per rinunciare alle possibilità, offerte dal decreto sul credito, d'influenzare .la evoluzione monetaria.

Sarebbe poi particolarmente errato rinunciare alla
possibilità di conte¬ nere il volume monetario e creditizio e procedere contemporaneamente a una nuova riduzione della manodopera straniera. Una accresciuta offerta di moneta e credito verrebbe ad urtarsi contro un potenziale ridotto di mano¬ dopera straniera.

L'ascesa generale della domanda vincolata al movimento monetario potrebbe eccelerare l'aumento dei salari e, conseguentemente, quello dei prezzi e dei costi. Bisógna contare che il rincaro salariale comporterà un mi¬ glioramento di reddito superiore a quello del 1964 come anche un aumento della produttività media nel paese. Anche tale evoluzione svela gli impulsi inflazionistici che influenzano la nostra economia.

238 I saggi d'interesse moderati, auspicati per incrementare la costruzione d abitazioni, vanno giudicati dal profilo economico generale. Bisogna anzi¬ tutto riconoscere al mercato dei capitali un valore positivo per i suoi ef¬ fetti moderatori, mediante i quali si è potuto contenere lo straripamento della congiuntura. Orbene, il fatto di voler promuovere la costruzione di abitazioni mediante,l'abrogaziojie del decreto sul credito si rivelerebbe tosto un errore dalle gravi conseguenze. Infatti, i vantaggi che si potrebbero trarre dall'abbassamento del livello dei saggi d'interesse, ottenuto mediante l'au¬ mento dell'offerta monetaria e di crediti, sarebbero senz'altro annullati dagli svantaggi derivanti dall'accentuato aumento .del prezzo dei terreni e dei costi edilizi con conseguente recrudescenza nell'aumento dell'interesse.

Facciamo inoltre notare che in caso d'abrogazione del decreto sull'edi¬ lizia, la domanda in questo-settore può essere controllata solo mediante provvedimenti di politica creditizia. Anche se, attualmente, si è registrato un aumento maggiore di quello dell'anno , precedente solamente nei progetti di costruzioni degli enti pubblici, la proroga del decreto sul credito s'im¬ pone anzitutto per il fatto che, nei prossimi anni, la politica finanziaria avrà la tendenza a scatenare effetti favorevoli all'espansione. Gli enti di diritto , pubblico, sotto la pressione di finanze deficitarie a cagione delle spese fatte per colmare i ritardi infrastrutturali, sollecitano, in maniera sempre più pro¬ nunciata, il mercato dei capitali, il quale potrebbe così venirsi a trovare in ipertensione. Orbene, il decreto sul credito offre l'opportunità di impedire agli enti pubblici di spingere ad una creazione monetaria e creditizia che po¬ trebbe favorire l'inflazione. ' Dobbiamo poi tener conto che la Banca nazionale, tolto il decreto sul credito, non dispone, attualmente, d'alcun mezzo efficace per contrastare, mediante provvedimenti di politica congiunturale, l'evoluzione inflatoria del campo monetario. Nella revisione della legge sulla banca nazionale tutt'ora in corso si cerca di colmare tale lacuna; si prevede, segnatamente, che la banca nazionale possa ordinare alle altre banche di costituire le riserve ne¬ cessarie qualora le circostanze lo esigano. L'assegnazione di tale competenza
solleva, tuttavia, diversi problemi d'ordine economico, giuridico e politico per cui è necessario un minuzioso studio. Poiché la costituzione di riserve minime si ripercuoterebbe in modo notevole sull'attività commerciale delle banche, l'attuazione di tale progetto è assai contrastata. Si cerca pertanto di trovare una soluzione che tenga conto dei diversi interessi. Comunque, fino a quando la Banca nazionale non potrà fondare la propria politica su uno strumento più solido, occorre poter contenere l'evoluzione indesiderata sul mercato monetario mediante i provvedimenti ancorati nel decreto sul credito.

In una simile situazione è opportuno che le autorità abbiano la possi¬ bilità di neutralizzare l'afflusso di capitali stranieri, limitare i crediti e vigi¬ lare sul mercato delle emissioni. Secondo le esperienze fatte possiamo af¬ fermare che qualora la situazione politica mondiale dovesse peggiorare o intervenissero nuovi disordini monetari sul mercato internazionale, una con-

239 siderevole somma di capitali stranieri convergerebbe per ragioni di sicurezza verso il nostro paese aumentando il volume monetario in modo da riavviare le tendenze inflazionistiche. Nemmeno la possibilità di limitare l'espansione del credito bancario va abbandonata. Il fatto dell'inutilizzazione parziale, sia in media sia complessivamente, dei saggi d'incremento non è sufficiente a farci dedurre che la convenzione sul credito sia stata inefficace. In realtà essa ha costretto numerosi istituti a moderarsi nello stanziamento dei crediti e a rinviare le richieste meno urgenti favorendo in tal modo le possibilità di finanziamento della costruzione d'abitazioni e dei progetti ur¬ genti degli enti pubblici. ' Per quanto concerne il controllo delle emissioni è incontestabile che mantenendolo si contribuisce a consolidare la stabilità dei saggi d'interesse.

Il problema concernente l'allentamento nell'applicazione del decretò sul credito merita una speciale attenzione. L'aumento da 108 a 120 per cento del saggio d'incremento per i crediti ipotecari concesso a contare dal 1° gennaio 1965 ha accresciuto di 260.milioni di franchi il margine per lo stanziamento di crediti ipotecari e attenuato le difficoltà di consolidamento, segnatamente per quanto concerne la costruzione d'abitazioni. Osserviamo inoltre che le disposizioni dell'articolo 9 della convenzione sulla limitazione dei crediti, concernenti i casi speciali, sono anche state allentate; infatti i crediti perle costruzioni pubbliche urgenti non sono più computati sui saggi d'incremento delle anticipazioni agli enti di diritto pubblico. Tra i progetti urgenti di detti enti figurano, segnatamente, i lavori di raccordo a carico dei Comuni per abitazioni sociali e quelle non lussuose come anche i progetti concernenti l'ampliamento infrastrutturale (ospedali, scuole, impianti per l'acqua pota¬ bile e per la protezione delle acque, ecc.). Considerati i lavori è ovvio che i crediti stanziati all'uopo ai Comuni e ai Cantoni favoriscano anche la co¬ struzione d'abitazioni. Qualora le circostanze lo giustificano; la Banca na¬ zionale può permettere che sia superato il saggio d'incremento per i crediti di costruzione e i prestiti ipotecari in favore della costruzione di abitazioni.

Conseguentemente il finanziamento dei progetti in questione non viene più
ostacolato da limitazioni nel campo creditizio.

Le autorità hanno in tal modo proceduto a un'applicazione elastica del decreto sul credito così da tener conto, per quanto potessero assumer¬ sene la responsabilità, delle richieste urgenti di crediti. Esse procederanno nel medesimo modo anche per l'avvenire. Qualora poi dovessero precisarsi i segni di una stabilizzazione congiunturale, e dovesse più chiaramente mani¬ festarsi il ristabilimento dell'equilibrio indispensabile ad un sano sviluppo economico, diverrebbero giustificate altre agevolazioni nell'applicazione del decreto sul credito. Pensiamo anzitutto a quegli allentamenti che po¬ trebbero favorire la costruzione di abitazioni. Per il 1966 infatti è stato pre¬ visto un nuovo aumento del saggio ordinario di incremento per i prestiti ipotecari come anche del saggio minimo d'incremento. Mediante tale al

240 lentamento si cerca di ridurre le difficoltà di consolidamento nelle opera¬ zioni ipotecarie, vale a dire di agevolare la trasformazione dei crediti di co¬ struzione in crediti ipotecari per consentire alle banche un maggior campo di azione nello stanziamento di nuovi crediti di costruzione. Altre possibilità d'allentamento consistono nell'autorizzazione a utilizzare, ancorché in modo ristretto, dei capitali stranieri in alcuni investimenti nel nostro paese. Tut-, tavia è oggi prematuro annunciare dei provvedimenti concreti, solo fra al¬ cuni mesi sarà probabilmente possibile esprimere un giudizio più pertinente.

Per concludere, ci riassumiamo come segue: sia il Consiglio 'federale sia la Banca nazionale sono convinti che non è ancora giunto il momento di abrogare il decreto sul credito. Attualmente, esso è ancora indispensabile alle autorità competenti per perseverare nella politica intesa ad arginare l'inflazione. L'opinione secondo cui sarebbero ormai trascorsi i tempi della politica congiunturale e della lotta contro il rincaro, avrebbe, qualora do¬ vesse diffondersi, l'effetto nefasto di sopraffare l'apprezzamento circa l'av¬ venire economico, divenuto più cauto e riservato dopo l'entrata in vigore dei due decreti congiunturali, con una gratuita ondata d'euforia, premessa di nuova inflazione.

Fondandoci su quanto esposto, abbiamo l'onore di proporvi l'accet¬ tazione del disegno di decreto federale per la proroga'del decreto federale del 13 marzo 1964 concernente la lotta contro il rincaro mediante provve¬ diménti per il mercato monetario, del capitale e del credito.

Gradite, onorevoli signori Presidente e Consiglieri, l'assicurazione della nostra / alta considerazione.

Berna, 16 novembre 1965.

In nome del Consiglio federale svizzero, Il Presidente della Confederazione: Tscliudi Il Cancelliere della Confederazione: Ch. Oser

Schweizerisches Bundesarchiv, Digitale Amtsdruckschriften Archives fédérales suisses, Publications officielles numérisées Archivio federale svizzero, Pubblicazioni ufficiali digitali

Messaggio del Consiglio Federale all`Assemblea federale concernente la proroga del decreto urgente del 13 marzo 1964 sulla lotta contro il rincaro mediante provvedimenti per il mercato monetario del capitale e del credito (Del 16 novembre 1965)

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