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FEDERALE

Anno XVIII0. Berna, 27 marzo 1935. Volume I.

Si pubblica di regola una volta la settimana. Prezzo: Fr. 1 l'anno per gli abbonati paganti al Foglio officiale del Cantone Ticino e per gli abbonati di lingua italiana al & aglio officiale del Cantone dei Grigioni, e fr. IO per i soli abbonati al Foglio Federale.

Rivolgersi all'Amministrazione del Foglio Officiale del Cantone Ticino in Bellinzona.

3223

RAPPORTO del Consiglio federale all'Assemblea federale concernente l'iniziativa popolare per combattere la crisi economica e il disagio.

,

1

(Del 6 marzo 1935.)

Onorevoli signori Presidente e Consiglieri, Come abbiamo già informato l'Assemblea federale con rapporto dell'8 gennaio 1935,, è stata presentata un'iniziativa per una revisione parziale della Costituzione, che reca 334.940 firme e lia il seguente tenore : « A. Alla Costituzione federale è aggiunto l'articolo seguente: 1. La Confederazione prende larghe misure per combattere la crisi economica, e le sue conseguenze.

Tali misure mirano ad assicurare una esistenza sufficiente a tutti i cittadini svizzeri.

2. A quest'uopo la Confederazione provvede ; a) alla conservazione della forza di acquisto del popolo combattendo il ribasso dei salari, dei prezzi, dei prodotti dell'agricoltura e delle arti e mestieri; b) a tutelare i salari ed i prezzi per assicurare v un sufficiente reddito del lavoro; c) a procurare lavoro sistematicamente ed a regolare opportunamente il servizio del collocamento; 14

188 d) a conservare capaci famiglie di contadini e di affittuari nelle ri¬ spettive tenute sgravando le aziende sovraccariche di debiti e fa¬ cilitando il servizio degli interessi; e) a sgravare le aziende di arti e mestieri cadute in condizioni pre¬ carie senza colpa propria; f) a corrispondere un sufficiente sussidio di disoccupazione e soccor¬ so di crisi; g) a profittare della forza di acquisto e della forza finanziaria del paese per promuovere l'esportazione di prodotti industriali ed . agricoli e il movimento dei forestieri; h) a regolare il mercato del capitale ed a controllare l'esportazione di questo ultimo; i) a controllare i cartelli ed i trusts.

3. La Confederazione può farsi coadiuvare dai Cantoni e dalle Fe¬ derazioni economiche nell'esecuzione di tali compiti. 4. La (Confederazione può, in quanto ohe l'esecuzione di tali misure lo richiede, scostarsi dal principio della libertà di commercio e d'indu¬ stria.

5. La Confederazione mette a disposizione, sotto forma di crediti' supplementari, i mezzi necessari per finanziare tali particolari misure di crisi. Essa si procura tali mezzi emettendo obbligazioni a prèmio, contraendo dei prestiti e con le entrate ordinarie.

6. L'Assemblea federale decreterà immediatamente dopo l'accetta¬ zione del presente articolo costituzionale in modo definitivo le norme concernenti la sua esecuzione.

7. Il Consiglio federale presenta un rapporto sulle misure prese ad ogni sessione regolare dell'Assemblea federale.

B. Il presente articolo costituzionale rimane in vigore per un pe¬ riodo di cinque anni a datare dal giorno della sua accettazione. La sua durata in vigore può essere prolungata con decisione dell'Assem¬ blea federale al massimo per altri cinque anni. » . Per consentire all'Assemblea federale di discutere sollecitamente quest'importante iniziativa, ci pregiamo presentare già ora il nostro rapporto.

L'iniziativa chiede che s'inserisca nella costituzione federale un nuovo articolo che dovrà aver vigore provvisoriamente per 5 anni. Con esso si vuole imporre alla Confederazione l'obbligo di attuare una serie di provvedimenti relativi a diversi oggetti. Occorre quindi vedere, poi¬ ché l'iniziativa concerné più d'una materia, se si tratti di uno dèi casi previsti all'articolo 121; terzo capoverso, della Costituzione.

1139 iNel num. 1 si domanda che la Confederazione prenda « larghe misure per combattere la crisi economica e le sue conseguenze». Come' si può rilevare , già da questa frase, l'iniziativa muove dall'opinione che i provvedimenti economici presi finora non siano sufficienti. Rite¬ niamo quindi opportuno esporre sommariamente ancora una volta le misure prese fino ad oggi in questo campo e i criteri a cui si è ispirato il Consiglio federale.

Inoltre, gli autori dell'iniziativa si fondano, nei loro postulati, su premesse assolutamente determinate circa le funzioni dello Stato nella vita economica e circa l'odierna situazione. iPerciò, mano a mano che verremo trattando delle misure di politica economica dovremo occu¬ parci del contenuto ideologico dell'iniziativa e della situazione econo¬ mica della Svizzera. Entreremo anche nelle materie toccate dal dise¬ gno di articolo costituzionale. Seguirà alla fine una breve conclusione di carattere generale.

Il nostro rapporto comprende quindi i seguenti capitoli: A., Questioni preliminari formali relative all'iniziativa; B. Breve quadro delle misure di politica economica e sociale prese fi¬ nora dalla Confederazione. < ,, 0. Genesi dell'odierna situazione economica della Svizzera.

. D. L'iniziativa.

. E. Iniziativa di crisi e finanze federali.

F. Considerazioni finali.

A. Questioni preliminari formali relative all' iniziativa.

1. L'articolo 121, terzo capoverso, della Costituzione federale pre-' scrive che qualora venga, mediante l'iniziativa popolare, proposta uria revisione della costituzione o un'aggiunta, concernente materie diverse, ciascuna di queste dovrà formare l'oggetto di una domanda particolare d'iniziativa. Ma nò la Costituzione nò alcuna legge prevedono che cosa si abbia a fare quando un'iniziativa non soddisfi a questo requisito'.

La teoria parla di regola della dichiarazione di nullità d'un'iniziativa che tratti di più oggetti (Burckhardt, Kommentar, 3.a edizione, pa-' gina 816; Fleiner, Bundesstaatsrecht, pag. 396/397; per certi casi an-' che von Waldkiroh, Mitwirkung des Volkes bei der Rechtssetzung pa¬ gina .18). Si esprime in questo senso anche il messaggio del iConsigli'o federale all'Assemblea federale, del 13 giugno 1890, concernente la re¬ visione del capo III della Costituzione federale (Foglio fed." del 1890,.

ediz. franc, vol. III, pag. 416/417). Invece, nel rapporto all'Assemblea

140 federale del 20 agosto 1920, in inerito all'iniziativa concernente l'assi¬ milazione degli stranieri, il Consiglio federale non volle fare^ questo passo, dichiarando « che non si può negare la validità a un'iniziativa che abbia per oggetto materie diverse, ma che l'Assemblea federale deve dividerla per materie ». Questo modo di vedere fu appoggiato dall'Assemblea federale, ohe sottopose alla votazione popolare quell'i-, niziativa, distinta in due parti. Non è quindi più il caso di esaminare, qui, se l'iniziativa per combattere la crisi debba essere invalidata. Re¬ sta invece da vedere se la si debba mettere in votazione divisa in parti diverse.

2. Questa questione venne discùssa quando si trattò di decidere se l'iniziativa per l'assimilazione degli stranieri dovesse considerarsi come riuscita. Ma già nel 1922, in occasione dell'iniziativa per il pre¬ levamento sul patrimonio, il Dipartimento di giustizia e polizia af¬ facciò, in ."un parere del 12 luglio, la questione se l'Assemblea federale non potesse ritornare su questo punto durante la discussione sul me¬ rito dell'iniziativa (Burckhardt, Bundesrecht 'N. 570, II). E' fuori di dubbio che a tale questione devési rispondere affermativamente. Ci può anzi essere un bisogno impellente che esiga questa discussione, specialmente quando Ad sia la probabilità di un controprogetto della Assemblea federale. Abbiamo perciò stimato opportuno di riman¬ dare al momento della discussione circa il meritò dell'iniziativa la questione della divisibilità di quest'ultima volendo evitare che.si discu¬ tesse due volte sullo stesso, oggetto. Per la stessa ragione ci siamo astenuti dal considerare questa questione nel, nostro rapporto dell' 8 gennaio sulla presentazione dell'iniziativa.

3. Per stabilire se effettivamente un'iniziativa popolare concerna « più materie diverse », occorre esaminare se non esista una stretta con¬ nessione tra i singoli punti e se l'iniziativa possa essere divisa senza che la sostanza e lo spirito delle singole parti ne vengano alterati.

Questi furono i criteri, che il Consiglio federale applicò all'iniziativa popolare per il prelevamento sulla sostanza e che lo indussero a non dividere quell'iniziativa, quantunque la disposizione che prevedeva lo obbligo, per il contribuente, di consegnare certi titoli e carte-valori si differenziasse
notevolmente da una misura di politica finanziaria quale voleva essere il prelevamento sulla sostanza (Burckhardt, Bun¬ desrecht, loc. cit.). L'Assemblea federale approvò tacitamente questo modo di vedere e l'iniziativa venne sottoposta indivisa alla votazione popolare.

4. L'applicazione di questi criteri conduce nel caso presente al me¬ desimo risultato. E' vero che l'iniziativa popolare, della quale si occupa

141 questo rapporto, contiene al N. 2-nove proposte che, chi le consideri ognuna per sè, concernono diverse materie, ma che -devono servire tutte allo scopo principale esposto al N. 1, di «assicurare un'esistenza sufficiente a tutti i cittadini svizzeri». Gli autori dell'iniziativa sono dell'opinione che l'attuazione di tutte e nove le proposte sia necessa¬ ria per raggiungere lo scopo a cui mirano! Se venissero sottoposte separatamente' alla votazione popolare, essi potrebbero obiettare non senza ragione che questo procedimento distrugge la solidarietà d'in¬ teressi sulla quale contano per l'accettazione del loro progetto. Ma so¬ prattutto' -- e ciò è decisivo per noi :-- gli autori dell'iniziativa potreb¬ bero affermare che s'impedisca al popolo di pronunziarsi sull'insieme del programma, che', costituisce la caratteristica particolare del loro progetto. Ora il succitato parere del dipartimento di giustizia e poli¬ zia osservava giustamente che a proposito di un'iniziativa popolare non. si può parlare di «materie diverse» a' sensi dell'articolo 121 della Costituzione quando effettivamente l'iniziativa non possa essere sotto¬ posta divisa alla votazione popolare.

Concludiamo pertanto nel senso che l'iniziativa per combàttere la crisi forma un complesso indivisibile, che i suoi diversi postulati sono strettamente connessi l'uno con l'altro e che quindi bisogna sottoporla come un solo tutto alla votazione popolare.

B. Breve esposizione circa i provvedimenti di politica economica e sociale presi finora dalla Confederazione.

L'iniziativa muove dal presupposto che la iConfederazione non ab¬ bia finora fatto abbastanza per rimediare al disagio economico in cui si trova il nostro paese e alle sue ripercussioni. Si vuole ora ema'nare una disposizione costituzionale che imponga alla Confederazione di prendere «larghe misure per combattere la crisi economica e le sue conseguenze».

Gioverà qui anzi tutto espórre quali misure abbia preso finora la Confederazione. Occorre pure premettere che le diverse misure di' soccorso furono bensì attuate. gradatamente e con il maggior ritegno possibile, ma che non mancò punto un programma, contrariamente a quanto si compiacciono di affermare gli avversari della politica eco¬ nomica del Consiglio federale. Non bisogna dimenticare che l'odierna situazione è venuta-
formandosi a poco a poco per successivi muta¬ menti dello stato di cose precedente e che duraaite questa trasforma¬ zione si presentavano sempre nuove minacce all'economia e si ave¬ vano nuovi problemi da risolvere. Perciò e soprattutto in un paese come il nostro, la cui economia dipende in, così larga misura dalle in-

m (fluenze

estere, era ed è assolutaménte escluso che si possano presen¬ tare fin da principio progetti finiti in merito a ciò che deve farsi, data l'impossibilità di prevedere lo svolgimento delle cose e le diverse forme sotto cui si presenteranno le nuove difficoltà.

Tra le misure di crisi vanno menzionate particolarmente le se¬ guenti : 1. Misure di politica sociale.

La prima, in ordine cronologico, delle .misure prese dalla Confedèrazione pèr attenuare il disagio della crisi economica è la pietra an¬ golare di ogni assistenza ai disoccupati, l'assicurazione pel caso di di¬ soccupazione, al cui sviluppo in ogni campo e alla cui estensione quasi totale la Confederazione ha dato impulso con la legge sulle sovven¬ zioni del 1924. Suo importante complemento è il servizio di colloca¬ mento. Ma è superfluo diffondersi qui intorno all'assicurazione, allo sviluppo del servizio di collocamento, ai lavori per assorbire i disoc¬ cupati e a tutte le altre misure di politica sociale prese dalla Confe¬ derazione, visto che il messaggio del iConsiglio federale su la lotta con¬ tro la crisi e la creazione di occasioni di lavoro, del 9 ottobre 1934, ha già fornito circostanziati ragguagli in proposito e che nel capitolo D tratteremo d'un certo numero di questioni particolari. Possiamo limi¬ tarci a rimandare a quanto è detto là. Il messaggio succitato era già in preparazione, quando fu lanciata l'iniziativa per combattere la crisi.

Abbiamo potuto constatare che il messaggio, nel quale per la prima volta sono stati esposti- in forma sistematica e riassuntiva gl'ingenti soccorsi dati dalla Confederazione in diversi campi dell'economia, ha dissipato molti errori e pregiudizi intorno all'attitudine della Confede¬ razione di fronte alla crisi, che esistevano in molti ceti della popola¬ zione' dove non si conoscevano tutti i provvedimenti.

2. Misure di politica economica.

a) Furono presi importanti provvedimenti economici di crisi nel campo della politica del, commercio estero. Col *1931 cominciò il pe¬ riodo critico per la Svizzera. La nostra esportazione si ridusse, l'af¬ fluenza dei forestieri diminuì, l'estero inondò il nostro mercato in¬ terno di merci a . buon mercato e minacciava di distruggere intiera¬ mente la nostra produzione industriale e agricola. Anche i nostri in¬ teressi di creditori cominciarono a soffrire. In quel momento urgeva difendere la nòstra economia e la nostra esistenza e così cominciò verso la fine del 193.1 una grande e intensa azione di difesa econo¬ mica che dura tuttora. Facciamo qui rilevare che anche queste misure, se in prima linea aiutavano le imprese, dovevano indirettamente ser¬ vire a procurare lavoro e che il criterio direttivo era principalmente

143 l'interesse dei lavoratori, il mantenimento delle possibilità d'occupa¬ zione. La base per queste misure di politica commerciale fu creata cól decreto. federale del 23 dicembre .1931 sulla limitazione delle im¬ portazioni. In seguito questo provvedimento fu sostituito dal decreto federale del 14 ottobre 1933 concernente misure economiche di fronte all'estero, il quale estese in misura notevole le competenze daté al Consiglio federale per la tutela dégl'interessi economici del paese. In virtù di questi decreti la nostra politica commerciale è stata intiera¬ mente modificata. Con numerosi decreti il Consiglio federale lia ema¬ nato delle limitazioni d'importazione per una gran parte delle voci della tariffa doganale e in seguito lia organizzato il sistema dei con¬ tingenti e il trafficò di compensazione. Se in tempi normali il com¬ mercio delle mercanzie era libero, oggi esso è subordinato alla con¬ cessione di permessi. Mentre prima la nostra politica commerciale era retta dalla clausola délia nazione più favorita, nell'ultimo triennio essa si è trasformata specialmente sulla base del principio della reci¬ procità. Mentre, riducendo le importazioni, proteggevamo dalla rovi¬ nosa concorrenza estera la nostra produzione che lavora per l'interno, mettevamo d'altra parte la nostra capacità di consumo a profitto della nostra esportazione, la facevamo servire ad agevolare il movimento dei forestieri e alla tutela dei nostri interessi di creditori. Anche per que¬ sto punto possiamo rimandare ai nostri messaggi e ai numerosi rap¬ porti da noi fatti all'Assemblea federale intorno ai provvedimenti presi. ' b) iCoi decreti federali del 18 marzo 1932 e del 20 giugno 1934 con¬ cernenti i provvedimenti per combattere la disoccupazione e con quello del 28 marzo 1934 relativo all'incoraggiamento delle esportazioni me¬ diante la garanzia dei rischi da parte dello Stato si voleva dare un certo aiuto all'industria d'esportazione. I due primi decreti. consen¬ tono di mettere, a certe condizioni, a disposizione delle aziende espor¬ tatrici le somme che la Confederazione dovrebbe adoperare per il man¬ tenimento dei disoccupati, per dar modo alle dette aziende di trovare più facilmente ordinazioni e quindi occupare la loro mano d'opera.

Col terzo dei decreti succitati il Consiglio .federale è messo in grado di togliere
agli esportatori una parte del rischio per la riscossione dell'importo delle forniture. Anche qui la stretta relazione esistente fra l'ammontare dei contributi e i soccorsi di disoccupazione che altri¬ menti, bisognerebbe versare, mostra che questi provvedimenti dove¬ vano servire in prima linea a mantenere le possibilità di lavoro. Pro¬ babilmente anche questa intenzione non è stata sufficientemente ap¬ prezzata dagli autori dell'iniziativa.

/

144 3. Misure a favore di singole industrie e darti e mestieri.

In questa categoria rientrano i provvedimenti seguenti: , · a) L'industria degli orologi che lottava, in condizioni difficilissime per la sua esistenza ebbe già nel 1931 un primo aiuto dalla Confede¬ razione che, in ivirtù del decreto federale del 26 settembre di quell'anno partecipava a una società anonima destinata a riunire e a tutelare tutti gli interessi di detta industria. Se questo decreto costituisce un aiuto all'industria privata e a un'azione la cui esecuzione fu lasciata agli enti interessati, il decreto federale del 23 dicembre 1932 concernente un aiuto temporaneo ai piccoli industriali dell'orologeria che si trovano nel disagio ha piuttosto carattere sociale. Esso era destinato a miti¬ gare gli effetti non solo della crisi, ma anche dell'organizzazione in¬ dustriale che riusciva dannosa a molti. b) Già in un periodo precedente là Confederazione prese misure a favore dell'industria alberghiera. Il decreto federale del 30 settem¬ bre 1932, concernente il soccorso della Confederazione alle aziende al¬ berghiere cadute in disagio finanziario era destinato a permettere alla Società fiduciaria degli alberghi di riprendere la', sua attività nel campo del risanamento delle aziende alberghiere. Il decreto federale del 27 marzo ,1934 estendente le misure giuridiche a favore dell'indù-' stria degli alberghi creò la base giuridica necessaria per rendere effi¬ cace l'azione di soccorso; e) L'industria svizzera dei ricami non si è più riavuta dopo la guerra e da più d'un decennio è in continua decadenza. Essa non po¬ teva essere salvata dalla Confederazione. Tuttavia il decretò federale del 23 dicembre 1932 concernente l'aiuto all'industria del ricamo a cottimo sulla macchina a spoletta e quello del 27 marzo 1934 esten¬ dente le misure giuridiche a favore dell'industria dei ricami hanno servito indubbiamente a . mitigare, in generale, e per alcqni, le con¬ seguenze economiche della decadenza suddetta.

d) Le conseguenze della crisi economica si sono fatte sentire in modo inquietante anche per le aziende piccole e medie dell'artigianato e particolarmente del commercio, al minuto. Esse sono state gravemente danneggiate. dalla diminuzione delle ordinazioni e dalla contrazione dei prezzi e degli affari. L'intervento della Confederazione
in questo campo è ostacolato dalla libertà di commercio e d'industria-garantita dalla Costituzione. Col decreto federale del 14 ottobre 1933 e con le rispettive disposizioni d'esecuzione, l'apertura e l'ingrandimento di grandi bazar, di grandi case di vendita, di negozi a prezzo unico e negozi a più filiali pertinenti al commercio delle derrate alimentari, delie calzature e dei prodotti tessili sono stati subordinati a permessi'

145 delle autorità cantonali, che vengono accordati solo a determinate con¬ dizioni. In modo analogo si è provveduto, con decreto federale del 28 settembre 1934, a proteggere anche il mestiere del calzolaio dalla con¬ correnza di grandi imprese che dispongono di forti capitali.

' .

4.

Misure per proteggere l'agricoltura.

Questi provvedimenti hanno un' importanza particolare nell' am¬ bito dell'azione di soccorso della Confederazione. Si . è cominciato a prenderli molti anni fa e dopo1 la guerra non sono mai cessati. A com¬ pimento delle misure doganali protettive dei prodotti agricoli, la Con¬ federazione ha pure emanato, con decreti federali, dei provvedimenti efficaci a favore dei produttori di latte svizzeri ed atti a mitigare il disagio degli agricoltori. Contemporaneamente al presente rapporto, indirizziamo all' Assemblea federale un messaggio che contiene una esposizione compiuta di tutto ciò che è stato fatto fin qui per l'agri¬ coltura e prevede nuove prestazioni della Confederazione in questo campo.

Il progetto che accompagna quel messaggio ha per iscopo prin¬ cipale di sostenere i prezzi del latte e del bestiame. In virtù dèi de¬ creti federali del 30 settembre 1932 e del 28 marzo 1934 concernenti l'aiuto finanziario agli agricoltori nel disagio e di quelli dèi 13 aprile 1933 e del 28 settembre 1934 relativi ai provvedimenti giuridici tem¬ poranei per la protezione degli agricoltori nel disagio viene organizzata per mezzo delle così dette casse agricole un'opera speciale di soccorso a favore dei ceti economicamente più deboli della nostra popolazione agricola. Rimandiamo anche per questo ai messaggi e ai rapporti che vi abbiamo presentati.

Queste misure sono sempre state prese dal Consiglio federale via via che la situazione lo esigeva. Vi abbiamo qui accennato solo somma¬ riamente. Chi però prenda a esaminare più a fondo tutta l'azione di soccorso compiuta dalla Confederazione, sia da sola, sia con l'ausilio di cantoni, comuni e associazioni private, constaterà che si tratta di un'opera molto estesa che richiede un ingente .lavoro dalle ammini¬ strazioni, alle quali è stato dato, a questo scopo, un notevole sviluppo.

L'opera degli enti pubblici non è sempre rettamente apprezzata e spesso vengono presentate al Parlamento e alle autorità delle proposte le quali o sono già state tradotte in realtà, in quanto attuabili e oppor¬ tune, o dopo matura ponderazione del pro e del contro, si sono dovute dichiarare inaccettabili. In ogni caso è stato fatto tutto il possibile, e i mezzi finanziari pubblici sono già stati in parte messi a contribuzione

146 in una misura come non sarebbe lecito fare in tempi di crisi se non quando si potesse contare con una certa sicurezza in un migliora¬ mento non lontano della situazione economica.

Sempre, quando'si trattava di prendere uno dei suddetti provve¬ dimenti, ci rendevamo conto che in questo modo non si poteva modi¬ ficare fondamentalmente la nostra economia e che lo Stato non era in grado di dominarla e di creare una situazione soddisfacente, sia quella di prima, sia una nuova. Non ignoravamo che Si trattava in parte di misure che non potevano essere applicate permanentemente e che presto o poi si sarebbero dovute abrogare od adattare alla nuova situazione. Abbiamo più volte espresso quest'opinione e non abbiamo mai fatto un mistero della nostra convinzione in questa questione. Ri¬ cordiamo, p. es., le dichiarazioni in proposito fatte dal,capo del Dipar¬ timento federale dell'economia pubblica il 9 marzo 1932, die ebbe a dire tra l'altro quanto segue: « Noi siamo convinti che, data la situazione come è andata svi¬ luppandosi, la crisi odierna conduce forzatamente a certe conseK guenze che sonò inevitabili e che non possiamo sopprimere con nessun mezzo. Vogliamo: o no ribassare le mercedi o i prezzi, le cose non muteranno. Non siamo noi che comandiamo... Sono gli eventi che dominano e noi non possiamo far altro che adattarsi ad essi ». (Boll. Sten. N. R., 19.32, pag. 45).

C. Genesi dell'odierna situazione economica della Svizzera.

La chiara conoscenza delle condizioni di sviluppo dell' economia svizzera e della sua presente situazione è di così capitale importanza per formarsi un giusto giudizio dell'iniziativa, che noi, pienamente consci della responsabilità che assumiamo esponendo quanto segue, stimiamo necessario insistere a chiarire questo punto. Occorre per questo rifarsi a parecchi decenni .fa. 'Infatti chi esamini con una certa attenzione le cose si renderà conto che le forze immanenti dello sviluppo economico avrebbero probabilmente condotto all'odierna situazione anche senza la guerra. Tuttavia vi sì sarebbe forse giunti solo una o due genera¬ zioni più tardi e si sarebbe avuto agio di adattarsi a poco a poco al mu¬ tamento; questo è invece sopraggiunto con minacciosa rapidità, creando un nuovo stato di cose, del quale ora non resta che riconoscere la realtà inesorabile.

Cento anni fa la
Svizzera contava 2,200,009 abitanti in cifra tonda; alla metà del 1935 la popolazione residente potrà stimarsi 'a circa 4,2 milioni, così che in 100 anni la densità della nostra popolazione si è press'a poco raddoppiata. Nel ,1850 c'erano circa 58 abitanti per chilo¬ metro quadrato, oggi più di 100. Mentre nel 1850 solo il 0,4 % della

147 popolazione abitava in città (con più di .10,000 abitanti), nel 1930 que¬ sta percentuale era salita a 30,4. In pari- tempo, questa popola¬ zione lia migliorato notevolmente il suo Itenore di vita sotto ogni rapporto. Inoltre, il risparmio lia avuto un fortissimo aumento, come risulta dalle cifre seguenti: I Depositi nelle casse Anno Numero delle banche di risparmio, considerate in milioni di Fr.

. .

--\ 1881 . .

5141) .

--.

1897 . . .

9851) 1906 . . .

$17 ,1367 1910 . . .

$21 169,1 1915 . . .

294 1841 1920 . . .

314 2731 1925 . '. .

$01 3410 1930 . . .

.

313 4723 In generale, in questo periodo di tempo la posizione media della popolazione è migliorata in una misura che non si sarebbe immagi¬ nata 100 anni fa. Un progresso particolare in questo senso si è veri¬ ficato nel corso di questo secolo grazie al fatto che la popolazione lavoratrice prese a partecipare in sempre maggior misura al crescente reddito nazionale.

Come è stato possibile questo sviluppo, questo imponente aumento del benessere della popolazione contemporaneo al crescere di quest' ul¬ tima?. Ih parte tale fenomeno si spiega con lo sfruttamento più in¬ tenso delle risorse economiche del paese, grazie ai progressi nell'agri¬ coltura e all' utilizzazione delle forze idrauliche. Mia. in massima parte il forte aumento del reddito e del patrimonio nazionale avvenne grazie allo sfruttamento di campi economici esteri, cioè all'esportazione, allo sviluppo del turismo, e inoltre al prestito di capitali all'estero e alla partecipazione della Svizzera alle assicurazioni e ai trasporti interna¬ zionali. ' · · La forte misura in cui dobbiamo far capo allo sfruttamento dei campi economici esteri, per completare le scarse risorse interne, ri¬ sulta da un'inchiesta fatta dalla « Zeitschrift für Geopolitik » (1925) la quale ha assodato che dei 30 paesi considerati nell' inchiesta la Sviz¬ zera è quella che ha di gran lunga la massima superpopolazione ri¬ spetto alle risorse alimentari naturali del paese : (0 Da Geering o Hotz, « Wirtschaftskunde »; le altre cifre da «Das schwei¬ zerische .Bankwesen im Jahre 1933 », pag. 40.

148 Densità effettiva della popolazione in \%\ della densità che sarebbe compatibile con le sole risorse del rispettivo paese.

Svizzera.

. . * . \ . 231 Grecia . . . . . . 84 Belgio . . . . .

. 221 India britannica . . . 82 Olanda . . ... il83 Ungheria 1 . . . . . 82 Gran Bretagna e Irlanda .179 Francia . . . . . 81 Finlandia : . , . .. 174 Spagna . . .

. . 79 Austria . . .

.165 Romania . . . . . 75 Germania . . ... 14Ó Jugoslavia . . . .. . 74 Norvegia. . .

. .. 138 Bulgaria 1 . . .

.

. 63 Giappone . . .

. . .' 131, Svezia . . . . . . 60 Italia .

. . , . .

. 113 Russia . . . ... 50 Cecoslovacchia . , . .

. 109 Stati Uniti . . . .' . 23 Portogallo . .

.

. .

95 India Olandese . ... 20 Danimarca . . ... 95 Argentina . . .... 7 Cina . .

. . ... 92 Canada . . . . . · ' 7 Polonia . . . . . 87 Brasile ' . . . . .

. 4 · Già quando la popolazione non era così densa come oggi, il clima e le condizioni dèi suolo ci cositringevano a far venire dall'estero delle derrate alimentari e delle materie prime per- provvedere ai nostri bi¬ sogni. Quéste importazioni ci sono per la maggior parte indispensa¬ bili e le paghiamo principalmente esportando derrate alimentari lavo¬ rate e prodotti manifattura ti, cioè lavorando per l'estero.

A questo riguardo, la situazione, considerata esclusivamente dal punto di vista del traffico con l'estero è andata peggiorando in modo preoccupante. Basti esaminare il quadro seguente, da cui si rileva che la nostra posizione nel commercio estero si è sviluppata in modo sempre più sfavorevole per noi, così ohe per coprire il disavanzo della bilancia commerciale dobbiamo far assegnamento in misura sempre maggiore sui proventi del turismo e sulle rendite dei nostri capitali collocati all'estero.

149 Bilancia commerciale negli anni 1886-1934.

Anno

Importazioni in milioni di franchi

Esportazioni in milioni di franchi

1886 1890 1900 1910 1913 1915 1920 1923

799 954 1111 1745 1920 1680 4243 2243 ,

667 703 836 1196 1376 1670 3277 1760

-132 , -- 251 -- 275 .

-- 549 -- 544 -- 10 -- 966 -- 483

1925 1926 1927 1928 1929

2633 2415 2564 2719 2731

2039 1836 2023 2133 2098

-- 594 - 579 -'541 -- 586 -- 633

1930 1931 1932

2564 2251 1763

1762 134-9 801

- 802 .

-- 902 -- 962

'

,

Differenza in milioni di franchi

Differenza per abitante -- -- -- -- -- -- -- --

45 85 84 147 141 3 249 124

-- -- . -- -- --

152 147 137 14-7 157

-- 198 -- 222 -- 235

.

Esportazioni in o/o delle importazioni 84 74 75 69 72 99 77 78 77 76 79 78' 77.

69 60 45

-

.

1933H 1515 (1595) 754- (853) ' -- 761(742) -- 184(180) 50 (54) 1934(x) 1357 (1434) 742 (844) -- 615 (590) -- 148(142) 55 (59) (1) Nelle eifro tra parentesi ò compreso anche il traffico di perfezionamento e di riparazione.

Prescindendo dalle condizioni straordinarie degli anni della guerra e dell'immediato dopoguerra (la guerra fece diminuire in misura straordinaria le eccedenze delle importazioni, nel 1916 si ebbe persino una bilancia commerciale attiva; nei primi anni dopo l'armistizio i prezzi salirono straordinariamente facendo aumentare in misura cor¬ rispondente le cifre assolute), si desume dalla tabella che la passività della bilancia commerciale è cresciuta fortemente nell'ultimo cinquan¬ tennio. Il peggioramento della bilancia del nostro commercio estero si mostra particolarmente nel rapporto tra l'esportazione e l'importazione.

Mentre in tempi «normali» l'esportazione riusciva a coprire dal 70 all'80 % della nostra importazione, questa percentuale si è ridotta dopo il ,1930, a meno del 60 %, scendendo nel 1932 fino al 45 % 2) e negli t1) Nel .valutare questa mutata proporzione tra i valori delle esportazioni e quelli delle importazioni occorre tener presente che i secondi sono influenzati m maggior misura ohe non 4 primi daflla discesa dei prezzi, così ohe, Tostando invariati i rapporti' quantitativi, si sarebbe dovuto avere un miglio¬ ramento e non un peggioramento della proporzione tra i valori.

150 ultimi due anni è risalita un poco solo grazie alla restrizione delle im¬ portazioni non in. virtù di una ripresa delle esportazioni.

Il carattere sfavorevole di questo sviluppo si rispecchia ancora più chiaramente nei saldi della (nostra bilancia commerciale distinti se¬ condo le categorie dell'economia nazionale.

Eccedenze delle importazioni (--), risp. delle esportazioni (~\~) distinte per categorìe di prodotti.

Anno >

Derrate alimentari, Materie prime, com¬ generi voluttuari, prese quelle che ser¬ foraggi vono alla fabbricatone Milioni Indice Milioni ' Indico 1892/95 di di 1892/95 franchi = 100 franchi = 100

1892/95 ·1900 1913 1917 1920

--185 --203 --420 -470 --909

100 110 227 254 487

-- 251 -- 355 -- 520 -- 854 --1472

1923 1928 1929 1930

--534, --545 --521 -525

289 295 282 284

-- 668 -- 735 -- 749 -- 666

266 293 298 . 265

1931 1932 2 1933( ) 1934(2)

--476 --411 --329 --292

. 257 222 178 158

-- 547, -- 432 -- 387 -- 357

218 172 154 142

100 141 207.

340 586

Prodotti manifatturati

Totale

Milioni di franchi

Indico 1892/95 = 100

4- 221 + 283 + 397 +1241 +1416

100 126 177 554 632

--212 -275 --543 -- 82 --966

100 129 255 ' 38.

454

+ + -1+

32) 310 284 174

--483 -586 --633 -801

227 275 297 376

+ 120 . 54 --902 -- 118 ..+) --962 -- 26 ...(.') --742 + 59 , 26 -590

423 452 348 277

719 694 637 390

Milioni di franchi

Indice 1892/95 = 100

C13) Eccedenze delle importazioni.

'( ) A contare dal 1933, è computato anello il traffico di riparazione e di per¬ fezionamento.

Mentre le eccedenze delle importazioni nel ramo alimenti e foraggi ammontavano ancora, nel 1930/311 a circa 2 Vn% di quelle del 1892-1895 l'eccedenza delle esportazioni dei prodotti manifatturati importava an¬ cora, nel 1930, una volta e tre quarti quella del 1892, nel .1931 solo la metà e negli anni 1932 e 1933 ha persino dato luogo a un'eccedenza di importazioni. In questi ultimi anni, le eccedenze d'importazione di der¬ rate alimentari e di. foraggi, di materie prime e di merci usate nella fabbricazione ammontavano a circa una volta e mezza, la cifra delle .eccedenze di 40 anni fa. L'eccedenza d'esportazione dei prodotti manifatturati, compreso-il traffico di riparazione e di perfezionamento arri¬ vava àncora a un quarto delle eccedenze di 40 anni fa.

151 Se prendiamo a esaminare le cause di questa evoluzione sfavore¬ vole, constatiamo che nella struttura economica internazionale sta avve¬ nendo un grande rivolgimento a sfavore nostro e dell'Europa intiera.

Nei primi anni del grande sviluppo economico avvenuto nel secolo scorso, l'esportazione svizzera consisteva principalmente in derrate ali¬ mentari e articoli di consumo finiti, onde si può dire che fino al primo decennio del secolo presente le merci esportate fossero in forte preva¬ lenza beni di consumo. Quanto diciamo della Svizzera vale in generale anche pel grande complesso dei paesi industriali dell'Europa centrale i quali/ trasformando in prodotti manifatturati finiti delle materie pri¬ me indigene o importate ed esportandole nei.paesi agricoli dell'Europa e del resto del mondo andarono sempre più arricchendosi. Ma a poco a poco gli Stati acquirenti, in parte addestrati a ciò dagli emigranti euro¬ pei, da scuole europee e valendosi di capitale europeo, si sono messi , a fabbricare essi stessi gli articoli di consumo che prima acquistavano in Europa. Ciò provocò nel nostro continente e in forte misura anche in Isvizzera una forte richiesta di merci produttive, principalmente di macelline. Questo fatto ha dapprima determinato un maggiore sviluppo industriale dell'Europa e quindi anche del nostro paese.

Si può formarsi un'idea di questo sviluppo dando un'occhiata alla tavola sinottica dei valori delle esportazioni delle più importanti cate¬ gorie di merci, dove 100 indica la media degli anni 1892-1895.

Anno

Generi alimentar!

e voluttuari

1892/9") 1900 1905 1910 1913 1915 1920 1923.

1925 1926 1927 1928

100 130 162 204 -254 326 270 181 243 242 270 276 '

Altre industrie tessili

Orologi

Macchine

100 100 100 114 114 131 127 146 143 138 196 179 139 177 204 179 248 · 164 370 · 560' 428 193 254 246 273 203 317 171 348 213 179 408 234 178 213 . 390

100 140 153 172 214 159 381 253 353 302 319 351

100 200 247 337 464 489 1219 631 779 693 763 1028

Industria serica

Industria cotoniera

Industria me¬ tallurgica Industria chimica Totale 100 153 179 226 296 327 624 417 520 : 469 507 609

100 144 198 258 334 452 1530 582 636 674 776 798

Si assisteva senza inquietudine a questo svolgimento che si rite¬ neva favorevole, pensando che nell'industrializzazione dei paesi agricoli dell'Europa e degli Stati d'oltre Oceano non fosse da vedere un pericolo, perchè anche la popolazione di quei paesi avrebbe col tempo elevato

152 il proprio tenóre di vita portandolo al livello europeo, così che per molto tempo sarebbe durato l'aumento della ricliiesta di macchine e di merci di- consumo all'Europa. Invece la situazione si è sviluppata in tutt'altro sènso come dimostrano in modo impressionantè queste cifre con cui completiamo la tabella precedente i(esportazione, espressa in va¬ lori, degli anni 1892-1895 t= 100).

Anno . 1929 1930 1931 1932 1933

Derrate allm.

e generi voluttuari 266 228 168 105 89

Sete

Cotone

Altri prodotti tessili

Orologeria

Macelline

Industria me¬ tallurgica Totale

Industrie chimiche

187 142 108 58 50

391 · 328 279 156 105 ,

359 273 168 101 110

1072 1022 712 424389

635 532 363 232 233

866 768 745 560 610

158 129 101 .

44 .

35

Già prima della guerra si poteva constatare ohe lo smercio di certi prodotti urtava in barriere doganali ognora crescenti e in altre diffi¬ coltà d'importazione. La guerra' ha poi dato a tutti gli Stati un enorme impulso a una maggiore intensificazione del processo d'industrializza¬ zione già iniziato. Siccome gli Stati europei, parte per mancanza di ma¬ terie prime, parte per essere le loro industrie volte a provvedere ai bisogni della guerra, non erano più in grado di soddisfare alle richie¬ ste di prodótti o potevano farlo solo in misura ridotta, i paesi ch'erano stati loro clienti furono costretti, per coprire il loro fabbisogno, a in¬ trodurre le rispettive industrie e a ingrandire gli stabilimenti già esi¬ stenti, così che a poco a poco, all'ombra degli avvenimenti bellici la produttività internazionale e soprattutto estraeuropea andò prendendo nel giro di pochi anni uno sviluppo quale non s'era mai visto prima.

Questa tendenza fu ancora favorita dalla scarsità della mano d'opera durante la guerra e dal suo rincaro negli anni immediatamente suc¬ cessivi, cause alle quali si deve in parte Io straordinario impulso dato in tutto il móndo alla razionalizzazione.

La diminuzione dell'importanza dell'Europa nell'economia univer¬ sale si rvede chiaramente dal continuo diminuire della partecipazione del nostro continente al commercio ©stero mondiale. Basterà confron¬ tare le cifre seguenti: I - Commercioestero dell'Europa in % del commercio estero mondiale Importazione Esportazione Commercio estero complessivo 1913 .

. ... . .

69>a(
. .

61,8 \% *>1,0 '% 1933 ; . . . - . .

60,2 \% 50,7 % 55,0 %

153 iCosì, in pochi anni è avvenuto un vero rivolgimento dell'economia internazionale. L'Europa ha perduto la sua precedente supremazia, che aveva addirittura il carattere d'un monopolio. Il centro industriale europeo, la cui forza di produzione lia preso un così imponente svi¬ luppo, senza trovare i mercati corrispondenti, oggi non è più solo, essendo divenuti formidabili concorrenti in questo campo, gli Stati Uniti e il Giappone, Gli stessi paesi europei che nel passato avevano carattere prevalentemente agrario, si sono pure fortemente industria¬ lizzati, e sono pochi gli Stati in cui questo processo non siasi ancora verificato in forte misura. Ciò non significa altro se non uno sposta¬ mento a sfavore dell'iEuropa del centro di gravità economico della terra e costringe tutti i paesi a d'are un carattere più nazionale alla loro economia. Ma le popolazioni dei paesi colpiti da questa sorte non' che diminuire sono aumentate e derivano fortissime tensioni dalla spro¬ porzione esistente tra la diminuita possibilità di smercio e l'aumen¬ tato bisogno di quest'ultimo. Non solo lo sviluppo suesposto ha fatto perdere all'Europa grandi mercati esteri, ma gli stessi mercati euro¬ pei sono fortemente minacciati dall'importazione da nuovi nuclei in¬ dustriali (p. es. dal Giappone). A tutte queste cause si aggiungono an¬ cora le conseguenze dirette della guerra; l'impoverimento d'intiere po¬ polazioni, la riduzione in miseria di estese zone delle classi medie che prima potevano spendere, l'abbassamento, in molti paesi, del tenore di vita degli operai a un livello notevolmente inferiore a quello della anteguerra.

Questo stato di cose colpisce molto più gravemente i popoli che più degli altri hanno bisogno di spacciare le loro merci. E il colpo è poi particolarmente duro per quelli la cui esportazione non consi¬ ste in derrate alimentari e materie prime di uso necessario, ma in gran parte è costituita da merci di lusso. Ambedue queste circostanze si verificano in forte misura per la Svizzera.

Più di qualsiasi altro paese la Svizzera deve ricorrere all'esporta¬ zione. Nessun paese europeo registra una così alta cifra d'esportazione di prodotti m affatturati, in proporzione del. numero degli abitanti, co¬ me la Svizzera. L'esportazione di questi prodotti è di primissima im¬ portanza per la nostra politica
commerciale, specialmente dopo che i progressi fatti dall'estero nella fabbricazione del formaggio, della cioc¬ colata e del latte condensato hanno fatto perdere in forte misura il mercato ai nostri più importanti latticini d'esportazione. Calcolata per ogni abitante in media, l'esportazione di prodotti manifatturati ammon¬ tava

Foglio federale, 1935.

15

154 nel » » » » »

fr.

» » » » »

nel 1928 .

437 a » 1929 .

425 a » 1930 . · a 358 » 1931 .

a 267 » . 1932 .

153 a » 1933 .

167 (i) a » 1934 . . a 167 (!)

· _ I Un'esportazione fiorente per più decenni fu in prima linea la base su cui poterono poi svilupparsi . adagio adagio tutti gli altri rami della economia. L'esportazione rese possibile un'esistenza sufficiente a ima popolazione sempre crescente. (Per le imprese direttamente interessate all'esportazion© lavoravano in gran parte anche l'artigianato, l'industria alimentare e l'agricoltura. La popolazione agricola* 6 da cinquantanni stazionaria, anzi in questi - ultimi tempi si registra una diminuzione.

Tutta l'eccedenza naturale della popolazione poteva essere assorbita dall'industria d'esportazione e dalle altre industrie che direttamente o indirettamente lavorano per quest'ultima. Essendosi in pari tempo svi¬ luppati rapidamente il commercio e i trasporti, si dovette ricorrere per¬ sino all'estero per provvedere al bisogno di lavoratori.

1892 1900 192 3 1917 1920 1923

.

.

., .

.

. . .

a a a a a a

164 195 266 484 744 376

;.

Movimento della popolazione negli anni 1870-1930.

Anno

1870/1880 1880/1888 1888/1900 1 900/1910 1910/1920 1920/1930

. ....

....

. . ...

. ...

...

....

Aumento Eccedenza (-- diminuzione) dovuto delle nascite a migrazione 19,994 21.639 26,964 35,861 24,455 24,512

-- 2,299 -- 10,893 6,177 · 7,924 -- 11,764 -- 5,904

Aumento complessivo 17,(595 10,746 33,141 43.785 12,703 18,608

in o/0

·

6.4 3.7 10,7.

12,5 3,3 4,7

L'elevamento del tenore di vita e il forte aumento dèlia popolazione urbana, che a sua volta si concentrava principalmente in quelle città e località nelle quali si lavorava per l'esportazione, hanno fatto sì che an¬ che il commercio interno si è potuto sviluppare in misura superiore al¬ l'aumento della popolazione: f1) Compreso il traffico di perfezionamento e di riparazione.

165 f

Popola¬ zione in migliaia

Anno

1905 .

1929 Aumento in °/o .

.

Occupati nell'indu¬ stria e nel¬ nel l'artigia¬ commercio nato

nello scambio di merci

in altri traffici e servizi

3515,8 630,966 220,823 4021,5 802,108 319,194 +14,4 . +27,i . +44,5

103,912 167,394 +61)i

84,566 83,025 -- 1,8

Chiunque abbia una certa perspicacia comprende che, quando la prosperità dell'industria è interrotta per lungo tempo, anzi accusa un visibile peggioramento, viene ad esserne scosso fortemente anche il fon¬ damento su cui poggiano tutti i ceti interessati indirettamente all'espor¬ tazione, cioè artigianato, commercio ecc. Altrettanto deve dirsi delle entrate correnti, che risentono della diminuzione delle ordinazioni e de¬ gli scambi che venivano alimentati indirettamente dal lavoro svizzero eseguito pei mercati esteri. Ma in pari tempo le stesse cause hanno an¬ nullato o per lo meno notevolmente scemato il valore dei capitali inve¬ stiti in molte imprese. Dove, questi capitali hanno potuto essere ammor¬ tizzati grazie a una gestione previdente, le condizioni sono ancora re¬ lativamente sopportabili. Ma siccome nel corso di questi ultimi, quin¬ dici anni > numerose aziende delle più svariate specie furono ingrandite con denari forniti da altri, si verificano sensibili perdite che si ripercuo¬ tono da un dominio sull'altro ed influiscono, in modo deprimente su tutta l'economia.

Purtroppo devesi fare la dolorosa constatazione che tutta una serie di industrie tra le più importanti sono scosse nelle loro fondamenta; La industria dei ricami è ridotta a esigui resti, malinconico ricordo della prosperità d'un tempo. In 15 anni ben 85.000 lavoratori hanno abban¬ donato il. territorio dov'essa fioriva. La città di San Gallo, suo centro, lia da registrare nel periodo 1910-1930 una diminuzione della popola¬ zione del 16 1% e anche la popolazione dei iCantoni dove l'industria del ricamo era esercitata in prevalenza (San Gallo é Appenzello) è note¬ volmente scemata. L'industria serica e quella cotoniera hanno subito un regresso tale che le aziende interessate, le quali una volta potevano considerare come una quantità trascurabile il mercato intemo, si sono viste costrette a domandare delle misure protettive perchè possano con¬ servare almeno quest'ultimo, dopo che i mercati esteri sono andati quasi intieramente perduti. Anche l'industria della cioccolata e quella del latte condensato non trovano quasi più smercio all'estero pei loro

156 prodotti. L'industria degli orologi ha sofferto ingenti perdite, così che la regione dov'essa si esercita versa nella miseria. Purtroppo non vi sono grandi probabilità che questa industria ritorni alla prosperità di prima. L'industria delle macchine si trova in una situazione molto cri¬ tica. Il bisogno di mano d'opera diminuisce rapidamente e una serie di località industriali ne è duramente colpita. Il numero degli'operai di fabbrica è minore, in Isvizzera, che prima della guerra e l'indice svizzero dell'esportazione -- indice che si fonda non soltanto sui prezzi, bensì anche sulle quantità -- è, per le industrie più importanti, sceso sotto il livello del 1921.

Indice delle esportazioni più importanti calcolato secondo il valore delle merci *) (Media 1921--4931 = 100.)

Anno

Tessili

1921 1922 1923.

1924 1923 1926 1927 1928 1929 1930 1931 1932 1933 .1934

88 96 97 113 113 101 118 111 102 87 76 . 45 39 38

Prodotti Derrate Prodotti metal¬ alimen¬ chimici lurgici tari 64 64 81 100 112 106 112 133 135 114 80 50 59 64

59 81 78 88 102 113 131 120 122 113 94 59 56 47

58 - 76 87 98 88 96 HO .

121 143 111 112 89 98 102

Capcl- . Calza¬ leria ture 63 87 89 86 95 105 113 98 126 130 109 99 83 65

65 97 62 84 87 99 131 ; 134 114 .

118 108 53 61 .

67

Esporta¬ zioni se¬ condarlo

Totale

60 102 90 111 98 96 113 110 121 112 89 58 60 77

71,1 84,4 87,8.104,4 106,8 102 5 116.2 119.0 119,6.

104,3 84,2 53,3 54,0 57,7

Come , abbiamo esposto, questi fenomeni sono in prima linea una conseguenza ineluttabile di una nuova ripartizione dei mercati mondiali determinata da una intensa nazionalizzazióne di tutte le economie pub¬ bliche. Occorre poi osservare che c'è ancora richiesta di prodotti sviz¬ zeri, ma che molte ordinazioni vanno perdute perchè il costo di pro¬ duzione in Isvizzera è troppo elevato rispetto alla capacità di paga- ____ I : : :' .

-· *. · - 1 !

') Non'compreso il traffico di perfezionamento e riparazione.

157 mento dell'estero e al costo di produzione nei paesi concorrenti. Non si deve però dimenticare che momentaneamente la concorrenza dell'estero è resa più forte dal fatto che in certi paesi importanti lo Stato, accor¬ dando premi d'esportazione o. sovvenzionando indirettamente le indu¬ strie, le mette in una situazione di favore che ha efftti disastrosi per la nostra esportazione; però, con l'andare del tempo l'estero non potrà mantenere queste sovvenzioni, dirette o indirette, all'esportazione, salvo che non s'impongano all'economia privata degli oneri fiscali così forti' da provocare poi, alla fine, un nuovo rincaro. , iLa decadenza di quelle che prima erano le nostre principali indu¬ strie d'esportazione si manifesta in modo assai caratteristico nel movi¬ mento esportatorio di alcune categorie particolarmente importanti di prodotti manifatturati che mettiamo qui sotto in raffronto ,con l'im¬ portazione corrispondente: Industria serica Anno

Industria cotoniera

Alimenti e foraggi

Industria metallurgica Esportaziono Macchine Orologi Milioni Milioni di Ir.

di Ir.

Import manufatti Milioni dl fr.

Esport, totale Milioni di fr.

Import, manufatti Milton!

di fr.

Esport, totale Milioni di Ir.

Import.

Milioni di Ir.

Esport.

Milioni di fr.

import, totale Milioni di Ir.

Totale Milioni di Ir.

18G2/95

13

200

33

130

269

81

56.

135

25

86

1900 1910 1913 1920 1925

20 24 28 80

228 275 279 710 407

52 17U 256
97
93 , 266 729 236 355 117

105 307 164 557 624 . 204 1127 218 196 783

90 137 166 403 257

207 305 399 843 703

50 84 115 302 193

120 147 183 326 302

1928 1929 1930

76 79 . 90

355 317 258

113 91 78

767 736 709

222 328 ·214. · 370 183 360

822 857 719

255 266 254

300 307 234

277 214 184

140^ 630 81 1931 204 67 154 326 490 1932 49 75 496 258 313 90 45 84 36 219 71 38 66 400 72 315 1933t1) . (1) Per permettere un raffronto, non si'ò compreso, nello cifre del 1933, il fezionamento e di riparazione.

177 144 86 105 96 94 traffico di per¬

, Se indichiamo con 100 le importazioni e le esportazioni degli anni 1892-1895, otteniamo por gli ultimi anni i seguenti numeri indici im¬ pressionanti: .

158 Industria serica

Industria cotoniera

Industria degli ali¬ menti e dei foraggi

Industria metallurgica

Anno

1892/95 1931 1932 1933(l)

Import, di manalattl

Esport, totale

Import, di manalattl

100 623 377 278

100 102 45 35

100 206 138 117

Esport, Importa¬ Esporta¬ zione zione totale

Importa¬ zione

Esporta¬ zione

100 108 58 ,50

100 577 457 388

100 363 232 233

100 234 184 149

100 190 105 89

(1) Pei permetter e il raflron to, non si ò tenuto co nto, pel 1033, del tra dico di pe rfezionamento e di riparazion 0.

Mentre l'importazione delle suindicate categorie di merci è supe¬ riore, in valore, anche in questi ultimi .anni di crisi, alle; importazioni di un quarantennio fa, l'esportazione, specialmente nell'industria tessile, ma anche nelle derrate alimentari e nei foraggi, è già scesa di molto sotto quel livello; nell'industria metallurgica resta pure sensibilmente inferiore al livello delle importazioni.

Da tutto questo risulta che per quanto concerne l'esportazione la nostra situazione è estremamente critica e che con essa viene ad essere scossa una delle basi più importanti e, per certe ragioni, capitali, della nostra economia. Le cifre da noi riportate non permettono di farsi illu¬ sioni sulla situazione intieramente mutata delle nostre esportazioni, nè ci si deve lasciare indurre in errore da lievi riprese temporanee nella esportazione di certe categorie di merci o da una diminuzione del di¬ savanzo della bilancia commerciale. P. es., mentre si scrivono queste linee, giunge la notizia ohe uno. dei paesi limitrofi ha emanato nuove forti restrizioni deUle importazioni che certamente neutralizzeranno il lieve miglioramento risultante dall'aumento di certe esportazioni veri¬ ficatosi in questi ultimi mesi, se non si riesce a ottenere, con una con¬ venzione, un attenuamento delle misure prese. Presentemente dobbiamo sempre aspettare il brusco sopraggiungere di circostanze di questo ge¬ nere; Occorreranno lunghi anni di sforzi-pertinaci e di sacrifici per ri¬ stabilire le nostre esportazioni, se pure questo ristabilimento è possibile.

Questa situazione viene ad essere ancora aggravata dal fatto che per causa della concorrenza spesso i guadagni dielle esportazioni sono minimi; qualche, volta si esporta persino con perdita, solo per mante¬ nere le aziende in esercizio o per non rompere le relazioni coi clienti esteri. ' · Purtroppo non troviamo nè nell'apporto del movimento dei fore¬ stieri nè nell'esportazione dei capitali il compenso necessario alla dimi¬ nuzione delle esportazioni e dei loro proventi.

159 Da quando scoppiò la guerra, il turismo non è più uscito dallo stato di crisi. La guerra e la successiva inflazione hanno decimato for¬ temente la classe media dèi paesi esteri, che costituiva una clientela Importante e fornita di mezzi. La diminuita affluenza degli ospiti stra¬ nieri ha influito molto sfavorevolmente sulla nostra industria turistica.

La durata dei loro soggiorni si è fatta più breve. I nostri prezzi ele¬ vati in confronto a quelli dell'estero obbligano il turista estero all'eco¬ nomia. Si constata ch'esso ha disertato gli stabilimenti più cari per quelli con prezzi più modesti.

In pari tempo i nostri albergatori si sono visti costretti a investire nuovi capitali in lavori di miglioramento, senza che si producesse lo sperato aumento di ospiti. L'insieme dei capitali investiti nell'industria alberghiera svizzera è stato valutato nel 1929 a 12 miliardi di franchi in cifra tonda, contro 1,14 miliardi nel '.1912. Un gran numero di alberghi si trova nel disagio così che le eccedenze attive derivanti una volta dalle industrie turistiche, e che miglioravano la bilancia dei pagamenti sono ora molto ridotte.

Anno 1880 1894 1912 1929

.' .

. .

. .

. .

Capitali investiti nell'industria alberghiera 5,487 5,986 6,736 9,843

fr. per letto » . » » » D » » »' »

\ ' Ospiti discesi in migliaia

Pernotta¬ menti

9,507 19,401 22,947 [ (Valutazione della societ & svizzera dogli albergatori) 2,228 3.577 5,481

Durata media del soggiorno

^>17 *>>48 4,j9

Il nostro messaggio sull'opera di soccorso a favore dell'industria alberghiera, che indirizziamo alle Camere contemporaneamente al pre¬ sente rapporto, fornisce dei particolari sullo sviluppo del turismo in questi ultimi anni.

I redditi dei capitali collocati all'estero, che nei tempi buoni copri¬ vano una parte notevole se non la totalità del disavanzo della bilancia commerciale, hanno risentito gravemente il contraccolpo della situazione internazionale. Dell© somme rilevanti sono « congelate ». GÌ' istituti finan¬ ziari che lavorano nel ramo dell'esportazione dei capitali hanno sofferto perdite ingenti, così che da questa parte non ci si può attendere che il nostro reddito nazionale sia integrato con proventi dall'estero in misura tale da compensare il forte peggioramento verificatosi nelle nostre espor¬ tazioni.

160 Non è possibile valutare sulla scorta delle statistiche la diminuzione avvenuta nella massa dòl capitale svizzero; se ne può tuttavia vedere un sintomo nell'arresto o nella diminuzione delle somme depositate a ri¬ sparmio o ad altro titolo presso le banche cantonali e i grandi istituti bancari privati.

La tabella seguente mostra che nelle sole grandi banche private i fondi ritirati hanno superato, ' durante questi due anni, 200 milioni di di franchi. I nuovi versamenti fatti alle banche cantonali non raggiun¬ sero questa somma. Si registra inoltre una notevole diminuzione dell'im¬ porto delle obbligazioni di cassa delle due categorie di banche.

Depositi a risparmio ed altri depositi

Obbligazioni di cassa e buoni di cassa

Ammontare in milioni di franchi

Data Banche cantonali Dicembre 1932 Dicembre 1933 Marzo 1934 .

Giugno 1934 .

Settembre 1934 Dicembre 1934

.

.

.

.

.

.-

.

.

.

.

.

.

2677 ' 2627 2628 2630 2638 2612

Grandi banche private .

Banche cantonali

Grandi banche private

1575 1349 1283 1239 1195

2567 2618 2698 2691 2693 2687

825.. :
, 677 ,644 619 603 ·-

'

Il turismo, i servizi economici per l'estero :( transi to, operazioni inter¬ nazionali d'assicurazione, ecc.) come pure il reddito del capitale svizzero investito in imprese Jo in titoli esteri costituiscono normalmente gli ap¬ porti necessari per compensare il disavanzo della nostra bilancia com¬ merciale. Si può magari ammettere, tenendo conto della notevole ridu¬ zione di questo disavanzo ottenuta nell'ultimo biennio, eli e i proventi delle fonti suddette siano ancora in grado di pareggiare la bilancia dei pagamenti (bilancia dei redditi). Ma mentre, in tempi precedenti, queste relazioni economiche internazionali ci procuravano, oltre alla copertura del disavanzo della bilancia commerciale, un'eccedenza che permetteva essenzialmente di esportare capitali, oggi non si può più contare su questa eccedenza. Così sta per inaridire la fönte dal cui reddito comple¬ mentare dipendeva gran parte del benessere del nostro paese.

Mlentre languono i rami della nostra economia nazionale che sono in relazione diretta con l'economia estera e la disoccupazione ha rag¬ giunto alla fine di gennaio del 1935 una cifra record che supera quella del 1922, si constata che l'economia interna è in una situazione relativa¬ mente favorevole.-Occorre però, tener presente che ciò si deve all'accen-

161 tuata nazionalizzazione della nostra economia/a cui siamo stati costretti a ricorrere, per mezzo della nostra politica commerciale e d'altre misure straordinarie. Tuttavia il fatto che il mercato interno è assicurato in mi¬ sura maggiore.che nel passato ai nostri prodotti, non riuscirà mai a com¬ pensare le perdite irreparabili che abbiamo sofferto nel campo dell'e¬ sportazione agricola e industriale. La situazione ancora sopportabile del mercato interno è inoltre dovuta a un'intensa attività edilizia di carattere spiccatamente speculativo che. ha già prodotto in certe città una sovrab: bondanza di abitazioni nuove, mentre mancano le condizioni per un ulteriore aumento della popolazione urbana, cioè una situazione favore¬ vole delle industrie che lavorano per l'estero. Già da certi segni si rileva un rilassamento dell'attività edilizia. In generale le influenze sfavoré¬ voli del marasma permanente dell'esportazione si faranno sentire sempre più, estendendosi ad altri ceti, anche dell'economia interna. Il numero dei disoccupati già accennato va considerato come un' indice di questo sviluppo.

Non solo quei rami dell' economia che dipendono direttamente o in¬ direttamente dall'estero, bensì anche 1'agricoltura, che oggi si fonda essenzialmente sul mercato interno,'vede in questi ultimi anni diminuire fortemente il proprio guadagno netto, così che per ora non si può spe¬ rare da essa un ravvivamento degli altri rami della produzione nazio¬ nale. I calcoli del Segretariato dei contadini svizzeri permettono di mi¬ surare la diminuzione dei redditi netti verificatasi nonostante l'aumento dei redditi lordi. Da questi calcoli si possono desumere le cifre seguenti:

Anni

Reddito del¬ l'agricoltura per ettaro Fr.

1906-1913 . . ... . .

1914-1919 .......

1928--1930 1932 1933

313.-- 680.-- 387.-- 128 -- 206.--

Reddito netto per ettaro Fr.

188.-- H1(i -- 228.2.-- 103.-- .

Interesse, del capitale " attivo % 3f,5 8,5; 3.17 0 ·--

La nostra situazione economica presente è dunque estremamente seria o lo diventerà ancora di più. Sarebbe imprudente considerare le presenti condizioni come un turbamento funzionale passeggiero. « Crisi e disoccupazione sono divenute un problema mondiale e hanno il ca¬ rattere di un fenomeno permanente ». Riteniamo assolutamente esatta questa formula del rapporto Rotlipletz-Grimm sul carattere della crisi; la situazione è così definita chiaramente in tutta la sua portata.

162 D. L'iniziativa.

Il persistere della situazione sfavorevole ha messo la popolazione svizzera in uno stato di grande inquietudine. Il fatto che i provvedimenti presi finora dalle autorità non hanno potuto --- e si comprende -- eli¬ minare le conseguenze della crisi ina ingenerato in diversi ambienti la convinzione che solo una trasformazione radicale del nostro regime eco¬ nomico e sociale sarebbe in grado di portare un miglioramento. Con' .questo intento fu lanciata la presente iniziativa che mira a comprendere nel suo campo d'azione non solo gl'interessi dei lavoratori salariati, bensì anche quelli dell'agricoltura e dell'artigianato. Occorre ora discu¬ tere quest'iniziativa.

I. Carattere generale dell'iniziativa.

'1. Quantunque molti dei suoi fautori non se ne rendano conto e magari non lo desiderino, l'iniziativa di crisi, qualora fosse accettata, condurrebbe effettivamente a una socializzazione dell'economia. Ciò si rileva dal principio, generale enunciato al num. .1, come pure da alcuni postulati che seguono. · A' sensi del numero 1 le misure da prendersi dalla Confederazione per combattere la crisi economica e le1 sue conseguenze, devono avere 'lo scopo di assicurare delle condizioni d'esistenza sufficienti a tutti i citta¬ dini svizzeri. Nella nostra politica economica e sociale ci siamo sempre ispirati alla massima, che riteniamo sia pure quella della* maggior parte del popolo svizzero, che spetta in primo luogo a ognuno provvedere da sè alla propria esistenza. Solo quando gli sforzi individuali incontrano difficoltà insormontabili, lo Stato deve intervenire in via sussidiaria col suo aiuto. È quello ch'esso fa, p. es., con l'assistenza agl'indigenti, con la protezione dei lavoratori, coi diversi rami dell'assicurazione sociale e con le azioni di soccorso a fa Yore di gruppi economici trovantisi nel disagio. Secondo noi, l'uomo deve sentire una responsabilità pro¬ pria. Solo questa responsabilità lo stimola e sostiene la sua energia. Il progresso e l'ascensione d'un popolo dipendono dal valore personale dei cittadini, la cui energia non dev'esser© paralizzata. Grazie a quest'e¬ nergia e alla libera iniziativa il popolo svizzero è giunto a un notevole grado di benessere. Certo non disconosciamo che possono subentrare delle circostanze nelle quali la libera esplicazione dello spirito
d'intra¬ prendenza individuale può diventare pericolosa. Per ciò siamo stati costretti nel presente periodo di depressione economica a fissare certi limiti alla libera iniziativa emanando delle prescrizioni in virtù di un diritto di necessità. Ma queste misure eccezionali lasciano impregiudi¬ cati i principi. Lo Stato deve infatti intervenire quando un pericolo mi¬ nacci il bene pubblico. . ,

163 Ma la questione- è diversa per la presente iniziativa. Essa vuole clie lo Stato assicuri a ciascuno delle condizioni di esistenza sufficienti. La funzione dello Stato verrebbe dunque in massima a sostituirsi allo sforzo individuale e indebolirebbe, con quest'ultimo, il senso delia re¬ sponsabilità personale. Con ciò la presente iniziativa lia im carattere spiccatamente socialista. Essa vuole che i poteri pubblici siano i dispen¬ satori del benessere generale, mentre noi siamo del parere che questo benessere sia soprattutto il risultato degli sforzi di ogni cittadino, della famiglia, dei ceti sociali e professionali; die lo Stato abbia soltanto una funzione regolatrice e solo in caso di necessità debba ' intervenire il suo aiuto. Perciò,, pronunziandosi in merito a quest'iniziativa, il popolo sviz¬ zero prenderà una decisione di massima di vasta portata, onde il Con¬ siglio federale, senza opporre un controprogetto, raccomanda nettamente e recisamente di respingere l'iniziativa stessa.

,Per meglio comprendere lo spirito e la portata di essa, occorre con¬ frontarlo col « Piano del Lavoro » stato elaborato nello stesso tempo dalla federazione svizzera del personale dei servizi pubblici, che è poi stato adottato dal partito socialista svizzero e che può essere considerato come una specie di programma di Governo. L'iniziativa di crisi costi¬ tuisce la base'su cui verrebbe attuato il «Piano del Lavoro» (*).

(!) Per far meglio comprendere le tendenze dell'iniziativa riproduciamo qui sotto, alcuni dei principali punti del programma economico contenuto nel « Piano del Lavoro » : «Lo scopo di questo piano è una riforma economica e sociale della Svizzera, il cui obbiettivo immediato è quello di assicurare a tutto il po¬ polo svizzero i mezzi sufficienti per 1' esistenza. L* esecuzione di questo ·\ piano, salvaguardando nelle sue basi gli interessi .della popolazione consu¬ matrice, assicurerà agli operai e agli impiegati un salario equo e condizioni di lavoro progressivamente migfliori; procurerà del lavoro ai disoccupati; libererà i contadini dal super-indebitamento, e li aiuterà a crearsi nuove, più "sicure condizioni d'esistenza; assicurerà alla classe media, che lavora, per conto proprio, un reddito sufficiente, e creerà così le condizioni essen¬ ziali allo sviluppo progressivo del benessere del
popolo lavoratore... Lo sviluppo metodico delle forze economiche del paese, in particolare l'au¬ mento della nostra esportazione, il potenziamento dell'industria che pro¬ duce por il mercato interno, lo sdobitaimonto dell'agricoltura e la prote· zione del 'risparmio esigono la nazionalizzazione delle grandi 'banche e delle società di assicurazione, e l'organizzazione del.credito come servizio pubblico La soppressione della disoccupazione, come premessa di un nuovo, duraturo benessere del popolo produttore, esige ila nazionalizzazione di tutte le aziende aventi carattere monopolistico, e una saggia politica industriale ispirata agli interessi della collettività. Questa politica deve coordinare e sviluppare la produzione nel suo insieme, particolarmente con l'incoraggiare . l'esportazione dei prodotti industriali e la fabbrica¬ zione, in quanto opportuna, di articoli che la Svizzera deve attualmente importare Per rendere possibile questa politica industriale regolata,

164

le lindu,strie svizzere subiranno la segmento riorganizzazione: Le industrie che hanno un carattere spiccato di monopolio (per esempio quelle dei ' materiali da costruzione) e quelle che già oggi sono in parte organizzate in servizio pubblico (per esempio, la produzione del gas e dell' elettricità) o che hanno anche una importanza speciale per la sicurezza dello Stato ('fabbricazione di armi), saranno nazionalizzato Un'azione di sdebitamento di grande ampiezza permetterà al. contadino1 di conservare i suoi beni (mobili ed immobili), come proprietà di lavoro. iLa stabilità dei prezzi, maggiori possibilità di vendita, e,la riduzione delle spese di pro¬ duzione attraverso il perfezionamento dei metodi di lavoro e lo sviluppo delle istituzioni cooperative, devono procurargli un equo reddito del lar voto.

Lo sviluppo razionale del potere d'acquisto, la stabilità dei prezzi, la riduzione delle spese, salveranno dalla rovina l'artigianato e il dettagliante. ...... Allo scopo di creare condizioni di abitabilità sane per tutti e di sviluppare la costruzione di città-giardino, di stabilire un rap¬ porto normale fra la pigione e il reddito della popolazione produttrice, e.

contemporaneamente di elevare lo standard 'dell'abitazione, i piani rego¬ latori dell'edilizia saranno modificati secondo le necessità della collct, tiviità, in modo che la costruzione delle abitazioni possa essere sviluppata razionalmente. , Nello stesso tempo saranno emanate prescrizioni. per la densità da assegnarsi ai terreni da costruzione. Il mercato degli apparta¬ menti dovrà essere sottratto alla speculazione. I benefici ingiustificati, realizzata sulla proprietà fondiaria, faranno, ritorno alla collettività. Queste misure consentiranno un aumento durevole della mano d'opera occupata noli' industria edile. ....'. I trasporti svizzeri nel loro insieme saranno, organizzati metodicamente. Le ferrovie private e lo imprese di trasporto, ' che hanno una funziono importante nell'economia nazionale, saranno na¬ zionalizzate. ..... Le attribuzioni della direzione dei trasporti sono: di assicurare Qa collaborazione tra ferrovie o automobili; .di,favorire, con una riforma adeguata, delle tariffe, lo sviluppo dell'agricoltura, dell'industria, del commercio e del turismo. 11 risanamento delie ferrovie federali o delle altre ferrovie nazionalizzate
è la condizione prima di una simile politica [tariffaria Allo scopo di favorire di turismo, una parte degli alberghi sarà nazionalizzata e trasformata in case di vacanza.

Allo scopo di assicurare le condizioni di esistenza deigtli operai, degli impiegati 'e dei funzionari, e di eliminare lo squilibrio fra le possibilità della produzione e quelle dello smercio, ò necessario opporsi a qualsiasi ribasso dei salari.

I salari devono migliorare metodicamente, noli senso dell'adattamento del potere d'acquisto all'aumentato rendimento del lavoro; la durata del lavoro deve venire proporzionalmente ridotta. La legislazione sulla pro¬ tezione del lavoro dev'esser estesa agli operai e agli impiegati occupati in quei rami ddl commercio, nell'artigianato, nell'industria a domicilio e in quella alberghiera, che fino ad oggi non ne beneficiano. La libertà di associazione deve esser garantita a tutti i salariati; va. pure esteso il diritto che reggo i contratti collettivi di lavoro. ..... Le convenzioni delle Conferenze internazionali del lavoro, non approvate finora dalla Svizzera, verranno' ratificate ·. Lo misure di politica finanziaria mireranno a realizzare una ripartizione equa dei tributi fiscali, a stabilire un equilibrio razionalo fra (le finanze dei Comuni, dei Cantoni e della Confederazione, ad attenuale le differenze trpppo accentuate di reddito e di patrimonio, e ad incoraggiare metodicamente la produttività dell'economia svizzera....»

165 Questo piano è conforme, in sostanza, a idee socialiste sostenute all'estero e fu anche discusso con stranieri. Ci basterà ricordare il con¬ vegno tenuto a Pontigny (Francia), dal 14 al 16 settembre 1934, al quale hanno partecipato, su invito del consigliere nazionale dott. Oprecht, dei rappresentanti della Francia, del Belgio, dell'Olanda, della Gran Bre¬ tagna, dell'Italia, della iGermania, dell'Austria >e della Cecoslovacchia.

Esso tende quindi a mettere in atto un'ideologia concepita su di un piano, internazionale.

2. L'adozione dell'iniziativa avrebbe per effetto d'introdurre nella Costituzione federale un nuovo articolo che imporrebbe alla Cònfederazone l'obbligo di assicurare coi mezzi prescritti nell'articolo stesso delle condizioni di esistenza sufficienti a tutti i cittadini svizzeri. L'articolo costituirebbe la baso di una vasta azione economica di soccorso che la Confederazione dovrebbe però compiere secondo criteri prescritti.

Bisogna riconoscere che, per ciò che concerne la base costituzio¬ nale degl'interventi dello Stato anche nella misura molto più modesta, conforme alla concezione che noi abbiamo della funzione statale, le con¬ dizioni attuali non sono intieramente soddisfacenti. > L'articolo 29, ultimo capoverso, della Costituzione federale ' confe" risce alla Cònfederazione il diritto di derogare, in circostanze straordi¬ narie, ai principi economici generali enunciati nell'articolo stesso, e di prendere i provvedimenti necessari, così che non manca la base su cui fondare le misure di politica commerciale. Ma già per mettere in esecuzione queste misure, e a più forte ragione per attuare e regolare le diverse azioni di soccorso, le autorità federali hanno dovuto fondarsi su'di un diritto di necessità invocato da esse durante la guerra, nella prima crisi del dopoguerra e nei tempi straordinari presenti. In tutta una serie di prescrizioni emanate nel campo economico e finanziario le autorità federali hanno dovuto tenersi più allo spirito che alla lettera della Costituzione adducendo un diritto di necessità. Così, per ciò che concerne la sostanza, esse non hanno più potuto' mantenere completamente il principio della libertà di commercio e d'industria; in quanto alla forma, furono costrette a ricorrere a decreti urgenti per trovare soluzioni che in realtà sarebbero ammissibili
solo se formassero og¬ getto d'una legge o magari d'una revisione costituzionale.

Mentre finora l'Assemblea federale ha determinato con decreti ur¬ genti, secondo le circostanze e i bisogni del momento, la direzione della nostra politica economica, gli autori dell'iniziativa intendono che in av¬ venire questa politica sia condotta e sviluppata secondo nuovi principi.

A questo scopo essi vogliono eliminare gli ostacoli di natura giuridica che si oppongono a una siffatta soluzione.

>

160 È quindi perfettamente comprensibile, anzi fino a un certo punto desiderabile, che si voglia introdurre nella Costituzione federale un arti¬ colo che metta fine a tutte le controversie suscitate dai provvedimenti legislativi federali di natura economica; ma il proposito di fissare in pari tempjo nella Costituzione le direttive della politica economica sol¬ leva gravi obiezioni che, coiqe vedremo, sono fondate. · 3. Per definire il carattere dell'iniziativa, occorre esaminare da, vicino anche le sue conseguenze politiche.

In primo luogo dobbiamo constatare che secondo il num. 6 della iniziativa il popolo, accettato che fosse l'articolo costituzionale, non avrebbe più nulla da dire sul modo di attuazione di questa « nuova politica economica ». Infatti il num. 6 dispone che l'Assemblea federale stabilirà « immediatamente e in modo definitivo » le norme concernenti la. sua esecuzione. Sarebbe così introdotta in via costituzionale una dit¬ tatura economica del parlamento sul popolo alla quale quest'ultimo -- a giudicare dall'atteggiamento assunto finora di fronte ai diversi de¬ creti federali urgenti -- forse non consentirebbe. Il parlamento po¬ trebbe fissare i prezzile le mercedi, sgravare dei debiti olii egli vo¬ lesse e come meglio credesse, monopolizzare le importazioni e le esportazioni, regolare il mercato del capitale (il che naturalmente im¬ plicherebbe l'abolizione del segreto bancario); potrebbe' «procurare i mezzi necessari » .indebitando la Confederazione e prelevandoli dalle «entrate ordinarie »? cioè con nuove imposte ecc., senza che; il popolo o i Cantoni avessero qualche cosa da dire. La Confederazione «può» , farsi coadiuvare dai Cantoni, ma non, vi è tenuta. Il parlamento . avrebbe dunque il compito di dirigere tutta la nostra vita economica su binari socialisti; il popolo e i Cantoni non avrebbero nulla da dire.

Forse per prevenire ogni agitazione, gli autori dell'iniziativa la presentano come una disposizione transitoria che sarebbe valevole solo per un periodo di cinque anni a contare dal giorno della sua adozione.

L'Assemblea federale potrebbe però prolungare di altri fi anni la du¬ rata della sua validità.

È anzitutto urtante e inammissibile che la durata della validità di un articolo costituzionale, per la cui adozione è necessaria la maggio¬ ranza dei cittadini e dei
Cantoni possa essere prolungata con un sem¬ plice decreto del parlamento.

:È ovvio che se l'articolo costituzionale proposto fosse accettato, si userebbe poi di ogni mezzo di pressione per ottenerne il prolunga¬ mento, che si affermerebbe conforme alla volontà del popolo; Dob¬ biamo dunque-contare già fin da ora ohe il nuovo articolo costituzio-

167 naie resterebbe in vigore per dieci anni, periodo abbastanza lungo per conformare tutta la nostra vita economica a questo tentativo di socia¬ lizzazione. In realtà, però, si tratta d'una decisione che equivale a una revisione definitiva della costituzione e nessuno dovrebbe lasciarsi illudere dalla limitazione della sua durata a 5 o a 10 anni. L'introdu¬ zione del nuovo regime si farebbe progressivamente; essa sarebbe in qualche modo dosata. Chiunque rifletta riconoscerà l'alta impor¬ tanza della decisione che il popolo svizzero è chiamato a prendere. Ognuno comprenderà che non si può introdurre a : piacimento un regime economico socialista per abolirlo dopo alcuni anni. Le esigenze e le concezioni umane non si lasciano trasformare così rapidamente.

Dobbiamo dunque renderci conto che si tratta di decidere già ora se si debbano modificare intieramente1 le basi della nostra convivenza nello Stato, i rapporti del cittadino verso lo Stato é dei cittadini fra di loro.

Dobbiamo sapere dove ci si vorrebbe condurre e per quali vie.'

4. L'iniziativa persegue uno scopo economico estremamente vago e utopistico. Essa si limita a dire in generale che le misure da pren¬ dere devono assicurare delle condizioni d'esistenza sufficienti a tutti i cittadini. Ora è noto che ogni discussione sulla distribuzione del reddito nazionale si aggira sempre intorno alla questione che cosa si debba .in¬ tendere per «condizioni d'esistenza sufficienti». Questa nozione non si può definire in base a un modello determinato. Essa è una funzione delle circostanze e della storia; è tanto relativa, che nessuno ha ancora potuto fissare il minimo necessario all' esistenza fisiologica o sociale.

Cqsì,. già lo scopo economico-sociale dell'iniziativa è oscuro. Essa lascia all' applicazione dell' articolo costituzionale la cura di determinare il minimo necessario all'esistenza. Ma, non essendoci alcun criterio ogget¬ tivo per fissare questo minimo, si sarà costretti a lasciarsi guidare dal sentimento. Si può quindi facilmente immaginare quanto sarebbe fra¬ gile una politica fondata su tali principi e da cui dipendesse la sorte di tutto il paese.

\ II. Concezioni economiche erronee.

1. iCrediamo di aver dimostrato, con le, numerose misure di po¬ litica economica e Sociale di cui abbiamo fatto una rassegna,nel ca¬ pitolo B, rimandando
ai rispettivi messaggi, che non intendiamo punto abbandonare senza difesa'la nostra economia alla crisi.

Come già durante la guerra e nella prima crisi del dopoguerra, abbiamo fatto in questi.ultimi anni tutto quanto era in nostro potere per venire in aiuto ai diversi gruppi professionali interessati, parti¬ colarmente a quelli occupati nei rami della nostra" produzione. Dove le

168 misure di politica economica si rivelavano inefficaci, abbiamo istituito l'aiuto, la cui disposizione e il cui piano furono esposti nel nostro messaggio del 9 ottobre ,1934 sulla creazione di occasioni di lavoro. Non si può neppure negare che queste diverse misure abbiano avuto risul¬ tati degni di nota e che si debba particolarmente ad esse se la situa¬ zione della Svizzera, comparata alle condizioni in cui si trovano altri paesi, è ancora oggi relativamente favorevole. Ma d'altra parte non abbiamo mai cessato d'affermare che l'intervento dello Stato nel campo economico doveva essere limitato, tanto nella sua estensione quanto nella durata.

' : In fatto queste misure di politica economica e sociale sono pos¬ sibili soltanto se l'economia nel suo complesso e' lo Stato sono in grado di fare i sacrifici necessari, sia ch'essi vengano sopportati direttamente dall'economia, sia che lo Stato fornisca le somme richieste, ricupe¬ rando poi sotto forma d'imposte, le sue prestazioni. Ne consegue che per poter aiutare certe classi sociali occorre che altri ceti della popola¬ zione siano in grado di sostenere gli oneri cagionati dall'aiuto. Quanto più ristretto è l'ambito di queste azioni di soccorso e minori gli oneri ch'esse impongono, tanto più facile sarà trovare nella popolazione le classi capaci di sopportarli. Ma il mantenimento degl'interventi dello , Stato nel dominio economico diventerà sempre più problematico via via ch'essi si estendano e si intensifichino.

' Ora, non si può contestare che dal principio del nuovo periodo di intervento dello Stato in materia economica, cioè dalla fine del 1931, la cerchia dei gruppi professionali e delle categorie sociali che hanno bisogno d'un aiuto e lo domandano vada allargandosi continuamente.

E in pari tempo si fanno più grandi i bisogni da soccorrere.

. Ma la durata di queste misure di politica economica ne rende sempre più difficile l'applicazione. Non si tratta solamente dei sacrifici materiali che diventano sempre più opprimenti'per lo Stato e per i ceti messi a contribuzione, ma, come si sa per esperienza, ogni provvedi¬ mento, se si vuol impedire che venga eluso e reso vano, richiede nuove misure, e ciò non fa che accumulare le- difficoltà organizzatorie e tecniche.

Non ignoravamo tutto ciò, avendone già fatto esperienza durante la guerra e
nella-prima crisi del dopo guerra. Allora, la conclusione della pace e il ristabilimento di condizioni economiche meno anormali ci hanno preservato dal fallimento di certe misure che non avrebbe man¬ cato'di verificarsi se a vesserò dovuto durare più a lungo; press'a poco altrettanto può dirsi dei provvedimenti da noi presi negli anni 1919 a 1923.

_ , .

169 Per questo, quando iniziammo il nuovo periodo d'interventi econo¬ mici, tenemmo a far osservare che non bisognava illudersi circa i risul¬ tati effettivi di questa azione, che doveva essere limitata nella sua durata.

È superfluo dire quanto siamo compresi del dovere di portar aiuto dovunque sia possibile. Ma, alla lunga, un'economia ridotta nelle sue risorse e deficitaria non può essere mantenuta dallo Stato e nessun regime,, per quanto lo desideri, può ottenere die l'economia produca più di quanto riceve. Lo Stato può accordare il suo aiuto a singole persone, all'insieme d'un ceto sodale, fin tanto ohe dispone dei mezzi necessari o che l'economia nel suo complesso è in grado di fornirli. Solo il timore che al nostro paese e alla nostra economia abbia presto a venir meno la forza necessaria a sopportare tutti gli oneri imposti dalle odierne misure statali ci ha indotti a proclamare la necessità di un adattamento alle condizioni in cui si trova l'estero. Del resto, questo adattamento verrà per la forza stessa delle cose e nessuna potenza al mondo varrà a impedirlo. È lungi da noi l'intenzione di sconfessare i metodi praticati finora e di rinunziarvi da un giorno all'altro, ma il nostro dovere ci impone anzitutto di iniziare un adattamento nei limiti di queste misure e d'abituarci all'idea che più tardi le circostanze costringeranno anche il nostro paese a un assestamento nel senso restrittivo. .

Ora, nel momento in cui .queste considerazioni si affermano e s'im¬ pongono imperiosamente, viene lanciata l'iniziativa di crisi, che vuol dare un carattere permanente all'intervento dello Stato, ed estenderlo ancora enormemente per ciò che concerne il campo d'azione e l'intensità.

Non vogliamo mettere in dubbio le buone intenzioni dei firmatari della iniziativa, ma siamo convinti ch'essi si sono messi per una cattiva strada, che il loro tentativo fallirà e che i ceti a cui l'iniziativa popolare voleva venire in aiuto sarebbero i primi a risentirne i danni s'essa venisse adottata: Nessuno più del 'Consiglio federale deplora che non siamo in grado di determinare noi stessi i destini della nostra economia. Se le misure propugnate dagli autori dell'iniziativa ci fossero sembrate atte a rispar¬ miare al nostro popolo nuovi e duri sacrifici, saremmo stati i primi ad accogliere con,gioia queste idee;
avremmo anzi proposto d'intensificare e di sviluppare ancora di più la politica di sostegno finora seguita da noi. Con viva preoccupazione consideriamo le profonde divergenze e le tensioni che, provocate dal disagio economico, minacciano la nostra unione in un tempo molto più critico di quello della guerra. Ma pienaniente coscienti della nostra responsabilità guardiamo alle cose come sono e comunichiamo senza reticenze il risultato del nostro esame.

Foglio federale, 1935.

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170 2., Il fatto ohe le industrie che lavorano per il mercato interno si trovano in una situazione relativamente favorevole, mentre i rami della nostra ' attività econpmica in relazioni dirette con l'estero sono in con¬ dizioni molto meno vantaggiose, ha fatto .nascere, con l'aggravarsi delle difficoltà, quella teorìa che'pretende di compensare la perdita di red¬ dito derivante dalle relazioni economiche internazionali rafforzando arti¬ ficialmente il potere d'acquisto all'interno. Delle considerazioni di que¬ sta natura sono concretate, nella presente iniziativa di crisi, in un pro¬ gramma di politica economica destinato a costituire la base d'una nuova óra di prosperità. Gli autori dell'iniziativa hanno presente, è vero, che non possiamo fare a meno dell'esportazione e dei turisti stranieri, ma pretendono di poter mettere' la forza d'acquisto della popolazione sviz¬ zera al servizio dell'esportazione, pei* mezzo del traffico di compensa¬ zione. Si avrà da vedere più tardi in che misura ciò sia possibile e se si verifichino le condizioni necessarie di natura economica e tecnica.

Qui si tratta di esaminare in generale se il potere d'acquisto del popolo svizzero, cioè l'attuale livello delle mercedi e dei prezzi, date le diffi¬ coltà sempre maggiori e sempre più generalizzate che incontrano in divèrsi campi le nostre relazioni economiche con l'estero, possa essere garantito da misure statali.

Noi riteniamo di avere sufficientemente dimostrato che il potere di consumo ancora considerevole della popolazione svizzera dev'essere attribuito, oltre che a uno sfruttamento più intenso del suolo produt¬ tivo, soprattutto alle nostre relazioni economiche internazionali. Se te-1 niamo presente che l'industria degli orologi dipende dall'estero per lo smercio di 90 % della sua produzione, l'industria chimica per circa il 70)%, l'industria tessile, secondo i rami, per 30 a 85 %, l'industria delle macchine per 65 a 70 %y mentre una . serie d'altre industrie lavorano pure, in misura minore, ma sempre notevole, per l'esportazione; se con¬ sideriamo che il nostro traffico dipende in sì larga proporzione dall'af¬ fluenza dei turisti esteri, risulta evidente che non si può pensare a pro¬ curare al nostro apparato economico caduto nel marasma per la di¬ minuzione delle esportazioni una domanda sufficiente all'interno
del paese. Delle misure in questo senso sono già state prese, in quanto era possibile, con le limitazioni alle importazioni e i contingentamenti. Ma il potere di consumo della popolazione svizzera, cioè il nostro elevato tenore di vita non può compensare la diminuzione delle esportazioni; anzi, l'elevatezza del costo di produzione, rispetto a una diminuita ca¬ pacità di consumo estera, è appunto una delle cause delle nostre diffi¬ coltà di smercio. Infatti, per la determinazione dei prezzi sul mercato internazionale, il tenore di vita d'un popolo entra in concorrenza con quello d'altri popoli; i prezzi domandati sono in ultima anàlisi l'espres¬ sione del livello di vita d'uh popolo, sottoposto al conflitto della con-

171 correnza. La teoria della potenza d'acquisto, secondo cui i prezzi delle merci devono dipendere dalle pretese a un certo tenore di vita, discono¬ sce che queste pretese influiscono sulla, partecipazione di un paese agli' smerci sul mercato internazionale, quando vi sia uno squilibrio tra là popolazione di questo paese e l'entità delle ricchezze del suo suolo e delle >altre risorse naturali interne. Quanto maggiore è la dipendenza d'un paese dalle relazioni economiche internazionali, tanto più falsa e l'applicazione a questo paese della teoria del potere d'acquisto. Cre¬ diamo di aver dimostrato a evidenza più che sufficiente che l'economia svizzera dipende.in modo affatto particolare dal mercato estero. Questo fatto ci obbliga a conohiudere che se c'è un paese dove l'applicazione della teoria del potere d'acquisto avrebbe conseguenze disastrose, quello è appunto il nostro.

Secondo la teoria del potere d'acquisto è errato dire *che un inde¬ bolimento economico dipendente da cause esterne rende fatalmente ne¬ cessario un adattamento del tenore di vita alla riduzione del reddito na¬ zionale. Al contrario, i sostenitori di questa teoria sostengono che, cre¬ scendo le difficoltà di espansione verso l'estero, si dovrebbe cercare di accrescere la capacità di acquisto delle masse all'interno. Si dovrebbe quindi cercare di compensare la diminuzione dei proventi dall'estero ripartendo il. reddito all'interno e utilizzando le riserve in modo clic la popolazione possa elevare ancor più il suo tenore di vita, non che ab¬ bassarlo. Questa teoria si fonda sull'erronea opinione che il potere d'ac¬ quisto possa essere creato o mantenuto indipendentemente dai redditi dell'economia, senza ricorrere a un inammissibile aumento della circola¬ zione monetaria (inflazione).

Secondo la teoria del potere d'acquisto le difficoltà proverrebbero dal fatto che si consuma troppo poco e si accumula troppo capitale, così che ne deriva una sovrapproduzione. Questa teoria non considera che, in modo particolare per ciò concerne la Svizzera,' la sovrapprodu¬ zione e quindi la disoccupazione non dipende da un troppo esiguo con¬ sumo all'interno, ina dalla perturbazione economica provocata dall'e¬ stero. Come non può rimanere normale la circolazione del sangue in un organismo a cui non si somministrino regolarmente degli alimenti,
così il potere di consumo della popolazione svizzera non può essere mantenuto nella sua misura attuale senza un reddito corrispondente dei nostri affari con l'estero. " iCerto si deve ammettere che delle mercedi alte e un elevato tenore di vita della popolazione non sono senza influenza sulla domanda di merci. Non ci sfugge -- è superfluo avvertirlo r-- che, p.. es., gli1 sti¬ pendi del personale della Confederazione esercitano un'influenza sugli affari di una città come Berna è che il reddito crescente aumenta;gli

172 acquisti. Ma per ogni popolo le mercedi alte e l'elevato tenore di vita dipendono dalla ricchezza naturale del paese e dalla sua partecipazione alla ricchezza del mondo. È vero che per un certo tempo i redditi del lavoro precedente, cioè le riserve ch'è possibile mobilitare, possono con¬ tribuire al mantenimento di un certo tenore di ivita. Ma è impossibile mantenere un livello di vita stabile e durevole sulla base d'un reddito nazionale in diminuzione: un siffatto tentativo potrebbe essere compa¬ rato alla ricerca d'una specie di moto perpetuo nell'economia.

Queste vedute sull'insufficienza della teoria del potere d'acquisto non sono nuove nè gli economisti borghesi sono i soli a sostenerle. Ci si permetterà di rilevare qui che già la teoria classica del socialismo scientifico non approvava la teoria del potere d'acquisto. È interes¬ sante constatare che già Carlo Marx si esprimeva a questo riguardo nei termini seguenti:, « È una mera tautologia dire che le .crisi provengono dalla man¬ canza di consumo b di consumatori solvibili ..1 II fatto che delle mercinon si vendono significa solo che non si sono trovati compratori solvi¬ bili, cioè consumatori. Ma se si vuol dare a questa tautologia un'ap¬ parenza di fondamento più serio, dicendo che la classe operaia riceve una parte troppo piccola dei suoi propri prodotti e che per rimediare a quésto abuso basta assegnarle una parte più considerevole con un adeguato aumento della sua mercede, bisogna notare che le crisi si preparano proprio nei periodi in cui i salari crescono in modo gene¬ rale e la classe operaia ottiene una parte considerevole della produ¬ zione annuale destinata al consumo/Ora, quei periodi duvrebbèro -- invece -- secondo il punto di vista di questi cavalieri del buon senso -- allontanare il pericolo di crisi »., ' ,3. E' vero che la Svizzera ha potuto costituire col reddito del la¬ voro di anni precedenti delle riserve che ancora oggi permettono un tenore di vita relativamente elevato. Non si deve però sopra valutare l'entità della nostra ricchezza nè farsi un'idea erronea del carattere di queste riserve.

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, Le riserve che il popolo svizzero ha potuto accumulare nel coreo dei decenni --- certo non senza interruzioni -- sono esse stesse molto sensibili alla crisi. Esse non costituiscono un capitale indipendente dall'economia
od estraneo alle vicènde, di quest'ultima. Esse non rap¬ presentano una grandezza determinata e non, hanno una consistenza invariabile o quasi. Le somme costituenti l'eccedenza del reddito nazio¬ nale e ohe possono alimentare il risparmio non vengono più, come al¬ tre volte, nascoste in una calza di lana o sepolte in forzieri o cassette; è snella natura della nostra economia che questi capitali siano di regola

173 collocati il più presto possibile in investimenti fruttuosi. In parte di¬ rettamente, in parte indirettamente per mezzo delle banche, essi ritor¬ nano nel processo di produzione da cui-provengono.

Il patrimonio nazionale svizzero è stimato a circa 50 miliardi, va¬ lutazione che, del resto, è ottimistica e da accogliere con riserve. Que¬ sti miliardi non costituiscono somme invariabili e liquide, depositate in un luogo qualsiasi e disponibili in ogni tempo; questa sostanza è investita in terreni, bestiame, case, fabbriche, macchine, materie gregge, mezzi di trasporto d'ogni genere e altri beni. Il valore reale del patri¬ monio nazionale cresce con l'utilizzazione di questi capitali e diminui¬ sce collo scemare del reddito. Poiché è in gran parte grazie alle rela¬ zioni economiche internazionali della Svizzera che le fabbriche trovano occupazione, gli alberghi clienti, le case, locatari, che i mezzi di tra¬ sporto possono essere utilizzati ed è in gran parte da queste relazioni che il commercio e l'agricoltura traggono i loro proventi, si comprende come il patrimonio nazionale e con esso le riserve partecipino, sia diret¬ tamente, sia indirettamente, al deperimento della nostra economia. Per questo, dal 1929 il capitale delle società anonime svizzere ha subito, a giudicare dalle oscillazioni dell'indice delle azioni, una svalutazione di circa due miliardi di franchi. Non sarà forse minore la diminuzione del valore di reddito dei beni agricoli, senza contare che l'agricoltura --- solo per la svalutazione del capitale zootecnico -- lia sofferto dal 1929, nonostante l'aumento dèi capi di bestiame, una pèrdita di circa 300 milioni di franchi.

Dato il loro carattere, che abbiamo teste definito, le riserve pos¬ sono agire in due modi diversi. Quando la situazione accenna a mi¬ gliorare, esse favoriscono una nuova ascesa soltanto se sono date le altre condizioni economiche,' cosa che purtroppo oggi non si verifica.

Viceversa, queste riserve perdono valore e assumono il carattere d'una supercapitalizzazione, quando l'economia subisce un processo di contra¬ zione, com'è presentemente il caso. Esse. costituiscono dunque un ele¬ mento indispensabile della nostra economia e non possono essere fonti inesauribili di benessere generale. Voler considerarle come il fonda¬ mento di una nuova èra di prosperità,
senza che siano date le condi¬ zioni di una ripresa delle nostre possibilità di guadagno all'estero e un assurdo.

Dallé ragioni esposte si può inferire l'erroneità dell'opinione che i beni che devono servire alla produzione possano senz'altro essere de¬ stinati al consumo e che questo faccia poi nascere il bisogno di nuova produzione. Come abbiamo già osservato, un siffatto modo di vedere · è, in parte, giusto, solo quando si tratti di superare brevi periodi di depressióne economica, e anche allora solo subordinatamente a cèrte

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condizioni. E' invece un grande errore credere che si possa far ritor¬ nare la prosperità dissipando spensieratamente i resti di ciò che fu creato col lavoro di molti decenni.

La grande prosperità di cui abbiamo goduto durante la guerra e la situazione rimasta relativamente favorevole anche dopo fino al 1929, hanno accresciuto in misura straordinaria i nostri bisogni. Mentre altri popoli furono costretti dagli eventi bellici e dalle loro conseguenze ad abbassare notevolmente il loro tenore di vita, in Isvizzera quest'ultimo fu modificato temporaneamente durante la guerra, per riprendere, più tardi, analogamente a quanto è avvenuto negli Stati Uniti, un notevo¬ lissimo sviluppo. Le condizioni favorevoli di guadagno prodottesi per l'agricoltura durante la guerra fecero nascere anche nei ceti rurali -- sull'esempio di altre classi sociali --. diversi bisogni che in seguito non sono mai più scomparsi. Nel biennio 191&-19 si verificò un forte au¬ mento generale delle mercedi, così che queste nel 1922 toccarono un primo record. In seguito le mercedi nominali sono, è vero, state ri¬ dotte, ma la discesa dei prezzi avvenuta simultaneamente ha avuto per conseguenza fino a poco tempo fa, d'imprimere alle mercedi reali, per numerosi gruppi professionali, una tendenza al rialzo. Ma siccome nel frattempo, all'estero, lo condizioni di reddito delle grandi masse po¬ polari hanno subito una forte contrazione, la Svizzera viene a tro¬ varsi, per ciò ohe concerne il tenore di vita, in una situazione eccezio¬ nalmente elevata. Il gigantesco rivolgimento avvenuto in questi ultimi decenni nel dominio dei trasporti in seguito alla motorizzazione, ha aggiunto ai bisogni, già elevati, della nostra popolazione, il bisogno costoso ideila velocità, che lia ripercussioni disastrose su quegli Stati ohe non possono provvedere da sè al proprio fabbisogno ne di sostanze motrici nò di veicoli. Siamo stati assoggettati a un nuovo bisogno il cui soddisfacimento ci è costato, ancora durante gli ultimi anni di crisi, da 70 per l'estero, i nostri bisogni in fatto di derrate alimentari e di materie prime importate pel nostro consuT mo interno.

Psicologicamente, tutte le classi sono ancora sotto l'influenza del periodo di prosperità .e' dell'auménto generale dei bisogni. La depres¬ sione economica sopravvenuta esige dei sacrifici e provoca delle ten¬ sioni che ciascuno vorrebbe evitare il più comodamente possibile,' ma¬ gari a spese d'altri. In una siffatta situazione vien facilmente l'idea di pretendere che lo Stato, il quale finora ha già cercato di soccorrere la

1.75 popolazione, presti il suo aiuto permanentemente. Noi affermiamo reci¬ samente che devono essere posti dei limiti già all'attività svolta dallo Stato fino ad oggi. E' assurdo pretendere ch'esso si assuma il compito economicamente impossibile e tecnicamente ineseguibile di determinare in modo artificiale, in permanenza, il tenore di vita di tutto un popolo.

. L'intervento dello Stato non può bastare ih un paese dove le risorse economiche nazionali e le possibilità di proventi dall'estero non sono più in armonia con la densità della popolazione e col suo tenore di vita.

La sorte avvenire dipende dalla facoltà d'adattamento della-popolazione.

Se l'estero· non domanda i nostri prodotti e non riprende l'affluenza ,, dei turisti stranieri, la Confederazione non potrà alla lunga impedire una riduzione delle,mercedi nò stabilizzare, come le si domanda, i prezzi, perchè le mancheranno i mezzi. Infatti le risorse dello Stato dipendono strettamente dalla situazione economica. . Come sia quest'ultima oggi, crediamo di averlo sufficientemente dimostrato.

Ben lontani dal pensare che l'intervento dello Stato possa stabi¬ lizzare durevolmente il potere d'acquisto, siamo invece convinti essere della massima importanza che il popolo svizzero si liberi da concezioni economiche false e si guardi da promesse allettanti che con la migliore volontà del mondo non. possono essere mantenute. Noi sappiamo che tper un popolo è straordinariamente difficile rinunziare a una parte del benessere a cui s'era da lungo tempo abituato. E tuttavia nessuno pensa a far scendere il tenore di vita in Isvizzera al livello di altri popoli le cui riserve sono intieramente esaurite o che producono in. condizioni tutt'affatto diverse. Tuttavia, non voler riconoscere la necessità d'un certo adattamento equivarrebbe ad abbandonare ad altri paesi le pos¬ sibilità ancora esistenti per noi di fare del commercio con l'estero; sa¬ rebbe aggravare la nostra situazione invece di migliorarla.

III. I sìngoli 'postulati dell'iniziativa.

Numero 2., a e b, dell'iniziativa: a) conservazione della forza d'acquisto del popolo combattendo il ri¬ basso dei salari, dei prezzi e dei prodotti dell'agricoltura e ' delle arti e mestieri; ' tutelare i salari ed i prezzi per assicurare un sufficiente reddito del lavoro.

Ci preme anzi tutto far osservare che'
la nostra politica ha sem¬ pre mirato a tutelare la vita economica, a mantenere prezzi rimune¬ rativi, e in pari tempo a creare possibilità di lavoro. A questo scopo abbiamo riservato, per quanto possibile, il mercato interno alla produ-

176 zione nazionale aumentando i dazi e restringendo le importazioni e, nelle nostre trattative con l'estero, ci siamo sempre adoperati per as¬ sicurarci delle possibilità d'esportazione. Inoltre, abbiamo limitato for¬ temente l'entrata di lavoratori esteri, procurando così occasioni d'oc¬ cupazione per numerosi svizzeri. Come abbiamo già osservato, abbia¬ mo integrato in certi casi queste nostre misure di politica commer¬ ciale con azioni di soccorso interne, per ottenere con questa combi¬ nazione l'effetto voluto. Non c'è bisogno d'aggiungere che queste mi¬ 1 sure erano atte ad assicurare salari e prezzi equi.

Il Consiglio federale non ha intenzione di mutare le direttive della sua politica; esso manterrà quest'ultima fin tanto ohe ciò sarà nello interesse beninteso della nostra economia nazionale e del nostro paese.

Con ciò, naturalmente, non si vuole escludere un adattamento alla si¬ tuazione che muta continuamente, .soprattutto quando questo possa farsi nei limiti dei provvedimenti da noi presi finora. E' ovvio che dobbiamo rifiutare di legarci rigidamente a determinati postulati, vi¬ sto che l'economia è in perpetuo divenire e che situazioni e sviluppi nuovi richiedono un cambiamento d'indirizzo.

La presente iniziativa va considerevolmente più in là delle misure applicate oggi e vorrebbe inoltre consacrare, nella Costituzione deter¬ minati postulati economici, anzi persino delle teorie.

jLe due prime disposizioni del numero 2 dell'iniziativa sono fon¬ damentali. Ad esse si applicano le considerazioni generali da noi svi¬ luppate sotto il paragrafo II del presente capitolo. Stimiamo però ne¬ cessario aggiungere alle riflessioni d'indole scientifica, degli argo1: menti concreti e pratici. E' quanto vogliamo fare qui appresso.

Premettiamo che, Secondo il nostro modo di vedere, lo Stato e. la economia privata devono* essere dai datori di lavoro ragionevoli, sol¬ leciti del benessere delle persone che sono al loro servizio. Questa massima deve applicarsi anche alle mercedi. :Se poi lo Stato debba o no intervenire direttamente nella fissazione dei salari da pagarsi nell'economia privata e se debbano essere inserite nella costituzione delle prescrizioni a questo riguardo, è un'altra questione. La lettera a domanda che si combatta la riduzione generale dei salari e dei prezzi dei prodotti
dell'agri col tura e delle arti e mestièri. Se si dovesse en¬ trare in queste vedute, sarebbe logico che in primo luogo la Confe¬ derazione mantenesse, con la sua legislazione, gli stipendi e i salari del suo numeroso personale. Col suo esempio, essa influirebbe sugli stipendi e salari dei funzionari, impiegati ed operai cantonali e co¬ munali. Ma il · pagamento di retribuzioni elevate presuppone che gli enti pubblici siano in grado di procurarsi i mezzi necessari, in altri termini, che possano riscuotere i tributi necessari e che l'economia sia

177 in grado di sopportarli. Una conseguenza concreta di questo postulato sarà, tra altro, ohe le imposte non solo non potranno essere ridotte, ma che. anzi dovrebbero essere aumentate. Anche le tariffe delle azien¬ de in economia, la cui riduzione sarebbe desiderabile, vista la situa¬ zione economica e là concorrenza dell'estero, dovrebbero essere man¬ tenute al loro livello attuale.

Sarebbe più difficile per la Confederazione influire direttamente sui salari dell'economia privata. Le disposizioni dell'iniziativa, pur non autorizzando la Confederazione a fissare questi salari, accennano allo obbligo di proteggerli, allo scopo di assicurare un sufficiente reddito del lavoro. Certo, gli autori dell'iniziativa pensano che la Confedera- .

zione potrebbe imporre alle aziende private delle condizioni circa il livello dei salari, p. es. quando si trattasse di aggiudicare delle ordi¬ nazioni e che inoltre potrebbero essere istituiti degli uffici dei salari competenti a pronunziare decisioni obbligatorie per le parti, com'è richiesto da diverse mozioni presentate nel Consiglio nazionale e da istanze, specialmente delle associazioni d'impiegati. Evidentemente la ' attività mediatrice dello Stato nei conflitti collettivi verrebbe messa al servizio della tendenza favorevole al mantenimento dei salari. E' pos¬ sibile che ne risulterebbero certi successi per i salariati. L'esempio dello Stato e la sua tendenza a mantenere delle retribuzioni elevate agi¬ rebbe indubbiamente anche sui salari pagati nelle imprese private.

Infine non devesi dimenticare che le pretese dei sindacati e delle as¬ sociazioni, per i quali il problema dei salari è di sapere chi sarà più forte, se i datori di lavoro o i prestatori d'opera, crescerebbero e tro¬ verebbero un prezioso appoggio nello Stato. Così, con l'aiuto dello Stato, sotto i cui auspici agirebbero le associazioni dei lavoratori, si eserciterebbe una forte pressione sulle imprese private per obbligarle a tenere anch'esse alti i loro salari. iE' superfluo osservare che le som¬ me necessarie per questo' scopo devono poter essere ricuperate, altrimentf i salari elevati non potranno alla lunga essere mantenuti. Nes¬ sun datore di lavoro dispone di risorse inesauribili che gli permettano di pagare1 dei salari il cui importo non possa essere ricuperato colle entrate dell'azienda. Ma
nella misura in cui questo ricupero è possi¬ bile, -- e ciò avverrà nelle imprese che lavorano esclusivamente pel mercato interno :-- il salario influirà necessariamente sul prezzo del prodotto. Questa azione avrebbe tanto più la sua ragione d'essere in quanto l'iniziativa domanda che siano protetti almeno i prezzi dei pro¬ dotti agricoli e dell'artigianato. Ma dove la concorrenza e la sovrap¬ produzione non permettono di ricuperare i salari, o dove i prodotti sono destinati all'esportazione e, per ciò che concerne la qualità e i prezzi, devono misurarsi sul mercato (mondiale con la concorrenza

178 estera, sarà praticamente impossibile mantenere i salari elevati. In¬ fatti la protezione dei prezzi e dei salari rende i produttori inca¬ paci di sostenere la concorrenza, riduce le ordinazioni e più tardi può condurre addirittura alla cessazione dell'esercizio e alla disoccu¬ pazione. , Il servizio che si vuol rendere al salariato è inefficace e le conseguenze nefaste ricadono su colui che si voleva favorire. Esse col-' piscono però anche lo Stato che deve soccorrere i disoccupati. Que¬ sta tendenza a mantenere artificialmente alti i salari e, diciamolo fran¬ camente, 'a far agire su di essi la politica, avrebbe per risultato che il nostro paese rimarrebbe un isolotto dalla vita cara, e la nostra economia decadrebbe ancora di più e in parte andrebbe in rovina.

Dall'altro canto ci preme far notare che non intendiamo punto che lo Stato abbia a intervenire per far abbassare i salari delle im¬ prese private. Spetta in massima alle parti fissare questi salari.

Ma le prescrizioni proposte, se fossero adottate, potrebbero vol¬ gersi contro coloro in favore dei quali erano destinate., E' infatti da prevedere che la loro applicazione non sarebbe possibile su tutta la linea e che le imprese orientate verso l'esportazione non potrebbero esservi sottoposte, essendo costrette a fissare i salari secondo principi economici. In tal caso si aggraverebbe maggiormente e sarebbe con¬ sacrata dalla costituzione l'ingiustizia sociale oggi esistente, derivante dal fatto che nelle imprese che lavorano unicamente pel mercato in¬ terno i salari si, mantengono elevati, mentre in quelle che lavorano per l'esportazione i tentativi di mantenere il livello dei salari restano senza efficacia: l'operaio delle industrie che producono per l'esporta¬ zione non solo dovrebbe contentarsi di un salario basso, ma, pagando prezzi più elevati, contribuirebbe ancora indirettamente al manteni¬ mento dei salari pagati a' suoi colleghi più fortunati che lavorano nelle aziende fornitrici del mercato interno. Esiste già una spropor¬ zione del medesimo genere tra i prezzi dei prodotti agricoli -- e quindi tra il reddito agricolo --. e parecchi prezzi e salari che nel nostro paese non sono stati ridotti in misura corrispondente al ribasso dèi prodotti del suolo. Invece di scomparire, quest'ingiustizia sociale sa¬ rebbe in certo qual modo
consacrata."

Ma ancora più difficile del mantenimento dei salari a un certo livello è il sostegno dei prezzi dei prodotti dell'agricoltura e dell'arti¬ gianato. I prezzi sono, sempre stati regolati dall'offerta e dalla do¬ manda e l'esperienza ha dimostrato sufficientemente die a nulla serve l'imposizione di prezzi massimi quando c'è penuria di merci e che i prezzi minimi non possono essere osservati quando la merce sovrab¬ bonda. In questi-casi le circostanze rompono le pastoie delle prescrizioni statali e provocano il disordine. L' abbiamo constatato recentemente a

179 proposito dei prezzi al punto nell'industria dei ricami, dove la man¬ canza dì lavoro indusse i ricamatori-cottimisti a lottare tra di loro per ottenere delle ordinazioni, cercando di battersi reciprocamente di qua e di là dal Reno, con l'offerta di prezzi , inferiori. Per sostenere i prezzi dei prodotti dell'agricoltura e dell'artigianato occorrerebbe dunque pas¬ sare dalle semplici prescrizioni a interventi statali molto più profondi.

Si renderebbero indispensabili delle organizzazioni di carattere obbli¬ gatorio; lo ötato dovrebbe accordare sussidi ; occorrerebbe regolare e particolarmente limitare la produzione ed emanare le più rigorose pre¬ scrizioni sul traffico delle merci attraverso la frontiera; lo Stato mette¬ rebbe alla nostra economia degl'impedimenti che rinforzerebbero le pre¬ scrizioni presentemente in vigore, le aggraverebbero e in pari tempo lo perpetuerebbero.

Certo noi ci rendiamo perfettamente conto che in date situazioni lo Stato non può fare a meno d'intervenire nell'economia con la sua azione regolatrice e moderatrice; l'abbiamo già fatto altre volte, per quanto a malincuore, e ancora oggi viviamo in un periodo d'economia regolata. Mia appunto per questo conosciamo anche gli svantaggi di un siffatto regime e siamo in grado di salutare le possibilità. Sappiamo quanto esso riesca pesante a molti e sia. sopportato mal volentieri, nè ignoriamo gli effetti spiacevoli ch'esso produce non solo nel campo pratico ed economico, ma anche dal lato psicologico. L'attuazione dei postulati suddetti obbligherebbe i poteri pubblici a mettere ogni impresa tra le pastoie' doppiamente opprimenti della protezione dei salari e dei prezzi. Questo sistema cagionerebbe delle spese improduttive che do¬ rrebbero essere sopportate dallo Stato o dall'economia nazionale. Esso finirebbe per paralizzare le libere iniziative e per soffocare lo spirito d'intraprendenza; l'industriale e 1' uomo d'affari un tempo indipedenti sarebbero assoggettati a tutta una serie di prescrizioni statali. Sap¬ piamo per lunga esperienza quanto riesca pesante all'agricoltura la co strizione imposta dalle opere di soccorso istituite per sostenere il prezzo del latte. Così lo Stato come le associazioni sono incessantemente og¬ getto di aspre critiche, e noi dobbiamo desiderare che il contadino sviz¬ zero possa uscire dalla
rete delle prescrizioni che lo inceppano e ricu¬ perare alla fine la sua libertà. L'iniziativa va proprio nella direzione opposta. Invece della graduale soppressione di disposizioni e misure cer¬ tamente sgradevoli e di una trasformazione della vita economica, il con¬ tadino avrebbe, da aspettarsi l'applicazione di prescrizioni sui salari del suo personale e subirebbe ,una nuova e .forte limitazione della sua indipendenza. L'industria, l'artigianato, il commercio e i trasporti sa¬ rebbero pure sottoposti a. un analogo regime costrittivo.

180 Noi siamo convinti che le prescrizioni che richiederebbe l'attua¬ zione delle lettere'^ e b) non potrebbero essere applicate in uno Stato democratico come la Svizzera. Le competenze di polizia dello :Stato'do¬ vrebbero estendersi oltre ogni limite; datori di lavoro, operai e impie¬ gati dovrebbero essere sottoposti a un controllo permanente. Inoltre, ogni progresso economico sarebbe inceppato, perchè spetterebbe allo Stato occuparsi dei prezzi e dei salari, e il padrone dell'azienda, cesse¬ rebbe a poco a poco di fare lo sforzo necessario per dirigerlo con accor¬ tezza e» previdenza. . D'altra, parte la disposizione costituzionale che ga¬ rantisse « un reddito sufficente del lavoro' » riscliierebbe di smorzare nell'operaio o nell'impiegato lo slancio indispensabile al lavoro. Un popolo che si lasciasse mettere siffatti impedimenti si' priverebbe della sua forza vitale; le sue attitudini e capacità si troverebbero paralizzate ed esso perderebbe il suo posto al sole.

Comprendiamo perfettamente che i salariati cerchino di 'migliorare la loro posizione e di consolidarla. Ma delle prescrizioni del genere di quelle di cui qui si tratta, distruggerebbero l'economia e quindi la fonte di ogni reddito. L'individuo non sarebbe più che un numero e il senti¬ mento della propria responsabilità versò se stesso scomparirebbe. Siamo convinti che gli autori dell'iniziativa e un numero grandissimo de' suoi firmatari non abbiano riflettuto alle sue conseguenze.

Le due disposizioni di cui ci siamo testò occupati costituiscono l'es¬ senza stessa dell'iniziativa, determinandone il carattere. La sua accet¬ tazione segnerebbe per la nostra economia è quindi per,( la nostra esi¬ stenza il principiò della rovina. Se le nostre obiezioni di ordine ma-, teriale sono gravi, la forza degli argomenti che le motivano è ancora superata dalla prospettiva dell'enorme pregiudizio morale e spirituale che un siffatto regime d'ingerenza statale cagionerebbe a tutto il nòstro popolo. Mai esso vorrà sottoporsi a un tal giogo. Nò si creda che ne sof¬ frirebbero soltanto i padroni d'aziende. Anche gl'impiegati e gli operai -- e specialmente i più capaci -- vedrebbero sminuita la loro indipen¬ denza e sarebbero inceppati nelle loro possibilità di sviluppo.

Numero 2, lettera c, dell'iniziativa: Procurare lavoro sistematicamente e regolare
opportunamente il servizip del collocamento.

Nel nostro messaggio)del 9 ottobre 1934 su la creazione d'occasioni di lavoro e altre misure di crisi ci siamo pronunziati. sulle possibilità di lavoro create, e da creare con l'aiuto della Confederazione e sul ser¬ vizio di collocamento. Ivi abbiamo esposto partitamente l'attività spie¬ gata in questi due campi e quello die si sarebbe ancora dovuto fare.

In quanto dunque si tratti dell'esecuzione di lavori di crisi col sussidio

181 federale, di commissioni straordinarie di lavori da parte della Confe¬ derazione, di provvedimenti intesi a una migliore utilizzazione delle pos¬ sibilità di lavoro nell'economia privata, di'una migliore organizzazione del servizio di collocamento, la materia che forma oggetto del num. 2, lettera c, dell'iniziativa è già regolata, provvisoriamente dal decreto federale del 21 dicembre 1934. Questo decreto, elaborato dopo che fu de¬ posta la domanda d'iniziativa, può in certo qual modo essere conside¬ rato come un «controprogetto parziale»; infatti esso ha attuato di¬ verse proposte contenute nell'iniziativa stessa, adattandole però con¬ venientemente alle circostanze presenti e alla situazione delle finanze pubbliche, in modo che noi ne possiamo assumere la responsabilità.

· Gli autori dell'iniziativa non indicano in che modo intendano il perfezionamento del servizio di collocamento. Probabilmente essi pen¬ sano a un organismo centrale che raggruppi gli uffici cantonali e regio¬ nali. Questa supposizione è suggerita dal num. 3 del testo dell'iniziativa, giusta* il quale solo la Cònfederazione può assolvere i compiti menzio¬ nati alle lettere a-i e.solo se lo ritenga conveniente si farà coadiuvare' dai Cantoni e dalle federazioni economiche.

Per quanto riguarda ila creazione di occasioni di lavoro,1 non ci sembra necessaria, per ora, una nuova disposizione costituzionale. Po¬ tremmo tutt'al più essere in massima d'accordo circa una nuova dispo¬ sizione sul servizio di collocamento. Nel suo disegno d'articolo costitu¬ zionale che. darebbe alla Confederazione la competenza di legiferare in materia economica, il Dipartimento federale dell'economia pubblica fa pure menzione di-questo servizio, prevedendo l'emanazione di disposi¬ zioni uniformi in questo campo.

Ma la lett. c, del testo dell' iniziativa va molto oltre i limiti del¬ l'ammissibile e però noi dobbiamo dichiararci contrari a questa dispo¬ sizione. Siamo convinti che, qualora essa fosse accettata, si domande¬ rebbe alla Confederazione non, solo clic partecipasse alla creazione di possibilità artificiali di lavoro in misura molto maggiore che nel pas¬ sato ed eccedente i mezzi finanziari, ma che si accingesse e « procu¬ rare lavoro sistematicamente » anche ,nell'economia privata. A giudicare dallo spirito che inforna l'iniziativa e dal
«Piano del lavoro», questa disposizione costituzionale condurrebbe a un'ingerenza obbligatoria dello Stato nell'assunzione degli operai e degli impiegati. « Procurare lavoro sistematicamente » può anche significare ripartire ordinazioni di lavoro con la mediazione dello Stato, pareggiare le possibilità di occupazione delle diverse fabbriche e regioni, abbreviare la durata del lavoro, obbli¬ gando in pari tempo ad assumere un numero maggiore di operai e introdurre un servizio di lavoro obbligatorio per la gioventù. Ci sia lecito osservare qui come l'iniziativa di crisi, in quanto tende ad « assicurare delle, condizioni d'esistenza sufficienti a tutti i cittadini

182 svizzeri » e ad « assicurare un sufficiente reddito del lavoro » s'inspiri alle medesime idee che l'iniziativa, popolare del 1893 (!) concernente la garanzia costituzionale del diritto al lavoro. Oggi, come nel 1893, si do¬ manda che la Costituzione garantisca un'occupazione a* tutti. Crediamo di aver dimostrato, con le considerazioni economiche ohe precedono, che i poteri pubblici non sono in grado di assumere un compito di questo genere e che la « creazione metodica di possibilità di lavoro », come la concepisce almeno una parte dei firmatari dell'iniziativa e particolar¬ mente dei propugnatori del « Piano, del lavoro » non esigerebbe soltanto un'estensione esagerata dell'amministrazione, ma anche un controllo ..è una regolamentazione delle diverse imprese. Un regime siffatto paraliz¬ zerebbe lo spirito d'intraprendenza, spingerebbe all' estremo. l'intro¬ missione dello Stato e imporrebbe alle aziende un aumento di lavoro burocratico a scapito di tutta l'economia nazionale.

Riassumendo, dobbiamo dichiarare che anche questa disposizione, dall'aria così inoffensiva, del disegno d'articolo costituzionale, conside¬ rata alla luce dei nùm. 1, 3 4 6 dell' articolo, assume una portata di cui non si sono forse resi intieramente conto neppure gli. autori dell'i¬ niziativa, ma che c'ispira i più vivi timori riguardo a un risanamento della nostra economia già così duramente provata.

Nnm. 2, Ictt. d, dell'iniziativa : Conservare capaci famiglie di contadini e di affittuari nelle rispettive tenute sgravando le aziende sovraccariche di debiti e facilitando il servizio degl'interessi.

/

Staccato dalle' altre disposizioni del disegno d'articolo costituzionale, anche questo postulato non contiene nulla di nuovo, limitandosi a consa¬ crare nella Costituzione uno stato di cose già esistente. I nostri mes¬ saggi del 25 agosto 1932 e del 22 dicembre 1933, come pure i relativi decreti federali del 30 settembre 1932 e del 28 marzo' 1934 dimostrano che le autorità federali non solo hanno studiato attentamente la que¬ stione dell'aiuto ai contadini e affittuari degni d'essere soccorsi, ma hanno già preso dei provvedimenti per la sua soluzione pratica. L'ar¬ ticolo 6, secondo capoverso, del decreto federale del 30 settembre 1932 prevede che l'aiuto agli agricoltori degni d'essere soccorsi debba consi¬ stere particolarmente nella concessione di mutui con o senza interessi, in anticipazioni per il pagamento d'interessi e in sussidi a fondo perduto.

I provvedimenti che domandano gli autori dell'iniziativa sono dunque già stati presi. Si può dunque chiedersi quali scopi perseguano col vo') Respinta, il 3 giugno 1894, da 308,289 voti contro 75,880 e da tutti i Cantoni.

183 lor far inserire questa nuova disposizione nella costituzione. Esami¬ niamo i motivi da cui possono esservi stati indotti : 1. L'opportunità di dare una base costituzionale all' aiuto finan¬ ziario da concedersi agli agricoltori nel disagio. Per se, questa dispo¬ sizione non ci sembra inopportuna. Osserviamo però che sarebbe vano menzionare solo l'aiuto finanziario nella Costituzione, quando non vi figurassero tutte le altre misure di soccorso a favore dell'agricoltura.

Come abbiamo già esposto in altre occasioni, l'aiuto federale a favore dell'agricoltura manca di una base costituzionale. Sarebbe quindi op¬ portuno inserire nella iCostituzione un articolo che ponesse il principio generale dell' incoraggiamento dell' agricoltura. Il Dipartimento della economia pubblica si proponeva di allargare la Costituzione su questo punto rivedendone gli articoli 34 e 34 ter. Facciamo osservare che se s'inserisse nella Costituzióne soltanto la disposizione mólto ristretta proposta dall'iniziativa, gli avversari dell'agricoltura e dell'aiuto in suo favore potrebbero più tardi affermare che non potrebbero essere prese altre misure di soccorso, non essendo menzionate espressamente nella nostra carta fondamentale.

2. Inoltre gli autori dell'iniziativa possono aver' avuto l'intenzione di dare un' estensione notevolmente maggiore all'aiuto finanziario in favore dell'agricoltura. A dir vero, nò il testo dell'articolo costituzionale proposto nò i relativi commentari contengono indicazioni precise sulle somme che 'sarebbero necessarie. È però lecito supporre che gli autori dell'iniziativa prevedano un sensibile aumento degli oneri incombenti alla Confederazione e che in ogni caso i partigiani dell'iniziativa appar¬ tenenti ai ceti agricoli si ripromettano dalla sua 'adozione un'estensione dell'aiuto federale in loro favore. Ritorneremo ancora sul lato finan¬ ziario della questione quando si tratterà di dare un prospetto comples¬ sivo degli oneri che le diverse disposizioni dell'iniziativa impongono alla Confederazione. Finora l'Assemblea federale ha accordato, per l'aiuto finanziario a favore degli agricoltori, le .somme seguenti : Decreto federale del 30 settembre 1932 1933 . . 3 milioni di franchi » » 1934 .3 ·193S .3 » » 1936 .3 » »

Decreto federale del 28 marzo 1934 Art. 1, lett. a | Art. 1, lett. b

6 milioni di franchi 6 » '»

· Totale 30 milioni di franchi.

3' milioni di franchi 3 » »

184 Questi crediti possono essere ancora aumentati dall'Assemblea fe¬ derale senza revisione della Costituzione. Non è quindi necessaria una nuova disposizione costituzionale. Ma se proprio la si volesse, riteniamo ch'essa dovrebbe avere una portata molto più grande di quella del nu¬ mero 2, lett. d, dell'iniziativa.

Numero 2, lett. e, dell'iniziatìva ; Sgravare le aziende d'arti e mestieri cadute in condizioni pre¬ carie, senza, colpa propria.

In questi ultimi anni molte aziende piccole e medie dell'artigianato sono cadute nel disagio in seguito alla depressione , economica generale, all'accrescimento delle imprese che dispongono di grandi capitali e allo aumento esagerato del numero degli stabilimenti modesti. Data questa situazione, l'Unione svizzera delle arti e mestieri si è rivolta ripetuta¬ mente alle autorità federali. Anche il postulato Joss, del 28 marzo 1934, chiede che il iConsiglio federale presenti un rapporto e delle proposte sul modo in cui potrebbero essere soccorse le aziende artigianali che si trovano nel disagio per effetto dei risanamenti compiuti, con l'aiuto della Confederazione nell' industria alberghiera e nell'agricoltura.

Il decreto federale del 2il dicèmbre 1934 concernente la lotta contro la crisi e la creazione di occasioni di lavoro ha gettato le prime basi di un aiuto in questo campo. L'articolo 17 di questo decreto autorizza il Consiglio federale a concedere sussidi alle cooperative di fideiussione e ad altre istituzioni · analoghe. I sussidi devono permettere a queste istituzioni di provvedere uffici di consultazione e di contabilità e di partecipare alla copertura dèi disavanzi delle piccole e medie aziende dell'artigianato e del commercio al minuto. L' unione svizzera delle arti e mestieri sta allestendo le norme secondo cui saranno versati questi sussidi. Sostenendo così gli organismi d'aiuto finanziario già esistenti o in via di formazione riteniamo di essere sulla via giusta per soccor¬ rere utilmente l'artigianato e il commercio al minuto. Si deve consta¬ tare anche qui, come nell'agricoltura, che in moltissimi casi non si giova alle aziende col solo aiuto finanziario. Molto spesso le imprese non sono dirette con buoni criteri commerciali. Sovente il disagio è la conseguenza di cattivi investimenti, di calcoli sbagliati, di contabilità mal tenute o di cause,
estranee all'aziènda. , Il sistema scelto è, assolutamente da preferirei a una vasta azione di sdebitamento come quella che sembra prevista dagli autori dell'ini¬ ziativa. Non sólo esso assicura un impiego giudizioso e prudente delle, somme assegnate, ma procura pure alle imprese interessate una con¬ sulenza tecnica e un aiuto. Le misure prese costituiscono un inizio; esse potranno essere sviluppate senza che occorra modificare la Costi¬ tuzione.

185 Come per. l'agricoltura e gli altri rami dell'attività economica, sa¬ rebbe desiderabile che s'inserisse nella Costituzione federale una di¬ sposizione sull'incoraggiamento delle arti e mestieri e del commercio al minuto. Questa disposizione non dovrebbe però limitarsi allo « sgravio delle aziende cadute in condizioni precarie senza colpa pro¬ pria », ma occorrerebbe darle una portata più generale, così da per¬ mettere di prendere, al bisogno, altre misure che presentemente non possono fondarsi sull'art. 34 ter della Costituzione.

Del resto, iper la lett. e dell'iniziativa vale quanto abbiamo detto a proposito della lett. d.

Staccata dal suo contesto, la disposizione prevista alla lett e sa¬ rebbe per sè stessa accettabile. iCiò però non può indurci a raccoman¬ dare l'accettazione dell'iniziativa di crisi. D'altra parte, l'Assemblea federale ha creato ima base giuridica sufficiente per l'attuazione delle misure previste dalla lettera e. .

Numero 2, lett. f, dell'iniziativa : Corrispondere un sufficiente sussidio di disoccupazione e soc¬ corso di crisi.

Secondo la Costituzione, l'assicurazione pel caso di disoccupazione spetta presentemente ai Cantoni che decidono, in particolare, dell'or¬ ganizzazione delle casse. Queste sono in parte pubbliche, in parte pri¬ vate e queste . ultime si distinguono alla loro volta in mutue e parite¬ tiche. La legge del 17 ottobre 1924 concernente la concessione di sussidi all' assicurazione contro la disoccupazióne determina i contributi della Confederazione e le condizióni a cui sono pagati. Non è necessario enu¬ merare le prestazioni' della Confederazione e le aliquote applicate dalle casse d'assicurazione. Ci preme solo rilevare che la 'Confederazione ha .

già versato ingenti sussidi all'assicurazione contro la disoccupazione,, che negli ultimi anni sono saliti alle somme seguenti : 1929 . . Fr. 2,468,900 1932 . · Fr. 25,982,700 .

1930 . .

» 0,415,600 1933 . .

» 26,300,000(1) 1931 . .

» 14,636,500 Nel medesimo periodo le prestazioni dei Cantoni e dei Comuni am¬ ; montano a : i · !

1929 . . Fr. 2,428,000 1932 . . Fr. 27,400,000 (i) 1930 . .

» 7,001,000 1933 .

.

» 2f8,600',000 (i) 1931 . .

» 15,936,000 (i) ') Cifre provvisorie.

Foglio federale, 1935.

17

186 Il così detto soccorso di crisi si fonda sul decréto federale del 23 dicembre 193,1. Giusta quest'ultimo, la Confederazione paga ai Can¬ toni dei contributi per il soccorso straordinario assegnato ai disoccu¬ pati di certe industrie in crisi i quali hanno cessato di fruire della assicurazione. A questo titolo la Confederazione e i Cantoni hanno fatto negli anni scorsi le seguenti prestazioni : 1932 .

1933 .

1934 .

Confederazione Cantoni . . . . . .

Fr. 5,200,000 ' 5,778,000' . .

...» 6,600,000 6,960,000 .......

6,700,000 (i) 7,300,000 {*)

Lo speccliietto anni dalle casse a crisi : 1932 .1933 1934

seguente indica il totale delle somme versate nei detti titolo di sussidio di disoccupazione o di soccorso di .

.

.

.

.

. · .

. .

v

.

76,2 milioni di franchi .

. 81,5 » » » ' .

76,5 » » » (i)

, Si può certo essere d'avviso che la Confedèr,azione dovrebbe avere competenze più estese nel campo dell'assicurazione contro la disoccu¬ pazione e che dovrebbe essere autorizzata, non solo a emanare una legge sui provvedimenti a sostegno delle casse d'assicurazione, bensì a rego¬ lare tutta questa materia, particolarmente per ciò che concerne i sus¬ sidi e il procacciamento dei mezzi necessari e l'ammontare di soccorsi.

Anche se alla Confederazione si conferisse questo potere, i Cantoni do¬ vrebbero coadiuvarla e indubbiamente dovrebbero partecipare alle spese per l'assicurazione contro la disoccupazione.

·Che cosa .vogliono invece gli autori dell'iniziativa quando chiedono la garanzia di un sufficiente sussidio di disoccupazione e soccorso di crisi ?

Per rispondere a questa domanda occorre tener présente lo spirito che informa l'iniziativa stessa. Noi non dubitiamo che i suoi autori esi¬ gerebbero un'estensione delle competenze della Confederazione e che queste dovrebbero poi servire soprattutto - per aumentare le diarie e prolungare il tempo durante il quale sono pagate. Siffatte disposizioni incontrerebbero ima netta resistenza da parte dei Cantoni, poiché, come è noto; sono essi/che hanno per una buona parte istituito le casse di assicurazione contro la disoccupazione © che le sussidiano. Parecchi, di essi si troverebbero nell'impossibilità di aumentare le loro sovvenzioni *) Cifre provvisorie.

187 alle casse. Probabilmente le conseguenze di questa, situazione ricadreb¬ bero sulla Confederazione, dalla quale si esigerebbe che si sostituisse ai Cantoni le cui risorse fossero insufficienti. .

, Del resto ci sembra die, appuntò a causa della. crisi, questo non sia il momento più indicato per rivedere la legislazione federale sul¬ l'assicurazione contro la disoccupazione. Inoltre, sarebbe, secondo noi, erroneo, adottalo una disposizione costituzionale provvisoria che mo¬ dificasse le attribuzioni, oggi nettamente delimitate, della Confedera¬ zione e- dei Cantoni, derogando alla legge vigente. Ma la ragione prin¬ cipale per cui non possiamo consentire alla disposizione in discorso, è che l'adozione dell'iniziativa provocherebbe indubbiamente nuove e forti rivendicazioni. La nozione molto elastica di un «sussidio di disoccupa¬ zione e un soccorso di crisi sufficienti » sarebbe di natura tale da suscitarle.

Pur troppo è da prevedere che, prescindendo da; un miglioramento - temporaneo e stagionale del mercato del lavoro, il numero dei disoccu¬ pati, anzi che diminuire, andrà piuttosto aumentando, facendo cre¬ scere, automaticamente le spese della Confederazione e dei Cantoni. Ora, se s'imponesse agli enti pubblici un aumento delle prestazioni alle casse, ne risulterebbero per le finanze della Confederazione, dei Can¬ toni e dei comuni delle conseguenze disastrose, di cui non si può mi¬ surare oggi l'estensione. La disposizione qui esaminata è una di quelle die più pericolosamente minacciano le finanze pubbliche e noi dobbia¬ mo, nell'interesse di queste, prendere recisamente partito contro le ten¬ denze in essa manifestantisi. Ciò non vuol dire che non siamo intenzio¬ nati di continuare a mitigare la sorte dei disoccupati nella misura dei nostri mezzi e di adempiere il dovere dello Stato verso questa parte della popolazione così duramente colpita dalla crisi.

Numero 2, lett. g e h, dell'iniziativa ; Profittare della: forza di acquisto e della forza finanziaria del paese per promuovere l'esportazione di prodotti industriali e agri. coli e il movimento dei forestieri; regolare il mercato del capitale e controllare l'esportazione di quest'ultimo.

Data l'intima connessione esistente connessione esistente tra i due problemi, stimiamo opportuno esaminare simultaneamente le lettere g eh.

Anzi tutto,
vogliamo ricordare ciò che si fa presentemente. Come abbiamo già osservato, nella nostra politica commerciale abbiamo ab¬ bandonato l'essenziale dlella clausola della nazione più favorita per so¬ stituirle il principio della reciprocità; in altri termini, facciamo dipen-

188 dere in buona pant© le nostre importazioni da un dato paese dagli ac¬ quisti ch'esso fa presso di noi. Questo sistema si pratica per mezzo dèi contingenti, del così detto traffico di compensazione © degli accordi di clearing conchiusi con l'estero. Un siffatto modo di procedere è nelle competenze della Confederazione, avendo essa la facoltà di tutelare, me¬ diante la conclusione di trattati di commercio, i nostri interessi eco¬ nomici di fronte all'estero. Fortunatamente la costituzione non dà delle direttive circa il contenuto di questi trattati, essendo ovvio che bisogna regolarsi ogni volta secondo le circostanze.

iFin dal principio della crisi ci siamo tenuti al criterio di servirci del bisogno dei consumatori svizzeri di merci estere per costringere i paesi fornitori ad acquistare prodotti svizzeri. Già nel II rapporto del 27 maggio 1932 (i) concernènte le misure prese in virtù del decreto federale del 23 dicembre 1931 sulla limitazione delle importazioni ab¬ biamo discusso a lungo questa questione, non senza accennare ai li¬ miti entro i quali deve restare un'attuazione generale di questo princi¬ pio. Osservavamo allorai : « ;Nel prendere i provvedimenti summenzionati ci siamo ispirati all'idea di una « compensazione » tra le importazioni e le espor¬ tazioni e riteniamo che questa; idea sia ancora suscettibile di svi¬ luppi a favore dell'esportazione. Non possiamo però dividere la opinione di quelli che credono che tutta l'importazione svizzera potrebbe in qualche modo'essere compensata con. esportazioni e.

che dovremmo accettare da ciascun paese solo delle importazioni per un valore eguale a quello dei prodotti svizzeri acquistati d;a questo paese. Data -l'enorme svariatezza della nostra produzione, da una parte, e i bisogni del nostro consumo, dall'altra parte, ap¬ pare praticamente impossibile l'attuazione di questa idea per sè forse seducente. Non soltanto dovremmo creare complicati organi¬ smi d'importazione e d'esportazione che metterebbero impedimenti quasi intollerabili al commercio e al traffico, ma' occorrerebbe che anche negli altri paesi, eòi quali manteniamo relazioni commer¬ ciali attive esistessero o fossero creati organismi dello stesso gé¬ néré, mentre d'altra parte ci manca qualsiasi mezzo per esercitare un'influenza a questo riguardo. Del resto un siffatto sistema
im¬ porterebbe delle difficoltà quasi insolubili e in ogni caso costrin¬ gerebbe il nostro paese a denunziare i trattati di commercio an¬ cora in vigore ».

, 'ì Feuille fédérale, I, p. 934.

189 In. seguito ci siamo adoperati a disciplinare, per quanto possibile, in modo uniforme, l'importazione, con l'aiuto di organizzazioni speciali in cui sono stati raggruppati gli acquirenti di determinate categorie di merci e abbiamo cercato di trarne profitto .per le nostre esporta¬ zioni. Ricordiamo le centrali d'acquisto seguenti : ;Centrale svizzera per l'importazione del carbone, a Basilea.

Società cooperativa svizzera , dei cereali e dei foraggi, a Berna.

<< Carbura », Ufficio centrale svizzero per l'importazione dei combusti¬ bili liquidi,. a Zurigo.

Associazione svizzera degl'importatori di olii lubrificanti, a Zurigo.

Società svizzera dei birrai, a Zurigo.

Bisogna però rendersi conto che le possibilità di compensazione e d'utilizzazione del nostro potere di consumo nelle nostre relazioni com¬ merciali con l'estero sono soggette a limiti naturali. Solo in caso di as¬ soluta necessità si porranno restrizioni a tutto il traffico con un paese poiché l'esperienza insegna che siffatte misure non fanno che ridurre considerevolmente le relazioni commerciali tra i due paesi in causa. Le formalità necessarie all'applicazione di siffatti accordi, per esempio quella che occorre adempiere per ottenere un permesso d'importazione, impauriscono, il mondo commerciale. Se a queste misure viene ad ag¬ giungersi ancora una convenzione di clearing, la quale impedisce che il venditore riceva divise svizzere, questi perde in1 buona parte l'inte¬ resse alla fornitura delle merci. Erra chi credè che sarebbe utile in¬ tensificare ancora l'attuale traffico di compensazione. Secondo noi, le possibilità di trarre profitto da questo traffico sono per così dire esau¬ rite; ciò che però non c'impedirà di continuare a praticare questo si¬ stema in modo conseguente e giudizioso.

- Non abbiamo neppure omesso di gettare nella bilancia il nostro potere di consumo, a profitto del movimento dei forestieri. L'esempio più importante degli sforzi fatti in questo campo è l'accordo di compen¬ sazione conchiuso con la Germania, secondo il quale le somme che do¬ vremmo pagare per il carbone comperato in Germania sono messe a disposizione per l'acquisto di divise per uso dei germanici che viag¬ giano nel nostro paese.

Anche per ciò che concerne l'utilizzazione della forza finanziaria del paese per promuovere l'esportazione e
agevolare l'affluenza dei tu¬ risti esteri, bisogna guardarsi dalle illusioni. La possibilità di investire denaro all'estero è scarsa, dato che il pubblico accetta titoli solo d'un : numero relativamente piccolo di Stati. Inoltre anche i fondi della Sviz¬ zera sono in parte impegnati. Infine non bisogna dimenticare che an-

190 che altri mercati finanziari, oltre a quello svizzero, sono in-grado di concedere prestiti a debitori solvibili, così che, volendo subordinare la concessione di un prestito a condizioni economiche, si rischierebbe di mandare a monte la conclusione dell'affare. Del resto la legge su le.

banche e le casse di risparmio già entrata in vigore prescrive che pri¬ ma di; fare prestiti o investimenti all'estero per l'ammontare di più di dieci milioni di franchi, le banche e le società finanziarie di carattere bancario debbono informarne la Banca Nazionale. Quest'ultima, quando la tendenza del cambio, quella del saggio dell'interesse del denaro o dei capitali ovvero la protezione dagl'interessi economici del paese lo giustifichino, può opporre il proprio veto a quéste operazioni 01 subor'dinare la propria autorizzazione a certe condizioni. Questa procedura che l'art. 8 della legge sulle banche non fa che sancire era praticata già da qualche tempo e la Banca Nazionale 'decide delle domande, pre¬ sentatele, dopo' aver sentito il Dipartimento politico, ; il Dipartimento, delle finanze e delle dogane e il Dipartimento dell'economia pubblica.

Questi. Dipartimenti hanno da rappresentare i diversi interessi e parti¬ colarmente; quello dell'economia pubblica è in grado di proporre con¬ dizioni economiche a cui subordinare la concessione di mutui e che ri¬ guardano, p. es., la creazione di possibilità di lavoro, ordinazioni o van¬ taggi e agevolezze nel campo della politica commerciale. Questa ma¬ teria è dunque già disciplinata da una legge .e, .prima di emanare nuove prescrizioni, sarà bene vedere l'efficacia di quelle testé messe in vigore.

Mia gli autori dell'iniziativa intendono, a quanto pare, andare molto più in: là in questa via, formandosi circa la possibilità di valo¬ rizzare la forza finanziaria e il potere di consumo, delle idee non con¬ formi alla realtà. L'articolo costituzionale proposto permetterebbe alto Stato d'intervenire nel modo più esteso in questi due campi. Mentre le lettere g e h dell'iniziativa creerebbero la base materiale di quest'in¬ tervento, il num. 4, permettendo di derogare al principio della libertà di commercio e d'industria, diminuirebbe le difficoltà che potessero opporsi alle più estese combinazioni. Ricordiamo a questo proposito che da parte socialista è stata proposta
non solo la concentrazione e l'organizzazione, bensì addirittura la monopolizzazione delle importa¬ zioni, specialmente per ciò che concerne le merci introdotte in gran¬ dissime quantità. Gli autori di queste proposte non hanno dissimulato la loro intenzione di aprire nell'economia privata una breccia che pre¬ parerebbe la statizzazione di'tutta quanta l'economia. È facile imma¬ ginare i piani vasti e le esperienze pericolose che provocherebbe l'i¬ niziativa. Chi ne dubitasse ancora, legga, oltre al « Piano del Lavoro » un passo della domanda indirizzata, il 28 gennaio 1935, al Diparti¬ mento dell'economia pubblica^ dalla federazione svizzera delle associa¬ zioni d'impiegati, dov'è detto, tra l'altro, quanto segue:

191 « Finora, tutti gli sforzi por mantenere l'esportazione furono fatti, almeno da parte degl'interessati, ispirandosi soprattutto a' considerazioni .individualiste. Quest'opera di difesa assume quindi quell'attitudine negativa che crede di poter solo imporre sacrifici al resto dell'economia. Con ciò il problema dell'esportazione non viene risolto dal punto di vista dell'economia nazionale. Occorre creare un organismo nazionale d'esportazione che si serva meto¬ dicamente di tutti i mezzi idonei dòli a nostra economia e della nostra, finanza, per estendere i mostri smerci all'estero che sono andati ri ducendosi notevolmente, e in pari tempo impedire, per quanto possibile, che delle imprese svizzere si facciano concor¬ renza all'estero cercando reciprocamente di vincersi coi ribassi.

Una siffatta organizzazione - importerà necessariamente una certa, limitazione, della libertà di movimento dei singoli industriali; que¬ sto inconveniente sarà però più che compensato da risultati fa¬ vorevoli per la nostra economia nazionale che si otterrebbero con l'applicazióne di mezzi atti a mantenere e a promuovere le nostre esportazioni. iNon ignoriamo che simili idee incontrano una viva opposizione in certi ceti industriali. Ma le altre categorie profes¬ sionali e sociali non hanno forse il diritto d'indicare altre vie e mi¬ gliori di quelle che oggi sono loro proposte dall'industria d'e¬ sportazione e che condurrebbero a un ribasso generale del costo della vita i(e del livello d'esistenza) ? Tutto sommato, è l'insieme dell'economia che deve sopportare le conseguenze di cattivi con¬ sigli. È inammissibile che ci si ostini a, opporre delle concezioni economiche superate a una soluzione preferibile per la colletti¬ vità. Potrà essere penoso per molti rinunziare a queste concezioni e tradizioni economiche, ma per noi e per molti altri si tratta d'una cosa infinitamenete più preziosa; poter vivere conveniente¬ mente !

« Un siffatto organismo-d'esportazione, a cui si aprisse up così vasto campo d'azione ricliiederebbe anche una banca nazio¬ nale delle esportazioni, clie, non ci peritiamo di dirlo, dovrebbe essere dotata d'un quasi monopolio per il collocamento di capitali svizzeri all'estero. Sólo in tal modo si potrà mettere, più che nel passato, la forza finanziaria 'del paese val servizio delle nostre esportazioni. A
questo riguardo ricordiamo altre proposte fatte da uno dei nostri membri, il cons. naz. Schmid-tRuedin nella sua pubblicazione << Kann der schweizerische Export gefördert wer¬ den ? ». Altri Stati, e precisamente di quelli che sono i nostri prin¬ cipali concorrenti all'estero, ci hanno preceduti in questa via; tra essi figurano i paesi che finanziano le loro esportazioni con gl'in¬ teressi e gli ammortamenti di cui sono, ancora debitori verso altri popoli ».

108 Il memoriale della federazione delle società svizzere d'impiegati raccomanda dunque la creazione d'un organismo nazionale delle espor¬ tazioni che troverebbe in certo qual modo il suo coronamento in urna banca alla quale sarebbe affidato il monopolio delle esportazioni di ca¬ pitali. Finora anche gli uomini politici socialisti si erano limitati a proporre dei monopoli per l'importazione degli articoli di grande con¬ sumo, soluzioni che, quantunque non ci sembrino felici, potrebbero tuttavia essere in parte discusse. Ma, per .quanto ci consta, finora non era mai stata proposta la creazione d'un organismo nazionale che do¬ vesse provvedere all'esportazione delle merci più disparate, come: mac¬ chine, orologi, prodotti chimici e farmaceutici, tessili d'ogni genere, insomma tutti gli innumerevoli prodotti manifattura ti che la Svizzera fornisce all'estero. Il memoriale omette però di indicare le ragioni per cui ima siffatta organizzazione dell'esportazione lavorerebbe in condi¬ zioni più favorevoli e sarebbe in grado di sostenere la concorrenza me¬ glio che il singolo industriale, il quale tuttavia dedica alla propria azienda tutta la sua intelligenza e ogni sua attività ed; energia, mentre in un organismo che abbracciasse tutta l'esportazione i diversi produt¬ tori ed esportatori sarebbero ridotti a semplici numeri che si dovreb¬ bero, per quanto possibile, trattare e servire tutti in' modo uniforme. È vero che, alla fine si propone, come s'è detto, la creazione d'una « banca delle esportazioni » destinata ad agevolare lo spaccio dei nostri pro¬ dotti. Mìa è pure un grave erróre il credere che una siffatta istituzione otterrà per l'esportazione dei nostri capitali maggiori concessioni a fa¬ vore della nostra economia che quelle che possono essere fatte a sin¬ goli gruppi di banche; poiché, in tutti i casi di questo genere ciò che più conta è che l'operazione sia discussa personalmente e confiden¬ zialmente; se la discussione avvenisse in un grande organismo, l'affare non riuscirebbe. 'Gli autori della proposta mostrano poi anche di so¬ pravalutare quello,che possiamo domandare all'esportazione dei capi¬ tali, la quale, del resto, ha oggi perduto molto della sua importanza d'un tempo. Infine questa proposta dimentica che la libera circolazione dei capitali è condizione indispensabile perchè l'estero
ci lasci le somme affidateci e, a suo tempo, ce ne rimetta altre. Occorre poi ricordar© che la fondazione d'una banca delle esportazioni con carattere quasi monopolistico importerebbe di necessità che anche la Confederazione dovrebbe contribuire a fornire i mezzi e elio dovrebbe sopportare il rischio dell'esportazione del capitale. Ciò sarebbe tanto più pericoloso oggi che tale esportazione e in genere le operazioni all'estero implicano rischi sempre crescenti.

Si vede dùnque che gli autori dell'iniziativa mirano a soluzioni estreme .che potrebbero avere ..le più funeste conseguenze per il nostro paese e siamo grati alla suddetta federazione d'impiegati che abbia

103 messo in luce questo fatto col suo memoriale. Si tende non soltanto a monopolizzare le importazioni e ad. accentrare le esportazioni, bensì anche a monopolizzare l'esportazione dei capitali. Di qui alla socializ¬ zazione delle banche e di tutta l'economia finanziaria -- e, diciamolo francamente -- alla rovina della nostra economia inazionale, non c'è che un passo.

Il postulato della disciplina del mercato dei capitali non si esauri¬ sce naturalmente nell'utilizzazione del potere d'acquisto e della forza finanziaria del paese per promuovere l'esportazione. Esso rappresenta anche un problema economico d'ordine interno. Gli autori dell'inizia¬ tiva intendono regolare metodicamente il capitale in quanto fattore at¬ tivo. Evidentemente un siffatto regolamento potrebbe essere compiuto solo dallo Stato, e solo con provvedimenti federali. Tutte le banche e casse di risparmio finirebbero con ' l'essere messe al servizio dello Stato, la loro amministrazione sarebbe indubbiamente sottoposta al suo controllo e alla sua vigilanza. La soppressione del segreto delle, banche sarebbe la conseguenza logica dei progetti fantastici ohe pro¬ babilmente si stanno ventilando in certi circoli.

In caso d'accettazione dell'iniziativa, l'Assemblea federale potrebbe decretare definitivamente tutte queste misure. In virtù del num. 6 del¬ l'articolo costituzionale, essa sarebbe sovrana nelle sue decisioni nè si potrebbe opporle alcun referendum.

Noi dubitiamo fortemente che il popolo svizzero sia disposto a con¬ sentire alla possibilità di questi esperimenti le cui conseguenze sareb¬ bero infinitamente più pericolose di quelle che avrebbe avuto l'ado¬ zione del progetto relativo ai prelevamenti sulla sostanza. Siamo con¬ vinti che il buon senso del nostro popolo riserverà a queste proposte la sorte che 'meritano.

Numero 2, leti, i, dell'iniziativa.

Controllo dei cartelli e dei trust. , L'iniziativa domanda' un controllo sui cartelli e sui trust. I così detti cartelli o sindacati sono organizzazioni private costituite per re¬ golare i prezzi ed altre condizioni del mercato. Essi servono dunque -- almeno i cartelli dei. prezzi -- allo scopo a cui mirano gli autori' «dell'iniziativa quando chiedono una protezione dei prezzi. C'è però la differenza che mentre la formazione dei cartelli si propone la difesa di interessi economici privati, gli autori dell'iniziativa vorrebbero' rego¬ lati i prezzi e i salari per ragioni di economia pubblica.

104 Noi constatiamo che i cartelli sono molto diffusi in Isvizzera. Da noi ricorrono a questa forma di organizzazione non soltanto le imprese con grandi capitali, bensì anche un gran numero di associazioni d'arti¬ giani, e di commercianti. La nostra economia pubblica è superorganizzata, forse più di qualsiasi altra. Si direbbe dunque che 'il controllo generale e illimitato dei cartelli sia alquanto, in contraddizione con lo scopo stesso dell'iniziativa. La richiesta' dei suoi autori non può essere intesa se non in questo senso: incaricare le associazioni di controllare i prezzi e le altre condizioni del mercato, limitare i poteri di queste associazioni e disciplinare la loro attività. Noi non disconosciamo il buono di quest'idea. Abbiamo infatti l'impressione che nelle odierne condizioni di libertà assoluta, non limitata da prescrizioni statali, l'at¬ tività dei cartelli abbia provocato degli abusi che contribuiscono à stabilizzare il livello dei prezzi, quando non sono addirittura la causa .

di questa stabilizzazione. Ma, se si afferma che non bisogna toccare il livello d'esistenza, come giustificare un controllo dei cartelli ? Ogni cartello mira a tener alto il tenore di vita di un gruppo di produttori, e però torna a profitto dei proprietari di aziende e indirettamente anche degli operai e degl'impiegati del ramo costituito in cartello. O si vor¬ rebbe forse limitare il controllo a certe categorie di cartelli e sottrarre ad esso i cartelli ed organismi consimili che raggruppano i piccoli commercianti e i piccoli artigiani ? Dovrebbero allora essere assog¬ gettati al controllo solo i cartelli dei grandi capitalisti ? Secondo noi un siffatto controllo dovrebbe essere generale, cioè esercitarsi, a certe condizioni, su tutti i cartelli e organismi affini. Qualsiasi altro sistema condurrebbe all'arbitrio e all'ingiustizia e costituirebbe una grave mi¬ naccia al principio dell'eguaglianza di tutti di fronte alla legge. Ma se il controllo dei cartelli postulato nell'iniziativa deve ritenersi generale, una tale richiesta ci sembra inconciliabile con le altre disposizioni fon¬ damentali dell'iniziativa stessa. Essa dà l'impressione di un .corpo estraneo nell'insieme del programma.

. L'iniziativa prevede inoltre, il controllo dei trust. In Isvizzera ci sono ben pochi trust veri e propri; forse non ne
esistono neppure. Il fatto che la denominazione «trust» figura nel registro di commercio non prova ancora che ve ne siano in Isvizzera. Invece, molte succursali di trust esteri sono domiciliate da noi.',Se 'anche questi dovessero,.essere controllati, essi se ne andrebbero e l'iniziativa non avrebbe altro ri¬ sultato che di far perdere alla Svizzera dei capitali imponibili.

Se il controllo, come lo concepiscono gli autori dell'iniziativa, de¬ v'essere attuato, noi non possiamo immaginare tale attuazione se non nel senso che lo Stato abbia a fissare le pretese di.ciascuno dei gruppi organizzati in cartelli. E poiché lo Stato dvorebbe garantire in modo generale il livello dei prezzi e dei salari, esso si vedrebbe costretto a

195 organizzare anche i gruppi della produzione e del commercio non an¬ cora costituiti in cartelli e a creare sotto il pròprio controllo dei cartelli obbligatori, allo scopo d'impedire una diminuzione dei prezzi e dei salari. Stimiamo supèrfluo osservare che in tal modo si giunge¬ rebbe a una cristallizzazione di tutta la nostra. economia e all'imposi¬ zione di un sistema costrittivo, mentre invece un controllo ragione¬ vole dei cartelli dovrebbe attenuare e non rinforzare il regime a cui sono sottoposti. Ricordiamo a questo proposito i diversi memoriali che¬ le associazioni d'impiegati hanno indirizzati alle autorità federali, la mozione Grimm del 6 giugno 1924 sui prezzi dei prodotti farmaceutici, come pure le interpellanze Grimm, Briigger e Schmid - Zurigo sui car¬ telli, i trust e la formazione dei prezzi, interpellanze alle quali il .Capodel Dipartimento dell'economia pubblica ha1 risposto il 14 giugno 1927.

Per incarico del Dipartimento dell'economia pubblica la commis¬ sione dei prezzi lia fatto. un'inchiesta su una serie di cartelli. Questa inchiesta ha dimostrato che in parte, i cartelli, come esistono oggi,, esercitano un'influenza piuttosto sfavorevole sulla nostra economia, pubblica. Tuttavia è impossibile attaccare ir sistema da essi applicato, quando la nuova politica economica che vorrebbero instaurare gli au¬ tori dell'iniziativa assume come principio supremo l'intangibilità deliostato attuale dei prezzi e dei salari. Inoltre vi facciamo osservare che il nostro messaggio sul controllo dei prezzi si occupa della questione in discorso e contiene delle proposte sul modo in cui potrebbero essere sorvegliati, nell'interesse della1 nostra economia -nazionale, i prezzi fis¬ sati dai cartelli e dalle organizzazioni affini. Se quindi non respin¬ giamo l'idea di un controllo ragionevole sui cartelli, ciò non c'induce però ad1 accettare ir complesso dell'iniziativa. · Numero 3 dell'iniziativa ; La Confederazione può farsi coadiuvare dai Cantoni e dalle fe¬ derazioni economiche nell'esecuzione di tali compiti. , Secondo il testo di questa disposizione, la Confederazione « può »farsi coadiuvare dai Cantoni e dalle organizzazioni economiche nell'e¬ secuzione dei compiti menzionati nell'iniziativa popolare.

Questa. disposizione ha una grande importanza; essa non obbliga, la Confederazione «a
farsi coadiuvare dai Cantoni», ma glie ne.con¬ ferisce solo la facoltà. Ciò vaio anche per le organizzazioni economiche.

Se si trattasse d'un articolo della costituzione presentato in con¬ dizioni normali e che dovesse essere eseguito per la via legislativa ordi-v naria, la disposizione di cui al num., 3 sarebbe sufficiente e la sua accettazione potrebbe essere raccomandata, perchè il concorso dei

196 Cantoni non può essere reso obbligatorio in tutti i domini. Ma occorre aver presente ohe l'iniziativa di crisi è stata lanciata in un periodo d'agitazione e che, qualora fosse accettata, i suoi fautori non manche¬ rebbero di esercitare una forte pressione perchè le misure d'applica¬ zione rispondano il più possibile alle idee ch'essi propugnano. Ora, i Cantoni costituirebbero per più rispetti un ostacolo a siffatte misure.

Se è vero che i Cantoni intralciano spesso l'intervento dei poteri pub¬ blici federali, essi esercitano però sovente un'azione moderatrice anche in senso buono. Ci sarebbe allora certo il pericolo che, per l'esecuzione, dielle disposizioni contenute nell'iniziativa, si facesse a meno, in larga misura, del concorso dei Cantoni, mirando all'uniformità in tutto il paese. Ne vi sarebbe molto da sperare che le misure d'applicazione te¬ nessero conto sufficiente delle diverse regioni del paese, della città e della campagna, della montagna e della pianura. Potrebbe benissimo darsi, come abbiamo già detto, che i Cantoni fossero tenuti intiera¬ mente in disparte nella regolamentazione del servizio di collocamento e non avessero modo di pronunziarsi sulle disposizioni destinate a spie¬ gare che si debba intendere per condizioni d'esistenza sufficienti ». Si sarebbe tentati di stabilire da per tutto dei salari e dei prezzi il più possibile eguali, anche se le condizioni fossero diverse, e di applicare in modo uniforme per tutto il paese le diverse disposizioni dell'articolo costituzionale. Noi ci domandiamo se tali siano le intenzioni del po¬ polo svizzero. Quest'ultimo non mancherà certo di considerare la por¬ tata dell'iniziativa soprattutto da questo aspetto.

Num. 4 dell'iniziativa : La Confederazione può, in quanto l'esecuzione di tali misure lo richieda, scostarsi dal principio della libertà di commercio e d'industria.

Considerata isolatamente, una disposizione di questo genere sareb¬ be, secondo noi, giustificata. Già oggi la Confederazione non può più rispettare integralmente l'articolo 31 della Costituzione federale. Tut¬ tavia diverse ragioni c'inducono a mettere in guardia contro il tenore della disposizione prevista al num. 4 dell'iniziativa. Occorre anzi tutto osservare che la durata dell'applicazione dell'articolo costituzionale è limitata. Sarà estremamente difficile
ritornare 'al principio della libertà di commercio e d'industria dopo avervi derogato per un certo tempo. In fatti, dopo un periodo di cinque o dieci anni, non solo le prescrizioni legali si saranno adattate al nuovo stato di cose, ma vi si sarà abituati s a-poco a poco."

m In occasion© degli studi preparatori per l'inserzione d'un nuovo articolo economico nella Costituzione federale fu esaminato minuta¬ mente anche il problema della deroga al principio della libertà di com¬ mercio e d'industria. Si potè allora constatare che certi circoli non erano punto disposti a rinunziare con una revisione della costituzione ai . principio generale della libertà di commercio e d'industria. Si cercò quindi di conciliare le diverse correnti e si pensò di stabilire anzi tutto le condizioni che dovrebbero essere adempite per permettere una de¬ roga al principio suddetto. Si dichiarò, a ragione secondo noi, che que¬ sta deroga non potrebbe intervenire se non in via eccezionale e che sa¬ rebbe possibile solo quando lo esigessero assolutamente gl'interessi vi¬ tali della nostra economia nazionale o di certi rami di essa.

Il testo contenuto nell'iniziativa non1 contiene nessuna di queste garanzie contro una limitazione superflua e abusiva del principio con¬ sacrato nella costituzione. Adottata che fosse l'iniziativa, si sarebbe fortemente tentati di fare largo uso della possibilità di tale limita¬ zione. Una siffatta tendenza sarebbe agevolata dalla- circostanza che, giusta il num. 6 dell'iniziativa, l'Assemblea federale potrebbe emanare sovranamente le prescrizioni necessarie all'applicazione dell'articolo co¬ stituzionale, mentre normalmente, tali disposizioni possono essere in¬ trodotte solo per la via legislativa ordinaria. Si può presumere che i fautori dell'iniziativa, una volta entrato in vigore il nuovo articolo co¬ stituzionale, sosterrebbero ch'esso accorda all'Assemblea federale il po¬ tere illimitato di prendere tutte le misure necessarie all' applicazione dell'iniziativa. Non è probabile che il Parlamento s'imporrebbe allora speciali riserve. Anche quando1 non lo richiedessero gl'interessi vitali dell'economia o di alcuni de' suoi rami, si abbandonerebbe puramente e semplicemente il principio della libertà di commercio e d'industria per poter procedere «metodicamente».

- L'a difficoltà di trovare la via giusta in questo campo emergo da una richiesta indirizzata .al Consiglio federale il 20 ottobre 1934 dalle società cooperative. Con essa tutte le federazioni di cooperative agri¬ cole, tra cui le federazioni lattaie, .come pure l'unione delle società cooperative svizzere
di consumo, l'unione delle cooperative svizzere Cqpicordia, l'associazione svizzera per il miglioramento degli alloggi e la lega delle cooperatrici della Svizzera domandano d'essere messe al beneficio d'un trattamento speciale. Il memoriale di queste associazioni che è firmato da 567.138 partigiani del movimento cooperativo, for¬ mula le seguenti richieste : « I. La Confederazione favorisce il raggruppamento della popolazione in società cooperative che hanno per iscopo di migliorare e di rendei-© meno costose la produzione e la fornitura, ai consumatori,

d^8 di (merci di consumo e d'altri oggetti di prima necessità, l'assi¬ curazione delle cose e delle persone e l'ottenimento di credito. Si dovrà tener conto di questo principio quando si tratterà di svi¬ luppare le disposizioni legislative nel campo economico.

II. Quando le autorità limiteranno le importazioni, procederanno alla · ripartizione di contingenti, concliiuderanno affari di compensazio¬ ne o prenderanno misure analoghe, esse terranno conto anzi tutto della necessità, per le cooperative, di provvedere ai bisogni dèi loro membri e di utilizzare la loro produzione.

"III. In caso di prolungamento della durata di validità del decreto fe¬ derale del 14 ottobre-1933 che vieta l'apertura e l'ampliamento di grandi ibazar, di grandi case di vendita, di negozi a prezzo unico e di aziende con più filiali, occorrerà dichiarare espressamente che le società cooperative fondate sul principio della mutualità saranno escluse dall'applicazione di questo decreto.

IV. Se si emanassero decanti federali urgenti nell'intento di restrin¬ gere la libertà di commercio e d'industria o se la Costituzione fe¬ derale dovesse essere riveduta in questo senso; non ne dovrà es¬ sere pregiudicato il movimento cooperativo fondato sul principio della mutualità ».

Nell'istanza si dichiara ch'essa non ha il carattere d'una petizione, che il Consiglio federale e i Consigli legislativi debbano discutere nel suo complesso, ma che è . una ' manifestazione della volontà di una grande parte della popolazione di cui si spera che le autorità federali vorranno tener conto quando delibereranno su disegni di leggi, su de¬ creti federali o altre misure officiali relativi a materie menzionate nel¬ l'istanza stessa.

Non vogliamo qui pronunziarci su le rivendicazioni e.i desideri for¬ mulati in questa istanza; ci limiteremo a constatare ch'essa tende a ottenere 'un trattamento speciale per il movimento cooperativo. Essa esige espressamente, per l'azione cooperativa, il mantenimento della li¬ bertà illimitata di commercio e d'industria. Questa rivendicazione è in contradizione manifesta col principio enunciato nel num. 4 dell'inizia¬ tiva di crisi. Quest'ultima non solo non tiene nessun conto del deside¬ rio espresso dalle cooperative di fruire d'un trattamente speciale, ma dà indubbiamente la, possibilità di frenare, come meglio parrà,
lo svi¬ luppo delle cooperative. Ci limitiamo a questa constatazione e ci do¬ mandiamo se gl'innumerevoli firmatari dell'istanza potranno accettare una soluzione che è all'opposto dèi loro desideri. Stimiamo tanto più lecita una siffatta domanda, in quanto un gran numero di persone hanno certamente firmato e l'istanza e l'iniziativa di crisi.

199

E. L'iniziativa di crisi e le finanze federali.

1.

Effetti finanziari delle misure previste dagli autori dell'iniziativa.

Se le misure economiche domandate dall'iniziativa di orisi avreb¬ bero per se stesse delle conseguenze incalcolabili, altrettanto deve dirsi del lato finanziario di quest'iniziativa. Essa non indica nessuna cifra e del resto non ci consta che i suoi autori abbiano allestito un program¬ ma finanziario definitivo. Siamo quindi costretti, per giudicare della . portata finanziaria dell'iniziativa, a fondarci esclusivamente sul suo' testo. Già dal num. 1, giusta il quale la Confedereazione prenderà « lar¬ ghe » misure per combattere la crisi economica e le sue conseguenze, ri¬ sulta che si vuole un'opera di vaste proporzioni. Il secondo capoverso to¬ glie ogni dubbio in proposito, dichiarando che le misure hanno per iseopo di assicurare delle condizioni di esistenza sufficienti a tutti i cittadini v svizzeri.

Se cerchiamo di farci un'idea delle conseguenze finanziarie del progetto esaminando i singoli postulati del num. 2, troviamo anzitutto che gli autori dell' iniziativa esigono che la Confederazione combatta il ribasso generale dei salari e dei prezzi dei prodotti dell'agricoltura e del¬ l'artigianato. È chiaro che questa: disposizione concerne pure gli stipendi e salari dei funzionari, impiegati e operai della Confederazione, dei Can¬ toni e dei comuni, die devono dare il buon esempio mantenendo questi stipèndi e salari al loro livello attuale. È superfluo insistere qui sulle conseguenze che questa misura avrebbe per la Confederazione e soprat¬ tutto per le sue aziende in economia. Ma, come sappiamo per espe¬ rienza, .anche un' azione di sostegno dei prezzi importa gravi sacrifici finanziari. Ma appunto in questo campo l'iniziativa vuole che si faccia molto, di più che ora, specialmente per i prezzi dell'artigianato.

Secondo la Jett, b, la Confederazione dovrebbe vegliare a proteg¬ gere i salari e i prezzi in modo che ne resti assicurato un reddito suf¬ ficiente del lavorò. Dur essendo soprattutto di carattere economico, que¬ sta disposizione avrebbe anche grandi conseguenze finanziarie, perchè quando tutti gli altri mezzi risultassero inefficaci a sostenere i salari e i prezzi, si renderebbe alla fine necessario l'intervento della. Confede¬ razione. . ' In merito alla disposizione di cui .alla lett. c, che concernè la crea¬ zione di occasioni di lavoro, ci siamo già pronunciati nel nostro mes¬
saggio del 9 ottobre 1934. Dai dati ivi esposti si può rilevare quali in¬ genti sacrifici costi la creazione metodica di occasioni di lavoro. Eviden¬ temente gli autori dell'iniziativa vogliono che si faccia ancora di più di

200 quanto è previsto dal decreto federale dei 21 dicembre 1934. Come sa¬ pete, siamo sempre stati e siamo d'avviso che le considerazioni finan¬ ziarie impongono una certa cautela nel deliberare l'esecuzione di lavori straordinari per attenuare la disoccupazione. Abbiamo già ripetuta¬ mente osservato, e lo rileviamo ancora una volta, che nella nostra eco¬ nomia sono già investiti troppi capitali e che bisogna guardarsi dall'impegnarvi nuove somme che non produrrebbero interessi n,è potreb¬ bero essere ammortizzate. Il succitato messaggio contiene .anche la prova ohe il nostro paese ha già eseguito opere pubbliche importanti durante i decenni scorsi, che la correzione dei fiumi e dei torreinti è ·terminata, che sono state costruite strade alpine, che la rete ferroviària della Confederazione e delle imprese private è già fin troppo fitta e che la produzione delle centrali idroelettriche accusa un'eccedenza d'energia che non trova impiego. Perciò -- aggiungevamo nel nostro messaggio -- è difficile trovare dei lavori che abbiano veramente valore produt¬ tivo. Questo modo di vedere fu confermato intieramente dal parere JRothpletz-Grimm che mette anch'esso al primo piano le misure atte a promuovere l'esportazione. Il nostro messaggio suddetto dimostra inoltre che il servizio di lavoro è costoso e che i provvedimenti che mirano a combattere la disoccupazione creando artificialmente delle possibilità di lavoro impongono ai poteri pubblici delle spese rappresentanti un mul¬ tiplo di quelle cagionate dai sussidi di disoccupazione e dai soccorsi di crisi. ' È quindi da prevedere e da temere che, volendo assecondare le tendenze degli autori dell'iniziativa,. si dovrebbero spendere somme in¬ genti nella creazione metodica di occasioni di lavoro. E' assolutamente impossibile farsi un'idea esatta dell'entità di queste somme; ma è lecito supporre che l'accettazione dell'iniziativa sarebbe interpretata come ima vittoria dei partigiani d'un vasto programma di opere destinate solo a procurar lavoro. Se si considera che anche iper queste opere la parola d'ordine sarebbe indubbiamente di assicurare delle condizioni d'esi¬ stenza sufficienti e di rifiutare qualsiasi ribasso di mercede, si può im¬ maginare che le opere in discorso verrebbero a costare di più e ohe non si penserebbe punto a risparmiare il denaro dalla
Confederazione.

Per farsi poi un'idèa delle spese che richiederebbe l'attuazione dei postulati di cui alle lettere d ed e, secondo i quali la. Confederazioneprovvederebbe. a conservare capaci famiglie di contadini e di affittuari nelle rispettive tenute sgravando le aziende sovraccariche di debiti e fa¬ cilitando il servizio degl'interessi e a sgravare le aziendè di arti e me¬ stieri cadute in condizioni precarie senza propria colpa, basterà ricor¬ dare che il progetto della Lega dei contadini svizzeri, del gennaio 1935, prevede per lo sdebitamento degli agricoltori circa 1 miliardo. Basterà

201 / ^ questa somma? Nessuno può dirlo. Ciò dipende intieramente dalla flut-.

tuazione dei prèzzi di produzione e dei principi a cui s'ispirerebbe la opera di sdebitamento.

Abbiamo già esposto più sopra le misure prese finora per sdebitare gli agricoltori, specialmente mediante l'azione di soccorso svolta ' per mezzo delle casse agricole. Non ignoriamo che in questo campo si dovrebbe fare ancora di più, secondo le circostanze. Ma una siffatta azione deve pur avere dei limiti.

E' poi impossibile valutare le somme che esigerebbe un'opera ana¬ loga compiuta a favore dell'artigianato. Osserviamo però subito che non si potrebbe limitarsi a soccorrere l'artigianato vero e proprio. Biso¬ gnerebbe sgravare anche i piccoli commercianti e le imprese industriali, ' tanto più che il termine «arti e mestieri» figurante nella costituzione, (che traduce l'espressione « Gewerbe » del testo tedesco), comprende anche l'industria. ' · Infine,'l'ammontare della spesa che richiederebbe la concessione di un sufficiente sussidio di disoccupazione e soccorso di crisi prevista al¬ l'art. 1 dipende dall'interpretazione che fosse data, in seguito, alla di¬ sposizione costituzionale proposta. Questa disposizione domanda senza dubbio di astenersi da qualsiasi riduzione in questo campo, e che anzi, dato il caso, siano fissate delle aliquote più elevate. Noi riconosciamo vche i poteri pubblici devono, per quanto possibile, aiutare i disoccu¬ pati seriamente; è uno dei compiti sociali più elevati. Temiamo tuttavia che l'adozione dell'iniziativa avrebbe per effetto di cagionare un forte aumento delle spese, che nel 1933 furono di circa 36 milioni per la sola Confederazione.

Non cercheremo neppure di valutare in cifre le spese che importereb¬ bero le misure testò pâssate in rassegna, mancandoci gli elementi per un apprezzamento.1 In ogni caso le esperienze fatte in occasione delle discus¬ sioni parlamentari ci permettono inferire che le misure proposte dagli autori dell'iniziativa sarebbero applicate con molta larghezza e senza te¬ ner sufficientemente conto della situazione finanziaria dello Stato. li'iniziativa di crisi non s'ispira certo a criteri d'economia. I suoi autori cre¬ dono di poter imporre alla collettività degli oneri sempre più gravi, senza curarsi di una buona gestione finanziaria. Nel commentario alla iniziativa,
intitolato «Per il lavoro e il pane quotidiano», pubblicato per cura della comunità nazionale d'azione, è detto che si potrebbe eviden¬ temente attribuire delie proporzioni fantastiche alle somme necessarie all'esecuzione del programma. Si riconosce pure che la spesa da farsi dev'essere proporzionata alie forzo economiche e politiche del paese.

Ma se confrontiamo quest'affermazione con un passo del commentario Foglio federale, 1936.

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200 dov'è detto ohe «bisogna mettere in opera le riserve abbondanti di cui dispone ancora il popolo svizzero per stabilire un giusto equilibrio e -un'equa distribuzione dei pesi», nom si può fare a meno di provare una certa inquietudine circa l'interpretazione futura d'una siffatta disposi¬ zione e circa le conseguènze finanziarie.

Noi ci guardiamo da qualsiasi esagerazione e vogliamo pure cre¬ dere che una gran-parte degli autori dell'iniziativa intendano tenersi nei limiti del possibile. Non siamo però in grado di giudicare come sa¬ ranno stabiliti questi limiti e abbiamo la convinzione che l'adozione del¬ l'iniziativa susciterebbe un numero infinito di richieste alle quali i'Con¬ sigli legislativi, dopo un responso affermativo del popolo, non sapreb¬ bero opporre la resistenza necessaria. Comincerebbe una gara sfrenata fra tutti i ceti economici e professionali e non si può negare che la spesa complessiva si- esprimerebbe non più in milioni ma in miliardi.

Non solo il bilancio attuale non sarebbe alleggerito, ma un grande nu¬ mero di voci alle uscite subirebbe nuovi aumenti, senza contare le spese rese necessarie dall'attuazione di tutti i nuovi postulati. .Come valutare questo aumento annuale delle spese ? Mancano gli elementi per un paicolo definitivo, ma quanto sappiamo e le tendenze che già oggi si fanno sentire, ma soprattutto la. ferma intenzione di aiutare senza risparmio che si manifesta nell'iniziativa e che procede dall'idea che lo Stato sia onnipotente e disponga di risorse inesauribili inducono a stimare che si tratterebbe di centinaia di milioni: quanti, non siamo in grado di dire. ' Tutto considerato, si può affermare, senza voler dare un giudizio troppo severo, che l'accettazione dell'iniziativa importerebbe delle spese illimitate imponendo oneri inauditi alle finanze dello Stato.

· · 2. Come fronteggiare le spese richieste dall'attuazione del programma *· .

dell'iniziativa,?

1 · " * Mentre, per ciò che concerne le misure economiche, l'iniziativa di crisi è molto completa ed esplicita, specificando l'aiuto ch'essa promette per così dire a ognuno, sono d'una, laconicità straordinaria le disposi¬ zioni relative ai mezzi di procurarsi le somme necessarie. Ciò del resto, è comprensibile. iLe imposte non godono di popolarità/ Valutando l'o¬ nere che gl'iiìcombe, il cittadino si
rende conto che è impossibile aiu¬ tare tutti se ciascuno non dà il proprio contributo. Per ciò il testo del¬ l'iniziativa si limita a prevedere che per finanziare le misure di crisi la Confederazione metterà a disposizione le somme necessarie sotto forma di crediti suppletivi. Sempre secondo l'iniziativa, i fondi occorrenti sa¬ ranno procurati emettendo obbligazioni a premi, o prestiti ordinari o

203' attingendo alle entrate correnti. Così è stata introdotta nell'iniziativa una disposizione atta a non inquietare le grandi masse del popolo e a dissimulare loro le difficoltà del finanziamento. Nessuno -- si dirà al popolo -- è obbligato ad acquistare obbligazioni a premi --- ma coloro che desiderano sottoscriverne potranno ricavare un guadagno da questa operazione. Pur troppo, oggi, il finanziamento per mezzo di prestiti e l'aumento dei debiti dello Stato non. sono più considerati e respinti con la medesima prudenza di un tempo. Parlando, poi, di entrate correnti, si cerca di dare al cittadino l'impressione che queste entrate sgorghino veramente nelle casse dello Stato da una fonte inesauribile!

Esaminiamo più da vicino la questione del finanziamento.

È impossibile ricorrere alle « entrate correnti », non essendovene di disponibili. Il conto consuntivo della Confederazione pel 1934 accuserà senza dubbiò un disavanzo di circa 30 milioni di franchi nonostante là ·compressione delle spese e la creazione di nuove entrate mediante l'at¬ tuazione del così detto programma finanziario. Il preventivo pel 1935 prevede un disavanzo di 41,5 milioni, senza tener conto di tutta una se¬ rie di spese importanti che risulteranno necessarie durante l'anno. Le entrate correnti, dunque, non solo sono impegnate, ma non basteranno neanche a sopperire alle spese che la Confederazione deve fare anche se non è accettata l'iniziativa di crisi.

·E' estremamente difficile creare nuove entrate. L'onere delle im¬ poste e contribuzioni sopportato dal popolo svizzero, che prima della guerra si valutava à circa 268 milioni, è oggi di poco meno d'un mi¬ liardo. La Confederazione ha già introdotto una contribuzione di crisi, cioè un'imposta sul reddito e, in tenue misura, anche sulla sostanza. La imposizione, da parte dei comuni, dei Cantoni e della Confederazione, sul reddito e sul guadagno è molto considerevole. Eicordiamo inoltre la tassa sulle cedole. Volendo ricavare un provento ancora maggiore dalle contribuzioni gravanti la sostanza e il reddito, cosa che sembra molto problematica, non si potrebbe fare a meno di colpire le sostanze, e i redditi modesti, finora esonerati. Solo in questo modo sarebbe pos¬ sibile ottenere un aumento del gettito di queste entrate. E' del resto in¬ teressante constatare che i ceti che
più istantemente domandano l'aiuto dello Stato, propongono nuove imposte sui,consumi: i cereali dovreb¬ bero fornire 50 milioni, la benzina 40 milioni, l'olio da riscaldamento 16 milioni, lo zucchero circà 16 milioni. L'ultima di. queste imposizioni appare giustificata, semprecliè si mantenga entro certi limiti, ma anche essa graverebbe sul consumo. Una forte imposizione sui cereali, sulla benzina, sull'olio da riscaldamento e su altri generi di consumo farebbe aumentare il costo della vita proprio in un tempo in cui il numero dei disoccupati cresce e la Svizzera ha un interesse incontestabile a dimi¬ nuire il costo della produzione.

204 D'altra parte le imposte sui consumi che fosse possibile introdurre basterebbero appena a ristabilire l'equilibrio delle finanze federali. Che cosa succederebbe se fosse adottata l'iniziativa di crisi, con le enormi spese che importa ? Queste spese non avrebbero alcun genere di co¬ pertura. Dovrebbero essere tentate tutte le imposizioni', immaginabili, le quali alla fine paralizzerebbero la nostra vita economica e moltipli¬ cherebbero all'infinito le nostre difficoltà.

Bisogna assolutamente rendersi conto che oggi la nostra economia, è indebolita, che, salvo poche eccezioni, ogni ramo della produzione sente gli effetti della crisi, che tende ad aggravarsi. Molte delle nostre aziende industriali sono mantenute in attività lavorando con perdita.

Non sono ancora manifeste tutte le perdite che in realtà si sono già avute. Come potrebbe addossarsi nuovi oneri considerevoli un'economia già fortemente gravata, che lavora a troppo caro prezzo ? La presente situazione non può essere paragonata al tempo della guerra, che se¬ guiva a un periodo di prosperità economica. Anche durante la guerra gli affari commerciali nel nostro paese andarono abbastanza bene.

Allora e anche nel periodo postbellico l'imposta di guerra e quella sui profitti di guerra furono di regola pagate con le entrate correnti e la Confederazione e i iCantoni potevano contare sul gettito di queste im¬ poste per il servizio degl'interessi e por l'ammortamento dei prestiti di mobilitazione. Avremo occasione di parlare più avanti dell'aumento del debito federale. Per ora ci limitiamo a constatare che mettendo le mani sul capitale e sulla sostanza, come propongono gli autori dell'iniziativa, si condurrebbe in rovina la nostra economia già oggi gravemente ma¬ lata.

' Rimane il mezzo del prestito. In tempi straordinari è lecito ricor¬ rere in una certa misura ai prestiti, che .possono essere rimborsati in un'epoca che si può presumere migliore. Un prestito si giustifica, par¬ ticolarmente quando le somme da esso, fornite servono à creare valori .produttivi. Questa condizione, è ritenuta necessaria persino' negli am¬ bienti favorevoli all'iniziativa, i cui giornali sostengono il sistema dei prestiti con queste considerazioni: « Ciò (ossia il sistema dei prestiti) è soprattutto ammissibile quando i debiti vengono contratti per finanziare
l'esecuzione di lavori produttivi; quando,! debiti vecchi sono in parte ammortizzati e quando esistono riserve considerevoli. -- Ora, tutte e tre queste condizioni si verificano per la Svizzera.».

Stanno proprio così le cose ? Il rapporto Rothpletz-Grimm e il no¬ stro messaggio del 9 ottobre 1934 concernente la creazione di occasioni di lavoro dimostrano che è estremamente difficile eseguire lavori che abbiano un valore produttivo. Basti tener presente che il nostro appa,parato d'esportazione è già troppo grande e non trova più un impiego

205 disponibile e che nella nostra economia interna sono impegnati capitali troppo grandi di cui bisogna pagare gl'interessi e che dovrebbero essere ammortizzati, ma che non hanno alcun valore pratico per la nostra eco¬ nomia. Come trovare, in queste circostanze, nuove occasioni di colloca¬ mento ? Abbiamo già osservato che si è già. esagera to nella costruzione di abitazioni e che è da prevedere una reazione. Abbiamo ammortizzato una parte troppo modesta del nostro debito pubblico che, per la sola Confederazione, ammonta a un miliardo e settecento milioni di franchi.

Il debito delle Ferrovie federali si accresce ogni anno di un importo molto considerevole. Infine, non è punto vero che la nostra economia dispónga di grandi riserve. Coloro che vl'affermano s'illudono e disco¬ noscono intieramente la situazione economica. D'altra parte abbiamo già provato che mancano riserve fiscali e che la Confederazione, i Can¬ toni e i comuni hanno già ricorso a tutte le imposte immaginabili. Le riserve economiche sono in grandissima parte esaurite. Il capitale si riduce, i depositi a risparmio e gli altri depositi di fondi, come pure le obbligazioni di cassa delle nostre banche vanno diminuendo ; si sono avute grandi perdite e c'è da attendersene altre. Tutte le categorie professionali si trovano in una situazione difficile, talora tragica.

Per queste ragioni, la Confederazione dev'essere molto riservata nell'emissione di prestiti; lo richiede il suo credito, e d'altra, parte non bisogna ostacolare il ribasso del saggio dell'interesse, che nella presente , situazione è desiderabile per tutti e contribuirebbe a supe¬ rare diverse difficoltà. Del resto, i debiti della Confederazione (com¬ prese le Ferrovie, federali), dei Cantoni e dei comuni aumenteranno an¬ che se i provvedimenti per combattere la crisi saranno mantenuti nei limiti attuali. Nel 1933, i disavanzi dei conti afnministrativi dei nostri enti di diritto pubblico amjmontarono a circa 210 milioni di franchi complessivamente. In questa ingente somma saranno comprese anche alcune quote d'ammortamento, ma d'altra parte bisogna tener pre¬ sente clie diversi Cantoni e comuni non fanno figurare nei conti am¬ ministrativi tutte le spese straordinarie. I preventivi della Confede¬ razione, delle Strade ferrate · federali, dei Cantoni e dei comuni accu¬ savano
per il 1934 un.disavanzo complessivo di più di 210 milioni di franchi. È chiaro che per procurarsi queste somme occorrerà far de¬ biti presso banche e sul mercato dei capitali. Per quanto la maggior parte delle nostre collettività pubbliche cerchino, ricorrendo a nuovi cespiti d'entrate e imponendosi maggiori economie, di ristabilire lo equilibrio delle loro finanze continuamente rotto dalla crisi persistente; esse non vi riescono sempre senzai contrarre nuovi debiti.

Lo specchietto seguente mostra in che misura- i prestiti emessi dagli enti pubblici mettono a contribuzione il mercato svizzero dei capitali.

206 Nell'esaminare questa tabella sarà bene tener presente che il 1929 è stato un anno di prosperità : Nuovi apporti di capitali forniti da obbligazioni e da azioni offerte alla pubblica sottoscrizione.

Prestiti di enti pubblici . .

Prestiti privati
". . . .
Prestiti esteri . .......

Emissioni di azioni svizzere Totale dei prestiti e delle azioni ·.

1929 ' 1933 1934 . in milioni di franchi 35 168 314 213 108 . 114 110 --1 5 508 6 8 866

-

281

441

Da questo prospetto si rileva che nelle buone annate i poteri pub¬ blici si sono rivolti in debole misura al mercato del capitale. Nell'anno di crisi 1933 essi vi hanno ricorso per la somma di 168 milioni, e nel 1934 per 314 milioni di franchi. Se'l'iniziativa di crisi fosse accettata, il mercato del capitale sarebbe messo negli anni prossimi a una rude prova di resistenza.

Per poter collocare dei prestiti, bisogna ricorrere ai risparmi cor¬ renti della popolazione. La sostanza e il lavoro devono dare un reddito sufficiente e costante, che permetta di mettere da parte dei risparmi.

Nel popolo è purtroppo diffusa la fallace opinione che in Isvizzera non manchi il denaro e chç basti cercarlo dov'è. Ogni volta che la sotto¬ scrizione d'un prestito si chiude con risultati favorevoli, si dice che la Svizzera nuota nell'oro e che è ancora molto ricca. È un'illusione. Ogni crisi "economica libera dei capitali d'esercizio diesi accumulano nelle ban¬ che cercando un impiego a breve scadenza. Essi non sono però risparmi correnti. Sotto la pressione dell'offerta cedono i saggi dell'interesse sul mercato del denaro e questa pressione si propaga a poco a poco anche al mercato del capitale. Se però la richiesta di capitale fosse così forte come negli anni prosperi, il rapido salire dell'interesse dei prestiti rive¬ lerebbe l'impressionante diminuzione del risparmio corrente, il quale,, secondo quanto risulta dalle osservazioni fatte/non rappresenta più che un quarto di Quello che era in tempi normali. Dal 'prospetto di cui sopra risulta che il risparmio corrente è presentemente assorbito, almeno in buona parte, dai bisogni degli enti pubblici e dall'industria edilizia.

Ogni aumento . dei prestiti della Confederazione, delle Strade ferrate federali, dei Cantoni e dei comuni dovrebbe necessariamente finiie per arrestare la riduzione del saggio dell'interesse, Non senza ragione il 1934-

207 è caratterizzato da una stabilizzazione del saggio dell'interesse. Se si ricorresse in misura ancora più larga ai prestiti -- ciò avverrebbe im¬ mancabilmente in caso d'accettazione dell'iniziativa -- tutti i saggi di interesse salirebbero. / Ma un rincaro del credito ipotecario paralizze¬ rebbe l'attività edilizia, farebbe aumentare la disoccupazione e impedi¬ rebbe una diminuzione delle pigioni. L'agricoltura oberata, che trova insufficiente la riduzione verificatasi finora negl' interessi, sarebbe ama¬ ramente delusa nelle sue aspettative. Le comunità pubbliche, costrette a far debiti per finanziare l'assistenza e 1' assicurazione dei disoccupati otterrebbero il denaro solo a condizioni più onerose, qualche Cantone e parecchi comuni si troverebbero addirittura nell'impossibilità di otte¬ nere credito.

Ma il saggio dell'interesse sarebbe minacciato anche da un altro pe¬ ricolo. Un crescente indebitamento della Confederazione servirebbe subito di pretesto all'estero, dove si seguono con sospetto gli sviluppi della crisi in Isvizzera, por fare del nostro franco un oggetto di speculazione al ribasso. In tutti i paesi, dopo le cattive esperienze della guerra, del dopoguerra e parti col a(rmente di questi ultimi anni, si è diventati molto diffidenti e si attribuisce ad ogni Stato l'intenzione di ricorrere al deprezzamento della moneta o all' inflazione, quando le altre misure per " combattere la crisi non sortissero il risultato desiderato. Oggi oc¬ corre quindi essere vigili più che mai, evitando tutto ciò che potrebbe suscitare la diffidenza cosi all'estero come in Isvizzera. Il venir meno della fiducia nel franco svizzero provocherebbe forti ritiri di denaro, dei ritiri di depositi stranieri e il tesoreggiamento dell'oro. Questa si¬ tuazione farebbe rinserrare il mercato dei capitali, producendo un rialzo del saggio dell'interesse, non certo destinato a giovare ai debi¬ tori mostrali.

- Infine, l'opportunità, o meno che la Confederazione emetta obbli¬ gazioni a premi è una questione d'importanza secondaria. Non vogliamo pronunziarci definitivamente e tanto meno in senso negativo su questa faccenda. Anche qui ciò che importa è la misura e il modo in cui avver¬ rebbe remissione. Occorre però dire che dal sistema dei prestiti a premi non c'è da attendersi un notevole sgravio per ciò eile concerne
gl'inte¬ ressi da pagare sulle somme che si potranno raccogliere in questo modo.

Tuttavia osserviamo che la Confederazione ha sempre avuto la compe¬ tenza di emettere obbligazioni a premi, facoltà che è poi stata espressa¬ mente sancita con la legge federale dell'S giugno 1923 concernente le lotterie e le scommesse professionali. Solo per ragioni etiche e tecniche non si è ancora fatto usò di questa facoltà.

208 L'obbligazione a premi rappresenta una forma del. debito. pubblico consolidato; essa ha carattere di lotteria, in quanto l'importo dell'inte¬ resse viene adoperato intieramente o in parte per pagare dei premi.

Questi costituiscono un'attrattiva particolare pen il pubblico, in modo che lo Stato può procurarsi il denaro di cui ha bisogno a condizioni più favorevoli ohe non. contraendo un prestito nel modo normale. La storia finanziaria dell'estero c'insegna che gli Stati sogliono ricorrere ai pre¬ stiti a premio soprattutto nei tempi in cui il credito dello Stato è scosso, quando la situazione politica è turbata o le finanze pubbliche si trovano nel disagio. Non c'è dunque da meravigliarsi, essendo la ripetizione di un fenomeno noto, se in questi ultimi anni sono ritornati in voga i pre¬ stiti a premi, specialmente quelli ohe hanno uno scopo particolare.

Con la lotteria di Stato si approfitta della passione umana del giuoco, per procurare al fisco un'entrata. Col prestito a'premi lo Stato sfrutta questa passione per soddisfare al proprio fabbisogno di capitali. ' Il rimprovero più grave che si può fare alla lotteria, di eccitare, cioè, la passione del giuoco, vale anche contro il prestito a premi, quantun¬ que quest'ultimo soglia essere giudicato ' meno severamente.

Del resto non crediamo che con questo mezzo la Confederazione riuscirebbe a procurarsi notevoli risorse. Dalle osservazioni concordi dei tecnici, risulta che tra i titoli posseduti dalle persone abbienti in Isvizzera rarissime volte si trovano oibbligazioni a . premi. Esse godono scarso favore in questi ceti. Quando, prima della legge federale sulle lotterie, era in voga la vendita ambulante dei valori a premi, fu con¬ statato ch'era soprattutto la gente d'umile condizione, inesperta' di cose finanziarie, che comperava siffatti valori. Ad ogni modo è certo che le possibilità di collocamento di prestiti a premi della Confederazione sa¬ rebbero molto limitate sul (mercato finanziario, svizzero.

Riassumendo, si può dire che i mezzi di finanziamento previsti al num. 5 dell'iniziativa sono insufficienti e che non si potrebbero aspet¬ tare dèi risultati efficaci dall'emissione di obbligazioni a premi da parte della Confederazione.

Da tutto quanto siamo venuti esponendo risulta ohe, secondo noi, mancano i mezzi per applicare le misure
previste dall'iniziativa di crisi.

Un popolo non può inserire, come meglio gli pare, nella propria Costi¬ tuzione delle rivendicazioni e dei principi d'ordine economico e finan¬ ziario. Sopra le leggi scritte che reggono lo Stato stanno le ferree leggi dell'economia la cui potenza non può essere infranta da nessuno. Il po¬ polo che si dà una legislazione remota dal ragionevole e dal possibile si prepara delle delusioni e sarà poii costretto'a rendersi conto che non si può lottare" contro le leggi imposte inesorabilmente dai fenomeni economici.

309 F. Consiàerazioni finali.

Da quanto precede risulta che ci troviamo di fronte a un pro¬ getto di portata. fondamentale, la cui adozione avrebbe una profonda ripercussione sulla nostra politica economica e indirizzerebbe per nuove vie la nostra vita pubblica. Non si tratterebbe già, come potreb¬ bero credere alcuni, di mantenere e di sviluppare le misure da noi prese finora. La tendenza e il contenuto del nuovo articolo costituzionale dif¬ feriscono fondamentalmente da quello ohe si è fatto finora.

La Confederazione ha messo in opera tutti i mezzi per salvare la nostra economia nazionale minacciata nella sua esistenza dalla paralisi delle esportazioni, dal considerevole regresso del turismo e dall'af¬ flusso dei prodotti a buon mercato provenienti dall' estero. Essa ha fatto oggetto particolare delle sue curo proprio quei ceti che la do¬ manda d'iniziativa vorrebbe proteggere. Nella rete di tutti i nostri prov¬ vedimenti si manifesta come un filo conduttore la volontà di aiutare chi è economicamente più debole: il salariato, l'agricoltore, il piccolo com¬ merciante e l'artigiano. ' .

Nel preambolo d'un memoriale indirizzato al Consiglio federale il 35 febbraio 1935, un «comitato d'azione per combattere la crisi econo¬ mica» afferma die il solo rimedio applicato finora per superare la crisi sarebbe consistito nel « ridurre le mercedi, diminuire i prezzi e abbas¬ sare il tenore di vita di tutte le categorie professionali». Questa asser¬ zione costituisce un grossolano svisamento dei fatti, soprattutto di fronte allo stato attuale dei prezzi e dei salari. Gli autori del memoriale dimen¬ ticano che le restrizioni poste all'entrata dei lavoratori esteri, l'assicu¬ razione dei disoccupati è le misure di politica economica hanno contri¬ buito grandemente a sostenere gli stipendi e i salari. Senza contare le spese per le opere atte a combattere la disoccupazione e per il servizio di lavoro, abbiamo pagato in questi ultimi anni ai disoccupati delle diarie la cui somma totale annua s'aggirava, in media, tra i 70 e gli 80 milioni di franchi. Per il solo triennio 1932-1934 i sussidi di disoccu¬ pazione sono ammontati complessivamente a <230 milioni di franchi.

Queste somme ingeriti furono fomite in gran parte dalla Confedera¬ zione, dai .Cantoni e dai comuni. A quanto pare, si dimentica, inoltre, che
molte delle nostre misure prese a favore delle aziende industriali servono indirettamente ad alleviare la sorte di migliaia di lavoratori.

In quanto all'agricoltura, essa riceve presentemente circa 100 milioni l'anno, sovvenzioni che, combinate cori le estese misure econòmiche da noi prese, servono principalmente a sostenere i prezzi, clic alla loro volta determinano i salari e il livello d'esistenza dei piccoli contadini e dei lavoranti agricoli.

210 In realtà, dunque, le misure della Confederazione hanno avuto l'ef¬ fetto di rallentare e di moderare fortemente la discesa dei prezzi e del salari, che in nessun paese sonò così elevati come in Isvizzera.

Mìa noi abbiamo sempre affermato -- crediamo, con ragione -- che nessuno Stato e tanto meno un paese piccolo come la Svizzera può sot¬ trarre il proprio territorio alle ripercussioni dei grandi avvenimenti economici e preservare la propria popolazione dalle conseguenze della crisi. Tutto ciò che lo Stato può fare -- dicevamo -- è di aiutare tem¬ poraneamente, agevolare l'adattamento, distribuire gli oneri, praticare la solidarietà e servirsi dei mezzi che sono a disposizione della colletti¬ vità per preservare dal peggio le vittime della crisi. Abbiamo inoltre sempre rilevato che possiamo bensì riservare all'attività nazionale certi campi ohe prima erano in buona parte lasciati all'estero, ma non ab¬ biamo mai cessato di ripetere che ih nostro paese, costretto com'è a im¬ portare materie prime e viveri, non può fare a meno dell'esportazione i cui apporti sono necessari jJer equilibrare la nostra bilancia commer¬ ciale e quella dèi pagamenti e. per procurare lavoro a una gran parte della nostra popolazione.

Non intendiamo punto rinunziare a questa politica di solidarietà e abbandonare a se stessa la nostra economia; ma è venuta l'ora, dato il persistere della crisi, di distinguere tra il. possibile e l'impossibile e dì rendersi conto che, come abbiamo già dichiarato molte volte, la Sviz¬ zera deve adattare la sua vita economica a quella dèi mondo e avvici¬ narsi alle condizioni di produzione dei paesi ai quali 6 affine per ci¬ viltà e progresso. Noi abbiamo l'obbligo di dire la verità al popolo e non ci è lecito nascondergli che il nostro paese non potrebbe alla lunga restare in una via. assolutamente diversa da quella che seguono altri Stati coi quali siamo costretti a coltivare relazioni economiche. Ben più che del nostro volere si tratta qui dell'ineluttabile necessità. La situa¬ zione particolare in cui si trova la Svizzera diventa sempre meno so¬ stenibile; dobbiamo dunque agire assennatamente, prima che non sia troppo tardi, per renderè possibile un adattamento graduale, in modo da evitare che quest'ultimo si compia, contro la nostra volontà, brusca¬ mente e con violenza, con grave
danno deh popolo intiero.

I partigiani dell'iniziativa di crisi sopravalutano la forza dello Sta¬ to e ritengono, che la posizione economica della Svizzera sia salda e che si possa facilmente difendere purché si voglia. Essi vogliono ad ogni costo tener alti i prezzi e i salari credendo così di conservare un potere di consumo che ci consenta di vivere come ci piace, senza tener conto del livello d'esistenza all'estero. iPer raggiungere questo scopo essi sono disposti a incatenare l'economia privata, ad assoggettarla intieramente alla coercizione dello Stato e- a toglierle così la sua forza vitale Essi

211 dimenticano che la ragione principale della nostra debolezza sta nello stato delle nostre relazioni economiche con l'estero, nell'enorme diminu¬ zione delle nostre esportazioni, circostanze che causano la disoccupazio¬ ne e ingenti perdite nelle aziende direttamente colpite e, per riflesso, nella nostra economia generale, e che minacciano la loro stessa esi¬ stenza.

Nel suo memoriale del 25 febbraio 1935, il « comitato d'azione per , la lotta contro la crisi economica » cerca di tranquillizzare gli animi av¬ vertendo che il regresso delle nostre esportazioni è parallelo alla con¬ trazione del commercio estero mondiale o che è persino inferiore a quello delle esportazioni d'altri paesi. Quest'osservazione disconosce due fatti estremamente importanti. Il primo è che per un paese come la Svizzera la cui vita economica dipende in grado così elevato dalle esportazioni, una diminuzione proporzionalmente eguale a quella degli altri paesi lia delle conseguenze infinitamente più gravi che per i paesi la cui economia generale ha bisogno in misura molto minore dei pro¬ venti dell'esportazione. Il secóndo dei fatti disconosciuti dagli autóri del memoriale è che per valutare lo stato delle esportazioni dei diversi paesi non basta confrontare solo il valore-oro delle esportazioni stesse.

Infatti, in un paese con valuta deprezzata, il potere d'acquisto della quale non sia diminuito all'interno nella stessa misura che all'estero, il valore reale dei redditi e dei salari provenienti dalle sue esporta¬ zioni si determinerà non già in base all'importo in oro di queste ultime bensì in base al loro valore in moneta nazionale. Il confronto istituito su questa base mostra che la Svizzera si trova in una situazione sensi¬ bilmente più sfavorevole clic non altri paesi esportatori : Diminuzione delle esportazioni dal 1929 al 1933calcolata la base al potere d'acquisto In oro della moneta nazionale (Indicando cou ~ · , " . 109 il potere d'acquisto nel 1929) Media stabilita per 12 paesi importanti .....

-- 65,3 \% -- 49 \% Svizzera .....

--64 % --56% L'iniziativa di crisi -- è una semplice constatazione che facciamo -- non propone nulla di concreto per migliorare lo stato delle nostre esportazioni ed è quindi incapace di sopprimere la causa principale del marasma economico di cui soffre il nostro paese. I suoi autori trascu') Svizzera, Germania, Grafi Bretagna, Austria, Cecoslovacchia, Francia, Italia, Belgio, Giappone, Svezia, Stati Uniti d'America e Olanda.

2)12 rano questo fatto innegabile per illudersi con piani temerari, in parte vaghi. Essi imputano il disagio economico all'economia privata e s'im¬ maginano ohe un'economia diretta dallo Stato avrebbe proceduto molto più accòrtamente, che avrebbe previsto gli eventi e in avvenire farebbe le cose molto meglio.

: .Gli autori dell'iniziativa pretendono,. armati di disposizioni costitu¬ zionali, impegnare la lotta contro la crisi economica mondiale e non si, rendono pienamente conto che lo Stato, non che esercitare un'influenza oltre le frontiere, non riesce neppure. ad agire in modo intieramente efficace sull'economia interna. Inoltre, secondo noi, essi non conside¬ rano abbastanza oh© anche il nostro potere di consumo diminuisce autp, maticamente, che le importazioni scemano e che quindi nei nostri nego¬ ziati con l'estero non possiamo più farci così forti del nostro potere di acquisto e di consumo e, particolarmente, che i paesi dai quali dob¬ biamo far venire le merci di cui abbiamo bisogno non possono sempre accettare prodotti nostri in misura corrispondente.

Così, gli autori dell'iniziativa, certo animati dalle migliori inten¬ zioni, ma disconoscendo la realtà, giungono a farsi essi stessi delle illu¬ sioni e a fare delle proposte che, se venissero attuate, avrebbero, come abbiamo dimostrato, le più gravi ripercussioni sulla vita economica del nostro paese.

In quanto al lato economico della questione, abbiamo pure dimo¬ strato che l'applicazione dell'articolo costituzionale proposto richiede¬ rebbe ingenti sacrifici. Nel memoriale succitato si afferma che l'inizia¬ tiva non imporrebbe al popolo svizzero nuovi oneri tributari ! Si racco¬ manda un solo espediente: semplicemente contrarre debiti, come si è.

fatto durante la guerra. Se allora ci si trovò nell'amara necessità di far fronte alle spese coi prestiti, un siffatto modo di procedere sarebbe condannabile oggi, in un periodo di depressione e di trasformazione economica di cui non si può prevedere la durata; esso compromette¬ rebbe l'avvenire del nostro paese e addosserebbe alle generazioni future un onere d'incalcolabile gravità senza rimediare alla causa del male.

Non bisogna poi dimenticare che la Confederazione, al principio della guerra, aveva, prescindendo dalle Strade ferrate federali, solo 150 mi¬ lioni di franchi di debiti. Oggi
il suo debito ascende a 1700 milioni. Ma in pari tempo anche i debiti delle Strade ferrate federali sono saliti da 1,6 (nel 1918) a circa 3 miliardi di franchi. Nel 1913 il popolo svizzero pagava in imposte e contribuzioni alla Confederazione, ai Cantoni e ai Comuni, la somma complessiva di 268 milioni di franchi, oggi l'onere fjscale ch'esso sopporta è salito, come abbiamo detto, a 1 miliardo in cifra tonda. Stando casi le cose, sarebbe difficile, per non dire impos¬ sibile, procurarsi per mezzo di prestiti i mezzi, necessari per combat-

213 tere la crisi nel modo previsto dall'iniziativa. Venendo meno la fiducia, il ricorso ai prestiti farebbe salire il saggio dell'interesse e scuoterebbe il credito dello Stato. In quanto confessa che il solo mezzo serio di pro¬ curarsi il denaro necessario consiste nell'emettere prestiti, cioè nel gra¬ vare le generazioni future, il comitato d'azione per la lotta contro la crisi economica condanna l'iniziativa di crisi nel modo più severo che si possa immaginare.

Noi rinunciamo a opporre un controprogètto all'articolo costituzio¬ nale proposto dagli, autori dell'iniziativa, che respingiamo recisamente come contraria alla nostra concezione della vita e costituente un grave pericolo per il nostro Stato. Un controprogetto avrebbe un senso, se potesse servire a raggiungere un'intesa. Ma questa ci sembra impossi¬ bile. Occorre condurre la lotta sino alla fine. Non si dimentichi però, da una parte e dall'altra, che siamo legati al medesimo destino e che la forza delle cose finirà coll'imporci una conciliazione, perchè la Sviz¬ zera si trova in una situazione estremamente seria dalla quale non può uscire se,non con un: accordo.

Pur non volendo opporre all'iniziativa un controprogetto sotto for¬ ma di un articolo costituzionale, abbiamo anche noi -- come abbiamo detto più volte -- un programma per combattere la crisi nell'ordine economico e sociale,.programma, che è in via di piena attuazione e che continueremo a svolgere nella misura in cui lo permetteranno le risorse finanziarie della Confederazione. Esso si fonda sulle misure esposte nel capitolo B. Nell'allestirlo ci siamo ispirati unicamente agli interessi del paese e ci preme dichiarare che non abbiamo fatto nostro nessuno dei programmi privati, anche quando emanano da gruppi avversi all'inizia¬ tiva di crisi. Ricordiamo ancora una volta i punti principali del nostro programma: 1. Con la nostra politica commerciale di fronte all'estero cercheremo di proteggere, per quanto possibile, il mercato interno e di procu¬ rare sbocchi alle nostre esportazioni.

2. Continueremo a promuovere le esportazioni con l'assistenza pro¬ duttiva ai disoccupati e con la garanzia statale contro i rischi e, se necessario, proporremo all'Assemblea federale di aumentare i crediti relativi. .

3. Proseguiremo nelle azioni di sostegno dei prezzi del latte e del be¬ stiame;
manterremo e svilupperemo nei limiti del possibile le altre misure di soccorso a favore dell'agricoltura.

4. Continueremo l'opera di soccorso a favore dell'industria degli al¬ berghi e faremo tutto il nòstro possibile per dare incremento al turismo.

214 5. Non lasceremo mancare il nostro concorso alle misure necessarie per risanare tanto l'industria dei ricami e l'orologeria, quanto l'in¬ dustria delle calzature che da un certo tempo lotta, in condizioni difficili, pei1 la sua esistenza e neppure negheremo il nostro aiuto morale e materiale ad altre industrie, importanti che venissero a trovarsi in condizioni critiche.
6. Daremo aiuto e protezione alle piccole aziende dell'artigianato e
dèi commercio, concedendo dei crediti in applicazione del decreto federale sui mezzi per combattere la crisi. Se gl'interessati lo do¬ mandano, proporremo all'Assemblea federale di prorogare, modifi¬ candoli, se ne è il caso, i decreti federali sul divieto di aprire grandi bazar ecc. e sulla protezione del mestiere del calzolaio. Se " sarà necessario e possibile estendere quest'aiuto e questa prote¬ zione anche ad altri rami dell'artigianato e del commercio, vi da¬ remo mano e faremo ai Consigli legislativi le proposte necessarie.

7. Continueremo ad aiutare i disoccupati con l'assicurazione e i soc¬ corsi di crisi.

8. In esecuzione del programma esposto nel nostro messaggio su la lotta contro la crisi e la creazione di occasioni di lavoro, sussidieremo i lavori di disoccupazione opportuni. L'allargamento delle strade alpine costituisce un eccellente complemento di questo pro¬ gramma.

9. Sviluppando il servizio di collocamento, favorendo il perfeziona¬ mento professionale dei disoccupati e il loro passaggio ad altri rami d'attività, distribuendo convenientemente le possibilità di la¬ voro, cercheremo anche in avvenire di trarre da queste il miglior partito.

Abbiamo inoltre intenzione di sottoporre ai Consigli legislativi un progetto in cui proporremo di fissare a .15 anni compiuti l'età in cui gli adolescenti potranno essere ammessi a esercitare un'at¬ tività professionale. Creeremo pure la base che darà al Consiglio federale, d'accordo con le assdciazioni interessate dei padroni e dei lavoratori, la facoltà di ridurre a meno di 48 ore. la durata del lavoro nei rami in cui questa misura permettesse di occupare un numero maggiore d'operai e d'impiegati, senza ledere gli interessi della produzione.

30. Favoriremo l'introduzione di nuove industrie e tenderemo a stabi¬ lire tra gli organismi cantonali e comunali istituiti con questo, scopo una cooperazione'utile agl'interessi economici del paese.

11. Svilupperemo il servizio di lavoro per i giovani disoccupati e prov¬ vederemo a perfezionare le loro cognizioni professionali organiz- zando dei corsi; cercheremo inoltre di farli, passare a quelle pro¬ fessioni dove c'è ancora scarsità di mano d'opèra.

215 l'I. Vi sottoporremo quanto prima un messaggio, accompagnato da un disegno di decreto federale che tende ad estendere le competenze del servizio di controllo dei prezzi e della commissione per lo stu¬ dio dei prezzi. Questo decreto servirà a impedire che, col favore delle limitazioni d'importazione o di accordi simili a quelli che reggono i cartelli, si stabilizzino dei prezzi ingiustificati.

V Così prima come dopo il rigetto dell'iniziativa di crisi, il Consiglio federale proseguirà nell'attuazione del programma già indicato. Ma na-turalmente esso dovrà agire entro i limiti dei mezzi disponibili e insi¬ stere perchè sia ristabilito l'equilibrio finanziario. Esso ripudia espressa¬ mente una politica malsana e avventurosa. ìEsso insorge energicamente contro l'idea di ricorrere puramente e semplicemente a prestiti per fronteggiare le spese che cagionerebbe l'iniziativa di crisi, prestiti che graverebbero sull'avvenire del nostro paese e comprometterebbero la sorte economica delle generazioni future.

Noi non pretendiamo che il nostro programma sia una panacea; la sua attuazione e il suo èsito non dipendono da noi, ma da avveni¬ menti sul cui decorso non abbiamo la benché minima influenza. Tutta¬ via crediamo di poter dire, fondandoci sulle nostre esperienze, che noi ci terremo nei limiti del possibile e che, ove non intervengano circo¬ stanze impreviste, potremo attuare il nostro programma.

L'iniziativa di crisi persegue disegni chimerici e vaghi e fa pro¬ messe che non potrà mantenere. Senza curarsi di ciò che succede in¬ torno a noi, nò della situazione dei paesi alla cui sorte è strettamente legata la nostra, i suoi, partigiani vorrebbero che la Svizzera vivesse isolatamente, progetto che contiene tanto più contraddizioni in quanto parte dei suoi fautori sono internazionalisti. L'iniziativa di crisi vuole imporre allo Stato l'attuazione di progetti utopistici, senza domandarsi d'onde si potranno attingere i mezzi; vuol garantire salari e prezzi di¬ menticando che questi dipendono unicamente da condizioni di produ¬ zione e di smercio sulle quali essa non può punto influire.

L'articolo costituzionale previsto soffocherebbe il , senso della re¬ sponsabilità e le libere iniziative delle persone operanti nell'economia e avvincerebbe il popolo svizzero nelle pastoie di un'organizzazione eco¬
nomica difettosa di carattere socialista che,ripugna alle idee del citta¬ dino svizzero, perchè distruggerebbe la libertà e condurrebbe il nostro paese alla rovina.

Il popolo ha dunque da scegliere tra il possibile e l'impossibile, tra un programma che ha già fatto le sue prove e dei progetti oscuri e pe¬ ricolosi, tra una gestione pubblica fondata su basi solide e un sistema economico che capovolgerebbe le nostre concezioni e renderebbe lo

216 Stato intieramente responsabile dell'evoluzione economica. Il popola sceglierà tra un sistema economico che tien conto del resto del mondo» da cui dipendiamo, e un altro sistema che pretende di creare nel cuore, dell' Europa un piccolo Stato socialista, e i cui fautori con incompren¬ sibile presunzione credono di poter sottrarre il nostro paese agli effetti di eventi economici di portata mondiale.

·Noi esortiamo |il popolo svizzero a non farsi illusioni circa la pos¬ sibilità di attuare le misure previste'dall'iniziativa di crisi; accettan¬ dola, si preparerebbe i più dolorosi disinganni.

. Vi raccomandiamo quindi di proporre al popolo che respinga l'ini¬ ziativa di crisi e alleghiamo al presente rapporto un disegno di decreto federale in questo senso.

Gradite, onorevoli signori (Presidente e Consiglieri i sensi della no¬ stra alta considorazione. . · Berna, 6 marzo 1935.

'

In nome del Consiglio federale svizzero, II Presidente della Confederazione: R. Minger.

Il Cancelliere della Confederazione: G. Bovet.

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Rapporto del Consiglio federale all`Assemblea federale concernente l`iniziativa popolare per combattere la crisi economica e il disagio. (Del 6 marzo 1935.)

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