20.009 Rapporto sulla politica estera 2019 del 29 gennaio 2020

Onorevoli presidenti e consiglieri, vi sottoponiamo il rapporto sulla politica estera 2019 affinché ne prendiate atto.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

29 gennaio 2020

In nome del Consiglio federale svizzero: La presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga Il cancelliere della Confederazione, Walter Thurnherr

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Compendio Il rapporto 2019 offre una panoramica della politica estera svizzera nell'anno in rassegna. In base all'articolo 148 capoverso 3 della legge sul Parlamento, il collegio governativo fornisce un resoconto sulle attività di politica estera condotte dalla Svizzera, in particolare in relazione alla Strategia di politica estera 2016­2019.

Inoltre, conformemente alla decisione del Consiglio federale dell'11 maggio 2011, il rapporto approfondisce uno dei temi prioritari.

Il primo capitolo descrive gli sviluppi che la politica estera ha conosciuto nel 2019 e analizza la situazione politica mondiale. Il secondo traccia un bilancio ampiamente positivo della strategia di politica estera 2016­2019 del Consiglio federale. Alcuni obiettivi tuttavia non sono ancora stati raggiunti, in particolare nell'ambito della politica europea. I capitoli 3­6 illustrano l'attuazione dei quattro perni della Strategia di politica estera 2016­2019 nell'ultimo anno della passata legislatura.

Anche nel 2019 il consolidamento e l'ulteriore sviluppo della via bilaterale grazie alla conclusione di un accordo istituzionale sono stati al centro della politica europea svizzera (n. 3). Le ampie consultazioni svolte in Svizzera sul progetto di accordo hanno permesso di individuare tre punti che devono ancora essere chiariti prima della firma. Per quel che riguarda la sicurezza e la migrazione è stato possibile proseguire la buona collaborazione della Svizzera con l'Ue nella protezione delle frontiere esterne dello spazio Schengen e con le singole autorità nazionali. Nonostante la cooperazione nel complesso positiva con i Paesi limitrofi, alcuni punti restano da chiarire (n. 3.5). È stato possibile intensificare le relazioni con Paesi prioritari quali la Cina, l'India, la Russia e gli USA (n. 4). Grazie ai buoni uffici, la Svizzera ha contribuito in modo importante alla promozione della pace e della sicurezza (n. 5), come ha mostrato la conclusione del processo di pace in Mozambico.

Il contributo della Svizzera al benessere e alla sostenibilità è descritto ricorrendo ad esempi in particolare per quel che riguarda la cooperazione internazionale (n. 6).

Vi rientrano le misure in comune di fronte a sfide globali, la formazione di base e quella professionale, il ricorso a know-how svizzero anche contro le conseguenze del cambiamento
climatico e la correlazione tra la cooperazione internazionale e la politica di migrazione. In veste di operatrice umanitaria attiva in ambito mondiale la Svizzera ha salvato vite umane e mitigato gravi disagi, nell'anno in rassegna tra l'altro in Mozambico, nel bacino delle Amazzoni e in Albania. Nel 2019 è stata avviata per la prima volta una consultazione (facoltativa) sul nuovo messaggio concernente la strategia di cooperazione internazionale 2021­2024, rendendo possibile un ampio dibattito nazionale sulla cooperazione internazionale della Svizzera.

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I servizi consolari del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) per i cittadini svizzeri all'estero (n. 7) conoscono uno sviluppo tanto quantitativo quanto qualitativo: il numero di viaggi privati all'estero ha raggiunto nel 2019 un nuovo tetto di 16,6 milioni. Grazie all'accresciuta efficienza è stato possibile far fronte all'aumento di volume di prestazioni con risorse invariate (n. 8). Una breve panoramica per il 2020 chiude il rapporto (n. 9). Gli allegati comprendono un elenco dei rapporti del Consiglio federale su argomenti di politica estera e un elenco delle pubblicazioni rilevanti del DFAE.

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Indice Compendio

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Sviluppi nella politica mondiale 2019

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Bilancio della Strategia di politica estera 2016­2019 e prospettive per il 2020­2023

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Relazioni con l'UE/AELS 3.1 Il consolidamento della via bilaterale 3.2 Secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'UE 3.3 Sicurezza interna e migrazione 3.4 Commercio e fiscalità 3.5 Relazioni con gli Stati limitrofi e con gli altri Stati membri dell'UE/AELS 3.6 La Brexit e la Svizzera 3.7 Politica europea: valutazione e prospettive

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Relazioni con partner globali 4.1 Europa dell'Est, Europa sudorientale e Asia centrale 4.2 Continente americano 4.3 Africa subsahariana 4.4 Vicino e Medio Oriente, Nord Africa 4.5 Asia e Pacifico 4.6 Relazioni con partner globali: valutazione e prospettive

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Pace e sicurezza 5.1 Buoni uffici, promozione della pace e protezione della popolazione civile 5.2 Diritti dell'uomo 5.3 Politica di sicurezza esterna 5.4 Impegno multilaterale 5.5 Diritto internazionale e giurisdizione penale internazionale 5.6 Pace e sicurezza: Valutazione e prospettive

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Prosperità e sostenibilità 6.1 Cooperazione internazionale 6.2 La Svizzera quale attore umanitario 6.3 La migrazione in primo piano 6.4 Politiche estere settoriali e coerenza delle politiche 6.5 Sviluppo sostenibile e prosperità: valutazione e prospettive

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Servizi consolari e gestione delle crisi

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Risorse e informazione

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Prospettive per il 2020

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Elenco delle abbreviazioni

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Allegati: 1 Rapporti del Consiglio federale in materia di politica estera 2 Pubblicazioni del Dipartimento federale degli affari esteri

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Rapporto 1

Sviluppi nella politica mondiale 2019

La politica mondiale nell'anno in rassegna è stata caratterizzata dalla crescente importanza di movimenti di protesta di massa, dalla progressiva trasformazione digitale, dalla concorrenza strategica tra le grandi potenze, dalla scemante sicurezza nel contesto regionale svizzero allargato e dal rallentamento della globalizzazione economica. Ciò rende più importante e impegnativo il compito della politica estera di tutelare gli interessi e i valori della Svizzera.

Movimenti di protesta globali e nazionali Il 2019 è stato caratterizzato da un nuovo movimento globale contro il cambiamento climatico. «Friday for Future» ha scatenato in molti Paesi una nuova dinamica sociale che ha dato alla lotta contro il cambiamento climatico un'ulteriore urgenza politica.

In occasione del vertice sul clima di New York a settembre il Consiglio federale si è dichiarato favorevole all'obiettivo di un saldo netto delle emissioni pari a zero entro il 2050. Inoltre ha preso misure affinché la politica estera venga attuata per quanto possibile in modo ecocompatibile: vi rientrano le nuove direttive sui viaggi degli impiegati federali, sulle dimensioni delle delegazioni svizzere e su rappresentanze svizzere più sostenibili. Nel quadro della strategia in materia di cooperazione internazionale 2021­2024, il Consiglio federale intende aumentare in maniera consistente i mezzi per i progetti climatici.

Oltre al movimento mondiale a favore della protezione del clima, numerose altre proteste nazionali hanno caratterizzato il periodo. Nel mondo arabo è scoppiata una nuova serie di rivolte contro i dirigenti politici. I manifestanti non chiedono più solo nuovi leader, ma un cambiamento sostanziale. Anche le manifestazioni di massa nei Paesi latinoamericani chiedono un governo efficiente e migliori condizioni di vita.

Nella regione amministrativa speciale di Hong Kong della Repubblica popolare cinese i manifestanti chiedono che si tuteli la democrazia e lo Stato di diritto. In molte democrazie occidentali la popolarità di partiti di protesta ha continuato a crescere mentre si assiste ad una frammentazione nella politica interna. Questa tendenza dura da più anni, ma nel 2019 si è ulteriormente accentuata.

A paragone internazionale, la fiducia nelle istituzioni politiche della Svizzera è elevata. Il Consiglio federale intende
mantenerla e correlare la politica estera con quella interna. Nel rapporto sulla «soft law» in adempimento del postulato 18.4104 della Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati1 ha indicato come il Parlamento può partecipare attivamente alla politica estera nel rispetto della ripartizione delle competenze stabilita nella Costituzione. In merito alla strategia di coope-

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www.parlament.ch > 18.4104 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.).

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razione internazionale 2021­2024 ha svolto2 per la prima volta una consultazione; questa è facoltativa. Nel dossier sull'Europa ha svolto consultazioni sul progetto di un accordo istituzionale. Da allora collabora con i partner sociali ed i Cantoni in base ad una posizione ampiamente condivisa per chiarire le tre questioni rimaste aperte. Nel 2019 il Consiglio federale ha discusso con le commissioni di politica estera, con i vertici dei partiti politici federali e con i Cantoni la situazione della candidatura della Svizzera quale membro non permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU. Oltre alla partecipazione a numerose manifestazioni incentrate sull'Europa, il DFAE ha organizzato in 16 Cantoni dibattiti con la popolazione (Meet the Ambassadors) ­ allo scopo di attuare una politica estera vicina alle esigenze dei cittadini.

La progressiva trasformazione digitale L'elemento che accomuna i movimenti di protesta citati è l'uso di smartphone e social media che ne favoriscono le dinamiche. La trasformazione digitale è il secondo elemento che ha caratterizzato l'anno in rassegna coinvolgendo allo stesso modo la società, l'economia e la politica. A volte il rapido cambiamento tecnologico ha un effetto più travolgente che continuato e graduale. L'enorme potenziale innovativo va di pari passo con considerevoli rischi e nuove esigenze in materia di governabilità.

Questo è dimostrato dal progetto «Libra» di cui si è parlato molto nel 2019. Progetti innovativi di questo tipo mostrano come la digitalizzazione si estenda a sempre nuovi settori. È difficile prevedere quali approcci si imporranno. L'idea di una valuta parallela globale sulla base della tecnologia blockchain viene a volte interpretata quale attacco ad un settore centrale della sovranità statale. Le crittovalute sulla base di «stablecoin» lasciano aperte molte questioni, tra l'altro sulla stabilità finanziaria, sulla lotta al riciclaggio di denaro e sul finanziamento del terrorismo, sulla politica monetaria, sulla protezione dei dati e sul diritto della concorrenza. La Svizzera si impegna affinché a queste questioni venga data una risposta in un ambito internazionale.

Il Consiglio federale intende fare di Ginevra la piazza di punta a livello globale per l'impostazione multilaterale della trasformazione digitale e per altre questioni riguardanti
i futuri sviluppi. A questo scopo ha determinato le basi per la nuova legislatura con crediti quadro per rafforzare il ruolo della Svizzera quale Stato ospite 2020­20233 e per i tre Centri ginevrini 2020­20234. La fondazione «Geneva Science and Diplomacy Anticipator» (GESDA), che il collegio governativo ha creato con il Cantone di Ginevra, contribuirà ad anticipare le sfide del futuro e a sviluppare soluzioni innovative in cui la scienza interagisce con la diplomazia. La Svizzera promuove inoltre nuovi modelli di dialogo che tengono conto dell'importante ruolo svolto da operatori non statali (tra l'altro l'industria, la scienza, le ONG) nelle attuali questioni governative. Ne sono un esempio la «Geneva Internet Platform» ed il «Geneva Dialogue on Responsible Behaviour in Cyberspace».

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www.admin.ch > Diritto federale > Procedure di consultazione > Procedure di consultazione concluse > Rapporto esplicativo sulla cooperazione internazionale 2021­2024 FF 2019 2033 FF 2019 1075

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Competitività strategica tra le grandi potenze Il cambiamento sociale e tecnologico pone limiti alle possibilità di strutturazione dello Stato. Tuttavia nel 2019 si è accentuato anche un terzo, divergente sviluppo: la nuova normalità di lotte di potere, connessa con un'accentuata competitività tra le grandi potenze. Aumenta la frammentazione nella politica mondiale, causata da una più ampia ripartizione del potere economico dovuta alla globalizzazione e da divari culturali sempre più manifesti. Nazioni governate in modo autoritario mettono in dubbio il modello di sviluppo occidentale. L'ordine liberale internazionale subisce un'erosione e potrebbe far posto ad un insieme instabile di sistemi regionali di regole e ordinamenti in concorrenza tra loro.

La caratteristica più significante di questo sviluppo nell'anno in rassegna è stata la rivalità strategica tra gli Stati Uniti e la Cina. Washington vede in Pechino una minaccia a lungo termine per la sua posizione di preminenza a livello globale ed ha dunque reimpostato la propria politica cinese. Le tensioni tra queste due maggiori economie mondiali nel 2019 si sono concentrate su questioni tecnologiche e commerciali. Dato che nell'era digitale il potere si basa sempre più sulla raccolta di dati, la corsa alla supremazia tecnologica probabilmente diventerà più preminente e non è ancora possibile stabilire l'esito di questo conflitto commerciale bilaterale. Sanzioni doganali e altri strumenti di pressione economica rimarranno comunque centrali nella politica estera delle grandi potenze.

Il multilateralismo ha una posizione difficile in questo contesto mondiale. Molte organizzazioni internazionali hanno bisogno di riforme per far fronte ai nuovi rapporti di forza ed alle recenti problematiche. Il parziale ritiro della presenza americana da piattaforme multilaterali aumenta la necessità di intervenire. Il multilateralismo non è in declino ­ rimane comunque indispensabile per affrontare le sfide sovranazionali. Tuttavia si trasforma e in parte deve essere reimpostato.

Il Consiglio federale ha reagito a questi sviluppi: da una parte ha prestato particolare attenzione ai rapporti con le grandi potenze, come provano le visite presidenziali a Washington, Pechino e Mosca, ma anche numerosi altri contatti ad alto livello. Per la prima volta dopo due decenni
ha avuto luogo una visita di lavoro del ministro degli esteri statunitense in Svizzera. I rapporti sono stati intensificati con numerosi altri Stati emergenti ­ un esempio ne è la visita di Stato del Presidente dell'India.

Dall'altra parte anche nell'anno in rassegna la Svizzera si è fatta decisa fautrice di un multilateralismo efficace ed ha continuato a sostenere l'esigente agenda di riforme del segretario generale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) come anche le misure prese per rendere più efficiente il sistema di sviluppo onusiano.

Inoltre ha sottolineato la propria disponibilità ad assumere responsabilità dirigenziali: ha proposto il presidente di un nuovo gruppo di lavoro ONU nel campo della cibersicurezza e ha portato avanti la propria candidatura al Consiglio di sicurezza.

La Svizzera ha anche contribuito a rafforzare il sistema multilaterale per invii postali dell'Unione postale universale a Ginevra e ad impedire che gli Stati Uniti uscissero dalla rete postale mondiale. Inoltre ha fornito importanti contributi al finanziamento del sistema multilaterale. Ad esempio il DFAE ha accordato un credito supplementare all'Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani (OHCHR) i cui mezzi sono sempre meno adeguati alla spiacevole situazione dei diritti umani in molti Paesi.

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La difesa del diritto internazionale resta una costante della politica estera svizzera. Il Consiglio federale ha condannato l'intervento della Turchia in Siria, contrario alle disposizioni di questo diritto. La Svizzera continua anche a sostenere il meccanismo ONU di indagine su crimini di guerra in questo conflitto che negli ultimi anni ha mietuto un numero elevatissimo di vittime. Inoltre ha colto l'occasione del 70° anniversario delle quattro convenzioni di Ginevra per ricordare a Stati e parti non statali al conflitto le responsabilità di ciascuno nel rispettare il diritto internazionale umanitario. Infine si è impegnata in prima linea in favore del rispetto del diritto internazionale anche in un contesto digitale.

Sicurezza in calo Nel complesso per la Svizzera la situazione regionale della sicurezza si è deteriorata, ma non linearmente. Nel contesto europeo il bilancio per il 2019 non è uniforme: da una parte gli Stati Uniti e la Russia non sono stati in grado di concordare un modo per salvare il Trattato sulle forze nucleari a medio raggio. Il controllo degli armamenti si depaupera. Il ruolo del Trattato dell'Atlantico del Nord (NATO) e dell'UE nella sicurezza europea resta controverso. A causa della profonda crisi di fiducia tra la Russia e l'Occidente l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) ha perso la propria influenza. Dall'altra parte sono stati registrati primi progressi nei tentativi di risolvere il conflitto in Ucraina. Inoltre è stato possibile attenuare la crisi della partecipazione della Russia al Consiglio d'Europa.

Invece gli sviluppi nelle regioni in crisi nella zona a sud del Mediterraneo, e dunque in un contesto regionale più ampio, hanno subito un andamento perlopiù negativo. Il conflitto siriano è stato ancora dominato da una logica militare. Quello del Vicino Oriente non si è evoluto. La cambiata posizione dell'amministrazione statunitense nei confronti degli insediamenti israeliani ha ridotto ulteriormente le probabilità di giungere ad un accordo di pace. Nella regione del Golfo le tensioni sono aumentate considerevolmente e non è ancora chiaro se il trattato nucleare con l'Iran possa essere mantenuto. La situazione umanitaria nello Yemen resta desolata ed è peggiorata la crisi nella zona del Sahel, dove la violenza e l'estremismo aumentano. La
concomitanza di fattori quali l'indigenza, l'enorme crescita demografica, il cambiamento climatico e la fragilità delle strutture statali mostrano le grandi sfide che la regione deve affrontare.

L'Europa dovrà occuparsi delle conseguenze di questi sviluppi nei Paesi al suo confine meridionale. La minaccia rappresentata dal terrorismo jihadista continua a sussistere e il Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) giudica elevato il livello di minaccia per la Svizzera. Inoltre è probabile che continui la pressione esercitata dal flusso migratorio; il numero di persone richiedenti l'asilo in Europa è in calo, ma fino a che non miglioreranno le prospettive per i giovani in determinate regioni a sud del Mediterraneo bisognerà aspettarsi ulteriori crisi.

L'Europa continua a non essere sufficientemente preparata ad affrontare questa sfida.

Nell'ambito della sua politica migratoria, la Svizzera si concentra sull'analisi delle cause dell'immigrazione irregolare e della fuga. La metà delle risorse attribuite alla DSC per la cooperazione bilaterale allo sviluppo confluisce nella riduzione delle cause dei conflitti e dell'instabilità, in particolare nel Vicino Oriente e nell'Africa 1385

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subsahariana. Tra i punti principali figurano la formazione di base e professionale e la creazione di posti di lavoro. Un elemento importante rimane la protezione dei rifugiati e degli sfollati in loco. L'impegno maggiore dell'aiuto umanitario nel 2019 è stato profuso nel sostegno alle persone bisognose di aiuto nel conflitto siriano.

L'aiuto umanitario ha anche salvato vite umane messe in pericolo da catastrofi naturali e attenuato situazioni di estremo disagio, come ad esempio dopo il devastante ciclone in Mozambico.

In questo Paese dell'Africa sudorientale in cui la cooperazione allo sviluppo svizzera è attiva da quattro decenni, nell'anno in rassegna la Svizzera ha potuto mediare un accordo per porre termine alla guerra civile. In generale nel 2019 sono stati molto sollecitati i buoni uffici della Svizzera che ha facilitato di recente un processo inclusivo di negoziazione nel Camerun. In base al mandato di potenza protettrice di Washington a Teheran si è impegnata con successo per la scarcerazione di prigionieri di ambedue le parti. Inoltre ha assunto due nuovi mandati di questo tipo, uno per l'Iran in Canada, l'altro per gli Stati Uniti in Venezuela, che deve ancora essere confermato da Caracas. Infine la Svizzera mette di nuovo a disposizione l'inviato speciale della presidenza dell'OSCE per il conflitto in Ucraina nella persona della diplomatica Heidi Grau ­ nel 2014/15 Heidi Tagliavini aveva ricoperto questo importante ruolo. Inoltre nel quadro del gruppo di contatto trilaterale l'ambasciatore Toni Frisch ha contribuito nella sua funzione di capo del gruppo di lavoro umanitario in modo determinante alla liberazione di più di 200 prigionieri provenienti sia dalle regioni controllate dal governo ucraino sia da quelle non sotto il suo controllo.

Nell'attuale contesto della politica mondiale il ruolo di mediatore della Svizzera diventa sempre più importante.

La globalizzazione sta mutando Infine nel 2019 si sono manifestati in un rallentamento ed uno slittamento della globalizzazione economica. La crescita economica mondiale è stata flebile come mai dalla crisi finanziaria e l'attuale spazio di manovra della politica monetaria quale strumento di stimolo della congiuntura a livello mondiale si è presentato più ristretto di allora. Il superamento di future crisi chiederà sempre più misure di
aumento della produttività.

La globalizzazione slitta sotto tre punti di vista: secondo l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC), la crescita del traffico merci a livello mondiale si è affievolita, mentre il commercio di servizi diventa un nuovo motore della globalizzazione.

Ciò è una conseguenza sia delle misure protezionistiche sia delle nuove opportunità offerte dalla tecnologia. In secondo luogo si delinea uno slittamento geoeconomico dovuto alla trasformazione energetica globale. Il cambiamento dei mercati energetici, che avrà luogo a breve termine, caratterizzato dal passaggio dai combustibili fossili alle energie rinnovabili comporterà sistemi di produzione di energia decentralizzati. L'era del petrolio declina lentamente, ma le ripercussioni sulle relazioni internazionali in campo energetico e sulla struttura del potere economico saranno di ampia portata.

In terzo luogo il commercio regionale tende a crescere più degli scambi tra le regioni. Le ragioni di questo sviluppo sono da ricercarsi in ambito commerciale e geopolitico, ma nei prossimi anni la situazione può di nuovo cambiare direzione. Tuttavia i 1386

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cambiamenti nella produzione industriale all'insegna della digitalizzazione e dell'automazione potrebbero favorire un'ulteriore regionalizzazione degli scambi.

Secondo alcune ipotesi nei prossimi anni metodi di produzione più economici causeranno un ritorno delle fabbriche da Paesi con salari minimi ai mercati dei Paesi membri dell'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE).

Si va delineando: il mercato europeo non è di importanza fondamentale per il benessere della Svizzera solo oggi, ma lo sarà anche domani. Relazioni strette, stabili e in grado di svilupparsi con l'UE restano perciò la priorità nella politica estera del Consiglio federale. L'anno in rassegna è scorso all'insegna di un ampio dibattito di politica interna sul progetto di accordo istituzionale con l'UE con il quale consolidare e preparare al futuro l'accesso al mercato interno e la via bilaterale in generale.

Dopo anni di negoziati per la prima volta è stato presentato un testo concreto. Ora è possibile discutere di questioni istituzionali in modo concreto e mirato. Nella prima metà dell'anno il Consiglio federale ha confermato la propria valutazione nel complesso positiva dei risultati della consultazione. Tuttavia ha chiesto chiarimenti su determinate disposizioni concernenti la tutela dei salari e dei lavoratori, gli aiuti pubblici e la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE. Il collegio governativo intende trovare con i nuovi membri della Commissione europea una soluzione a questi tre aspetti, sulla base di posizioni di politica interna consolidate e soddisfacenti per ambedue le parti.

Nelle relazioni con il Regno Unito il Consiglio federale ha ottenuto progressi nell'attuazione della strategia «mind the gap». Nel 2019 ha concluso accordi bilaterali nei settori del commercio, del mercato del lavoro, dei diritti dei cittadini, della circolazione stradale, delle assicurazioni e della sicurezza sociale. In tal modo la Svizzera è pronta per l'uscita del Regno Unito dall'UE, indipendentemente da come questo passo verrà concretizzato.

Parallelamente alla politica europea il Consiglio federale ha continuato il proprio impegno per allargare l'accesso dell'economia svizzera ai mercati extraeuropei. Per il successo della Svizzera resta di importanza centrale che l'ordinamento commerciale multilaterale,
basato su regole, rimanga in vigore e venga rafforzato. Proprio alla luce delle incertezze nella politica commerciale, il collegio governativo intende però anche ampliare la rete di accordi preferenziali di libero scambio. Nell'anno in rassegna è stato sostanzialmente concluso un accordo di libero scambio tra gli Stati dell'Associazione di libero scambio (AELS) e gli Stati del Mercato Comune del Sud (MERCOSUR). Inoltre hanno avuto luogo colloqui esplorativi su un accordo di libero scambio con gli Stati Uniti. Infine il Consiglio federale ha dedicato molta attenzione ai lavori sull'imposizione delle multinazionali nel quadro dell'OCSE.

Entro la fine del 2020 prevedibilmente più di 130 Paesi si metteranno d'accordo su regole comuni. In questo dossier nel 2020 una delle priorità consisterà nel tutelare efficacemente gli interessi elvetici e partecipare ai lavori del G20 cui la Svizzera è stata invitata per la prima volta.

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Bilancio della Strategia di politica estera 2016­2019 e prospettive per il 2020­2023

La Svizzera è uno dei Paesi più globalizzati. Cambiamenti nel panorama internazionale hanno ripercussioni notevoli sul benessere e sulla sicurezza del nostro Paese.

Per questo motivo la Svizzera deve influire attivamente sull'impostazione delle condizioni quadro globali. Nella consapevolezza che la politica estera ricopre in questo contesto un ruolo determinante, il Consiglio federale ha incaricato nel 2011 il DFAE di presentargli all'inizio di ogni legislatura una strategia con punti salienti tematici della politica estera svizzera.

La strategia di politica estera 2016­20195 si conclude alla fine del 2019. Qui di seguito ne viene presentato un bilancio in cui le principali attività della Svizzera vengono illustrate in base alle quattro priorità strategiche: 1) relazioni con l'UE e gli Stati UE/AELS, 2) relazioni con i partner globali, 3) impegno per la pace e la sicurezza e 4) sviluppo sostenibile e benessere.

Relazioni con i Paesi UE e UE/AELS Tra il 2016 e il 2019 il rapporto tra la Svizzera e l'UE ha conosciuto fasi cariche di tensione, ma anche periodi di normalità. In questo quadriennio la Svizzera si è adoperata per legami contrattuali con l'UE fondati sul partenariato, che mantengano un potenziale di sviluppo grazie al consolidamento e al rinnovo della via bilaterale.

Nel 2016 l'attuazione dell'iniziativa contro l'immigrazione di massa ha dominato l'agenda politica. A dicembre 2016 il Parlamento ha adottato la legge d'attuazione dell'articolo 121a della Costituzione federale6 (Cost.), compatibile con l'Accordo sulla libera circolazione7 (ALC), che ha portato alla ratifica da parte del Consiglio federale del protocollo per l'estensione della libera circolazione delle persone alla Croazia, soddisfacendo in tal modo la condizione per la completa associazione della Svizzera al programma quadro di ricerca dell'UE «Horizon 2020» a partire dal 1° gennaio 2017. Questa attuazione compatibile ha reso possibile riavviare i negoziati su diversi dossier, in particolare sul collegamento dei sistemi di scambio di emissioni (SSQE) della Svizzera e dell'UE. Il relativo accordo8 è stato ratificato a dicembre 2019 ed è entrato in vigore il 1° gennaio 2020.

I negoziati su un quadro istituzionale sono stati intensificati e alla fine del 2018 è stato possibile presentare un progetto di accordo. Il Consiglio
federale era dell'opinione che il progetto corrispondesse ampiamente agli interessi della Svizzera, ma riteneva importante consultare gli attori politici ed economici più coinvolti.

Dopo le consultazioni svoltesi agli inizi del 2019, il collegio governativo ha chiesto chiarimenti sul progetto. La Commissione europea tuttavia riteneva insoddisfacenti i 5 6 7

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www.eda.admin.ch > DFAE > Strategia e attuazione della politica estera > Strategia di politica estera 2016­2019 RS 101 Modifica del 16 dicembre 2016 della legge federale sugli stranieri del 16 dicembre 2005 (Regolazione dell'immigrazione e miglioramenti nell'esecuzione degli accordi sulla libera circolazione), RU 2018 733.

Accordo del 23 novembre 2017 tra la Confederazione Svizzera e l'Unione europea sul collegamento dei rispettivi sistemi di scambio di quote di emissioni di gas a effetto serra, RS 0.814.011.268.

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progressi e ha deciso di non prolungare il riconoscimento dell'equivalenza nel settore borsistico svizzero dopo il 30 giugno 2019. Di fronte a questi sviluppi il Parlamento ha deciso di far dipendere la concessione di un secondo sussidio di coesione dal ritiro delle misure discriminatorie dell'UE nei confronti della Svizzera.

La partecipazione della Svizzera agli Accordi di Schengen e di Dublino è proseguita normalmente, in particolare dopo la chiara adozione nella votazione popolare di maggio 2019 della revisione9 del 28 settembre 2018 della legge sulle armi10 del 20 giugno 1997 in cui è trasposta una nuova direttiva dell'UE. Nell'ambito di Schengen, la cooperazione europea ha conosciuto un notevole impulso. Nel quadro dei diritti di partecipazione all'impostazione, la Svizzera ha fatto presente i propri interessi nell'elaborazione di nuove basi legali europee. La Svizzera si è impegnata nel settore dell'asilo e della migrazione oltre quanto previsto dai propri obblighi, ad esempio a favore dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO). Una delle priorità elvetiche è stato l'impegno a favore di un'equa ripartizione degli oneri nel sistema Dublino che ha bisogno di essere riformato, una misura bloccata dal 2016.

Per quel che riguarda le relazioni bilaterali con i Governi degli Stati UE e AELS, è stata posta molta attenzione verso gli Stati limitrofi e le presidenze di ciascuno di loro nel Consiglio dell'UE, trovando soluzioni a questioni bilaterali ancora aperte.

Tra i successi più importanti si annovera l'entrata in vigore del Protocollo che modifica la Convenzione per evitare le doppie imposizioni con l'Italia11 il 13 luglio 2016 e l'accordo con la Francia12 concernente la fiscalità applicabile all'aeroporto di Basilea-Mulhouse il 28 dicembre 2017. Altri dossier invece sono rimasti pendenti.

Le relazioni con i Paesi limitrofi hanno potuto essere approfondite anche in settori specifici e consolidati in vista della cooperazione multilaterale. Dopo la votazione popolare sull'uscita del Regno Unito dall'UE nel 2016, la Svizzera ha firmato con questo partner svariati accordi nel quadro della strategia «mind the gap» al fine di garantire la prosecuzione degli stretti rapporti.

Relazioni con partner globali Conformemente al principio dell'universalità, quale Paese neutrale e con una politica
estera indipendente, la Svizzera cura i buoni rapporti con tutti gli Stati. Dunque uno degli obiettivi della Svizzera nel quadriennio 2016­2019 è stato approfondire le relazioni con i partner globali, al fine di garantire i propri interessi e gestire eventuali sfide concrete.

Le è stato possibile intensificare e diversificare le relazioni con i Paesi prioritari Brasile, Cina, India, Giappone, Russia, Sudafrica, Turchia e Stati Uniti. In tale contesto hanno avuto luogo diversi incontri bilaterali, spesso al massimo livello diplomatico. La Svizzera ad esempio ha accolto il Presidente della Cina (2017) e quello dell'India (2019) in visita di Stato, mentre il Presidente della Confederazione nel 2019 si è recato per visite di lavoro negli Stati Uniti e in Russia. In tal modo la Svizzera ha potuto consolidare anche il quadro legale delle relazioni ottenendo con la Cina un partenariato strategico innovativo, concludendo nella sostanza con i Paesi 9 10 11 12

RU 2019 2415 RS 514.54 RU 2016 2769 RS 0.748.131.934.924

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del MERCOSUR i negoziati concernenti un accordo di libero scambio e firmando con l'India svariate dichiarazioni d'intenti. Una politica estera coerente si accompagna alla promozione dei valori fondamentali della Svizzera a livello internazionale.

Nel quadro dei propri colloqui la Svizzera ha sistematicamente posto l'accento sui diritti umani e sullo Stato di diritto, in particolare nelle relazioni con la Cina, la Russia e la Turchia.

La Svizzera ha cercato il dialogo attivo anche con altri partner. Tra il 2016 e il 2019 ha svolto sistematicamente e periodicamente consultazioni politiche con numerosi Paesi riuscendo a consolidare la propria presenza in tutte le regioni del mondo. Al contempo ha ampliato la collaborazione con numerose organizzazioni regionali. Nel 2016 ad esempio ha ottenuto lo statuto di partner di dialogo settoriale nell'Associazione delle Nazioni del Sudest asiatico (ASEAN) e nel 2017 lo statuto di osservatore presso la Comunità di sviluppo dell'Africa australe (SADC) e nel Consiglio artico. Su invito della Cina (2016), della Germania (2017), dell'Argentina (2018) e del Giappone (2019) la Svizzera ha inoltre potuto partecipare al Finance Track del G20. La Svizzera ha sfruttato questa ampia rete di relazioni bilaterali e multilaterali quale piattaforma per la tutela dei propri interessi e la promozione dei propri valori.

Pace e sicurezza Per tutelare la sicurezza e il benessere la Svizzera ha bisogno di un contesto stabile ed un solido ordine internazionale. Per questo motivo tra il 2016 e il 2019 si è adoperata per consolidare il proprio impegno per la pace e la sicurezza e sostenere iniziative atte a creare un ordinamento internazionale giusto e stabile.

La Svizzera svolge un ruolo di mediatrice unico nel suo genere. Tra il 2016 e il 2019 ha seguito in media 17 processi di pace all'anno. Nel 2019 ha assunto un ruolo chiave nella conclusione di un accordo di pace in Mozambico. Inoltre si è impegnata attivamente in favore della promozione della pace in Colombia, in particolare assistendo i negoziati per una tregua tra il Governo e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (FARC). Con lo scopo di prevenire crisi si è impegnata ad esempio nei settori della rielaborazione del passato, dell'assistenza a processi di democratizzazione, della prevenzione dell'estremismo violento
e della promozione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario. L'«Appello del 13 giugno» che la Svizzera ha lanciato con il sostegno di altri 70 Paesi nel 2016 mostra la portata di questo impegno. La Svizzera vi invita i propri partner a tenere maggiormente conto dei diritti umani nella prevenzione di conflitti. Nel 2019 la Svizzera ha festeggiato inoltre insieme al Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) il settantesimo anniversario delle Convenzioni di Ginevra.

Nel quadro delle attività in veste di potenza protettrice la Svizzera agisce inoltre quale facilitatore tra Paesi. Tra il 2016 e il 2019 ha assunto quattro nuovi mandati: per l'Iran in Arabia Saudita e in Canada, per l'Arabia Saudita in Iran e per gli Stati Uniti in Venezuela (che non ha ancora confermato il mandato). Nel 2018 sono stati fatti progressi nell'attuazione dell'accordo doganale tra la Georgia e la Russia, firmato nel 2011 sotto l'egida della Svizzera quale potenza protettrice. Il comitato misto di questo accordo si è riunito per la prima volta a febbraio 2019 e la Svizzera ha assunto la presidenza di questo incontro. A luglio 2019 nel quadro dei mandati tra 1390

FF 2020

Iran e Arabia Saudita è stato possibile sostenere il rilascio della petroliera iraniana sequestrata e l'evacuazione medica di un marinaio iraniano ferito. A dicembre 2019 la Svizzera ha potuto contribuire alla misura umanitaria che ha avuto luogo sul suo territorio e ha portato alla scarcerazione di due detenuti in Iran e negli Stati Uniti.

Anche nel quadro di organizzazioni internazionali come l'ONU e l'OSCE la Svizzera si è impegnata in favore della pace. Dal 2017 ha sostenuto attivamente i progetti di riforma del nuovo segretario generale onusiano in vista del consolidamento delle capacità dell'ONU nella prevenzione dei conflitti. Nello stesso anno l'ambasciatore Thomas Greminger è stato nominato segretario generale dell'OSCE. Nel primo trimestre 2019 la Svizzera ha inoltre assunto la presidenza del Foro di cooperazione per la sicurezza (FSC) dell'OSCE. Il sostegno al dialogo è stato al centro anche delle tavole rotonde di Chambésy sulla sicurezza in Europa e di Zermatt sulla sicurezza nell'Asia nordorientale.

È stato consolidato il ruolo della Ginevra internazionale quale centro di competenza per la pace e la sicurezza e come sede di colloqui di pace. Tra il 2016 e il 2019 ad esempio, la Svizzera ha ospitato i colloqui di pace sulla Siria (2016, 2017 e 2019), sullo Jemen (2018) e sul Sahara occidentale (2018). L'approfondimento dei contatti ha permesso di costituire circa dieci piattaforme per una migliore collaborazione tra gli operatori nei diversi centri di competenza della Ginevra internazionale. Ne fa parte il GESDA, creato nel 2019, destinato ad anticipare le questioni e le sfide future nel settore del buon governo, a creare coalizioni creative tra gli operatori interessati e a proporre soluzioni alle sfide globali. Nel 2019 la Svizzera ha infine partecipato alle celebrazioni tenutesi a Ginevra per il centenario del multilateralismo.

Sviluppo sostenibile e benessere La Svizzera si impegna per un mondo senza povertà e per lo sviluppo sostenibile.

Sostiene la creazione di condizioni quadro atte a promuovere il benessere.

L'agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile ha funto da quadro orientativo nell'attuazione dei quattro temi principali della Strategia di politica estera 2016­2019.

Nel complesso nel periodo 2016­2019 le attività della cooperazione allo sviluppo della Svizzera sono
state efficaci. Il rapporto finale sull'attuazione del messaggio della cooperazione internazionale della Svizzera nel 2017­2020 e i relativi allegati mostrano nel dettaglio i risultati concreti. L'utilità della cooperazione allo sviluppo della Svizzera in particolare è stata confermata da valutazioni tematiche e rapporti sull'efficacia da parte di esperti esterni, ad esempio nei settori idrico, della sicurezza sociale e della parità dei sessi. Queste valutazioni permettono di continuare a sviluppare progetti e programmi in modo mirato.

La Svizzera ha contribuito alla creazione di condizioni quadro internazionali per la gestione delle sfide globali. Nell'ottica di un aiuto allo sviluppo più strategico, si è impegnata per introdurre riforme nelle organizzazioni di sviluppo dell'ONU (UNDP) a favore di Paesi con reddito basso o medio. Inoltre ha aumentato gli sforzi nei settori idrico e formativo, per permettere a tutti un accesso duraturo alle risorse e alle prestazioni. Al contempo ha promosso una gestione governativa democratica ed equa, in particolare in Mongolia e nel Laos. Nel Nicaragua e in Honduras ha sostenuto iniziative per la promozione del dialogo sociale.

1391

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La Svizzera ha alle spalle una consistente tradizione umanitaria, apprezzata a livello internazionale. Dati i numerosi conflitti, le crisi e le catastrofi succedutesi tra il 2016 e il 2019, il Corpo svizzero di aiuto umanitario è stato sotto particolare pressione: ha reagito in modo flessibile, rapido ed efficace, ad esempio negli interventi in Indonesia (2018) e in Mozambico (2019). Con la sua strategia per l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne, il DFAE nel 2017 ha fatto della parità dei sessi e dei diritti delle donne e delle ragazze una priorità della politica estera. Rendendosi conto che il settore pubblico non può attuare da solo gli obiettivi dell'agenda 2030, la cooperazione allo sviluppo ha collaborato strettamente con il settore privato e della società civile, settori importanti in ambito di cambiamento e innovazione. Ad esempio ha sostenuto meccanismi innovativi di finanziamento quali i «social impact incentives».

Affinché la Svizzera possa mantenere il proprio livello di benessere è necessaria un'economia aperta, efficiente ed innovativa. Tra il 2016 e il 2019 ha perciò partecipato alla definizione di norme e standard internazionali, in particolare in ambito OCSE e OMC, e ha ampliato la rete di accordi di libero scambio.

Prospettive: Strategia di politica estera 2020­2023 Nell'attuazione della Strategia di politica estera 2016­2019, la Svizzera ha ottenuto nel complesso buoni risultati. Il bilancio risulta positivo anche se singoli obiettivi, in particolare di politica europea, non sono ancora stati raggiunti. Ma una strategia di questo tipo è ancora giustificata nel frenetico mondo contemporaneo? La risposta a questa domanda è: sì, una strategia è indispensabile. Infatti permette di prendere le dovute distanze dall'incalzante attualità e, fornendo un quadro a medio termine, contribuisce a rendere coerenti le attività della Svizzera all'estero. Serve da guida agli operatori della politica estera.

Tra il 2016 e il 2019 la Svizzera ha potuto intensificare la propria rete di contatti.

Grazie a queste relazioni è riuscita ad approfondire le proprie politiche settoriali a livello globale. Questo modo di procedere richiede un elevato grado di coordinamento comune al fine di garantire coerenza nelle relazioni con l'estero. In tale contesto la Strategia di politica estera assume
un ruolo centrale. Per questo motivo il coordinamento e la coerenza hanno un valore maggiore nella nuova Strategia.

Il Consiglio federale adotterà la Strategia di politica estera 2020­2023 agli inizi del 2020. Quale perno di una pianificazione politica coerente si situa all'origine di una serie di strategie consequenziali, nelle quali rientrano in particolare strategie tematiche (ad esempio la strategia di cooperazione internazionale, la strategia di comunicazione internazionale, la strategia di Stato ospite) e geografiche (strategia per il MENA13, strategia per la Cina e strategia per l'Africa). La Strategia di politica estera deve essere per quanto possibile diffusa affinché tutti gli operatori che ne fanno parte possano esservi coinvolti. Inoltre la nuova Strategia presenta obiettivi chiari, concreti e misurabili.

13

MENA = Middle East and North Africa (Vicino Oriente e Africa del Nord).

1392

FF 2020

3

Relazioni con l'UE/AELS

Anche nel 2019 le relazioni tra la Svizzera e l'UE sono state incentrate sulle questioni istituzionali, con l'obiettivo di consolidare l'accesso al mercato europeo e la via bilaterale, assicurandone nel contempo il futuro. I relativi lavori si sono focalizzati sui processi politici interni: alle consultazioni dei principali ambienti interessati riguardo all'esito dei negoziati sull'accordo istituzionale, protrattesi per più mesi, ha fatto seguito, a partire dal mese di giugno, la ricerca con le parti sociali e i Cantoni di una posizione ampiamente condivisa riguardo alle tre questioni ancora in sospeso ­ gli aiuti di Stato, la protezione dei salari e la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE (n. 3.1). Nel 2019 il Parlamento ha approvato il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati dell'UE, subordinandolo tuttavia alla condizione che l'UE si astenga dall'adottare provvedimenti discriminatori nei confronti del nostro Paese (n. 3.2). Per quanto concerne l'associazione della Svizzera a Schengen/Dublino, sono proseguiti i lavori destinati a migliorare il controllo delle frontiere esterne (n. 3.3). Nell'anno in rassegna è stata infine prestata particolare attenzione agli sviluppi concernenti le questioni commerciali e fiscali nell'UE (n. 3.4).

Per quanto attiene alle relazioni con i Paesi limitrofi, sono stati fatti passi avanti in alcuni dossier, ma restano da chiarire questioni importanti, in particolare con l'Italia (n. 3.5). Quanto ai rapporti con il Regno Unito, la Svizzera ha portato avanti con successo la cosiddetta politica del «mind the gap», adottata in vista della Brexit (n. 3.6).

3.1

Il consolidamento della via bilaterale

Gli obiettivi della Svizzera in materia di politica europea consistono nell'assicurare un ampio accesso al mercato interno dell'UE e nel cooperare con l'UE in settori determinati conservando nel contempo la maggiore autonomia possibile sul piano politico. La conclusione di accordi settoriali ­ la cosiddetta via bilaterale­ si è rivelata essere lo strumento ideale per tutelare al meglio gli interessi della Svizzera sotto questo profilo. Mediante l'accordo istituzionale si intende ora consolidare l'accesso al mercato interno europeo e la via bilaterale, assicurandone il futuro e permettendone lo sviluppo.

Tra il 1° febbraio e il 6 aprile 2019 il Consiglio federale ha condotto consultazioni con i principali ambienti politici ed economici interessati riguardo all'esito dei negoziati relativi all'accordo istituzionale. Oltre a consentire un confronto sul piano interno circa i vantaggi e gli inconvenienti dell'accordo, le consultazioni hanno permesso di acquisire un quadro più preciso circa le preoccupazioni degli interpellati e di individuare alcune problematiche chiave. Nella seduta del 7 giugno 2019 il Consiglio federale ha ribadito, alla luce dell'esito delle consultazioni, il giudizio ampiamente favorevole espresso riguardo al progetto di accordo, lanciando così un segnale nel complesso positivo all'indirizzo di Bruxelles. In vista della firma dell'accordo ha tuttavia chiesto per scritto alla Commissione europea di fare chiarezza riguardo a tre questioni. In primo luogo, si tratta di certificare che le disposizioni sugli aiuti di Stato previste dall'accordo istituzionale si applicheranno unicamente all'accordo sul trasporto aereo e non ad altri accordi; in secondo luogo, 1393

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occorre garantire certezza giuridica quanto al livello di protezione dei salari vigente in Svizzera; in terzo luogo si dovrà attestare che l'accordo istituzionale non comporta per la Svizzera l'obbligo di recepire la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE. Il Consiglio federale ha inoltre risolto di coinvolgere i Cantoni e le parti sociali nella ricerca di una soluzione.

Nel corso della predetta seduta del 7 giugno 2019 il Consiglio federale ha inoltre raccomandato di respingere l'iniziativa popolare «Per un'immigrazione moderata» (la cosiddetta Iniziativa per la limitazione) e adottato il relativo messaggio destinato al Parlamento14, che ha quindi respinto a sua volta l'iniziativa. A giudizio del Consiglio federale, la denuncia dell'ALC chiesta dall'iniziativa avrebbe pesanti ricadute negative per l'economia e la ricerca svizzere, in particolare poiché ammetterebbe l'eventualità di una risoluzione degli Accordi bilaterali I.

A seguito delle richieste di chiarimento del Consiglio federale in merito all'accordo istituzionale, l'UE si è detta disposta ad avviare colloqui supplementari, pur escludendo nuovi negoziati. Per la Commissione europea, la decisione del Consiglio federale del 7 giugno 2019 non ha tuttavia costituito un progresso sufficiente. Ha quindi deciso di non rinnovare il riconoscimento dell'equivalenza della regolamentazione svizzera in materia di mercati borsistici (la cosiddetta equivalenza delle borse), che è dunque scaduto il 30 giugno 2019. Il Consiglio federale ha subito definito inopportuna e controproducente la decisione di vincolare il riconoscimento alle questioni istituzionali, sottolineando inoltre il rischio dell'instaurarsi di una dinamica negativa. Ha reagito attivando a decorrere dal 1° luglio 2019 le misure che aveva predisposto a tutela dell'infrastruttura borsistica svizzera 15. La mancata concessione (o mancata proroga) dell'equivalenza delle borse ha inoltre influenzato i dibattiti parlamentari concernenti il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati dell'UE (cfr. n. 3.2).

Nel secondo semestre del 2019 l'attenzione si è focalizzata sulla ricerca di una soluzione riguardo alle tre questioni di cui sopra: con il coordinamento del DFAE, rappresentanti del Consiglio federale e dell'Amministrazione si sono incontrati a scadenze regolari e a vari
livelli con le parti sociali e i Cantoni per formulare proposte di soluzione ampiamente condivise riguardo alle tre questioni anzidette. I lavori concernenti la protezione dei salari sono stati svolti inizialmente unicamente dalle parti sociali.

A causa del ritardo nella conclusione dell'accordo istituzionale, nel 2019 l'UE ha sospeso i negoziati relativi a diversi nuovi accordi, subordinandone la ripresa alla soluzione delle questioni istituzionali. Tra questi rivestono particolare importanza gli accordi relativi all'energia elettrica, alla sicurezza alimentare e alla sanità pubblica.

L'UE ha inoltre sospeso la parafatura dell'accordo sulla partecipazione della Svizzera all'Agenzia del sistema globale di navigazione satellitare europeo (GSA), i cui negoziati si erano già conclusi. Stando a quanto affermato dalla Commissione, inoltre, l'UE non sarebbe più disposta ad aggiornare gli accordi con la Svizzera 14 15

FF 2019 4177 Ordinanza del 30 novembre 2018 concernente il riconoscimento di sedi di negoziazione estere per il commercio di titoli di partecipazione di società con sede in Svizzera, RS 958.2.

1394

FF 2020

relativi all'accesso della Svizzera al mercato europeo. È in forse anche la partecipazione della Svizzera alla nuova generazione dei programmi europei nei settori della formazione, della ricerca e dell'innovazione ­ fra cui in particolare il programma quadro di ricerca «Horizon Europe».

La Svizzera si è adoperata affinché proseguissero i lavori concernenti tutti i dossier.

Nel 2019 sono ad esempio stati svolti incontri chiarificatori e preparativi riguardo a vari programmi europei (concernenti spazio e cultura) e si sono tenuti incontri preliminari informali di natura tecnica con l'UE (su formazione, ricerca e innovazione). Per tutelare al meglio i propri interessi, la Svizzera si è preparata nel contempo alle eventuali conseguenze negative di una mancata conclusione dell'accordo istituzionale, predisponendo ­ laddove possibile e opportuno ­le contromisure necessarie. Fra queste ultime rientrano ad esempio le misure poi adottate per tutelare l'infrastruttura borsistica.

3.2

Secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'UE

Nel 2019 il Parlamento si è occupato del secondo contributo svizzero ad alcuni Stati dell'UE (pari a 1,3 miliardi di franchi), approvando i relativi crediti quadro16 durante la sessione invernale del 2019. In tale occasione ha tuttavia deciso che non possono essere contratti impegni sulla base del credito quadro se e fintanto che l'UE adotta provvedimenti discriminatori nei confronti della Svizzera, segnatamente per quanto attiene alla concessione dell'equivalenza delle borse.

Con il secondo contributo, la Svizzera intende concorrere alla riduzione delle disparità economiche e sociali in alcuni Stati membri dell'UE e a una migliore gestione dei movimenti migratori. Il secondo contributo, versato autonomamente dalla Svizzera, rappresenta un investimento nella sicurezza, nella stabilità e nel benessere in Europa, grazie al quale la Svizzera potrà consolidare le relazioni bilaterali con l'UE e con gli Stati membri. Con il secondo contributo il Consiglio federale intende offrire in più ampia misura il know-how svizzero soprattutto in materia di formazione professionale e migrazione, fornendo così un apporto alla gestione delle sfide che l'Europa è chiamata ad affrontare, che riguardano del resto anche il nostro Paese.

Alla fine del 2019 si è concluso come da programma il primo contributo all'allargamento destinato a Bulgaria e Romania, comprensivo di circa 90 progetti che hanno permesso di innalzare la qualità di vita di numerose persone. Oltre 10 000 Roma hanno ad esempio potuto beneficiare di un accesso più ampio alla formazione e ai servizi sanitari. La Svizzera ha inoltre realizzato 40 partenariati di ricerca e in quattro città ha ampliato la rete dei trasporti pubblici e incrementato la mobilità

16

Decreto federale del 3 dicembre 2019 concernente il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'Unione europea per la riduzione delle disparità economiche e sociali nell'UE allargata (credito quadro «coesione»), FF 2020 719; decreto federale del 3 dicembre 2019 concernente il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'Unione europea a sostegno di provvedimenti in ambito migratorio (credito quadro «migrazione»), FF 2020 721.

1395

FF 2020

elettrica. In particolare, a Sofia circolano attualmente 28 tram precedentemente utilizzati dall'azienda dei trasporti di Basilea.

3.3

Sicurezza interna e migrazione

Diverremmo ciechi da un occhio ­ così le autorità di perseguimento penale svizzere hanno descritto all'inizio dell'anno le conseguenze di un'eventuale esclusione dalla cooperazione Schengen. Il 19 maggio 2019 la revisione della legislazione sulle armi derivante dalla relativa direttiva europea è stata accettata in votazione popolare con il 63,7 per cento di sì, il che ha ribadito la rilevanza della cooperazione Schengen per la sicurezza della Svizzera (cfr. anche al n. 2, Relazioni con i Paesi UE e UE/AELS).

La previsione di un regime apposito per le armi militari ha inoltre dimostrato come i diritti di partecipazione di cui dispone consentano al nostro Paese di affermare i propri interessi nel quadro della legislazione europea.

La cooperazione Schengen viene costantemente adeguata, il che torna a vantaggio anche della Svizzera. Nel 2019 l'attenzione si è focalizzata sul miglioramento dei controlli alle frontiere esterne e sulla cooperazione tra le autorità nazionali responsabili in materia di sicurezza e migrazione. Nei prossimi anni sono dunque previsti investimenti considerevoli nei sistemi d'informazione dell'area Schengen. In tale contesto il Consiglio federale ha indetto procedure di consultazione concernenti l'introduzione del sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (ETIAS)17, il sistema d'informazione Schengen di seconda generazione (SIS II) e l'interoperabilità dei sistemi d'informazione europei in materia di migrazione, frontiere e polizia. L'Assemblea federale ha inoltre approvato i decreti relativi al sistema europeo di ingressi e uscite (EES)18 e alla partecipazione all'Agenzia europea incaricata della gestione di tali sistemi IT (eu-LISA)19. Il 4 settembre 2019 il Consiglio federale ha adottato il messaggio su un credito d'impegno per il quinquennio 2020­2025, così da garantire che nel nostro Paese i sistemi d'informazione possano essere introdotti o modificati in tempo utile20. Benché formalmente non faccia parte dell'architettura di Schengen, la cooperazione di Prüm, che permette di raffrontare in modo più efficiente profili di DNA, impronte digitali e dati relativi ai veicoli e ai loro detentori, ha acquisito negli ultimi anni rilevanza sempre maggiore per la cooperazione di polizia in Europa. Il 27 giugno 2019, dopo due anni di negoziati, la Svizzera e l'UE
hanno firmato un accordo e un protocollo sull'accesso delle autorità di perseguimento penale a Eurodac. La relativa procedura di consultazione è stata aperta il 13 dicembre.

Nel mese di novembre, il Consiglio dell'UE ha inoltre adottato la riforma dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera. A partire dal 2021 sarà gradualmente costituita una riserva permanente che nel 2027 potrà contare in situazioni di crisi sino a 10 000 uomini. La riforma prevede inoltre un ampio sostegno di 17 18 19 20

Le procedure di consultazione in corso e concluse sono disponibili all'indirizzo www.admin.ch > Diritto federale > Procedure di consultazione.

FF 2019 3819 FF 2019 5469 FF 2019 5095

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FF 2020

Frontex ai rimpatri nazionali. Nel mese di dicembre il Consiglio federale ha avviato la procedura di consultazione concernente la futura partecipazione della Svizzera.

(cfr. illustrazione sotto).

Dà tuttora adito a controversie la ripartizione degli oneri tra i Paesi europei nel settore dell'asilo. Emblematica in tal senso è stata in particolare la questione dell'accoglienza di migranti salvati in mare. Varie soluzioni transitorie, come quelle proposte nel 2019 dalla Commissione europea, dalla Germania e dalla Francia, non hanno raccolto i necessari consensi o sono rimaste circoscritte a casi isolati. Per la Svizzera resta comunque prioritaria la riforma del sistema di Dublino, tuttora ferma.

La Svizzera ha peraltro dato seguito all'impegno nel quadro dell' Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (UESA). Sei esperti del settore dell'asilo hanno ad esempio fornito il loro apporto in Italia e a Cipro per vari mesi. La Svizzera ha inoltre prestato assistenza a Grecia e Italia, in particolare nell'ambito di progetti concernenti minorenni non accompagnati e il settore del ritorno o fornendo aiuti umanitari.

3.4

Commercio e fiscalità

La Svizzera ha prestato particolare attenzione agli sviluppi concernenti la lista UE delle giurisdizioni non cooperative a fini fiscali, modificata a più riprese nel corso del 2019. Dal 2017 la Svizzera figurava infatti nella categoria di Stati e territori che, pur considerati cooperativi, non avevano ancora pienamente adeguato la propria legislazione fiscale (la cosiddetta lista grigia). Nella votazione del 19 maggio 2019 la legge federale del 28 settembre 201821 concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS (RFFA) è stata accettata dal 66,4 per cento dei votanti. La RFFA è quindi entrata in vigore il 1° gennaio 2020: da tale data sono quindi stati abrogati i regimi fiscali non più accettabili a livello internazionale. Poiché soddisfa i requisiti stabiliti dall'UE, la Svizzera può dunque essere considerata a pieno titolo uno Stato cooperativo nel settore della fiscalità. Il nostro Paese è così stato stralciato dalla lista dell'UE il 17 ottobre 2019. Il clima di incertezza politica derivante dalla Brexit e le persistenti tensioni commerciali internazionali hanno influenzato negativamente la congiuntura europea. Nel mese di febbraio l'UE ha reagito ai dazi doganali statuni21

FF 2018 2079

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tensi rendendo definitive le misure di salvaguardia sull'importazione di acciaio adottate a titolo provvisorio l'anno precedente. Anche l'industria dell'acciaio svizzera, economicamente ben integrata nel mercato interno comunitario, risente delle conseguenze di queste misure.

3.5

Relazioni con gli Stati limitrofi e con gli altri Stati membri dell'UE/AELS

L'integrazione della Divisione geografica Europa nella Direzione degli affari europei (DAE), avvenuta nel 2018, è stata effettuata allo scopo di creare sinergie e trarne i relativi benefici. Nell'anno in rassegna è stato così possibile armonizzare maggiormente la politica europea e la diplomazia bilaterale. In concreto si è provveduto a coordinare meglio gli obiettivi bilaterali e quelli inerenti alla politica europea, ad assicurare una direzione più uniforme e coerente delle 27 ambasciate svizzere nei Paesi dell'UE/AELS e ad accrescere l'efficienza delle visite diplomatiche accorpando quelle dedicate alla politica europea e quelle consacrate alla politica estera generale. L'obiettivo di svolgere quantomeno una tornata di consultazioni politiche con ognuno dei Paesi partner è stato ampiamente raggiunto. Con alcuni Paesi di piccole e medie dimensioni sono state addirittura svolte consultazioni per la prima volta in assoluto o per la prima volta dopo svariati anni.

Il presidente della Confederazione Maurer ha intrattenuto contatti con le presidenze di turno del Consiglio dell'Unione europea: a maggio si è infatti recato a Helsinki, mentre a luglio ha ricevuto la presidente croata, restituendo la cortesia con una visita a Zagabria a novembre. Il presidente della Confederazione si è inoltre recato nel mese di maggio in visita ufficiale a Varsavia e ha avuto incontri ufficiali a Berna con il primo ministro dei Paesi Bassi, con il presidente bulgaro e con il presidente sloveno (i primi due a febbraio e il terzo a settembre). Il consigliere federale Cassis si è dal canto suo recato a luglio a Nicosia, Atene ed Ankara per colloqui concernenti in primo luogo i temi della migrazione e della cooperazione regionale. Ha poi avuto contatti (visite di lavoro o colloqui a margine di incontri ministeriali multilaterali) con molti altri ministri degli esteri europei.

Svizzera e Germania collaborano strettamente in particolare nei settori della mediazione e della politica di pace, nonché dell'ambiente e della sicurezza (n. 5). Resta tuttavia irrisolta la questione delle procedure di avvicinamento all'aeroporto di Zurigo; le proposte su come migliorare la sicurezza sono inoltre rimaste bloccate anche a causa dell'opposizione della regione interessata. Per quanto concerne i rapporti con l'Italia, l'evento saliente
è stato costituito dalla quinta edizione, tenutasi a Genova, del «Forum per il dialogo tra la Svizzera e l'Italia», una preziosa opportunità di confronto tra esponenti del mondo politico, dell'economia e della società civile dei due Paesi. Nella seduta del 20 dicembre il Consiglio federale ha approvato lo scambio di note tra la Svizzera e l'Italia relativo al cambio di statuto doganale dell'enclave italiana del Comune di Campione d'Italia, che dal 1° gennaio 2020 è entrato a far parte del territorio doganale dell'UE. Lo scambio di note conferma l'introduzione di un'imposta locale sul consumo allineata all'imposta sul valore aggiunto svizzera e precisa inoltre le condizioni per appianare i debiti esistenti nei 1398

FF 2020

riguardi del Canton Ticino e di creditori svizzeri. I due Paesi si impegnano infine a mantenere nel limite del possibile l'erogazione dei servizi attuali. A dispetto degli sforzi intrapresi e della comunicazione delle posizioni svizzere, sono per contro tuttora irrisolte diverse questioni di carattere finanziario e fiscale. L'accordo sull'imposizione dei lavoratori frontalieri parafato nel 2015, ad esempio, non ha ancora potuto essere firmato.

In linea con la tradizione, il presidente della Confederazione ha compiuto la sua prima visita all'estero recandosi in Austria. Nell'anno in rassegna vi sono poi stati numerosi contatti con la Francia, che hanno dimostrato ancora una volta gli stretti legami che uniscono i due Paesi. Per quanto riguarda le relazioni transfrontaliere, è tuttora in sospeso la questione della gestione delle acque del bacino del Rodano.

L'apertura della linea ferroviaria Cornavin­Eaux-Vives­Annemasse (CEVA) nel mese di dicembre è dal canto suo un fatto positivo, anche perché legato all'entrata in funzione del «Léman Express», il collegamento ferroviario regionale transfrontaliero più grande d'Europa. Quanto alle relazioni con il Principato del Liechtenstein, l'evento più significativo è stato la visita in Svizzera del principe ereditario Alois von und zu Liechteinstein (il 3 e 4 aprile 2019), nel corso della quale sono stati discussi in particolare i 100 anni delle relazioni bilaterali fra i due Paesi, tematiche europee e la stretta collaborazione tra Svizzera e Liechtenstein nel contesto internazionale.

3.6

La Brexit e la Svizzera

Dopo che la Camera dei Comuni aveva ripetutamente bocciato l'accordo sull'uscita negoziato dal governo guidato dal primo ministro Theresa May e dopo che la data della Brexit era stata differita a due riprese, nel mese di ottobre l'UE ha raggiunto un nuovo accordo col successore di May, Boris Johnson. I tempi necessari all'approvazione del Parlamento hanno tuttavia portato a una nuova dilazione dell'uscita, spostata infatti al 31 gennaio 2020. Durante questa turbolenta fase segnata dall'incertezza, la Svizzera ha portato avanti con coerenza la strategia del «mind the gap», adottata sin dal 2016 con l'obiettivo di garantire anche dopo la Brexit, e a prescindere dalle concrete modalità d'uscita, i diritti e gli obblighi reciproci dei due Paesi. A tal fine è stata conclusa una serie di accordi bilaterali con il Regno Unito che entreranno in vigore quando gli accordi bilaterali tra Svizzera e UE cesseranno di applicarsi al Regno Unito. Firmati prevalentemente nell'anno in rassegna, gli accordi riguardano il traffico aereo (17.12.2018), le assicurazioni (25.1.2019), i trasporti stradali (25.1.2019), il commercio (11.2.2019) e la migrazione. In quest'ultimo settore sono stati conclusi, oltre all'accordo sui diritti acquisiti (25.2.2019), anche due accordi temporanei concernenti l'ammissione reciproca al mercato del lavoro (10.7.2019) e il coordinamento delle assicurazioni sociali (31.10.2019), che si applicherebbero appunto a titolo temporaneo soltanto nel caso di un'uscita non ordinata: la Svizzera è preparata a far fronte a ciascuno dei due possibili scenari (deal o no deal). Nel 2019 l'ampliamento delle relazioni con il Regno, contemplato dalla strategia «mind the gap», ha inoltre acquisito importanza nei confronti del mantenimento dello statu quo. Si sono già svolti alcuni colloqui esplorativi con il Regno Unito, miranti a individuare settori di interesse comune. A 1399

FF 2020

luglio Svizzera e Regno Unito hanno inoltre firmato una dichiarazione d'intenti sull'intensificazione della cooperazione di polizia soprattutto con riguardo alla criminalità organizzata e al terrorismo.

3.7

Politica europea: valutazione e prospettive

Anche nel 2020 la soluzione delle questioni istituzionali costituirà il fulcro delle relazioni tra Svizzera e UE. Il Consiglio federale porterà avanti i processi interni miranti a reperire soluzioni ampiamente condivise riguardo alle tre problematiche individuate ­ gli aiuti di Stato, la protezione dei salari e la direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE ­, e basandosi sull'esito di tali processi cercherà di concludere un accordo istituzionale con l'UE. Nel contempo la Svizzera continuerà a predisporre a titolo cautelativo misure che permettano di controbilanciare le eventuali conseguenze negative di una mancata conclusione dell'accordo, provvedendo se del caso a metterle in atto.

Per assicurare che gli interessi della Svizzera siano tutelati in modo coerente ed efficace, nel 2020 è previsto di coordinare meglio i vari dossier nelle relazioni bilaterali con gli Stati membri dell'UE e di armonizzare queste ultime con gli obiettivi generali della politica europea del nostro Paese. Per quanto concerne i rapporti con il Regno Unito, proseguiranno i lavori previsti nel contesto della strategia «mind the gap», così da garantire i diritti e gli obblighi reciproci a prescindere dalle concrete modalità d'uscita del Regno Unito. In taluni settori è inoltre previsto di non limitarsi a salvaguardare lo statu quo, mirando ad approfondire e ad ampliare la cooperazione tra i due Paesi.

4

Relazioni con partner globali

Per tutelare i propri interessi in un mondo globalizzato, la Svizzera mantiene una vasta rete di relazioni, un'attività molto importante per un Paese neutrale. La politica estera svizzera si basa su dialoghi politici e settoriali periodici e contatti di alto livello, spesso curati dal Consiglio federale e dal Presidente della Confederazione e basati su consultazioni politiche della Segreteria di Stato del DFAE. Conformemente all'approccio universale, la Svizzera cura contatti regolari per quanto possibile con tutti gli Stati, sia con una presenza in loco o meno. In tal modo è possibile anticipare opportunità e rischi e prevedere uno sviluppo strategico. La Svizzera cura un dialogo prioritario con otto Paesi che rivestono un ruolo chiave a livello mondiale: il Brasile, la Cina, l'India, il Giappone, la Russia, il Sudafrica, la Turchia e gli Stati Uniti.

Questi Paesi influenzano in modo significativo gli sviluppi regionali e internazionali nonché la sicurezza globale. La molteplicità dei contatti è ampia ed impegnativa, ad esempio nell'ambito dei diritti umani, dei conflitti armati o in settori importanti per la sicurezza.

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4.1

Europa dell'Est, Europa sudorientale e Asia centrale

Nell'anno in rassegna, tensioni interne e tra più Paesi hanno caratterizzato le regioni dell'Europa dell'Est, dell'Europa sudorientale e dell'Asia centrale. Il diffuso scontento popolare per i sistemi politici disfunzionali è sfociato in movimenti di protesta che hanno in parte bloccato le istituzioni politiche in Albania, Bosnia ed Erzegovina, Montenegro e Moldova. In diversi Paesi la popolazione ha espresso il desiderio di cambiamento e di nuove forze politiche anche alle urne. In Ucraina, Moldova e Kosovo sono arrivate al potere personalità politiche che promettono nuovi indirizzi.

La soluzione nello scontro sul nome del Paese tra la Grecia e la Repubblica di Macedonia, che ha assunto ora quello di Macedonia del Nord, mostra che è possibile fare progressi nonostante le tensioni.

Per motivi legati alla migrazione, alla politica di sicurezza ed alla politica di sviluppo i Balcani occidentali sono di particolare importanza per la Svizzera. Nel nostro Paese vivono infatti circa 500 000 persone con origini nel Sud-Est europeo.

L'interesse per la stabilità e lo sviluppo in questa regione è dunque considerevole.

L'importanza della migrazione per le relazioni con i Paesi dei Balcani occidentali è stata evidente nelle celebrazioni del decennio di partenariato in materia di migrazione che hanno avuto luogo in autunno con la Serbia e la Bosnia ed Erzegovina. Il 1° settembre 2019 inoltre è entrata in vigore la nuova Convenzione di sicurezza sociale con il Kosovo22, dopo una fase di più di nove anni senza trattato. La Svizzera ha continuato il proprio impegno per la pace nella regione sostenendo ad esempio il dialogo agevolato dall'UE tra Belgrado e Pristina in modo complementare tramite l'organizzazione di tavole rotonde informali. Anche nel settore della politica della sicurezza l'impegno della Svizzera rimane costante. Nel Kosovo per la prima volta ha inviato un comandante supplente della taskforce multinazionale per il Kosovo (KFOR). Il Consiglio federale ha adottato a novembre 2019 il messaggio 23 sulla proroga dell'impiego della Swisscoy. L'importanza che questa regione assume per la Svizzera ha dato vita ad una serie di incontri bilaterali ad alto livello. Il presidente della Confederazione Maurer ha incontrato due volte il collega serbo Vuci ed ha accolto la premier serba Brnabi a Berna a
settembre. A maggio la consigliera federale Amherd si è inoltre recata in Kosovo e in Bosnia ed Erzegovina.

Restano delicate le relazioni con la Turchia, la cui importante diaspora raggruppa in Svizzera circa 130 000 persone. Al contempo nel 2019 è aumentato il numero di cittadini turchi richiedenti l'asilo; nell'anno in rassegna si è riusciti a rendere possibile alla maggior parte di persone con doppia cittadinanza svizzera e turca il rientro in Svizzera nonostante lo scorso anno fosse stato loro vietato di lasciare la Turchia.

La Turchia, Paese che ospita un elevato numero di profughi siriani, rimane una protagonista principale nel conflitto siriano (n. 4.4) ed un partner importante nel mettere a disposizione prestazioni umanitarie transfrontaliere per la popolazione siriana in grave disagio. L'intervento militare della Turchia nella Siria settentrionale ha ampie ripercussioni sulla stabilità e sulla sicurezza della regione nonché sulla situazione umanitaria (n. 6.2). La Svizzera lo ha definito una violazione del diritto internazionale e ha chiesto l'immediata cessazione delle ostilità. Inoltre ha espresso 22 23

RS 0.831.109.475.1 FF 2019 7041

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la propria preoccupazione in merito alla pressione esercitata sui diritti umani e sui principi fondamentali democratici e dello Stato di diritto in Turchia direttamente tramite canali diplomatici e forum multilaterali. In occasione della visita di luglio in cui si è incontrato con il ministro degli esteri turco, il consigliere federale Cassis ha espresso la preoccupazione della Svizzera riguardo alla difficile situazione delle libertà personali. Nonostante le tensioni, importanti interessi accomunano la Svizzera e la Turchia, in particolare negli ambiti della migrazione, della sicurezza e dell'economia. La Turchia, il cui volume annuale di scambi supera i 3,3 miliardi di franchi, rimane un importante mercato di sbocco per le imprese svizzere. L'Accordo di libero scambio24 aggiornato nel 2018 tra gli Stati dell'AELS e la Turchia è stato adottato a giugno dal Parlamento svizzero. Tuttavia il commercio risente della recessione economica e delle lacune nella sicurezza giuridica.

La Svizzera ha un interesse a mantenere buone relazioni con la Russia e si adopera in maniera attiva e imparziale per un dialogo con questo Paese che riveste un ruolo chiave a livello mondiale. Nell'anno in rassegna le relazioni sono state curate con circa 15 incontri di esperti in cui è stata discussa intensamente una varietà di temi.

All'inaugurazione dell'ambasciata di Mosca, il cui edificio è stato ristrutturato ed ampliato, hanno preso parte più di 800 ospiti tra cui il consigliere federale Cassis e numerosi deputati. In occasione di questo viaggio Cassis ha avuto uno scambio di riflessioni con il ministro degli esteri russo Lawrow. Il consigliere federale Parmelin ad agosto si è recato ai «Worldskills» in Kasan e il presidente della Confederazione Maurer si è incontrato a novembre con il presidente Putin a Mosca. L'intenso dialogo ha offerto l'occasione di discutere di argomenti complessi. Ad esempio per quel che riguarda l'Ucraina sussistono ancora divergenze. L'elezione del nuovo Presidente ucraino e i segnali in merito al conflitto armato interno che dura ormai da cinque anni nella regione occidentale del Paese danno adito ad un ottimismo contenuto. Il consigliere federale Cassis ha incontrato il collega ucraino a settembre per un primo scambio di opinioni in occasione dell'Assemblea generale dell'ONU a New York. In
Ucraina la Svizzera ha impiegato vari strumenti per il promovimento della pace: ha messo i suoi esperti a disposizione dell'OSCE e ha sostenuto iniziative locali. Nell'Ucraina occidentale ha svolto interventi diretti (n. 6.2) e ha sostenuto il buon governo e la lotta alla corruzione. È stato allestito un nuovo programma di cooperazione svizzero per il periodo dal 2020 al 2023. Infine il Consiglio federale ha deciso a maggio di elevare di rango l'ufficio d'ambasciata in Bielorussia facendone un'ambasciata. Questo passo contribuisce ad approfondire le relazioni bilaterali degli ultimi anni e tiene conto dell'importante impegno della Bielorussia in qualità di mediatrice per garantire la stabilità nella regione.

La regione dell'Asia centrale assume una crescente importanza per la Svizzera.

L'appartenenza dei Paesi di questa regione al gruppo di voto presieduto dalla Svizzera nell'ambito delle Istituzioni di Bretton Woods, nel Fondo mondiale per l'ambiente e in parte nella Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) conferiscono alla regione una posizione particolare. Il presidente della Confederazione Maurer ha accolto il Presidente del Kirghizistan a luglio, il Presidente del Tagikistan a novembre e quello del Kazakistan due volte, una a settembre a New York e una a novembre a Nur-Sultan. I movimenti di riforma il cui slancio aumenta 24

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soprattutto in Uzbekistan hanno ripercussioni positive su tutta la regione e sulle relazioni con la Svizzera.

4.2

Continente americano

Grazie al rafforzamento dei contatti del Governo sia con gli Stati Uniti che con il Brasile, nel 2019 si sono intensificate le relazioni con i Paesi del continente americano. Attualmente la politica interna statunitense è focalizzata sulle elezioni presidenziali del 2020. Se in Canada il premier Trudeau è rimasto in carica con un governo di minoranza, in molti Paesi dell'America Latina ci sono stati considerevoli cambi di governo. Lo sposamento delle maggioranze in parte verso i partiti liberali e in parte verso i partiti conservatori, così come le proteste e i disordini in diversi Paesi del Sudamerica avvenuti nel tardo autunno, dimostrano lo scontento di parte della società per le loro condizioni di vita, così come la volatilità delle relazioni politiche e socioeconomiche in America Latina.

Per il loro peso politico, economico e militare gli Stati Uniti rimangono nell'immediato futuro la principale potenza garante dell'ordine mondiale. Nell'anno in esame l'attuazione del principio dell'«America first» ha portato nuovamente ad incertezze nella politica interna ed estera svizzera. Se da un lato la Svizzera ha subito forti ripercussioni di questa politica ad esempio nel commercio, nella politica monetaria, nella protezione della proprietà privata e nel sistema di sanzioni, nell'anno in esame è stato però anche possibile rafforzare e migliorare i rapporti bilaterali tramite, ad esempio, l'incontro del presidente della Confederazione Maurer con il presidente degli Stati Uniti Trump a maggio a Washington. È stata la prima visita di un presidente svizzero alla Casa Bianca. L'incontro del consigliere federale Cassis con il segretario di Stato Pompeo a Washington e a Bellinzona, così come quello del consigliere federale Parmelin con il rappresentante per il commercio Lighthizer hanno ugualmente permesso di approfondire i contatti.

Il rafforzamento delle condizioni quadro in economia e finanza e la collaborazione per la pace e la sicurezza restano delle priorità nei contatti bilaterali con gli Stati Uniti. Sono ancora in corso i colloqui esplorativi in vista di un accordo di libero scambio per dimostrare se sussistono le basi per avviare delle trattative. Per contro, a settembre, dopo quasi 10 anni di attesa, è stato ratificato il protocollo che modifica la Convenzione per evitare le doppie imposizioni
stipulato tra Svizzera e gli Stati Uniti. Per le relazioni bilaterali rimane fondamentale anche il mandato di potenza protettrice per gli Stati Uniti in Iran e inoltre è stato sottoscritto un accordo per l'acquisizione di un mandato di potenza protettrice degli Stati Uniti in Venezuela, che tuttavia deve ancora approvare quest'accordo affinché entri in vigore. La nuova impostazione della politica commerciale statunitense o il ritiro degli Stati Uniti da diversi meccanismi multilaterali rappresentano importanti sfide. Le misure adottate dagli Stati Uniti, come dazi o sanzioni, non sono indirizzate contro la Svizzera, ma il nostro Paese è indirettamente coinvolto.

Nel continente americano la Svizzera ha anche altri importanti partner bilaterali: Argentina, Brasile, Canada e Messico. La visita del consigliere federale Cassis in Uruguay, Chile e Brasile ha permesso di rafforzare i rapporti con questi Paesi. In 1403

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particolare, con il nuovo governo brasiliano sono stati instaurati buoni rapporti e sussistono possibilità di collaborazione sia in ambiti con interessi analoghi (ad esempio l'economia, la tassazione, le finanze, così come la scienza e le tecnologie), sia in quelli che presentano delle divergenze (ad esempio i diritti dell'uomo, la sostenibilità o questioni multilaterali). In agosto nel quadro dell'AELS sono state concluse le trattative per un accordo di libero scambio con i Paesi del MERCOSUR (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay). Insieme agli altri Paesi dell'AELS la Svizzera punta a modernizzare l'accordo di libero scambio con Messico e Cile e a proseguire i colloqui esplorativi sull'aggiornamento dell'accordo con il Canada.

Gli sviluppi in America Latina sono complessi. Mentre in diversi Paesi si osservano una crescita economica e lo sviluppo di strutture democratiche, in altri vi sono tendenze autoritarie e un'economia in declino. Tuttora in gran parte dell'America Latina scoppiano scandali di notevole portata. La cooperazione giudiziaria bilaterale ha dato un importante contributo all'inchiesta penale di questi casi di corruzione in Brasile e altri Paesi ed è stata apprezzata. Contemporaneamente le forti disparità sociali, l'intensificarsi dei problemi di sicurezza e la violenza hanno costituito grandi sfide. La grave crisi politica e socioeconomica in Venezuela, che nel frattempo ha portato a un esodo di massa di più di quattro milioni di persone verso i Paesi confinanti, ha avuto ripercussioni in tutta la regione. La Svizzera ha incrementato i propri aiuti umanitari in particolare per Venezuela e Colombia e si è allineata alle sanzioni dell'UE nei confronti del Venezuela. Si è più volte espressa in modo critico, in particolare dinanzi al Consiglio dei diritti umani dell'ONU, circa la situazione in Venezuela, Nicaragua, Honduras e Guatemala. Inoltre in America Centrale, a Cuba, Haiti, in Colombia, Perù e Bolivia ha attuato iniziative in materia di diritti umani e di politica di pace, così come programmi di cooperazione allo sviluppo. In seguito a catastrofi naturali la Svizzera ha inviato in Bolivia e alle Bahamas aiuti immediati, richiesti dai Paesi stessi.

Per salvaguardare i propri interessi in tutto il continente americano, la Svizzera vuole rafforzare la collaborazione con le organizzazioni regionali, come l'Organizzazione degli Stati americani (OSA), l'Alleanza del Pacifico o la Comunità caraibica (CARICOM).

4.3

Africa subsahariana

Nell'anno in rassegna anche nel Continente africano il quadro della situazione è stato disomogeneo. Mentre la situazione in molti Paesi resta preoccupante, in altri ci sono stati miglioramenti verso la pace e la stabilità politica. In tutto il Sudan hanno avuto luogo dimostrazioni scoppiate sfociate nella destituzione da parte dei militari di Omar al-Bashir, da tempo al potere, e nella creazione di un governo di transizione insieme all'opposizione civile. La Svizzera ha stipulato trattati di pace con il Mozambico e con la Repubblica dell'Africa centrale, anche se il trattato con quest'ultimo Paese è rispettato solo in parte. In merito alla modifica dell'accordo di pace con il Sudan meridionale, così come di quello tra Etiopia ed Eritrea, sono stati registrati solo progressi circoscritti. L'impegno del premier etiope per migliorare i rapporti con l'Eritrea e la regione è stato premiato con l'assegnazione del premio 1404

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Nobel per la pace. I conflitti interni si sono acuiti contemporaneamente in molti Paesi come Camerun, Nigeria, Mali o Burkina Faso, in cui la presenza di gruppi terroristici rimane allarmante. Se le elezioni in Sudafrica, Senegal e Botswana si sono svolte in modo perlopiù pacifico e nel rispetto dei principi democratici, l'opposizione in Nigeria, nelle isole Comore, in Malawi, Mozambico e Mauritania non ha accettato il risultato delle votazioni.

Povertà, disparità sociali, corruzione, conflitti violenti, violazioni dei diritti dell'uomo ed epidemie sono alcuni degli ostacoli che l'intero continente deve fronteggiare. Eventi climatici estremi come la siccità nel Corno d'Africa e nel Sahel o i cicloni nell'Africa sud-orientale sono una concausa dei flussi migratori (n. 6.1). A livello mondiale, gli Stati dell'Africa subsahariana ospitano il 36 per cento degli sfollati interni; molti Stati africani sono allo stesso tempo Paesi di provenienza, di transito o di destinazione di grandi movimenti migratori e di rifugiati. Invece nell'anno in rassegna in Etiopia, Costa d'Avorio, Ghana, Ruanda e Senegal l'economia è cresciuta notevolmente. Questi Stati fanno parte delle dieci economie con la crescita più rapida del mondo. Il Trattato di Libero Commercio Continentale Africano (African Continental Free Trade Area ­ AfCFTA), entrato in vigore nel 2019, rappresenta un grande successo su più fronti dell'Unione Africana (UA) e può offrire alla Svizzera interessanti prospettive a medio o lungo termine. Gli ostacoli da superare sono ancora innumerevoli prima che il potenziale economico dell'Africa possa essere sfruttato al massimo. L'Africa subsahariana continua ad essere al centro dell'interesse internazionale e di riflessioni geopolitiche. Ad esempio, nell'anno in rassegna ha avuto luogo il primo vertice tra Russia e Africa. Inoltre gli investimenti provenienti dagli Stati del Golfo, da India, Turchia e Cina hanno avuto un'impennata.

Anche per la Svizzera il continente africano rappresenta una regione sempre più importante sul piano geopolitico, economico e delle politiche di sviluppo. Nel 2019 le relazioni bilaterali sono state ampliate e diversificate, principalmente attraverso accordi settoriali e in tal modo è stato possibile, ad esempio, stringere un accordo sulla migrazione con il Botswana. Con diversi
Paesi è stato possibile avviare e proseguire i negoziati per i trattati sulla doppia imposizione e sulla protezione degli investimenti e concludere i mandati negoziali. Inoltre nel 2019 la Svizzera ha sottoposto al Tribunale internazionale del diritto del mare il caso della petroliera «San Padre Pio» battente bandiera svizzera (n. 5.5) e ha dato il proprio contributo in Africa subsahariana mettendo in atto strumenti di politica per la pace, di politica dei diritti dell'uomo, così come degli aiuti allo sviluppo. La situazione nelle regioni dei Grandi Laghi, del Ciad, del Sahel e in Sudan meridionale rimane instabile. Gli aiuti umanitari e quelli per lo sviluppo sono prevalentemente impiegati in questa regione in settori come la crescita economica locale, l'istruzione di base, la formazione professionale, il buongoverno, la salute e la sicurezza alimentare (n. 6.1). Infine la Svizzera ha investito molto nella politica per la pace (n. 5.1) e insieme a molti altri Stati si è attivata per la difesa dei diritti dell'uomo (n. 5.2).

Nell' anno in rassegna la Svizzera ha coltivato relazioni di alto livello con molti Paesi dell'Africa. All'inizio dell'anno il consigliere federale Cassis si è recato in Sudafrica, Zimbabwe e Zambia dove tra l'altro ha sottoscritto un accordo sul traffico aereo, mentre il suo viaggio in Mozambico a metà agosto era volto a sottoscrivere un 1405

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trattato di pace a cui si è arrivati grazie agli sforzi di mediazione da parte della Svizzera (n. 5.1 e 5.4). Accompagnata dalla presidente del Consiglio degli Stati Carrobbio, una delegazione di parlamentari svizzeri si è recata anche in Mozambico e Ruanda dove ha partecipato, insieme alla Segretaria di Stato del DFAE, a una commemorazione per il genocidio e ha verificato lo stato dei lavori di progetti di cooperazione allo sviluppo. Il consigliere federale Berset si è invece recato nella Repubblica dell'Africa centrale e ne ha incontrato il Presidente per discutere questioni legate alla sanità e agli aiuti umanitari. In occasione della visita del Ministro degli esteri dell'Angola al presidente Maurer il tema al centro delle discussioni è stata la cooperazione economica e finanziaria.

Nel 2019 la Svizzera ha consolidato le relazioni con le organizzazioni regionali in Africa; le relazioni con l'UA sono incentrate sulla cooperazione per la pace e la sicurezza. Inoltre il nostro Paese vuole collaborare con l'UA per la gestione di flussi migratori di lavoratori in cerca di impiego in Africa. L'Organizzazione Internazionale della Francofonia (OIF), di cui fanno parte numerosi Stati africani, è per la Svizzera un'importante piattaforma per rafforzare i diritti dell'uomo e promuovere la democrazia. Nell'anno in rassegna la nuova segretaria generale dell'OIF Mushikiwabo ha incontrato a Berna i consiglieri federali Berset e Cassis. Quest'ultimo ha anche preso parte alla Conferenza dei ministri dell'OIF a Monaco, in occasione della quale ha intrattenuto diversi colloqui bilaterali. Durante la Conferenza la Svizzera ha appoggiato i piani di riforma amministrativi dell'OIF e ha fatto valere la propria presenza.

4.4

Vicino e Medio Oriente, Nord Africa

Nell'anno in esame la situazione in questa regione è stata instabile e tesa. Oltre ai continui conflitti in Siria, nello Yemen e in Libia, si sono registrati due grandi sviluppi. Se da un lato dopo il ritiro da parte degli Stati Uniti dall'accordo sul nucleare con l'Iran nel maggio 2018, nella regione del Golfo le tensioni si sono acuite, alimentate dalla lotta di potere tra Iran e Arabia Saudita, dall'altro le dimostrazioni contro «le élite al potere» a cui hanno preso parte centinaia di persone in particolare in Libano, Algeria e Iraq erano sintomo della fragilità di questi Paesi senza una struttura economica di base. Durante il 2019 non è stato fatto alcun passo in avanti per risolvere il conflitto israeliano-palestinese. La parte economica del piano di pace americano in Medio Oriente presentato a giugno in Bahrain non ha avuto grande risonanza. Contemporaneamente si è inasprito il conflitto armato in Libia con gravi conseguenze sulla situazione dei migranti. Il cambio di governo in Algeria e Tunisia è stato difficoltoso e anche in Egitto sono divampate proteste. Pertanto data l'estrema fragilità della situazione economica c'è il rischio che le tensioni sociali si inaspriscano e che la violenta corrente estremista raccolga sempre più consensi.

Per la politica estera svizzera questa regione è una priorità. Per questo motivo nel corso del 2019 la Svizzera ha dedicato gran parte delle proprie attività a promuovere la pace e la sicurezza, il rispetto del diritto internazionale e gli aiuti umanitari, così come la collaborazione per lo sviluppo e per l'immigrazione. Nella regione del Golfo sono stati fatti dei passi in avanti in merito ai mandati in qualità di potenze 1406

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protettrici (Arabia Saudita in Iran e Iran in Arabia Saudita). Due i successi concreti raggiunti nel 2019 nel quadro di questi mandati: il primo è stata la liberazione, avvenuta il 21 luglio 2019, di una petroliera iraniana bloccata in Arabia Saudita dal maggio precedente, mentre il secondo è stato il trasferimento sanitario di un marinaio iraniano passando per l'Oman. Inoltre nel dicembre 2019 l'azione umanitaria avvenuta sul territorio svizzero ha portato alla liberazione di due carcerati in Iran e negli Stati Uniti. Ad ottobre oltre alle consuete consultazioni e agli incontri di alto livello con i Paesi della regione, il presidente della Confederazione Maurer si è recato negli Emirati Arabi e in Arabia Saudita per discutere circa i buoni uffici che la Svizzera può offrire alla regione e rafforzare le relazioni economico-finanziarie. A questo si aggiunga che nel 2019 la Svizzera ha espresso il proprio parere durante le riunioni degli organismi internazionali denunciando a più riprese l'omicidio del giornalista Jamal Khashoggi e ha discusso tale questione anche durante l'incontro bilaterale con l'Arabia Saudita. Infine, per quel che riguarda la crisi nello Yemen, durante la terza Conferenza dei donatori, organizzata a Ginevra insieme a Svezia e ONU, la Svizzera ha deciso di devolvere per il 2019 13,5 milioni di franchi.

La Svizzera apporta un decisivo contributo anche in Medio Oriente. Durante la terza conferenza per la Siria organizzata a marzo a Bruxelles dall'UE e dall'ONU, la Svizzera ha riconfermato il proprio impegno per aiutare la popolazione siriana e per una risoluzione politica del conflitto. A tal proposito per il 2019 ha messo a disposizione una somma di 61 milioni di franchi volti ad aiutare le popolazioni in gravi difficoltà in Siria, Libano, Giordania e Turchia. Inoltre ha rinnovato il proprio impegno per aumentare la capacità di ricezione dei Paesi di primo soccorso che accolgono i rifugiati nella regione, ad esempio con progetti nell'ambito della gestione dei movimenti di migrazione. Appoggiata dalla Svizzera, nel novembre 2019 la Commissione costituzionale si è riunita a Ginevra e per la prima volta per discutere il caso della Siria. Ad intervalli regolari la Svizzera si è pronunciata sulla situazione nel Vicino Oriente. In seguito alle crescenti lotte nel nord-ovest della Siria
(nella provincia di Idlib), al tavolo delle trattive la Svizzera si è appellata alle parti coinvolte chiedendo loro di riprendere le trattative e ha puntato il dito anche contro l'intervento militare della Turchia in Siria (n. 4.1). Dopo un'ulteriore escalation delle violenze nella striscia di Gaza e in Israele, la Svizzera ha esortato i partiti politici ad applicare la massima cautela e a rispettare il diritto internazionale. A settembre il consigliere federale Cassis ha incontrato a Lucerna il ministro degli esteri Katz in occasione del 70° anniversario dell'inizio delle relazioni diplomatiche tra Svizzera e Israele.

I Paesi dell'Africa del Nord sono partner importanti per la Svizzera negli ambiti della migrazione e della sicurezza e per questo motivo nell'anno in rassegna tali relazioni sono state rafforzate. A febbraio il consigliere federale Cassis ha ricevuto in un incontro ufficiale a Berna il ministro degli esteri tunisino Jhinaoui e a marzo il consigliere federale Berset ha incontrato durante una visita di Stato in Tunisia il presidente Essebsi e il premier Chahed. In quest'occasione entrambi gli Stati hanno sottoscritto un accordo per la sicurezza sociale e Berset ha colto l'occasione della sua visita per presentare un programma regionale sulla collaborazione culturale in Africa del Nord volto a favorire lo scambio di operatori culturali nella regione.

Infine Cassis ha incontrato a marzo al Cairo il presidente egiziano al-Sisi per una visita di lavoro.

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4.5

Asia e Pacifico

La regione è in una fase di continuo sviluppo, aspetto di fondamentale importanza per l'economia e la politica globale. Tuttavia, questo crescente sviluppo economico e tecnologico è contrastato da vari ostacoli e tensioni: disuguaglianze economiche e sociali sempre più evidenti tra e all'interno degli Stati, sviluppi demografici, fabbisogno energetico in aumento, problemi ambientali e conseguenze del cambiamento climatico. Inoltre in molti Stati si registra un rafforzamento di tendenze autoritarie e di conflitti irrisolti (Afghanistan, Kashmir, Myanmar e Penisola coreana) che minano la stabilità della regione.

Nell'anno in rassegna è stata registrata una regolare continuità rispetto agli anni precedenti. Nonostante la Cina si riconfermi la protagonista indiscussa, la regione dell'Asia e del Pacifico assume maggior importanza e attenzione, mentre lndia, Giappone e l'ASEAN acquisiscono un ruolo di contropotere più determinante. In particolare, la partnership con la Cina è per la Svizzera una fonte di grandi opportunità, ma anche di sfide su più fronti, ad esempio per quel che riguarda l'impegno per la difesa dei diritti umani. Il nostro Paese ha tutto l'interesse a coltivare scrupolosamente le relazioni bilaterali o multilaterali con tutti gli Stati della regione. Grazie alla sua forte presenza sul territorio e alla sua reputazione di grande prestigio, può vantare un eccellente accesso al potenziale della regione. Questo ha avuto una diretta influenza sul notevole aumento del volume dei commerci negli ultimi dieci anni, passato da 48 a 130 miliardi dal 2008 al 2018. Impegnandosi a favore della pace, della sicurezza, dello sviluppo sostenibile così come per la creazione di un ordine basato su norme, la Svizzera può dare un effettivo contributo alla risoluzione dei problemi più urgenti nei singoli Stati e in tutta la regione (n. 5 e 6).

Anche nel 2019 la Svizzera ha intensificato le proprie relazioni con vari Paesi: nell'Asia orientale è stato possibile rafforzare lo scambio con la Cina su più fronti.

In seguito all'attuazione dell'iniziativa «Nuova via della seta» (Belt and Road Initiative, BRI), il presidente della Confederazione Maurer è stato invitato in Cina per un incontro ufficiale e in quest'occasione ha sottoscritto con la Cina un «memoradum of understanding» per una collaborazione economica
e finanziaria negli Stati terzi nel quadro della «Nuova via della seta». In vista del «Forum economico mondiale», a inizio anno il Presidente della Confederazione ha aperto con il Vicepresidente cinese una piattaforma per rafforzare le relazioni commerciali tra Svizzera e Cina.

La Svizzera è stata inoltre invitata dal Giappone a partecipare al «Financial Track» del G20 e in questa occasione il Presidente della Confederazione ha incontrato il premier Abe per un colloquio bilaterale. Poco dopo il consigliere federale Parmelin si è recato in Giappone e Vietnam accompagnato da una delegazione di economisti e ricercatori. La consigliera federale Amherd ha assistito all'incoronazione del sovrano giapponese in qualità di rappresentante della Svizzera.

Grazie a incontri di alto livello la Svizzera ha approfondito le relazioni con l'India.

A settembre il Presidente indiano si è recato in Svizzera per un incontro ufficiale con il Consiglio federale e a ottobre la consigliera federale Sommaruga ha intrapreso un viaggio in India accompagnata da una delegazione di economisti. Ci sono stati anche contatti di alto livello con Pakistan, Nepal e Bhutan. Nel Sud-est asiatico e nella regione del Pacifico instaurare relazioni con le principali organizzazioni in loco è 1408

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una priorità: ad esempio è stata prolungata la collaborazione con l'ASEAN nel quadro delle partnership di dialogo settoriali. La Svizzera ha partecipato nuovamente all'incontro dei ministri degli esteri dell'ASEAN, così come al Forum delle isole del Pacifico con l'obiettivo di rafforzare relazioni di alto livello con gli Stati dell'intera regione.

4.6

Relazioni con partner globali: valutazione e prospettive

La Svizzera dispone di una rete di relazioni a livello mondiale che le consente di tutelare attivamente nonché in modo diretto e indipendente i propri interessi. I fitti contatti bilaterali avuti durante l'anno in rassegna in tutte le regioni del mondo, per lo più ai massimi livelli diplomatici, testimoniano la presenza efficace della Svizzera. È opportuno ponderare la cura delle relazioni con una gestione prioritaria in determinati Paesi o regioni per riconoscere e adottare nel modo migliore le opportunità per la politica estera della Svizzera. In un periodo di tensioni e insicurezze a livello globale, la cura consapevole degli otto Paesi prioritari assume un significato più ampio. Nelle relazioni con i Paesi chiave la Svizzera reagisce agli sviluppi politici ponderando gli interessi al fine di garantire a lungo termine le migliori condizioni quadro per la politica estera elvetica. La Svizzera verifica costantemente l'orientamento strategico dei suoi partenariati mondiali e garantisce una rete aperta e solida di contatti in tutte le regioni.

5

Pace e sicurezza

Con la Strategia di politica estera 2016­2019 il Consiglio federale si era prefissato l'obiettivo di estendere il suo impegno per la pace e la sicurezza. Da allora, gli sconvolgimenti politici e le trasformazioni sociali hanno reso questi settori ancora più importanti. Nell'odierno mondo multipolare, la Svizzera non appartiene a nessun centro di potere e può così costruire ponti laddove le relazioni tra altri Paesi risultano bloccate. La risoluzione pacifica dei conflitti e il rispetto delle norme internazionali contribuiscono alla sicurezza e alla stabilità della Svizzera, che deve anche poter contare su un multilateralismo funzionante e organizzazioni internazionali efficienti.

I buoni uffici sono una componente importante dell'impegno della Svizzera a favore della pace e della sicurezza. A ciò si aggiungono misure di promozione civile e militare della pace volte a rafforzare i diritti umani, la sicurezza e il diritto internazionale.

5.1

Buoni uffici, promozione della pace e protezione della popolazione civile

La domanda di contributi svizzeri alla pace e alla sicurezza rimane elevata, soprattutto per quanto riguarda i buoni uffici. Nel 2019 la Svizzera ha assunto due nuovi mandati di potenza protettrice per conto degli Stati Uniti in Venezuela e dell'Iran in 1409

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Canada; per entrare in vigore il primo mandato necessita però ancora del consenso del Venezuela. Nell'anno in rassegna è stato fatto un importante passo avanti per quanto riguarda la convenzione doganale conclusa tra la Georgia e la Russia nel 2011. Sotto la presidenza svizzera, il comitato misto si è infatti riunito per la prima volta il 6 febbraio 2019. Dalla firma dell'accordo, il ruolo di terza parte neutrale della Svizzera mira ad agevolarne l'attuazione.

Nel campo della mediazione, nel 2019 la Svizzera è stata coinvolta in 19 processi di pace, ad esempio in Mozambico, Siria, Camerun o Sudan del Sud. In Mozambico, dall'ottobre 2016 il nostro Paese è attivamente impegnato nella mediazione del conflitto tra il partito al governo e l'opposizione armata. Nel mese di agosto 2019 è stato firmato un accordo di pace in presenza del consigliere federale Cassis. Nella crisi che colpisce il Camerun, su richiesta delle parti in conflitto la Svizzera conduce un processo di mediazione per trovare soluzioni capaci di garantire una pace duratura nel Nord e nel Sud-Est del Paese. Nel conflitto in Siria la Svizzera sostiene l'inviato speciale dell'ONU Geir Pedersen tra le altre cose mettendo a sua disposizione esperti di questioni costituzionali e in materia di detenuti o persone disperse.

Promuove altresì il dialogo a sostegno del processo negoziale tra i diversi attori siriani. In questo contesto, negli scorsi anni la Svizzera ha sviluppato competenze interne volte a sostenere i processi di pace in settori centrali. Nell'anno in esame ha portato avanti i suoi sforzi a favore della professionalizzazione della mediazione.

Nel 2019 si è concluso il primo corso di studi del «Master of Advanced Studies» in mediazione di pace al PF di Zurigo, organizzato in stretta collaborazione con il DFAE e i ministeri degli esteri di Finlandia, Svezia e Germania.

La Svizzera si impegna per la promozione dei processi democratici. Nel 2019 ha sostenuto il processo elettorale in Nigeria contribuendo alla creazione di un comitato nazionale della pace composto di rappresentanti del governo e della società civile.

Quest'ultimo ha incoraggiato i candidati a sottoscrivere l'accordo di pace di Abuja nell'intento di ridurre la violenza durante il periodo elettorale. Il sostegno ai processi democratici ha una lunga tradizione nel
nostro Paese. Il 2019 ha segnato anche il trentesimo anniversario della partecipazione della Svizzera alle attività di monitoraggio delle elezioni. Dal 1989 la Svizzera ha partecipato a 308 missioni di osservazione elettorale di ONU, OSCE, UE, OSA e altre organizzazioni, inviando complessivamente 2124 esperti. Anche nell'anno in rassegna la Svizzera ha impiegato esperti civili in missioni bilaterali, multilaterali e di osservazione elettorale.

La Svizzera ha portato avanti il suo impegno nella lotta contro le cause politiche, sociali ed economiche dell'estremismo violento. Oltre al sostegno a processi di dialogo regionali e nazionali in Senegal, Burkina Faso, Camerun e Repubblica centrafricana, in Libano, per esempio, la Svizzera ha coadiuvato l'elaborazione di un piano d'azione nazionale. È inoltre stata data la priorità alla risoluzione pacifica dei conflitti armati a sfondo religioso, come ad esempio in Libano o in Mali.

Il nostro Paese ha altresì collaborato a vari processi politici nell'ambito dell'analisi del passato, come nelle Filippine o nello Zimbabwe. Nel contempo ha contribuito ad orientare il dibattito politico internazionale sulla questione delle persone disperse ed ha accompagnato una serie di progetti su questo tema in Siria, Zimbabwe e Sri Lanka. L'accento è stato posto sull'utilizzo di nuove tecnologie che migliorano l'efficienza delle ricerche dei dispersi aumentandone le chance di ricongiungimento 1410

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con le famiglie. La Svizzera ha inoltre presieduto la «Global Action Against Mass Atrocity Crimes» (GAAMAC), una piattaforma internazionale dedicata al rafforzamento di meccanismi nazionali per la prevenzione delle atrocità. Grazie all'ufficio di sostegno della piattaforma basato nella Ginevra internazionale e all'organizzazione di una discussione tematica cui hanno partecipato rappresentanti di 33 missioni, la Svizzera ha potuto dare il giusto spazio anche al tema della prevenzione delle atrocità.

Per quanto riguarda la protezione della popolazione civile, la Svizzera si impegna a favore di una protezione effettiva dei bambini nei conflitti armati. A livello multilaterale, ha chiesto che l'elenco delle parti in conflitto responsabili di violazioni gravi dei diritti dei bambini venga stilato sulla base di elementi concreti. In determinate zone, come la Siria, ha sostenuto provvedimenti quali il finanziamento di specialisti in materia di protezione dei bambini.

L'attuazione del piano d'azione nazionale «Donne, pace e sicurezza»25 vede la Svizzera impegnata a favore di un maggiore coinvolgimento delle donne sul fronte della prevenzione dei conflitti e della politica di pace e di sicurezza, nelle forze di polizia impegnate negli interventi di pace nonché nella politica in materia di sicurezza, armamenti e disarmo.

Nell'ambito dello sminamento umanitario, la Svizzera ha concentrato i suoi sforzi sulla questione delle mine improvvisate e sulle relative sfide negli spazi urbani. In occasione della quarta Conferenza d'esame della Convenzione del 18 settembre 199726 sul divieto dell'impiego, del deposito, della fabbricazione e del trasferimento delle mine antiuomo e sulla loro distruzione (Convenzione di Ottawa) la Svizzera ha collaborato attivamente all'elaborazione del piano quinquennale 2020­2024. In parallelo, ha finanziato progetti in Paesi come la Bosnia ed Erzegovina, la Cambogia, la Colombia, la Croazia, il Myanmar o la Siria. Nel settore della gestione delle munizioni, la Svizzera ha partecipato alla creazione di una piattaforma di consulenza da parte del Centro internazionale per lo sminamento umanitario di Ginevra (GICHD) e dell'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari del disarmo. In collaborazione con l'istituto partner «Small Arms Survey», il nostro Paese ha rafforzato il suo impegno
nella lotta contro il commercio illegale di armi leggere e di piccolo calibro in Africa e in Ucraina. Del resto, questo commercio comporta determinati rischi diretti anche per la sicurezza del nostro Paese.

I Centri per la politica di sicurezza (GCSP) e per il controllo democratico delle forze armate (DCAF), con sede a Ginevra, e il GICHD contribuiscono in modo significativo al rafforzamento dell'architettura multilaterale nel settore della promozione della pace, della sicurezza e della trasformazione dei conflitti. Con tutti questi centri nel 2019 il DFAE ha concluso nuovi accordi quadro per il periodo 2020­2023 in base a quanto indicato delle Camere federali.

25

26

Donne, pace e sicurezza: Piano d'azione nazionale svizzero per l'attuazione della risoluzione 1325 del Consiglio di sicurezza dell'ONU (2018­2022). www.eda.admin.ch > Politica estera > Pace e diritti dell'uomo > Politica di pace > Donne, pace e sicurezza.

RS 0.515.092

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5.2

Diritti dell'uomo

Benché oggi a livello mondiale l'attuazione di molti diritti umani risulti più che mai buona (si pensi al livello di istruzione, alla salute o alla parità dei sessi), vi sono ambiti che nel 2019 sono stati sottoposti a una pressione ancora più forte, anche in Occidente. Insieme ai suoi partner, la Svizzera intende contrastare questa tendenza attraverso misure concrete di protezione e di promozione, sia a livello bilaterale che multilaterale. In seno all'ONU la Svizzera si adopera per l'istituzione di un quadro normativo internazionale adeguato e a favore di solide istituzioni per i diritti umani.

Tra le priorità tematiche definite dal nostro Paese figurano anche l'abolizione della pena di morte, l'attuazione del divieto di tortura, la libertà di espressione e di opinione e la protezione delle minoranze.

Con il piano d'azione nazionale su imprese e diritti umani27 la Confederazione promuove il dialogo tra il settore privato, le ONG e il mondo accademico affinché possano essere identificate soluzioni durature che riconoscano e potenzino il contributo dell'economia al rispetto dei diritti dell'uomo. In questo contesto un'attenzione particolare è rivolta alle esigenze delle piccole e medie imprese. Per favorire l'attuazione dei principi guida dell'ONU relativi alle imprese e ai diritti umani da parte del settore svizzero del commercio delle materie prime, il Consiglio federale ha integrato nel piano d'azione nazionale le raccomandazioni del rapporto «Il settore svizzero delle materie prime: bilancio della situazione e prospettive» del 30 novembre 2018. In sede di elaborazione e di attuazione di norme legali a livello internazionale, la Svizzera si è inoltre impegnata a favore dell'istituzione di uguali condizioni di concorrenza. Nel 2019 ha assunto la presidenza dei Principi volontari per la sicurezza e i diritti umani (Voluntary Principles on Security and Human Rights; VP).

Questi principi offrono sostegno alle società minerarie nei processi di analisi dei rischi e di adozione di provvedimenti, volti a garantire la protezione dei diritti umani nel quadro di misure di sicurezza. La Svizzera ha assunto un ruolo attivo nell'ambito dell'attuazione dei VP soprattutto in Ghana, Nigeria, Perù e nella Repubblica Democratica del Congo.

La parità di genere e la promozione dei diritti delle donne sono rimaste
prioritarie anche nel 2019. Nell'ambito dell'attuazione della strategia del DFAE per l'uguaglianza di genere e i diritti delle donne28 la Svizzera ha tra l'altro affrontato questo tema in occasione dei dialoghi bilaterali con l'Arabia Saudita. Per quanto riguarda l'impegno della Svizzera a favore della protezione dei difensori dei diritti umani, un'attenzione particolare è stata rivolta alle donne, che spesso risultano maggiormente esposte a attacchi, discriminazione e violenza. A livello multilaterale, la Svizzera ha partecipato attivamente alla 63a sessione annuale della Commissione delle Nazioni Unite sulla condizione delle donne (CSW). Per la prima volta, è stata rappresentata dal Consiglio federale. Nell'ambito della conferenza internazionale «Ending sexual and gender-based violence in humanitarian crises» si è inoltre detta intenzionata ad investire 16 milioni di franchi nella lotta contro la violenza sessuale 27

28

Rapporto sulla strategia svizzera in materia di attuazione dei Principi guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani. www.seco.admin.ch > Lavoro > affari in-ternazionali del lavoro > Imprese e diritti umani.

www.eda.admin.ch > Pubblicazioni > Tutte le pubblicazioni > Strategia del DFAE Uguaglianza di genere e Diritti delle donne.

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entro il 2020. In vista del 25° anniversario della Dichiarazione e della Piattaforma d'azione di Pechino, la Svizzera ha assunto la copresidenza della conferenza regionale di preparazione organizzata per trarre un bilancio nonché ribadire la volontà politica di attuazione degli obblighi sottoscritti. La Svizzera ha infine sostenuto il mandato della relatrice speciale dell'ONU sulla violenza contro le donne e rinforzato l'ufficio regionale dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo (OHCHR) per l'Africa orientale con un'esperta in questioni di genere.

La protezione delle minoranze è iscritta nel diritto internazionale ed è parte integrante della politica estera della Svizzera. Tra le altre cose, la discriminazione delle minoranze, siano esse etniche, religiose o di un altro tipo, ne determina l'esclusione dai processi politici decisionali, dal progresso economico e nega loro l'accesso alle prestazioni. All'origine di molti degli attuali conflitti vi sono proprio violazioni di diritti di questo genere. Nel dialogo con altri Stati, come la Cina, l'Iran o il Brasile, la Svizzera non manca di ricordare quali siano i pericoli legati a queste situazioni; parallelamente è attiva anche a livello multilaterale per assicurare il rispetto dei diritti umani delle minoranze. Nel contesto della protezione delle minoranze religiose, durante la 41a sessione del Consiglio dei diritti umani la Svizzera ha espresso il suo impegno a favore dei diritti della minoranza uigura.

5.3

Politica di sicurezza esterna

L'obiettivo della politica svizzera di sicurezza esterna è di migliorare la sicurezza interna nonché la stabilità e la sicurezza a livello internazionale attraverso la cooperazione bilaterale e multilaterale e nel contesto di efficienti organizzazioni internazionali puntando su trasparenza e fiducia.

Nell'anno in rassegna, le sfide legate al controllo degli armamenti, al disarmo e alla non proliferazione (CDN) hanno continuato ad aumentare. La Svizzera si è adoperata a favore del mantenimento e del rispetto di accordi e norme esistenti. Continua inoltre a partecipare attivamente alle discussioni sul rinnovo del controllo degli armamenti convenzionali in Europa. Deplora il fatto che le Parti contraenti non siano riuscite a trovare una soluzione consensuale che avrebbe evitato la denuncia del Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF). Ha per contro incoraggiato le rimanenti Parti all'accordo sul nucleare con l'Iran a proseguirne l'attuazione. In base a considerazioni di politica estera e di sicurezza, il Consiglio federale ha per il momento deciso di rinunciare all'adesione della Svizzera al Trattato sul divieto delle armi nucleari (TPNW). Per tenere conto della volontà del Parlamento (mozione Sommaruga 17.4241)29, intende presentare già nel 2020 una valutazione aggiornata.

Indipendentemente dalla sua posizione nei confronti del TPNW, il Consiglio federale ribadisce che, dal punto di vista della Svizzera, è difficile immaginare come l'impiego di armi nucleari possa risultare conciliabile con le disposizioni del diritto internazionale, in particolare quelle del diritto internazionale umanitario. In vista della conferenza di revisione del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) che si terrà nel 2020, la Svizzera si sta occupando delle fasi concrete di attuazione, tra le 29

Mozione Sommaruga 17.4241 del 15 dicembre 2017 «Firmare e ratificare il trattato sul divieto delle armi nucleari».

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quali la riduzione dei rischi legati alle armi nucleari e l'ulteriore sviluppo del controllo sul disarmo nucleare.

La Svizzera ha inoltre collaborato all'attuazione dell'Agenda per il disarmo del Segretario generale dell'ONU attraverso la creazione di «formati multistakeholder» per la discussione dell'impatto delle tecnologie dell'informazione e dell'intelligenza artificiale sulla sicurezza internazionale. In seno al gruppo di esperti dell'ONU per i sistemi d'arma autonomi, ha partecipato all'elaborazione di linee guida e si è impegnata per il rispetto e l'attuazione del diritto internazionale in caso di utilizzo potenziale di sistemi di questo tipo. L'impegno svizzero a favore del rafforzamento della Convenzione sulle armi chimiche e batteriologiche si concentra anche su aspetti di carattere scientifico e tecnologico. In questo settore, la Svizzera ha coadiuvato anche l'analisi di numerosi casi di impiego di armi chimiche in Siria e in altri Paesi e punta a potenziare ulteriormente il meccanismo d'indagine proposto dal Segretario generale dell'ONU in caso di presunto utilizzo di armi batteriologiche e chimiche. Nel 2019 la Svizzera ha continuato a promuovere a livello internazionale la regolamentazione dei servizi privati di sicurezza.

Nell'ambito della lotta al terrorismo la Svizzera si impegna per garantire che le relative misure siano fondate sullo Stato di diritto e contribuisce a eliminare le cause politiche, economiche e sociali di questo fenomeno30. Rispondendo alla visita del Comitato contro il terrorismo (CTC) del Consiglio di sicurezza dell'ONU, in dicembre la Svizzera ha presentato davanti a quest'ultimo a New York gli ultimi sviluppi riguardo al suo dispositivo antiterrorismo. Questa presentazione segna la fine del processo di valutazione dell'attuazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU, durato quasi due anni. Il CTC ha espresso soddisfazione per l'impegno della Svizzera e la sua disponibilità a condividere i risultati della valutazione e le sue prassi consolidate con altri Stati e organizzazioni dell'ONU. In seno al Forum globale dell'antiterrorismo (GCTF) la Svizzera è stata riconfermata, insieme alla Nigeria, alla guida del gruppo di lavoro che si occupa di giustizia penale e Stato di diritto fino al 2021. Le «Raccomandazioni di Glion sull'impiego
di misure amministrative fondate sullo Stato di diritto nella lotta al terrorismo», elaborate nel quadro di questo gruppo di lavoro, sono state approvate in occasione della conferenza ministeriale del GCTF nel settembre 2019.

Il ciberspazio e le nuove tecnologie, come l'intelligenza artificiale, la robotica o l'«Internet delle cose» acquistano un'importanza sempre maggiore. La difesa degli interessi e dei valori del nostro Paese nel ciberspazio è garantita attraverso il rafforzamento dell'impegno internazionale e un profilo più marcato nel settore della cibersicurezza e della ciberdiplomazia. Dal dicembre 2019, per la seconda volta (dopo il 2016­2017) la Svizzera siede in un nuovo gruppo di esperti dell'ONU sulla cibersicurezza e assume la presidenza di un nuovo gruppo di lavoro sugli sviluppi nel campo dell'informazione e delle telecomunicazioni nel contesto della sicurezza internazionale, a cui partecipano tutti gli Stati membri. Nei processi ONU sulla cibersicurezza la Svizzera ha portato avanti il suo impegno a favore di un ciberspazio aperto, libero e sicuro nel quale il diritto internazionale venga riconosciuto, 30

L'impegno internazionale della Svizzera si fonda sulla «Strategia della Svizzera del 18 settembre 2015 per la lotta al terrorismo», FF 2015 6143, e sul messaggio del 17 febbraio 2016 concernente la cooperazione internazionale 2017­2020, FF 2016 2005.

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osservato e attuato. In seno all'OSCE, la Svizzera si è adoperata per l'attuazione delle 16 misure volte ad accrescere la fiducia, impegnandosi in particolar modo a favore di un meccanismo di consultazione e del rafforzamento della comunicazione.

Nel 2019 la Svizzera è entrata a far parte della «Freedom Online Coalition», che riunisce attualmente 31 Stati impegnati nell'ambito della libertà di espressione e della protezione della sfera privata su Internet. Ha inoltre continuato a promuovere attivamente la Ginevra internazionale con la creazione di spazi come la «Geneva Dialogue on Responsible Behavior in Cyberspace» e la «Geneva Internet Platform».

La città figura ormai tra i leader mondiali per quanto riguarda il dibattito sulla digitalizzazione e sulle nuove tecnologie.

5.4

Impegno multilaterale

Un sistema ONU efficiente ed efficace Le riforme avviate dal Segretario generale dell'ONU, mirate a rendere l'Organizzazione più efficiente ed efficace, sono entrate in vigore a inizio 2019. La Svizzera si è impegnata attivamente per la loro attuazione, sostenendo in particolare il rafforzamento delle attività di prevenzione dei conflitti e di promozione della pace. Il rappresentante permanente della Svizzera presso le Nazioni Unite è stato rinominato alla carica di presidente della Riunione specifica sul Burundi della Commissione di consolidamento della pace dell'ONU. Nel settore militare della promozione della pace la Svizzera ha inviato membri dell'Esercito in sette missioni di pace dell'ONU31 nonché alla sede centrale dell'ONU a New York. Nel periodo in esame, in occasione del 20° anniversario dell'Agenda del Consiglio di sicurezza in materia di protezione della popolazione civile nei conflitti armati, il nostro Paese ha altresì assunto la guida del cosiddetto gruppo di amici. Lo scorso anno l'impegno della Svizzera si è nuovamente concentrato sul rafforzamento del dispositivo di mediazione per il regime sanzionatorio dell'ONU contro lo Stato islamico (IS) e Al-Qaïda e per altri regimi di sanzioni. La candidatura della Svizzera al Consiglio di sicurezza dell'ONU per il periodo 2023­2024 è rimasta una priorità. Anche nel 2019 il nostro Paese ha continuato a dare risalto sulla scena internazionale alla sua candidatura, pendente da ormai più di otto anni.

Partecipazione a organismi internazionali Anche nel 2019 la Svizzera ha dimostrato in occasione di varie elezioni e nomine di svolgere un ruolo attivo negli organismi internazionali, come nel caso dell'elezione del nostro Paese in seno al Comitato esecutivo dell'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) per il periodo 2019­ 2023, della riconferma di Marcel Jullier in seno al Comitato consultivo dell'Assemblea generale dell'ONU per le questioni amministrative e di bilancio per il periodo 2020­2022, della nomina dell'ambasciatore Mirko Manzoni alla carica di inviato personale del Segretario generale dell'ONU per il Mozambico e di quella dell'ambasciatrice Heidi Grau alla carica di inviata speciale dell'OSCE per l'Ucraina. Il 31

Vicino Oriente, confine India-Pakistan, Sudan del Sud, Repubblica democratica del Congo, Mali, Sahara occidentale.

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70° anniversario dell'adesione della Svizzera all'UNESCO dello scorso anno è stato celebrato con una serie di eventi pubblici. Infine, il Consiglio federale ha adottato la «Strategia 2019­2023 in materia di protezione del patrimonio culturale minacciato».

L'impegno costante della Svizzera nell'ambito delle Nazioni Unite è sottolineato anche in altri passaggi del rapporto (n. 5.1, 5.2, 5.3, 6.4).

Rafforzamento della Ginevra internazionale I 100 anni del multilateralismo moderno sono stati celebrati a Ginevra il 16 settembre 2019 in presenza del consigliere federale Ignazio Cassis e delle autorità cantonali e comunali. In quest'occasione i tre livelli politici hanno sottoscritto una dichiarazione di impegno congiunto per fare di Ginevra un centro di governance globale. Il centenario dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) e i 70 anni delle Convenzioni di Ginevra (n. 5.5) hanno fornito altre occasioni per ricordare che la Svizzera vanta una lunga tradizione quale Stato ospite di organizzazioni internazionali e di conferenze internazionali. Il Consiglio federale ha dal canto suo contribuito a rafforzare il ruolo di Ginevra per quanto riguarda le tematiche della diplomazia multilaterale del futuro, con la creazione della fondazione GESDA (n. 6.4). Con l'apertura di due nuove missioni permanenti, una delle Isole Marshall (la prima in Europa) e l'altra di Nauru, la Ginevra internazionale mira a universalizzare le rappresentanze estere in loco (179 al 31 dicembre 2019). Nel mese di giugno, il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani «UN-Habitat» ha aperto a Ginevra un nuovo ufficio di collegamento finanziato dalla Svizzera. L'adozione, da parte del Parlamento, del decreto federale del 17 settembre 2019 concernente le misure per rafforzare il ruolo della Svizzera quale Stato ospite nel periodo 2020­ 202332 ha inoltre permesso di ribadire il sostegno alla Ginevra internazionale (cfr. illustrazione).

Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa In seno all'OSCE, nel 2019 il nostro Paese ha continuato a sostenere le misure volte a migliorare l'efficienza dell'Organizzazione, tra cui le soluzioni creative per la gestione delle situazioni delicate. Nel primo trimestre dell'anno la Svizzera ha presieduto il Forum per la cooperazione di sicurezza dell'OSCE. Oltre che da Paesi con indirizzo affine, le riforme strutturali avviate dalla Svizzera durante il periodo di presidenza sono state approvate anche da Paesi che non ne condividono le linee politiche. A livello di contenuti, la Svizzera ha portato avanti il suo impegno nel 32

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gruppo di lavoro informale «Dialogo strutturato» nel quale sono discusse le sfide per la sicurezza europea in una dimensione politico-militare. Nell'ambito della seconda dimensione dell'OSCE, la Svizzera ha contributo a ravvivare il dialogo sulla connettività economica. Ha inoltre fatto in modo che questo tema fosse inserito tra le priorità fissate dalla presidenza. Parallelamente, ha continuato ad adoperarsi nelle missioni e nelle attività dell'OSCE, segnatamente mettendo a disposizione dell'Organizzazione 17 persone, di cui 8 per l'Ucraina e 9 per il Segretariato e le missioni sul campo. La nomina della diplomatica svizzera Heidi Grau come inviata speciale del presidente in carica dell'OSCE in Ucraina e del gruppo di contatto trilaterale ha infine rappresentato un momento culminante del 2019.

Consiglio d'Europa Nell'anno in rassegna il Consiglio d'Europa ha festeggiato il suo 70° anniversario. Il consigliere federale Cassis ha approfittato dell'incontro annuale del Comitato dei Ministri a Helsinki per sottolineare i risultati raggiunti dall'Organizzazione e la sua influenza normativa sull'ordinamento giuridico svizzero. I ministri degli affari esteri dei 47 Stati membri hanno deciso che in futuro il Consiglio d'Europa dovrà definire nuove priorità nell'ambito dell'intelligenza artificiale e della tratta degli esseri umani. A fronte della crisi con la Russia, è inoltre stato deciso di introdurre una nuova procedura di reazione congiunta del Comitato dei ministri e dell'Assemblea parlamentare. Questa decisione, insieme a quella dell'Assemblea parlamentare di adeguare unilateralmente il proprio regime di sanzioni, ha spinto la Delegazione parlamentare russa a fare ritorno in seno all'Assemblea. Il fatto che la Russia abbia versato i contributi dovuti ha permesso di migliorare considerevolmente la precaria situazione finanziaria del Consiglio d'Europa. I parlamentari svizzeri e in particolar modo Liliane Maury Pasquier, presidente dell'Assemblea parlamentare, hanno fornito un contributo decisivo al superamento della crisi istituzionale. A Strasburgo la Svizzera si è battuta affinché venissero trovate soluzioni costruttive e ha cercato il dialogo bilaterale con gli Stati interessati. In quest'ottica, si è successivamente impegnata anche a favore di un'attuazione costruttiva della nuova procedura di
reazione. Nel 2010, in occasione della Conferenza dei Ministri da lei stessa organizzata a Interlaken, la Svizzera aveva avviato un processo di riforma del sistema della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (CEDU). In un rapporto all'attenzione del Comitato dei Ministri sul seguito di tale processo, adottato nel 2019, il Comitato direttivo per i diritti dell'uomo del Consiglio d'Europa giunge alla conclusione che le riforme in questione hanno contribuito a garantire a lungo termine l'efficacia del sistema delle convenzioni.

5.5

Diritto internazionale e giurisdizione penale internazionale

Negli ultimi anni si è registrato un aumento degli strumenti che rientrano nel novero della cosiddetta «soft law». Tali strumenti concorrono a far sì che l'ordinamento internazionale possa evolversi con modalità consensuali anche laddove la conclusione di norme internazionali formali non sia possibile o auspicabile. Per la Svizzera l'incremento della «soft law» rappresenta un'opportunità ma nel contempo anche 1417

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una sfida. Deve infatti adoperarsi affinché le nuove norme vengano adottate democraticamente e nel rispetto dello Stato di diritto. Nel rapporto redatto in adempimento del postulato 18.410433 della Commissione della politica estera del Consiglio degli Stati, il Consiglio federale ha proposto varie misure che, pur lasciando invariato l'ordinamento giuridico vigente, permettono di migliorare l'informazione e la consultazione del Parlamento e consentono un confronto più dinamico tra Esecutivo e Legislativo in merito alla «soft law».

Lo sviluppo di nuove tecnologie pone una serie di nuovi problemi anche sotto il profilo del diritto internazionale. La Svizzera si adopera affinché la digitalizzazione si svolga nel rispetto del diritto internazionale e permetta di rafforzare i principi giuridici fondamentali. Nell'ambito della Strategia Svizzera digitale34 ha pertanto previsto che i cittadini debbano poter determinare da sé i soggetti autorizzati a utilizzare i loro dati, nonché le condizioni e le finalità di tale utilizzo. A tal fine occorre creare un ecosistema digitale nel quale i cittadini possano gestire e controllare autonomamente i propri dati, decidendo in che misura metterli a disposizione. Nel contempo si tratta di sfruttare al meglio le possibilità e le opportunità sociali ed economiche derivanti dall'utilizzo di tali dati. A tal fine sono istituite una rete nazionale e una rete internazionale. Il diritto internazionale si applica anche all'interno del ciberspazio, ma si compone di norme concepite in un'epoca in cui Internet non esisteva o era poco diffusa. Occorre quindi chiarire il loro esatto significato in un contesto particolare come quello del ciberspazio. Nell'ambito dei due processi dell'ONU concernenti la cibersicurezza, la Svizzera ha pertanto organizzato un dialogo in cui esperti hanno la possibilità di dibattere in un quadro informale sull'applicazione del diritto internazionale ai vari soggetti interessati e su quanto accade nel ciberspazio.

Nell'anno in rassegna le quattro Convenzioni di Ginevra del 12 agosto 1949 hanno celebrato i 70 anni di esistenza. Ratificate dalla totalità degli Stati, testimoniano l'impegno a favore di principi umanitari comuni. In virtù della sua tradizione umanitaria, la Svizzera ha una responsabilità particolare per quanto attiene al rafforzamento del
rispetto del diritto internazionale umanitario. Ha quindi colto l'occasione offertale dall'anniversario per far meglio conoscere le Convenzioni di Ginevra e i principi umanitari fondamentali. Sul piano bilaterale, ha incoraggiato tutti gli Stati a compiere passi concreti per rafforzare il rispetto del diritto internazionale umanitario, ad esempio assumendo impegni nell'ambito della 33 a Conferenza internazionale del Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa tenutasi a Ginevra nel mese di dicembre. Sul piano multilaterale, l'impegno della Svizzera in tale campo è stato ribadito in particolare dal presidente della Confederazione Maurer in occasione della seduta inaugurale dell'Assemblea generale dell'ONU.

Anche nel 2019 la Svizzera ha continuato a sostenere la Corte penale internazionale (CPI), dando seguito al suo impegno affinché la Corte consideri il fatto di affamare i civili nei conflitti armati interni un crimine di guerra contro il quale può essere depositata un'accusa presso la Corte. In linea con la sua tradizione umanitaria, si 33 34

www.admin.ch > Documentazione > Comunicati stampa > Comunicato stampa del DFAE del 27.6.2019 www.ufcom.admin.ch > Svizzera digitale e internet > Svizzera digitale > Strategia Svizzera digitale

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propone di porre un freno a questa deprecabile quanto diffusa tattica bellica e fare in modo che le vittime possano ottenere giustizia. Il 6 dicembre 2019 l'Assemblea degli Stati parte ha adottato la modifica dello Statuto di Roma della CPI, che potrà così essere ratificata dai singoli Stati, tra cui la Svizzera.

Nel mese di maggio la Svizzera ha deferito a un tribunale internazionale un contenzioso con la Nigeria, chiedendo l'adozione di misure provvisionali al Tribunale internazionale del diritto del mare di Amburgo, poiché la Nigeria tratteneva da 17 mesi una nave cisterna battente bandiera svizzera cagionando al nostro Paese un danno irreparabile. Per la liberazione della nave, dell'equipaggio e del carico, il tribunale ha chiesto alla Svizzera il deposito di garanzie finanziarie. Nel frattempo la sentenza di un tribunale nigeriano ha permesso all'equipaggio di lasciare il Paese africano, ma la nave cisterna vi è tuttora trattenuta. Le modalità del deposito di garanzie è tuttora in via di definizione. Quanto al merito del procedimento, il Tribunale internazionale del diritto del mare è chiamato a stabilire se il blocco della nave costituisca una violazione del diritto internazionale.

Infine, l'impegno della Svizzera nell'ambito della restituzione dei fondi dei potentati di provenienza illecita ai Paesi d'origine rafforza la reputazione internazionale della piazza finanziaria svizzera (n. 6.1). Nel 2019 il blocco di valori patrimoniali in relazione alla Tunisia (ex presidente Ben Ali e suo entourage) e all'Ucraina (ex presidente Yanukovych e suo entourage) è stato prorogato fino al 2021.

5.6

Pace e sicurezza: Valutazione e prospettive

Anche nell'anno in rassegna la Svizzera è stata assai presente sulla scena internazionale nei settori della pace e della sicurezza, applicando in modo efficace numerosi strumenti di politica della pace e facendosi carico, nell'ambito dei buoni uffici, di due nuovi mandati di potenza protettrice. Con il sostegno mirato ai processi di pace, ad esempio in Siria, Mozambico o Camerun, la Svizzera ha messo in pratica le proprie conoscenze concrete orientate ai processi e incentrate sui contenuti. Per quanto concerne l'ambito multilaterale, la Svizzera si è impegnata in particolare a favore del mantenimento e del rispetto degli accordi vigenti e del diritto internazionale e continuerà a farlo. Nell'ambito della Conferenza di revisione 2020 della Convenzione sulle munizioni a grappolo35, di cui deterrà la presidenza, la Svizzera si adopererà ad esempio affinché nuovi Paesi aderiscano alla Convenzione e per la messa al bando delle munizioni a grappolo. Per utilizzare al meglio le risorse di cui si dispone, è importante assicurare un coordinamento mirato delle attività inerenti alla politica di pace, di sicurezza e di sviluppo, provvedendo inoltre a una ripartizione razionale dei compiti rispettivi. La strategia di politica estera per il quadriennio 2020­2023 e il messaggio concernente la strategia in materia di cooperazione internazionale, che sarà sottoposto al vaglio del Parlamento nel 2020, permetteranno di definire il contesto di tale coordinamento.

35

Convenzione del 30 maggio 2008 sulle munizioni a grappolo, RS 0.515.093

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6

Prosperità e sostenibilità

In sintonia con l'Agenda 2030 dell'ONU36, la Svizzera si impegna a favore di un mondo sostenibile nelle tre dimensioni inscindibili dell'ambiente, dell'economia e della società nel quadro della cooperazione internazionale e delle politiche settoriali.

Con la sua economia globalizzata e aperta, la prosperità e la sicurezza della popolazione svizzera dipendono quindi in larga misura da un ordine internazionale giusto e pacifico, basato sul diritto e sulla cooperazione. Le sfide globali come il cambiamento climatico non possono essere affrontate da un solo Paese, ma richiedono un'azione congiunta per integrare gli sforzi nazionali.

La Svizzera crea prospettive economiche dove le disuguaglianze, la povertà e la mancanza di prospettive favoriscono il conflitto o l'estremismo. Grazie anche agli aiuti pubblici allo sviluppo, la percentuale di persone che vivono in condizioni di estrema povertà è scesa dal 41 per cento della popolazione mondiale nel 1981 al 10 per cento nel 2015. Ma ci sono anche degli aspetti negativi in questa storia di successo: la ripresa è stata in gran parte effettuata a spese dell'ambiente e la crescita economica ha portato ad un aumento delle disuguaglianze in molti luoghi, provocando a sua volta conflitti sociali.

La politica estera si impegna a favore dello sviluppo sostenibile. Ciò include le dimensioni di politica estera della politica economica, finanziaria, ambientale, energetica, scientifica e sanitaria. La Svizzera esercita un'influenza sulla formazione delle condizioni quadro globali. Con la sua politica estera settoriale, assicura un buon coordinamento tra la politica interna ed estera in questi settori.

6.1

Cooperazione internazionale

La Svizzera provvede affinché gli strumenti della cooperazione internazionale vengano impiegati in modo mirato e complementare tra loro, così da massimizzarne l'efficacia. Le pagine seguenti illustrano, a titolo esemplificativo, sette aspetti della cooperazione internazionale Svizzera.

Successo nei negoziati multilaterali grazie all'esperienza svizzera Nel 2019 la Svizzera è stata nuovamente in grado di salvaguardare i propri interessi di politica di sviluppo in seno alle organizzazioni multilaterali e di mantenere stretti rapporti con i principali partner. Queste alleanze hanno un impatto positivo sull'immagine internazionale della Svizzera e sulla sua politica estera ed economica.

Grazie all'impegno coordinato della Svizzera, a partire dal 2020 la Banca mondiale rafforzerà il suo lavoro in contesti fragili in cui la povertà estrema è sempre più concentrata. La Banca mondiale presterà particolare attenzione ai progetti di sviluppo che contribuiscono in modo mirato alla prevenzione dei conflitti e alle piattaforme di dialogo globale per mantenere il debito estero dei Paesi più poveri entro limiti ragionevoli. Strettamente legato alla lotta contro la corruzione e il riciclaggio di denaro è il rimpatrio di valori patrimoniali di provenienza illecita (n. 5.5). Nel 2019 36

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la Svizzera, insieme all'Etiopia e all'Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), ha svolto un convegno per sviluppare le migliori pratiche nel rimpatrio di valori patrimoniali di provenienza illecita per finanziare lo sviluppo sostenibile.

Agire insieme sulle sfide globali Più di due miliardi di persone vivono in Paesi con una grave penuria idrica. Al contempo la concorrenza per l'acqua tra settori economici e tra Paesi si sta intensificando. Una gestione equa, trasparente, partecipativa e sostenibile può fare dell'acqua uno strumento di promozione della pace e dello sviluppo sostenibile. Questo è l'obiettivo del movimento «Blue Peace», lanciato su iniziativa della Svizzera. Per consentire agli Stati di valutare meglio i vantaggi e i rischi della gestione transfrontaliera delle acque, la DSC ha sviluppato l'indice «Blue Peace» in collaborazione con l'«Economist Intelligence Unit». Nel 2019 la versione pilota dell'indice è stata testata per la prima volta utilizzando come esempio cinque bacini fluviali con un totale di 24 stati confinanti.

Ogni anno muoiono 500 000 persone nel mondo a causa di batteri resistenti. La Svizzera si impegna pertanto a promuovere l'accesso e l'uso responsabile degli antibiotici. Tuttavia, la gamma di nuovi antibiotici è terribilmente ridotta a causa della mancanza di incentivi agli investimenti per i fornitori commerciali: la ricerca è rischiosa e ha poche prospettive di grandi profitti. In questo contesto, nel 2019 la Svizzera ha sostenuto il «Medicines Patent Pool» che ha esaminato la possibilità di negoziare licenze volontarie con i pochi detentori di brevetti di nuovi antibiotici al fine di fornire prodotti generici a basso costo per le persone nei Paesi a basso reddito. Nel 2019 sono stati rinnovati anche i contributi all'UNAIDS e al Fondo globale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria.

Pari opportunità attraverso la cooperazione allo sviluppo Nel 2019 la Svizzera si è impegnata a combattere la violenza sessuale e di genere e a promuovere l'emancipazione economica e la partecipazione politica delle donne. In qualità di membro di spicco della piattaforma globale «Call to Action for the Prevention of Gender-based Violence in Emergencies», la Svizzera si è impegnata a garantire che le donne e le ragazze, così come i ragazzi
e gli uomini che hanno subito tali violenze, fin dall'inizio ricevano sostegno nelle crisi umanitarie. Attraverso un progetto per la salute e l'acqua in Tagikistan, le donne sono coinvolte nelle decisioni della comunità, in cui tradizionalmente non hanno voce in capitolo. Il progetto coinvolge oltre il 60 per cento delle donne nelle decisioni relative alla manutenzione dei sistemi idrici. In Albania, il progetto «Leave no one behind» contribuisce a migliorare le condizioni di vita della popolazione emarginata.

L'attuazione della legislazione sociale nazionale a livello comunale rafforza i servizi sociali in loco, raggiungendo oltre 300 000 persone interessate.

Opportunità di lavoro grazie alla formazione di base e quella professionale La Svizzera rafforza i sistemi di formazione locali e consente anche ai bambini e ai giovani provenienti da fasce svantaggiate della popolazione di apprendere competenze rilevanti per il lavoro e le professioni futuri. È il caso del Burkina Faso, dove 1421

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centinaia di scuole sono state chiuse per mesi a causa del conflitto in corso. 60 000 bambini continuano ad essere istruiti in francese, matematica e nella loro lingua madre, nonché in materia di prevenzione della violenza e salute, attraverso un innovativo programma di educazione radiofonica. Con il sostegno della Svizzera, il Ministero dell'educazione ha stabilito una politica educativa più inclusiva che risponde alle esigenze specifiche dei bambini e dei giovani colpiti dal conflitto. Grazie al sostegno svizzero, circa 3000 giovani (tra cui 1550 ragazze) stanno recuperando la formazione di base, acquisendo capacità manuali e, dopo il diploma, possono passare al sistema scolastico formale o alla vita professionale.

Nell'anno in rassegna la Svizzera ha continuato a lavorare a stretto contatto con il settore privato per la formazione di specialisti per le imprese. Nel Myanmar, l'obiettivo è stato quello di combinare teoria e pratica: nell'ambito di un nuovo progetto di formazione professionale, nel 2019 sono stati conclusi partenariati con nove strutture alberghiere e di ristorazione e sette aziende di macchine agricole, con le quali è stato sviluppato un programma di formazione di 18 mesi per cuochi e meccanici. Nella Macedonia del Nord, le aziende private sono motivate ad offrire tirocini ai giovani, in modo che possano acquisire le competenze pratiche necessarie per il mercato del lavoro. Al contempo la Svizzera promuove la formazione professionale a livello istituzionale. Nel 2019, 30 rappresentanti di istituzioni statali del settore dell'istruzione sono stati formati per rafforzare le capacità della pubblica amministrazione.

Con il know-how svizzero contro gli effetti del cambiamento climatico Ad oggi, secondo la Banca Mondiale, il costo annuale delle catastrofi naturali ammonta a circa 520 miliardi di dollari e 26 milioni di persone sono spinte ogni anno nella povertà da tali eventi. Di conseguenza, la mobilitazione del know-how e dell'esperienza della cooperazione internazionale svizzera per combattere le cause e superare le sfide sociali del cambiamento climatico è particolarmente importante. In Asia centrale, esperti svizzeri e locali stanno studiando l'influsso del riscaldamento globale sulla massa di ghiaccio e quali sono le conseguenze per la disponibilità idrica e i pericoli naturali. Le
misure adottate in Tagikistan, ad esempio, hanno permesso di garantire la fornitura di energia idroelettrica per il commercio, la piccola industria e oltre 200 000 persone. In Kirghizistan, la Svizzera ha sostenuto il governo nell'attuazione della riforma idrica in collaborazione con la Banca mondiale e l'UE. Ciò si è rispecchiato nell'istituzione di un'autorità nazionale per l'acqua nell'agosto 2019.

Agricoltura sostenibile nei Paesi in sviluppo Anche nel 2019 la Svizzera ha svolto un ruolo di precursore nello sviluppo e nell'attuazione di nuove politiche internazionali e di metodi collaudati per migliorare le condizioni quadro della piccola agricoltura in Africa e in Asia. Un esempio è il riconoscimento dei metodi di coltivazione agroecologici da parte del Comitato mondiale per la sicurezza alimentare. Inoltre la Svizzera dà il via a innovazioni di cui beneficiano centinaia di migliaia di piccoli agricoltori. Nell'Asia meridionale, ad esempio, promuove metodi di coltivazione a risparmio idrico per il riso e il cotone in collaborazione con aziende locali e internazionali. In diversi Paesi dell'Africa e dell'Asia sono stati sviluppati servizi finanziari e di informazione mobili che vengo1422

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no offerti su telefoni cellulari. Inoltre in qualità di membro del Consiglio d'amministrazione, nel 2019 la Svizzera ha rinnovato il suo impegno nella ricerca agricola internazionale. In questo modo si è impegnata a sviluppare metodi di coltivazione a basso consumo di risorse e resistenti al clima. Con il suo contributo al Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (FISA), la Svizzera ha sostenuto le piccole e medie imprese dei Paesi del Sud che sono strettamente legate all'agricoltura, creano decine di migliaia di posti di lavoro e aprono nuovi mercati di vendita per gli agricoltori che li riforniscono.

Nuove direttive per una collaborazione efficace con le ONG svizzere Per affrontare efficacemente le crescenti sfide nel campo della lotta alla povertà e dello sviluppo sostenibile, gli attori governativi e non governativi devono cooperare più strettamente. Le ONG svizzere dispongono di ampie competenze tematiche e operative e sono importanti intermediari del know-how, dell'innovazione e delle prestazioni di servizio per gli attori locali. In seguito a una valutazione esterna, nel 2019 la DSC ha adattato la sua cooperazione con le ONG svizzere37. Con le nuove direttive, il DFAE intende creare maggiori sinergie ed effetti moltiplicatori per raggiungere meglio gli obiettivi della cooperazione internazionale. Esse garantiscono un sistema di commesse trasparente e un'assegnazione tracciabile dei contributi della Confederazione. In particolare, saranno rafforzate l'innovazione e la concorrenza tra le ONG. Anche la collaborazione con unità più grandi come le organizzazioni mantello, le federazioni cantonali e le alleanze di ONG mira a concentrare le attività e a ridurre i costi amministrativi. La stretta collaborazione con le ONG, ben radicate tra la popolazione svizzera, rafforza anche la comprensione per la cooperazione internazionale come attività di politica estera.

6.2

La Svizzera quale attore umanitario

Nel 2019 166,5 milioni di persone dipendevano dall'aiuto umanitario. Se queste persone fossero la popolazione di un Paese, sarebbe il settimo più grande del mondo.

Secondo la «Global Humanitarian Overview 2020» anche nel 2019 ha potuto essere coperto solo il 54 per cento dei 29,7 miliardi di dollari necessari. Nello spirito del motto «aiuto d'emergenza ma nessuna soluzione d'emergenza», è importante rendere questi aiuti il più possibile sostenibili. In crisi complesse e prolungate, come in Somalia, l'uso simultaneo di diversi strumenti della cooperazione internazionale è necessario per rendere la popolazione colpita più indipendente dagli aiuti esterni. In questo caso l'aiuto umanitario e la cooperazione allo sviluppo lavorano insieme per promuovere l'integrazione economica e sociale degli sfollati interni nelle comunità ospitanti. L'impegno nella crisi siriana rimane il più grande intervento umanitario della Svizzera nel 2019. Nell'anno in rassegna il nostro Paese ha impiegato 61 milioni di franchi nei settori della protezione, dell'educazione, dell'acqua e della prevenzione dei conflitti: la metà di questa somma è stata destinata ai bisognosi in 37

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Siria, l'altra metà ai rifugiati e alle comunità ospitanti in Libano, Giordania, Turchia e Iraq. Un aiuto d'emergenza rapido e su misura resta fondamentale in caso di crisi.

Per consentire alla Svizzera di reagire alle emergenze umanitarie in modo mirato e flessibile, il Corpo svizzero di aiuto umanitario (CSA) è costantemente pronto ad intervenire (cfr. illustrazione).

In primavera, due tempeste tropicali si sono successivamente abbattute sulle coste del Mozambico. 24 esperti del CSA sono stati inviati nell'area del disastro per sostenere la popolazione locale con le loro competenze e 20 tonnellate di materiale di soccorso per il trattamento delle acque e i rifugi di emergenza. Fin dall'inizio la Svizzera si è affidata alla collaborazione con organizzazioni partner ben impiantate sul campo e ne ha ampliato le capacità. Partner come Solidar Suisse e Helvetas hanno continuato a trivellare e a risanare pozzi, a costruire sistemi idrici su piccola scala e a fornire ulteriore formazione, insieme alle organizzazioni locali e ai donatori, rafforzando così la sostenibilità degli aiuti d'emergenza.

In agosto la Svizzera ha inviato in Bolivia quattro esperti di aiuti d'urgenza regionali da lei formati per aiutare a spegnere gli incendi boschivi in Amazzonia distribuendo ai servizi di emergenza 200 kit antincendio. La Svizzera ha inoltre sviluppato uno strumento di analisi delle immagini satellitari: una semplice innovazione tecnologica per una pianificazione efficace delle operazioni antincendio. Nel 2019 la Svizzera ha proseguito le sue operazioni umanitarie dirette nell'Ucraina dell'Est. Dal 2015 dieci trasporti hanno contribuito a rifornire d'acqua potabile pulita circa quattro milioni di persone ottenendo che, a tutt'oggi, su entrambi i lati delle cosiddette linee di contatto nessuno si sia ammalato per aver bevuto acqua infetta.

6.3

La migrazione in primo piano

In Svizzera e in Europa in generale, la migrazione irregolare e il numero di domande d'asilo rimangono a un livello moderato rispetto agli anni precedenti. In termini globali, tuttavia, il numero dei rifugiati e degli sfollati interni è aumentato. Alla fine del 2018, per la prima volta dall'istituzione del Commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati (ACNUR) è stata superata la soglia dei 70 milioni di sfollati. I numerosi punti di crisi in Medio Oriente, nel continente africano, in Asia e in America Latina dimostrano che il rischio di migrazione irregolare e di fuga rimarrà elevato.

Oltre l'80 per cento dei rifugiati nel mondo vive in Paesi di prima accoglienza nelle loro regioni d'origine. Nel 2019 la Svizzera ha continuato pertanto a impegnarsi affinché per gli sfollati ed i rifugiati possano essere trovate soluzioni sostenibili il 1424

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più vicino possibile alle loro case. Un'altra priorità è stata la creazione di prospettive nelle rispettive regioni d'origine. La diaspora del rispettivo Paese partner può svolgere un ruolo importante. Grazie al progetto finanziato dalla Svizzera «Diaspora for Development», in Bosnia ed Erzegovina con l'aiuto della diaspora sono state create numerose start-up, sviluppate imprese e sono stati creati posti di lavoro (2019: 234 posti di lavoro). Inoltre, una collaborazione mirata con la diaspora ha promosso investimenti per 850 000 franchi. Il coinvolgimento della diaspora nello sviluppo economico sostenibile del Paese deve essere ulteriormente rafforzato e ampliato attraverso un'apposita strategia.

Degli oltre 70 milioni di sfollati, più di 40 milioni sono sfollati interni. La protezione degli sfollati interni contribuisce a prevenire movimenti secondari irregolari. In Nigeria, la Svizzera ha sostenuto lo sviluppo di una strategia nazionale per la protezione degli sfollati. Il Paese ospita oltre 2,2 milioni di sfollati interni ed è uno dei più importanti Paesi di origine dei migranti che arrivano in Europa. In Afghanistan, il ritorno di quasi 20 000 studenti in scuole sicure è stato realizzato grazie a un progetto finanziato dalla Svizzera. L'ACNUR è un partner chiave per la Svizzera, in particolare nel settore della protezione. All'inizio di giugno il Consiglio federale ha deciso di concedere all'Alto commissariato un contributo di 125 milioni di franchi per il periodo 2019­2022. Tuttavia, la necessaria protezione non può sempre essere garantita nel Paese di prima accoglienza. Il reinsediamento permanente (resettlement) dei rifugiati è un importante strumento complementare in queste situazioni. In questa prospettiva, il Consiglio federale ha deciso di accogliere nel 2020 e nel 2021 fino a 1600 rifugiati particolarmente vulnerabili provenienti dai Paesi di prima accoglienza riconosciuti dall'ACNUR. Lo ha annunciato il consigliere federale Cassis in occasione del primo «Global Refugee Forum» organizzato il 17 dicembre a Ginevra dalla Svizzera e dall'ACNUR.

Le attività sopra elencate fanno parte del collegamento strategico della cooperazione internazionale con la politica migratoria. Questo collegamento si è dimostrato un importante strumento della nostra politica estera in materia di migrazione anche nel 2019. Esso consente non solo un impiego mirato delle risorse nell'interesse della Svizzera, ma permette anche un lavoro politico e diplomatico coerente.

6.4

Politiche estere settoriali e coerenza delle politiche

Più il mondo è globalizzato più viene determinato dall'adozione di norme comuni.

Di conseguenza i legami tra la politica interna e quella estera sono sempre più stretti.

Anche nel 2019 la Svizzera ha contribuito attivamente alla definizione di tali norme internazionali, promuovendo al contempo i valori e gli interessi svizzeri.

Economia La salvaguardia di questi interessi, anche in campo economico, è indispensabile per la prosperità della popolazione svizzera. La salvaguardia del benessere della Svizzera è un principio della politica estera svizzera. Gli sviluppi in questo compito sono illustrati nel rapporto sulla politica economica esterna. Il decreto federale sul finanziamento della promozione delle esportazioni e quello sulla promozione della piazza 1425

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economica negli anni 2020­2023 costituiscono la base per proseguire la cooperazione tra la Confederazione e l'associazione «Switzerland Global Enterprise», che si basa sulle rappresentanze ufficiali e in particolare sui 22 «Swiss Business Hubs» presenti sui mercati prioritari. Per quanto riguarda la pubblicità nazionale, l'attenzione si è concentrata sulla campagna #SwissTech per far conoscere meglio la Svizzera come piazza di spicco nel settore dell'alta tecnologia. I settori della formazione, della ricerca e dell'innovazione sono di fondamentale importanza per la tutela degli interessi economici e della competitività della Svizzera. Nel 2019 la Svizzera ha continuato a rafforzare la sua posizione in questi settori a livello bilaterale e multilaterale.

Finanza sostenibile Le questioni di sostenibilità nel settore finanziario stanno diventando sempre più importanti per l'attuazione dell'Agenda 2030 e consentono di accedere a nuovi campi di attività in crescita, ad esempio nel settore degli investimenti in tecnologie a basse emissioni. In giugno il Consiglio federale ha creato un gruppo di lavoro diretto dalla SFI, che collabora con l'UFAM, la SECO e il DFAE, incaricato di redigere entro la primavera del 2020 un rapporto sull'impatto del piano d'azione dell'UE in materia di finanze sostenibili sulla piazza finanziaria svizzera e di elaborare proposte d'intervento concrete.

Dopo l'insediamento, grazie agli sforzi della Confederazione, del Cantone di Ginevra e del settore privato, del segretariato della «International Network of Financial Centres for Sustainability» (FC4S) nel 2018 a Ginevra, la Svizzera ha contribuito all'organizzazione e alla realizzazione della conferenza annuale di questa rete globale di centri finanziari che si è tenuta in ottobre. La conferenza è stata anche un elemento centrale della «Building Bridges Week» di Ginevra che, con circa 30 eventi e 900 partecipanti, ha contribuito a costruire ponti tra il mondo finanziario e il sistema delle Nazioni Unite. Con la presenza del presidente della Confederazione Maurer al «Building Bridges Swiss Summit», la Svizzera ha sottolineato il proprio impegno per una finanza sostenibile.

Cooperazione internazionale in ambito fiscale La Svizzera si impegna in importanti organismi internazionali di politica fiscale come il Forum globale sulla
trasparenza e sullo scambio di informazioni a fini fiscali (Forum globale) e l'«Inclusive Framework on BEPS» e partecipa attivamente ai lavori dell'economia digitale.

Il Forum globale esamina gli standard internazionali nel settore della trasparenza e dello scambio di informazioni in materia fiscale. Nell'anno in rassegna la Svizzera ha attuato le raccomandazioni emanate nel 2016, in particolare per quanto riguarda il regime delle azioni al portatore. Sempre nell'anno in rassegna è stato effettuato su richiesta il secondo esame dei Paesi in materia di assistenza amministrativa in ambito fiscale per la Svizzera. Nel primo trimestre del 2020 il Forum globale deciderà la posizione del nostro Paese.

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Governanza digitale La Svizzera sostiene lo spazio digitale secondo principi liberali, democratici e dello Stato di diritto. Ha svolto un ruolo chiave nella formulazione delle raccomandazioni del Gruppo di alto livello sulla cooperazione digitale pubblicato a giugno e ha contribuito ad avviare il processo di monitoraggio per la trasformazione dell'«Internet Governance Forum» (IGF) delle Nazioni Unite in IGF+. Nell'ambito della sua presidenza del Comitato direttivo sui media e la società dell'informazione (CDMSI) del Consiglio d'Europa, la Svizzera ha contribuito alla stesura di due dichiarazioni e due raccomandazioni sul giornalismo di qualità nell'era digitale e sugli aspetti dei diritti umani dell'elaborazione automatica dei dati. Inoltre, la Svizzera ha partecipato al gruppo di esperti dell'OCSE sull'intelligenza artificiale (IA) nel quadro dei principi sull'IA adottati dal Consiglio dei ministri in maggio. Inoltre, la Svizzera è riuscita a diventare membro dell'Ufficio di presidenza del Comitato ad hoc per l'IA appena creato dal Consiglio d'Europa, che esaminerà la fattibilità di uno strumento giuridicamente vincolante per l'IA. Infine, la «Geneva Internet Plattform» avviata dalla Svizzera si è ulteriormente affermata come piattaforma d'informazione neutrale su tutti gli aspetti della governance digitale.

Diplomazia scientifica, aerospaziale e questioni in materia polare La scienza può portare alla cooperazione internazionale laddove la diplomazia tradizionale si scontra con ostacoli politici. Il concetto di diplomazia scientifica («science-diplomacy») diventa sempre più importante e consente alla Svizzera di partecipare a istituzioni di ricerca internazionali come il CERN e di sostenere attivamente progetti di cooperazione scientifica regionale con potenziale diplomatico.

Nel 2019, ad esempio, la Svizzera ha sostenuto un progetto nel Golfo di Aqaba volto a facilitare la cooperazione nella comunità scientifica della regione. La diplomazia scientifica analizza l'impatto sociale delle sfide tecnologiche e propone soluzioni su come la comunità globale può affrontarle. Anticipare gli sviluppi futuri e definire la governance delle nuove tecnologie in un contesto multilaterale è uno dei compiti della Fondazione GESDA, istituita nel 2019 (n. 2 e n. 5.4). Con la sua partecipazione alla seduta del
Consiglio dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) a livello ministeriale in Spagna e al nono «EU/ESA Space Council», la Svizzera ha consolidato la propria posizione internazionale come partner affidabile e competitivo nel settore aerospaziale. Ha inoltre intensificato il proprio impegno per una maggiore governance globale delle attività spaziali, in particolare presso il Comitato delle Nazioni Unite sugli usi pacifici dello spazio esterno (COPUOS). Il nostro Paese presiederà il sottocomitato scientifico e tecnico dell'organizzazione negli anni 2020­2021. Nel 2019 la Svizzera ha partecipato per la prima volta in qualità di Stato osservatore a una riunione ministeriale del Consiglio artico, dove intende contribuire con il suo know-how nel campo della ricerca polare e d'alta quota e beneficiare degli scambi con i Paesi artici e polari.

Agenda 2030 L'attuazione dell'Agenda 2030 e dei suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile («Sustainable Development Goals», SDG) sta progredendo a livello globale. La Svizzera partecipa attivamente a questo processo. Dal 9 al 18 luglio 2019 si è svolto l'annuale «High-Level Political Forum» (HLPF) per la verifica dell'Agenda 2030. Durante la 1427

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seduta sono stati discussi cinque obiettivi di sviluppo sostenibile, sui quali la Svizzera ha preso posizione. Questi includono il clima (OSS 13), l'istruzione (OSS 4), il mercato del lavoro (OSS 8), lo Stato di diritto (OSS 16) e la non discriminazione (OSS 10). La Svizzera ha valutato lo sviluppo dell'HLPF come sostanzialmente positivo. La qualità delle discussioni è migliorata rispetto agli ultimi anni. Al contempo, è importante individuare le opzioni per migliorare il processo: un dialogo più autocritico, «Voluntary National Reviews» più significative e basate sull'evidenza nonché un coinvolgimento più sistematico della società civile. Per proseguire le sfide e le opportunità individuate per l'attuazione dell'Agenda nazionale 2030, nel dicembre 2018 il Consiglio federale ha istituito un Comitato di direzione Agenda 2030, in cui sono rappresentati a livello di direzione gli uffici principalmente interessati. Il Comitato è responsabile della gestione e del coordinamento dell'attuazione dell'Agenda. La direzione operativa dei lavori di attuazione è affidata a due delegati del Consiglio federale per l'Agenda 2030 nominati nel 2019.

Ambiente e salute In occasione della 4a «United Nations Environment Assembly» che si è tenuto a marzo a Nairobi, la delegazione svizzera, guidata dalla consigliera federale Sommaruga, si è impegnata a rafforzare il Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente.

La Svizzera si è inoltre impegnata con successo per l'ulteriore sviluppo del regime internazionale in materia di prodotti chimici e rifiuti, per misure contro l'inquinamento marino causato dalle (micro)materie plastiche e per la promozione di una gestione sostenibile delle risorse naturali e delle materie prime. La 14 a Conferenza delle Parti della Convenzione di Basilea38 ha deciso di adattare la Convenzione di Basilea. Quale nuova misura, le esportazioni di rifiuti di plastica mista in programma devono essere notificate in anticipo e possono essere effettuate solo con il consenso dei Paesi interessati. Infine, la 9a Conferenza delle Parti della Convenzione di Rotterdam39 ha adottato molto chiaramente la proposta della Svizzera e di altri undici Paesi di un meccanismo di conformità mediante un voto richiesto dalla Svizzera.

Il vertice sul clima convocato dal Segretario generale dell'ONU Guterres si è svolto a
New York il 23 settembre 2019. In questa occasione la Svizzera ha annunciato l'intenzione di raggiungere un obiettivo netto di emissioni zero entro il 2050. Con questo obiettivo, la Svizzera segue le raccomandazioni globali della scienza per limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi Celsius. A dicembre, la 25 a Conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP25) a Madrid si è conclusa con un esito debole. Per la seconda volta consecutiva, le Parti non sono riuscite a concordare condizioni quadro concrete per lo scambio di quote di emissioni estere ai sensi dell'articolo 6 della Convenzione di Parigi.

Questa è un'occasione mancata per un regime globale coerente. Per attuare l'articolo 6 sono necessari accordi bilaterali e multilaterali. La Svizzera sta già preparando accordi di questo tipo con diversi Paesi partner; il primo dovrebbe essere 38 39

Convenzione di Basilea del 22 marzo 1989 sul controllo dei movimenti oltre frontiera di rifiuti pericolosi e sulla loro eliminazione, RS 0.814.05.

Convenzione di Rotterdam del 10 settembre 1998 concernente la procedura di assenso preliminare con conoscenza di causa per taluni prodotti chimici e antiparassitari pericolosi nel commercio internazionale, RS 0.916.21.

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firmato con il Perù a metà del 2020. Un risultato positivo della Conferenza di Madrid è stata l'adozione di un «Gender Action Plan» negoziato dalla Svizzera. Questo piano prevede il rafforzamento della posizione delle donne come «agent of change» ed una maggiore conformità delle misure climatiche alle esigenze delle donne.

In maggio il Consiglio federale ha adottato una versione aggiornata della sua politica estera in materia di salute (PES) per gli anni 2019­2024, che consente alla Svizzera di adottare un approccio coordinato e una posizione coerente sulla salute globale a livello internazionale. In occasione di diversi incontri multilaterali e bilaterali, come l'Assemblea mondiale della sanità, la Svizzera ha annunciato l'organizzazione del 5° Vertice ministeriale sulla sicurezza dei pazienti che avrà luogo nel febbraio 2020 a Montreux.

6.5

Sviluppo sostenibile e prosperità: valutazione e prospettive

In aprile il Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE40 ha presentato i risultati della valutazione tra pari della cooperazione internazionale della Svizzera. La conclusione generale è positiva: la Svizzera è un partner di sviluppo forte e affidabile. Prende in considerazione il più possibile l'Agenda 2030 e si impegna in particolare a favore del multilateralismo come risposta alle sfide globali e per quanto riguarda la protezione dei beni globali.

Inoltre, il Consiglio federale ha nominato un Comitato di direzione Agenda 2030 e due delegati incaricati di gestire e coordinare i lavori per l''attuazione dell'Agenda 2030. La nuova Strategia per lo sviluppo sostenibile 2030 sarà sottoposta a consultazione nel 2020. Tra maggio e agosto 2019 è stata condotta per la prima volta in Svizzera una consultazione, facoltativa, sull'avamprogetto della nuova strategia concernente la cooperazione internazionale 2021­202441. La consultazione permesso un ampio dibattito sulla cooperazione internazionale della Svizzera (249 pareri) e ha suscitato un'ampia risonanza mediatica. Il Consiglio federale deciderà in merito a questa strategia all'inizio del 2020 e trasmetterà il relativo messaggio al Parlamento.

7

Servizi consolari e gestione delle crisi

I servizi consolari per i cittadini svizzeri all'estero costituiscono un compito centrale del DFAE e rappresentano un'importante colonna della politica estera svizzera.

Oltre 760 000 Svizzeri registrati vivono all'estero. Il numero di viaggi privati all'estero della popolazione residente in Svizzera con almeno un pernottamento è passato da 11,5 milioni nel 2013 a 16,6 milioni nel 2019. Negli ultimi anni sono emigrati più cittadini svizzeri all'estero di quanti ne siano rientrati in Svizzera. Di conseguenza suscita grande interesse l'offerta online di informazioni della Direzione 40 41

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consolare (DC) relativa all'emigrazione e alla vita all'estero (400 000 visite) e la piattaforma di viaggi itineris (oltre 87 000 iscrizioni).

A seguito di tutti questi sviluppi cresce anche la necessità di prestazioni assistenziali da parte del DFAE. Nel 2019 le rappresentanze svizzere all'estero hanno rilasciato circa 63 000 passaporti e carte d'identità, nonché circa 1600 passaporti d'emergenza e 1000 lasciapassare. Hanno inoltre trattato oltre 50 000 casi di stato civile, circa 1500 casi di diritti civili e circa 30 000 legalizzazioni e attestazioni. Circa 900 è il numero di nuovi casi trattati dalla protezione consolare nel 2019. Inoltre, nel 2019 l'aiuto sociale agli Svizzeri all'estero ha trattato circa 80 nuove domande di rimpatrio in Svizzera, ha deciso in merito a circa 200 richieste per una prestazione periodica all'estero e ha concesso circa 100 prestiti d'emergenza a cittadini svizzeri che si trovavano temporaneamente al di fuori del loro Paese di residenza. Nel 2019 la Helpline del DFAE ha risposto 24 ore su 24 e 365 giorni all'anno a circa 58 200 domande, al 97 per cento delle quali è stato risposto direttamente. Infine, si è registrato anche un aumento dei viaggi in Svizzera: nel 2019 sono stati richiesti circa il 7,6 per cento in più di visti Schengen rispetto all'anno precedente (ca. 604 000).

Nel 2019 anche l'offerta di servizi consolari all'estero a disposizione dei cittadini è stata adeguata alle nuove possibilità digitali. Ad esempio, il 20 settembre 2019 all'aeroporto di Zurigo, il consigliere federale Cassis ha lanciato la nuova applicazione di viaggio per smartphone «Travel Admin». I viaggiatori dalla Svizzera possono ora pianificare e registrare comodamente il loro viaggio direttamente tramite questa applicazione. Il DFAE avrà dunque accesso a informazioni importanti come i dati di contatto e il luogo in cui il viaggiatore si trova e potrà fornire un aiuto più efficace in caso di crisi. Per presentare ai giovani svizzeri all'estero il loro Paese d'origine, il DFAE ha lanciato un videoclip e il sito web «youngswissabroad.com».

Infine, sono state migliorate anche le interfacce della DC con le autorità cantonali e comunali.

Gestione delle crisi e della sicurezza Insieme alle 170 rappresentanze estere e agli oltre 4000 collaboratori sul posto, il Centro di gestione delle
crisi (KMZ) del DFAE garantisce che la Svizzera sia ben preparata ad affrontare eventi straordinari e possa reagire in modo rapido ed efficiente. Le necessarie prestazioni specializzate avvengono in stretta collaborazione con i partner della Confederazione e dei Cantoni. Nel 2019 il KMZ ha continuato ad espandere le sue capacità in linea con la crescente domanda. Il KMZ ha così rafforzato i partenariati nazionali e internazionali necessari per la gestione delle crisi. Oltre alla formazione e al perfezionamento del personale del DFAE, sono stati esaminati e ulteriormente sviluppati gli strumenti e i dispositivi per la gestione delle crisi presso diverse rappresentanze all'estero. Nel contesto della gestione nazionale delle crisi in Svizzera, la neocostituita unità di crisi del DFAE è stata inoltre testata per la prima volta con successo nell'esercitazione della Rete integrata Svizzera per la sicurezza 2019.

La sicurezza dei collaboratori impiegati all'estero e delle loro famiglie rimane una priorità per il DFAE. Nell'ambito di un processo standardizzato i rischi vengono costantemente valutati in loco e ridotti mediante misure mirate a livello organizzativo e tecnico-edili. La presenza svizzera in diversi contesti fragili è stata monitorata 1430

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con particolare attenzione dai responsabili della sicurezza del DFAE, sei dei quali in futuro saranno stazionati a livello regionale per fornire un sostegno mirato ed efficace al personale locale. In occasione del «Diplomatic Security Colloquium» di quest'anno, l'incontro annuale dei responsabili della sicurezza di 19 ministeri degli esteri e di organizzazioni internazionali, il DFAE, quale ministero ospitante, ha promosso anche l'apprendimento istituzionale a livello internazionale. Nel 2019 i consigli di viaggio del DFAE sono rimasti molto richiesti (2,1 mio. di visite sul sito web): attirano l'attenzione sui possibili rischi durante i viaggi all'estero e valutano la situazione della sicurezza in diversi Paesi.

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Risorse e informazione

Risorse In ossequio ai principi dell'universalità, della coerenza e dell'efficienza, l'attuale rete esterna si basa sul principio «una Svizzera ­ una politica estera ­ una rappresentanza». Gli uffici di cooperazione e altri soggetti sono stati integrati nelle rappresentanze e riuniti in un'unica sede. In oltre 80 sedi ­ vale a dire quasi la metà delle rappresentanze ufficiali ­ sono presenti partner interni ed esterni. La collaborazione viene costantemente verificata e ottimizzata. A Seul, ad esempio, è ora presente nella rappresentanza, oltre a uno «Swiss business hub» e a un consigliere scientifico della SEFRI, anche Svizzera Turismo. Il 23 settembre 2019 il consolato generale di Chicago è stato riaperto alla presenza del consigliere federale Cassis per rafforzare la promozione degli interessi economici della Svizzera nel Midwest degli Stati Uniti.

Il modello delle rappresentanze di piccole dimensioni è stato introdotto dal DFAE per assicurare un'ampia diffusione delle rappresentanze nel mondo, contenendo nel contempo i costi. Il Controllo federale delle finanze (CDF) ha esaminato tale modello42, raccomandando di rivedere la strategia. Le misure previste saranno attuate anche nell'ambito della strategia di politica estera 2020­2023.

Il passaggio al sistema di carriera funzionale, previsto dalla riforma conclusa nel 2018 e scattato il 1° gennaio 2019, si è svolto senza particolari problemi. In un sistema incentrato sulle competenze, la formazione e la formazione continua dei collaboratori rivestono importanza essenziale. Uno degli obiettivi prioritari del 2019 riguardava pertanto l'offerta formativa. Sono inoltre stati definiti i profili professionali per le funzioni consolari e diplomatiche del 21° secolo.

Informazione Nell'anno in rassegna le attività di comunicazione e di informazione del DFAE si sono focalizzate sugli obiettivi tematici del Dipartimento, vale a dire la Visione per la politica estera della Svizzera 2028 (AVIS28) e la definizione della strategia concernente la cooperazione internazionale per il quadriennio 2021­2024. Il rapporto

42

www.efk.admin.ch/it > Pubblicazioni > Relazioni con l'estero > Valutazione: Attività diplomatiche delle piccole rappresentanze svizzere all'estero ­ DFAE. Marzo 2019.

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relativo all'AVIS2843 è stato reso noto al pubblico con un evento apposito, mentre il progetto di strategia sulla cooperazione internazionale è stato presentato ai media in occasione dell'apertura della relativa procedura di consultazione. Il DFAE ha inoltre provveduto a informare il pubblico in merito a temi d'attualità. Oltre ai classici canali di comunicazione e informazione e a Internet (nel 2019 sono state visualizzate circa 25 milioni di pagine sui siti del DFAE), il DFAE ha sfruttato maggiormente le possibilità offerte dai media sociali (twitter, facebook, instagram). A margine della Conferenza degli ambasciatori tenutasi nell'autunno del 2019, si è inoltre svolto il tour «Meet the ambassadors», una serie di incontri tra gli ambasciatori e la popolazione del Cantone di origine.

Nel 2019 la partecipazione della Svizzera al World Economic Forum è stata contraddistinta per la prima volta dalla presenza di una «House of Switzerland» (HoS), il cui obiettivo era quello di sfruttare maggiormente l'evento per finalità di comunicazione internazionale e per la promozione degli interessi e dei punti di forza della Svizzera. Nella HoS si sono ad esempio tenuti gli incontri bilaterali dei consiglieri federali presenti all'evento e conferenze stampa. La HoS è stata inoltre sfruttata per eventi di vario genere, come l'«International Geneva Day in Davos», il «tech4good» organizzato dal DFAE e un evento dedicato alla tecnologia finanziaria organizzato da «Switzerland Global Enterprise». In quanto Paese ospitante, la Svizzera ha poi potuto usufruire in esclusiva della «Swiss Lounge» del centro congressi. Alla luce del bilancio positivo, il Consiglio federale ha deciso di continuare a sfruttare il WEF quale piattaforma per la comunicazione internazionale.

Tra le priorità di Presenza Svizzera vi è la promozione del nostro Paese quale polo tecnologico e d'innovazione all'avanguardia. A tal fine è stata concepita la campagna «Home of Drones», avviata nel 2018. Con una proposta ampliata (tecnologia finanziaria, scienze della vita, informatica, cibersicurezza, tecnologia medica, videogiochi ecc.) la Svizzera ha preso parte, con il motto «#SwissTech», a rinomate fiere tecnologiche come quelle di Las Vegas e Parigi. Tali partecipazioni, organizzate di concerto con le rappresentanze svizzere e con partner del mondo
economico e scientifico o dell'amministrazione, hanno offerto alle aziende e alle start-up svizzere l'opportunità di presentare le loro innovazioni, concorrendo inoltre a diversificare l'immagine del nostro Paese. Dopo le esperienze positive maturate con il progetto pilota condotto a Buenos Aires, il DFAE ha istituito un «Social Media Hub» anche a Singapore, Abu Dhabi e Abidjan, allo scopo di intensificare la propria attività sui media sociali e in particolare per fornire il necessario sostegno alle rappresentanze.

Tra i principali strumenti di comunicazione internazionale rientrano anche i circa 250 progetti condotti nel 2019 in collaborazione con le rappresentanze svizzere all'estero così come l'invito in Svizzera di numerose personalità estere importanti per la formazione dell'opinione pubblica nell'ambito di circa 40 viaggi di delegazioni.

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www.dfae.admin.ch > DFAE > Attualità > Dossier > AVIS28 ­ Impulsi per una Svizzera che guarda al futuro > Rapporto: La Svizzera nel mondo del 2028.

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Prospettive per il 2020

All'inizio del 2020 il Consiglio federale presenterà, nell'ambito del programma di legislatura, gli indirizzi principali della politica del Governo nel quadriennio 2019­ 2023. Adotterà inoltre la Strategia di politica estera per gli anni 2020­2023, che definirà i capisaldi strategici della politica estera dei prossimi quattro anni. Sulla base di tali documenti si potrà dunque provvedere a modificare di conseguenza le strategie tematiche (come la strategia sulla politica di cooperazione 2021­2024 o la strategia sulla comunicazione internazionale) e geografiche (strategia per il MENA, strategia per la Cina, strategia per l'Africa ecc.). La strategia di politica estera per gli anni 2020­2023 creerà inoltre le premesse affinché gli interessi del nostro Paese siano efficacemente tutelati e i nostri valori siano promossi nei confronti degli altri Paesi.

Il Consiglio federale assicura in tal modo la coerenza politica della propria azione.

La politica estera deve peraltro far fronte a esigenze sempre maggiori in termini di coerenza, reattività e lungimiranza. In vista della partecipazione della Svizzera ai lavori del G20 in veste di Paese ospite, il Consiglio federale ha istituito un servizio di coordinamento in seno al DFAE. Per garantire una maggiore coerenza occorre peraltro fare in modo che si instauri una cultura della collaborazione e del dialogo politico tra i soggetti istituzionali e privati coinvolti, in particolare quando si tratta di affrontare le sfide poste da taluni Paesi.

Una maggiore coerenza non può inoltre prescindere dalla capacità di agire di concerto del Consiglio federale, del Parlamento e dei Cantoni, ciascuno nei limiti delle competenze costituzionali di cui dispone. I dibattiti parlamentari in merito ai diritti di partecipazione dell'Assemblea federale con riguardo alla soft law costituiscono un primo passo in tal senso.

Per quanto concerne la politica europea, anche nel 2020 l'attenzione si focalizzerà sul consolidamento e sullo sviluppo della via bilaterale. Sul piano interno, il Consiglio federale sarà chiamato a esporre i motivi della propria opposizione all'iniziativa per la limitazione e a portare avanti i lavori miranti a sciogliere i tre nodi individuati in relazione all'accordo istituzionale, così da poter giungere alla firma dell'accordo. Sul fronte esterno, si tratterà
di continuare a intrattenere buoni rapporti con l'UE e i suoi Stati membri. Quanto ai rapporti con gli Stati limitrofi, nel 2020 ci si concentrerà nella ricerca di soluzioni alle questioni irrisolte. Con riguardo alla Brexit, la Svizzera darà infine seguito alla strategia «mind the gap», preparandosi inoltre all'eventualità di una strategia «mind the gap plus».

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Elenco delle abbreviazioni ACNUR

Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (United Nations High Commissioner for Refugees)

AELS

Associazione europea di libero scambio (European Free Trade Association)

AI

Assicurazione per l'invalidità

AIDS

Sindrome immunodeficitaria acquisita (Acquired immunodeficiency syndrome)

ALC

Accordo del 21 giugno 1999 tra la Confederazione Svizzera, da una parte, e la Comunità europea ed i suoi Stati membri, dall'altra, sulla libera circolazione delle persone (RS 0.142.112.681)

ASEAN

Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Association of Southeast Asian Nations)

AVS

Assicurazione per la vecchiaia e per i superstiti

Brexit

Uscita del Regno Unito dall'Unione europea

BRF

Forum Nuova via della seta (Belt and Road Forum)

BRI

Iniziativa «Nuova via della seta»

BERS

Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo

CARICOM

Comunità dei Caraibi (Caribbean Community and Common Market)

CDF

Controllo federale delle finanze

CEDU

Corte europea dei diritti dell'uomo

CEDU

Convenzione del 4 novembre 1950 per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali (Convenzione europea dei diritti dell'uomo; RS 0.101)

CERN

Organizzazione europea per la ricerca nucleare (Conseil Européen pour la Recherche Nucléaire)

CEVA

Tratta ferroviaria Cornavin­Eaux-Vives­Annemasse

CICR

Comitato internazionale della Croce Rossa

COPUOS

Comitato dell'ONU per l'uso pacifico dello spazio extraatmosferico (Committee on the Peaceful Use of Outer Space)

Cost.

Costituzione federale (RS 101)

CPI

Corte penale internazionale

CSA

Corpo svizzero di aiuto umanitario

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CSW

Commissione dell'ONU sulla condizione delle donne (Commission on the Status of Women)

DAE

Direzione degli affari europei

DATEC

Dipartimento federale dell'ambiente, dei trasporti, dell'energia e delle comunicazioni

DC

Direzione consolare

DCAF

Centro ginevrino per il controllo democratico delle forze armate (Geneva Centre for the Democratic Control of Armed Forces)

DDPS

Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport

DEFR

Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca

DFAE

Dipartimento federale degli affari esteri

DFF

Dipartimento federale delle finanze

DFGP

Dipartimento federale di giustizia e polizia

DFI

Dipartimento federale dell'interno

DSC

Direzione dello sviluppo e della cooperazione

EES

Sistema europeo di ingressi/uscite (Entry/Exit-System)

EFSE

Fondo europeo per l'Europa sudorientale (European Fund for Southeast Europe)

ERSS 19

Esercitazione della Rete integrata Svizzera per la sicurezza 2019

ETIAS

Sistema europeo di informazione e autorizzazione ai viaggi (European Travel Information and Authorization System)

eu-LISA

Agenzia europea per la gestione operativa dei sistemi IT su vasta scala nello spazio di libertà, sicurezza e giustizia

FARC

Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia)

FC4S

Rete mondiale dei centri finanziari per la sostenibilità

FEM

Forum economico mondiale (World Economic Forum)

FISA

Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo (International Fund for Agricultural Development)

Frontex

Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne degli Stati membri dell'Unione europea

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G20

Gruppo dei 20 (Stati Uniti, Giappone, Germania, Cina, Regno Unito, Francia, Italia, Canada, Brasile, Russia, India, Corea del Sud, Australia, Messico, Turchia, Indonesia, Arabia Saudita, Sudafrica, Argentina, Unione europea)

GAAMAC

Global Action Against Mass Atrocities Crimes

GCSP

Centro ginevrino di politica di sicurezza (Geneva Centre for Security Policy)

GCTF

Forum globale dell'antiterrorismo (Global Counterterrorism Forum)

GEF

Fondo globale per l'ambiente

GESDA

Geneva Science-Diplomacy Anticipator

GICHD

Centro internazionale per lo sminamento umanitario (Geneva International Centre for Humanitarian Demining)

HLPF

Forum politico di alto livello sullo sviluppo sostenibile (High-level Political Forum on Sustainable Development)

HoS

House of Switzerland

IS

Stato islamico

JCPOA

Piano d'azione congiunto globale (accordo sul nucleare iraniano) (Joint Comprehensive Plan of Action)

KFOR

Forza di pace per il Kosovo (Kosovo Force)

KGSi

Comitato ristretto Sicurezza

KMZ

Centro di gestione delle crisi del DFAE

MERCOSUR

Mercato comune dell'America meridionale (Mercado Común del Sur)

MINRSO

Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione di un referendum nel Sahara occidentale (Mission des Nations Unies pour l'organisation d'un référendum au Sahara occidental)

MINUSMA

Missione multidimensionale integrata di stabilizzazione delle Nazioni Unite in Mali (Mission multidimensionnelle intégrée des Nations Unies pour la stabilisation au Mali)

MONUSCO

Missione delle Nazioni Unite per la stabilizzazione della Repubblica democratica del Congo (Mission de l'Organisation des Nations unies pour la stabilisation en République démocratique du Congo)

OCSE

Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Organisation for Economic Cooperation and Development)

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OHCHR

Alto Commissariato dell'ONU per i diritti umani (UN Human Rights Office of the High Commissioner)

OIF

Organizzazione internazionale della Francofonia (Organisation international de la Francophonie)

OMC

Organizzazione mondiale del commercio (World Trade Organisation)

OMVS

Organizzazione per la valorizzazione del fiume Senegal

ONG

Organizzazione non governativa (Non-governmental organization)

ONU

Organizzazione delle Nazioni Unite (United Nations Organisation)

OSA

Organizzazione degli Stati americani (Organisation of American States)

OSCE

Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa

OSS

Obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030

PES

Politica estera in materia di salute

PF

Politecnici federali

PIF

Forum delle Isole del Pacifico

PMI

Piccole e medie imprese

PVER

Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa

RFFA

Legge federale del 28 settembre 2018 concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell'AVS (FF 2018 5105)

SECO

Segreteria di Stato dell'economia

SFI

Segreteria di Stato per questioni finanziarie internazionali

SIS

Sistema d'informazione Schengen

SSQE

Sistema di scambio di quote di emissioni

SWISSCOY

Associazione dell'esercito svizzero in Kosovo (Swiss Company)

TNP

Trattato di non proliferazione nucleare (Non Proliferation Treaty)

TPNW

Trattato sulla proibizione delle armi nucleari (Treaty on the prohibition of nuclear weapons)

UA

Unione Africana

UE

Unione europea

UESA

Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (European Asylum Support Office)

UFAM

Ufficio federale dell'ambiente 1437

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UN AIDS

Programma delle Nazioni Unite per l'AIDS/HIV (Joint United Nations Programme on HIV/AIDS)

UN Habitat

Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani (United Nations Human Settlements Programme)

UNDP

Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (United Nations Development Program)

UNESCO

Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (United Nations Educational, Scientific and Cultural Organization)

USA

Stati Uniti d'America (United States of America)

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Allegato 1

Rapporti del Consiglio federale in materia di politica estera Rapporto sulla politica estera 2018 01/2019 Il 30 gennaio 2019 il Consiglio federale ha adottato il rapporto sulla politica estera 2018. Il rapporto fornisce una panoramica sulle principali attività della Svizzera in politica estera nel 2018 nel contesto della cronaca internazionale. Il rapporto sulla politica estera svizzera in materia di diritti dell'uomo 2015­2018 è allegato al rapporto sulla politica estera.

FF 2019 1293 Rapporto sulla politica economica esterna 2018 e rapporto concernente le misure tariffali adottate nel 2018 01/2019 Il 16 gennaio 2019 il Consiglio federale ha adottato il rapporto sulla politica economica esterna 2018 in merito all'aumento di misure e contromisure prese nei confronti delle potenze economiche e di altri importanti sviluppi della politica economica esterna.

FF 2019 1393 Investimenti transfrontalieri e controlli degli investimenti: Rapporto del Consiglio federale in adempimento dei postulati 18.3376 Bischof del 16 marzo 2018 e 18.3233 Stöckli del 15 marzo 2018 02/2019 Il 13 febbraio 2019 ha approvato il rapporto «Investimenti transfrontalieri e controlli degli investimenti». Quest'ultimo mostra che al momento l'introduzione di un controllo degli investimenti non apporta alla Svizzera nessun vantaggio. Al contrario, una limitazione del flusso di capitale in Svizzera comporterebbe l'onere amministrativo, aumenterebbe le insicurezze e indebolirebbe la piazza economica svizzera. Il Consiglio federale condurrà operazioni di monitoraggio e nei prossimi quattro anni presenterà una versione aggiornata del rapporto.

www.parlament.ch > 18.3376 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.)

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Rapporto di gestione 2018 del Consiglio federale 02/2019 Il 20 febbraio 2019 il Consiglio federale ha adottato il rapporto di gestione 2018. I punti chiave del rapporto annuale sono un pacchetto di riforme strutturali all'interno dell'Amministrazione federale, una riforma della perequazione finanziaria, il progetto fiscale (PF 17), la strategia «Svizzera digitale», l'ampliamento della rete ferroviaria, un pacchetto di misure di contenimento dei costi nel settore della sanità pubblica, così come migliori strumenti per il perseguimento di azioni terroristiche.

FF 2019 1955 Rapporto del Consiglio federale «Mozioni e postulati delle Camere federali 2018» 03/2019 Ogni anno in collaborazione con i dipartimenti, la Cancelleria federale allestisce il Rapporto mozioni e postulati che presenta una panoramica sullo stato di adempimento delle mozioni e dei postulati accolti dal Parlamento, inclusi quelli elaborati dal DFAE concernenti la politica estera della Confederazione.

Estratto cap. I: FF 2019 2559; rapporto integrale: www.bk.admin.ch > Documentazione > Condotta strategica > Rapporto mozioni e postulati Armi pari per tutti i rivenditori online: Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 17.4228, Moser, del 15 dicembre 2017 04/2019 Il 4 settembre 2019 il Consiglio federale ha adottato il rapporto in cui valuta diverse misure volte ad affrontare le sfide per lo sdoganamento nel settore del commercio online transfrontaliero. Stando al Consiglio federale è necessario un intervento e per questo motivo ha incaricato il Dipartimento federale delle finanze (DFF) di attuare alcune di queste misure.

www.parlament.ch > 17.4228 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.)

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Rapporto sui trattati internazionali conclusi nel 2018 05/2019 Il 22 maggio 2019 il Consiglio federale ha adottato il rapporto sui trattati internazionali conclusi nel 2018. Di seguito sono brevemente presentati tutti gli accordi bilaterali o multilaterali per i quali la Svizzera si è impegnata nell'anno in rassegna, vale a dire che ha firmato senza riserva di ratifica, ratificato o approvato, a cui ha aderito, così come gli accordi applicabili nell'anno in rassegna.

FF 2019 2939 Rapporto del Consiglio federale sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2018 05/2019 Nel suo rapporto annuale il Consiglio federale riporta che il numero dei richiedenti asilo in Svizzera nel 2018 non era mai stato così basso dal 2008. A causa di conflitti armati, violazioni dei diritti umani, persecuzioni e la mancanza di prospettive economiche nelle principali regioni d'origine, rimangono ancora delle sfide da affrontare. Un efficace strumento per raggiungere questo obiettivo è collegare strategicamente gli interessi della Svizzera con la cooperazione internazionale in materia di immigrazione.

FF 2019 3609 Conseguenze della sopravvalutazione del franco sull'imposta sul valore aggiunto: Rapporto del Consiglio federale in adempimento del postulato 17.3360 della Commissione delle finanze del Consiglio nazionale del 18 maggio 2017 05/2019 Il 29 maggio il Consiglio federale ha adottato un rapporto in cui analizza differenti misure volte a ridurre il turismo degli acquisti. Il Consiglio federale conclude che le misure applicate alla frontiera hanno un'influenza minima sul turismo degli acquisti e, al contrario, vede sempre di più nei progressi fatti nella lotta contro l'aumento dei prezzi in Svizzera una soluzione per contrastare il fenomeno.

www.parlament.ch > 17.3360 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.)

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Meccanismo di verifica che garantisce l'attuazione dello scambio automatico di informazioni relative a conti finanziari conforme allo standard con gli Stati partner dal 2018/2019: Rapporto del Consiglio federale alle Commissioni dell'economia e dei tributi (CET) delle due Camere incaricate 05/2019 Il 29 maggio 2019 il Consiglio federale ha approvato il rapporto sul meccanismo di verifica per un'attuazione conforme dello scambio automatico di informazioni da parte degli Stati partner, con i quali la Svizzera intende effettuare un primo scambio di dati nell'autunno 2019.

www.efd.admin.ch > Documentazione > Comunicati stampa Prestazioni di aiuto sociale della Confederazione per cittadini di Paesi terzi: Rapporto del Consiglio federale in adempimento al postulato della Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati 17.3260 del 30 marzo 2017 06/2019 Il Consiglio nazionale ha incaricato il Consiglio federale di trovare delle soluzioni affinché la Confederazione possa limitare gli aiuti sociali ai cittadini di Paesi terzi.

In linea di principio l'aiuto sociale è di competenza dei Cantoni e dei Comuni. La Confederazione dispone tuttavia di competenze generali per regolamentare il soggiorno che costituisce il presupposto per ricevere tale sussidio. Nella seduta del 7 giugno 2019 il Consiglio federale ha adottato il rapporto sulle opzioni d'intervento.

www.parlament.ch > 17.3260 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.)

Ottavo rapporto periodico della Svizzera indirizzato al Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura 06/2019 Il 21 giugno 2019 il Consiglio federale ha adottato l'ottavo rapporto periodico della Svizzera all'attenzione del Comitato delle Nazioni Unite contro la tortura. Il rapporto risponde a un totale di 28 domande di quelle poste dal Comitato e costituisce il riferimento della prossima verifica della Svizzera.

www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione.html oppure www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione/comunicati-stampa.html

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Rapporto del Consiglio federale sulla consultazione e partecipazione del Parlamento nell'ambito delle «soft law»: Rapporto del Consiglio federale in adempimento al postulato 18.4104, Commissione della politica estera CS, 12 novembre 2018 06/2019 Nel suo rapporto in adempimento al postulato 18.4104 il Consiglio federale afferma che le «soft law» sono diventate uno strumento per regolare le relazioni internazionali. Nel rapporto, adottato dal Consiglio federale il 26 giugno 2019, sono illustrate possibili soluzioni per consentire un coinvolgimento più mirato del Parlamento, nel rispetto della ripartizione costituzionale delle competenze e della capacità di azione della Svizzera in politica estera. In particolare, il Consiglio nazionale ha come obiettivo migliorare l'informazione e i rapporti sulla «soft law» destinati al Parlamento e di conseguenza intensificare l'interazione con quest'ultimo.

www.parlament.ch > 18.4104 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.)

Rapporto sull'attuazione delle priorità della Svizzera per la 73a Assemblea generale dell'ONU: Rapporto del Consiglio federale indirizzato alle Commissioni della politica estera 06/2019 Nel suo rapporto il Consiglio federale mostra l'impegno della Svizzera durante la 73a Assemblea generale dell'ONU per salvaguardare i suoi interessi e perseguire i suoi obiettivi. La Svizzera si è maggiormente focalizzata sulla strategia di politica estera 2016­2019 e sulle priorità stabilite per la presente sessione. Ha fatto riferimento anche ai due assi strategici dell'impegno della Svizzera all'ONU per il 2012­ 2022: pace e sicurezza da un lato, riforme dell'ONU dall'altro.

www.admin.ch/gov/it/pagina-iniziale/documentazione.html www.eda.admin.ch/eda/it/dfae/politica-estera/organizzazioni-internazionali.html DFAE > Politica estera > Organizzazioni internazionali > ONU Priorità della Svizzera durante la 74a Assemblea generale dell'ONU 09/2019 Durante la sessione del 13 settembre 2019 il Consiglio federale ha fissato le priorità della Svizzera durante la 74a Assemblea generale dell'ONU. Queste priorità, ovvero diritti umani, riforme dell'ONU e la «Science Diplomacy» si iscrivono nei due assi strategici dell'impegno della Svizzera per il 2010­2022: pace e sicurezza da un lato, riforme dell'ONU dall'altro. Il presidente della
Confederazione Ueli Maurer e il consigliere federale Ignazio Cassis hanno rappresentato la Svizzera in occasione dell'apertura della settimana ministeriale dell'Assemblea generale dell'ONU.

www.eda.admin.ch > Politica estera > Organizzazioni internazionali > ONU 1443

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Rapporto sulla situazione delle donne nel settore dell'asilo, in adempimento del postulato Feri 16.3407 10/2019 In adempimento del postulato Feri 16.3497 il Consiglio federale ha adottato il rapporto «Analisi della situazione delle donne nel settore dell'asilo» in cui si sottolinea la necessità di un intervento nell'ambito dell'alloggio e dell'assistenza forniti alle richiedenti asilo adulte e minorenni in Svizzera.

www.parlament.ch > 16.3407 > Rapporto in adempimento dell'intervento parlamentare (in ted. e franc.)

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Allegato 2

Pubblicazioni del Dipartimento federale degli affari esteri Le pubblicazioni di seguito presentate sono consultabili sul sito del DFAE.

www.eda.admin.ch > Pubblicazioni Lista di controllo «Soggiorni linguistici e studi all'estero» 05/2019 Il documento mostra le procedure necessarie per pianificare un soggiorno linguistico o per studiare all'estero e cosa non si deve assolutamente dimenticare.

Contributo svizzero all'allargamento: rapporto annuale 2018 05/2019 Il rapporto documenta i risultati ottenuti nei tre programmi nazionali ancora in corso, in particolare lo sminamento in Croazia, la promozione delle PMI in Romania e il miglioramento del sistema dei trasporti pubblici in Bulgaria, grazie alla concessione da parte della società di trasporti «Basler Verkehrsbetriebe» di una flotta di tram a Sofia. Inoltre il rapporto delinea brevemente il contesto del secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'UE.

La cooperazione internazionale della Svizzera ­ Rapporto annuale 2018 05/2019 La Svizzera si impegna a ridurre povertà e miseria, favorisce lo sviluppo personale ed economico, promuove la pace e aiuta ad affrontare sfide a livello globale. Il rapporto annuale sottolinea l'importanza della cooperazione internazionale della Svizzera. Nel 2018 questo rapporto è stato pubblicato solo in formato digitale con una grafica ancora più modernizzata.

Aiuto allo sviluppo della Svizzera: Statistiche 2017 06/2019 Questa pubblicazione fornisce una panoramica dell'aiuto pubblico allo sviluppo (Confederazione, Cantoni e comuni) e delle donazioni private (ONG) della Svizzera nel 2017. È composta di sei tabelle che mostrano il quadro degli aiuti, suddivisi per Paese di destinazione e organizzazione ed elencano i grandi progetti di ciascun Paese.

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Valutazione indipendente: Interrelazione tra aiuti umanitari e cooperazione allo sviluppo (Nexus) 06/2019 Questa valutazione, effettuata da esperti esterni, indaga l'effetto combinato degli strumenti e delle raccomandazioni formulate e come questa sinergia può essere promossa e rafforzata a livello istituzionale e operativo. L'arco temporale di tale valutazione si estendeva dal 2013 al 2017.

Direttive della DSC per la collaborazione con le ONG svizzere 07/2019 Le nuove direttive espongono la motivazione, gli obiettivi e le modalità con cui la DSC collaborerà con le ONG svizzere. Questa collaborazione permette di creare effetti moltiplicatori e sinergie per raggiungere gli obiettivi della cooperazione internazionale (CI) della Svizzera.

Rapporto di attività 2018 sull'attuazione della legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all'estero 08/2019 Il 27 settembre 2013 l'autorità competente per l'applicazione della legge federale sulle prestazioni di sicurezza private fornite all'estero (LPSP, RS 935.41) ha pubblicato il suo terzo rapporto di attività che copre il periodo compreso tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2018. L'autorità ha trattato in totale 479 notificazioni di imprese private di sicurezza. Il Consiglio federale ne ha preso atto durante la seduta del 14 agosto 2019.

www.eda.admin.ch/eda/it/dfae/politica-estera.html > Politica estera www.eda.admin.ch/eda/it/dfae/politica-estera/politica-sicurezza.html > Politica estera > Politica di sicurezza www.eda.admin.ch/eda/it/dfae/politica-estera/politica-sicurezza/bundesgesetz-ueberdie-im-ausland-erbrachten-privaten-sicherheit.html > Politica estera > Politica di sicurezza > Legge federale sulle prestazioni di sicurezza private

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30 anni di partecipazione svizzera all'osservazione elettorale: Retrospettiva e prospettiva 09/2019 La pubblicazione realizzata in occasione dell'anniversario colloca la partecipazione svizzera alle missioni di osservazione elettorale nel relativo contesto storico, illustra da punti di vista diversi l'approccio di monitoraggio e sostegno elettorale e delinea le nuove sfide da affrontare nell'era digitale. Oltre a raccogliere analisi e statistiche, la pubblicazione è corredata da racconti di esperienze vissute nei 30 anni di osservazione elettorale.

Linee guida della Svizzera sui difensori dei diritti umani 09/2019 La Svizzera aiuta tutte le persone che lottano per difendere i diritti umani e (a livello locale) si impegna a proteggerle dall'arbitrio, dalle minacce e dalla violenza. Il quadro per le rappresentanze all'estero è costituito dalle linee guida del DFAE in questo ambito.

Programma di cooperazione della Svizzera in Medio Oriente: 2019­2022 09/2019 A fronte degli effetti devastanti del conflitto in Siria in tutta la regione e del gravoso onere degli Stati confinanti, la Svizzera ha definito il proprio impegno in un programma di cooperazione regionale nell'arco temporale tra il 2019 e il 2022. Il programma, che include Siria, Libano, Iraq e Turchia, è volto a proteggere i civili e attenuare le loro sofferenze. Inoltre appoggia gli obiettivi di sviluppo degli Stati partner della Svizzera nella regione, ovvero Giordania e Libano. Il programma coniuga la cooperazione internazionale con la politica migratoria e sottolinea l'impegno della Svizzera nell'ambito della prevenzione dei conflitti e della promozione della pace.

Politica estera svizzera in materia di salute 2019­2024 10/2019 La politica estera in materia di salute (PES) è volta a migliorare la tutela della salute in Svizzera e contribuire alla salute a livello globale. Il documento redatto congiuntamente da sei uffici federali promuove la collaborazione tra gli organi federali e fa in modo che la Svizzera mantenga una posizione coerente a livello internazionale.

La Svizzera è attiva in sei prioritari campi d'azione concordati per lo più in base agli obiettivi dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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Valutazione dell'impegno della DSC nel settore idrico 2010­2017 12/2019 L'obiettivo principale della valutazione è «fornire effettivi contributi alla nuova politica idrica e linee guida strategiche della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), così come favorire l'orientamento tematico dell'impegno della DSC nell'economia idrica». In riferimento all'arco temporale 2010­2017 la valutazione ha incluso tutti i quattro ambiti, ovvero cooperazione con gli Stati del Sud, cooperazione con gli Stati dell'Est e il Programma globale per l'acqua e gli aiuti umanitari.

Programma di cooperazione con il Myanmar 2019­2023 12/2019 Il nuovo programma di cooperazione 2019­2023 aiuta il Myanmar nella complessa transizione verso la pace, la democrazia e lo sviluppo sostenibile. Tale sostegno interessa gli ambiti della promozione della pace, dell'organizzazione di uno Stato funzionante, della protezione della società coinvolta nel conflitto, dello sviluppo dei mercati, della formazione professionale e della salute. La strategia è attuata tramite la collaborazione tra la Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), la Divisione Sicurezza umana (DSU) e la Segreteria di Stato dell'economia (SECO).

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