03.003 Rapporto sulla politica economica esterna 2002 e Messaggi concernenti accordi economici internazionali del 15 gennaio 2003

Onorevoli presidenti e consiglieri, Visto l'articolo 10 della legge federale del 25 giugno 1982 sulle misure economiche esterne (RS 946.201; «la legge»), vi sottoponiamo il presente rapporto.

Vi proponiamo di prendere atto del presente rapporto e dei suoi allegati (n. 9.1.1 e 9.1.2) (art. 10 cpv. 1 della legge) e di approvare il decreto federale concernente l'approvazione di misure economiche esterne (n. 9.2.1) (art. 10 cpv. 2 della legge).

Nel contempo, fondandoci sull'articolo 10 capoversi 2 e 3 della legge, vi sottoponiamo sei messaggi concernenti accordi economici internazionali. Vi proponiamo di adottare il decreto federale concernente l'emendamento di accordi di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e Stati terzi (n. 9.2.2 e allegati) così come i disegni di decreti federali concernenti i seguenti accordi: ­

Accordi di riassicurazione in materia di garanzia dei rischi delle esportazioni, l'uno fra la Svizzera e la Spagna, l'altro fra la Svizzera e l'Italia (n. 9.2.3 e allegati);

­

Accordo internazionale del 2001 sul cacao (n. 9.2.4 e allegato);

­

Accordo che istituisce in organizzazione intergovernativa l'Agenzia di cooperazione e d'informazione per il commercio internazionale (n. 9.2.5 e allegato);

­

Accordo che istituisce il Centro di consulenza giuridica sulla legislazione dell'OMC (n. 9.2.6 e allegato);

­

Accordo che istituisce l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino (n. 9.2.7 e allegato).

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

15 gennaio 2003

In nome del Consiglio federale svizzero: Il presidente della Confederazione, Pascal Couchepin La cancelliera della Confederazione, Annemarie Huber-Hotz

734

2002-2576

Compendio Il capitolo introduttivo del rapporto (n. 1) sottolinea che le relazioni economiche con altri Paesi sono essenziali per la prosperità della Svizzera. Più ancora che in passato, la politica economica deve essere orientata a una maggiore concorrenza, sia all'esterno sia all'interno del Paese.

Il presente rapporto fornisce inoltre una visione d'insieme della situazione economica (n. 2) e successivamente passa in rassegna le attività di politica economica esterna del 2002, sul piano multilaterale, bilaterale e autonomo (n. 3­8 e allegato 9.1). Infine, il decreto federale concernente l'approvazione di misure economiche esterne (allegato 9.2.1) e sei messaggi concernenti accordi economici internazionali sono allegati al rapporto (allegati 9.2.2­9.2.7).

Riassunto della situazione economica Nel 2002 l'economia svizzera è stata colpita duramente dal rallentamento della congiuntura mondiale.

L'inizio del 2002 era ancora caratterizzato da una ripresa dell'economia mondiale che, partendo dagli Stati Uniti, stimolava il commercio mondiale. Ma dopo un primo trimestre vigoroso si è diffusa una crescente incertezza sulla forza e la durata della ripresa. L'attività si è nuovamente indebolita e la situazione sui mercati finanziari è peggiorata, con un crollo delle borse sincronizzato a livello mondiale. In autunno è apparso chiaramente che la ripresa economica mondiale era rimandata al 2003.

La crescita economica riprenderà nel 2003. Grazie a un rafforzamento degli investimenti da parte delle imprese americane, il rilancio guadagnerà terreno in Europa e sosterrà maggiormente la congiuntura, che in un primo tempo sarà ancora fortemente basata sulle esportazioni. Nonostante la sua accelerazione nel corso dell'anno, la crescita economica nell'area dell'OCSE dovrebbe rimanere molto modesta nel 2003, con un tasso del 2,2 per cento. Solo nel 2004 le economie dei Paesi industrializzati occidentali ritroveranno verosimilmente una crescita di circa il 3 per cento. L'attività delle altre regioni del mondo sarà certamente più importante, ma rimarrà eterogenea. Regna ancora una grande incertezza sulla futura evoluzione dell'economia mondiale. Tra i fattori che potrebbero portare a un'evoluzione meno favorevole si possono citare tra gli altri: i rischi geopolitici, il legame molto forte di dipendenza tra la ripresa
globale e la congiuntura negli Stati Uniti e la possibilità di nuovi contraccolpi sui mercati finanziari.

La debolezza dell'attività economica mondiale e la forza del franco hanno frenato la congiuntura in Svizzera. La recessione mondiale ha particolarmente colpito l'industria dei beni d'investimento, i servizi finanziari e il turismo, tre settori di importanza superiore alla media per l'economia svizzera. Nel secondo trimestre del 2002 l'economia svizzera ha dato l'impressione di aver ritrovato lo slancio, ma dopo una breve ripresa, un nuovo calo del commercio estero e un crollo degli investimenti in beni d'equipaggiamento hanno di nuovo frenato la congiuntura. Inoltre,

735

il consumo privato, che rimaneva l'unico sostegno importante, ha perso sempre più slancio. Per il 2002 si prevede quindi un ristagno del PIL.

Per il 2003 ci si attende anche in Svizzera un leggero miglioramento, che dovrebbe guadagnare intensità nel corso dell'anno. Di conseguenza, è necessario innanzitutto che la congiuntura nell'Unione europea si riprenda nella misura prevista e che il corso reale del franco svizzero non salga in modo sostanziale. Con un tasso pari a circa l'1 per cento, la crescita dell'economia svizzera si situerà nuovamente sotto la media nel raffronto internazionale. I principali mercati per il nostro Paese, come per esempio la Germania e l'Italia, continueranno a rimanere al traino della ripresa congiunturale mondiale. D'altro lato, all'inizio gli investimenti in beni d'equipaggiamento non si riprenderanno in misura significativa, in particolare in Europa. Non bisogna quindi attendersi un ritorno alla crescita prima del 2004.

Attività di politica economica esterna nel 2002 Il 1° giugno, i sette accordi settoriali firmati nel 1999 tra la Svizzera e l'UE («Bilaterali I») e la Convenzione AELS del 1960 riveduta sono entrati in vigore.

Sono in corso negoziati su altri dieci accordi bilaterali tra la Svizzera e l'UE («Bilaterali II»).

Il 26 giugno è stato firmato un accordo di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e Singapore; si tratta del primo accordo dell'AELS con un partner asiatico.

Dopo il lancio di un nuovo ciclo di negoziati commerciali a livello mondiale a Doha nel novembre del 2001, l'OMC ha fissato il quadro dei negoziati, che sono iniziati senza ritardi.

In occasione del decimo anniversario dell'adesione della Svizzera alle Istituzioni di Bretton Woods, la Conferenza annuale della rete internazionale dei parlamentari sulla Banca mondiale si è tenuta a Berna in maggio.

La Conferenza sul finanziamento dello sviluppo che si è svolta in marzo a Monterrey e il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile che ha avuto luogo nell'autunno del 2002 a Johannesburg si sono concentrati sulla lotta contro la povertà e sullo sviluppo sostenibile.

La Svizzera ha continuato ad applicare misure a favore dei Paesi in sviluppo o in transizione nei settori dell'aiuto macroeconomico, della promozione degli investimenti, del finanziamento di infrastrutture, della cooperazione
commerciale e della cooperazione in materia di tecnologie ambientali.

In dicembre ha firmato, con riserva di ratifica, l'Accordo internazionale sul cacao del 2001.

La rete di accordi economici bilaterali è stata completata con accordi di protezione degli investimenti con la Bosnia-Erzegovina, il Guatemala, il Mozambico e il Sudan. Nel settore della garanzia dei rischi delle esportazioni (GRE), sono stati conclusi un accordo di riassicurazione con la Spagna e un altro con l'Italia.

736

Indice Compendio

735

1 L'interdipendenza economica è la chiave della prosperità 1.1 Gli scambi internazionali: fattore primordiale di crescita 1.2 Istituzioni e strumenti della politica economica esterna della Svizzera 1.2.1 Relazioni economiche bilaterali 1.2.2 Relazioni economiche multilaterali 1.2.3 Relazioni con l'UE 1.2.4 Relazioni con l'AELS e i suoi partner di libero scambio 1.2.5 La cooperazione allo sviluppo considerata nell'ottica della politica economica esterna 1.2.6 La promozione delle esportazioni e i suoi strumenti al servizio delle PMI 1.3 La concorrenza nazionale e internazionale sono complementari 1.3.1 Le importazioni viste come sfide stimolanti 1.3.2 La concorrenza sul mercato interno contribuisce all'apertura internazionale 1.3.3 Lo scambio a livello internazionale dei fattori di produzione è sempre più importante anche per il mercato nazionale 1.3.4 Le riforme del mercato interno devono tener conto delle loro conseguenze sul mercato esterno 1.4 Nuovo orientamento della politica regionale per rendere più competitiva la piazza economica svizzera

742 742 743 743 744 745 745 746 746 748 748 749 749 750 751

2 Situazione economica 2.1 Ripresa differita della congiuntura internazionale 2.2 Economia svizzera particolarmente colpita dalla recessione mondiale 2.3 Lenta ripresa nel corso del 2003, seguita soltanto nel 2004 da un ritorno a un tasso di crescita corrispondente al potenziale a lungo termine dell'economia

752 753 758

3 Integrazione economica europea 3.1 Relazioni fra la Svizzera e l'UE 3.1.1 Relazioni nell'ambito degli accordi in vigore 3.1.1.1 Accordo di libero scambio (ALS) Svizzera-CE del 1972 3.1.1.2 Accordi settoriali Svizzera-CE del 1999 3.1.2 Negoziati in vista di nuovi accordi bilaterali 3.2 Associazione europea di libero scambio (AELS) e altre relazioni europee di libero scambio 3.2.1 Relazioni fra gli Stati dell'AELS 3.2.2 Relazioni dell'AELS con i Paesi terzi europei e i Paesi del Bacino mediterraneo 3.3 Cooperazione europea nel settore della ricerca e della tecnologia 3.3.1 Eureka 3.3.2 COST

764 765 765 765 765 768

763

771 772 772 773 773 773 737

4 Cooperazione economica multilaterale 4.1 Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) 4.1.1 Riunione del Consiglio dell'OCSE a livello ministeriale 4.1.2 Aspetti essenziali delle attività analitiche 4.1.2.1 Politica economica svizzera 4.1.2.2 Cooperazione allo sviluppo 4.1.2.3 Sviluppo territoriale e politica regionale 4.1.2.4 Formazione 4.1.2.5 Politica commerciale 4.1.3 Strumenti in materia d'investimenti 4.1.3.1 Norme multilaterali sugli investimenti 4.1.3.2 Codice destinato alle imprese multinazionali 4.1.3.3 Prassi nell'ambito della corruzione 4.1.4 Strumenti in altri settori 4.1.4.1 Cooperazione internazionale nel settore della concorrenza 4.1.4.2 I principi dell'OCSE in materia di governo societario (Corporate Governance) 4.1.4.3 Concorrenza fiscale nociva 4.2 Organizzazione mondiale del commercio (OMC) 4.2.1 In generale 4.2.2 Negoziati nell'ambito del Doha Round 4.2.3 Altri negoziati (accesso ai farmaci) 4.2.4 Commercio e sviluppo 4.2.5 Composizione delle controversie 4.2.6 Procedure d'adesione 4.2.7 Rapporti con altre istituzioni 4.3 Accordi preferenziali con Stati extraeuropei e fuori dal Bacino mediterraneo 4.4 Nazioni Unite 4.4.1 UNCTAD 4.4.2 UNIDO 4.4.3 Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile a Johannesburg 4.4.4 Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Europa 4.4.5 Organizzazione internazionale del lavoro (OIL) 4.5 Cooperazione settoriale multilaterale 4.5.1 Cooperazione nel settore dell'energia 4.5.1.1 Agenzia internazionale dell'energia (AIE) 4.5.1.2 Trattato sulla Carta dell'energia

774 774 774 775 775 776 776 777 777 778 778 778 779 779 779

5 Il sistema finanziario internazionale 5.1 Fondo monetario internazionale 5.1.1 Situazione dell'economia mondiale e turbolenze sui mercati finanziari internazionali 5.1.2 Rafforzamento del sistema finanziario internazionale e riforma del FMI

794 794

738

780 780 781 781 782 783 784 784 785 785 786 787 787 788 789 790 791 792 792 793 793

794 795

5.1.3 Valutazione del settore finanziario (FSAP) in Svizzera da parte del FMI 5.2 Il gruppo dei Dieci (G10) 5.3 Organi internazionali di sorveglianza 5.3.1 Comitato di Basilea per la supervisione bancaria 5.3.2 Organizzazione internazionale delle autorità di controllo dei mercati finanziari (International Organization of Securities Commissions, IOSCO) 5.3.3 Associazione internazionale degli organi di vigilanza del settore assicurativo (IAIS) 5.3.4 Joint Forum 5.3.5 Gruppo di azione finanziaria internazionale sul riciclaggio (GAFI)

796 796 797 797

797 798 798 799

6 Aiuto finanziario 6.1 Istituzioni multilaterali di finanziamento 6.1.1 Gruppo della Banca mondiale 6.1.2 Banche regionali di sviluppo 6.1.2.1 Banca africana di sviluppo 6.1.2.2 Banca asiatica di sviluppo 6.1.2.3 Banca interamericana di sviluppo 6.1.3 Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) 6.2 Misure di aiuto ai Paesi in sviluppo o in transizione 6.2.1 Paesi in sviluppo 6.2.1.1 Aiuto macroeconomico: aiuti budgetari e misure di riduzione del debito 6.2.1.2 Promozione degli investimenti 6.2.1.3 Finanziamenti misti e fondi di compensazione 6.2.1.4 Cooperazione commerciale e nel settore della tecnologia ambientale 6.2.2 Europa centrale e orientale e CSI 6.2.2.1 Aiuto finanziario 6.2.2.2 Aiuto macroeconomico 6.2.2.3 Promozione degli investimenti 6.2.2.4 Cooperazione commerciale e in materia di tecnologia ambientale

799 799 800 802 802 802 803 803 804 804

7 Rapporti bilaterali 7.1 Europa occidentale 7.2 Europa centrale e orientale e CSI 7.3 Europa sudorientale 7.4 Nordamerica 7.5 America centrale e meridionale 7.6 Asia/Oceania 7.7 Medio Oriente 7.8 Africa

809 810 811 812 813 814 816 817 818

804 805 806 806 807 807 808 808 809

739

8 Politica economica estera autonoma 8.1 Controllo delle esportazioni e misure di embargo 8.1.1 Misure contro la proliferazione di beni utilizzabili per la produzione di armi di distruzione di massa e di armi convenzionali 8.1.1.1 Ordinanza sul controllo dei beni 8.1.1.2 Ordinanza sul controllo dei composti chimici 8.1.2 Misure di embargo 8.1.2.1 Misure di embargo dell'ONU 8.1.2.2 Misure di embargo dell'UE 8.1.3 Diamanti della guerra 8.2 Sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali 8.3 GRE, GRI, finanziamento delle esportazioni, conversione del debito 8.3.1 Garanzia dei rischi delle esportazioni 8.3.2 Garanzia dei rischi degli investimenti 8.3.3 Finanziamento delle esportazioni 8.3.4 Conversione dei debiti 8.4 Promozione dell'esportazione 8.5 Promozione della piazza economica 8.6 Turismo

819 819 820 820 821 821 822 823 823 824 825 826 826 826 827 828 829 829

9 Allegati 835 9.1 Allegati 9.1.1­9.1.2 (per conoscenza) 835 9.1.1 Tavole e grafici complementari sulla situazione economica 835 9.1.2 Ispezioni pre-imbarco effettuate in Svizzera per conto di Stati esteri e sottoposte ad autorizzazione 848 9.2 Allegati 9.2.1­9.2.7 (per approvazione) 850 9.2.1 Decreto federale concernente l'approvazione di misure economiche esterne 851 Ordinanza concernente la sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali 852 9.2.2 Messaggio concernente l'emendamento di accordi di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e Stati terzi 854 Decreto federale concernente l'emendamento di accordi di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e Stati terzi 856 Raccomandazione 1/01 del Comitato misto AELS-Estonia 857 Decisione 3/01 del Comitato misto AELS-Lettonia 859 Decisione 3/01 del Comitato misto AELS-Lituania 861 Decisione 3/01 del Comitato misto AELS-Slovenia 863 9.2.3 Messaggio concernente due Accordi di riassicurazione in materia di garanzia dei rischi delle esportazioni, l'uno fra la Svizzera e la Spagna, l'altro fra la Svizzera e l'Italia 865 Decreto federale concernente due Accordi di riassicurazione in materia di garanzia dei rischi delle esportazioni, l'uno fra la Svizzera e la Spagna, l'altro fra la Svizzera e l'Italia 870

740

9.2.4

9.2.5

9.2.6

9.2.7

Accordo di riassicurazione reciproca fra la Compañia Española de Seguros de Crédito a la Exportación, S.A. Cía de Seguros y Reaseguros, Velázques 74 E-28001 Madrid, Spagna (di seguito CESCE), che agisce per lo Stato spagnolo, e l'Ufficio della garanzia dei rischi delle esportazioni, Kirchenweg 8, CH-8032 Zurigo (di seguito GRE), che agisce per la Confederazione Svizzera 871 Accordo di riassicurazione reciproca fra l'Istituto per i Servizi Assicurativi del Commercio Estero, Piazza Poli 37/42, I-00187 Roma, (di seguito SACE), un ente di diritto pubblico istituito con decreto legislativo n. 143 del 31 marzo 1998, valevole nella sua versione modificata e completata, e l'Ufficio della garanzia dei rischi delle esportazioni, Kirchenweg 8, CH-8032 Zurigo (di seguito GRE), che agisce per la Confederazione Svizzera 891 Messaggio concernente l'Accordo internazionale sul cacao del 2001 919 Decreto federale concernente l'approvazione dell'Accordo internazionale sul cacao del 2001 925 Accordo internazionale sul cacao del 2001 926 Messaggio concernente la partecipazione della Svizzera all'Accordo che istituisce in organizzazione intergovernativa l'Agenzia di cooperazione e d'informazione per il commercio internazionale (ACICI) 961 Decreto federale concernente l'Accordo che istituisce in organizzazione intergovernativa l'Agenzia di cooperazione e d'informazione per il commercio internazionale (ACICI) 966 Accordo che istituisce in organizzazione intergovernativa l'Agenzia di cooperazione e d'informazione per il commercio internazionale (ACICI) 967 Messaggio concernente l'Accordo che istituisce il Centro di consulenza giuridica sulla legislazione dell'OMC (ACWL) 977 Decreto federale concernente l'Accordo che istituisce il Centro di consulenza giuridica sulla legislazione dell'OMC 981 Accordo che istituisce il Centro di consulenza giuridica sulla legislazione dell'OMC 982 Messaggio concernente l'Accordo che istituisce l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino 996 Decreto federale concernente l'Accordo che istituisce l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino 1000 Accordo che istituisce l'Organizzazione internazionale della vigna e del vino 1001

741

Rapporto 1

L'interdipendenza economica è la chiave della prosperità Per un Paese privo di materie prime come la Svizzera, l'interdipendenza economica è il garante della prosperità. Il nostro Paese può approfittare pienamente dei vantaggi della divisione del lavoro solo se applica una politica economica esterna liberale e apre sistematicamente il suo mercato alla concorrenza. Tenuto conto dei tassi di crescita piuttosto bassi registrati nell'ultimo decennio dalla Svizzera, nel raffronto internazionale, così come della sfida rappresentata dall'invecchiamento della popolazione, il nostro Paese deve adottare una strategia ambiziosa: orientare maggiormente la politica economica esterna sulla concorrenza, sia all'interno sia all'estero.

1.1

Gli scambi internazionali: fattore primordiale di crescita

Il commercio è sempre stato espressione dello sviluppo culturale. Il suo effetto benefico sulla prosperità si spiega tradizionalmente con la divisione internazionale del lavoro. Ogni Paese si specializza nella produzione di beni e servizi per i quali è favorevolmente predisposto. L'eliminazione degli ostacoli al commercio contribuisce ad aumentare la prosperità.

Questo effetto benefico degli scambi economici non deriva solo dal fatto che i beni e i servizi attraversano le frontiere. L'attuale società del sapere e della comunicazione si distingue in questo senso perché lo scambio economico favorisce quello delle conoscenze, dei valori e dei bisogni tra le popolazioni dei diversi Paesi. Gli scambi internazionali non si limitano peraltro al commercio di beni e servizi. In effetti, la «migrazione» internazionale della manodopera e dei capitali svolge un ruolo importante, sempre più significativo. La mobilità dei capitali a livello internazionale, che si accentua a una velocità vertiginosa, costituisce un elemento centrale della globalizzazione. Del resto, spesso gli investimenti diretti e il commercio tradizionale si completano reciprocamente: è il caso ad esempio quando un'impresa che si occupava di esportazioni assume la distribuzione locale all'estero per il tramite di una filiale. Questa combinazione tra commercio tradizionale di beni e attività d'investimento all'estero intensifica l'effetto benefico dell'interdipendenza tra i Paesi. La mobilità della manodopera e dei capitali spinge maggiormente al confronto tra quanto è conosciuto e il nuovo, stimolando il maggiore potenziale di innovazione.

Non è un caso che gli Stati Uniti o Singapore, veri crogioli culturali, siano diventati poli della crescita economica mondiale. Del resto, secondo la leggenda, Europa, figlia di Zeus, non è nata sul continente a cui ha dato il nome.

La globalizzazione non caratterizza esclusivamente la nostra epoca. Anche la fine del XIX secolo è stata caratterizzata da un importante ribasso dei costi di trasporto, da una politica commerciale liberale e dall'integrazione di nuovi Paesi (il Giappone per esempio) in una rete commerciale estesa su tutto il globo, con un conseguente 742

aumento della prosperità generale. Le differenze economiche tra i Paesi in sviluppo e gli altri sono tuttavia aumentate, mentre le disuguaglianze sociali all'interno degli Stati non si sono attenuate. Il rapido cambiamento economico conteneva il germe del declino economico. All'inizio del XX secolo, riflessi difensivi hanno cominciato a manifestarsi a livello politico, dando vita a regimi commerciali sempre più protezionistici. La crescita è rallentata e l'ascesa del nazionalismo ha portato a due guerre mondiali, con sofferenze e distruzioni mai viste prima. Il promovimento del commercio nel dopoguerra ha tenuto conto di questa esperienza ed è risultato di maggiore qualità. L'integrazione economica non è stata promossa solo per il suo contributo alla prosperità: l'interdipendenza economica degli Stati, che comportava continui scambi di merci, doveva nel contempo essere il garante della pace.

Nessun Paese può oggi permettersi il lusso di vivere in autarchia. Non solo sarebbe rapidamente tagliato fuori dall'approvvigionamento di importanti materie prime e sarebbe incapace di sviluppare i beni d'investimento complessi su cui si basa la vita moderna: vedrebbe soprattutto erodersi la sua posizione economica perché non sarebbe sufficientemente informato sullo stato del sapere nel mondo, in rapido progresso.

Le differenze e le tensioni che caratterizzano i rapporti di forza nel settore della fisica, ma anche in quello della dinamica economica, non devono livellarsi come sotto una valanga né sparire in un'esplosione, ma al contrario occorre utilizzare la loro energia in modo produttivo. La concorrenza deve creare continuamente nuove differenze per provocare nuovi impulsi economici ravvivanti. Occorre tuttavia anche disporre di mezzi e soluzioni per scaricare le tensioni che appaiono bruscamente, pur evitando danni. In altri termini, gli scambi economici necessitano di una regolamentazione internazionale che apra i mercati alla concorrenza la quale, pur rimanendo limitante, offre nuove opportunità. Le procedure di composizione delle controversie sono a disposizione per evitare un inasprimento dei conflitti commerciali.

1.2

Istituzioni e strumenti della politica economica esterna della Svizzera

1.2.1

Relazioni economiche bilaterali

Per decenni, la politica economica esterna della Svizzera si limitava quasi esclusivamente a relazioni commerciali bilaterali. Il multilateralismo si è affermato solo dopo la Seconda guerra mondiale. La ricostruzione economica è stata accompagnata da tentativi d'integrazione economica regionale e di cooperazione mondiale allo sviluppo. Gli accordi multilaterali che, conformemente alla clausola della nazione più favorita, accordano a tutte le parti le concessioni negoziate bilateralmente, sono dal profilo economico più vantaggiosi ed efficaci per un piccolo Stato aperto.

Fatta eccezione per la maggior parte degli accordi bilaterali conclusi nell'ambito dell'integrazione economica europea (Accordo di libero scambio del 1972 con la CE, accordi del 1999 scaturiti dai «Bilaterali I» tra la Svizzera e la CE, Convenzione dell'AELS), la Svizzera ha soprattutto interesse a concludere accordi bilaterali con Stati che non fanno ancora parte dell'OMC (per es. gli accordi di cooperazione economica con i Paesi della CSI) o con regioni del mondo alle quali non si applica la regolamentazione internazionale (OMC, OCSE). Questi accordi bilaterali sono gli

743

accordi di promozione e di protezione degli investimenti, le convenzioni di doppia imposizione, gli accordi sui trasporti aerei e gli accordi di riconoscimento reciproco degli esami di conformità. Vanno inoltre menzionati gli strumenti di cooperazione economica e commerciale con i Paesi in sviluppo o in transizione che aiutano questi Paesi a integrarsi nell'economia mondiale.

La cura delle relazioni bilaterali richiede intesi contatti: riunioni a livello governativo e di alti funzionari, riunioni di comitati misti e invio di delegazioni economiche ­ che comprendano rappresentanti dell'economia privata ­ nei principali mercati o economie emergenti.

1.2.2

Relazioni economiche multilaterali

La Svizzera dipende dall'economia esterna, ma il posto che occupa è al massimo quello di un giocatore medio. In un sistema commerciale multilaterale, che funzioni bene e segua regole vincolanti, il nostro Paese può far valere e garantire al meglio i suoi interessi economici. La sua appartenenza a organizzazioni internazionali che garantiscano un ordine economico mondiale stabile e funzionale è quindi un elemento importante della sua politica estera. A questo proposito, l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) svolge un ruolo di primo piano: contribuisce all'apertura progressiva dei mercati sulla base di regole vincolanti e dispone, con le procedure di composizione delle controversie, dei mezzi per far applicare gli accordi. Questi strumenti contribuiscono a promuovere la certezza del diritto e la parità di trattamento tra i membri dell'organizzazione.

La soppressione a livello multilaterale degli ostacoli tariffali e non tariffali al commercio offre non solo nuovi sbocchi per l'economia svizzera d'esportazione ma anche, in senso inverso, rafforza a lungo termine il nostro mercato interno. In questi ultimi anni, l'economia svizzera ha ampiamente approfittato della riduzione dei dazi doganali ­ più di un terzo in media ­ convenuta durante l'Uruguay Round. Gli esportatori svizzeri hanno in particolare approfittato della considerevole riduzione dei dazi che colpiscono voci tariffali che li concernono direttamente. L'apertura consente alle economie nazionali di praticare maggiormente la divisione del lavoro, che favorisce la prosperità. Per i consumatori comporta una tendenza al ribasso dei prezzi dei prodotti e un'offerta più consistente e di migliore qualità. Anche il processo di liberalizzazione avviato dall'Accordo generale dell'OMC sul commercio di servizi (WTO-GATS) ha avuto effetti benefici per il nostro Paese, importante esportatore di servizi.

L'Accordo dell'OMC sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio (WTO-TRIPS) fornisce un contributo essenziale alla promozione della ricerca. È all'origine di legislazioni nazionali comparabili sulla proprietà intellettuale e questo contribuisce a migliorare a livello mondiale la protezione contro le contraffazioni e la pirateria.

Oltre all'OMC, occorre menzionare anche l'OCSE per le sue attività normative riguardanti,
in particolare, i movimenti di capitali, i servizi transfrontalieri e gli investimenti diretti. È inoltre all'origine di importanti strumenti nei settori della concorrenza e della «Corporate Governance» (Governo societario).

744

Le regole emanate dalle organizzazioni multilaterali, che hanno sovente un'influenza diretta sulla politica economica dei suoi membri, hanno anche effetti positivi sulla buona gestione degli affari pubblici («Good Governance»). Il livello elevato della certezza del diritto non va a vantaggio solo degli attori economici stranieri ma anche delle imprese nazionali.

1.2.3

Relazioni con l'UE

Le principali regolamentazioni che ci legano alla CE sono l'Accordo di libero scambio (ALS) del 1972 e gli accordi settoriali scaturiti dai «Bilaterali I», entrati in vigore il 1° giugno 2002. Si tratta di accordi bilaterali la cui attuazione è garantita come consuetudine da comitati misti. Gli accordi settoriali comportano notevoli vantaggi.

In effetti consentono a ogni parte di accedere ai mercati dell'altra. Non riguardano solo i settori esclusi dall'accordo di libero scambio (appalti pubblici, agricoltura), ma anche il reciproco riconoscimento delle regole tecniche nazionali e il settore classico dei prodotti industriali. I maggiori progressi in termini qualitativi si raggiungono tuttavia grazie all'accordo sulla libera circolazione delle persone. Anche gli studenti e i ricercatori beneficiano degli accordi bilaterali.

Nel frattempo sono stati avviati nuovi negoziati concernenti altri dieci accordi settoriali («Bilaterali II»). Ad eccezione dei prodotti agricoli trasformati e delle prestazioni di servizi transfrontaliere, essi riguardando interessi non strettamente economici. Intendono essenzialmente migliorare la cooperazione istituzionale in materia di fiscalità, di ambiente, di migrazioni, di cultura e di formazione. Anche questi accordi avranno considerevoli ripercussioni sull'economia.

1.2.4

Relazioni con l'AELS e i suoi partner di libero scambio

Sulla scia degli accordi settoriali conclusi tra la Svizzera e la CE, la Convenzione dell'AELS del 1960 è stata oggetto di una riforma sostanziale. Queste modifiche sono entrate in vigore il 1° giugno 2002. La Svizzera e i suoi partner dell'AELS beneficiano di condizioni quadro analoghe a quelle valide per i rapporti tra la Svizzera e gli Stati membri dell'UE.

Dal 1990, gli Stati dell'AELS hanno concluso accordi di libero scambio con 19 Paesi partner dell'Europa centrale e orientale, del Bacino mediterraneo e, recentemente, anche di oltremare. Tra questi accordi recenti con Paesi d'oltremare figurano non solo il commercio delle merci e la protezione della proprietà intellettuale ma anche altri importanti settori per la Svizzera, come i servizi, gli investimenti e gli appalti pubblici. Questo accordi consentono di contrastare il rischio di essere discriminati sui mercati esteri; in effetti questo rischio esiste a causa del numero crescente di accordi preferenziali che vengono negoziati a livello mondiale tra Paesi e gruppi di Paesi che non rientrano nell'AELS. L'istituzione di relazioni di libero scambio contribuisce inoltre alla crescita e alla prosperità sociale nei Paesi terzi interessati e consolida la loro integrazione economica sui mercati mondiali. La conclusione di accordi di libero scambio, da un lato, e gli sforzi di liberalizzazione a livello multilaterale, dall'altro, sono complementari. Ne risultano sinergie nel senso che gli 745

accordi regionali e sovraregionali preparano nuove misure di liberalizzazione nell'ambito dell'OMC.

1.2.5

La cooperazione allo sviluppo considerata nell'ottica della politica economica esterna

L'obiettivo principale della cooperazione allo sviluppo è di ridurre la povertà nel mondo. A tal fine si utilizzano misure volte a instaurare l'economia di mercato e una crescita forte e sostenibile nei Paesi partner, incitandoli ad applicare il principio della «buona gestione degli affari pubblici». Occorre inoltre sostenere le riforme che consentono a questi Stati di integrarsi meglio nell'economia mondiale. Infine è necessario mobilitare maggiormente i capitali privati, in Svizzera e nei Paesi partner.

L'applicazione di queste misure consente all'economia svizzera di scoprire importanti nuovi sbocchi commerciali e nuove prospettive in materia di investimenti e di appalti pubblici. È ad esempio possibile promuovere gli investimenti dell'economia svizzera nei Paesi in sviluppo o in transizione mediante la «Swiss Organization for Facilitating Investments» (SOFI) e con fondi di capitale di rischio. Lo «Swiss Import Promotion Program» (SIPPO) favorisce in particolare l'instaurazione di nuove relazioni d'affari. Anche il finanziamento di progetti infrastrutturali ha ripercussioni positive sull'economia svizzera. Lo stesso vale per i crediti misti ­ che implicano una parte minima di forniture svizzere concorrenziali ­ che spesso costituiscono la porta per accedere a nuovi mercati.

1.2.6

La promozione delle esportazioni e i suoi strumenti al servizio delle PMI

Le attività del settore internazionale, in particolare l'industria d'esportazione e i servizi finanziari, rappresentano per così dire la «punta dell'iceberg». La differenza tra settori esposti alla concorrenza internazionale e attività protette tende a sparire, tenuto conto della globalizzazione dell'economia. Gli effetti di questa globalizzazione si fanno sentire su quasi tutte le PMI, dal momento che la crescente pressione concorrenziale e i mercati più estesi rendono necessaria una direzione d'impresa ottimale. Due esempi lo dimostrano: l'utilizzazione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione, da un lato, e il finanziamento delle PMI, dall'altro.

Per quanto concerne le tecnologie dell'informazione e della comunicazione, si osserva che l'economia svizzera ha investito in misura massiccia nell'informatica.

Un'inchiesta svolta dal Seco nel maggio del 2002 ha mostrato che l'84 per cento delle PMI che occupano da 2 a 250 impiegati sono equipaggiate di computer, che il 65 per cento di esse sono collegate a Internet e che il 6 per cento si appresta a connettersi nei mesi successivi. Nel raffronto internazionale, la Svizzera figura ai primi posti. Il 40 per cento delle imprese dispongono della propria homepage per presentare i loro prodotti e servizi. Anche se i mercati su cui si evolvono rimangono locali o regionali, grazie alle nuove tecnologie queste imprese possono raggiungere un mercato molto più esteso a minor costo. Il mercato che si è creato grazie alla rete consente inoltre di ampliare la cerchia dei fornitori e di approfittare di una maggiore tra-

746

sparenza del mercato: il 29 per cento delle PMI e il 42 per cento degli utenti fanno i loro acquisti via Internet.

Il fatto che il settore bancario sia sottoposto alla concorrenza internazionale ha avuto effetti molto concreti sul mercato interno. Le grandi banche hanno dovuto rinunciare a sussidiare le loro attività nazionali con i redditi ottenuti sui mercati esteri. La crisi del settore immobiliare e le gravi perdite che ha provocato per le banche le ha spinte a concentrarsi sulla gestione dei rischi. Il nuovo sistema di rating applicato dal 1997 accorda un peso molto maggiore alla redditività delle imprese e molto meno agli attivi e alle garanzie fornite. Tenuto conto della forte concentrazione che si è verificata nel settore bancario, questi nuovi criteri di valutazione si sono estesi relativamente in fretta al rimanente mercato dei crediti. Si può di conseguenza presumere che le nuove regole internazionali relative alla valutazione dei rischi nella concessione di crediti (Basilea II) avranno un'influenza limitata sulle PMI e sull'economia svizzera.

Le imprese utilizzano attualmente diversi strumenti e mezzi per rafforzare la loro posizione sui mercati internazionali. Le esportazioni «classiche» rappresentano solo una delle molteplici possibilità di internazionalizzarsi nel contesto della globalizzazione. A tal fine, la Confederazione mette diversi strumenti a disposizione delle imprese svizzere, e in particolare delle PMI, per aiutarle nei loro sforzi d'internazionalizzazione. I principali strumenti sono la promozione operativa delle esportazioni, la garanzia dei rischi delle esportazioni, la garanzia dei rischi degli investimenti e «Svizzera Turismo».

La legge sulla promozione delle esportazioni, entrata in vigore il 1° marzo 2001, ha consentito di adeguare il promovimento dell'economia esterna alle nuove condizioni quadro generali. La promozione operativa delle esportazioni è passata all'OSEC Business Network Switzerland con un mandato di prestazioni. L'OSEC consiglia quindi le PMI svizzere in tutte le materie relative all'internazionalizzazione dei loro affari e le mette in relazione con partner competenti.

La garanzia dei rischi delle esportazioni (GRE) consente alla Confederazione di favorire le esportazioni verso i Paesi in sviluppo, in transizione o emergenti che presentano rischi
politici ed economici. Essendo più o meno comparabile agli strumenti pubblici analoghi di cui dispongono i nostri concorrenti esteri, la GRE è una condizione necessaria ma spesso insufficiente per un'attività di esportazione fruttuosa. Per ottenere mandati è determinante soprattutto la competitività delle imprese. La GRE garantisce i rischi politici e di trasferimento così come i rischi d'insolvenza dei clienti pubblici e delle banche garanti. La redditività e la sussidiarietà sono i due principi alla base della politica di garanzia. Circa 2,4 miliardi di franchi di garanzie sono stati accordati in media in questi ultimi anni. Delle 580 garanzie concesse nel 2001, la metà riguardava ordinazioni di meno di 5 milioni di franchi; per un terzo di esse, il valore di fornitura non superava 0,5 milioni di franchi. Per quanto concerne i grandi progetti, circa la metà del volume di ordinazioni è fornita da subfornitori di PMI. Una buona parte della GRE va quindi a vantaggio direttamente e indirettamente delle PMI.

Grazie alla garanzia dei rischi degli investimenti (GRI), la Confederazione può facilitare gli investimenti nei Paesi in sviluppo o in transizione mediante garanzie contro rischi particolari, per esempio contro misure politiche e statali prese nel Paese nel quale è effettuato l'investimento e sul quale l'investitore non ha influenza.

747

Rispetto al volume degli investimenti diretti svizzeri in questi Paesi, la GRI è stata sinora poco utilizzata sinora. Il volume di ognuno degli investimenti garantiti non supera in genere i 2 milioni di franchi. I beneficiari delle garanzie sono quasi esclusivamente PMI.

La Confederazione promuove inoltre la presenza della piccola industria del turismo sul mercato internazionale. A tal fine ha istituito «Svizzera Turismo», un ente di diritto pubblico incaricato di attirare i turisti stranieri in Svizzera. La Confederazione fornisce il suo sostegno a «Svizzera Turismo» sotto forma di aiuti finanziari, che contribuiscono a utilizzare meglio l'apparato produttivo svizzero e a mantenere posti di lavoro nel Paese.

1.3

La concorrenza nazionale e internazionale sono complementari

Una maggiore concorrenza, dovuta alla capacità concorrenziale estera, si fa sentire sempre più sul mercato nazionale. Se fino a poco tempo fa si riteneva che gli accordi sui prezzi non costituivano necessariamente un problema per il mercato nazionale, ma potevano addirittura fungere da stimolo, attualmente questo parere non è più sostenibile. Diversi adeguamenti strutturali rafforzano tale tendenza.

1.3.1

Le importazioni viste come sfide stimolanti

Evidentemente, l'apertura al commercio estero comporta una maggiore concorrenza sui prodotti indigeni. La maggiore penetrazione degli importatori sul mercato significa effettivamente che fanno una concorrenza diretta (sullo stesso mercato) o indiretta (mediante sostituzione) ai produttori indigeni. Alcuni settori sono quindi posti sotto pressione e per rispondere a questa sfida devono diventare più efficaci.

A prima vista l'apertura comporta perdite sotto forma di ristrutturazioni e la tendenza ricorrente al protezionismo testimonia la difficoltà di questi adeguamenti. Di fatto, i settori colpiti escono rafforzati dalla situazione di concorrenza e le risorse che si liberano (lavoro, capitale o altro) spesso possono essere investite in altri settori con una maggiore produttività.

Inoltre, il commercio internazionale svolge un ruolo sempre più importante nell'aumento del reddito del mercato interno perché favorisce la nascita e la divisione del sapere e delle tecnologie. Da un lato, una parte non trascurabile e in forte aumento delle importazioni è strettamente legata alle tecnologie. Per rimanere a un certo livello, in un'ottica tecnologica l'economia nel suo insieme, compreso il mercato interno, non può ignorare le innovazioni tecnologiche incluse nei prodotti importati.

Questa situazione vale in particolare per l'economia svizzera, che fabbrica solo pochi prodotti legati all'informatica e alle telecomunicazioni. D'altro lato, la principale conseguenza della concorrenza internazionale è che i settori esposti sono spinti più di altri a innovare: più degli utili è la concorrenza a stimolare l'inventiva. Una riduzione dei dazi doganali sui prodotti agricoli spingerebbe ad esempio i contadini a cercare tipi di produzione più efficaci e a rafforzare i loro marchi.

748

1.3.2

La concorrenza sul mercato interno contribuisce all'apertura internazionale

I consumatori non solo i soli ad approfittare di un mercato interno competitivo: esso contribuisce anche a migliorare la capacità concorrenziale internazionale dell'economia svizzera. Diversi prodotti negoziati sul mercato interno, come l'elettricità, sono fattori di produzione importanti per i settori orientati all'esportazione. Un altro esempio: la competitività del settore della costruzione è importante per l'industria del turismo, i cui costi sono dovuti in buona parte al settore immobiliare.

L'influenza delle prestazioni intermedie si è rafforzata con la flessibilizzazione dei metodi di produzione. Dal momento che la produzione al suo stadio finale ha sempre più la scelta tra prestazioni intermedie intercambiabili, la competitività di ogni settore dipende sempre più dalla sua capacità di procurarsi a buon prezzo e senza problemi le prestazioni di cui ha bisogno (input). Una maggiore flessibilità nel processo di produzione implica in particolare che si sia competitivi in tutte le tappe della produzione, ciò che presuppone che si disponga di prestazioni intermedie vantaggiose. Una marca di cioccolato, per esempio, può essere di origine svizzera ed essere venduta all'estero, anche se non garantisce più smercio ai produttori di latte svizzeri. Questo argomento sottolinea la necessità di un'apertura internazionale e di un'importazione di beni senza ostacoli quale fondamento stesso della competitività del mercato interno e del commercio estero.

Studi svolti recentemente hanno inoltre dimostrato che la concorrenza sul mercato interno, nella misura in cui stimoli la produttività dei settori interessati, è la causa e non la conseguenza della competitività della nostra economia all'estero. Se si è forti sul mercato nazionale si può essere competitivi sui mercati internazionali. Un mercato nazionale aperto è in particolare più propenso all'innovazione, che è la condizione necessaria per diventare più competitivi all'estero. Buone condizioni quadro ­ di cui la pressione concorrenziale locale è un elemento ­ sono quindi di primaria importanza per rafforzare la competitività di un Paese.

1.3.3

Lo scambio a livello internazionale dei fattori di produzione è sempre più importante anche per il mercato nazionale

Oltre al commercio internazionale tradizionale (scambi di beni), la crescente mobilità dei fattori di produzione (capitale, lavoro, tecnologia) e la parte sempre più importante svolta dai servizi nel commercio rafforzano la correlazione tra la competitività dell'economia d'esportazione e quella del mercato interno.

Questo vale in particolare per gli investimenti diretti esteri, che svolgono un ruolo importante nell'aumento della produttività nazionale e nella diffusione delle innovazioni, anche in assenza di investimenti effettivi: il solo fatto che l'entrata sul mercato sia imminente basta per produrre effetti. Per tale motivo, i mercati nazionali devono essere aperti agli investimenti esteri, il che non è sempre il caso se la liberalizzazione è insufficiente. Come esempi citiamo le telecomunicazioni, tutte le imprese concessionarie o quelle in cui lo Stato rimane uno dei principali proprietari (mercato dell'elettricità). Anche se un mercato rimane quasi esclusivamente limitato al Paese stesso, l'apertura internazionale, mediante investimenti diretti esteri, modifica tutta749

via le condizioni in modo che il livello di produttività non si discosti troppo dagli standard internazionali.

Al contrario, i settori competitivi favoriscono l'apertura internazionale e attirano investimenti esteri, per quanto costituiscano un gruppo (cluster) e di conseguenza una base solida per espandersi all'estero. In Svizzera si tratta del settore finanziario e di alcune specialità tecnologiche.

Per quanto concerne il fattore della manodopera, bisognerà prevedere una maggiore concorrenza sul mercato interno a partire dal 1° giugno 2007, data in cui la libera circolazione delle persone tra la Svizzera e l'UE esplicherà pienamente i suoi effetti.

Gli specialisti (tra cui gli informatici) e il servizio alla clientela saranno maggiormente colpiti. L'apertura consente inoltre di evitare intoppi nel processo di produzione e questo favorisce l'efficacia e la competitività di tutti i settori. La concorrenza internazionale aumenterà anche per i beni, dal momento che l'acquisto di beni sarà sempre più abbinato a servizi successivi che implicano la libera circolazione dei loro fornitori. Infine, lo scambio di personale altamente qualificato si è già rivelato un importante strumento per il promovimento dell'innovazione. L'economia beneficerà di questa nuova libertà a diversi livelli (trasferimenti di tecnologie, maggiore concorrenza, flessibilità del mercato del lavoro ecc.) sia per quanto concerne i settori orientati al mercato interno sia per quelli rivolti all'esportazione.

1.3.4

Le riforme del mercato interno devono tener conto delle loro conseguenze sul mercato esterno

Per favorire l'apertura internazionale e quindi la crescita economica a lungo termine, non è sufficiente abbassare le tariffe doganali. Nonostante gli incontestabili vantaggi delle riduzioni dei dazi doganali per la competitività sul mercato interno e mondiale e per i fattori di produzione, rimangono ostacoli considerevoli che limitano gli effetti potenziali di un'apertura totale del mercato: gli ostacoli non tariffali al commercio, la protezione implicita data dalle fluttuazioni monetarie, le regolamentazioni settoriali e la forte presenza dello Stato in alcuni settori.

Per attuare con coerenza le riforme previste, occorre sottolineare l'importanza delle condizioni quadro e in particolare di una legge rigorosa in materia di concorrenza, che deve essere applicata con severità, a maggior ragione perché le modifiche interne ed esterne possono portare a un processo di concentrazione. Anche se questo processo è in una certa misura giustificabile (utilizzazione degli effetti di scala, esclusione di produttori inefficaci ecc.), non deve in ogni caso ostacolare la concorrenza, ma al contrario rafforzarla. L'apertura internazionale non avrebbe alcun senso se le imprese che occupano una posizione dominante potessero escludere il nostro mercato dalla concorrenza estera, per esempio mediante accordi verticali.

Affinché i vantaggi del commercio estero possano esplicare pienamente i loro effetti, bisogna riorganizzare i diversi mercati interni con una sana concorrenza su tutti i mercati. Gli sforzi per rendere il settore dell'esportazione più competitivo sarebbero vani se non fossero accompagnati da misure adeguate sui mercati interni.

750

1.4

Nuovo orientamento della politica regionale per rendere più competitiva la piazza economica svizzera

Le spiegazioni precedenti hanno sottolineato il valore del legame che la concorrenza instaura tra la politica economica esterna e quella interna. La prosperità generale di un Paese aumenta se esso apre nei confronti dell'estero i suoi mercati di beni, servizi, manodopera e capitali. Tale prosperità si compone dei guadagni ottenuti negli scambi internazionali, di una produzione specializzata in base ai vantaggi comparativi, dei guadagni dovuti agli effetti di scala e dei vantaggi derivanti dall'accesso alle migliori tecnologie.

In Svizzera, le misure prese per aprire ulteriormente i mercati internazionali sembrano tuttavia incontrare sempre più resistenza politica. Il risultato della votazione sulla legge sul mercato dell'energia elettrica, i dibattiti pubblici sulla ristrutturazione della Posta o lo scetticismo nei confronti delle nuove tappe della riforma agraria lo dimostrano. La reticenza politica nei confronti di nuove misure di apertura si spiegano con il mutamento strutturale provocato o aggravato dall'apertura internazionale dei mercati.

Il mutamento strutturale dovuto alle liberalizzazioni comporta effetti ridistribuiti tra i settori da un lato e tra le regioni dall'altro. Più i fattori di produzione sono mobili, a breve e medio termine, più gli effetti di ridistribuzione sono importanti.

Nell'ottica regionale, le aree rurali registrano un calo delle attività agricole. Creano relativamente poco valore aggiunto con il turismo e dipendono in misura superiore alla media da piccole imprese di costruzione in difficoltà e, per quanto riguarda i posti di lavoro, dagli ex monopoli statali (posta, telecomunicazioni, trasporti ferroviari), dai fornitori di elettricità e dall'amministrazione. Bisogna presumere che le regioni rurali ­ considerato il possibile calo del valore aggiunto economico ­ saranno maggiormente colpite dalle misure di liberalizzazione rispetto agli agglomerati.

A questo proposito è interessante osservare come l'OCSE ritenga che le disparità regionali che si osservano nella produzione economica in Svizzera sono relativamente limitate e stabili a lungo termine nel raffronto con altri Paesi industrializzati.

Secondo gli esperti dell'OCSE, questo si spiega con le misure politiche prese da diversi decenni in materia di organizzazione del territorio (perequazione finanziaria,
politica regionale e altro). L'OCSE aggiunge che le regioni rurali della Svizzera non potranno evitare in futuro nuovi adeguamenti, resi necessari dai mutamenti economici mondiali. In altri termini, la concorrenza tra le regioni continuerà anche in futuro.

Per potersi adeguare a questa concorrenza regionale, bisogna applicare un vero e proprio meccanismo di concorrenza tra località. Come funziona questo meccanismo? Le località si caratterizzano in ultima analisi per la combinazione e la densità degli attori economici presenti, dell'infrastruttura, delle organizzazioni e delle condizioni quadro politiche; a livello di impresa entra in considerazione ogni volta una combinazione di fattori di produzione mobili e immobili, di cui la quantità, la qualità e il costo variano in base al luogo. Il terreno, l'infrastruttura o le condizioni quadro politiche e socioeconomiche non sono mobili. In compenso, i capitani d'industria con idee innovatrici, i lavoratori qualificati, il capitale o il sapere sono mobili. Il luogo deve quindi essere molto attrattivo per i fattori mobili, a vantaggio dei fattori immobili.

751

Le regioni e i Cantoni sono sollecitati a salvaguardare o meglio ad aumentare l'attrattiva delle loro località. Devono sempre essere in grado di attirare nuovo sapere, nuove tecnologie, forze lavoro qualificate e imprese inventive. L'offerta di un'infrastruttura di buona qualità e di una fiscalità moderata, sia per le persone fisiche sia per quelle giuridiche, è la strategia chiave in materia di fattori di produzione immobili.

In questo contesto, anche la politica regionale della Confederazione ha un ruolo da svolgere. Dal momento che la nuova perequazione finanziaria e dei compiti (NPC) dà la priorità alla compensazione delle disparità in materia di reddito e che la corresponsabilità per l'approvvigionamento di base garantisce i bisogni infrastrutturali, la politica regionale in senso stretto dovrà d'ora in poi migliorare l'attrattiva regionale delle località. Questa politica deve essere orientata sull'innovazione e sulla concorrenza (politica regionale concepita come motore dell'innovazione istituzionale ed economica), il coinvolgimento degli agglomerati, in quanto luoghi dinamici di crescita, e su un miglior coordinamento delle politiche settoriali (politica agricola, del turismo, della formazione).

In qualità di partner della politica regionale, la Confederazione deve sostenere al meglio, grazie alle sue competenze specializzate e finanziarie, i programmi cantonali e regionali. Bisognerà promuovere un'infrastruttura istituzionale (inter)regionale e (inter)cantonale, adatta a sviluppare reti e progetti pilota che contribuiranno a creare un'atmosfera propizia all'innovazione, a moltiplicare gli scambi di esperienze e a rendere professionale a livello cantonale e regionale la formazione e lo spirito imprenditoriale.

La politica regionale procederà a tappe in questo nuovo orientamento; dovrà dotarsi di nuove basi legali in materia di politica regionale e di promovimento delle regioni di montagna. Il Seco sta procedendo ai lavori preparatori, in stretta collaborazione con l'Ufficio federale dello sviluppo territoriale.

2

Situazione economica (tavole e grafici: vedi allegato, n. 9.1.1) La ripresa della congiuntura internazionale, attesa per il secondo semestre dell'anno in rassegna, è rinviata al 2003. L'attività economica in Svizzera ha particolarmente sofferto in seguito alla recessione globale. Le esportazioni di merci, nel migliore dei casi, dovrebbero aver subito una stagnazione nella media annua mentre gli investimenti delle imprese sono crollati. In stagnazione durante l'anno in rassegna, l'economia svizzera dovrebbe crescere solo moderatamente anche nel 2003. Probabilmente soltanto nel 2004 la ripresa ritroverà una crescita corrispondente al potenziale a lungo termine della nostra economia.

752

2.1

Ripresa differita della congiuntura internazionale

Sotto l'impulso dell'evoluzione negli Stati Uniti e del rafforzamento globale della produzione industriale e del commercio internazionale, l'economia mondiale ha avviato una ripresa tra la fine del 2001 e l'inizio del 2002. Dopo un primo trimestre vigoroso, si è fatta strada una crescente incertezza sulla forza e la durata della ripresa. L'attività si è nuovamente indebolita e gli indicatori dell'evoluzione corrente si sono rivelati notevolmente al di sotto delle aspettative. La situazione si è in seguito degradata sui mercati finanziari, con un crollo mondiale sincronizzato dei corsi borsistici e un netto calo del corso del dollaro. Nell'autunno 2002, è apparso chiaro che la crescita mondiale nella seconda metà dell'anno come pure nel 2003 sarebbe rimasta inferiore alle attese iniziali.

Grazie a una rapida e risoluta reazione della politica economica americana e a una forte crescita della produttività, negli Stati Uniti la recessione del 2001 è rimasta moderata. Dopo una spinta di crescita all'inizio dell'anno in rassegna, sostenuta dai forti impulsi legati alla ricostituzione di scorte e alle robuste spese delle economie domestiche per il consumo privato, il rallentamento congiunturale che è seguito è apparso ancor più chiaramente. L'evoluzione è diventata sempre più incerta. In considerazione delle perdite sui mercati finanziari, del forte indebitamento delle economie domestiche americane e delle prospettive incerte sul mercato del lavoro, il consumo perderà slancio. Anche le conseguenze positive della ricostituzione delle scorte sembrano in gran parte giunte al termine. L'auspicata ripresa degli investimenti delle imprese diventa pertanto l'elemento decisivo per il perdurare del rilancio.

Nell'Europa occidentale, l'evoluzione congiunturale è rimasta a rimorchio degli Stati Uniti e dei mercati emergenti asiatici. La crescita molto modesta della zona euro è stata sostenuta principalmente dagli impulsi esterni (aumento delle esportazioni mentre le importazioni continuano a diminuire). Nel primo semestre, la domanda interna è stata ovunque debole: il consumo delle economie domestiche è rimasto contenuto mentre gli investimenti in beni strumentali delle imprese hanno continuato a diminuire. In autunno, le inchieste sulla fiducia dei consumatori e degli imprenditori hanno dato un'immagine deludente. Le
disparità congiunturali in seno all'UE rimangono profonde: fra i grandi Paesi, la Germania e l'Italia soffrono in particolare a causa della debole domanda interna; l'evoluzione sembra invece più robusta in Francia.

753

Evoluzione economica in Svizzera, nell'area dell'OCSE e nell'UE: confronto fra gli indicatori essenziali (variazioni in % rispetto all'anno precedente) Prodotto interno lordo reale 14 12 10 8 6 4 2 0 -2 199 5

1 996

19 97

1 998

19 99

20 00

200 1

2 002 *

2 0 0 3 **

2 0 0 4 **

200 2*

2 0 0 3 **

2 0 0 4 **

Volume delle esportazioni di beni*** 4 .0 3 .5 3 .0 2 .5 2 .0 1 .5 1 .0 0 .5 0 .0 -0 .5 1 995

1 996

199 7

19 98

19 99

2 000

2001

Tasso di disoccupazione in % 12

10

8

6

4

2

0 1995

1996

1997

Svizzera

Fonte: OCSE * 2002: stime

754

1998

1999

Area OCSE

** 2003 e 2004: previsioni

2000

2001

2002*

2003**

Paesi dell'UE

*** Non più disponibile per l'UE

2004**

In Giappone, dopo la terza e più dura recessione del decennio trascorso, sembra che la congiuntura abbia toccato il fondo. Grazie al vigore delle esportazioni, innanzitutto verso l'area asiatica, l'attività economica è leggermente accelerata nel primo semestre. Questo miglioramento non si è però ancora fatto sentire a livello di domanda interna. Benché in autunno siano apparsi i segnali di un possibile rilancio degli investimenti in beni strumentali, le prospettive rimangono oscurate dalla deflazione e dai persistenti problemi del settore finanziario.

Le evoluzioni nelle rimanenti principali regioni del mondo sono diventate sempre più contrastanti. Gli sviluppi più recenti nell'area asiatica ­ Giappone escluso ­ sembrano più favorevoli rispetto alle attese. Dall'inizio dell'anno, l'attività economica è in forte rialzo e non ha subito decelerazioni nemmeno in seguito. Inizialmente la crescita è stata trainata soprattutto dalle esportazioni e dalla produzione industriale, che hanno tratto profitto dalla ripresa mondiale e dal miglioramento nel settore delle TIC. In seguito, la ripresa ha influito sempre più sulla domanda interna.

Il persistere dell'espansione rimane però in gran parte dipendente dalla futura evoluzione delle esportazioni. I pilastri regionali della congiuntura sono Corea, India e soprattutto Repubblica popolare di Cina; in questi Paesi la crescita è sostenuta da una forte espansione della domanda interna.

In America Latina, l'ambiente economico e finanziario si è nettamente deteriorato nel primo semestre dell'anno in rassegna. L'attività economica della regione si è contratta, le principali monete hanno subìto una svalutazione e le condizioni di finanziamento sono profondamente peggiorate. L'economia dell'Argentina attraversa una delle più dure recessioni della sua storia. Diversi Paesi vicini, in particolare l'Uruguay, sono inoltre durevolmente colpiti dalla crisi argentina. Anche il Brasile è stato toccato a partire dal secondo trimestre dal rapido crollo della fiducia e dal conseguente degrado delle condizioni dei mercati finanziari; il fattore scatenante è stata l'incertezza crescente in merito all'orientamento della politica economica del Paese dopo le elezioni presidenziali. L'avversione per il rischio degli investitori internazionali si è in seguito estesa ad altri Paesi,
fra cui principalmente Ecuador, Perù e Venezuela. Soltanto Messico e Cile hanno avuto sorte migliore, grazie alla credibilità della loro politica economica e all'affidabilità acquisita presso i mercati finanziari.

I candidati all'adesione all'UE dell'Europa centrale e orientale e dei Paesi Baltici, nel confronto, hanno ben retto al declino congiunturale mondiale. Nella maggior parte di questi Stati, per l'anno in rassegna, i tassi di crescita dell'economia si situano fra il 2,5 e il 4,5 per cento. Nonostante l'indebolimento della congiuntura nell'UE e la rivalutazione delle loro monete, la crescita delle esportazioni è calata solo leggermente. Il vigoroso afflusso di investimenti diretti esteri ha sostenuto in modo consistente la congiuntura. La Russia, dal canto suo, grazie a una domanda interna sempre intensa, è riuscita a sottrarsi in larga misura al rallentamento della congiuntura mondiale. La diminuzione degli introiti nel settore petrolifero dovrebbe tuttavia provocare una diminuzione degli investimenti in altri settori dell'economia.

755

Progressiva accelerazione di una ripresa esitante Nell'autunno 2002 vi è grande incertezza sulla futura evoluzione dell'economia mondiale. Secondo i principali istituti internazionali di previsione congiunturale l'espansione, per ora ancora esitante, dovrebbe riprendere slancio; tuttavia, la crescita mondiale iniziali nel secondo semestre 2002 come pure nel prossimo anno rimarrà al di sotto delle attese.

Negli Stati Uniti la congiuntura, dopo un'evoluzione temporaneamente ancora molto moderata, accelererà nel corso del prossimo anno. Il miglioramento della situazione finanziaria delle imprese, in seguito al considerevole aumento della produttività, e ai forti impulsi della politica monetaria dovrebbero provocare entro la metà del 2003 la ripresa degli investimenti delle imprese, necessari per ristabilire la congiuntura su basi solide. In Giappone, le evoluzioni strutturali si oppongono all'accelerazione di una debole crescita, accompagnata da una persistente deflazione: le ristrutturazioni nel settore delle imprese ostacolano sempre gli investimenti e l'impiego; l'aumento della disoccupazione e una modesta crescita dei redditi non offrono molto spazio a una decisa ripresa del consumo privato.

Nell'Europa occidentale l'espansione, finora esclusivamente stimolata dalle esportazioni, nel corso del 2003 sarà sempre più ampiamente sostenuta. Grazie alla diminuzione dell'inflazione e alla crescita della fiducia dei consumatori, dovrebbero dapprima aumentare in modo consistente le spese delle economie domestiche. In seguito, la ricostituzione degli stock e la ripresa degli investimenti delle imprese ­ sotto l'influsso di un miglioramento della domanda estera e interna ­ dovrebbero contribuire a consolidare la ripresa. Tuttavia le prospettive nei principali Paesi rimangono divergenti. Soprattutto in Germania e in Italia una ripresa stimolata dalla domanda interna sembra ancora poco stabile.

Nonostante l'accelerazione nel corso dell'anno, la crescita economica dell'area OCSE non dovrebbe superare il 2,2 per cento nel 2003, rimanendo così inferiore di circa un punto percentuale rispetto alle previsioni della primavera 2002. Soltanto nel 2004 le economie dei Paesi industrializzati occidentali ritroveranno una crescita del 3 per cento circa, che permetterà una progressiva riduzione della sottoutilizzazione
delle capacità e un calo della forte disoccupazione. Riveste particolare importanza per l'economia d'esportazione svizzera, molto orientata sui beni d'investimento, il fatto che gli investimenti delle imprese, dopo due anni consecutivi di contrazione, non si riprenderanno in modo degno di nota neppure nel 2003, in particolare nei nostri principali mercati europei.

756

Economia mondiale e commercio internazionale Crescita del PIL reale e crescita in volume del commercio mondiale, in % 5

14 12

4 10 3 8 2

6 4

1 2 0 0 -1

-2 1995

1996

Zona euro Fonte: OCSE

1997

1998

1999

2000

USA Giappone

2001

2002

2003

Commercio mondiale di beni industriali (scala a destra)

2004

Seco - IWWP

L'evoluzione complessiva delle altre regioni del mondo sarà nettamente più forte, ma sempre eterogenea. Mentre l'Asia (senza il Giappone, ma comprese la Repubblica popolare di Cina e l'India) e l'Europa centrale e orientale, Russia inclusa, assumeranno ancora maggiormente il ruolo di pilastri della crescita mondiale, l'America Latina, seppur con nette differenze secondo le economie, nell'insieme si rimetterà solo lentamente.

In primavera, i rischi congiunturali sembravano ancora ben equilibrati; nell'autunno 2002 erano per la maggior parte decisamente orientati al ribasso. Fra i fattori che potrebbero condurre a un'evoluzione meno favorevole di quanto previsto, l'OCSE menziona fra l'altro: i pericoli geopolitici (la crisi irachena, con i suoi eventuali effetti sui prezzi del petrolio, il terrorismo); la forte dipendenza della ripresa globale dalla congiuntura negli Stati Uniti, in relazione con l'elevato indebitamento delle economie domestiche americane e il deficit della bilancia delle transazioni correnti; la possibilità di nuovi choc sui mercati finanziari, con un nuovo rinvio della ripresa degli investimenti delle imprese quale conseguenza.

Dopo una ripresa vigorosa all'inizio dell'anno in rassegna, il commercio mondiale, con il rallentamento della congiuntura, ha perso slancio durante l'estate. Per il resto dell'anno, soltanto gli scambi con l'area asiatica dovrebbero essere stati nuovamente dinamici. Nel 2003, per la prima volta dopo tre anni si dovrebbe nuovamente poter contare su una crescita del commercio mondiale dell'8 per cento circa, ciò che rappresenta un risultato considerevole anche nel confronto a lungo termine. L'evoluzione del commercio ricalcherà le disparità congiunturali regionali: pertanto, l'espansione del commercio tra i Paesi industrializzati occidentali sarà nettamente più debole rispetto alla dinamica delle transazioni con le altre aeree mondiali.

I mercati internazionali delle divise sono stati contrassegnati dall'indebolimento del dollaro, atteso da tempo. Fra l'inizio di aprile e la metà di ottobre il dollaro ha perso, in termini nominali, circa l'11 per cento rispetto all'euro e il 6 per cento rispetto allo yen. In tale contesto il franco svizzero si è nuovamente leggermente rivalutato. A metà novembre, il corso di cambio nominale del franco ponderato dalle esportazioni 757

superava del 3,8 per cento il livello raggiunto un anno prima. Questo risultato è dovuto essenzialmente alla rivalutazione del 14 per cento circa rispetto al dollaro, mentre le fluttuazioni nei confronti dell'euro hanno provocato soltanto un aumento marginale. In termini reali, ossia dopo aver eliminato il differenziale d'inflazione a favore della Svizzera, il franco si è rivalutato del 2,4 per cento nel medesimo periodo.

Indici del corso di cambio reale del franco svizzero Evoluzione del corso reale del franco rispetto alle principali monete Indice, gennaio 1999 = 100

130 120 110 100 90 80

Dollaro

Euro

Yen

Media ponderata

Settimana 11.-

70 1995

1996

1997

1998

1999

2000

2001

Fonte: BNS

2.2

2002 Seco - IWWP

Economia svizzera particolarmente colpita dalla recessione mondiale

L'economia svizzera è stata fortemente colpita dall'indebolimento della congiuntura mondiale. La recessione mondiale ha infatti particolarmente danneggiato l'industria dei beni d'investimento, i servizi finanziari e il turismo, tre settori che hanno un'importanza superiore alla media per l'economia svizzera. Inoltre la forza del franco, in un momento di debolezza della domanda, ha potuto costituire un ostacolo per vari comparti della nostra economia.

Nel secondo trimestre del 2002, l'economia ­ che aveva registrato quattro trimestri consecutivi di stagnazione ­ ha dato l'impressione di aver ritrovato lo slancio. Ma il nuovo indebolimento degli impulsi del commercio estero e un vero e proprio crollo degli investimenti in beni strumentali dovrebbero aver condotto autunno a una nuova stagnazione della congiuntura. Inoltre, il consumo privato che rimaneva il principale sostegno di una certa importanza dell'attività economica ha perso via via il proprio dinamismo.

Ripresa esitante delle esportazioni Le esportazioni svizzere di merci hanno raggiunto il livello minimo nel quarto trimestre del 2001. All'inizio dell'anno in rassegna hanno dato segno di ripresa per poi subire rapidamente una flessione. Durante i mesi estivi, le esportazioni (in dati corretti delle variazioni stagionali) hanno registrato un'ampia stagnazione. In media, 758

nei primi dieci mesi dell'anno (gennaio-ottobre 2002) sono rimaste dello 0,6 per cento in termini reali e dell'1,4 per cento in termini nominali al di sotto del livello raggiunto l'anno precedente. Dall'inizio dell'anno, i prezzi all'esportazione hanno avuto una tendenza al ribasso. In ottobre, il loro livello era dell'1,4 per cento inferiore all'anno precedente e, considerando la media per i primi dieci mesi dell'anno, dello 0,9 per cento inferiori all'anno precedente.

Esportazioni di beni: evoluzione e confronto rispetto all'anno precedente Evoluzione dati mensili, medi mobile, considerati solo i giorni lavorativi, 1997 = 100 Evoluzione, indice 1997 = 100

Variazioni rispetto al trimestre corrispondente dell'anno precedente, %

140

Variazione risp. all'anno prec., volume, %

18

Evoluzione, volume

130

15

Evoluzione, valore medio/prezzo Evoluzione, valore

120

12

10.2 10.6

8.7

8

9

7.9 6.6

4.3

110

4.6

6

4.6 3.4 2.1

1.3

3

2.1

0.4

0

100

-0.4 -2.4

-3

-2.5 -3.7

-5.4

90

-6 .

1997

Fonte: DGD

1998

1999

2000

2001

2002 Seco - IWWP

Il risultato complessivo, appena mantenuto e a prima vista ancora relativamente positivo, nasconde un'evoluzione molto eterogenea nei principali comparti e nettamente meno favorevole. In effetti, il dinamismo delle esportazioni è stato sostenuto quasi esclusivamente dall'industria farmaceutica e dalle specialità chimiche.

Il settore dei beni d'investimento si è trova nel complesso in fase di recessione. Un sostanziale tasso di crescita è fatto segnare soltanto dall'esportazione di strumenti e apparecchi medici, strumenti di misura, macchine per l'industria alimentare e turbine. Lo stesso vale per le esportazioni di abbigliamento. Le esportazioni di derrate alimentari sono riuscite a mantenere il risultato dell'anno precedente.

Gli altri comparti d'esportazione hanno tutti registrato cali a volte anche sensibili.

La contrazione delle esportazioni dell'orologeria e delle industrie della carta e delle materie plastiche si è mantenuta entro limiti ristretti, mentre praticamente in tutto il settore dell'industria metallurgica e dell'industria tessile vi sono state diminuzioni considerevoli. La situazione sembra particolarmente difficile nell'industria delle macchine e degli apparecchi: sia nella costruzione di macchine che nell'industria elettrica, il calo delle esportazioni ­ salvo le eccezioni menzionate in precedenza ­ ha spesso fatto segnare tassi a due cifre. Considerata la persistente recessione a livello mondiale che colpisce gli investimenti in beni strutturali questo risultato non deve sorprendere.

759

Esportazioni secondo i comparti 2001 - 2002 (gennaio - ottobre) Variazioni nominali rispetto all'anno precedente, in % (parentesi: quota delle esportazioni 2001 in %) 7.0

Derrate alimentari (1,4)

0.4 -2.8 -4.1

Carta (2,6)

8.3

Abbigliamento (0,9)

4.4 -5.0

Tessili (1,9)

-9.1 -0.1

Materie plastiche (2,3)

-0.6 16.6

Chimica (31,8)

8.2 25.7

(Prodotti farmaceutici) (21,1)

11.8 3.5

Orologeria (8,1)

-2.4 -4.0

Metalli (7,9)

-8.0 5.3

Strumenti di precisione (6,4)

2.5 -3.0

Macchine, apparecchi (27,3)

-13.0

(Costruzione di macchine) (15,3)

-13.2

2001 2002 (gennaio - ottobre)

-3.3 -3.4

(Industria elettrica) (7,5)

-15.6 4.1

Totale

-1.4

-20

-15

-10

-5

0

5

10

15

Fonte: DGD

20

25 Seco - IWWP

L'evoluzione delle esportazioni verso le principali aree di smercio è stata molto eterogenea, rispecchiando la congiuntura internazionale. Nell'arco di un anno, tuttavia, si è nettamente deteriorata praticamente senza eccezioni.

L'evoluzione è stata molto diversa secondo i Paesi, ma il calo delle esportazioni verso gli Stati membri dell'UE è rimasto complessivamente contenuto. La netta riduzione delle esportazioni verso la Germania, la Gran Bretagna e i Paesi scandinavi è stata almeno in parte compensata da lievi aumenti delle vendite a Francia, Italia e Spagna e da una vigorosa crescita delle esportazioni verso Belgio e Austria. Le forniture ai Paesi in transizione dell'Europa centrale hanno mantenuto il livello raggiunto l'anno precedente.

Esportazioni secondo le regioni 2001 - 2002 (gennaio - ottobre) Variazioni nominali rispetto all'anno precedente in % (parentesi: quota delle esportazioni 2001 in %) 4.1

Totale

-1.4 5.2

UE (61,0)

-2.7 4.1

Germania (22,2)

-8.0 -5.3

Stati Uniti (10,6)

-1.0 6.4

Giappone (3,9)

-7.4 12.6

Europa centrale (3,4)

0.3 -2.7

PE d'Asia (6,3)

2001

-1.4

2002 (gennaio - ottobre)

2.0

PE d'America Latina (2,2)

-14.5 13.5 13.9

OPEC (2,6) Altri Paesi in sviluppo (4,0) Fonte: DGD

760

8.7 -2.1

-15

-10

-5

0

5

10

15 Seco - IWWP

Per quanto riguarda le principali destinazioni oltremare, si profilano sensibili cali delle esportazioni verso il Giappone e soprattutto l'America Latina, e una riduzione rallentata e ancora molto modesta delle esportazioni verso le «locomotive» congiunturali rappresentate dagli Stati Uniti e dai mercati emergenti dell'Asia. Le vendite ai Paesi dell'OPEC, che traggono profitto dall'aumento dei proventi derivanti dal petrolio, sono ancora leggermente accelerate, dopo una crescita vigorosa l'anno precedente. Le esportazioni a destinazione di CSI, Repubblica popolare di Cina e Turchia costituiscono attualmente un sostegno non meno importante per la nostra economia d'esportazione. La quota di questi tre mercati nelle nostre esportazioni complessive, con il 3,6 per cento, supera quella dei Paesi dell'OPEC ed è paragonabile a quella dell'Austria.

Diminuzione consistente e settorialmente ampia delle importazioni La persistente debolezza della congiuntura d'esportazione ma anche in settori della domanda interna fortemente legati all'importazione si riflette sempre più chiaramente nell'evoluzione delle importazioni.

Dopo una ripresa iniziale di breve durata, le importazioni svizzere di merci sono nuovamente calate dopo il secondo trimestre (in dati corretti delle variazioni stagionali). In media, nei primi dieci mesi del 2002, le importazioni di merci sono rimaste del 2,7 per cento in termini reali, e del 6,1 per cento in termini nominali, al di sotto del livello dell'anno precedente. Dalla primavera del 2001 i prezzi all'importazione registrano, in modo regolare, una leggera diminuzione. In settembre erano dell'1,0 per cento al di sotto del livello raggiunto l'anno precedente e del 3,5 per cento considerando la media dei primi dieci mesi dell'anno.

Importazioni di beni: evoluzione e confronto rispetto all'anno precedente Evoluzione: dati mensili, media mobile, considerati solo i giorni lavorativi, 1997 = 100 150

Evoluzione, indice 1997 = 100

140

Variazioni rispetto al trimestre corrispondente dell'anno precedente, %

Variazione risp. anno prec., volume, %

Evoluzione, volume

Evoluzione, valore medio/prezzo

Evoluzione, valore

20

15

11.3

130

9.3 7.8

9.4

10

8.3

7.7 6.7

120 4.7

6.7 5.5

4.5

5.3

7.1 4.6

5

110 0.1

100

-0.2

0 -1

-5

90 -5.8 -6.9

80

-10 .

1997

Fonte: DGD

1998

1999

2000

2001

2002 Seco - IWWP

La diminuzione delle importazioni tocca ampiamente i comparti e settori principali della nostra economia. Le importazioni di prestazioni anticipate hanno sofferto della debolezza persistente della congiuntura delle esportazioni e dell'industria. Le importazioni di prodotti industriali semilavorati e di prodotti intermedi sono regre-

761

dite praticamente senza eccezioni. Al crollo degli investimenti in beni strumentali si contrappone una forte diminuzione delle importazioni di beni d'investimento. Per la maggior parte delle categorie di macchine e per i veicoli commerciali si rilevano diminuzioni nominali a due cifre. Le uniche eccezioni di peso: il settore sanitario ­ aumento delle acquisizioni di attrezzature per ospedali e studi medici ­ e importazioni appena mantenute per le attrezzature di settori d'attività vicini all'edilizia. La riduzione del valore delle importazioni di vettori energetici è da imputare all'evoluzione dei prezzi, nettamente in ribasso rispetto all'anno precedente.

Importazioni secondo l'impiego 2001 2002 (gennaio - ottobre) Variazioni nominali rispetto all'anno precedente in % (parentesi: quota delle importazioni 2001 in %) 1.1

Totale

-6.1 -1.2

Materie prime, semilavorati (27,2)

-10.8 2.1

Vettori energetici (4,9)

-18.3 -6.5

Beni d'investimento (28,0)

2001

-11.1 -4.8

(Macchine, apparecchi) (22,8)

2002 (gennaio - ottobre)

-11.7

(Veicoli commerciali) (3,3)

-19.7 -13.6 9.0

Beni di consumo (39,8)

2.4 31.8

(Medicamenti) (10,7)

15.6 3.9

(Autovetture) (6,5)

-7.8 0.1

(Oreficeria, gioielli) (1,5) -20

14.6

-15

-10

-5

0

5

10

15

Fonte: DGD

20

25

30

Seco - IWWP

Se le importazioni di beni di consumo complessivamente non sono calate, il motivo è legato alla crescita sempre vigorosa delle spese per i medicamenti importati e al netto aumento di quelle dedicate all'importazione di oreficeria, gioielli e preziosi. A ciò si aggiunge la chiara diminuzione delle importazioni di beni di consumo non durevoli e soprattutto durevoli. Parallelamente alla diminuzione delle immatricolazioni di nuovi veicoli (gennaio-ottobre: ­6,8 %), le importazioni di autovetture sono pure nettamente calate.

Tracce del rallentamento globale sulle bilance economiche esterne Le bilance economiche esterne della Svizzera risentono considerevolmente del rallentamento della congiuntura mondiale. Nel 2001, l'eccedenza della bilancia dei redditi è diminuita di circa 18 miliardi rispetto al risultato record dell'anno precedente per raggiungere ancora 34 miliardi di franchi. Il deficit della bilancia commerciale era appena aumentato. Vi si contrapponevano, da un lato, perdite sensibili nel commercio dei servizi, in particolare introiti netti in diminuzione nel settore turistico e nei servizi d'assicurazione e le commissioni bancarie. Dall'altro, i redditi netti dei capitali erano calati di 14 miliardi di franchi, in particolare a causa della diminuzione degli utili degli investimenti diretti all'estero, in seguito al crollo dei profitti derivanti dalle partecipazioni all'estero.

Per l'anno in rassegna, l'eccedenza della bilancia dei redditi dovrebbe nuovamente aumentare, principalmente a causa del passaggio a un consistente saldo positivo 762

della bilancia commerciale. Il saldo della bilancia commerciale nel senso stretto del termine (senza il commercio di metalli preziosi, di pietre preziose e semipreziose ecc.) registrava un'eccedenza di 5,5 miliardi di franchi nei primi dieci mesi dell'anno, mentre era ampiamente equilibrato l'anno precedente. L'insieme della bilancia è addirittura migliorato di 9,4 miliardi di franchi, questo in particolare perché l'anno precedente considerevoli importazioni di metalli preziosi (palladio per scopi industriali) avevano influito sul risultato del commercio globale.

Bilancia delle transazioni correnti della Svizzera, 1990 - 2001 Saldi delle principali componenti in miliardi di franchi Merci Redditi del lavoro Trasferimenti

70 60

Servizi Redditi di capitali Bilancia delle transazioni correnti

52.2

45.7 34.1

37.0

50

43.5

40 12.0

21.3

37.0

25.2

30.0

30.0

30

20.8 19.2 19.0

20

25.6

10

13.0

15.1

15.2

18.9

21.6

24.2

0 -10 -20 1990 Fonte: BNS

1992

1995

1997

1999

2000

2001 Seco - IWWP

Le transazioni di servizi sono state contraddistinte da evoluzioni eterogenee. Il settore del turismo ha registrato una profonda flessione dei pernottamenti di ospiti stranieri (nell'industria alberghiera, per i primi nove mesi: ­9,7 %), provocando nette perdite per i redditi del comparto. In considerazione dell'evoluzione delle borse, le commissioni bancarie hanno appena potuto recuperare. Gli estesi adeguamenti dei premi hanno invece fatto lievitare gli introiti netti per le prestazioni assicurative. La bilancia dei redditi da capitale subirà poche modifiche per l'anno in rassegna: il leggero aumento dei redditi degli investimenti diretti sarà compensato dalla diminuzione, dovuta all'evoluzione dei tassi d'interesse, dei redditi degli investimenti di portafoglio.

2.3

Lenta ripresa nel corso del 2003, seguita soltanto nel 2004 da un ritorno a un tasso di crescita corrispondente al potenziale a lungo termine dell'economia

La congiuntura internazionale dovrebbe progressivamente ristabilirsi nel 2003; ciò lascia presagire anche per la Svizzera un miglioramento delle condizioni economiche, la cui intensità aumenterà nel corso dell'anno. I nostri più importanti mercati, in particolare Germania e Italia, continueranno tuttavia a rimanere a rimorchio della

763

congiuntura mondiale. Anche gli investimenti in beni strumentali non si riprenderanno in modo significativo il prossimo anno, in particolare in Europa.

Indicatori della congiuntura svizzera (variazioni in % rispetto all'anno precedente) 2001 Produzione e mercato del lavoro Prodotto interno lordo reale Attivi occupati (totale) Tasso di disoccupazione Economia esterna Volume delle esportazioni (beni) Volume delle importazioni (beni) Pernottamenti di ospiti stranieri Bilancia delle transazioni correnti (saldo in mia di fr.)

Indicatori monetari e prezzi Corso di cambio reale Tassi dei depositi a tre mesi (Libor) Rendimento delle obbligazioni della Confederazione (10 anni) Indice dei prezzi al consumo

2002

2003

0,9 1,1 1,9

­0,2 ­0,6 2,8

1,0 ­0,6 3,6

2,1 0,2 ­1,0

0,0 ­2,7 ­8,0

3,5 3,5 2,0

34,1

45,1

50,1

2,1 2,9

3,6 1,2

1,8 0,8

3,4 1,0

3,2 0,7

3,0 1,0

Fonte: Gruppo di esperti per le previsioni congiunturali della Confederazione (2002: stime; 2003: previsioni)

In tal modo la crescita dell'economia svizzera, dell'1 per cento circa, rimarrà nuovamente al di sotto della media nel confronto internazionale. Ma anche questa ripresa inizialmente ancora molto modesta dipende soprattutto da un netto recupero della congiuntura dell'UE e dal fatto che il franco svizzero non subisca un ulteriore consolidamento. Secondo l'OCSE, soltanto nel 2004 la Svizzera ritroverà una crescita del 2 per cento circa, tasso che corrisponde al potenziale a lungo termine dell'economia e che renderà possibile un miglioramento della situazione del mercato del lavoro.

3

Integrazione economica europea Il pacchetto dei «Bilaterali I» e la riveduta Convenzione istitutiva dell'AELS sono entrati in vigore il 1° giugno 2002. Questi sviluppi, i più significativi in materia di integrazione europea dal rifiuto dell'Accordo sullo SEE nel 1992, danno una base più ampia alle relazioni convenzionali fra la Svizzera e i suoi partner economici europei. Sono in corso negoziati con l'UE su dieci accordi bilaterali supplementari. Continua a essere sviluppata con gli altri partner europei dell'AELS la rete di accordi di libero scambio con Paesi terzi.

764

3.1

Relazioni fra la Svizzera e l'UE

L'entrata in vigore il 1° giugno 2002 dei sette Accordi settoriali ha permesso la realizzazione dell'obiettivo a breve termine del Consiglio federale in materia di politica d'integrazione. A medio termine, il Consiglio federale intende concludere i negoziati bilaterali in corso («Bilaterali II»), a condizione che possa essere raggiunto un risultato complessivo equilibrato. Il 1° gennaio 2002, l'euro è stato introdotto sotto forma fiduciaria (banconote e monete) in 12 Stati membri dell'UE.

3.1.1

Relazioni nell'ambito degli accordi in vigore

3.1.1.1

Accordo di libero scambio (ALS) Svizzera-CE del 1972

La 47a riunione del Comitato misto istituito dall'Accordo di libero scambio (ALS) Svizzera-CE (RS 0.632.401/402) si è svolta alla fine di novembre. La Svizzera ha chiesto all'UE di modificare le sue misure di sorveglianza del mercato nel settore dell'acciaio in modo da limitare per quanto possibile gli effetti negativi di queste misure sugli scambi. La Svizzera e l'UE hanno avuto uno scambio di opinioni sugli effetti del rifiuto nella votazione popolare del 22 settembre 2002 della legge sul mercato dell'energia elettrica (LME) sugli scambi di energia elettrica con la Svizzera e il transito attraverso il nostro Paese. Le discussioni si sono anche incentrate sulla proroga delle misure della CE concernenti l'importazione di bibite rinfrescanti prevista dallo scambio di lettere del 17 marzo 2000 (RS 0.632.401.22), sul consolidamento del Protocollo n. 3 sulle regole d'origine, e sulle conseguenze della scadenza il 23 luglio 2002 del trattato che istituiva la Comunità europea del carbone e dell'acciaio (CECA). Oltre a questioni di concorrenza, è stato discusso anche il prossimo ampliamento dell'UE, in particolare la sostituzione dei vigenti accordi di libero scambio dell'AELS con alcuni Stati candidati con l'Accordo di libero scambio Svizzera-CE.

I progressi in materia di informatizzazione del transito doganale (RS 0.631.242.04) sono stati valutati nell'ambito del Comitato doganale, che ha inoltre discusso i mezzi per promuovere il trasferimento dei trasporti dalla strada alla ferrovia attraverso un adeguamento delle procedure doganali di transito.

3.1.1.2

Accordi settoriali Svizzera-CE del 1999

Dopo che la procedura di ratifica si è conclusa da parte comunitaria il 17 aprile 2002, i sette Accordi settoriali conclusi fra la Svizzera e la CE il 21 giugno 1999 sono entrati in vigore contemporaneamente alle modifiche della Convenzione istitutiva dell'AELS (FF 2001 4435), ossia il 1° giugno 2002. La rete contrattuale delle relazioni fra la Svizzera e l'UE riposa pertanto su basi più ampie.

Con decisione del 24 aprile 2002, il Consiglio federale ha preso le misure interne necessarie in vista dell'entrata in vigore degli accordi. Da un lato, ha stabilito le 765

strutture organizzative per l'applicazione degli accordi, in particolare designando gli uffici responsabili e definendo le direttrici per la preparazione delle decisioni dei comitati misti. Dall'altro, ha fissato al 1° giugno 2002 la data dell'entrata in vigore delle misure legislative legate agli accordi.

La gestione e l'applicazione degli accordi sono assicurate dai comitati misti stabiliti dagli accordi. I rappresentanti della Svizzera e dell'UE vi prendono di comune intesa le decisioni previste dagli accordi. Un compito importante dei comitati misti consiste nell'adeguare gli allegati degli accordi all'evoluzione del diritto nell'UE. In considerazione dell'intervallo di oltre tre anni fra la conclusione dei negoziati e l'entrata in vigore degli accordi, dev'essere svolto un considerevole lavoro di recupero e di adeguamento. I comitati misti assicurano inoltre lo scambio di informazioni fra le Parti contraenti e possono per principio essere consultati in merito a qualsiasi questione relativa agli accordi.

Non appena le prime esperienze relative all'applicazione di questi accordi saranno state fatte, il Consiglio federale ne valuterà gli effetti.

Accordo sul commercio di prodotti agricoli L'Accordo agricolo (RS 0.916.026.81) facilita il commercio di prodotti agricoli mediante la soppressione di dazi doganali e di ostacoli al commercio non tariffari.

Oltre al riconoscimento dell'equivalenza delle prescrizioni tecniche, ad esempio in materia fitosanitaria, veterinaria o di agricoltura biologica, l'Accordo prevede un accesso al mercato facilitato per certi prodotti agricoli. Il commercio di formaggio in particolare sarà completamente liberalizzato cinque anni dopo l'entrata in vigore dell'Accordo.

Il comitato misto ha discusso essenzialmente dell'aggiornamento dei vari allegati.

L'obiettivo è di ristabilire l'equivalenza delle basi legali. Un comitato misto specifico per l'allegato 11 relativo alle misure sanitarie e zootecniche ha istituito un gruppo di lavoro che deve esaminare l'inserimento nell'Accordo veterinario delle disposizioni sull'ESB. Si tratta di realizzare le condizioni per permettere la soppressione delle misure prese in questo settore da taluni Stati membri.

Accordo sul reciproco riconoscimento in materia di valutazione della conformità L'Accordo sul reciproco riconoscimento
in materia di valutazione della conformità (RS 0.946.526.81) permette, grazie al reciproco riconoscimento di rapporti, certificati e autorizzazioni rilasciati dagli organismi enumerati nell'Accordo, di evitare doppi controlli e autorizzazioni secondo il diritto svizzero e comunitario per la maggior parte dei prodotti industriali. I medicamenti costituiscono un'eccezione in questo ambito e devono, come in passato, essere registrati sia in Svizzera che nella CE.

Soltanto nei settori in cui le disposizioni legali svizzere e quelle della CE differiscono sono ancora necessari due certificati di conformità; questi due certificati possono tuttavia essere rilasciati da organismi di certificazione svizzeri riconosciuti. Le valutazioni della conformità effettuate da questi organismi autorizzano il fabbricante ad apporre sul suo prodotto il marchio «CE» che è necessario per la commercializzazione sul mercato comunitario.

Il comitato misto ha adeguato le disposizioni sui gruppi di prodotti dell'allegato 1 alle modifiche legislative intervenute presso le due parti. Ha inoltre adottato e messo

766

in vigore una prima lista degli organismi di valutazione della conformità riconosciuti nel quadro dell'Accordo.

Accordo su alcuni aspetti relativi agli appalti pubblici L'Accordo dell'OMC sugli appalti pubblici è in vigore dal 1° gennaio 1996 (RS 0.632.231.422). Esso sottopone la Confederazione e i Cantoni nonché le imprese pubbliche attive nei settori dell'acqua, dell'energia elettrica e dei trasporti alle regole dell'OMC in materia di pubblicazione e aggiudicazione di appalti, se questi superano un determinato valore limite. L'Accordo fra la Svizzera e l'UE su alcuni aspetti relativi agli appalti pubblici (RS 0.172.052.68) estende il campo d'applicazione dell'Accordo dell'OMC sugli appalti pubblici ai settori delle telecomunicazioni, del trasporto ferroviario, dell'approvvigionamento in altre fonti d'energia come pure ai Comuni e alle imprese private titolari di una concessione, attive nei settori summenzionati sulla base di un diritto speciale o esclusivo.

L'articolo 3 paragrafo 5 dell'Accordo prevede la possibilità di esonerare dalle disposizioni dell'Accordo i settori in cui è possibile dimostrare che sussistono condizioni di effettiva concorrenza, poiché in tal caso è garantito che gli appalti avvengono secondo criteri economici. Nell'ambito del comitato misto la Svizzera ha indicato che, sulla base di questa disposizione, ha esentato dall'Accordo il settore delle telecomunicazioni.

Accordo sul trasporto di merci e di passeggeri su strada e per ferrovia Con l'Accordo sui trasporti terrestri (RS 0.740.72), la Svizzera ha ottenuto l'accesso al mercato europeo dei trasporti stradali e ferroviari. Contemporaneamente, ha introdotto la tassa sul traffico pesante commisurata alle prestazioni (TTPC) e innalzato progressivamente il limite di carico per i mezzi pesanti a 40 tonnellate (RS 740.11). Gli sforzi intrapresi per trasferire maggiormente il traffico dalla strada alla ferrovia danno i primi frutti. Dopo aver corretto le distorsioni provocate dalla temporanea chiusura del tunnel del San Gottardo, risulta che il traffico pesante attraverso le Alpi nel 2001 è aumentato soltanto del 3 per cento, mentre la progressione annua era dell'8 per cento circa nel corso dell'ultimo decennio. Nel primo semestre del 2002, il sistema di dosaggio del traffico, introdotto al tunnel autostradale del San Gottardo
per motivi di sicurezza, ha avuto quale conseguenza un notevole calo del numero di veicoli rispetto agli anni precedenti. Questa diminuzione ha tuttavia portato un aumento del traffico dei mezzi pesanti sugli altri assi alpini. Il 30 settembre 2002, al San Gottardo è stato introdotto un nuovo sistema di gestione che, ripristinando il traffico bidirezionale nel tunnel, ha permesso di migliorare considerevolmente la capacità rispetto al sistema di dosaggio applicato in precedenza.

Il comitato misto ha trattato innanzitutto i problemi sollevati dal sistema di gestione del traffico al San Gottardo e il trattamento preferenziale riservato al traffico regionale.

Accordo sul trasporto aereo L'Accordo sul trasporto aereo (RS 0.748.127.192.68) disciplina, su base di reciprocità, l'accesso delle compagnie aeree svizzere al mercato liberalizzato del trasporto aereo in Europa. Grazie alla progressiva concessione di diritti di traffico e al divieto di discriminazione, le compagnie aeree svizzere sono parificate alle loro concorrenti europee.

767

Il comitato misto ha trattato in particolare la questione degli aiuti statali in relazione con il «grounding» di Swissair.

Accordo sulla libera circolazione delle persone Con l'entrata in vigore dell'Accordo sulla libera circolazione delle persone (RS 0.142.112.681) e della riveduta Convenzione istitutiva dell'AELS (FF 2001 4435), la libera circolazione delle persone si è realizzata innanzitutto per le persone che, il 1° giugno 2002, erano autorizzate a svolgere un'attività lucrativa nelle Parti contraenti o per quelle che intendevano stabilirvisi e disponevano di mezzi finanziari sufficienti e di una copertura assicurativa contro le malattie completa. Per tutte le altre persone sono applicabili i seguenti periodi transitori: sino al 31 maggio 2004 le Parti contraenti possono mantenere la preferenza nazionale e i controlli delle condizioni di salario e di lavoro. La Svizzera lo farà, sostituendo questa regola di priorità al più tardi il 1° giugno 2004 con misure di accompagnamento. In seguito manterrà fino al 31 maggio 2007 il contingentamento per i cittadini dei Paesi membri dell'UE e dello SEE. Il 1° giugno 2007 sarà introdotta la libera circolazione delle persone, ma in caso di forte immigrazione, la Svizzera potrà ancora ridurla sino al 31 maggio 2014 al più tardi.

La prima fase dell'introduzione della libera circolazione delle persone finora non ha provocato serie difficoltà. Come era da attendersi, i contingenti sono stati oggetto di una cospicua domanda a causa di un importante fenomeno di ricupero. In particolare, un numero considerevole di persone che avevano sino ad allora uno statuto di frontaliere hanno preso un domicilio fisso in Svizzera.

La prima riunione del comitato misto è stata dedicata all'adozione del regolamento interno e alla costituzione di due sottocomitati per la sicurezza sociale e il riconoscimento dei diplomi. I due sottocomitati hanno avviato il loro lavoro.

Accordo sulla cooperazione scientifica e tecnologica L'Accordo sulla ricerca (RS 0.420.513.1) ha lo scopo di associare la Svizzera al quinto programma quadro della CE nel settore della ricerca, dello sviluppo tecnologico e della dimostrazione nonché al quinto programma quadro di Euratom per misure nel settore della ricerca e della formazione. I due programmi quadro e di conseguenza anche l'Accordo sulla ricerca
scadono alla fine del 2002.

L'Accordo sulla ricerca prevede espressamente il suo rinnovo nella prospettiva dell'associazione della Svizzera ai sesti programmi quadro (2003­2006). Il comitato misto si è dunque occupato della preparazione dei relativi negoziati (cfr. decreto federale del 6 giugno 2002 sul finanziamento della partecipazione della Svizzera ai programmi dell'Unione europea per gli anni 2003­2006, FF 2002 4712).

3.1.2

Negoziati in vista di nuovi accordi bilaterali

I nuovi negoziati bilaterali fra la Svizzera e l'UE («Bilaterali II») riguardano dieci temi. Per quattro di essi ­ lotta contro la frode, prodotti agricoli trasformati, ambiente e statistica ­ i negoziati erano già iniziati nel 2001. Per quanto riguarda i sei altri dossier ­ imposizione del risparmio, Schengen/Dublino, servizi, educazione e formazione, media e pensioni ­ i negoziati sono stati avviati nel giugno 2002, dopo

768

che l'UE aveva adottato i suoi ultimi mandati di negoziazione. La Svizzera disponeva dei mandati necessari già dal gennaio 2002.

Dal giugno 2002, per ogni tema si sono svolte varie riunioni di negoziazione, nelle quali sono state identificate le questioni principali. Nella maggior parte dei settori sono già stati allestiti progetti d'accordo.

La Svizzera continua a seguire un approccio coordinato del processo negoziale. In considerazione dell'obiettivo di un risultato globale equilibrato, i negoziati devono essere condotti parallelamente e allo stesso ritmo. La Svizzera è pronta ad avanzare rapidamente e, conformemente all'auspicio dell'UE, a concludere i negoziati senza indugio, purché gli interessi delle due parti siano debitamente presi in considerazione. La Svizzera ritiene essenziale garantire che gli accordi siano politicamente accettati all'interno del Paese, dato che taluni di essi potrebbero essere oggetto di referendum.

Per quanto riguarda il dossier dell'imposizione del risparmio, rappresentanti dell'UE hanno evocato la possibilità di «misure di accompagnamento» nel caso in cui non fosse trovata una soluzione soddisfacente per l'Unione. La Svizzera ha chiaramente respinto queste minacce. Delle sanzioni sarebbero non soltanto ingiuste e infondate ­ poiché la Svizzera ha presentato un'offerta sostanziale e non ha violato alcun obbligo internazionale ­, ma anche controproducenti, dato che ipotecherebbero le possibilità di giungere a un accordo.

Prodotti agricoli trasformati Il disciplinamento speciale per i prodotti agricoli trasformati previsto dal Protocollo n. 2 dell'Accordo di libero scambio Svizzera ­ CE del 1972 (RS 0.632.401.2) non corrisponde più completamente alle esigenze odierne e la sua applicazione solleva diversi problemi. Nel corso dei negoziati intesi ad adeguare l'Accordo, la Svizzera e l'UE hanno convenuto di estendere il campo d'applicazione del Protocollo n. 2 e di migliorare il meccanismo di compensazione dei prezzi. Il nuovo Accordo prevede che l'UE sopprima completamente i propri dazi doganali sulle importazioni svizzere nonché le restituzioni sulle sue esportazioni. La Svizzera, dal canto suo, riduce i suoi dazi doganali sulle importazioni provenienti dall'UE e le restituzioni sulle sue esportazioni in direzione dell'UE. Un meccanismo di controllo adeguato
dev'essere previsto per evitare possibili elusioni.

Lotta contro la frode doganale Per mezzo di un potenziamento dell'assistenza giudiziaria e amministrativa, la Svizzera e l'UE intendono lottare con maggiore efficacia contro i comportamenti delittuosi che ledono i loro interessi finanziari nel settore delle sovvenzioni e delle tasse indirette (dazi doganali, imposta sul valore aggiunto, tasse sull'alcol, il tabacco, gli oli minerali e le automobili).La Svizzera è pronta a concludere un accordo che risponda alle esigenze fondamentali dell'UE, senza rimettere in discussione la propria posizione di rispetto del principio di doppia incriminazione nell'applicazione di misure coercitive nel quadro dell'assistenza amministrativa e giudiziaria.

Statistica La possibilità di confrontare le informazioni statistiche costituisce un elemento importante per valutare il potenziale economico. Una collaborazione bilaterale con l'UE nel settore della statistica potrebbe garantire la produzione e la diffusione di 769

dati statistici eurocompatibili concernenti la Svizzera. In particolare, si tratta di armonizzare le statistiche nei settori del commercio, del mercato del lavoro, delle assicurazioni sociali, dei trasporti, della pianificazione del territorio e dell'ambiente.

Ambiente Una partecipazione all'Agenzia europea per l'ambiente (AEA) permetterebbe alla Svizzera di accedere ai dati sull'ambiente dei 29 Paesi membri di questo organismo e le darebbe la possibilità di partecipare a studi condotti a livello internazionale. La Svizzera otterrebbe inoltre la pubblicazione dei propri dati nei rapporti dell'Agenzia.

Il nostro Paese potrebbe in tal modo contribuire indirettamente all'elaborazione, a livello europeo, di misure a favore dell'ambiente.

Educazione, formazione professionale, gioventù La Svizzera aspira a una piena partecipazione ai programmi dell'UE SOCRATE (educazione generale), LEONARDO DA VINCI (formazione professionale) e GIOVENTÙ (attività extrascolastiche). L'UE ha prospettato alla Svizzera una partecipazione a pieno titolo alla prossima generazione di programmi (dal 2007). Fino ad allora, si tratterebbe di consolidare la partecipazione indiretta a talune azioni (partenariato silenzioso) e, per quanto possibile, di svilupparla per la durata dell'attuale generazione di programmi (fino al 2006).

Media Il negoziato riguarda una piena partecipazione della Svizzera ai programmi dell'UE «MEDIA Plus» (promozione della creazione e della distribuzione di opere audiovisive comunitarie) e «MEDIA formazione» (programma di formazione per i professionisti comunitari dell'industria di programmazione audiovisiva) per il periodo 2001­2005. La partecipazione a questi programmi dovrebbe permettere all'industria audiovisiva svizzera e ai professionisti del cinema di approfittare di tutte le misure di sostegno dell'UE previste dal programma MEDIA.

Pensioni Si tratta di porre rimedio alla doppia imposizione che colpisce le pensioni versate ai funzionari in pensione dell'UE che vivono in Svizzera. La Svizzera privilegia in questo contesto una soluzione fondata sulla suddivisione dell'imposizione con l'UE.

Schengen/Dublino Per garantire la sicurezza interna in Svizzera è necessario fornire un'adeguata risposta alla criminalità organizzata, al terrorismo e alla criminalità economica i cui attori agiscono sempre
più a livello mondiale. È indispensabile una stretta ed efficace cooperazione internazionale, in particolare con gli Stati europei. La Svizzera ha pertanto comunicato all'UE, già alcuni anni or sono, il proprio interesse a rafforzare la cooperazione in materia giudiziaria, di polizia, d'asilo e di migrazione.

I negoziati con l'UE relativi a una partecipazione della Svizzera alla «cooperazione di Schengen» e alla Convenzione di Dublino sull'esame delle domande d'asilo sono iniziati l'11 luglio 2002. È stato convenuto che questa partecipazione si sarebbe fondata sul modello dei corrispondenti accordi con la Norvegia e l'Islanda. I negoziati nel settore di «Dublino» sono condotti sulla base di un nuovo regolamento adottato dall'UE alla fine del 2002. Le principali rivendicazioni della Svizzera sono: 770

tutelare le procedure di democrazia diretta accordando sufficienti termini per recepire la nuova legislazione; poter prevedere la futura evoluzione di Schengen/Dublino.

In materia di assistenza amministrativa la Svizzera intende salvaguardare il principio della doppia incriminazione.

Servizi La Svizzera e l'UE si sono impegnate, mediante una dichiarazione comune allegata all'Accordo sulla libera circolazione delle persone, ad avviare non appena possibile negoziati per una liberalizzazione generale delle prestazioni di servizi in base all'«acquis comunitario». La Svizzera è pronta, per principio, a riprendere la vigente legislazione comunitaria. Questo non esclude di prevedere, in taluni settori importanti, termini transitori, e su certi punti specifici, normative equivalenti o eccezioni.

Per quanto riguarda la futura legislazione comunitaria, occorre trovare un meccanismo istituzionale che consenta di garantire il mantenimento di condizioni di concorrenza uguali fra gli operatori comunitari e svizzeri. I negoziati hanno mostrato che, oltre alle differenza materiali fra la legislazione comunitaria e quella svizzera, soprattutto gli aspetti istituzionali dell'Accordo sono oggetto di divergenze. Mentre l'UE aspira a una cooperazione estesa in un settore normativo che evolve dinamicamente, la Svizzera cerca una accordo classico di liberalizzazione.

Fiscalità del risparmio L'UE fa dipendere l'attuazione della propria direttiva sulla tassazione dei redditi da risparmio, che fa parte di un pacchetto fiscale più ampio, dalla conclusione di negoziati con importanti Stati terzi, fra cui la Svizzera, sull'adozione di misure equivalenti da parte di questi Stati. Il Consiglio federale ritiene, come l'UE, che i redditi da interessi dovrebbero essere tassati in modo adeguato. Ha pertanto sottoposto all'UE un'offerta sostanziale basata sull'istituzione di una trattenuta fiscale sui redditi di interessi di investimenti esteri. Quali misure complementari entrano in considerazione anche uno scambio volontario d'informazioni e uno scambio d'informazioni su richiesta, in caso di frode fiscale. Per il Consiglio federale è invece escluso uno scambio automatico di informazioni come previsto in seno all'UE. Per la Svizzera è essenziale preservare la competitività relativa della propria piazza finanziaria e la protezione della sfera privata dei clienti delle banche.

3.2

Associazione europea di libero scambio (AELS) e altre relazioni europee di libero scambio

La Convenzione dell'AELS, nella sua versione modificata, è entrata in vigore il 1° giugno 2002, contemporaneamente ai sette Accordi settoriali fra la Svizzera e l'UE. La Convenzione dell'AELS modificata instaura fra la Svizzera e i suoi partner dell'AELS condizioni quadro simili a quelle instaurate fra la Svizzera e l'UE, in particolare per quanto riguarda la libera circolazione delle persone. Si sono svolti negoziati con diversi Stati mediterranei in vista di integrarli nella rete europea di accordi di libero scambio conclusi nell'ambito dell'AELS.

771

3.2.1

Relazioni fra gli Stati dell'AELS

Le due riunioni del Consiglio dell'AELS a livello ministeriale a Egilsstadir (Islanda) il 26 giugno e a Interlaken il 12 e 13 dicembre sono state contraddistinte dall'entrata in vigore della Convenzione AELS nella sua versione modificata (FF 2001 4435).

Quest'ultima dà alle relazioni fra gli Stati dell'AELS una base più ampia riprendendo la maggior parte del contenuto degli accordi settoriali conclusi fra la Svizzera e l'UE nel 1999. Il Consiglio ha inoltre esaminato le conseguenze per gli Stati dell'AELS del prossimo allargamento dell'UE (e di conseguenza dello SEE) a dieci nuovi Stati membri nel 2004.

3.2.2

Relazioni dell'AELS con i Paesi terzi europei e i Paesi del Bacino mediterraneo

Dal 1990, gli Stati dell'AELS hanno concluso 17 accordi di libero scambio con Paesi dell'Europa centrale e orientale e del Bacino mediterraneo. Questi accordi assicurano agli attori economici degli Stati dell'AELS un accesso a questi mercati a condizioni equivalenti a quelle di cui godono i loro concorrenti dell'UE sulla base degli accordi preferenziali conclusi dall'UE con questi Paesi. Gli accordi di libero scambio conclusi con la Macedonia (FF 2001 852), la Giordania (FF 2002 1173) e la Croazia (FF 2002 1242) sono entrati in vigore nel 2002. Negoziati sono stati avviati con il Libano e proseguiti con l'Egitto e la Tunisia. I negoziati con Cipro, Paese che aderirà fra poco all'UE, sono stati interrotti. Una dichiarazione di cooperazione è stata firmata con l'Algeria.

Riunioni dei comitati misti incaricati dell'amministrazione e dell'aggiornamento degli accordi di libero scambio si sono svolti con Ungheria, Marocco, Polonia, Repubblica Ceca e Turchia. I comitati misti istituiti dalle dichiarazioni di cooperazione con l'Ucraina e la Jugoslavia si sono riuniti per la prima volta allo scopo di esaminare, in particolare, le possibilità di approfondire la cooperazione economica.

Gli Stati dell'AELS si impegnano a favore dell'allestimento di un sistema di cumulo delle origini UE-Mediterraneo-AELS, allo scopo di partecipare alla zona di libero scambio Europa-Mediterraneo che l'UE intende realizzare entro il 2010 nell'ambito del «processo di Barcellona». Le discussioni sono attualmente incentrate sulla questione se convenga adeguare tutti gli accordi preferenziali dell'UE e degli Stati dell'AELS con i partner mediterranei o se sia preferibile stabilire regole d'origine identiche per tutta la zona Europa-Mediterraneo mediante una convenzione fra tutti i partner interessati.

772

3.3

Cooperazione europea nel settore della ricerca e della tecnologia

La Svizzera è un membro fondatore di Eureka e COST. Queste iniziative sono caratterizzate da un approccio «bottom up» (dal basso),ossia l'iniziativa per nuovi progetti e azioni è presa direttamente dai ricercatori interessati. Con i programmi quadro di ricerca dell'UE (approccio «top down», dall'alto), Eureka e COST costituiscono i pilastri dello spazio europeo della ricerca.

3.3.1

Eureka

Eureka è uno strumento internazionale per la collaborazione transfrontaliera di imprese europee e di centri di ricerca. Fondata nel 1985, si prefigge lo scopo di rafforzare la produttività e la competitività dell'Europa e di colmare il suo ritardo tecnologico nei confronti di Stati Uniti e Giappone mediante partenariati transnazionali nelle tecnologie di punta nel settore della ricerca e dello sviluppo. Eureka comprende 34 membri.

Attualmente, 1772 progetti aventi lo statuto di Eureka, ai quali sono associati 1586 partner, sono in fase di realizzazione per un volume globale di circa 2 miliardi di euro. In giugno, in occasione della 20a Conferenza ministeriale di Eureka a Salonicco, sono stati approvati 171 nuovi progetti Eureka, per un volume totale di 411 milioni di euro. In Svizzera, sono in corso di realizzazione 71 progetti con lo statuto di Eureka ai quali partecipano 174 partner svizzeri (33 aziende industriali, 64 PMI, 30 università/PF/scuole universitarie professionali e 43 centri di ricerca e di sviluppo). I costi complessivi ammontano a 108 milioni di franchi.

3.3.2

COST

La «Cooperazione europea nel settore della ricerca scientifica e tecnica» (COST) è stata istituita nel 1971. Si tratta di uno strumento internazionale destinato a mettere in rete le attività nazionali di ricerca nel settore della ricerca di base con scopi civili e di interesse pubblico. COST comprende attualmente 35 Stati membri.

In tutta Europa sono in fase di realizzazione nell'ambito di questo programma 160 azioni che coinvolgono circa 30 000 ricercatori. Nell'anno in rassegna, sono state lanciate 40 nuove azioni COST, di cui 28 sono state sottoscritte dalla Svizzera. Con circa 350 ricercatori, la Svizzera partecipa attualmente all'85 per cento delle azioni COST. I contributi sono assunti per il 45 per cento dalle università e dalle scuole universitarie professionali, il 40 per cento dai PF, il 10 per cento dall'economia privata e il 5 per cento da vari servizi della Confederazione. Le spese della Confederazione per COST nel 2001 sono ammontate complessivamente a 7,6 milioni di franchi.

773

4

Cooperazione economica multilaterale Dopo il lancio di un nuovo ciclo di negoziati commerciali a livello mondiale a Doha (Qatar) nel novembre del 2001, l'OMC ha fissato il quadro dei negoziati che, nel frattempo, sono stati avviati senza indugi. La Conferenza sul finanziamento allo sviluppo svoltasi nel mese di marzo a Monterrey e il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile tenutosi a Johannesburg nell'autunno del 2002 hanno riguardato principalmente lo sviluppo sostenibile e la lotta contro la povertà.

4.1

Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE)

Al fine di ristabilire la fiducia degli investitori sui mercati finanziari internazionali dopo gli scandali finanziari che hanno coinvolto numerose imprese, l'OCSE ha riaffermato l'importanza dei principi in materia di governo societario (Corporate Governance) adottati nel 1999. In campo fiscale, le discussioni hanno riguardato soprattutto la cooperazione di alcuni Paesi o territori ai lavori dell'OCSE relativi allo scambio di informazioni in materia d'imposizione fiscale.

4.1.1

Riunione del Consiglio dell'OCSE a livello ministeriale

Il Consiglio dell'OCSE si è riunito a livello ministeriale il 15 e 16 maggio a Parigi sotto la presidenza del Belgio. La riunione, all'insegna del tema «Partenariato al servizio della crescita e dello sviluppo», si è occupata soprattutto del commercio mondiale nel quadro del seguito della Conferenza ministeriale dell'OMC di Doha, dell'integrità e della trasparenza dell'economia internazionale come pure del ruolo dell'OCSE nel campo della cooperazione allo sviluppo (v. n. 4.1.2.2). La riunione ministeriale è stata preceduta dal Forum 2002 dell'OCSE, che ha offerto a esponenti importanti dell'economia, dei sindacati e della società civile l'occasione per incontrare ministri dei Paesi dell'OCSE e alti dirigenti delle organizzazioni internazionali.

Inoltre, i ministri hanno potuto procedere a uno scambio di idee sui negoziati OMC di Doha con rappresentanti di numerosi Stati che non fanno parte dell'OCSE (tra i quali Brasile, Cile, Cina, Hong Kong, Singapore, Sudafrica).

I risultati si possono riassumere come segue: l'espansione e l'integrazione dei mercati finanziari così come il ricorso alle nuove tecnologie offrono un maggior margine di manovra per commettere reati finanziari. L'integrità delle imprese, delle istituzioni finanziarie e dei mercati riveste importanza essenziale per la solidità e la stabilità delle economie nazionali. Ecco perché l'implementazione delle norme di Corporate Governance assume un rilievo determinante (cfr. n. 4.1.4.2). Tutti i Paesi sono stati invitati ad attuare rapidamente le raccomandazioni del GAFI (Gruppo di azione finanziaria internazionale sul riciclaggio dei capitali) che ineriscono specificamente il finanziamento del terrorismo. Al rimprovero rivolto alla Svizzera, secondo il quale il suo segreto bancario ostacolerebbe la lotta contro i reati finanziari, ha risposto il capo del DFE sostenendo che il segreto bancario non è affatto un ostacolo 774

alla lotta contro la criminalità e contro il finanziamento del terrorismo; è per contro decisivo poter identificare coloro che controllano effettivamente i movimenti di denaro. Il capo del DFE ha concluso sottolineando la necessità di applicare rigorosamente le regole sull'identificazione del cliente («Know-your-Customer»). Le Parti contraenti della Convenzione dell'OCSE, firmata nel 1997 per la lotta contro la corruzione (cfr. n. 4..1.3.3), sono state invitate ad applicarne le disposizioni con rapidità ed efficacia.

I ministri hanno ricordato che spetta in primo luogo ai Paesi membri dell'OCSE attuare rapidamente il programma di lavoro adottato a Doha. Essi hanno pure chiesto uno sforzo comune per una progressiva liberalizzazione del mercato, il potenziamento delle norme dell'OMC e la facilitazione del processo di negoziazione nei settori degli investimenti, della concorrenza, degli scambi e della trasparenza dei mercati pubblici.

Nel settore siderurgico, l'adeguamento strutturale dovrebbe essere attuato con determinazione. L'OCSE è stata sostenuta nei suoi sforzi di negoziare un nuovo accordo sulle costruzioni navali al fine di stabilire condizioni concorrenziali normali a livello mondiale. Il Consiglio dell'OCSE ha affidato la presidenza di questo gruppo negoziale al capo della delegazione svizzera presso l'OCSE a Parigi.

Il segretario generale Johnston ha compiuto una visita ufficiale in Svizzera nel mese di gennaio.

4.1.2

Aspetti essenziali delle attività analitiche

4.1.2.1

Politica economica svizzera

Alla fine di maggio, l'OCSE ha pubblicato il suo rapporto annuale sulla situazione dell'economia svizzera. La Svizzera continua ad essere uno dei Paesi più ricchi con un quadro macroeconomico solido. Tuttavia, il suo vantaggio sul piano del benessere si è regolarmente affievolito nel corso degli ultimi due decenni. Una crescita debole della produttività e prezzi molto elevati nel confronto internazionale hanno determinato carenze sul mercato dei prodotti.

La valutazione della politica economica della Svizzera è nell'insieme positiva. Gli esperti sottolineano l'importanza della politica monetaria più flessibile applicata dalla BNS, politica peraltro opportuna. I numerosi rischi nei quali essa è incorsa suggeriscono vigilanza e, all'occorrenza, reazioni duttili. La valutazione della politica budgetaria è pure favorevole. Il freno all'indebitamento svolge una funzione chiave in seno alla riforma della politica della spesa pubblica e nell'ambito del rafforzamento della politica budgetaria. Per quanto attiene alle condizioni quadro strutturali, l'OCSE apprezza le riforme del mercato del lavoro di questi ultimi anni.

È ora opportuno migliorare, mediante una strategia globale, la crescita sempre bassa della produttività e aumentare il potenziale di crescita dell'economia. Appare in ritardo soprattutto la riforma dei mercati dei prodotti.

Nel capitolo speciale dedicato alla riforma delle spese dello Stato, l'OCSE accoglie con favore gli sforzi volti al passaggio, in materia di gestione delle risorse, dal sistema basato sull'attribuzione delle risorse a un sistema centrato sulle prestazioni e il finanziamento di un budget globale. Gli esperti dell'OCSE deplorano per contro l'utilizzazione ancora troppo ridotta di questo modello. Grande interesse ha suscitato 775

l'impegno della Svizzera per la modernizzazione del suo sistema federalista. Gli autori sperano che il progetto di revisione della perequazione finanziaria e dei compiti (NPF) possa entrare in vigore rapidamente. L'OCSE raccomanda pure un rafforzamento della concorrenza soprattutto nei campi dei mercati pubblici e della sanità.

4.1.2.2

Cooperazione allo sviluppo

Durante l'anno in rassegna, l'OCSE ha prestato particolare attenzione ai problemi dello sviluppo. In effetti, la cooperazione allo sviluppo era un tema centrale della riunione annua del Consiglio dei ministri dell'OCSE tenutasi nel maggio del 2002.

Il Consiglio ha approvato in tale occasione un «programma d'azione comune al servizio dello sviluppo» (Action for a Shared Development Agenda). L'OCSE si impegnerà a favore di una migliore coerenza delle politiche dello sviluppo, di una buona gestione governativa, di una migliore efficacia in materia di cooperazione allo sviluppo e del rafforzamento di partenariati.

In occasione della sessione del Comitato d'aiuto allo sviluppo (CAS), gli argomenti seguenti sono stati al centro dei dibattiti: le nuove prospettive dell'aiuto pubblico allo sviluppo dopo la Conferenza di Monterrey, l'iniziativa «Nuova partnership per lo sviluppo dell'Africa» (New Partnership for Africa's Development, NEPAD) e la cooperazione con Paesi che devono affrontare gravi problemi di gestione governativa e di utilizzazione delle risorse pubbliche (Poor Performing Countries).

Alla Conferenza di Monterrey, i partecipanti hanno accolto con piacere l'aumento dell'aiuto pubblico allo sviluppo. Nella definizione di aiuto pubblico allo sviluppo, la Svizzera si è pronunciata a favore della conservazione di un concetto ben definito al fine di evitare la dilatazione arbitraria del suo significato, ad esempio includendo in esso anche agevolazioni fiscali.

Conformemente alle attese, l'iniziativa NEPAD è stata ben accolta dai Paesi dell'OCSE, che hanno apprezzato in particolare il fatto che l'Africa sia all'origine dell'iniziativa e che l'approccio sia centrato sui risultati come auspicato dalla Dichiarazione del Millennio. Un dialogo tra l'OCSE (rispettivamente il CAS) e il NEPAD potrebbe essere instaurato nel campo delle strutture di gestione governative e dell'armonizzazione delle modalità di sostegno dei Paesi donatori. Si potrebbe anche considerare una cooperazione con la segreteria del NEPAD nel quadro di verifiche reciproche tra Paesi.

4.1.2.3

Sviluppo territoriale e politica regionale

L'OCSE ha esaminato la politica d'assetto del territorio della Svizzera e ha pubblicato un rapporto con alcune raccomandazioni. I mutamenti intervenuti nel contesto internazionale, così come l'imminente riforma della perequazione finanziaria e della ripartizione dei compiti (NPF), rappresentano nuove sfide per la politica di organizzazione del territorio. In futuro, la politica regionale deve concentrarsi sulla creazione di valore aggiunto e sul rafforzamento delle competitività delle regioni. In generale, gli esperti apprezzano la strategia elaborata dal Consiglio federale per la politica degli agglomerati e sottolineano in particolare il ruolo precorritore della Conferenza tripartita sugli agglomerati. Molto importante per la Svizzera è pure la 776

promozione della cooperazione regionale transfrontaliera. Si ritiene che il bisogno di adattamento più rilevante sia a livello degli strumenti della politica regionale a favore dei territori rurali e delle regioni di montagna. In questo campo particolare, la Confederazione, i Cantoni e le regioni devono cercare di applicare, in futuro, il modello di sviluppo delle «regioni in fase di apprendimento» quale quadro di orientamento concettuale. Questo modello è applicato con successo in altri Paesi dell'OCSE.

4.1.2.4

Formazione

Su suggerimento della Svizzera, un gruppo di esperti dell'OCSE ha esaminato nel mese di ottobre il sistema svizzero delle scuole universitarie. La delegazione della Svizzera, composta da rappresentanti dei Cantoni, delle scuole universitarie e della Confederazione, era diretta dal capo del DFI. Scopo dell'esame era di far valutare lo stato delle riforme nelle università e nelle scuole universitarie professionali della Svizzera da parte di un comitato riconosciuto sul piano internazionale. Nel frattempo, gli esaminatori dell'OCSE hanno redatto un rapporto che contiene alcune raccomandazioni ora al vaglio delle autorità competenti cantonali e federali. L'attuazione delle raccomandazioni sarà ancora una volta oggetto di dibattiti in seno all'OCSE. Nel rapporto, che sarà pubblicato nella primavera del 2003, gli esaminatori dell'OCSE sottolineano i livelli, nell'insieme elevati, delle conoscenze e della formazione in Svizzera. Essi riconoscono inoltre il potenziale esistente a livello della ricerca universitaria, in particolare per quanto attiene alle scienze naturali e alle scienze tecniche. Una valutazione positiva è stata attribuita al rafforzamento delle esigenze per la maturità, al progresso nella realizzazione delle scuole professionali e all'introduzione di nuove culture amministrative nella gestione delle scuole universitarie.

4.1.2.5

Politica commerciale

I lavori del Comitato degli scambi miranti all'elaborazione di basi analitiche per la prossima riunione ministeriale dell'OMC del settembre 2003 erano proiettati verso tre obiettivi: la liberalizzazione progressiva dell'accesso al mercato, il rafforzamento delle norme dell'OMC e il miglioramento della coerenza tra OMC e le altre organizzazioni internazionali. Un'attenzione particolare è stata prestata all'aiuto tecnico nell'ambito OMC e sulla formazione di specialisti OMC per una migliore applicazione degli accordi OMC. Il Comitato, sotto presidenza svizzera, ha nuovamente svolto consultazioni con Paesi terzi e rappresentanti dell'industria, dei sindacati e della società civile. Questo approccio ha migliorato la comprensione reciproca e contribuito a mantenere la dinamica elaborata a Doha.

777

4.1.3

Strumenti in materia d'investimenti

L'OCSE è attualmente l'unica organizzazione internazionale che sia riuscita a elaborare regole generali nel campo dell'investimento diretto internazionale.

Durante l'anno in rassegna, due Stati non membri dell'OCSE, la Slovenia e Israele, hanno aderito a una parte degli strumenti relativi all'investimento. Nuovi progressi sono stati registrati nell'implementazione del codice elaborato nel 2000 destinato alle imprese multinazionali e della Convenzione del 1997 sulla lotta contro la corruzione.

4.1.3.1

Norme multilaterali sugli investimenti

Mentre il commercio internazionale delle merci e dei servizi è fondato su un insieme di regole globale, gli investimenti internazionali ne sono privi. Le norme elaborate dall'OCSE a partire dagli anni Sessanta, quali il codice sulla liberazione dei movimenti di capitale e lo strumento relativo al trattamento nazionale, si sforzano di colmare questa lacuna: la maggior parte degli investimenti internazionali (ca. il 90 %) proviene dai Paesi dell'OCSE.

Una serie di regole dell'OCSE, ossia gli strumenti rinnovati nel 2000, è pure aperta all'adesione di Paesi avanzati che non sono membri dell'organizzazione. Dopo il Brasile, l'Argentina, il Cile, l'Estonia e la Lituania, due altri Paesi ­ la Slovenia e Israele ­ hanno avviato la procedura di ammissione. Con il riconoscimento dei loro regimi d'investimento da parte dell'OCSE, le economie di questi due Paesi diventeranno più competitivi nella corsa agli investimenti diretti internazionali.

Al di là di questa cerchia di Paesi, l'OCSE dialoga in materia d'investimenti anche con altri interlocutori. Oltre alla cooperazione già solida con la Cina e la Russia in particolare, il sottocomitato per le attività con i Paesi terzi ha approvato, sotto la presidenza della Svizzera, un nuovo programma in favore dei Paesi del Sud-Est asiatico. Queste attività di cooperazione, dispiegate sull'arco di alcuni anni, avvicinano questi Paesi agli standard dell'OCSE e, inoltre, contribuiscono al miglioramento delle premesse per l'istituzione di un vero e proprio ordine multilaterale degli investimenti.

Il comitato degli investimenti ha approfondito l'esame della concorrenza sul piano internazionale in materia d'incentivazione agli investimenti e sul ruolo degli investimenti diretti nei Paesi in sviluppo. In merito, un'analisi delle misure politiche, attraverso le quali i Paesi in sviluppo potranno trarre il massimo profitto possibile dagli investimenti diretti, è stata portata a termine e pubblicata nell'autunno del 2002.

4.1.3.2

Codice destinato alle imprese multinazionali

I principi direttori dell'OCSE destinati alle imprese multinazionali sono stati adottati nella loro forma riveduta in occasione della Conferenza ministeriale del 2000. Si tratta di raccomandazioni dei 37 Paesi membri destinate alle imprese multinazionali che operano a partire dal loro territorio, affinché queste ultime adottino anche nei Paesi terzi una condotta imprenditoriale responsabile.

778

Nel frattempo, l'interesse pubblico verso la Corporate Responsibility ha continuato a crescere. Molti «Punti di contatto nazionali», preposti all'implementazione dei principi direttori, hanno dovuto far fronte a un numero crescente di richieste d'informazioni o di assistenza in casi particolari. In occasione della seconda conferenza annua di questi punti di contatto, la responsabilità delle imprese multinazionali per le loro ditte appaltatrici è stata al centro dei dibattiti. Gli Stati partecipanti sono invitati a fare del codice dell'OCSE uno strumento efficace nell'ottica di una globalizzazione sostenibile, tenendo conto di altre iniziative in materia di responsabilità delle imprese, quali l'iniziativa «Global Compact», varata dall'ONU, che invita le imprese attive a livello mondiale a sottoporsi volontariamente al rispetto dei diritti dell'uomo, offrire condizioni di lavoro leali e proteggere l'ambiente.

4.1.3.3

Prassi nell'ambito della corruzione

La Convenzione dell'OCSE del 17 dicembre 1997 sulla lotta alla corruzione di pubblici ufficiali stranieri nelle operazioni economiche internazionali (FF 1999 4784) riveste un'importanza particolare tenuto conto del rafforzamento del principio del buon governo («Good Governance») nel mondo. Una concorrenza per quanto possibile leale sul piano internazionale, che tale principio sancisce, rientra negli interessi della Svizzera. Alla fine del 2002, 34 dei 35 Paesi firmatari avevano ratificato la Convenzione. Inoltre, 34 hanno già recepito nel proprio ordinamento giuridico tale Convenzione e dovrebbero ormai essere in grado di perseguire penalmente la corruzione di pubblici ufficiali stranieri.

Sotto presidenza svizzera, la verifica delle norme di trasposizione della Convenzione negli ordinamenti giuridici nazionali dei diversi Paesi è stato praticamente concluso.

Simultaneamente, gli Stati Uniti, la Finlandia, l'Islanda e la Germania sono stati i primi Paesi firmatari a essere sottoposti a un esame approfondito relativo all'applicazione vera e propria di queste norme di trasposizione. Questo processo importante richiederà, per la sua attuazione, ancora qualche anno e il sostegno finanziario da parte degli Stati interessati.

4.1.4

Strumenti in altri settori

4.1.4.1

Cooperazione internazionale nel settore della concorrenza

Fondandosi sulla raccomandazione del Consiglio del 1998 per lottare efficacemente contro i cartelli particolarmente dannosi, il Comitato dell'OCSE della concorrenza ha proseguito gli sforzi per migliorare la cooperazione tra autorità nazionali garanti della concorrenza al fine di perseguire più attivamente i cartelli che operano a livello internazionale. Trattasi, in particolare, attraverso lo scambio di informazioni e le azioni comuni delle autorità nazionali competenti, di evitare gli effetti economicamente dannosi dei cartelli internazionali e di sostenere le politiche nazionali in materia di concorrenza. I lavori più recenti sono stati pure dedicati alle sanzioni appropriate e agli strumenti d'inchiesta di cui dispongono le autorità per quanto attiene alla concorrenza e che, viste le esperienze positive registrate da altri membri del-

779

l'OCSE, potrebbero essere accolte nella revisione in corso della legge svizzera sui cartelli.

Un secondo aspetto essenziale dei lavori del Comitato concerneva la liberalizzazione dei settori disciplinati dal diritto pubblico. Al riguardo, il Comitato è riuscito ad elaborare, concetti di deregolamentazione economicamente proficui e nel contempo rispettosi degli interessi pubblici in gioco. Inoltre, il dibattito politico è considerevolmente arricchito dagli «esami per Paese», durante i quali è sistematicamente sottoposta a esame la politica degli Stati membri in materia di privatizzazione e concorrenza.

Il Comitato si è infine occupato delle connessioni fra politica commerciale e politica della concorrenza. Le pratiche anticoncorrenziali e altre distorsioni della concorrenza imputabili a imprese possono ostacolare gli scambi commerciali internazionali e mettere a repentaglio la liberalizzazione sulla quale puntano numerosi accordi internazionali. Il Comitato prosegue gli sforzi di ricerca di soluzioni accettabili per tutti i Governi, quali le regole di concorrenza in materia commerciale che potrebbero essere oggetto, nel quadro dell'OMC, di un accordo sulla concorrenza.

4.1.4.2

I principi dell'OCSE in materia di governo societario (Corporate Governance)

Nel contesto segnato dallo scandalo Enron e da altri avvenimenti analoghi nel settore privato, il Consiglio dei ministri dell'OCSE, riunitosi nel mese di maggio, ha espresso la sua preoccupazione in merito all'integrità e alla trasparenza dei rapporti economici internazionali. Auspicando che gli investitori riacquistino fiducia nei mercati dei capitali internazionali, i ministri hanno riaffermato l'importanza di un sistema moderno di governo societario (Corporate Governance). Secondo i ministri, un sistema siffatto va incoraggiato e fondato sull'equilibrio tra i codici di autodisciplina pubblici e quelli del settore privato.

Già nel 1999, i ministri avevano approvato i principi dell'OCSE sul governo societario. Si trattava allora del primo tentativo di fissare a livello internazionale norme che disciplinassero i rapporti tra azionisti, consiglio d'amministrazione e direzione d'impresa così come di norme che reggessero le relazioni dell'impresa con gli impiegati, i mutuanti, i fornitori e gli organismi pubblici. I principi sono rivolti prima di tutto al legislatore, senza obbligo di applicazione, ma sono destinati anche alle imprese quotate in borsa e possono servire da guida alle piccole e medie imprese. I principi dell'OCSE sono già riconosciuti quali standard internazionali.

I ministri hanno incaricato l'OCSE di redigere un rapporto sull'evoluzione del sistema di governo societario negli Stati membri. In seguito sarà effettuata una revisione dei principi che si concluderà nel 2004.

4.1.4.3

Concorrenza fiscale nociva

L'OCSE ha intensificato gli sforzi per indurre i paradisi fiscali giudicati non cooperativi a cooperare in seno al progetto dedicato alla lotta contro le pratiche fiscali nocive. Il progetto è basato sul rapporto contro la concorrenza fiscale nociva sulla

780

cui approvazione la Svizzera e il Lussemburgo si erano astenuti nel 1998 (cfr.

n. 414.4 del rapporto 98/1+2). Nel frattempo, 31 Paesi o territori si sono detti pronti a cooperare sui piani della trasparenza e dello scambio di informazioni in materia fiscale.

Il Comitato degli affari fiscali dell'OCSE continua a ritenere paradisi fiscali non cooperativi i Paesi o territori seguenti: Andorra, Liberia, Liechtenstein, Monaco, Isole Marshall, Nauru e Vanuatu. Per garantire l'applicazione dello scambio d'informazioni, l'OCSE ha pubblicato, in collaborazione con Paesi terzi giudicati cooperativi, un modello d'accordo per lo scambio d'informazioni in materia fiscale. Gli Stati Uniti hanno confermato la posizione adottata nel 2001 secondo la quale il trattamento preferenziale delle imprese in mani straniere può essere mantenuto anche se, di fatto, non viene esercitata alcuna attività economica nel domicilio fiscale. Questa posizione ha spinto il Belgio e il Portogallo a disattendere il prosieguo recente dei lavori. Essi sostengono che i paradisi fiscali ritenuti cooperativi beneficerebbero di vantaggi non accordati nemmeno ai Paesi membri dell'OCSE rompendo in tal modo l'equilibrio a favore dei paradisi fiscali. Occorre tuttavia constatare che la cooperazione tra l'OCSE e i paradisi fiscali ha aumentato la pressione sulla Svizzera affinché essa accetti le raccomandazioni dell'OCSE sulla concorrenza fiscale nociva.

4.2

Organizzazione mondiale del commercio (OMC)

Dopo il varo di un nuovo ciclo di negoziati sul commercio mondiale a Doha (Qatar) nel novembre del 2001, i comitati dell'OCSE si sono già accordati all'inizio del 2002 circa l'organizzazione di questi negoziati permettendone l'avvio immediato. I primi risultati concreti dovrebbero già essere a disposizione nell'ambito della prossima Conferenza ministeriale che si terrà a Cancun, in Messico, nel settembre del 2003.

4.2.1

In generale

All'inizio del 2002, il Consiglio dell'OMC ha deciso di suddividere in otto gruppi i negoziati avviati a Doha: (1) agricoltura, (2) accesso dei prodotti industriali al mercato, (3) servizi, (4) regole dell'OMC, (5) commercio e ambiente, (6) composizione delle controversie, (7) registro delle indicazioni geografiche dei vini e degli alcolici e (8) trattamento preferenziale dei Paesi in sviluppo. Parallelamente ai negoziati in seno a questi gruppi, si sono avuti alcuni dibattiti sui problemi incontrati dai Paesi in sviluppo nell'implementazione degli accordi dell'OMC come pure sulla questione delle licenze obbligatorie (v. n. 4.2.3) non risolta in occasione dell'approvazione della «Dichiarazione sull'Accordo TRIP e la sanità pubblica» (v. n. 9.1.3 del rapporto 2001).

Il 1° settembre 2002, Supachai Panitchpakdi, ex primo ministro della Thailandia, ha sostituito il neozelandese Moke Moor nella carica di direttore generale dell'OMC.

È questa la prima volta che un rappresentante di un Paese in sviluppo assume tale carica.

781

4.2.2

Negoziati nell'ambito del Doha Round

Fondandosi sul mandato del Consiglio federale del 14 giugno 2002, la Svizzera ha presentato alcune comunicazione scritte concernenti tutti i settori previsti dal programma di negoziati adottato a Doha dalla Conferenza ministeriale (9-13 novembre 2001).

Nel settore agricoltura, i lavori sono stati concentrati sulle modalità di negoziato inerenti l'accesso al mercato, il sostegno interno e i sussidi all'esportazione. A causa degli interessi fortemente divergenti tra alcuni Stati che esportano grandi quantitativi di prodotti agricoli e membri che, come la Svizzera, vogliono che siano presi in considerazione negli obiettivi negoziali la multifunzionalità dell'agricoltura e altri aspetti non legati al commercio, non vi è stato alcun avvicinamento tra i diversi punti di vista. La Svizzera ha continuato a difendere la posizione in base alla quale esiste un legame pertinente tra i negoziati agricoli e negoziati che propongono di estendere la protezione delle indicazioni geografiche a prodotti che non siano vini e alcolici o negoziati sui marchi dei metodi di produzione.

I negoziati relativi all'accesso dei prodotti industriali al mercato, hanno pure riguardato le modalità di negoziazione. La maggioranza dei membri è favorevole a una formula generale di riduzione dei dazi quale base di negoziati, in quanto alcuni settori sono suscettibili di una liberalizzazione più estesa. Le concessioni tariffarie per i prodotti sensibili, nell'ottica della politica nazionale, dovrebbero essere negoziate separatamente. Un consolidamento, il più ampio possibile, dei dazi da parte di tutti i membri costituisce pure un principio di negoziazione importante. Per quanto riguarda le discussioni sull'ampiezza della liberalizzazione dei beni ambientali, esse sono state dedicate finora alla definizione di tali beni.

Nel settore dei servizi, i membri hanno presentato le loro richieste di negoziati iniziali. La Svizzera ha presentato richieste in materia di accesso al mercato e di trattamento nazionale a 55 membri dell'OMC e ne ha ricevute oltre una ventina. Temi diversi, orizzontali, sono stati oggetto di discussioni: le ripercussioni del commercio dei servizi su altre politiche o il modo di trattare misure di liberalizzazione autonome nell'ambito dei negoziati di Doha.

Nei negoziati relativi alle regole dell'OMC, i lavori sono
stati concentrati sugli Accordi dell'OMC riguardanti le misure antidumping (RS 0.632.20 Allegato 1A.8) e i sussidi (RS 0.632.20 Allegato 1A.13) come pure sulle disposizioni dell'OMC concernenti gli accordi regionali. Per quanto attiene l'antidumping, tenendo conto dell'aumento considerevole delle procedure antidumping e delle loro conseguenze nefaste sul commercio, le discussioni si sono concentrate sulle questioni di procedura e di applicazione dell'Accordo antidumping. I negoziati sulle sovvenzioni vertono, da un lato, sull'opportunità di applicare regole particolari più severe nel campo della pesca e, dall'altro, sui termini di transizione per la concessione di sussidi all'esportazione, termini ritenuti problematici dai Paesi in sviluppo. Infine, la procedura per l'adozione di misure di compensazione deve essere improntata a norme più rigide. Per quanto riguarda le disposizioni dell'OMC sugli accordi regionali, si è discusso sul modo di migliorare la procedura per l'esame della conformità di questi accordi con l'OMC.

I negoziati sui rapporti tra il commercio e l'ambiente si sono concentrati sulla questione controversa relativa alla possibilità di garantire la coerenza tra le regole dell'OMC e alcuni obblighi commerciali contenuti negli accordi internazionali sul782

l'ambiente. Questi negoziati sono sostenuti da un numero molto limitato di membri tra i quali, in particolare, la Svizzera, l'Unione europea e la Norvegia.

La composizione delle controversie dell'OMC è stata pure oggetto di negoziati, che dovrebbero concludersi il 30 maggio 2003. Essi riguardano principalmente le procedure d'applicazione di sanzioni, la professionalità dei gruppi speciali per la conciliazione (panels), le compensazioni e il miglioramento della trasparenza verso l'esterno.

Nei negoziati concernenti un sistema multilaterale di notifica e di registrazione delle indicazioni geografiche di provenienza dei vini e degli alcolici, la Svizzera e parecchi altri membri sono favorevoli a un registro multilaterale giuridicamente vincolante, mentre altri si limitano a chiedere una semplice banca dati. La richiesta, fatta da un gruppo di membri tra cui la Svizzera, di estendere la protezione delle indicazioni geografiche a prodotti che non siano vini o alcolici è contestata soprattutto da Paesi esportatori di prodotti agricoli.

Differenze notevoli sussistono nel campo dell'implementazione degli obblighi da parte dei Paesi in sviluppo e del trattamento preferenziale loro riservato dagli Accordi dell'OMC. Mentre questi Paesi esigono un'attenuazione generale dei loro obblighi, i Paesi industrializzati cercano soluzioni che dovrebbero permettere ai primi di rispettare le regole degli Accordi dell'OMC senza che all'interno dell'OMC si instauri una struttura a due velocità.

Nel settore degli investimenti, della concorrenza e della trasparenza sui mercati pubblici, sono stati elaborati, nell'ambito del mandato della Dichiarazione ministeriale di Doha, elementi di base per eventuali accordi. Infine, sono state fatte alcune proposte per concretizzare gli articoli del GATT 1994 relativi alla facilitazione degli scambi commerciali. I ministri dovrebbero decidere il varo di negoziati formali in questi quattro settori in occasione della prossima Conferenza.

4.2.3

Altri negoziati (accesso ai farmaci)

La dichiarazione sui rapporti tra l'Accordo TRIPS e la sanità pubblica, approvata a Doha, lasciava una questione in sospeso: i membri che non hanno la capacità di produrre prodotti farmaceutici, o la cui capacità è insufficiente, come possono fare uso delle licenze obbligatorie? Il problema si pone in quanto, secondo l'Accordo TRIPS, una licenza obbligatoria non può essere utilizzata da un Paese se non per l'approvvigionamento del territorio nazionale. Il mandato ministeriale prevede che i membri hanno tempo fino alla fine del 2002 per proporre una soluzione. I negoziati sono difficili perché la maggior parte dei Paesi in sviluppo propendono per un campo d'applicazione il più ampio possibile, sia per le malattie da prendere in considerazione che per i membri autorizzati a fare uso di un tale meccanismo. Membri come la Svizzera, gli Stati Uniti e l'Unione europea chiedono, a loro volta, la garanzia che i farmaci esportati a basso prezzo nei Paesi in sviluppo siano realmente prescritti alla popolazione di questi Paesi e non ritornino nei nostri per esservi rivenduti con ampi margini di guadagno.

783

4.2.4

Commercio e sviluppo

Le discussioni sono state dedicate al tema commercio e sviluppo, fortemente evidenziato in tutta la Dichiarazione di Doha, e, più in particolare, al trattamento preferenziale riservato ai Paesi in sviluppo dagli Accordi dell'OMC («traitement spécial et différencié, S&D») nonché al sostegno tecnico di cui questi Paesi hanno bisogno.

Secondo il mandato di Doha, il Comitato del commercio e dello sviluppo è incaricato di sottoporre al Consiglio generale raccomandazioni che mirino all'implementazione più efficace, e nel rispetto della loro conformità giuridica, delle 155 disposizioni che riguardano specificamente i Paesi in sviluppo (disposizioni S&D) in seno al dispositivo delle regole OMC. Discussioni serrate non hanno finora permesso di avvicinare le diverse posizioni dei membri dell'OMC, e un primo termine fissato dalla Conferenza ministeriale è stato prorogato alla fine del 2002.

Per quanto concerne il sostegno tecnico, la creazione del «WTO Global Trust Fund» è stata ampiamente sostenuta dai Paesi donatori (circa 20 mio di fr. nel 2002). Questo fondo serve prima di tutto a finanziare lo sviluppo delle capacità negoziali e istituzionali per facilitare la comprensione e l'implementazione delle regole dell'OMC. Ai fini di una migliore integrazione delle istituzioni pubbliche e multilaterali di sostegno alle attività legate al commercio nei Paesi in sviluppo («Integrated Framework») sono stati commissionati studi completi sulla situazione commerciale dei Paesi più poveri. Essi permetteranno di circoscrivere i bisogni di questi Paesi e, in tal modo, un coordinamento coerente del sostegno dei Paesi donatori.

Sono state trattate anche altre attività collegate allo sviluppo e figuranti nel programma di Doha. Esse cercano soprattutto di chiarire le intersezioni tra il commercio e il trasferimento delle tecnologie o tra il commercio, le finanze e l'indebitamento. Vi sono incluse pure le discussioni sul modo di integrare meglio nel sistema commerciale i Paesi in sviluppo più poveri e sulla soluzione dei problemi specifici che le regole dell'OMC pongono alle economie di dimensioni modeste.

Il Consiglio federale ha dimostrato l'importanza che esso attribuisce alle questioni dello sviluppo in ambito OMC istituendo agli inizi del 2002 una «Task Force Commerce et Développement OMC», che si prefigge una migliore
integrazione delle prospettive di politica dello sviluppo nelle posizioni svizzere di negoziazione, nel quadro del Doha Round, e di proporre, nei Comitati corrispondenti dell'OMC, soluzioni sensate per questa politica.

4.2.5

Composizione delle controversie

Nell'anno in rassegna, il numero di domande depositate dal 1995 per l'apertura di consultazioni nel quadro della procedura di composizione delle controversie è aumentato a 270. Come negli anni precedenti, è stato possibile comporre la maggior parte delle controversie senza l'intervento di un gruppo speciale («panel»). Finora sono stati liquidati 65 casi con decisione degli organi di composizione delle controversie; circa 20 casi sono in sospeso davanti a un gruppo speciale.

Per la prima volta dalla creazione dell'OMC, la Svizzera ha chiesto nel 2002 la convocazione di un gruppo speciale per opporsi alle misure protezionistiche che gli Stati Uniti hanno adottato nel settore dell'acciaio. La Svizzera sostiene che

784

l'aumento, fino al 30 per cento, dei dazi che colpiscono le importazioni di prodotti in acciaio negli Stati Uniti è incompatibile con gli impegni presi in seno all'OMC. È vero che l'Accordo dell'OMC sulle misure di salvaguardia (RS 0.632.20, Allegato 1A.14) autorizza, a certe condizioni, il ricorso a misure protezionistiche di durata limitata. Ma la Svizzera ritiene che alcune condizioni non sono rispettate. Gli Stati Uniti, ad esempio, non hanno esibito la prova di un legame di causa effetto tra l'aumento delle importazioni di acciaio e i problemi dell'industria siderurgica americana, che sembrano essere legati piuttosto alla mancanza di misure di ristrutturazione e all'esistenza nel settore di eccesso di capacità a livello mondiale. Ma oltre alla Svizzera, l'UE, il Giappone, la Corea del Sud, la Cina, la Norvegia, la Nuova Zelanda e il Brasile hanno avviato a loro volta una procedura di composizione delle controversie contro gli Stati Uniti. La decisione del gruppo speciale è attesa per la primavera del 2003. Le Parti alla controversia avranno in seguito la possibilità di ricorrere contro questa decisione presso l'organo d'appello.

Una decisione presa durante l'anno in esame merita di essere menzionata. Trattasi del ricorso della UE e di altri dieci membri dell'OMC contro gli Stati Uniti per un'aggiunta (Byrd Amendment) al loro arsenale di disposizioni antidumping e relative ai sussidi. Questa legge prevede che i diritti compensativi prelevati in occasione di una procedura contro misure straniere di dumping o di sovvenzionamento saranno versati alle imprese americane che avranno chiesto l'avvio della procedura. I membri ricorrenti hanno ritenuto che queste nuove disposizioni costituiscano un incentivo finanziario illecito in quanto esse spingono le imprese americane ad avviare una procedura determinando così un forte aumento delle procedure contro fornitori stranieri. Il gruppo, nel suo rapporto, è giunto alla conclusione che la disposizione aggiunta viola gli Accordi dell'OMC sulle sovvenzioni e sulle misure compensative (RS 0.632.20 Allegato 1A.8 e 1A.13), che non prevedono tale procedura. Gli Stati Uniti hanno chiesto un riesame della decisione da parte dell'organo d'appello.

4.2.6

Procedure d'adesione

Con l'adesione della Cina e della Taipei/Cina, l'OMC conta ora 144 membri. I negoziati d'adesione di Vanuatu e dell'ex-Repubblica jugoslava di Macedonia si sono conclusi e manca soltanto la ratifica di questi due Paesi. Negoziati d'adesione sono in corso con 26 Paesi (Algeria, Andorra, Arabia Saudita, Armenia, Azerbaigian, Bahamas, Bielorussia, Bhutan, Bosnia-Erzegovina, Cambogia, Capo Verde, Kazakistan, Laos, Libano, Nepal, Uzbekistan, Russia, Samoa, Seychelles, Sudan, Tagikistan, Tonga, Ucraina, Vietnam, Yemen, e Jugoslavia). Nella Dichiarazione ministeriale di Doha, i membri dell'OMC si impegnano ad accelerare il più possibile il processo d'adesione di questi Paesi.

4.2.7

Rapporti con altre istituzioni

In occasione dell'assunzione della carica, il nuovo direttore generale dell'OMC ha indicato quale punto centrale del suo programma il miglioramento della coerenza tra le attività dell'OMC e quelle di altre organizzazioni. Durante l'anno in rassegna, l'OMC ha proseguito intensamente la sua cooperazione con istituzioni le cui attività sono collegate all'ordine economico mondiale (quali il Fondo monetario e la Banca 785

mondiale). Inoltre, l'OMC ha partecipato attivamente alla preparazione della Conferenza dell'ONU sullo sviluppo di Monterrey (Messico) e al Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile.

Stimolato dai Paesi donatori, l'OMC si sforza sempre più di utilizzare il potenziale delle banche regionali di sviluppo per realizzare gli obiettivi di sostegno tecnico in materia di commercio (cfr. n. 4.2.4). Essa organizza con la Banca mondiale corsi intensivi per il miglioramento delle capacità negoziali. Con la UNCTAD svolge attività congiunte di formazione. Con l'UNEP (Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente), che organizza seminari sui rapporti tra il commercio, lo sviluppo e l'ambiente, l'OMC intende accrescere le capacità in questi settori. Essa vuole inoltre rafforzare i legami con le organizzazioni internazionali per la normalizzazione. In collaborazione con l'Organizzazione mondiale della Salute (OMS), l'OMC ha realizzato, durante l'anno in rassegna, un ampio studio sui rapporti tra le regole del commercio e la sanità pubblica. Lo scopo comune di tutte queste attività è una migliore coerenza tra le politiche delle diverse organizzazioni e una migliore integrazione della politica commerciale nelle politiche nazionali di sviluppo nonché la sua utilizzazione nella lotta contro la povertà.

4.3

Accordi preferenziali con Stati extraeuropei e fuori dal Bacino mediterraneo

Il 26 giugno 2002 è stato firmato tra i Paesi membri dell'AELS e Singapore un accordo di libero scambio di ampia portata. Per l'AELS è questo il primo Accordo con un partner asiatico e, dopo quello con il Messico, del secondo Accordo con uno Stato extraeuropeo e fuori dal Bacino mediterraneo. Come con il Messico, il campo d'applicazione dell'Accordo firmato con Singapore va oltre il libero scambio di prodotti industriali e investe in particolare il settore dei servizi, gli investimenti, i mercati pubblici e la proprietà intellettuale.

L'accordo di libero scambio tra gli Stati membri dell'AELS e Singapore (FF 2002 5986) è stato firmato il 26 giugno 2002 in occasione della Conferenza ministeriale dell'AELS tenutasi e Egilsstadir. Questo Accordo, la cui negoziazione è stata avviata a metà del 2001, dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio 2003. Esso si spinge molto al di là della realizzazione del libero scambio tradizionale interessando pure il commercio dei servizi, l'ammissione e la protezione di investimenti esteri, i mercati pubblici e la tutela della proprietà intellettuale.

Dopo l'Accordo con il Messico (FF 2001 1633), entrato in vigore il 1° luglio 2001, l'Accordo con Singapore è il secondo «prodotto» dell'estensione geografica e materiale definita dai Paesi membri dell'AELS in materia di politica di libero scambio. In passato, gli Stati dell'AELS si sono sforzati dapprima di concludere accordi di libero scambio che disciplinassero il commercio delle merci, inclusa la tutela della proprietà intellettuale, con Paesi dell'Europa centrale e orientale (cfr. n. 3.2.2), divenuti indipendenti dopo la caduta del muro di Berlino e il crollo dell'Unione sovietica, e con Paesi del Bacino mediterraneo. Si cerca ora di estendere la rete di accordi di libero scambio a partner d'oltremare e a integrarvi il settore dei servizi, gli investimenti e i mercati pubblici. In effetti, il rischio di discriminazione aumenta a causa del numero crescente di accordi preferenziali regionali e sovraregionali conclusi su 786

scala mondiale. Dopo l'UE, sono in particolare gli Stati Uniti e il Giappone, due altri concorrenti importanti della Svizzera sui mercati terzi mondiali che moltiplicano attualmente gli sforzi per concludere accordi preferenziali.

La Svizzera, nel quadro dell'AELS, prevede di concludere altri accordi siffatti con Paesi extraeuropei ed esterni al Bacino mediterraneo. I negoziati avviati nel dicembre del 2002 con il Cile avanzano, mentre sono terminati i lavori preliminari con il Sudafrica in vista dell'apertura dei negoziati. I Paesi membri dell'AELS sono altresì impegnati da qualche tempo nei negoziati con il Canada. Si fa regolarmente il punto della situazione per quanto attiene a negoziati eventuali con altri Paesi o gruppi di Paesi (in particolare, la Corea del Sud, il Giappone, il Mercosur).

Per la Svizzera, Paese fortemente dipendente dalle sue esportazioni e dalla diversificazione mondiale dei suoi sbocchi commerciali ma che non fa parte di nessuna grande coalizione quale l'UE, la conclusione di accordi di libero scambio costituisce uno dei tre pilastri della sua politica economica esterna accanto all'integrazione europea e all'OMC. Il nostro Paese partecipa dunque attivamente agli sforzi profusi per l'estensione della rete di accordi di libero scambio dell'AELS.

Nel quadro dell'Accordo concluso tra l'AELS e il Messico, il comitato misto si è riunito per la prima volta nell'ottobre del 2002.

4.4

Nazioni Unite

La Conferenza sul finanziamento allo sviluppo, tenutasi nel mese di marzo a Monterrey, e il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, svoltosi questo autunno a Johannesburg, hanno dato impulsi preziosi alla cooperazione allo sviluppo.

4.4.1

UNCTAD

La Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo (UNCTAD) è stata istituita nel 1964 allo scopo di trattare in modo approfondito le questioni rilevanti per lo sviluppo in relazione al commercio, ai finanziamenti, alle tecnologie, agli investimenti e allo sviluppo sostenibile. L'UNCTAD, con sede a Ginevra, sostiene gli sforzi intesi ad accrescere la partecipazione dei Paesi in sviluppo al commercio internazionale e a effettuare maggiori investimenti in questi Paesi. La Svizzera ne è membro fondatore.

Durante l'anno in rassegna, l'UNCTAD ha sottoposto a una valutazione intermedia il piano d'azione approvato a Bangkok nel 2000. La delegazione svizzera ha accolto favorevolmente questa valutazione.

Nell'ambito della cooperazione tecnica, la Svizzera parteciperà con un contributo di 2,5 milioni di dollari al finanziamento dell'iniziativa Biotrade dell'UNCTAD. Questo programma si prefigge la promozione del commercio e degli investimenti per la salvaguardia della biodiversità. Esso permette egualmente ai Paesi in sviluppo di migliorare le loro capacità di sviluppo dei prodotti e dei servizi nel campo della bio787

diversità affinché possano essere smerciati sui mercati indigeno e esteri a condizioni di mercato. Questa iniziativa è stata varata congiuntamente dalla Svizzera e dall'UNCTAD in occasione del Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile.

Inoltre, la Svizzera ha incrementato il suo contributo alla «Quick Response Window» dell'UNCTAD di un milione di dollari. Ciò rende più flessibile il finanziamento di progetti d'investimento.

4.4.2

UNIDO

L'Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO) è stata istituita nel 1966 ed ha sede a Vienna. Lo scopo di questa organizzazione è di promuovere lo sviluppo industriale sostenibile nei Paesi in sviluppo e in transizione. L'UNIDO fa parte delle organizzazioni incaricate di attuare il Protocollo di Montreal per la protezione dello strato di ozono nonché dei progetti del Fondo mondiale dell'ambiente. La Svizzera è membro fondatore dell'UNIDO dal 1966.

La Svizzera ha costituito con l'UNIDO un partenariato strategico nel campo della promozione dello sviluppo industriale sostenibile. L'obiettivo è di rafforzare la competitività delle imprese locali introducendo metodi di produzione efficaci dal punto di vista ecologico attraverso l'impianto di centri di tecnologie ambientali (Cleaner Production Center). A tutt'oggi, la Svizzera ha realizzato centri di questo tipo in dieci Paesi: in Marocco, Guatemala, Costarica, Salvador, Brasile, Perù, India, Cina e Sudafrica. Completa inoltre la sua attività in merito sostenendo la realizzazione di progetti relativi alla gestione dei rifiuti domestici e dei rifiuti speciali. Dopo il Vertice di Johannesburg, il miglioramento delle condizioni di lavoro e il rispetto delle norme fondamentali del lavoro sono in primo piano nello sviluppo industriale sostenibile. Il Consiglio dello sviluppo industriale (Industrial Development Board) collaborerà in questo settore quale organismo di contatto dell'Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), che con tutta la sua esperienza in materia faciliterà l'accesso a una rete mondiale di organismi di contatto.

788

4.4.3

Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile a Johannesburg

In occasione della Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo (UNCED) tenutasi a Rio de Janeiro nel giugno del 1992, è stato adottato il piano d'azione di Rio («Agenda 21») ed è stata istituita la Commissione per lo sviluppo sostenibile. Nel quadro di detta Conferenza sono state adottate la Convenzione sulla biodiversità, la Convenzione quadro sui cambiamenti climatici nonché la Dichiarazione sui principi di uno sfruttamento sostenibile delle foreste. Il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, tenutosi a Johannesburg dal 28 agosto al 4 settembre 2002, si era posto l'obiettivo di esaminare i progressi realizzati dopo la Conferenza di Rio e di emanare alcune raccomandazioni circa gli sviluppi di «Agenda 21».

A livello internazionale Il risultato più importante del Vertice mondiale delle Nazioni Unite a Johannesburg è rappresentato dall'approvazione da parte della Conferenza di un progetto d'attuazione per la lotta contro la povertà e la salvaguardia dell'ambiente. Se, nel loro insieme, gli esiti di questa Conferenza sono soddisfacenti, non vi è però di che esultare. Con il suo impegno, la Svizzera ha ottenuto successi scontati in diversi settori e, in altri, ha potuto evitare una regressione. È significativo che, rispetto ad Agenda 21, il progetto d'attuazione abbia posto sullo stesso piano le tre dimensioni della sostenibilità (ambiente, economia e socialità). Tra i risultati occorre citare anche le iniziative di partenariato varate prima e durante il Vertice mondiale come pure l'avallo di mezzi supplementari per lo sviluppo sostenibile. La Svizzera ha pure varato, con successo, iniziative in tal senso (cfr. n. 6.2.1.4) rafforzando la sua credibilità a livello di negoziati.

Alla fine di marzo del 2002, la Svizzera ha ratificato il Protocollo di Cartagena sulla sicurezza biologica. Questo Protocollo concretizza gli obblighi sanciti dalla Convenzione sulla diversità biologica (RS 0.451.43) e disciplina il traffico transfrontaliero degli organismi geneticamente modificati (ad es., sementi, derrate alimentari o campioni di ricerca). Il Protocollo entrerà in vigore nel momento della cinquantesima ratifica, condizione che dovrebbe verosimilmente essere adempiuta alla fine del 2003.

In occasione della sesta conferenza delle Parti della Convenzione sulla diversità biologica,
l'approvazione di direttive proposte da Bonn ha permesso il successo di un'iniziativa svizzera. Queste direttive, non vincolanti sul piano giuridico, disciplinano l'accesso alla risorse genetiche e intendono garantire una ripartizione equa dei vantaggi inerenti la loro utilizzazione. In tale contesto, la Svizzera ha proposto una certificazione contrattuale dal punto di vista economico e di politica dello sviluppo di cui potranno avvalersi le imprese che utilizzano risorse naturali. La proposta è attualmente allo studio.

In occasione della settima conferenza delle Parti della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (RS 0.814.01), è stato possibile approvare, alla fine del 2001 a Marrakech, le disposizioni d'attuazione del Protocollo di Kyoto, che entrerà in vigore dopo la sua ratifica da parte di 55 Stati contraenti della Convenzione sui cambiamenti climatici che sono responsabili di almeno il 55 per cento

789

del totale delle emissioni di anidride carbonica liberate nel 1990 dagli Stati industrializzati.

In occasione dell'ottava conferenza delle Parti della Convenzione sui cambiamenti climatici, svoltasi in ottobre/novembre a Nuova Delhi, sono state approvate alcune direttive riguardanti l'individuazione e il controllo degli inventari nazionali delle emissioni di gas a effetto serra dei Paesi industrializzati. Queste regole costituiscono una premessa importante per l'applicazione dei meccanismi detti di flessibilità. Esse permettono ai Paesi industrializzati di adempiere una parte dei loro obblighi mediante l'avvio di progetti di protezione del clima all'estero ­ in altri Paesi industrializzati (Joint Implementation) o in Paesi in sviluppo (Clean Development Mechanism) ­ oppure ricorrendo al commercio internazionale di diritti di emissione (International Emission Trading).

Nel quadro del programma pilota svizzero «Joint implementation», sono state inaugurate in Romania due impianti di cogeneratori. Inoltre, sono stati esaminati più attentamente tre altri progetti di protezione del clima nell'Europa orientale.

Su scala nazionale Prima del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, il Consiglio federale ha approvato il 27 marzo 2002 la «Strategia per uno sviluppo sostenibile 2002» (FF 2002 3532). Rispetto alla politica del 1997, questa nuova strategia persegue un approccio globale mediante un piano d'azione dispiegato sull'arco di sei anni, fino al termine della legislatura 2004-2007, che integri i principi dello sviluppo sostenibile in tutti i campi della politica. La sua applicazione deve essere facilitata dal sostegno dei Cantoni, dei Comuni, della società civile e del settore privato.

Il messaggio relativo alla ratifica del Protocollo di Kyoto (FF 2002 5737) è stato sottoposto al Parlamento il 21 agosto 2002. Nel quadro di questo protocollo, la Svizzera s'impegna a ridurre le sue emissioni dell'8 per cento, tra il 2008 e il 2012, rispetto ai livelli del 1990.

4.4.4

Commissione economica delle Nazioni Unite per l'Europa

La Commissione economica per l'Europa (CEE-ONU) è una delle cinque organizzazioni regionali delle Nazioni Unite fondata nel 1947 dall'ECOSOC.

L'obiettivo principale è di promuovere la cooperazione economica tra i 55 Stati membri. Le attività della CEE-ONU sono incentrate sulle analisi economiche, il lancio di nuove convenzioni e norme e il sostegno tecnico.

Facendo seguito a un'iniziativa del Segretario generale dell'ONU, l'Organizzazione delle Nazioni Unite sarà improntata a un nuovo orientamento ispirato alla Dichiarazione del Millennio approvata a New York nel settembre del 2000. Questo processo ha suscitato una discussione approfondita in seno alla CEE-ONU sulle riforme da intraprendere. Secondo le proposte del nuovo Segretario esecutivo, le attività della Commissione dovranno essere estese anche al settore sociale. In tal modo, la CEEONU svolgerà viepiù il ruolo di prolungamento della sede centrale di New York.

790

L'assemblea annuale ha affrontato due argomenti importanti: le politiche del mercato del lavoro e il ruolo della CEE-ONU nella prevenzione dei conflitti in Europa.

Il Comitato della CEE-ONU per lo sviluppo del commercio, dell'industria e dell'impresa ha organizzato con successo un forum dedicato alla facilitazione degli scambi commerciali, al quale hanno partecipato circa 500 persone; la seduta conclusiva è stata presieduta da uno svizzero che è il Delegato agli accordi commerciali responsabile del commercio mondiale.

4.4.5

Organizzazione internazionale del lavoro (OIL)

L'OIL (Organizzazione internazionale del lavoro) è un'organizzazione specializzata dell'ONU con sede a Ginevra. Vi sono rappresentati i governi degli Stati membri e i partner sociali (organizzazioni dei lavoratori e degli imprenditori). I compiti dell'OIL consistono essenzialmente nel miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro nel mondo mediante l'elaborazione di norme internazionali di disciplinamento del lavoro e la vigilanza sul loro rispetto.

Il persistere dell'opposizione alla globalizzazione e il rallentamento dell'economia mondiale conferiscono un'importanza crescente alle iniziative dell'OIL per una dimensione sociale della globalizzazione. Nel prosieguo delle iniziative varate nel novembre del 2001 in occasione del Forum globale sull'occupazione, l'OIL ha imperniato la propria attività sull'elaborazione di programmi e misure di sostegno all'occupazione nel mondo.

Il Gruppo di lavoro sull'aspetto sociale della globalizzazione del Consiglio d'amministrazione dell'OIL ha analizzato in particolare l'impatto sull'occupazione, in un'economia globalizzata, della liberalizzazione degli scambi e degli investimenti.

Nel corso della sessione di marzo, Mike Moor, direttore generale dell'OMC, ha presentato l'analisi dell'OMC sugli effetti della liberalizzazione del commercio sull'occupazione. In tale occasione, egli ha sottolineato l'impegno dell'OMC a favore del rispetto delle norme del lavoro riconosciute a livello internazionale palesando, nel contempo, il proprio convincimento che l'OIL è l'organismo competente per la soluzione dei problemi che ne derivano.

La Commissione mondiale sull'aspetto sociale della globalizzazione, istituita dall'OIL nel mese di febbraio, è stata incaricata di redigere entro la metà del 2003 un rapporto sulle ripercussioni economiche e sociali della globalizzazione (economia ­ mercati ­ società). Questo rapporto intende censire i mezzi che permettono di utilizzare al meglio il processo di globalizzazione per la riduzione della povertà e della disoccupazione e di promuovere la crescita economica e lo sviluppo sostenibile.

Esso deve inoltre formulare proposte sulle possibilità offerte alle organizzazioni internazionali di contribuire a un processo di globalizzazione equo e accettabile da tutti gli attori.

In seguito ai lavori di riforma in campo normativo,
la Conferenza internazionale del lavoro (CIL) ha potuto revocare diverse convenzioni divenute obsolete. In futuro, i lavori di riforma dovranno essere fondati su un approccio integrato più razionale.

Gli strumenti dell'OIL relativi alla salute e alla sicurezza sul lavoro, iscritti all'ordine del giorno della CIL per il mese di giugno del 2003, saranno esaminati per

791

la prima volta con questo sistema. La Svizzera è favorevole a questo approccio, che permetterebbe di raggruppare gli strumenti internazionali dell'OIL per settore e creare in tal modo sinergie sia all'interno dell'OIL che nel quadro dell'adempimento degli obblighi internazionali che ne derivano per gli Stati membri.

Nell'ambito delle misure adottate contro il lavoro forzato nel Myanmar, l'OIL ha rafforzato la sua presenza sul terreno insediando un ufficiale di collegamento a Rangoon con l'accordo delle autorità birmane. Questo ufficiale di collegamento deve elaborare un piano d'azione che permetta alle autorità birmane di progredire rapidamente e incisivamente nella lotta contro il lavoro forzato. Un fatto incoraggiante da segnalare è l'autorizzazione, da parte della Birmania, all'incontro, svoltosi nel mese di settembre, tra l'OIL e Daw Hung San Suu Kyi, segretario generale della Lega nazionale per la democratizzazione. I provvedimenti che il Consiglio federale ha deciso nell'ottobre del 2000 contro il Myanmar sono stati prorogati fino al 3 ottobre 2003. L'ordinanza relativa (RS 946.208.2, RU 2002 3126) prevede tuttavia deroghe al divieto di entrata in Svizzera in vista di avviare un dialogo politico riguardante il Myanmar.

A livello bilaterale, il Seco ha intensificato la realizzazione del progetto di cooperazione tecnica tra l'OIL e la Cina, avviato l'anno scorso, che mira al miglioramento dello sviluppo del personale e dei rapporti tra lavoratori e datori di lavoro nelle due zone di promozione economica. Esso contribuisce a migliorare pure le condizioni di lavoro nell'intera catena di produzione. Il progetto di cooperazione tecnica con l'Africa del Sud volto alla promozione del dialogo e della pace sociale è più che soddisfacente. Vi partecipano la Svizzera, l'OIL, il Sudafrica, la Namibia, lo Swaziland, il Lesotho, lo Zimbabwe e il Botswana. Una valutazione del progetto, effettuata sul posto nel mese di ottobre, ha evidenziato il contributo importante del progetto alla valorizzazione dell'immagine del nostro Paese in tutta la regione australe dell'Africa e, in particolare, in Sudafrica. Inoltre, la Svizzera, rappresentata dal Seco, ha firmato, in occasione del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile di Johannesburg, un accordo di cooperazione con l'OIL, l'UNIDO e l'UNEP che verte
sull'allestimento di centri di produzione nel rispetto dei requisiti sociali e ambientali (Cleaner Production Center; cfr. n. 6.2.1.4). Esso rappresenta un contributo effettivo all'implementazione del Global Compact.

4.5

Cooperazione settoriale multilaterale

4.5.1

Cooperazione nel settore dell'energia

L'AIE ­ fondata il 18 novembre 1974, istituzione autonoma nel quadro dell'OCSE con sede a Parigi ­ conta 26 Paesi membri. Il suo obiettivo principale è assicurare un approvvigionamento regolare di energia e ridurre la dipendenza nei confronti degli Stati produttori di petrolio. L'Agenzia gestisce un sistema d'informazione sul mercato internazionale del petrolio. Il Trattato del 1994 sulla Carta dell'energia, entrato in vigore il 16 aprile 1998, costituisce il quadro giuridico di una cooperazione europea e mondiale a lungo termine nel settore energetico.

792

4.5.1.1

Agenzia internazionale dell'energia (AIE)

Durante l'anno in rassegna, le tensioni nel Vicino e Medio Oriente si sono esasperate al punto da non escludere interventi militari. L'AIE ha elaborato e approvato un piano di emergenza a titolo preventivo per far fronte a eventuali problemi di approvvigionamento indotti da attività militari nella regione. Nelle situazioni di crisi, l'attuazione di un piano esige che ogni Paese membro metta a disposizione un certo quantitativo di prodotti petroliferi, attinti dalle proprie riserve, per coprire eventuali lacune di approvvigionamento. La Svizzera partecipa al piano nei limiti delle proprie riserve obbligatorie.

4.5.1.2

Trattato sulla Carta dell'energia

I 51 Paesi membri della Carta dell'energia (tra i quali figurano tutti i Paesi dell'Europa occidentale e tutti i Paesi in transizione) hanno concluso con successo, nel mese di dicembre, i negoziati, prorogati a due riprese, riguardanti un Protocollo sul transito allegato al Trattato sulla Carta dell'energia (RS 0.730.0). L'obiettivo è garantire contrattualmente il transito del gas naturale, vettore energetico la cui importanza sta crescendo, proveniente dall'Asia centrale e diretto verso l'Europa occidentale attraverso la Russia. L'entrata in vigore del protocollo contribuisce ovviamente anche ad accrescere la sicurezza di approvvigionamento in Svizzera. Il protocollo riguarda tutti i vettori energetici trasportati in condutture e quindi anche l'elettricità. In seguito alla al rigetto della legge sul mercato dell'elettricità (LME), il 22 settembre 2002, la Svizzera non potrà ratificare il Protocollo sul transito se non quando disporrà delle basi legali sufficienti a garantire il transito dell'elettricità sul proprio territorio alle condizioni previste dal Protocollo.

I negoziati riguardanti un trattato supplementare in materia d'investimento che garantisca, tra l'altro, il principio di non-discriminazione nel momento di ammissione di nuovi investimenti stranieri nel settore energetico, sono stati sospesi nell'anno in rassegna, dati gli sforzi volti a concludere un accordo multilaterale sugli investimenti sotto gli auspici dell'OMC (cfr. Dichiarazione ministeriale di Doha, n. 9.1.2 del rapporto 2001). Per contro, l'esame delle modifiche di legge nel campo degli investimenti, modifiche che i Paesi in transizione dovranno effettuare, è proseguito; il gruppo di lavoro incaricato dell'esame ha deciso di estenderlo anche ai Paesi dell'OCSE.

793

5

Il sistema finanziario internazionale Tenendo conto delle prospettive economiche mondiali poco rassicuranti e delle turbolenze sui mercati finanziari internazionali, nel corso dell'esercizio in rassegna le richieste di credito presentate al Fondo monetario internazionale (FMI) sono di nuovo notevolmente aumentate. Nell'ambito del riesame dei suoi strumenti, il FMI ha ridimensionato le condizioni in materia di politica economica inserite nei suoi programmi. Per quanto riguarda la sorveglianza politicoeconomica, il FMI esamina i settori finanziari di un numero sempre maggiore di Paesi con la conseguente possibilità di rilevare i potenziali punti deboli. All'inizio del 2002 anche la Svizzera si è sottoposta a un Financial Sector Assessment Program (FSAP) (Programma di valutazione del settore finanziario) e in questa circostanza le autorità di sorveglianza e di regolamentazione del nostro Paese, nonché le banche, hanno ottenuto critiche positive.

5.1

Fondo monetario internazionale

Dopo una fase di relativa calma negli anni 2000 e 2001, nel corso dell'esercizio in rassegna, il Fondo monetario internazionale (FMI) ha dovuto nuovamente affrontare forti turbolenze sui mercati finanziari internazionali. In seguito a questa evoluzione e alle prospettive congiunturali generali negative, la situazione economica si è deteriorata anche in numerosi Paesi emergenti e in sviluppo. Vari Stati dell'America Latina hanno dovuto adattare i loro programmi di concerto con il FMI e richiedere un aumento dell'aiuto finanziario per evitare situazioni di crisi o per attenuarle. Parallelamente, il FMI ha adattato la propria politica e i propri strumenti a un sistema finanziario internazionale in pieno mutamento.

5.1.1

Situazione dell'economia mondiale e turbolenze sui mercati finanziari internazionali

Nel secondo semestre si è giunti alla consapevolezza che la ripresa economica pronosticata in primavera sarebbe stata più debole e si sarebbe fatta attendere più a lungo. La correzione intrapresa dal FMI nell'ambito della sua «valutazione sulla situazione economica mondiale» si è basata su vari elementi: una tendenza al ribasso sui mercati azionari, una crescente avversione al rischio da parte degli investitori, una situazione finanziaria turbolenta in America Latina e indicatori deludenti per quanto riguarda la futura attività economica nei Paesi industrializzati. Mentre nel primo semestre 2002 la congiuntura in altre regioni del mondo era in leggera ripresa, in America Latina la situazione si deteriorava fortemente. In Argentina la crisi finanziaria e relativa all'indebitamento, che ha raggiunto il suo apice alla fine del 2001 con la moratoria dei pagamenti, ha richiamato l'attenzione degli investitori internazionali su alcuni punti deboli della politica economica, già presenti in altri Paesi dell'America Latina. Il FMI ha quindi dovuto concedere importanti aiuti finanziari per risolvere crisi già in atto e per evitarne altre. Di conseguenza, si è verificato un aumento delle risorse finanziarie richieste dal FMI. Nei primi nove mesi del 2002, i nuovi crediti concessi dal FMI hanno raggiunto la cifra di 31,5 miliardi di dollari,

794

mentre nel corso dei due anni precedenti essi ammontavano a totale a 43 miliardi di dollari. Ciononostante, il Consiglio d'amministrazione del FMI ha consigliato i suoi governatori di concludere la 12a revisione delle quote senza proporre l'aumento delle quote di capitale. Infatti, dopo che nell'agosto 2002, il FMI aveva annunciato di volere accordare al Brasile il credito più alto mai concesso prima d'ora, i principali Paesi creditori hanno temuto che un aumento delle quote avrebbe trasmesso un segnale sbagliato ai mercati, alimentando la speranza di ulteriori aiuti generosi da parte del FMI.

5.1.2

Rafforzamento del sistema finanziario internazionale e riforma del FMI

Nella consapevolezza che il sistema finanziario internazionale continua a presentare una notevole vulnerabilità, il FMI ha comunque avviato i lavori destinati al rafforzamento dell'assetto finanziario internazionale. Per quanto riguarda la prevenzione delle crisi, il FMI ha adottato una serie di misure per concentrare la sorveglianza della politica economica su nuove fonti di vulnerabilità. Tra queste misure figurano un nuovo quadro che dovrebbe consentire una migliore analisi della sostenibilità dei debiti di un'economia determinata e un'osservazione più efficace degli sviluppi sui mercati dei capitali internazionali nell'ambito della sorveglianza multilaterale. Questo nuovo strumento dovrebbe inoltre facilitare un'analisi più approfondita della robustezza dei settori finanziari nazionali nell'ambito dei Programmi di valutazione dei settori finanziari (Financial Sector Assessment Programs, FSAP). Nel 2001/2002 anche la Svizzera si è sottoposta a questo tipo di valutazione. Infine, al FMI sono stati assegnati nuovi compiti nell'ambito della lotta contro il riciclaggio di denaro sporco e il finanziamento del terrorismo. In questo contesto, esso lavora a stretto contatto con la Banca mondiale e con il comitato che si occupa di questi problemi (Financial Action Task Force, FATF).

Nei limiti del possibile, le crisi finanziarie ed economiche devono essere evitate poiché in poche settimane possono fare regredire di molti anni le economie, come dimostrato dai recenti avvenimenti in Argentina. Purtroppo crisi di questo tipo non potranno mai essere escluse del tutto. Per tutti gli interessati (debitori, creditori e FMI), in situazioni del genere è importante poter ricorrere a un'adeguata procedura di risoluzione delle crisi. Su questo punto l'architettura finanziaria internazionale presenta una lacuna, in quanto non esiste una procedura adeguata destinata a porre rimedio all'insolvenza di uno Stato. Da circa un anno il FMI lavora all'istituzione di un «meccanismo di ristrutturazione del debito pubblico» (Sovereign Debt Restructuring Mechanism, SDRM). Il SDRM dovrebbe fornire una procedura di fallimento ordinaria per gli Stati insolventi consentendo di semplificare enormemente le procedure di risoluzione delle crisi. Si spera così di ridurre la durata della crisi economica e finanziaria nei Paesi interessati
e di trattare allo stesso modo tutti i creditori coinvolti. Si tratta tuttavia anche di fare sì che in futuro i grandi crediti del FMI possano essere concessi solo in casi veramente eccezionali. Durante la sua riunione del mese di settembre, il Comitato monetario e finanziario internazionale (IMFC) ha affidato al FMI il compito di elaborare una proposta in questo senso entro l'assemblea primaverile 2003. Il SDRM dovrà essere introdotto sotto forma di modifica degli statuti del FMI. La Svizzera sostiene i lavori del FMI.

795

Negli anni successivi alla crisi asiatica, il FMI si è impegnato per sviluppare una cultura basata sull'apertura e sulla capacità di affrontare le critiche e di conseguenza sulla disponibilità ad apprendere. Grossi passi avanti sono stati fatti nel campo della trasparenza. Ora la credibilità del FMI e dei suoi consigli in materia di politica economica è rafforzata dal lavoro dell'Ufficio indipendente di valutazione del FMI, la cui creazione è sempre stata prioritaria per la Svizzera. Quest'organo di valutazione ha recentemente pubblicato un'analisi professionale e innovativa sul fenomeno dell'Utilizzo prolungato dei crediti del FMI. La discussione dei risultati e il seguito dato loro dalla direzione del FMI dimostreranno quanto quest'ultimo sia pronto a trarre beneficio in modo costruttivo da questa critica.

5.1.3

Valutazione del settore finanziario (FSAP) in Svizzera da parte del FMI

Nel 2001/2002 la Svizzera ha sottoposto per la prima volta il suo settore finanziario a una valutazione da parte del FMI (Financial Sector Assessment Program, FSAP).

Il FSAP consente l'analisi del settore finanziario di un Paese con particolare riferimento ai punti di forza, ai punti deboli e ai rischi. L'obiettivo è contribuire alla stabilità finanziaria nazionale e internazionale e, di conseguenza, alla prevenzione delle potenziali crisi. In generale il bilancio del FMI sulla stabilità del sistema finanziario svizzero è positivo. In particolare, la regolamentazione, la sorveglianza e la gestione dei rischi degli istituti privati sono state giudicate intatte e solide. Secondo il FMI, la minaccia principale per la stabilità del sistema finanziario svizzero risiede in una profonda recessione economica mondiale. Con la partecipazione al FSAP, la Svizzera ha assunto le proprie responsabilità come grande centro finanziario internazionale e ha dimostrato chiaramente di non appartenere alla categoria delle piazze finanziarie «offshore», bensì di conferire estrema importanza alla trasparenza. Considerando la sua economia aperta e molto presente sui mercati mondiali, la Svizzera è particolarmente interessata alla stabilità del sistema finanziario internazionale. Partecipando al FSAP ha dimostrato di essere disposta a condurre una politica finanziaria e monetaria durevole in conformità con gli standard e con i principi internazionali.

5.2

Il gruppo dei Dieci (G10)

Anche il gruppo dei Dieci si è occupato di individuare le procedure per risolvere nel modo migliore e più rapido le crisi provocate dall'indebitamento pubblico. Un gruppo di lavoro ha presentato un rapporto contenente alcuni consigli in vista dell'introduzione, per i titoli emessi dagli Stati, di cosiddette clausole di negoziazione collettiva. Grazie a queste disposizioni contrattuali, il processo di ristrutturazione che si rivelasse necessario potrebbe essere accelerato da una decisione presa dalla maggioranza dei creditori. Allo stesso tempo queste clausole rendono più complicata l'introduzione di azioni civili da parte dei creditori individuali. Durante il loro incontro autunnale i ministri e i governanti del G10 hanno sostenuto questo approccio contrattuale per la gestione delle crisi. Tuttavia, l'applicazione dei consigli del G10 spetta ora agli operatori sui mercati obbligazionari internazionali. Per dare il buon esempio, gli Stati dell'UE e la Svizzera hanno dichiarato di essere pronti a includere tali clausole nei loro prestiti pubblici internazionali (sempre che ne emettano).

796

5.3

Organi internazionali di sorveglianza

5.3.1

Comitato di Basilea per la supervisione bancaria

Al centro delle attività del Comitato di Basilea per la supervisione bancaria è stata ancora una volta la revisione dell'Accordo del 1988 sul capitale proprio (Capital Accord). Oltre alle esigenze relative al capitale minimo, il futuro accordo dovrà anche includere, grazie a una maggiore trasparenza, la procedura di sorveglianza individualizzata e la disciplina del mercato. Il primo documento destinato alla consultazione è già stato pubblicato all'inizio del giugno 1999. Durante la procedura di consultazione conclusasi nel 2000, la questione del potenziamento dei requisiti in materia di capitale minimo ha sollevato alcune controversie. Dal punto di vista svizzero è spiacevole il mancato sostegno da parte della maggioranza dei membri del Comitato a un innalzamento generale dello standard internazionale minimo per il capitale proprio. Anche durante l'anno in rassegna, numerosi gruppi tecnici di lavoro, ai quali hanno partecipato anche rappresentanti della Commissione federale delle banche (CFB) e della Banca nazionale svizzera (BNS), si sono nuovamente occupati dell'elaborazione dettagliata della normativa. Rispetto all'attuale accordo, il nuovo accordo sul capitale proprio si distingue per un livello di precisione decisamente superiore. Per consentire una migliore valutazione degli effetti sul capitale proprio delle nuove proposte o di calibrare i differenti parametri, sono stati già realizzati due studi approfonditi. Un terzo studio era in corso durante l'ultimo trimestre 2002.

Dopo la valutazione dei risultati degli studi, un terzo e probabilmente ultimo progetto della nuova normativa sarà sottoposto a consultazione nell'ultimo trimestre del 2003. La versione definitiva dovrà essere approvata prima della fine del 2003. Sarà possibile procedere a una valutazione completa del progetto di riforma solo dopo l'elaborazione della versione definitiva.

5.3.2

Organizzazione internazionale delle autorità di controllo dei mercati finanziari (International Organization of Securities Commissions, IOSCO)

Il tema principale dell'assemblea annuale della IOSCO è stato «Globalizzazione: opportunità e sfide». La scelta di questo argomento deriva dalla constatazione che il processo di globalizzazione, oltre a offrire nuove opportunità agli investitori e ai fornitori di servizi finanziari, lancia anche nuove sfide alle autorità di sorveglianza.

La conferenza è stata caratterizzata da vari temi e progetti importanti in materia di sorveglianza, direttamente collegati agli avvenimenti dell'11 settembre 2001. Così il comitato dei presidenti ha deciso di adottare la versione di base di un protocollo d'intesa multilaterale (Memorandum of Understanding, MOU), il cui oggetto, a livello mondiale, è lo scambio di informazioni e la collaborazione durante il procedimento istruttorio. Oltre all'elaborazione di numerosi progetti1, gli sforzi si sono concentrati sui lavori del gruppo di studio per questo progetto MOU.

Un progetto importante rimane quello dell'attuazione degli obiettivi e dei principi della sorveglianza in materia di operazioni su titoli, approvati durante l'assemblea annuale del 1998. Affinché i vari Paesi s'impegnino, per quanto possibile, a rispetta1

v. www.iosco.org

797

re questi principi e ad applicarli con efficacia, la IOSCO intende seguire e garantire questa implementazione. A tal fine è stato costituito un comitato che dovrà vegliare affinché nei differenti Paesi venga effettuata entro breve termine un'analisi della situazione attuale sotto forma di un'autovalutazione che tenga conto di tali principi.

Inoltre, la IOSCO opera in stretta collaborazione con importanti istituzioni finanziarie internazionali (ad es. il FMI), che dal canto loro utilizzano gli obiettivi e i principi della IOSCO come base di lavoro per le loro attività (ad es. per il FSAP). Il processo di implementazione della IOSCO è attualmente ancora in corso. Nell'ambito del FSAP per la Svizzera, il FMI ha tuttavia proceduto alla sua valutazione basandosi sui questionari di autovalutazione della IOSCO (Self Assessment Questionnaires).

5.3.3

Associazione internazionale degli organi di vigilanza del settore assicurativo (IAIS)

L'Associazione internazionale degli organi di vigilanza del settore assicurativo (International Association of Insurance Supervisors, IAIS), con sede a Basilea, stabilisce a livello mondiale gli standard applicabili alla sorveglianza degli istituti d'assicurazione. L'Ufficio federale delle assicurazioni private, membro fondatore dell'IAIS, partecipa attivamente all'elaborazione di questi principi, norme e direttive.

Nell'anno in rassegna, l'IAIS ha approvato due nuovi documenti di principio (requisiti in materia di capitale e prescrizioni riguardanti la solvibilità destinati agli istituti di assicurazione; condizioni minime di sorveglianza degli istituti di riassicurazione), due nuove norme riguardanti la sorveglianza (valutazioni da parte dei primi assicuratori della copertura di riassicurazione e della solvibilità dei riassicuratori; scambio di informazioni tra gli organi di sorveglianza delle assicurazioni) e due nuove guide (lotta contro il riciclaggio di denaro sporco; pubblicazione di informazioni sugli istituti d'assicurazione). Nel 2001, i principi fondamentali dell'IAIS in materia sono serviti come base per valutare la sorveglianza delle assicurazioni in Svizzera nell'ambito dell'esame del settore finanziario (cfr. n. 5.1.3).

5.3.4

Joint Forum

Il Joint Forum è composto in parti uguali da rappresentanti delle istituzioni di sorveglianza delle banche, delle operazioni su titoli e delle assicurazioni. La Commissione federale delle banche (CFB) occupa il posto destinato alla Svizzera in quest'organismo. Il mandato del forum comprende da una parte alcuni aspetti della sorveglianza dei conglomerati finanziari e dall'altra tratta sul piano tecnico questioni relative ai tre settori di sorveglianza.

Il rapporto del gruppo di lavoro annunciato l'anno scorso dal titolo «Sorveglianza delle imprese e trasparenza» è terminato, ma non è ancora stato pubblicato a seguito del nuovo contesto ­ interesse in forte aumento per la corporate governance «Governo societario» e l'attività dei revisori (collasso della Enron).

798

5.3.5

Gruppo di azione finanziaria internazionale sul riciclaggio (GAFI)

Il GAFI ha intensificato i lavori relativi alla revisione delle 40 raccomandazioni che costituiscono i principi internazionali riconosciuti per la lotta contro il riciclaggio di denaro sporco. In una prima fase sono state elaborate le opzioni per la revisione, che sono state raccolte in un documento di consultazione. Tale documento indica le misure applicabili nel settore finanziario (obblighi di diligenza nei confronti della clientela, dichiarazione delle transazioni sospette, regolamentazione e controllo), per la trasparenza delle strutture societarie (azioni al portatore e trust) e per le attività e professioni non finanziarie che presentano un rischio di riciclaggio. Questo documento è stato sottoposto per consultazione alle organizzazioni mantello dell'economia. I lavori su queste raccomandazioni si svolgono in base ai commenti ricevuti e alle preferenze indicate dagli Stati membri. Parallelamente, le discussioni vertono sulla revisione delle altre raccomandazioni riguardanti la definizione dell'infrazione che precede il riciclaggio, la confisca, l'assistenza giudiziaria, l'estradizione e l'assistenza amministrativa. Nel campo della lotta contro il finanziamento del terrorismo, che da circa un anno fa parte del suo mandato, il GAFI ha precisato il contenuto di due delle sette raccomandazioni speciali adottate nell'ottobre 2001 alla sessione plenaria di Washington. Si tratta di raccomandazioni sulla trasparenza dei sistemi elettronici di pagamento e sull'utilizzo delle organizzazioni a scopo non lucrativo per il finanziamento del terrorismo. Il GAFI ha inoltre iniziato un processo d'individuazione dei Paesi che necessitano di assistenza tecnica per migliorare i loro sistemi di lotta contro il finanziamento del terrorismo. Questo aiuto sarà fornito congiuntamente con il FMI, la Banca mondiale e l'ONU.

6

Aiuto finanziario In occasione del decimo anniversario dell'adesione della Svizzera alle istituzioni di Bretton Woods, nel mese di maggio si è riunita a Berna la conferenza annuale della Rete internazionale dei parlamentari della Banca mondiale. Il Vertice mondiale di Johannesburg sullo sviluppo sostenibile ha rappresentato il trampolino di lancio per i programmi di sviluppo nel settore dell'ambiente.

6.1

Istituzioni multilaterali di finanziamento

Le relazioni della Svizzera con le istituzioni di Bretton Woods hanno caratterizzato le celebrazioni per il decimo anniversario dell'adesione della Svizzera a tali istituzioni. Cogliendo questa occasione, il presidente della Banca mondiale James Wolfensohn ha visitato la Svizzera. Inoltre, dal 9 all'11 maggio si è tenuta a Berna la terza conferenza annuale della Rete internazionale dei parlamentari della Banca mondiale. La chiusura delle negoziazioni sulla ricostituzione del fondo dell'Associazione internazionale per lo sviluppo (International Development Association, IDA) e della Banca africana di sviluppo consente a queste istituzioni di fare fronte nei prossimi anni ai loro obblighi in materia di cooperazione allo sviluppo.

799

Le negoziazioni sulla ricostituzione dei fondi dell'Associazione internazionale per lo sviluppo (IDA) e il Fondo africano di sviluppo sono state concluse con successo nel corso dell'anno in rassegna. È probabile che il controllo delle capacità e degli strumenti finanziari delle banche multilaterali di sviluppo, iniziato nel 2001, sfoci, tenendo conto del degrado dell'economia mondiale, in una richiesta di ricostituzione di fondi da parte della Banca asiatica di sviluppo o della Banca interamericana di sviluppo.

6.1.1

Gruppo della Banca mondiale

Il Gruppo della Banca mondiale ha sede a Washington D.C. ed è composto dalla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS), dall'Associazione internazionale per lo sviluppo (IDA), dalla Società finanziaria internazionale (International finance Corporation, IFC) e dall'Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti (Multilateral Investment Guarantee Agency, MIGA). L'obiettivo comune è la lotta contro la povertà e il miglioramento del livello di vita nei Paesi in sviluppo. La Svizzera è membro del gruppo dal 1992, con un direttore esecutivo nei consigli d'amministrazione delle quattro organizzazioni.

Nell'anno in rassegna la Banca mondiale ha assunto impegni per un ammontare di 19,5 miliardi di dollari per nuovi progetti e programmi nei Paesi in sviluppo (anno precedente: 17,3 miliardi di dollari). Una buona parte di questo denaro proviene dall'IDA, che con 8,1 miliardi di dollari, rispetto ai 6,8 miliardi dell'anno passato, ha realizzato il volume più elevato di impegni della propria storia. Ciò è da attribuirsi principalmente alla crescita del volume delle operazioni in Africa e nell'Asia meridionale. Gli impegni della BIRS sono aumentati da 10,5 a 11,5 miliardi di dollari.

Il 2002 è stato contrassegnato per la Svizzera dalle celebrazioni per il decimo anniversario della sua adesione alle istituzioni di Bretton Woods. In questa occasione, il 10 maggio è stato ufficialmente invitato il presidente della Banca mondiale James D.

Wolfensohn, e dal 9 all'11 maggio al Palazzo federale di Berna si è svolta la terza conferenza della Rete internazionale dei parlamentari della Banca mondiale.

Alla riunione primaverile e anche all'assemblea annuale delle istituzioni di Bretton Woods, la Svizzera era rappresentata dal capo del DFE in qualità di governatore della Banca mondiale e dal capo del DFF come vice governatore del Fondo monetario internazionale. La Svizzera ha colto l'occasione per chiedere ai Paesi industrializzati di adottare una politica commerciale e di sviluppo più coerente. Al centro dei dibattiti vi è stata la realizzazione delle iniziative lanciate dalle conferenze dell'ONU a Monterrey (marzo 2002) e a Johannesburg (settembre 2002) per raggiungere gli «obiettivi di sviluppo del millennio» dell'ONU (Millenium Development Goals). Tra gli obiettivi emergono il dimezzamento
entro il 2015 della popolazione che vive in povertà assoluta, la scolarizzazione universale a livello di scuola elementare («Educazione per tutti») e la diminuzione della mortalità infantile.

Per realizzare l'iniziativa «Educazione per tutti» (si prevede l'insegnamento per tutti i bambini a partire dal 2015 e l'eliminazione della discriminazione tra i sessi a partire dal 2005) la Banca mondiale ha presentato un piano d'azione. Inoltre, la Banca si 800

è impegnata a valutare con maggiore precisione i risultati pratici ottenuti, in particolare inserendo indicatori di rendimento nelle strategie per Paese e per settore e redigendo un rapporto annuale con la descrizione dei risultati ottenuti. La Banca si rifiuta tuttavia di essere considerata la sola responsabile dei risultati legati allo sviluppo. Questi risultati sono innanzitutto il frutto degli sforzi congiunti tra i Paesi in sviluppo stessi e l'insieme dei finanziatori, multilaterali e bilaterali. Inoltre, la Banca vuole incoraggiare i Paesi industrializzati a ridurre le incoerenze esistenti tra le politiche di cooperazione per lo sviluppo e le politiche commerciali poco favorevoli alle esportazioni da parte dei Paesi poveri.

I negoziati relativi alla tredicesima ricostituzione del fondo dell'IDA si sono conclusi il 1° luglio a Londra. L'importo globale di questa ricostituzione, che permetterà all'IDA di assolvere i propri impegni per gli anni dal 2002 al 2005, ammonterà a 18 miliardi di Diritti speciali di prelievo (DSP), cioè all'equivalente di 39,2 miliardi di franchi. La parte della Svizzera raggiunge il 2,43 per cento, che corrisponde a 530,7 milioni di franchi suddivisi negli anni tra il 2003 e il 2011. L'obiettivo primario dell'IDA è la lotta contro la povertà. L'istituzione è stata invitata a essere più selettiva nella scelta delle sue attività, a rafforzare le sue cooperazioni con gli altri finanziatori e con le istituzioni multilaterali e le è stato chiesto di aprirsi maggiormente alla partecipazione dei parlamenti dei Paesi in sviluppo. Si è inoltre deciso che una percentuale tra il 18 e il 21 per cento delle risorse dell'IDA-13 sarà accordata sotto forma di donazione. Questa decisione è il risultato di un compromesso tra gli Stati Uniti e la quasi totalità degli altri finanziatori, compresa la Svizzera. Infatti, gli Stati Uniti desideravano trasformare in donazioni la metà dei prestiti senza interessi dell'IDA, mentre gli altri Paesi erano favorevoli a un aumento molto più limitato delle donazioni per evitare una diminuzione delle risorse future dell'IDA a causa di una riduzione dei rimborsi e a un doppio impiego con le Nazioni Unite, che sono specializzate nella ripartizione delle donazioni.

Durante il passato anno fiscale l'IFC ha realizzato un utile di 161 milioni di dollari,
rispetto ai 241 milioni dell'anno precedente. Questa diminuzione è dovuta al clima di incertezza che regna sull'economia mondiale, ma innanzitutto all'esposizione dell'IFC in Argentina. Nonostante questa situazione difficile, l'IFC è riuscita a sottoscrivere impegni in forma di crediti, di garanzie o di partecipazioni al capitale per circa 3,1 miliardi di dollari. Questo importo corrisponde a un aumento del 14 per cento rispetto all'anno precedente (2,7 miliardi di dollari). L'IFC è riuscita a mobilitare 700 milioni di dollari supplementari presso le istituzioni finanziarie. Sul piano strategico, nonostante le gravose perdite in Argentina, l'IFC a confermato il suo appoggio a questo Paese in qualità di partner di lunga data. Sul piano istituzionale, ha reagito all'andamento negativo degli affari procedendo a una riorganizzazione interna.

Le garanzie concesse dal MIGA corrispondono a 1,4 miliardi di dollari nel 2002, rispetto ai 2,0 miliardi di dollari dell'anno precedente. Questa diminuzione è anche legata alla turbolenza dell'economia mondiale e alla riduzione degli investimenti nei Paesi in sviluppo.

Il Fondo mondiale per l'ambiente (Global Environment Fund ­ GEF) istituito nel 1999, serve alla promozione del trasferimento di adeguate tecnologie. Nell'anno in rassegna, il GEF ha raccolto circa 3 miliardi di dollari: 2,5 miliardi provengono dai 32 Paesi donatori, mentre il resto è stato mobilitato con mezzi interni. La Svizzera prevede un contributo di 99 milioni di franchi.

801

6.1.2

Banche regionali di sviluppo

I compiti principali delle Banche africana, asiatica e interamericana di sviluppo sono la diminuzione della povertà e la promozione della cooperazione interregionale, nonché l'integrazione regionale. Queste tre banche, con sede rispettivamente a Abidjan, Manila e Washington D.C., sono per molti Paesi la fonte più importante di valuta. Con il FMI gestiscono anche un numero sempre maggiore di progetti di adattamento macroeconomico. La Svizzera non ha un proprio direttore esecutivo nei tre consigli d'amministrazione, ma è rappresentata da Stati membri dei gruppi di voto e da consiglieri svizzeri.

6.1.2.1

Banca africana di sviluppo

Dal periodo estivo in poi le attività della Banca africana di sviluppo hanno nuovamente subito importanti fluttuazioni a causa dell'instabilità in Costa d'Avorio, dove si trova la sede della Banca. Questa situazione ha influenzato negativamente il corso normale degli affari dell'istituzione. La Banca ha anche adottato misure per migliorare la sicurezza del personale e per un eventuale trasferimento all'estero delle sue funzioni principali. Nonostante questa situazione, la Banca ha proseguito i propri sforzi per migliorare la qualità e l'efficacia dei suoi interventi a favore dello sviluppo e per ottimizzare la propria gestione finanziaria. All'inizio del 2002, l'istituzione è stata riorganizzata.

Il 24 settembre a Oslo, i Paesi donatori del Fondo africano di sviluppo (lo sportello concessionale della Banca) hanno concluso il ciclo di negoziazioni sulla nona ricostituzione delle risorse del fondo (FAD-IX). Le parti si sono accordate su un livello di ricostituzione di 2,37 miliardi di unità di calcolo (circa 5,12 miliardi di franchi) per coprire le operazioni del Fondo durante il periodo dal 2002 al 2004. La parte della Svizzera in questa ricostituzione ammonta al 3 per cento (contro il 3,2 % dell'FAD-VIII), pari a un importo di 153,47 milioni di franchi. La diminuzione della nostra parte si spiega con importanti vincoli di budget della Confederazione e con il deprezzamento particolarmente forte della nostra moneta rispetto all'unità di calcolo della Banca. I Paesi donatori hanno comunque deciso di mettere a disposizione dal 18 al 21 per cento delle risorse sotto forma di donazioni e non di crediti.

6.1.2.2

Banca asiatica di sviluppo

La ADB si è occupata anzitutto della riorganizzazione decisa l'anno precedente.

Tale riorganizzazione è caratterizzata da un maggiore decentramento e da un migliore coordinamento interno, nonché da uno spazio più ampio dedicato allo sviluppo del settore privato. Per contro, gli sforzi intrapresi per una ricapitalizzazione dell'istituzione non hanno registrato alcun progresso.

L'ADB, in stretta collaborazione con la Banca mondiale e l'UNDP, ha reagito in modo mirato e coordinato alla crisi in Afghanistan e alle sue ripercussioni sui Paesi vicini. Si è quindi impegnata a mettere a disposizione 500 milioni di dollari delle sue risorse concessionali per la ricostruzione del Paese.

802

6.1.2.3

Banca interamericana di sviluppo

L'America Latina e i Caraibi sono stati segnati da una profonda instabilità economica e politica, che ha aggravato ulteriormente la situazione dei più poveri. Le ripercussioni sulle attività della Banca sono state altrettanto importanti, dal momento che oltre la metà del suo portafoglio si concentra su tre Paesi: Argentina, Brasile e Messico.

La Banca ha modernizzato i suoi strumenti di credito per meglio tenere conto della diversità dei bisogni dei Paesi beneficiari dei crediti. È stato definito un nuovo quadro per la concessione dei crediti con tre rami: uno per il finanziamento dei progetti tradizionali, uno per il finanziamento delle misure di adattamento strutturale e uno per il sostenimento degli aiuti finanziari in caso di crisi.

Il rapporto di un gruppo di esperti esterni consiglia alla Banca l'utilizzo dei metodi di lavoro più innovativi. In particolare sarebbe utile conferire maggiore peso alla promozione del settore privato e alla mobilitazione del capitale per lo sviluppo di questo settore. Per mobilitare maggiori risorse per lo sviluppo della regione, sarebbe necessario utilizzare per i prestiti il capitale di garanzia dei Paesi membri della Banca.

A novembre il presidente Enrique Iglesias è stato rieletto per il quarto mandato consecutivo di cinque anni.

6.1.3

Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS)

La BERS è stata fondata nel 1991 per favorire il passaggio dei Paesi dell'Europa centrale e orientale e della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) a una economia di mercato. La BERS è attiva in 27 Paesi, nei quali si sforza di promuovere la concorrenza, la privatizzazione e la creazione di imprese. Attualmente dispone di un capitale sociale di 20 miliardi di euro e conta 62 membri, compresa l'Unione europea e la Banca europea d'investimento (BEI).

Nonostante la situazione delicata dell'economia mondiale, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) prevede per il 2002 nuovamente un risultato positivo, sia per quanto riguarda il volume d'affari, sia per quanto riguarda gli utili.

Questo risultato è da attribuire soprattutto al clima economico sostanzialmente positivo nei Paesi in cui opera la Banca. Le altre previsioni sono attualmente più rischiose a causa della situazione economica mondiale, della volatilità del prezzo delle materie prime e dell'atteso rallentamento delle riforme nei Paesi situati nel raggio d'azione della Banca.

Alla conferenza annuale tenutasi a Bucarest il 19 e 20 maggio, la Svizzera ha presentato le importanti sfide da affrontare in Asia centrale e ha chiesto che la comunità internazionale aumenti il suo impegno nella regione. I Paesi devono tuttavia assumersi le proprie responsabilità e migliorare il clima degli investimenti. La BERS potrebbe partecipare a questo sforzo concentrando il suo aiuto sulla promozione delle piccole e medie imprese.

803

Un sondaggio del Segretariato di Stato dell'Economia (Seco) rivela che gli strumenti della BERS sono troppo poco noti alle imprese svizzere, in particolare alle PMI. In occasione della sua visita in Svizzera dal 27 al 29 ottobre, il presidente della BERS Lemierre ha firmato a Zurigo un accordo di cooperazione con la «Swiss Organization for facilitating Investments» (SOFI), che dovrebbe rafforzare la presenza della Banca sul mercato svizzero.

La Svizzera ha partecipato attivamente al finanziamento dei progetti eseguiti sotto l'egida della BERS in materia di sicurezza nucleare. Si tratta di progetti miranti al miglioramento della sicurezza delle centrali nucleari nell'Europa dell'Est e in Russia, al sostegno finanziario per la chiusura di tre centrali nucleari in Bulgaria (Kozloduy), Lituania (Ignalina) e Slovacchia (Bohunice) nonché al finanziamento della costruzione di un manto di protezione per il «sarcofago» della centrale nucleare di Cernobyl esplosa nel 1986.

6.2

Misure di aiuto ai Paesi in sviluppo o in transizione

Nell'ambito della cooperazione economica, nel 2002 la Svizzera ha impegnato 165,5 milioni di franchi nei Paesi in sviluppo e 92, 2 milioni di franchi nei Paesi in transizione. Questo impegno si è realizzato nei settori dell'aiuto macroeconomico, della promozione degli investimenti, del finanziamento delle infrastrutture e della cooperazione commerciale e nel campo della tecnologia ambientale.

Il Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, tenutosi in autunno a Johannesburg ha rappresentato il trampolino di lancio per i programmi di sviluppo nel settore ambientale.

6.2.1

Paesi in sviluppo

6.2.1.1

Aiuto macroeconomico: aiuti budgetari e misure di riduzione del debito

Gli aiuti alla bilancia dei pagamenti e gli aiuti budgetari permettono di sostenere, nel Paese in sviluppo, le riforme economiche che puntano a migliorare le condizioni economiche quadro e quindi a favorire gli investimenti e a stimolare la crescita. Lo scopo finale di queste misure è quello di diminuire notevolmente la povertà nei Paesi in cui vengono applicate. Gli aiuti budgetari della Svizzera devono essere inseriti nell'ambito delle strategie nazionali di lotta contro la povertà dei Paesi partner e implicano una stretta collaborazione con altri Paesi donatori e le istituzioni finanziarie internazionali (FMI, Banca mondiale). Esse sono messe a disposizione solo di Paesi disponibili all'adozione di riforme e aperti al dialogo, e la Svizzera conferisce particolare importanza al coinvolgimento dei rispettivi parlamenti, del settore privato e della società civile. Nell'anno in rassegna la Svizzera ha accordato aiuti budgetari al Burkina Faso (6 milioni di franchi), al Ghana (7,5 milioni di franchi), al Mozambico (8 milioni di franchi) e alla Tanzania (8 milioni di franchi), contribuendo in questo modo a riforme strutturali (settore finanziario, tesoreria, settore fiscale) nell'ambito di programmi per la lotta contro la povertà.

804

La Svizzera ha potenziato il suo sostegno per lo sviluppo di un settore bancario efficace nei Paesi in sviluppo. In collaborazione con Canada, Gran Bretagna, Banca mondiale e FMI ha quindi creato un fondo fiduciario (FIRST, Financial Sector Reform and Strengthening Initiative) che sostiene rapidamente e in funzione della richiesta formulata dai Paesi in sviluppo e in transizione, progetti che riguardano il settore finanziario, quali la sorveglianza delle banche, lo sviluppo del mercato dei capitali e la lotta contro il riciclaggio di denaro. Per i quattro prossimi anni la Svizzera si è impegnata a versare un contributo annuo di 3,5 milioni di franchi.

Durante l'anno in rassegna, il nostro Paese ha concesso un nuovo contributo sostanziale per il finanziamento dell'iniziativa della Banca mondiale e del FMI al fine di ridurre il debito dei Paesi fortemente indebitati (Iniziativa HIPC). Quest'ultima ha permesso di ridurre notevolmente il debito di oltre 25 Paesi. La Svizzera, con 1 milione di franchi, e altri quattro Paesi donatori hanno sostenuto un programma di aiuto tecnico che dovrà consentire il miglioramento della gestione del debito.

6.2.1.2

Promozione degli investimenti

Con la promozione di misure d'investimento s'intende sostenere il settore privato e gli investimenti privati nei Paesi in sviluppo e in transizione. Le misure sono volte a (1) migliorare le condizioni quadro per gli investimenti nei Paesi in sviluppo, (2) apportare il sostegno tecnico alle imprese e favorire l'incontro degli eventuali partner commerciali e (3) mettere a disposizione, nei Paesi beneficiari, il capitale a lungo termine per le imprese. Queste misure sono in particolare destinate alle piccole e medie imprese, che costituiscono la colonna vertebrale del settore privato e sono le prime a soffrire delle restrizioni in vigore nei Paesi partner.

Nell'anno in rassegna la Svizzera ha rinnovato il suo appoggio al Foreign Investment Advisory Service (FIAS) della Banca mondiale, che fornisce la consulenza ai governi in materia di organizzazione di un contesto favorevole agli investimenti privati. A questo proposito è stato preso in particolare considerazione l'Africa australe.

Inoltre la Svizzera, con 4,8 milioni di franchi, ha partecipato a una nuova facilità della Banca mondiale nell'Africa settentrionale a favore delle PMI. Tale facilità aiuta le PMI locali nei progetti d'investimento e contribuisce a migliorare il contesto istituzionale e normativo nel quale si sviluppano le imprese private nei Paesi interessati. La Svizzera si è anche impegnata nella ricostituzione di una facilità della Banca mondiale che dal 1997 opera con successo a favore delle PMI nella regione del Mekong. Il mandato alla fondazione Swiss Organisation for Facilitating Investments (SOFI) è stato rinnovato. Una valutazione esterna ha evidenziato i risultati positivi ottenuti e il contributo annuo è stato aumentato a 4,5 milioni di franchi. La SOFI fornisce informazioni sui Paesi nostri partner, mette a contatto partner commerciali e organizza seminari destinati agli investitori. Infine la Svizzera ha finanziato un programma della Multilateral Investment Guarantee Agency (MIGA) per sostenere le agenzie di promozione degli investimenti in quattro Paesi dell'Africa meridionale.

Negli impegni con gli intermediari finanziari è stata conferita particolare importanza ai fondi di capitali di rischio per le PMI. Sono stati assunti nuovi impegni: 8 milioni di franchi in America centrale (Central American Growth Fund) e 4,5 milioni di franchi nella regione del Mekong (Mekong Enterprise Fund). In Cina la Svizzera è 805

in prima linea con il governo cinese nella prima società di gestione basata su Private-Equity-Funds con partecipazione straniera. Inoltre, è stato sviluppato un programma per l'apertura di linee di credito in moneta locale e di «linee di credito verdi» (destinate a favorire l'introduzione di metodi di produzione rispettosi dell'ambiente). Queste dovranno essere introdotte sui mercati poco sviluppati per i quali la concessione di capitale di rischio è ancora prematura. I primi progetti concreti dovrebbero essere realizzati all'inizio del 2003.

6.2.1.3

Finanziamenti misti e fondi di compensazione

Nel settore dei finanziamenti misti sono stati sottoscritti nuovi accordi con il Guatemala, la Giordania e il Vietnam, nonché un accordo quadro con la Cina. In questa occasione sono state definite nuove direttive per l'utilizzo dello strumento dei finanziamenti misti. L'idea è quella di concentrarsi su un numero ridotto di Paesi che presentano un profilo adatto e di limitare l'aiuto unicamente a progetti non realizzabili commercialmente (soprattutto le infrastrutture sociali e la protezione dell'ambiente) per i quali è giustificato un finanziamento concessionale. Così ad esempio l'accordo con il Guatemala si limita al settore del catasto, che in effetti è conforme alle regole concordate dai Paesi dell'OCSE già nel 1992, le quali prevedono che i crediti misti debbano essere garantiti esclusivamente a progetti non realizzabili dal punto di vista commerciale.

6.2.1.4

Cooperazione commerciale e nel settore della tecnologia ambientale

Nell'ambito del Vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile, tenutosi a Johannesburg dal 26 agosto al 4 settembre, il Seco ha lanciato diversi progetti per la promozione dello sviluppo sostenibile nei Paesi in sviluppo e in transizione. Ad esempio è stato avviato un programma in collaborazione con l'Organizzazione internazionale del lavoro (ILO) a Ginevra (cfr. n. 4.4.5) per offrire servizi di consulenza alle PMI di Paesi in sviluppo o in transizione in materia di norme del lavoro, affinché queste imprese possano meglio integrarsi nella catena di produzione internazionale. Il programma si basa sui centri di tecnologia esistenti (Cleaner Production Centers) per attuare le convenzioni internazionali sull'ambiente. Inoltre, la Svizzera ha lanciato, in collaborazione con l'UNCTAD (Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo), un'iniziativa nell'intento di promuovere il commercio sostenibile dei prodotti della biodiversità e dei servizi. In un primo tempo si tratterà di creare, con partner locali, un mercato per i prodotti della biodiversità provenienti dai Paesi andini e dell'Amazzonia. Infine, il capo del DFAE ha inaugurato un centro di tecnologia ambientale in Sudafrica. Questo progetto realizzato dall'UNIDO è stato finanziato congiuntamente dall'Austria e dalla Svizzera.

Nell'anno in rassegna sono stati realizzati due ulteriori centri di tecnologia ambientale in India e in Cina. Lanciato l'anno scorso, il progetto pilota per l'istituzione di un servizio di certificazione dei prodotti biologici nel sud dell'India si è ora concluso.

806

I servizi offerti dal Programma svizzero di promozione delle importazioni (Swiss Import Promotion Program, SIPPO) sono stati sollecitati soprattutto dall'Egitto, dal Ghana, dall'India e dall'Indonesia. Il progetto di promozione delle importazioni dei prodotti dalle colture acquatiche biologiche lanciato in Vietnam ha avuto un riscontro positivo.

Per superare il divario digitale delle PMI nel commercio internazionale, per aumentarne la capacità informatica e contribuire alla loro competitività internazionale, è stato avviato un programma ITC (tecnologie dell'informazione e della comunicazione). Le istituzioni per la promozione delle esportazioni e le PMI interessate acquisiranno una certa conoscenza degli strumenti e dei servizi che operano su base digitale.

Nell'ambito dei suoi sforzi per moltiplicare i centri d'informazione nelle regioni in sviluppo, il Seco partecipa alla costruzione di un centro regionale di diritto commerciale in Sudafrica (Trade Law Center ­ TRALAC).

6.2.2

Europa centrale e orientale e CSI

Negli ultimi anni la cooperazione con l'Europa orientale e la CSI si è ampliata. La cooperazione con il sud-est dell'Europa si è ulteriormente sviluppata dopo la crisi dei Balcani e l'istituzione del Patto di stabilità. La Repubblica federale di Jugoslavia, in qualità di membro del gruppo di voto della Svizzera nelle istituzioni di Bretton Woods e della BERS, ha inoltre beneficiato del sostegno per il proprio inserimento nelle istituzioni finanziarie internazionali. Anche la cooperazione con i Paesi dell'Asia centrale ha continuato a svilupparsi in vista della responsabilità politica della Svizzera nella sua funzione di capofila del gruppo di voto sopra citato e in relazione all'importanza della stabilizzazione della regione dopo il cambiamento di regime in Afghanistan. Questo notevole impegno, che dovrebbe continuare nei prossimi anni, ha rapidamente esaurito il terzo credito quadro per la cooperazione con l'Europa orientale e gli Stati della CSI (FF 1999 2229), rendendone quindi necessario un aumento e una proroga (cfr. decreto federale del 13 giugno 2002, FF 2002 3983).

6.2.2.1

Aiuto finanziario

Gli aiuti finanziari sono prestati per la ricostruzione e la modernizzazione delle infrastrutture in particolare nei settori elettrico, acqua, riscaldamento a distanza e catasto. Il settore privato è sempre più associato alla realizzazione di questi progetti.

Attualmente gli aiuti si concentrano soprattutto sul sud-est dell'Europa (Albania, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Repubblica federale di Jugoslavia, Macedonia e Romania), in Azerbaigian e nei Paesi dell'Asia centrale (in particolare in Kirghizistan, in Tagikistan e Uzbekistan) e, per attività puntuali, in Russia e Ucraina.

In Albania, sono stati attribuiti i mandati per la costruzione di una stazione di distribuzione della corrente elettrica a Durres. In Romania il progetto di riscaldamento a distanza STEP nelle città di Buzau e Pascani si è concluso con successo e un altro progetto dello stesso tipo, riguardante Bucarest, è in corso di elaborazione con la BERS. Anche in Bulgaria (Sofia) è stato avviato un progetto di riscaldamento a 807

distanza. Nell'ambito del Municipal Environmental Action Program della BERS, in Macedonia è iniziato il processo di risanamento della stazione di depurazione di Kumanovo e nuovi progetti riguardanti l'energia sono in corso di studio. Nella Repubblica federale di Jugoslavia, dopo un aiuto urgente che ha permesso la riparazione e il miglioramento della rete elettrica, è stato lanciato un progetto a lungo termine per lo sviluppo di un centro nazionale di controllo elettrico.

In Asia centrale sono stati potenziati i finanziamenti per le infrastrutture. Ad esempio in Kirghizistan è stato realizzato in ambito catastale un progetto di fotografie aeree per avere un quadro più chiaro della topografia del Paese. In Uzbekistan sono in corso alcuni progetti per il ripristino della rete di riscaldamento a distanza di Andijan e per il risanamento del sistema di approvvigionamento dell'acqua a Buchara e Samarcanda. I lavori di gestione delle società d'approvvigionamento sono garantiti nel quadro dei mandati di gestione assegnati a gestori stranieri privati. In Tagikistan, grazie a un esemplare cofinanziamento della Banca mondiale, dell'FMI e dell'Aga Khan Fund for Economic Development, è stato avviato un progetto in campo elettrico. Il progetto, che intende garantire una fornitura minima di corrente alla popolazione povera, è finanziato da crediti, investimenti privati e da sovvenzioni.

La cooperazione in materia di infrastrutture è continuata inoltre con la Russia, l'Azerbaigian e con l'Ucraina. In Azerbaigian, a Baku, è stato avviato un grosso progetto per l'approvvigionamento dell'acqua.

6.2.2.2

Aiuto macroeconomico

La Svizzera ha appoggiato il processo di riforma in Kirghizistan con un cofinanziamento del programma di adeguamento strutturale della Banca mondiale (8,8 milioni di franchi). La riforma intende semplificare le condizioni quadro per l'economia privata, migliorare gli aspetti fiscali, risanare le aziende d'approvvigionamento e utilizzare in modo più razionale le sovvenzioni nel settore sociale. Inoltre, nell'ambito dei negoziati con il Club di Parigi e dei creditori commerciali, il Kirghizistan ha beneficiato di un sostegno riguardante la riconversione del suo debito estero divenuto particolarmente gravoso. Un programma regionale è stato avviato a favore di cinque Paesi dell'Asia centrale e del Caucaso per consentire una migliore gestione del loro indebitamento. Su mandato della Svizzera, questo programma viene attuato dal Fondo monetario internazionale. In questo contesto l'attuale fondo fiduciario del FMI è stato aumentato di 2 milioni di franchi. In Azerbaigian è stato lanciato, in collaborazione con la banca centrale, un progetto di potenziamento del settore finanziario.

6.2.2.3

Promozione degli investimenti

La promozione degli investimenti è stata orientata in particolare all'avvio di nuove attività in Asia centrale. Con il Gruppo della Banca mondiale si è potuto stabilire un ampio programma di assistenza tecnica per migliorare le condizioni quadro sottoposte alle PMI e sostenere queste ultime. I principali elementi di questo programma sono il sostegno ai governi nell'elaborazione delle regole di leasing nonché la for808

mazione e la consulenza messe a disposizione di istituti finanziari locali che operano in questo campo. Grazie al sostegno fornito da questo programma, tre Paesi hanno già adottato disposizioni legali sul leasing. In tre Paesi dell'Asia centrale, la Svizzera ha apportato un contributo di 5 milioni di franchi a favore del Trade Facilitation Program della BERS che consiste nel garantire finanziamenti di transazioni commerciali. Sempre nell'Asia centrale, la Svizzera ha contribuito con 8 milioni di franchi a un nuovo fondo d'investimento (Central Asian Small Enterprise Fund), che offre alle piccole e medie imprese diversi strumenti di finanziamento e consulenza.

6.2.2.4

Cooperazione commerciale e in materia di tecnologia ambientale

I servizi del programma svizzero di promozione delle importazioni (Swiss Import Promotion Program, SIPPO) sono stati ulteriormente sollecitati in Bosnia-Erzegovina, Bulgaria e Romania. Detto programma ha permesso di sostenere le PMI di questi Paesi orientate alle esportazioni nei settori dei prodotti agricoli e biologici, delle erbe medicinali, dei mobili e dei prodotti in legno, nonché in campo tessile e software. Il SIPPO ha inoltre aperto una nuova rappresentanza in Macedonia, dove a partire dal 2003 sarà avviato un nuovo programma di promozione delle esportazioni.

In Bulgaria, in collaborazione con l'Istituto di ricerca per l'agricoltura biologica e l'Istituto per l'ecologia di mercato (IMO), è in corso un progetto per la creazione di un organismo di certificazione dei prodotti biologici che benefici del sostegno locale. Al Paese dovrebbe in questo modo essere consentito l'accesso al prospero mercato dei prodotti biologici in Svizzera e nell'UE, contribuendo allo sviluppo di un'agricoltura bulgara più ecologica.

In Asia centrale (Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan) è stato avviato in collaborazione con il Centro del commercio internazionale (CCI) di Ginevra un importante programma regionale di promozione del commercio destinato alle PMI. Lo scopo finale dell'operazione è quello di sostenere lo sviluppo e la diversificazione del commercio estero di questi Paesi, consentendo loro di inserirsi con successo nel sistema commerciale multilaterale.

7

Rapporti bilaterali La rete di accordi bilaterali ­ complementari alle convenzioni multilaterali ­ si è ulteriormente ampliata nei campi della cooperazione economica, della protezione degli investimenti e della doppia imposizione fiscale. Delegazioni svizzere, comprendenti anche rappresentanti dell'economia privata, hanno visitato tutta una serie di mercati emergenti come Messico, Kazakistan, Romania e Vietnam.

Per la prima volta due missioni ­ in Cina e in Finlandia ­ sono state organizzate congiuntamente dal Segretariato di Stato dell'economia, dall'Aggruppamento per la scienza e la ricerca e dall'Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia allo scopo di presentare all'estero un'immagine più globale di quanto la Svizzera può offrire.

809

7.1

Europa occidentale

Con i Paesi dell'Europa occidentale vengono intrattenuti regolari e intensi contatti a livello governativo e tra alti funzionari. Vero è che le relazioni economiche con l'estero dei Paesi dell'Europa occidentale vengono in gran parte curate dall'UE.

Tuttavia gli incontri bilaterali conservano tutta la loro importanza per quanto concerne la discussione di questioni bilaterali e problemi economici specifici e per di più permettono di prendere posizione su temi multilaterali. Offrono inoltre l'opportunità di far capire la posizione della Svizzera nel processo di integrazione europea, soprattutto per quanto concerne i nuovi negoziati con l'UE. Nell'anno in esame la crescita economica e gli investimenti hanno subito un forte regresso nell'Europa occidentale. Tale situazione si è ripercossa negativamente sulle esportazioni e importazioni del nostro Paese, che nei primi otto mesi sono diminuite rispettivamente del 4 per cento e dell'8 per cento. Il 1º giugno sono entrati in vigore gli accordi bilaterali con l'UE (cfr. n. 3).

A marzo il capo del DFE ha effettuato una visita a Roma, il dialogo è poi proseguito a settembre in occasione della visita a Berna del vicepresidente del Consiglio dei ministri italiano. Sempre a marzo, il capo del DFE ha anche compiuto una visita ufficiale in Turchia, accompagnato da una delegazione economica. Scopo della missione era rafforzare e intensificare le relazioni economiche e commerciali. Un'altra visita lo ha condotto in Spagna in aprile. L'incontro annuale tra i ministri dell'ecoomia di Germania, Austria e Svizzera nel 2002 ha avuto luogo, secondo il turno previsto, nel nostro Paese, a Morat. In novembre il capo del DFE ha compiuto una visita di lavoro in Gran Bretagna. Un'importante delegazione economica e scientifica con numerosi rappresentanti di aziende attive nei settori della nanotecnologia, della biotecnologia e della tecnologia della comunicazione si è recata in ottobre in Finlandia sotto la direzione del Segretario di Stato dell'economia, del Segretario di Stato per la scienza e la ricerca e del Direttore dell'Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia.

Nell'anno in rassegna è stato possibile riprendere l'esportazione di bestiame vivo in diversi Paesi. Ma l'Italia e l'Austria non permettono tuttora nessuna importazione a causa della
malattia della BSE, nonostante tali divieti siano in contrasto con le disposizioni dell'OMC e dell'UE. Tale circostanza è stata nuovamente fatta notare ai suddetti Paesi in occasione di contatti bilaterali. Svizzera e Germania hanno firmato una dichiarazione comune riguardo alle zone industriali transfrontaliere. Essa costituisce la base di partenza per l'elaborazione di un progetto concreto per la creazione di un parco industriale che sarà situato nella zona transfrontaliera tra il comune di Neuhausen a. Rh. e Jestetten (Germania) e prevede condizioni speciali per le aziende che vi si insedieranno.

Nel corso dell'anno in esame, tra le autorità indipendenti di sorveglianza italiana e svizzera è stato firmato un accordo di cooperazione in materia di acquisti pubblici.

Tali istanze di sorveglianza sono previste nell'accordo bilaterale sugli appalti pubblici concluso con l'UE (RS 0.172.052.68). In Svizzera tale compito è assegnato alla «Commissione degli acquisti pubblici Confederazione/Cantoni (CACC)», conformemente all'ordinanza del 1º dicembre 1995 sugli acquisti pubblici (art. 68 OAPub; RS 172.056.11, RU 2002 886) e alla decisione della Conferenza dei governi cantonali del 2 settembre 1996. A norma dell'accordo bilaterale con l'UE, tali autorità di sorveglianza sono competenti per esaminare reclami o ricorsi in merito all'applica-

810

zione dell'accordo stesso. La collaborazione tra le diverse autorità di sorveglianza in materia di acquisti pubblici deve contribuire a un rapido ed efficiente disbrigo delle questioni transfrontaliere. L'autorità di sorveglianza svizzera si adopera per ampliare progressivamente tale collaborazione, specie con i Paesi vicini.

7.2

Europa centrale e orientale e CSI

Nei Paesi dell'Europa centrale e orientale la crescita è stata sostenuta dalle riforme economiche, portate avanti con determinazione nel contesto delle trattative per l'adesione all'UE, nonché dalla forte domanda interna. A eccezione della Polonia, la regione ha registrato in media tassi di crescita superiori a quelli dei Paesi di Eurolandia. Mantenere sotto controllo il bilancio pubblico e ridurre il tasso di disoccupazione sono le principali sfide che devono affrontare i governi di tali Paesi.

Nonostante l'andamento fiacco dell'economia a livello mondiale, l'Europa centrale e orientale si è dimostrata una regione molto dinamica per il commercio estero svizzero. Al contrario infatti del commercio estero svizzero nel suo complesso, che nei primi otto mesi ha registrato una flessione, gli scambi di merci con i Paesi dell'Europa centrale e orientale sono aumentati. In febbraio il capo del DFE ha guidato una delegazione economica in Polonia e in Ungheria. Tali visite avevano l'obiettivo di intensificare le relazioni economiche con detti Paesi, che nei prossimi anni entreranno a far parte dell'UE e dispongono di un potenziale economico molto promettente. Pure alla cura delle relazioni economiche è servita la missione di una delegazione recatasi in Slovenia in aprile, sotto la guida del Segretario di Stato dell'economia. Nel corso dell'anno in esame sono stati firmati accordi sulla doppia imposizione fiscale con i tre Paesi baltici Estonia, Lettonia e Lituania. Ha avuto luogo per la prima volta una riunione della Commissione economica mista con la Moldavia.

Negli Stati della CSI la crescita economica è stata leggermente più debole rispetto al 2001. In particolare in tali Stati il volume degli investimenti è stato molto modesto.

Le esportazioni svizzere negli Stati della CSI sono aumentate in misura maggiore rispetto alla media delle esportazioni svizzere complessive. In Russia il legislativo ha discusso e approvato numerose leggi economiche che rivestono grande importanza in vista dell'adesione della Russia all'OMC. È significativo al riguardo il fatto che la Russia sia stata riconosciuta dall'UE un'economia di mercato. In dicembre il Segretario di Stato dell'economia ha guidato in Russia una delegazione economica di PMI. In tale occasione ha inaugurato il Swiss Business Hub a Mosca. L'Ucraina da un
lato ha ritrovato il sentiero della crescita economica, ma dall'altro le tensioni politiche interne hanno frenato la realizzazione di riforme economiche urgentemente necessarie. La Bielorussia è rimasta molto isolata a livello internazionale a causa della politica autoritaria del suo presidente e dell'assenza di riforme economiche.

811

7.3

Europa sudorientale

L'Europa sudorientale sta gradatamente riprendendosi dalle conseguenze del declino economico e dell'instabilità politica provocata dalla guerra. Nel complesso l'economia si è stabilizzata ma non ancora consolidata. Per poter incrementare la competitività sui mercati di esportazione si deve proseguire con energia nelle ristrutturazioni economiche.

Il governo di Belgrado, una volta entrato in carica, ha avviato ampie riforme economiche che hanno prodotto una serie di progressi a livello strutturale. La Repubblica federale di Jugoslavia ha il sostegno della Svizzera nel suo processo di adesione all'OMC e nei suoi passi di avvicinamento all'AELS. I problemi politici esistenti tra Serbia e Montenegro rendono tuttavia più difficili i negoziati.

Nonostante il lento miglioramento della situazione economica, sia Albania che Bosnia-Erzegovina dipenderanno ancora a lungo dall'aiuto internazionale. In Albania rappresentano un grave problema per la produzione industriale soprattutto le grandi difficoltà di approvvigionamento energetico. La Svizzera accorda all'Albania e alla Bosnia-Erzegovina ampie agevolazioni doganali, allo scopo di facilitare l'accesso al mercato svizzero dei loro prodotti industriali e agricoli. Bosnia-Erzegovina, Bulgaria, Romania e Macedonia sono Paesi prioritari nell'ambito dello Swiss Import Promotion Program (SIPPO), che ha lo scopo di sostenere le aziende dei Paesi beneficiari nei loro sforzi di penetrare nei mercati di esportazione (cfr. n. 6.2.2.4).

La ricostruzione dei Paesi dell'Europa sudorientale toccati dalla guerra è sostenuta a livello internazionale dal Patto di stabilità. Importanti iniziative economiche del Patto di stabilità sono l'Investment Compact e la Trade Initiative, cui la Svizzera partecipa attivamente. Inoltre, sempre nel quadro del Patto di stabilità, il nostro Paese è impegnato nella realizzazione nella regione di un gran numero di progetti nei settori dell'energia e delle infrastrutture.

L'instaurarsi di relazioni contrattuali bilaterali tra la Svizzera e i Paesi dell'Europa sudorientale è proseguito a ritmo serrato. Con la Bosnia-Erzegovina è stato stipulato un accordo di protezione degli investimenti e sono stati avviati negoziati in vista di un accordo sulla doppia imposizione fiscale. Il 1º giugno è entrato in vigore l'accordo bilaterale di cooperazione
economica con la Repubblica federale di Jugoslavia (FF 2002 1349), mentre continuano i negoziati per un accordo sulla doppia imposizione fiscale e un accordo sulla protezione degli investimenti. Il 1º settembre è entrato in vigore l'accordo di libero scambio tra la Croazia e i Paesi dell'AELS (FF 2002 1251).

Gli scambi commerciali bilaterali con i Paesi dell'Europa sudorientale e gli investimenti delle aziende svizzere in tali Paesi continuano a essere molto limitati. Con i Paesi più sviluppati della regione si delinea tuttavia una tendenza positiva. Il potenziale delle economie in questione lascia prevedere per i prossimi anni un'intensificarsi degli scambi economici. In maggio il capo del DFE ha compiuto una visita in Romania, accompagnato da rappresentanti dell'economia.

812

7.4

Nordamerica

Negli Stati Uniti la recessione economica è stata meno grave del previsto grazie alla rapida e decisiva azione della politica economica americana, sia monetaria che in materia di budget. La ripresa registrata all'inizio del 2002 resta tuttavia ancora fragile, tenuto conto della persistente debolezza dei mercati azionari e delle incerte prospettive del mercato del lavoro. Il consumo privato, che è stato uno dei fattori principali della ripresa, in autunno ha perso sensibilmente slancio. In agosto è stata introdotta la Trade Promotion Authority ­ chiamata in precedenza Fast Track, legge che conferisce al presidente la competenza di negoziare accordi commerciali internazionali che il Congresso può soltanto approvare o respingere, senza poterne tuttavia modificare il contenuto ­ il che consente al governo di aprire più facilmente i mercati. Le probabilità di pervenire a tale risultato sono state però ridotte dall'imposizione di dazi protettivi sulle importazioni di prodotti di acciaio. Tali misure protezionistiche hanno provocato proteste a livello mondiale.

La debolezza della congiuntura americana ha continuato a esercitare un'influenza negativa sull'industria svizzera di esportazione. Nei primi otto mesi dell'anno in esame hanno registrato un regresso sia le nostre esportazioni negli Stati Uniti, ammontanti a 10,5 miliardi di franchi (­6,8 %), sia le importazioni dagli Stati Uniti, ammontanti a 5,6 miliardi di franchi (­9 %).

A margine del Foro economico mondiale (WEF) del febbraio 2002 a New York si è tenuta, sotto l'egida della Commissione economica bilaterale Svizzera-USA, una tavola rotonda sul tema «Bioterrorismo e risposta dell'industria farmaceutica». Il capo del DFE e il ministro americano della sanità hanno diretto i dibattiti, ai quali hanno partecipato responsabili dell'industria farmaceutica dei due Paesi. Questo scambio di vedute potrebbe condurre a medio termine a una raccolta di Best Practices comune alle industrie farmaceutiche, svizzera e americana in particolare. Il capo del DFE ha parimenti colto l'occasione per incontrare il ministro americano dell'economia.

Anche l'economia canadese si è ripresa più rapidamente del previsto dopo la fase di rallentamento iniziata nell'estate 2001 e aggravata dagli attentati negli Stati Uniti.

Spiegano questa evoluzione soprattutto gli sgravi
fiscali, la distensione nella politica monetaria e la ripresa della fiducia dei consumatori e delle aziende. Nei primo otto mesi le esportazioni svizzere in Canada hanno raggiunto 1064 milioni di franchi (+9,9 %) e le importazioni 325 milioni di franchi (­10,6 %). In agosto, in occasione del Forum sul federalismo a San Gallo, il presidente della Confederazione si è incontrato con il primo ministro canadese. Dal canto suo il capo del DFAE si è intrattenuto, in settembre, con il suo omologo canadese a margine dell'assemblea generale dell'ONU a New York. Entrambi gli incontri hanno offerto l'opportunità di riaffermare l'interesse della Svizzera a una rapida conclusione dei negoziati per un accordo di libero scambio tra l'AELS e il Canada. I negoziati hanno subito una battuta d'arresto a causa di divergenze sulla questione delle costruzioni navali.

Nel 2002 l'economia del Messico ha cominciato a riprendersi sensibilmente dopo il rallentamento della crescita alla fine del 2001. Il fatto che l'economia messicana non sia stata sostanzialmente danneggiata dalle crisi in Argentina e Brasile dimostra non soltanto la stabilità macroeconomica del Paese e la conseguente fiducia dei mercati finanziari internazionali, ma anche il suo rafforzato ancoraggio alle economie nordamericane. Nei primi otto mesi gli scambi bilaterali sono leggermente regrediti: le 813

esportazioni svizzere (652 milioni di franchi) dell'11,7 per cento e le importazioni (126 milioni di franchi) del 4,3 per cento. Dall'11 al 13 settembre si è recata in Messico una delegazione economica guidata dal Segretario di Stato dell'economia nella quale erano rappresentate soprattutto PMI. La prima riunione del Comitato misto dell'Accordo di libero scambio AELS-Messico ha avuto luogo il 22 ottobre a Città del Messico (cfr. n. 4.3).

7.5

America centrale e meridionale

A seguito della recessione economica negli Stati Uniti, in Europa e Giappone, dalla metà del 2000 questa regione attraversa una fase di stagnazione. Con la recessione e il peggioramento dei Terms of trade, nella maggior parte dei Paesi latinoamericani anche l'equilibrio del bilancio si è deteriorato e il debito pubblico è aumentato sensibilmente. L'aumento dei costi di finanziamento ha inoltre ridotto l'afflusso di capitali e gli investimenti diretti nella regione. Di fronte al difficile clima internazionale e alla debole domanda interna, la maggior parte dei Paesi latinoamericani ha comunque praticato una politica finanziaria restrittiva. La diminuzione dell'afflusso di capitali ha interessato l'intera regione, persino Paesi con solidi dati macroeconomici, come il Cile, dove la crescita ha subito un rallentamento. Anche gli Stati del Mercosur sono stati toccati dalla recessione economica, per cui il processo di integrazione marcia sul posto.

Dal dicembre 2001 l'Argentina non è stata più in grado di onorare il debito estero (141 miliardi di dollari), dato che il FMI non le ha concesso un nuovo credito a causa della scarsa tenuta del suo programma economico e del continuo nuovo indebitamento. Al tempo stesso nell'autunno 2001 la fuga di capitali ha assunto proporzioni tali che l'Argentina non ha avuto altra scelta che limitare la disponibilità dei depositi bancari. All'inizio del gennaio 2002 il neoinsediato presidente Duhalde ha abolito la parità peso-dollaro allo scopo di incrementare le esportazioni. Da allora il peso ha perso oltre il 70 per cento del suo valore e il prodotto interno lordo è diminuito di oltre il 16 per cento.

All'inizio dell'agosto 2002 la crisi argentina si è estesa ai vicini Uruguay e Brasile.

La stretta interconnessione con l'economia argentina e la crescente insicurezza hanno spinto molti risparmiatori in Uruguay a ritirare i propri averi bancari. Di fronte all'acuirsi della crisi finanziaria in Uruguay, il FMI ha concesso a tale Paese l'aumento di 494 milioni di dollari di un prestito già in essere.

Anche il Brasile si dibatte in una crisi di sfiducia. L'incertezza sull'esito delle elezioni presidenziali e parlamentari nell'ottobre 2002 e la politica del debito hanno suscitato negli investitori dubbi sulla stabilità del Paese. Ne è conseguito il crollo della moneta
nazionale, il real, rispetto al dollaro alcuni mesi prima delle elezioni.

Questa evoluzione ha alimentato i timori di inadempienza da parte del Brasile e ha contemporaneamente fatto lievitare l'ammontare del debito (264 miliardi di dollari), poiché gran parte dei debiti sono stati contratti in dollari o sono legati ad esso. Per alleggerire la pressione sui mercati finanziari ed evitare un eventuale allargamento della crisi all'intera America meridionale, il FMI ha concesso al Brasile un credito di 30 miliardi di dollari per un periodo di 15 mesi.

I Paesi della Comunità andina hanno parimenti risentito degli effetti della recessione mondiale e di quella negli Stati Uniti in particolare. Tali Paesi sono stati indiretta814

mente interessati dalla crisi argentina, il che si è manifestato nella diminuzione degli investimenti esteri diretti e nella perdita di fiducia degli ambienti finanziari internazionali.

Nel 2002 l'America centrale è stata travagliata da catastrofi naturali. La regione ha inoltre sofferto della flessione del turismo e della produzione industriale nazionale.

Questi sviluppi si sono ripercossi anche sugli scambi commerciali tra Svizzera e America latina (America meridionale, America centrale e Caraibi, Messico escluso).

Nel corso dei primi otto mesi le importazioni in Svizzera (1,24 miliardi di franchi) sono diminuite del 6,4 per cento e le esportazioni svizzere (1,81 miliardi di franchi) addirittura del 28,1 per cento.

Il Forum economico mondiale (WEF) tenutosi a New York ha fornito l'occasione per prendere contatto con numerosi membri di governo dell'America latina, fra i quali il presidente peruviano Toledo. Il presidente della Banca interamericana di sviluppo, Iglesias, nel gennaio 2002 si è incontrato a Berna con il capo del DFE.

In marzo il Segretario di Stato dell'economia ha effettuato una visita ufficiale in Venezuela, accompagnato da una delegazione economica. La missione ha coinciso con la campagna PR multidisciplinare svizzera «Impacto Suizo» ed è servita a sostenere gli interessi economici svizzeri nel Paese.

In agosto il ministro dell'economia e delle finanze peruviano ha compiuto una visita in Svizzera, nel corso della quale ha discusso a fondo con il capo del DFE delle relazioni economiche bilaterali. La Svizzera condivide con il Perù numerosi progetti nell'ambito della cooperazione allo sviluppo ed è inoltre interessata alla ripresa dei negoziati in merito a un accordo sulla doppia imposizione fiscale. In qualità di ospite d'onore, il ministro peruviano ha poi rappresentato il proprio Paese alla Conferenza annuale della cooperazione allo sviluppo. Ha inoltre presieduto un forum dedicato alla promozione delle relazioni economiche bilaterali nel settore privato.

In settembre il Segretario di Stato dell'economia si è recato con una delegazione economica in Guatemala, dove sono stati firmati un accordo bilaterale di protezione degli investimenti e un accordo relativo a un credito misto di 10 milioni di franchi.

Il credito misto è previsto per un progetto catastale mirante a
promuovere l'accesso alla proprietà terriera e lo sviluppo rurale nel quadro del processo di pace.

L'accordo bilaterale di protezione degli investimenti con il Cile è entrato in vigore in maggio e quello con la Costa Rica, in novembre. Un analogo accordo di protezione degli investimenti è stato siglato in agosto con la Repubblica Dominicana.

L'incontro del Comitato misto AELS-Mercosur, previsto in base alla Dichiarazione di cooperazione del 12 dicembre 2000, ha avuto luogo alla fine di novembre. Esso ha segnato l'inizio di un dialogo per un futuro accordo di libero scambio. I negoziati aperti nel dicembre 2000 in merito a un accordo di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e il Cile hanno permesso di realizzare alcuni progressi (cfr. n. 4.3).

815

7.6

Asia/Oceania

In un contesto economico mondiale generalmente poco favorevole, i Paesi asiatici registrano un andamento economico differenziato, ma nel complesso relativamente positivo. La fiacchezza della domanda mondiale ha frenato soprattutto la crescita economica dei Paesi specializzati nella subfornitura di componenti in settori selezionati e fortemente orientati al mercato americano. Ne fanno parte Taiwan e Singapore, che peraltro hanno dovuto lottare per superare la recessione dell'anno precedente. Corea del Sud, Malesia e Thailandia sono riuscite a sottrarsi largamente al rallentamento mondiale della congiuntura, grazie all'ampliamento della gamma dei loro prodotti di esportazione e all'esplorazione di nuovi mercati. L'economia giapponese soffre tuttora per la deflazione e per difficoltà strutturali, in particolare i problemi del mercato finanziario ancora irrisolti. Il ruolo di locomotiva della regione è stato ormai assunto dalla Cina, che dopo il suo ingresso nell'OMC si profila ormai come potenza economica a livello mondiale. Con il più alto tasso di crescita della regione nell'anno in esame, la Cina attira ormai più della metà degli investimenti esteri in Asia. Sono sempre più numerose le ditte giapponesi e taiwanesi che trasferiscono la propria sede in Cina: un'evoluzione che preoccupa sempre più i Paesi vicini. In questo contesto diventano comprensibili gli sforzi per una maggiore integrazione economica regionale, quali la stipulazione di un accordo di libero scambio in seno all'ASEAN e l'apertura di negoziati tra i Paesi dell'ASEAN e la Cina per l'istituzione di una zona di libero scambio entro il 2010. Grazie al suo vasto mercato interno, l'India può contare su una crescita soddisfacente, nonostante l'attuazione delle riforme avviate anni fa proceda a rilento. A seguito dell'ampia liberalizzazione della sua economia l'Australia può aspettarsi una crescita nettamente superiore alla media mondiale. Viceversa i torbidi politici e gli attentati del 2002 hanno ulteriormente aggravato le difficoltà economiche di Indonesia e Filippine. Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 e la crisi afghana i Paesi dell'Asia centrale e il Pakistan sono stati oggetto di maggiore attenzione. Tuttavia, nonostante l'afflusso nella regione di fondi supplementari, i tentativi di riforma e lo sviluppo economico procedono
a rilento.

L'Asia continua a rappresentare un mercato importante per le aziende svizzere. Nel 2001 è fluito in questa regione il 14 per cento delle nostre esportazioni di merci.

Dopo anni di crescita impressionante il nostro commercio estero con l'Asia è ora entrato in una fase tendenzialmente di ristagno, fatta eccezione per Cina e Hong Kong, che, insieme, sono diventate il nostro principale partner commerciale nella regione. In giugno è stato firmato il primo accordo di libero scambio tra la Svizzera ovvero gli Stati dell'AELS e un Paese asiatico, Singapore (cfr. n. 4.3). Con Pakistan e Indonesia sono stati condotti negoziati per la conversione del debito.

Nell'anno in rassegna hanno avuto luogo numerosi incontri con governi asiatici. In occasione del decimo anniversario della sua indipendenza e allo scopo di allacciare relazioni bilaterali, per la prima volta un membro del governo svizzero, il capo del DFE, ha compiuto una visita ufficiale in Kazakistan, accompagnato da una delegazione economica. In occasione della sua visita in Vietnam, a capo di una delegazione mista, il capo del DFE ha firmato due accordi nell'ambito della cooperazione allo sviluppo. La delegazione si è quindi recata a Hong Kong. In giugno una delegazione di economisti e di scienziati guidata dai direttori del Segretariato di Stato dell'economia, dell'Aggruppamento per la scienza e la ricerca e dell'Ufficio federale della formazione professionale e della tecnologia ha tenuto in Cina una «Swiss Innovation 816

Week». Scopo di questa delegazione, la prima inviata dalla Svizzera in tale forma combinata, era sondare le possibilità di una più ampia cooperazione con la Cina nel campo dell'economia, della tecnologia e della ricerca.

I rappresentanti dei Paesi asiatici effettuano sempre più spesso le loro visite in Svizzera facendosi accompagnare da rappresentanti dell'economia, nell'ambito della promozione degli investimenti. Lo si è visto nel caso delle visite del presidente della Mongolia, del primo ministro della Malesia, del ministro indiano del commercio e del ministro vietnamita della pianificazione e degli investimenti. In occasione di tali incontri ci sono stati contatti con rappresentanti dell'economia svizzera, tra l'altro grazie a seminari organizzati dalla SOFI. A Berna il capo del DFE ha avuto colloqui con il presidente del Kirghizistan, con un alto funzionario del partito comunista cinese, con il vice-primo ministro vietnamita responsabile degli affari esteri e della cooperazione economica e con il ministro coreano degli affari esteri e del commercio. Si sono tenute inoltre consultazioni bilaterali con la Corea del Sud a Seoul e una seduta della commissione mista con l'Uzbekistan a Berna.

7.7

Medio Oriente

Nonostante ambiziosi programmi di riforme economiche, la crescita in Medio Oriente è rimasta modesta, il che è in parte da imputare al forte incremento demografico. La regione è confrontata con formidabili sfide economiche e sociali. I tassi di disoccupazione in media superiori al 15 per cento (con una scarsa partecipazione delle donne alla popolazione attiva) sono fonte di sempre maggiore preoccupazione.

La situazione economica dei singoli Paesi è tuttora determinata dal settore pubblico.

A causa della scarsa diversificazione delle loro risorse economiche, molti Paesi continuano a essere estremamente vulnerabili alle fluttuazioni dei prezzi delle materie prime. La generale insicurezza e le tensioni politiche («intifada» e «guerra contro il terrorismo») hanno danneggiato il turismo e provocato un considerevole aumento dei prezzi del petrolio. L'organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio (OPEP) non ha finora espresso l'intenzione di aumentare la produzione.

Gli scambi commerciali tra la Svizzera e la regione mediorientale si sono sviluppati in modo disuguale. Nel corso dei primi otto mesi le importazioni svizzere sono aumentate del 42 per cento (senza tener conto di Israele), quelle dall'Arabia Saudita addirittura del 300 per cento, mentre quelle dall'Iran sono diminuite del 10 per cento. Contemporaneamente le esportazione svizzere hanno registrato un incremento superiore alla media (+17 %). Particolarmente notevole è stato l'aumento delle esportazioni nel Bahrein (+91 %), nel Kuwait (+51 %) e nell'Arabia Saudita (+24 %), mentre quelle in Israele (­51 %) ed Egitto (­13 %) sono diminuite.

Il 4 ottobre il re Abdallah II di Giordania e la regina Rania hanno compiuto una visita ufficiale in Svizzera. In tale occasione è stato firmato un accordo di finanziamento misto. Inoltre il re ha inaugurato la nuova piattaforma giordano-svizzera di commercio elettronico «business-to-business» (www.trado.org.). Alla vigilia della visita, una delegazione giordana ha partecipato a Ginevra a un «Forum giordano dell'investimento» organizzato dalla Camera arabo-svizzera del commercio e dell'industria. Il 1º settembre è entrato in vigore l'accordo di libero scambio tra gli Stati dell'AELS e la Giordania del 21 giugno 2001 (cfr. n. 3.2.2).

817

In occasione di una visita ufficiale del capo del DFAE in Iran alla fine di ottobre, è stato firmato un accordo sulla doppia imposizione fiscale. Proseguono i negoziati per un accordo bilaterale di cooperazione economica.

7.8

Africa

Secondo le stime del FMI, la crescita economica dell'Africa subsahariana dovrebbe essere del 3,3 per cento e quella dell'Africa settentrionale del 3,2 per cento. Il Sudafrica, l'economia forte di quella regione, ha registrato una crescita del 2,5 per cento, ma accompagnata da un'inflazione elevata (7,9%). L'agricoltura africana offre un quadro poco omogeneo: in diversi Paesi (come in Tanzania e Uganda), le condizioni climatiche favorevoli hanno consentito buoni raccolti, mentre in altri la persistente siccità (in Malawi, Lesotho, Swaziland, Zambia e parte del Mozambico), uno sfruttamento inadeguato e disordini interni (in Gabon e Zimbabwe) hanno provocato la carestia. Il settore del turismo ha subito forti perdite nella maggior parte dei Paesi.

Mentre in Angola, Burundi, Sierra Leone, Somalia e Sudan si registra una situazione politica meno tesa, in Costa d'Avorio, Madagascar e Repubblica Centrafricana il clima politico si è rannuvolato. La situazione nella Repubblica Democratica del Congo rimane tesa, nonostante i tentativi di far progredire il processo di pace.

In occasione dell'incontro al vertice del G-8 in giugno, i Paesi partecipanti si sono impegnati di fronte al comitato direttivo della «Nuova partnership per lo sviluppo dell'Africa» (NEPAD) (cfr. n. 4.1.2.2) a mettere a disposizione 6 miliardi di dollari all'anno, a partire dal 2006. In ottobre ha avuto luogo a Lugano una conferenza della NEPAD destinata a imprenditori privati europei, alla quale hanno partecipato rappresentanti di governi africani. In tale occasione è stata ventilata l'apertura, a Lugano, di un segretariato europeo della NEPAD (come punto di contatto per il settore privato).

Nei primi dieci mesi il bilancio degli scambi di merci tra la Svizzera e l'Africa è stato nel complesso a favore della Svizzera (+67 milioni di franchi). Rapportate al totale del commercio estero della Svizzera, le esportazioni in Africa sono aumentate dell'1,64 per cento. Nel medesimo periodo le importazioni svizzere sono diminuite del 12 per cento, mentre le nostre esportazioni sono aumentate del 4,3 per cento, nonostante le nostre esportazioni nei Paesi nordafricani siano diminuite dell'8 per cento.

In marzo una delegazione del Seco si è recata in Tanzania, accompagnata da rappresentanti dell'economia. In occasione della visita ufficiale in
Svizzera del presidente sudanese, in ottobre è stato firmato con il Sudan un accordo di protezione degli investimenti. Il presidente sudanese ha anche preso parte a Ginevra al «Forum sudanese dell'investimento» organizzato dalla Camera arabo-svizzera del commercio e dell'industria. In novembre il Segretario di Stato dell'economia ha effettuato una missione in Sudafrica e Mozambico. Argomento principale dei colloqui in Sudafrica sono state le relazioni economiche e commerciali tra Svizzera e Sudafrica e in particolare la promozione degli investimenti svizzeri in tale Paese. Con il Mozambico è stato firmato un accordo di protezione degli investimenti.

818

Una delegazione del Seco ha effettuato dal 29 novembre al 1º dicembre una missione in Camerun, dove ha anche presenziato all'inaugurazione di un'esposizione per le aziende a Yaoundé, nella quale erano rappresentate numerose ditte svizzere. In maggio è stato firmato con il Camerun un accordo bilaterale di conversione del debito (7 milioni di franchi) e la Svizzera ha concesso a detto Paese una remissione del debito dell'ammontare di 10 milioni di franchi. Con la Nigeria è stato stipulato un accordo di conversione del debito per un importo di 255 milioni di franchi.

Alla fine di novembre si è aperto un nuovo ciclo di negoziati tra i Paesi dell'AELS e la Tunisia, che dovrà condurre il più presto possibile alla stipulazione di un accordo di libero scambio. In occasione dell'incontro dei ministri dell'AELS a Interlaken il 12/13 dicembre è stata firmata una dichiarazione di cooperazione con l'Algeria (cfr.

n. 3.2.2).

8

Politica economica estera autonoma Dopo che gli Stati Uniti e, come reazione, l'UE hanno introdotto dazi protettivi sulle importazioni di acciaio, l'11 settembre 2002 il Consiglio federale ha emanato, come misura preventiva, l'ordinanza sulla sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali. A partire dal 1º marzo i controlli sull'esportazione di beni a duplice impiego (cioè utilizzabili a fini sia civili sia militari), controlli motivati da ragioni di politica estera e di sicurezza, avvengono esclusivamente a norma della legislazione sul controllo dei beni.

8.1

Controllo delle esportazioni e misure di embargo

Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 si sono moltiplicati gli sforzi a livello internazionale per estendere anche alla lotta contro il terrorismo internazionale i controlli sulle esportazioni di beni a duplice impiego (beni che possono venire utilizzati anche per la produzione di armi di distruzione di massa e di armi convenzionali). Le misure di embargo adottate finora sono state prorogate e, dove necessario, adeguate; sono state adottate nuove misure nei confronti dello Zimbabwe. In occasione di una conferenza dei ministri copresieduta dal capo del DFE, il 5 novembre 2002 i rappresentanti dei principali Paesi produttori e commercianti di diamanti grezzi aderenti al cosiddetto processo di Kimberley hanno deciso di introdurre un sistema di certificazione internazionale per i diamanti grezzi. In tal modo si dovrebbe mettere un freno al commercio dei diamanti grezzi estratti illegalmente che diversi gruppi ribelli utilizzano come fonte di finanziamento.

819

8.1.1

Misure contro la proliferazione di beni utilizzabili per la produzione di armi di distruzione di massa e di armi convenzionali

Dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, i quattro regimi internazionali di controllo delle esportazioni (Gruppo Australia, Gruppo dei fornitori nucleari, Regime di controllo della tecnologia relativa ai missili e Regime Wassenaar) si occupano soprattutto di come riuscire a impedire ai terroristi di venire in possesso di armi di distruzione di massa e di armi convenzionali. Di conseguenza le direttive elaborate nell'ambito di tali regimi sono state adeguate o sono in corso di revisione. Si è convenuto inoltre di assoggettare altri beni ai controlli sulle esportazioni. In pratica tuttavia nella lotta contro il terrorismo l'effetto dei controlli sulle esportazioni è probabilmente abbastanza limitato.

8.1.1.1

Ordinanza sul controllo dei beni

Il 1º marzo è entrata il vigore la legge federale del 22 giugno 2001 concernente il coordinamento della legislazione federale sulle armi, sul materiale bellico, sugli esplosivi e sui beni utilizzabili a fini civili e militari (RU 2002 248). Da allora i controlli sull'esportazione di beni a duplice impiego, motivati da ragioni di politica estera e di sicurezza, avvengono unicamente a norma della legislazione sul controllo dei beni. L'ordinanza del 25 giugno 1997 sul controllo dei beni a duplice impiego (OBDI, RS 946.202.1) è stata adeguata di conseguenza, elenchi dei beni che necessitano un permesso inclusi (RU 2002 349). È stato, tra l'altro, stilato ex novo un «allegato 5», nel quale sono elencati i beni la cui esportazione non è soggetta a misure di controllo internazionali (p. es. armi come apparecchi per elettroshock ed esplosivi). Dal 1º ottobre 2001 al 30 settembre 2002 hanno avuto esito positivo, a norma della OBDI, le domande di permesso di esportazione elencate qui di seguito2: Numero di domande

Settore nucleare ­ Prodotti nucleari propriamente detti ­ Beni a duplice impiego Settore delle armi chimiche e biologiche Settore missilistico Settore delle armi convenzionali: ­ Beni a duplice impiego ­ Beni militari specifici Armi (conformemente all'allegato 5 OBDI) Esplosivi (conformemente all'allegato 5 OBDI) Totale

2

820

Valore in miliardi di franchi

63 512 91 40

7,5 282,7 11,2 7,9

516 335 193 133

236,2 55,7 1,1 9,2

1883

611,5

Determinati permessi figurano due volte perché sono registrati da due diversi regimi.

Il 30 settembre, 190 aziende erano in possesso di un permesso generale di esportazione ordinario (PGO). Con un PGO si può esportare liberamente per due anni nei 27 Paesi elencati nell'allegato 4 dell'OBDI, che sono essenzialmente i nostri più importanti mercati di sbocco. A tre ditte è stato ritirato il PGO per infrazione alla legge del 13 dicembre 1996 sul controllo dei beni a duplice impiego (LBDI, RS 946.202). Inoltre dieci aziende erano titolari di un permesso generale di esportazione straordinario (PGS), con il quale si possono esportare in Paesi diversi da quelli elencati nell'allegato 4 beni sottoposti a controllo. Per ottenere un PGS, l'azienda che ne fa richiesta deve, tra l'altro, garantire un controllo interno affidabile sull'esportazione di tali beni.

È stato rifiutato un permesso per un valore di 0,3 milioni di franchi, che riguardava beni a duplice impiego nel settore delle armi biologiche. Dal 1º ottobre 2001 al 30 settembre 2002 il Seco ha denunciato al Ministero pubblico della Confederazione due casi di infrazione alla LBDI (contro i 21 dell'anno precedente). Si è trattato di due casi di esportazione senza il necessario permesso.

In 19 casi gli esportatori hanno dichiarato al Seco che prevedevano di esportare beni che non sottostavano all'obbligo del permesso, ma che tuttavia «erano destinati o avrebbero potuto essere destinati» (art. 4 OBDI) alla costruzione di armi di distruzione di massa e dei loro sistemi vettori. In 16 casi l'esportazione è stata autorizzata, in un caso la domanda è stata ritirata e in due casi il permesso all'esportazione è stato rifiutato.

8.1.1.2

Ordinanza sul controllo dei composti chimici

Il 30 settembre 2002 la Convenzione sulle armi chimiche (CAC), la cui esecuzione è regolata dall'ordinanza del 3 settembre 1997 sul controllo dei composti chimici (OCCC, RS 946.202.21), era stata ratificata da 145 Stati. Non l'hanno finora ratificata Egitto, Israele, Libano, Corea del Nord, Siria e Thailandia. Dal 1º ottobre 2001 al 30 settembre 2002 sono state accolte a norma della OCCC 35 domande di esportazione di composti chimici, per un valore di 6,2 milioni di franchi. Attualmente undici aziende sono titolari di un'autorizzazione generale di esportazione (AGE) di beni i cui utilizzatori finali hanno sede o domicilio in uno Stato aderente alla CAC.

Si è dovuto ritirare una AGE per infrazione alla OCCC. In Svizzera circa 45 aziende sottostanno alle ispezioni dell'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPAC) che ha sede all'Aia, nove delle quali vengono regolarmente controllate, come pure il Laboratorio AC di Spiez. Nell'anno in esame, fino alla fine di novembre in Svizzera erano state ispezionate due aziende. A norma della CAC, in Svizzera circa 50 aziende sono interessate dagli obblighi di dichiarazione su produzione, stoccaggio, lavorazione, importazione ed esportazione di composti chimici.

8.1.2

Misure di embargo

La legge federale sull'applicazione di sanzioni internazionali (legge sugli embarghi, Lemb; RS 946.231; RU 2002 3673), entrata in vigore il 1º gennaio 2003, costituirà d'ora in avanti la base per l'applicazione delle sanzioni internazionali non militari volte a far rispettare il diritto internazionale, che sono state decise dall'ONU, dal821

l'OSCE o dai principali partner commerciali della Svizzera. Finora tali misure di embargo si basavano direttamente sulla Costituzione federale.

8.1.2.1

Misure di embargo dell'ONU

In seguito alla sua adesione all'ONU (art. 197 Cost; RU 2002 885), in virtù del diritto internazionale la Svizzera è tenuta ad applicare le misure coercitive non militari adottate dal Consiglio di sicurezza dell'ONU. In pratica i cambiamenti sono minimi, in quanto la Svizzera applicava già in modo autonomo tali misure fin dall'inizio degli anni Novanta.

La procedura per l'autorizzazione delle esportazioni di beni a uso civile in Iraq è stata semplificata dalla risoluzione 1409 del Consiglio di sicurezza. Rimane vietata l'esportazione di beni e servizi a uso militare. L'ordinanza del 7 agosto 1990 che istituisce misure economiche nei confronti della Repubblica dell'Iraq (RS 946.206) è stata adeguata di conseguenza il 3 luglio (RU 2002 2138). Il programma «Oil for Food», con il quale vengono finanziate le importazioni irachene, è stato nuovamente prorogato. Finora la Svizzera ha segnalato all'ONU 75 società con sede nel nostro Paese che hanno manifestato interesse all'acquisto di petrolio iracheno. Dal 1º ottobre 2001 al 30 settembre 2002 il Comitato per le sanzioni dell'ONU competente per l'Iraq ha approvato 142 contratti stipulati da 53 ditte svizzere nel quadro del programma «Oil for Food» per un valore totale di 286 milioni di franchi (contro i 524 milioni di franchi dell'anno precedente). Al 31 ottobre la Commissione di compensazione dell'ONU (UNCC), incaricata di indennizzare le ditte che erano state danneggiate dall'invasione irachena del Kuwait, aveva riconosciuto e liquidato richieste di indennizzo da parte di aziende svizzere per un totale di circa 30 milioni di franchi (20,5 milioni di dollari), ovvero a circa un quarto delle richieste avanzate. In totale sono state presentate all'UNCC da aziende svizzere e dall'Ufficio per la garanzia dei rischi delle esportazioni (GRE) 47 domande di risarcimento danni per un ammontare complessivo di 334 milioni di franchi.

L'ordinanza del 2 ottobre 2002 che istituisce provvedimenti nei confronti delle persone e delle organizzazioni legate a Osama bin Laden, al gruppo«Al-Qaïda» o ai Taliban (RS 946.203) è stata adeguata il 1º maggio conformemente alle decisioni del Consiglio di sicurezza dell'ONU (RU 2002 1646). Nei confronti delle persone fisiche e giuridiche, dei gruppi e delle organizzazioni menzionati nell'allegato 2 dell'ordinanza vigono il divieto
di fornitura di armamenti, di entrata e di transito in Svizzera e sanzioni finanziarie. Questo allegato è stato ripetutamente aggiornato conformemente alle decisioni del competente Comitato per le sanzioni dell'ONU.

Alla fine di ottobre erano stati bloccati a norma di questa ordinanza 73 conti bancari, per un importo totale di circa 34 milioni di franchi. Tutte le precedenti sanzioni sono state abolite.

In ottemperanza a una decisione del Consiglio di sicurezza dell'ONU, il 26 giugno è stato stralciato dall'ordinanza del 25 novembre 1998 che istituisce misure nei confronti dell'UNITA (RS 946.204) l'articolo che vietava l'entrata e il transito in Svizzera ai dirigenti dell'UNITA (RU 2002 1947). L'elenco delle persone colpite ormai soltanto da sanzioni finanziarie (allegato 3 dell'ordinanza) è stato ripetutamente modificato conformemente alle decisioni prese dal Comitato per le sanzioni dell'ONU competente per l'Angola.

822

Il 19 giugno l'ordinanza del 27 giugno 2001 che istituisce provvedimenti nei confronti della Liberia (RS 946.208.1) è stata prorogata di un anno conformemente a una decisione del Consiglio di sicurezza dell'ONU (RU 2002 1949). L'elenco, in allegato dell'ordinanza, delle persone colpite dal divieto di entrata e di transito in Svizzera è stato ripetutamente modificato conformemente alle decisioni del Comitato per le sanzioni dell'ONU competente per la Liberia.

Pure di un anno è stata prorogata il 27 febbraio, conformemente a una decisione del Consiglio di sicurezza dell'ONU (RU 2002 451), l'ordinanza dell'8 dicembre 1997 che istituisce misure nei confronti della Sierra Leone (RS 946.209). L'ordinanza del 12 gennaio 1994 che istituisce provvedimenti contro la Libia (RS 946.208) è sospesa dall'8 aprile 1999.

8.1.2.2

Misure di embargo dell'UE

Il 19 marzo il Consiglio federale ha emanato l'ordinanza che istituisce provvedimenti nei confronti dello Zimbabwe (RS 946.209.2; RU 2002 875). Le sanzioni sono state decretate a motivo delle manipolazioni elettorali e violazioni dei diritti umani accertate e in considerazione delle sanzioni decise da altri Stati, in particolare dall'UE. Esse comprendono il divieto di fornire armamenti e beni che possano venire utilizzati per la repressione interna, sanzioni finanziarie e il divieto di entrare e transitare in Svizzera per determinati rappresentanti del governo. Le persone interessate sono indicate nell'allegato all'ordinanza (RU 2002 2682, 3970).

L'ordinanza emanata il 2 ottobre 2000, a seguito di una corrispondente decisione dell'UE, che istituisce provvedimenti nei confronti del Myanmar (RS 946.208.2) è stata prorogata per un anno il 30 settembre (RU 2002 3126). Sono state inoltre ampliate le disposizioni di eccezione concernenti l'entrata e il transito in Svizzera per permettere alle persone interessate di partecipare a sedute di organi internazionali, a conferenze internazionali o a un dialogo politico riguardante il Myanmar (cfr.

n. 4.4.5). L'elenco delle persone in allegato all'ordinanza è stato adeguato alle disposizioni dell'UE il 19 novembre (RU 2002 4350).

L'ordinanza del 23 giugno 1999 che istituisce provvedimenti nei confronti della Repubblica federale di Jugoslavia (RS 946.207) è rimasta invariata. Essa comprende ora unicamente sanzioni finanziarie nei confronti dell'ex presidente Milosevic e di dodici altre persone della sua cerchia ristretta.

8.1.3

Diamanti della guerra

I negoziati in corso dal maggio 2000 nell'ambito del cosiddetto processo di Kimberley per l'istituzione di un sistema di certificazione internazionale per il commercio dei diamanti grezzi si sono conclusi con successo il 5 novembre a Interlaken, in occasione di una conferenza di ministri copresieduta dal capo del DFE. Trentasei Stati e l'UE, compresi i principali Paesi produttori e commercianti di diamanti grezzi, si sono impegnati a mettere in vigore il sistema di certificazione dal 1º gennaio 2003. I membri del processo di Kimberley ­ un organo consultivo, così denominato dalla città mineraria sudafricana, istituito per frenare il commercio dei «diamanti della guerra» ­ si sono impegnati a non importare né esportare più, a partire da tale 823

data, diamanti che non siano accompagnati da un certificato a prova di falsificazioni.

In tal modo si dovrebbe evitare che «diamanti della guerra» (diamanti grezzi utilizzati come fonte di finanziamento da gruppi ribelli) si infiltrino nel commercio legale. I Paesi che non partecipano al processo di Kimberley verranno d'ora in poi esclusi dal commercio dei diamanti dai Paesi che invece ne fanno parte. Il 29 novembre il Consiglio federale ha emanato l'ordinanza concernente il commercio internazionale di diamanti grezzi (ordinanza sui diamanti, RS 946.231.11; RU 2002 4357) in vista dell'applicazione del sistema di certificazione. Essa disciplina l'importazione, l'esportazione, il transito dei diamanti grezzi e la loro immissione in depositi doganali.

8.2

Sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali

Nel marzo 2002 gli Stati Uniti e, come reazione, anche l'UE hanno introdotto dazi protettivi sulle importazioni di acciaio. Tali misure hanno colpito anche le esportazioni di acciaio svizzere. Di conseguenza la Svizzera ha avviato nei confronti degli Stati Uniti una procedura di arbitrato in seno all'OMC. A titolo di misura preventiva, l'11 settembre 2002 il Consiglio federale ha emanato l'ordinanza concernente la sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali. Essa consente alla Svizzera di introdurre un sistema statistico di sorveglianza paragonabile a quello dell'UE. A motivo dei contatti in corso con i settori svizzeri dell'acciaio e i principali partner commerciali del nostro Paese, si è finora rinunciato ad applicarla.

Il 20 marzo 2002 gli Stati Uniti hanno deciso di introdurre misure protezionistiche nel settore dell'acciaio (dazi protettivi sulle importazioni di acciaio). L'UE ha avviato un'azione contro tali misure presso l'OMC e il 27 marzo ha adottato analoghe misure protezionistiche, motivandole con il fatto che le misure degli Stati Uniti avrebbero deviato l'acciaio in massa verso il mercato comunitario. All'inizio le esportazioni svizzere di acciaio, soprattutto quelle verso i Paesi dell'UE, hanno risentito fortemente di queste misure. Finora, in seguito alla sua azione in seno all'OMC contro gli Stati Uniti (cfr. n. 4.2.5) e a interventi diplomatici bilaterali, la Svizzera è riuscita a ottenere alcune esenzioni e facilitazioni procedurali.

Da anni le importazioni di acciaio nell'UE sono soggette a un rigoroso sistema di sorveglianza tramite i permessi di importazione. Tuttavia, grazie alla stretta cooperazione nell'ambito delle statistiche commerciali, le importazioni dalla Svizzera erano esenti dal regime di permessi. Inaspettatamente l'UE ha deciso di abolire questa eccezione e dal 1º agosto anche le importazioni dalla Svizzera sono soggette all'obbligo del permesso. Questo sistema intralcia considerevolmente l'esportazione di acciaio verso l'UE. Anche se in alcuni casi è stato possibile ottenere dalle autorità esecutive dei Paesi membri dell'UE determinati miglioramenti a livello di procedura, finora non sono state ottenute facilitazioni generali a favore delle esportazioni svizzere. L'UE è del parere che qualsiasi facilitazione deve rispettare la norma dell'OMC
in base alla quale tutti i partner commerciali vanno trattati allo stesso modo e deve inoltre, per motivi politici, essere giustificabile di fronte ai candidati all'adesione.

824

I provvedimenti dell'UE gravano le esportazioni svizzere di acciaio di un importo che si aggira intorno ai 2 miliardi di franchi all'anno. Specialmente per le piccole e medie imprese la trafila amministrativa necessaria comporta considerevoli costi supplementari.

Considerate l'insicurezza e le turbolenze generate nel commercio mondiale dell'acciaio dai provvedimenti adottati dagli Stati Uniti e dall'UE, l'11 settembre 2002 il Consiglio federale ha emanato, a titolo di misura preventiva, l'ordinanza concernente la sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali, basata sulla legge federale sulle misure economiche estere. Con l'istituzione di una base legale per l'introduzione di misure di sorveglianza si perseguono due scopi: da un lato, limitare al massimo le ripercussioni negative dell'instabilità del mercato mondiale sul mercato interno, dall'altro, esercitare una certa pressione sui principali partner commerciali. L'articolo 1 dell'ordinanza limita il campo di applicazione al ferro e all'acciaio (capitoli 72 e 73 della Tariffa doganale svizzera). Per garantire una capacità di reazione a breve termine, la competenza dell'attuazione di queste misure è stata assegnata al DFE. Quest'ordinanza consente alla Svizzera di introdurre un sistema statistico di sorveglianza analogo a quello dell'UE.

Soltanto uno degli esportatori svizzeri produce acciaio in proprio, gli altri per lo più lavorano semilavorati importati dell'UE. Anche l'industria meccanica svizzera dipende da semilavorati importati dall'UE. Se si dovesse effettivamente applicare la sorveglianza dell'importazione, si dovrà fare particolare attenzione a non danneggiare ulteriormente l'industria nazionale che lavora l'acciaio. Le autorità competenti si sforzeranno quindi anche in futuro di concordare con i nostri partner commerciali soluzioni per le esportazioni svizzere di acciaio. Per questo motivo il DFE ha finora rinunciato ad applicare concretamente l'ordinanza.

Il presente rapporto contiene l'ordinanza dell'11 settembre 2002 concernente la sorveglianza dell'importazione di determinati beni industriali (cfr. allegato 9.2.1), è pubblicata nella Raccolta del diritto federale (RS 946.202.1; RU 2002 3191).

8.3

GRE, GRI, finanziamento delle esportazioni, conversione del debito

La garanzia dei rischi delle esportazioni (GRE) ha concesso nuove garanzie per un ammontare complessivo di 2,2 miliardi di franchi; l'impegno complessivo ammonta a 9 miliardi di franchi. La domanda maggiore è stata per forniture dirette in Vietnam, Bahrein e Turchia. La GRE ha rimborsato alla Confederazione 125 milioni di franchi e ridotto così il restante credito a 325 milioni di franchi. Il 1º novembre la GRE ha reso operative le procedure dell'OCSE, che devono prendere in considerazione gli aspetti ambientali nel caso di crediti per l'esportazione sostenuti dallo Stato. Sono stati conclusi accordi di conversione del debito con Camerun, Nigeria, Pakistan e Jugoslavia.

825

8.3.1

Garanzia dei rischi delle esportazioni

La domanda di garanzie è variata poco rispetto all'anno precedente. Complessivamente sono state accordate nuove garanzie per un ammontare di circa 2,2 miliardi di franchi (l'anno precedente: 2,1 miliardi di franchi). La domanda maggiore è stata per forniture dirette in Vietnam, Turchia e Iran. Nuove garanzie per circa 800 milioni di franchi riguardano infatti questi Paesi. A un grosso progetto nel settore energetico in Vietnam è stata accordata una garanzia di complessivi 216 milioni di franchi.

Rispetto all'anno precedente l'impegno complessivo è aumentato di circa il 5,3 per cento e gli impegni maggiori riguardano Turchia, Cina, Iran, Messico e Bahrein.

Questi cinque Paesi importatori concentrano da soli quasi la metà dell'impegno.

Nel corso dell'anno in rassegna, la GRE ha indennizzato esportatori per un totale di 46 milioni di franchi. Di questi, 36,5 milioni riguardano pagamenti conseguenti all'accordo bilaterale di conversione del debito con l'Indonesia. Nell'ambito di questo accordo i fondi pagati verranno rimborsati alla GRE e fino a quel momento frutteranno interessi. La GRE ha trasferito 125 milioni di franchi alla Confederazione e ha così ridotto il restante anticipo a 325 milioni di franchi.

La Svizzera ha recentemente concluso accordi di riassicurazione con Germania (FF 2001 931), Francia (FF 2002 1378) e Austria (FF 2002 1406). Questi accordi consentono all'esportatore di fare assicurare dalla GRE anche le subforniture provenienti da uno di questi Paesi; essi disciplinano la cooperazione tra primo assicuratore e riassicuratore come pure tra esportatore e subfornitore e facilitano il finanziamento dei progetti. Nell'anno in esame sono state concesse due garanzie sulla base degli accordi di riassicurazione. In entrambi i casi la GRE ha agito da riassicuratore.

Nel corso dell'anno in esame sono stati conclusi due accordi quadro di riassicurazione rispettivamente con l'organo italiano di assicurazione-credito per l'esportazione (SACE) e con il suo omologo spagnolo (CESCE) (cfr. allegato, n. 9.2.3).

Nel 2002 sono state messe in atto le raccomandazioni del gruppo dei crediti per l'esportazione dell'OCSE concernenti gli aspetti ambientali (cfr. n. 8.3.3). Inoltre ­ sempre che vi sia il consenso del beneficiario della garanzia ­ sono rese pubbliche maggiori informazioni sui casi in cui vengono concesse garanzie, per ordini a partire da dieci milioni di franchi.

8.3.2

Garanzia dei rischi degli investimenti

Nell'anno in esame non è stata accordata nessuna nuova garanzia dei rischi degli investimenti. È tuttora in corso una garanzia per un investimento in Ghana.

L'impegno complessivo ammonta a 2,9 milioni di franchi; il capitale del fondo ammonta a 31,79 milioni di franchi.

8.3.3

Finanziamento delle esportazioni

L'accordo dell'OCSE sui crediti all'esportazione fissa la misura in cui è ammissibile un sostegno statale sotto forma di finanziamenti delle esportazioni e di garanzie dei rischi delle esportazioni. Tuttavia i negoziati concernenti le regole dell'OMC sulle sovvenzioni, seguiti alla conferenza dei ministri dell'OMC a Doha, e i recenti casi di 826

composizione di vertenze tra Brasile e Canada relative al loro sistema di finanziamento delle esportazioni, consigliano di riesaminare il contenuto del suddetto accordo. I lavori intrapresi in seno all'OCSE immediatamente dopo Doha concernono le definizioni, i punti oscuri del campo di applicazione e l'accesso generalizzato allo scambio di informazioni tra i membri.

Dal gennaio 2002 i membri del gruppo dei crediti all'esportazione dell'OCSE (USA e Turchia esclusi) sono a loro volta impegnati a introdurre nel proprio Paese le procedure fissate di comune accordo intese a tener conto degli aspetti ambientali all'atto della concessione di crediti all'esportazione sostenuti dallo Stato. Vengono così conciliate tra loro le esigenze nazionali dei Paesi esportatori, evitando distorsioni della concorrenza; inoltre restano esclusi dal sostegno statale i progetti che avrebbero sull'ambiente un impatto negativo sproporzionato. Il reciproco scambio di informazioni in seno all'OCSE mostra che il delicato lavoro di adeguamento delle procedure nazionali per le garanzie dei rischi delle esportazioni procede a pieno regime. La GRE svizzera ha reso operative queste innovazioni il 1º novembre, dopo ripetuti e intensi contatti con i gruppi interessati.

I negoziati relativi ai crediti all'esportazione per i prodotti agricoli sono stati sospesi in seno all'OCSE. Tale argomento verrà prima discusso nel quadro dell'OMC nel corso di un ciclo di negoziati sull'agricoltura iniziato a Doha.

Secondo una dichiarazione di principio del gruppo dei crediti all'esportazione dell'OCSE, non si devono concedere crediti all'esportazione sostenuti dallo Stato per spese improduttive in Paesi poveri fortemente indebitati. L'inventario dei crediti accordati a tali Paesi con termini di rimborso superiori a due anni ha rivelato che nel 2001 circa il 70 per cento di tali crediti è fluito nel settore privato, che dei crediti hanno approfittato in prevalenza i settori delle telecomunicazioni, della sanità, dell'approvvigionamento idrico, dell'approvvigionamento energetico, dei trasporti su strada e delle costruzioni e che i principali beneficiari erano Paesi come la Costa d'Avorio, il Ghana, il Senegal e il Vietnam. La Svizzera non ha concesso, tramite la GRE, crediti di questo genere a Paesi poveri fortemente indebitati.

8.3.4

Conversione dei debiti

Sul piano multilaterale, in seno al Club di Parigi sono stati convenuti protocolli di conversione dei debiti con dieci Paesi debitori. Sette di questi accordi contengono condizioni concessive, trattandosi principalmente di accordi con i Paesi in sviluppo più poveri e più indebitati. Così a cinque Paesi debitori è stata concessa una riduzione di almeno il 90 per cento del loro debito (cosiddette «condizioni di Colonia»). A due altri Paesi poveri e fortemente indebitati è stata per il momento concessa una minore riduzione del debito, in quanto non soddisfano ancora le condizioni per ottenere le più generose «condizioni di Colonia». Con Indonesia, Giordania e Kirghizistan sono stati stipulati accordi di conversione del debito senza nessuna riduzione del medesimo. In totale le conversioni dei debiti concordate nel 2002 nel Club di Parigi si aggirano intorno ai 22 miliardi di dollari USA. I principali Paesi debitori erano la Repubblica Democratica del Congo (8980 milioni di dollari) e l'Indonesia (7500 milioni di dollari). La Svizzera è coinvolta in tre dei dieci accordi di conversione del debito per un totale di circa 200 milioni di franchi.

827

Nell'anno in esame sono stati stipulati accordi bilaterali di conversione del debito con la Repubblica federale di Jugoslavia (383 milioni di franchi), il Camerun (7 ilioni di franchi), la Nigeria (225 milioni di franchi) e il Pakistan (112 milioni di franchi). Gli accordi con Nigeria e Pakistan non prevedono alcuna riduzione del debito, invece al Camerun e alla Repubblica federale di Jugoslavia è stata concessa una riduzione del 90 per cento e del 66 per cento rispettivamente. Con il Camerun è stato inoltre stipulato un accordo di condono del debito (10 milioni di franchi).

8.4

Promozione dell'esportazione

L'OSEC, che è stato incaricato dalla Confederazione di promuovere l'economia svizzera all'estero, si trasforma da classico servizio di promozione delle esportazioni in un moderno organismo di consulenza e networking. I servizi che esso offre alle PMI della Svizzera e del Liechtenstein sono stati decentrati mediante la creazione di altri punti di appoggio regionali e sono maggiormente orientati ai problemi che può porre alle PMI l'internazionalizzazione dell'economia.

Incaricato dal principio del 2001 dalla Confederazione di gestire l'aspetto operativo dalla promozione degli scambi con l'estero, l'OSEC, che sostiene l'inserimento nel contesto internazionale delle PMI della Svizzera e del Liechtenstein, ha concentrato coerentemente i propri sforzi nell'attuazione del nuovo orientamento strategico.

Sono state ampliate le reti interna ed estera di punti di appoggio. Sono stati così aperti, in diverse rappresentanze svizzere all'estero, in stretta collaborazione con il DFAE, sei nuovi Swiss Business Hubs nei principali mercati di esportazione dell'economia elvetica. In totale i punti di appoggio sono ora dodici: a Stoccarda, Parigi, Vienna, Milano, Madrid, Londra, Chicago, San Paolo, Mosca, Beijing, Tokio e Mumbai. Per quanto concerne la rete interna, è stato aperto un punto di appoggio qualificato presso la Camera del commercio delle due Basilea.

Come previsto, rispetto all'anno precedente la cifra di affari «clienti» dell'OSEC Business Network Switzerland è diminuita in seguito alla riorganizzazione avviata nel 2001 (­3,5 milioni di franchi, pari a una diminuzione del 29%). Alcuni servizi di interesse pubblico non sono più soggetti a diritti, ma vengono forniti gratuitamente a titolo di servizio pubblico (p. es. la piattaforma di informazione www.osec.ch o le informazioni correnti dell'OSEC Service Center). L'OSEC ha anche deciso di eliminare alcuni servizi, indirizzando verso il settore privato i clienti che ne fanno richiesta. Nell'anno in esame è stato tuttavia possibile stabilizzare la cifra di affari «clienti».

Ma, più della cifra di affari «clienti», nell'ambito delle numerose prestazioni di servizio pubblico o semi-pubblico che l'OSEC deve offrire conformemente al proprio mandato, è importante il vasto impatto che il nuovo posizionamento strategico deve permettere di conseguire. E qui si
registrano i primi risultati positivi. Nonostante la ristrutturazione, nel 2001 l'OSEC è riuscito a contenere entro stretti limiti la diminuzione dei clienti. Per di più, nel 2002 diversi indizi hanno segnalato un'inversione di tendenza e, quindi, un'evoluzione positiva della nuova strategia. Per esempio, nel 2001 l'OSEC Service Center, aperto a giugno, riceveva in media 70 domande di clienti al mese, che l'anno dopo erano già diventate 70 al giorno. Nell'anno in esame

828

le visite alla piattaforma di informazione sono pure aumentate a quasi 30'000 volte al mese.

Il «Forum svizzero del commercio esterno», la grande manifestazione che l'OSEC organizza ogni anno per i suoi clienti, si è affermato brillantemente quale snodo e piattaforma di discussione per tutti gli attori dell'attività economica esterna.

8.5

Promozione della piazza economica

I programmi per promuovere gli investimenti esteri fanno oggi parte dell'armamentario classico dei Paesi dell'OCSE. Quale strumento per sostenere i cambiamenti strutturali, la promozione della piazza economica incoraggia la diversificazione dell'economia e rafforza i rami competitivi. Contribuisce così al mantenimento a lungo termine del benessere e crea posti di lavoro di prim'ordine in settori interessanti.

Il programma di promozione della piazza economica della Confederazione si basa sul decreto federale del 6 ottobre 1995 concernente il promovimento dell'informazione riguardante la piazza economica svizzera (RS 951.972). È stato lanciato nel marzo 1996 per un periodo di dieci anni ed è dotato di un credito quadro di 24 milioni di franchi.

Il programma «RéusSite: Suisse» punta alla comunicazione di informazioni e a un marketing attivo nei mercati chiave e nei settori basilari dell'economia.

Per quanto concerne la comunicazione di informazioni, nel corso dell'anno in rassegna è stato completamente rielaborato il sito Internet «RéusSite: Suisse», che si presenta ora in tedesco, francese e inglese (www.standortschweiz.ch; www.reussitesuisse.ch; www.locationswitzerland.ch;). Parimenti la serie di pubblicazioni di «RéusSite: Suisse» è stata completata da tre pubblicazioni sulla Svizzera in francese, inglese e italiano. A queste si aggiungono tre pubblicazioni settoriali concernenti la micro/nanotecnologia, la tecnologia dell'informazione e della comunicazione nonché la tecnologia ambientale.

Nei mercati chiave in Europa (soprattutto Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia) e in Nordamerica (Canada e USA), nel corso dell'anno in esame sono stati organizzati, in stretta collaborazione con gli organi cantonali di promozione economica, 22 manifestazioni di promozione e presentazione per gli investitori, 13 fiere e due viaggi riservati ai giornalisti.

8.6

Turismo

Per la prima volta dal 1982, nel 2001 il turismo mondiale ha fatto segnare un regresso. Su scala mondiale, gli arrivi internazionali sono diminuiti di 5 milioni, ossia dello 0,6 per cento, dopo che negli ultimi due decenni erano stati in costante aumento. Tale inattesa flessione va in primo luogo imputata agli attentati terroristici dell'11 settembre.

In Svizzera la diminuzione è stata più alta, arrivando al 3 per cento. La stagnazione del turismo svizzero, tradizionalmente orientato al mercato estero, si è protratta anche nel corso dell'anno in esame. Secondo stime provvisorie i pernottamenti di 829

ospiti stranieri sono diminuiti circa del 10 per cento. Fattori esterni, quali l'incerta evoluzione congiunturale dell'economia, la forza del franco svizzero e le avverse condizioni meteorologiche hanno indubbiamente contribuito in notevole misura a questa evoluzione negativa.

Gli sforzi di commercializzazione di «SvizzeraTurismo», rafforzati da misure straordinarie della Confederazione, non sono riusciti a invertire stabilmente la tendenza negativa. Non si può tuttavia ignorare il fatto che il declino del turismo svizzero ha anche cause strutturali. Le offerte svizzere sono in parte sorpassate e non più concorrenziali a livello internazionale. Per questo motivo il 20 settembre 2002 il Consiglio federale ha presentato un messaggio concernente il miglioramento delle strutture e della qualità dell'offerta del turismo svizzero (FF 2002 6379). Il progetto intende contribuire a rendere il turismo svizzero più competitivo a livello internazionale.

Esso è imperniato sull'adeguamento dell'offerta turistica svizzera alle strutture del mercato mondiale sempre più dominato da grandi imprese internazionali. A tale scopo, la proroga e la modifica del decreto federale concernente la promozione dell'innovazione e della collaborazione nel turismo (FF 2002 6454) mirano a contribuire allo sviluppo di nuovi prodotti e canali di distribuzione oltre che al miglioramento della qualità delle prestazioni. Inoltre, con la nuova legge federale sulla promozione del credito al settore alberghiero (FF 2002 6449) si costituirà un portafoglio di fornitori di servizi alberghieri in grado di affermarsi anche sui mercati internazionali. È poi prevista anche un'iniziativa di qualificazione per i collaboratori del settore alberghiero e turistico. Questo nuovo programma a favore del turismo, per il quale la Confederazione stanzierà nel periodo dal 2003 al 2007 135 milioni di franchi, deve favorire il superamento delle considerevoli debolezze strutturali del turismo svizzero.

Il turismo è un settore che ha assunto un carattere fortemente internazionale. La Svizzera deve attenersi al principio di reciprocità. In altre parole, «tourism must go both ways»: con il sostegno di «Svizzera Turismo», il nostro Paese si sforza di incoraggiare la domanda all'estero, ma si adopera anche, nel quadro di una cooperazione multilaterale, a favore
di scambi turistici il più liberi, duraturi e sicuri possibile, a tutto vantaggio della popolazione svizzera, che viaggia all'estero sempre di più.

La Svizzera partecipa attivamente ai programmi di lavoro concernenti il turismo sviluppati dalle organizzazioni interstatali, dove la sua competenza quale Paese pioniere del turismo moderno è sempre apprezzata. Nel 2002 il nostro Paese ha nuovamente presieduto la Commissione per l'Europa dell'Organizzazione mondiale del turismo, che ha sede a Madrid, e del Comitato per il turismo dell'OCSE.

La Svizzera ha stilato un rapporto sulla questione della promozione del turismo nei Paesi poveri. Tale rapporto ha contribuito in misura determinante alla conclusione della convenzione di cooperazione tra UNCTAD e OMC, firmata nel giugno 2002 ad Alessandria d'Egitto. Inoltre il Seco si è incaricato dei preparativi del terzo Congresso mondiale del turismo e degli sport invernali dell'Organizzazione mondiale del turismo. Tale evento è stato dedicato alle prospettive economiche mondiali del settore delle funivie. In ottobre ha infine avuto luogo, sotto la presidenza svizzera, una Conferenza dell'OCSE sui problemi della formazione professionale in campo turistico e alberghiero.

830

Elenco delle abbreviazioni ACICI

Agenzia di cooperazione e di informazione per il commercio internazionale

ACWL

Advisory Centre for WTO Law Centro consultivo per la legislazione dell'OMC

AELS

Associazione europea di libero scambio

AfDB

African Development Bank Banca africana di sviluppo

AFTA

Asian Free Trade Association Associazione asiatica di libero scambio

AIE

Agenzia internazionale dell'energia

ALS

Accordo di libero scambio Svizzera-CE

APEC

Asian Pacific Economic Cooperation Cooperazione economica dei Paesi del Bacino del Pacifico

AsDB

Asian Development Bank Banca asiatica di sviluppo

ASEAN

Association of South-East Asian Nations Associazione dei Paesi del Sud-Est asiatico

BERS

Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo

CAC

Convenzione sulle armi chimiche

CAS

Comitato per l'aiuto allo sviluppo (OCSE)

CCI

Centro del commercio internazionale (dell'UNCTAD/OMC a Ginevra)

CE (CEE)

Comunità europea (prima: Comunità economica europea); anche: Comunità europee (CE, CECA e CEEA)

CECA

Comunità europea del carbone e dell'acciaio

CEEA/Euratom Comunità europea dell'energia atomica CEE/ONU

Commissione economica per l'Europa dell'Organizzazione delle Nazioni Unite

CEFTA

Central European Free Trade Association Associazione di libero scambio dell'Europa centrale

CIME

Committee on International Investment and Multinational Enterprises Comitato per gli investimenti internazionali e le imprese multinazionali

Cleaner Produc- Centri di tecnologie ambientali tion Centers Club di Parigi Corporate Governance

Riunione degli Stati creditori più importanti Governo societario

831

COST

Coopération européenne dans le domaine de la recherche scientifique et technique Cooperazione europea nel settore della ricerca scientifica e tecnica

CSD

Commission for Sustainable Development Commissione per lo sviluppo sostenibile

CSI

Comunità degli Stati indipendenti

DSP

Diritti speciali di prelievo

ECOSOC

Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite

Euratom

Comunità europea dell'energia atomica

Eureka

European Research Coordination Agency Cooperazione europea di ricerca nell'ambito dell'alta tecnologia per l'aumento della produttività e delle competitività delle industrie ed economie europee sul mercato mondiale

FCAS

Facilitazione consolidata d'adeguamento strutturale

FMI

Fondo monetario internazionale

GAFI

Gruppo di azione finanziaria contro il riciclaggio di capitali

G­8

Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Italia, Russia, Stati Uniti

G­10

Gruppo dei 10 (comitato informale che riunisce gli ora 11 principali Stati donatori del FMI)

GATS

General Agreement on Trade in Services Accordo generale sul commercio di servizi

GATT

General Agreement on Tariffs and Trade Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio

GEF

Global Environment Facility Fondo mondiale per l'ambiente

GRE

Garanzia dei rischi delle esportazioni

GRI

Garanzia dei rischi degli investimenti

HIPC

Heavily Indebted Poor Countries Iniziativa del FMI e della Banca mondiale per sgravare l'onere del servizio del debito di questi Paesi

IAIS

International Association of Insurance Supervisors Associazione internazionale delle autorità di vigilanza in materia di assicurazioni

IBRD

International Bank for Reconstruction and Development Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo (BIRS)

ICCO

International Cocoa Organization Organizzazione internazionale del cacao (Londra)

IDA

International Development Association Associazione internazionale per lo sviluppo

832

IDB

Interamerican Development Bank Banca interamericana di sviluppo

IFC

International finance Corporation Banca d'investimento del Gruppo della Banca mondiale

IMFC

International Monetary and Financial Committee Comitato internazionale monetario e finanziario del FMI

Joint Attuazione comune da parte dei Paesi in sviluppo e dei Paesi Implementation industrializzati di provvedimenti di protezione del clima Kimberley Process

Comitato consultivo (dal nome di una città mineraria del Sudafrica) istituito per lottare contro il commercio dei «diamanti della guerra»

MERCOSUR

Mercado Común del Sur Mercato comune dell'America del Sud

MIGA

Multilateral Investment Guarantee Agency Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti

MTCR

Missile Technology Control Regime Regime di controllo della tecnologia missilistica

NAFTA

North American Free Trade Agreement Accordo di libero scambio nordamericano (USA-CanadaMessico)

NEPAD

New Partnership for Africa's Development Iniziativa «Nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa»

NPC

Nuova perequazione finanziaria e dei compiti

NSG

Nuclear Suppliers Group Gruppo di fornitori nucleari

OCSE

Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico

OICV

Organizzazione internazionale delle commissioni di valori

OIL

Organizzazione internazionale del lavoro

O.I.V.

Organizzazione internazionale della vite e del vino

OMC

Organizzazione internazionale del commercio

OMPI

Organizzazione mondiale della proprietà intellettuale

OMS

Organizzazione mondiale della sanità

ONG

Organizzazione non governativa

ONU

Organizzazione delle Nazioni Unite

OPCW

Organization for the Prohibition of Chemical Weapons Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche

OPEP

Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio

OSEC

Ufficio svizzero per l'espansione commerciale

833

PECO

Dieci Paese dell'Europa centrale e orientale con i quali esistono relazioni di libero scambio*

PMI

Piccole e medie imprese

SA

Sistema armonizzato di designazione e di codificazione delle merci

SDFC

Swiss Development Finance Corporation Società svizzera per il finanziamento dello sviluppo

SEE

Spazio economico europeo

SII

Società interamericana di investimenti

SIPPO

Swiss Import Promotion Program Programma svizzero per il promovimento delle importazioni dei Paesi in sviluppo o in transizione

SOFI

Swiss Organisation for Facilitating Investments Organizzazione svizzera per il promovimento degli investimenti dei Paesi in sviluppo o in transizione

TRIPS

Trade-Related Aspects of Intellectual Property Rights Accordo dell'OMC sugli aspetti dei diritti di proprietà intellettuale relativi al commercio (ADPIC)

UE

Unione europea (primo pilastro: CE, CECA, CEEA; secondo pilastro: politica estera e in materia di sicurezza comune, terzo pilastro: collaborazione nei settori della giustizia e degli affari interni)

UNCED

United Nations Conference on Environment and Development Conferenza delle Nazioni Unite per l'ambiente e lo sviluppo

UNCTAD

United Nations Conference on Trade and Development Conferenza delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo

UNDP

United Nations Development Program Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo

UNEP

United Nations Environment Program Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente

UNIDO

United Nations Industrial Development Organization Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale

WA

Wassenaar Arrangement

*

834

Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Repubblica Slovacca, Slovenia, Ungheria.

9 9.1

Allegati Allegati 9.1.1­9.1.2 Parte I:

9.1.1

Allegati secondo l'articolo 10 capoverso 1 della legge sulle misure economiche (per conoscenza)

Tavole e grafici complementari sulla situazione economica

Tavole: Tavola 1:

Evoluzione economica internazionale e degli scambi commerciali

Tavola 2:

Evoluzione del commercio esterno della Svizzera secondo i principali comparti, gennaio-ottobre 2002

Tavola 3:

Sviluppo regionale del commercio esterno della Svizzera, gennaio-ottobre 2002

Grafici: Grafico 1:

Economia mondiale e commercio internazionale

Grafico 2:

Indice del corso di cambio reale del franco svizzero

Grafico 3:

Esportazioni secondo i principali comparti 1990­2002

Grafico 4:

Evoluzione regionale del commercio esterno, gennaio-ottobre 2002

Grafico 5:

Turismo svizzero 1985­2002

Grafico 6:

Bilancia delle transazioni correnti della Svizzera 1990­2001

Grafico 7:

Evoluzione degli investimenti diretti: esportazioni e importazioni di capitali

835

Tavola 1

Evoluzione economica internazionale e degli scambi commerciali Evoluzione del prodotto nazionale lordo in termini reali, dei prezzi al consumo, del volume delle importazioni e delle esportazioni nonché della bilancia delle transazioni correnti nell'area OCSE, 2001­2004 (variazioni in % rispetto all'anno precedente) Stati Uniti

Germania

%

%

Totale dei Paesi dell'UE %

Svizzera %

Totale dei Paesi dell'OCSE %

Prodotto interno lordo, in termini reali ­ 2001 ­ 2002 ­ 2003 ­ 2004

0,3 2,3 2,6 3,6

0,6 0,4 1,5 2,5

1,6 0,9 1,9 2,7

0,9 ­0,2 1,4 2,2

0,7 1,5 2,2 3,0

Rincaro1 ­ 2001 ­ 2002 ­ 2003 ­ 2004

2,4 1,1 1,3 1,3

1,4 1,6 1,2 1,1

2,3 2,4 2,0 1,9

1,4 2,1 0,6 0,6

1,8 1,3 1,3 1,2

­3,3 3,5 6,7 8,0

2,4 ­1,7 5,0 8,0

1,0 ­1,0 4,2 5,9

­0,3 1,3 6,2 8,1

­5,9 ­2,6 7,7 8,8

4,7 1,6 4,5 7,9

1,2 1,3 3,4 5,9

­0,2 1,2 6,2 8,0

­3,9 ­4,9 ­5,1 ­5,3

0,1 2,0 2,3 2,8

8,2 10,0 9,9 10,4

­1,1 ­1,2 ­1,2 ­1,2

Volume degli scambi commerciali Volume delle importazioni2 ­ 2001 ­ 2002 ­ 2003 ­ 2004 Volume delle esportazioni2 ­ 2001 ­ 2002 ­ 2003 ­ 2004 Bilancia delle transazioni correnti Saldo in percentuale del PIL ­ 2001 ­ 2002 ­ 2003 ­ 2004 Fonte: 1 2

836

­0,2 0,5 0,5 0,5

Perspectives économiques de l'OCDE 2002 = stime; 2003 e 2004 = previsioni Evoluzione dei prezzi del PIL, i Paesi a forte inflazione sono esclusi dal totale OCSE.

Non più disponibili per l'UE.

Tavola 2

Evoluzione del commercio esterno della Svizzera secondo i principali comparti, gennaio-ottobre 20021 Valore in milioni Quota in % Variazione in % rispetto all'anno di franchi delle espor- precedente tazioni e importazioni complessive In termini reali/ volume

Medie/ prezzi

Valore nominale

Esportazioni complessive 109 414,5 Derrate alimentari 1 516,2 Tessili 1 952,3 Abbigliamento 1 038,5 Carta 2 763,2 Materie plastiche 2 563,0 Prodotti chimici 38 586,6 Metalli e manufatti metallici 8 217,7 Macchine, apparecchi, elettronica 26 220,7 Strumenti di precisione 7 176,5 Orologeria 8 538,0

100,0 1,4 1,8 0,9 2,5 2,3 35,3 7,5

­0,6 7,4 ­7,4 5,7 4,4 5,1 4,3 ­4,8

­0,9 ­6,5 ­1,8 ­1,2 ­8,1 ­5,4 3,7 ­3,4

­1,4 0,4 ­9,1 4,4 ­4,1 ­0,6 8,2 ­8,0

24,0 6,6 7,8

­11,5 6,3

­1,7 ­3,6

­13,0 2,5 ­2,4

Importazioni complessive 103 891,5 Agricoltura e selvicoltura 8 183,5 Vettori energetici 4 515,9 Tessili, abbigliamento, calzature 7 487,8 Prodotti chimici 23 789,7 Metalli e manufatti metallici 7 942,0 Macchine, apparecchi, elettronica 21 516,7 Veicoli 10 880,7

100,0 7,9 4,3

­2,7 1,7 2,3

­3,5 ­3,3 ­20,1

­6,1 ­1,7 ­18,3

7,2 22,9 7,6

­1,2 ­0,3 ­6,4

­3,7 4,8 ­5,6

­4,9 4,5 ­11,6

20,7 10,5

­8,1 ­10,0

­6,3 0,9

­13,9 ­9,2

Bilancia commerciale (Anno precedente: 1

5 523,0 393,6)

Escluse le transazioni con metalli preziosi, pietre preziose e semipreziose, nonché oggetti d'arte e antichità.

837

18 335,8 11 942,8 1 331,4 4 065,7 888,2

Paesi industrializzati non europei Stati Uniti Canada Giappone Australia

838

84 666,8 65 875,1 22 884,4 10 174,2 8 999,6 5 463,6 3 870,4 3 392,3 2 316,2 3 693,7 839,0 1 240,3 608,8 455,9

Paesi industrializzati UE Germania Francia Italia Gran Bretagna Austria Paesi Bassi Belgio Danimarca Spagna Svezia Finlandia AELS

in mio fr.

­1,5 ­1,0 14,6 ­7,4 0,6

­2,4 ­2,7 ­8,0 0,8 2,9 ­7,6 8,1 ­3,5 7,8 2,1 ­8,5 ­8,1 ­9,0 ­8,4 16,8 10,9 1,2 3,7 0,8

77,4 60,2 20,9 9,3 8,2 5,0 3,5 3,1 2,1 3,4 0,8 1,1 0,6 0,4 8 398,4 5 564,8 379,8 2 256,6 115,6

91 854,4 83 205,6 33 359,4 10 672,6 11 129,0 4 924,0 4 383,0 5 624,1 2 923,1 2 102,6 917,4 1 236,3 801,0 250,4

in mio fr.

Valore delle importazioni

Quota delle esportazioni globali in %

Valore delle esportazioni

Variazioni rispetto all'anno precedente in %

Importazioni

Esportazioni

Sviluppo regionale del commercio esterno della Svizzera, gennaio-ottobre 20021

­10,1 ­6,2 ­9,2 ­18,7 ­8,7

­6,2 ­5,7 ­6,0 ­11,6 ­1,1 ­1,7 5,5 ­13,0 ­8,3 2,3 ­3,1 ­0,9 ­8,5 ­15,2

Variazioni rispetto all'anno precedente in %

8,1 5,4 0,4 2,2 0,1

88,4 80,1 32,1 10,3 10,7 4,7 4,2 5,4 2,8 2,0 0,9 1,2 0,8 0,2

Quota delle importazioni globali in %

9 937,4 6 378,0 951,6 1 809,1 772,6

­7 187,6 ­17 330,5 ­10 475,0 ­498,4 ­2 129,4 539,6 ­512,6 ­2 231,8 ­606,9 1 591,1 ­78,4 4,0 ­192,2 205,5

in mio fr.

Saldo della bilancia commerciale

Tavola 3

839

10 697,8 6 881,4 650,4 1 262,7 2 505,1 977,2 893,0 2 072,3 958,0 839,8 153,1 1 744,0 1 312,1 426,2

999,6 916,1 1 615,8 1 602,1

CSI Europa sudorientale Asia Cina

Paesi emergenti Paesi emergenti d'Asia Thailandia Singapore Hong Kong Taiwan Corea del Sud Paesi emergenti d'America Brasile Messico Argentina Altri Paesi emergenti Turchia Sudafrica

6 281,0 2 749,4 954,4 796,2 602,9

Paesi in transizione Europa centrale e orientale Polonia Repubblica Ceca Ungheria

in mio fr.

­1,1 ­1,4 0,0 ­3,8 5,8 ­13,3 5,6 ­14,5 ­9,9 ­9,5 ­47,3 22,8 34,3 ­2,4

8,9 2,3 15,2 15,4

5,4 0,3 ­4,4 2,4 1,4

9,8 6,3 0,6 1,2 2,3 0,9 0,8 1,9 0,9 0,8 0,1 1,6 1,2 0,4

0,9 0,8 1,5 1,5

5,7 2,5 0,9 0,7 0,6

3 634,2 2 298,3 438,3 176,8 498,2 498,3 429,7 865,0 630,8 140,0 45,2 470,9 350,9 119,8

216,6 357,1 1 879,4 1 877,9

4 363,3 1 910,2 382,1 688,2 557,6

in mio fr.

Valore delle importazioni

Quota delle esportazioni globali in %

Valore delle esportazioni

Variazioni rispetto all'anno precedente in %

Importazioni

Esportazioni

­12,3 ­14,2 ­8,2 ­17,4 ­3,0 ­28,7 ­10,0 ­9,4 ­8,7 ­4,7 ­16,2 ­7,5 ­3,7 ­16,0

­3,8 7,0 ­3,9 ­3,9

1,9 8,2 11,8 24,1 0,9

Variazioni rispetto all'anno precedente in %

3,5 2,2 0,4 0,2 0,5 0,5 0,4 0,8 0,6 0,1 0,0 0,5 0,3 0,1

0,2 0,3 1,8 1,8

4,2 1,8 0,4 0,7 0,5

Quota delle importazioni globali in %

7 063,6 4 583,1 212,1 1 085,9 2 006,9 478,9 463,3 1 207,3 327,2 699,8 107,9 1 273,1 961,2 306,4

783,0 559,0 ­263,6 ­275,8

1 917,7 839,2 572,3 108,0 45,3

in mio fr.

Saldo della bilancia commerciale

840

1

­1,4

­2,1 ­11,0 ­0,3

13,8 13,9

100,0

3,9 0,5 0,5

3,2 2,9

103 891,5

2 391,8 256,3 399,4

1 647,7 1 601,2

in mio fr.

Escluse le transazioni con metalli, pietre preziose e semipreziose, nonché oggetti d'arte e antichità

109 414,5

4 251,9 522,6 526,4

Paesi in sviluppo non produttori di petrolio Israele India

Totale esp./imp./saldo

3 517,1 3 225,6

Paesi in sviluppo produttori di petrolio OPEP

in mio fr.

Valore delle importazioni

Quota delle esportazioni globali in %

Valore delle esportazioni

Variazioni rispetto all'anno precedente in %

Importazioni

Esportazioni

­6,1

­4,0 18,5 ­14,0

­8,3 ­8,3

Variazioni rispetto all'anno precedente in %

100,0

2,3 0,2 0,4

1,6 1,5

Quota delle importazioni globali in %

5 523,0

1 860,1 266,3 127,0

1 869,4 1 624,4

in mio fr.

Saldo della bilancia commerciale

1995

841

Fonte: OCSE

-1

0

1

2

3

4

5

zona euro

1996

1998

Stati Uniti

1997

2000

Giappone

1999

2002

2003

2004

Grafico 1

-2

0

2

4

6

8

10

12

14

Seco - IWWP

Commercio mondiale (scala destra)

2001

Crescita del PIL reale e crescita in volume del commercio mondiale, in percentuale

Economia mondiale e commercio internazionale

1995

842

1997

1998

Media ponderata

Yen

1996

Euro

Dollaro

Indice, gennaio 1999 = 100

Fonte: BNS

70

80

90

100

110

120

130

1999

2000

Evoluzione del corso reale del franco svizzero rispetto alle principali monete

Indice del corso di cambio reale del franco svizzero

2001

Seco - IWWP

2002

Settimana 11.-15.11.

Grafico 2

1990

1991

1992

1993

843

1994

Totale esportazioni Macchine Metalli

Fonte: Direzione generale delle dogane

-10

-5

0

5

10

15

1996

1997

* gennaio - ottobre 2002

1995

1998

1999

Prodotti chimici Strumenti Orologeria

Variazioni nominali rispetto all'anno precedente, in percentuale

Esportazioni secondo i principali comparti, 1990-2002

2000

Seco - IWWP

2001 2002*

-13.0

Grafico 3

-6.1

Totale

-1.4

-5.7

UE

-2.7

844

-6.0

Germania

-8.0

Importazioni

Esportazioni

Fonte: Direzione generale delle dogane

-16

-12

-8

-4

0

4

8

12

16

-6.2

Stati Uniti

-1.0

Europa centrale

0.3

8.2

-14.2

Asia emergente

-1.4

America latina emergente

-14.5

-9.4

-8.3

OPEP

13.9

Variazioni nominali rispetto al periodo corrispondente dell'anno precedente, in percentuale

Evoluzione regionale del commercio esterno, gennaio - ottobre 2002

-4.0

Seco - IWWP

Altri Paesi in sviluppo

-2.1

Grafico 4

845

Totale turisti esteri (scala sinistra)

Totale turisti svizzeri (scala sinistra)

Svizzera

Estero

RFG

* 2002 = stime

Francia

Italia

Gran Bretagna

Seco - IWWP

Stati Uniti

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

5000

5500

6000

6500

7000

7500

Pernottamenti secondo il Paese di domicilio (in migliaia) 8000

Grafico 5

1985 1986 1987 1988 1989 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002*

IT

Fonte: Ufficio federale di statistica

10000

UK

12000

FR

US

D

14000

16000

18000

20000

Pernottamenti dei turisti esteri e svizzeri (in migliaia)

Evoluzione dei pernottamenti esteri e svizzeri nell'industria alberghiera

Turismo svizzero, 1985-2002

1990

13.0

19.0

12.0

1992

15.1

19.2

21.3

Redditi del lavoro Trasferimenti

Traffico di merci

846

Fonte: Banca nazionale svizzera

-20

-10

0

10

20

30

40

50

60

70

1995

15.2

20.8

25.2

1997

18.9

30.0

37.0

Bilancia delle transazioni correnti

Servizi Redditi di capitali

Saldo delle principali componenti in miliardi di franchi

1999

21.6

37.0

45.7

Bilancia delle transazioni correnti della Svizzera, 1990-2001

2000

25.6

43.5

52.2

Seco - IWWP

2001

24.2

30.0

34.1

Grafico 6

1993

0

13

5

1994

15

847

1995

3

14

di cui dagli USA

di cui dall'UE

1996

4

20

10

26

1997

Importazioni complessive di capitali

di cui verso gli USA

di cui verso l'UE

Esportazioni complessive di capitali

Fonte: Banca nazionale svizzera

-10

0

10

20

30

40

50

60

70

Esportazioni e importazioni di capitali, in miliardi di franchi

Evoluzione degli investimenti diretti

1998

13

27 18

1999

50

2000

33

72

Seco - IWWP

2001

14

19

Grafico 7

9.1.2

Ispezioni pre-imbarco effettuate in Svizzera per conto di Stati esteri e sottoposte ad autorizzazione

L'ordinanza del 17 maggio 1995 sull'esecuzione di ispezioni pre-imbarco (RS 946.202.8), emanata in relazione con l'Accordo OMC sulle ispezioni pre-imbarco (RS 0.632.20, allegato 1A.10), disciplina l'autorizzazione, l'esecuzione e la sorveglianza di tali ispezioni (che riguardano essenzialmente la qualità, la quantità e il prezzo) eseguite in Svizzera da società specializzate per conto di Stati esteri. Queste società necessitano di un'autorizzazione del DFE per ogni Stato mandatario.

Secondo l'articolo 15 dell'ordinanza, ogni anno è pubblicata una lista su cui figurano gli enti che dispongono di un'autorizzazione a eseguire in Svizzera ispezioni preimbarco e i Paesi ai quali essa si riferisce.

Attualmente sono cinque le società d'ispezione che dispongono di simili autorizzazioni: la Société Générale de Surveillance SA (SGS) a Ginevra, la Cotecna Inspection SA (Cotecna) a Ginevra, le Bureau Véritas/BIVAC (Switzerland) AG (Véritas) a Weiningen, la Inspectorate (Suisse) SA (Inspectorate) a Prilly e la Intertek Testing Services Switzerland Ltd (ITS) a Attiswil. Le rispettive autorizzazioni si riferiscono a 38 Paesi, sette dei quali non sono membri dell'OMC. Elenchiamo qui di seguito in ordine alfabetico3 i Paesi e gli enti per l'ispezione pre-imbarco interessati (stato il 10 dicembre 2002)4.

Paese e appartenenza all'OMC (*) = non membro

Ente per l'ispezione pre-imbarco

Autorizzazione valida dal:

Angola Bangladesh Benin Bielorussia (*) Bolivia

Véritas ITS Véritas Véritas Inspectorate SGS SGS SGS SGS SGS Cotecna Véritas SGS

28. 2.2002 7. 6.2000 21. 6.2000 6. 5.1998 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 28. 9.2000 1. 9.1996 15. 8.1996 21. 6.2000 8.12.1997

Burkina Faso Burundi Cambogia (*) Camerun Comore (*) Congo (Brazzaville) Congo (Kinshasa)

3 4

848

Questo elenco può contenere anche autorizzazioni i cui mandati d'ispezione sono semplicemente sospesi ma non rescissi.

Questo elenco si trova anche in Internet (http://www.seco-admin.ch; cliccare su «Politica economica estera», poi su «Exportations/Importations», poi su «Exportation dans les pays en développement ou en transition» e quindi su «Inspections avant expédition»).

Paese e appartenenza all'OMC (*) = non membro

Ente per l'ispezione pre-imbarco

Autorizzazione valida dal:

Costa d'Avorio

Cotecna Véritas Cotecna SGS Véritas ITS SGS ITS Cotecna SGS SGS Véritas ITS ITS Véritas Véritas SGS SGS SGS SGS ITS Cotecna SGS Cotecna ITS SGS Véritas SGS ITS Cotecna Véritas Cotecna SGS Cotecna ITS ITS SGS

15. 9.2000 15. 9.2000 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 27. 3.2001 1.10.1999 15. 2.2001 15. 8.1996 1. 9.1996 1. 3.2000 6. 3.2001 2.12.2002 15. 2.2001 8.12.1997 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 2.11.2000 27. 3.2001 8.12.1997 1. 9.1999 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 1. 9.1996 2.12.2002 22. 8.2001 1. 9.1996 18. 2.1999 1. 4.1999 1. 9.1996 27. 3.2001 7. 6.2000 10. 4.2001

Ecuador

Etiopia (*) Georgia Gibuti Guinea Iran (*)

Kenia Liberia (*) Madagascar Malawi Mali Mauritania Moldavia Mozambico Niger Nigeria Perù

Repubblica Centrafricana Ruanda Senegal Sierra Leone Tanzania (senza Zanzibar) Tanzania (solo Zanzibar) Togo Uganda Uzbekistan (*)

849

9.2

Allegati 9.2.1­9.2.7 Parte II:

850

Allegati secondo l'articolo 10 capoversi 2 e 3 della legge sulle misure economiche esterne (per approvazione)