N° 30

FOGLIO

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FEDERALE

Armo XLIV Berna, 27 luglio 1961. Volume I Si pubblica di regola una volta la settimana. Abbonamento: anno fr. 11.--, seme¬ stre fr. 6.50, con allegata la Eaccolta delle leggi federali. -- Rivolgersi alla Tipografia Grassi e Co. S. A., a Bellinzona (Telefono 5 18 71) -- Conto corrente postale XI 690.

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RAPPORTO del Consiglio federale all'Assemblea federale sull'iniziativa popolare per la proibizione delle armi nucleari (Del 7 luglio 1961) Onorevoli Signori Presidente e Consiglieri, Ci pregiamo di presentarvi il nostro rapporto sull'iniziativa popolare per la proibizione delle armi nucleari, che è stata sostenuta da 72.795 firme valide e che il Comitato d'iniziativa del movimento svizzero contro l'arma¬ mento nucleare ha consegnato, il 29 aprile 1959, alla Cancelleria federale, mei testi italiano, francese e tedesoo. L'articolo costituzionale proposto da¬ gli iniziatori è del seguente tenore: Art. 20 bis La fabbricazione, 1 importazione, il transito, il deposito in magazzini e l'impiego di armi nucleari di qualsiasi sorta, come anche di parti Integranti delle medesime, sono vietati su tutto il territorio della Confederazione.

L'iniziativa non contiene nessuna clausola di ritiro.

Il Consiglio nazionale e il Consiglio degli Stati hanno preso nota, nella sessione di giugno del 1959 (il 19 e il 5 rispettivamente), del nostro Rap¬ porto del 19 maggio 1959 (FF 1959, 415) sulla riuscita dell'iniziativa e ci hanno pertanto invitati a fare un rapporto sul contenuto dell'iniziativa stessa, nonché a presentare le nostre proposte in merito.

I. Introduzione La soluzione del problema dell'armamento con mezzi nucleari deve fon¬ darsi sulla funzione prescritta all'esercito dalla Costituzione e dalla legge.

Come strumento dell'attività statuale, l'esercito deve assicurare il compi¬ mento del dovere di mantenere l'indipendenza e la neutralità, che incombe formalmente alle autorità federali, in virtù degli articoli 85, n. 6, e 102, n.

9 Cost. Lo svolgimento di questa funzione può essere sia indiretto sia diFoglio Federale, 1961a

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994 retto, in quanto l'esercito, come strumento di forza militare, può così dis.

suadere am potenziale nemico dall'attacco, come anche, quando le ostilità fossero già dichiarate, combatterlo attivamente.

Nel nostro messaggio del 30 giugno 1960 (sunteggiato nel FF 1960, 1040) concernente l'ordinamento dell'esercito, abbiamo già recato le con¬ siderazioni fondamentali sull'impostazione della difesa nazionale e la ne¬ cessità di adattare l'armata ai metodi della guerra moderna. Ne conclude¬ vamo clic l'inclusione delle armi nucleari tra i nostri mezzi bellici avrebbe rappresentato, per la nostra difesa, un incremento superiore a tutti quelli avutisi sinora nella lunga storia dei nostri sforzi militari.

Questa questione, di grande momento, ci aveva però occupati già in¬ nanzi. La prima presa di posizione ufficiale si ebbe infatti nella dichiara¬ zione di massima consegnata alla stampa I'll luglio 1958.

* Spiegavamo in essa che le armi nucleari non servono soltanto al¬ l'aggressore, ma bensì, ciò che calza perfettamente con la nostra situazione, rinforzano in enorme misura la potenza di chi si difende e che pertanto, in concordanza con la nostra secolare tradizione di efficienza militare, do¬ vevamo curare di dotare l'esercito, strumento d'indipendenza e neutralità, delle anni più efficaci, tra le quali oggigiorno si contano appunto le armi nucleari.

Questa questione dell'armamento nucleare, la quale già in altri Stati aveva condotto a vivaci scontri di idee, fu fatta oggetto, dopo quella presa di posizione, di discussioni vivaci anche nel nostro Paese. Le ripercussioni si fecero sentire addirittura all'estero, dove diedero occasione, a certi enti ufficiali o parastatali, di fare qualche commento sulla nostra posizione.

La dichiarazione di massima del 1958 fu del resto largamente frain¬ tesa; se ne trasse innanzittutto l'arbitraria conclusione che il Consiglio fe¬ derale avesse già preso una decisione definitiva e che, conscguentemente, stesse senz'altro per procedere all'acquisto dei mezzi nucleari. Il Consiglio si vide quindi costretto, il 9 agosto 1958, a rettificare questo errore, dichia¬ rando di nuovo clic, ancorché preconizzasse il rinforzamonto della nostra difesa mediante le armi nucleari, esso non aveva preso, in quest'ardua que¬ stione, nessuna decisione, essendosi limitato a incaricare
il Dipartimento militare di studiare ulteriormente, in modo approfondilo, lutto il problema per fargliene poi, a tempo debito, un rapporto all'intenzione dei Consigli legislativi. Tutta la questione è poi rimasta in questi termini sino al mo¬ mento attuale.

La discussione in materia aveva trovato infatti, temporaneamente, un suo esito ufficiale nella risposta che, in Consiglio nazionale, il capo del Di¬ partimento militare aveva dato, il 1° ottobre 1958, all'interpellanza Gitermann sull'armamento nucleare.

Oltre all'iniziativa popolare che ci occupa, esiste un'altra iniziativa presentata dal partito socialista svizzero, il 24 luglio 1959, e concernente

995 il diritto del popolo di pronunciarsi sulla questione della dotazione dello esercito svizzero con armi nucleari. Essa ha il seguente tenore: Art. 20 bisLa decisione relativa all'equipaggiamento dell'armata federale con armi ato¬ miche di ogni genere deve obbligatoriamente essere sottoposta alla votazione del popolo.

In virtù dell'articolo 15 della legge federale del 27 gennaio 1892 (CS 1, 164) che disciplina la procedura per le iniziative e le votazioni sulle revi¬ sioni della Costituzione federale, si potrà trattare però questa seconda ini¬ ziativa in materia nucleare soltanto dopo che la prima sia stata liquidata.

Il nostro Rapporto dà, nel capitolo II, un'esposizione sommaria sulle armi nucleari, le loro possibilità d'impiego e le tendenze evolutive. Queste spiegazioni, di natura piuttosto tecnica, sono destinate a facilitare la com¬ prensione degli argomenti svoliti nei capitoli successivi, nei quali noi, pur curando, per rimanere perspicui, di limitarci all'essenziale, ed sforziamo di spiegare le nostre concezioni su tutti i differenti aspetti di questo vasto problema, ricco di implicazioni.

II. Le armi nucleari 1. La potenza L'effetto delle armi nucleari (impropriamente dette atomiche) deriva dall'energia liberata nella fissione degli atomi pesanti (uranio e plutonio) oppure nella fusione dei nuclei leggeri (idrogeno e suoi isotopi, come il deuterio e il tritio). Nel primo caso si parla di bombe A o di bombe a fis¬ sione, nel secondo caso di bombe II o termonucleari o a fusione. Il valore energetico di un processo nucleare è definito con una massa e, cioè, me¬ diante il riferimento alla quantità di trotile (TNT) la quale esplodendo pro¬ duce uguale quantità di energia. Questa quantità è detta potenza o equi¬ valente energetico.

Nelle bombe a fissione l'energia liberata è dell'ordine di 100 a 100 000 tonnellate di TNT, nelle bombe a fusione è dell'ordine di milioni di tonnel¬ late di TNT. Un'arma nucleare di una chilotonnellata (1 KT) o di una me¬ gatonnellata (1 MT) corrisponde, per energia, all'esplosione di 1000, rispet¬ tivamente 1 milione, di tonnellate di TNT. Bisogna contare, oggigiorno, sul fatto che gli eserciti delle grandi potenze dispongono di mezzi esplosivi da 0,5 KT a 30 MT.

2. Gli effetti Le armi nucleari dispiegano la loro efficacia attraverso il lampo, la onda termica,
l'onda d'urto e la radioattività. L'estensione e la natura dell'effetto distruttivo dipendono innanzittutto: dalla potenza o equivalente energetico; dal punto di scoppio (in aria, ad alta o a bassa quota, sulla superficie, sotto terra e sotto l'acqua); dalla natura del processo nucleare (fissione o fusione).

996 Il lampo Al momento dell'esplosione scocca un lampo accecante che supera di molto la luminosità del sole. Il lampo produce un abbagliamento il quale, prescindendo dai danni permanenti che si possono avere nei casi .estremi, può durare da qualche minuto fino a qualche ora; ciò può condurre presso la popolazione civile o la truppa mal protetta e insufficientemente istruita a un vero movimento di panico.

L'onda termica.

Questa equivale, di massima, a un'irradiazione solare concentratissima, ma di breve durata. Permane infatti, in rapporto con l'equivalente ener¬ getico, soltanto da una frazione di secondo a qualche secondo. rEssa può provocare sulla pelle umana indifesa delle bruciature e può accendere del materiale facilmente infiammabile. 11 raggio teorico d'efficacia può essere desunto dalla tabella che segue: Raggio d'efficacia dell'onda termica, atta a cagionare ustioni di secondo grado sulla pelle nuda, trattandosi di esplosioni ad alta quota Potenza in KT Raggio in km (distan¬ za dal punto zero1)

1 0,7

10 1,9

20

100

1.000 10.000

2,9

6 16 45 1) Punto zero, o epicentro = punto d'intersezione tra la superficie e la verticale per il punto d'esplosione.

La protezione contro l'onda termica è tecnicamente agevole, in quanto tutto ciò che dà ombra protegge efficacemente.

L'onda d'urto L'onda d'urto è la causa principale delle distruzioni; essa dipende però, in fortissima misura, dalla quota d'esplosione. Sono da registrare come importanti anche i suoi effetti indiretti, dovuti alle macerie soffiate, agli aeroplani abbattuti alle piante divelto, al crollo degli edifici.

La tavola seguente reca gli indici di distruzione dell'onda d'urto, se¬ condo la distanza chilometrica dal punto d'esplosione. Ci si è basati su distruzioni «medie», tali cioè che consentano ancora una riparazione ef¬ fettiva (per la terza voce, intendiamo come riparazione il ristabilimento di uno stato tale che permetta il passaggio ai mezzi motorizzali -- e ciò sarà possibile solo dopo vasti lavori di sgombero).

997 Raggio d'efficacia dell'onda d'urto Potenza in KT Distruzione di edifici di mattoni Distruzione di automez¬ zi da carico ....

Distruzione di foreste .

1

10

20

100

1.000 10.000

0,7

1,5

1,9

3,2

7

15

0,3 0,7

0,7 1,6

0,9 2

1,8 3,6

4,2 9

10 20

Entro il raggio d'azione dell'onda d'urto, soltanto dei rifugi interrati possono offrire all'uomo una protezione adeguata.

La radioattività La radiazione radioattiva, che isi sprigiona durante e dopo l'esplosione, consta principalmente di raggi analoghi ai raggi Röntgen. Il suo effetto consiste nei danni inferti alla cellula vivente. L'uomo, all'inizio, non l'av¬ verte affatto, cosicché occorrono degli strumenti di misura per accertarne la presenza: In essa si distinguono: Una radiazione primaria: breve (1 minuto) ma intensa, all'atto della esplosione; Una radiazione secondaria: di lunga durata e decrescente col tempo, espli¬ cante sia una funzione diretta, nelle esplosioni al di sopra o al di sotto della superficie del suolo o dell'acqua, sia una funzione indiretta, i cui effetti si prolungano, su scala modiale, attraverso le ricadute radioattive.

Il Taggio d'azione della radiazione primaria è minore di quelli del¬ l'onda termica e dell'onda d'urto ma dipende, come quelli, dalla quota dell'esplosione.

Raggio d'azione della radioattività, primaria sull'uomo non protetto e per una mortalità del 50 % Potenza in KT Raggio sioni Raggio sioni

in in in al

km. per esplo¬ quota . . .

km. per esplo¬ suolo . . .

l

10

0,5

0,9

1,1

1,3

1,3

01)

0,8

1,2

1,3

1,7

2,5

3,5

20

100

1.000 10.000

1) Affinchè con una bomba di tale potenza l'enorme globo di fuoco che s'ingenera non tocchi la superficie (ciò che potrebbe cagionare una radiazione secondaria controproducente) occorre scegliere un'altezza di scoppio tale che il raggio d'azione della radiazione primaria risulti nullo.

998 Con l'uso di un'arma nucleare, sopra o sotto la superficie del suolo, si pro.

voca, con i materiali trasportati dal vento, giusta la direzione e la forza del medesimo, un inquinamento radioattivo del territorio che può essere di no¬ tevolissima estensione. Trattasi in ogni Caso qui di radiazione secondaria.

L'intensità dell'emissione radioattiva (sia primaria sia secondaria), massima nel centro dell'esplosione e gradualmente scemante verso l'ester¬ no, dovrà essere assunta come base per determinare l'entità delle misure protettive della popolazione civile e della truppa.

Vi sono, in merito, le possibilità principali seguenti: -- Data la diminuzione molto forte della radioattività nel tempo, gli ef¬ fetti nocivi possono essere ridotti molto fortemente se si prende la cautela di rimanere per le prime ore, o per i primi giorni dopo l'esplo¬ sione, rinchiusi in casa, nelle cantine o nei rifugi, e di uscire poi dai ripàri solo per brevi intervalli, gradualmente crescenti.

-- La polvere radioattiva può essere introdotta nel corpo attraverso il naso o la bocca. Siccome poi gli isotopi radioattivi sono uguali o si¬ mili agli elementi costituenti l'organismo umano, essi vengono facil¬ mente incorporati in esso. Ci limitiamo qui a citare lo iodio radioat¬ tivo (tiroide), lo stronzio radioattivo (ossa), e il cesio radioattivo (mu¬ scoli). Le maschere a gas e i filtri sono gli strumenti protettivi ade¬ guati.

-- La polvere radioattiva si deposita e s'incorpora al suolo, donde passa nelle piante, divenendo così nutrimento umano immediato o indiretto attraverso l'alimentazione carnea. È efficace in questo caso, come con¬ tromisura, soltanto la chiusura dell'intera zona infetta durante lungo tempo.

-- La polvere radioattiva può inquinare l'acqua potabile, cosicché può talora rendersi necessario di precludere all'uso intere attrezzature di acquedotto e di procurarsi l'acqua necessaria attingendola direttamente da sorgenti pure, quando non occorra ripotabilizzare l'acqua mediante apparecchiature di purificazione. Benché l'inquinamento dell'acqua potabile rappresenti un problema vasto e difficile, giova però segna¬ lare che esso costituisce un pericolo meno grave di quanto in genere si creda. L'acqua è infatti sottoposta a un filtraggio naturale da parie dei terreni, cosicché passano sovente settimane e
mesi prima che l'in¬ quinamento divenga effettivo. Se l'approvvigionamento idrico è basato su delle buone sorgenti l'inquinamento può anche non avverarsi.

L'effetto dell'emissione radioattiva riposa, come l'abbiamo detto, sul danneggiamento o addirittura la distruzione della cellula vivente. Esso è tanto più forte quanto maggiore è la dose di radiazione che ha colpito il corpo e che da esso é stata assorbita. Si é potuto accertare che, nel caso di una radiazione che investa il corpo intero, gli effetti saranno i seguenti (dose in Rontgen = r, Milliröntgen = 1/1000 r = mr):

999 25 r Soglia di pericolosità dose massima ammissibile se si vogliono sicu¬ ramente evitare danni clinici.

100 r Dose critica insorgenza della sindrome da radiazione e primi casi mortali 400 r Dose letale media malattia da radiazioni d'entità grave, 50 per cento di casi letali 700 r Dose letale quasi sempre la morte.

Alcune affezioni si manifestano in breve corso di tempo: altre, come la leucemia, la cateratta, ecc., dopo qualche anno.

Oltre alle alterazioni somatiche che colpiscono di soggetto sottoposto a un'irradiazione nucleare (da bomba A oppure da sostanze contaminate) possono anche insorgere turbe genetiche, attraverso le quali i danni sono poi .trasmessi ai discendenti.

L'esplosione di bombe nucleari prolunga i suoi effetti anche mediante ja ricaduta delle polveri radioattive soffiate nell'atmosfera. Per ogni esplosione, anche sperimentale, enormi quantità di prodotti di fissione sono emessi e lanciati nello spazio. La quantità di questi prodotti, commisu¬ rata alla massa radioattiva totale, raggiunge il 50 per cento per uno scoppio alla superficie del suolo. Nel caso di una bomba di una potenza inferiore alle 100 KT, la massa radioattiva è sparsa soltanto nella tropo¬ sfera, per le potenze maggiori, la disseminazione avviene invece nella stratosfera. Queste enormi quantità di materiale radioattivo ricadono poi lentamente verso il suolo o và sono portate dalla pioggia. Si calcola che le particelle disseminate nella troposfera restino in sospensione durante 30 giorni in media^ e che quelle sparse nella stratosfera restino in aria durante alcuni anni. Lungo tutto questo periodo, i materiali radioattivi eiettati finiscono per spandersi 2su tutta la superficie della terra, con la conseguenza però che ogni km ne riceve una parte infima. Grazie a questa diminuzione la contaminazione del suolo resta poco sensibile, tut¬ tavia, anche tosi, essa rappresenta incontestabilmente una deteriorazione dell'ambiente di vita dell uomo. Bisogna tuttavia considerare gli effetti della radioattività da esplosione nucleare, segnatamente per quanto con¬ cerne i danni genetici, tenendo conto anche della radioattività naturale, presente indipendentemente dalle armi atomiche, le cui fonti sono segna¬ tamente: i raggi cosmici, le radiazioni emesse dal terreno e dagli isotopi radioattivi presenti nel corpo, e,
infine, le radiazioni che sono un portato della civiltà (quandranti luminosi, raggi X usati in diagnostica, ecc.).

Una parte soltanto di questa radioattività naturale ha effetto sulle gonadi (ghiandole sessuali). L'esposizione genetica è secondo il Prof. Joyet, di Zurigo, di: 110 mr/anno (al livello del mare), per radiazioni dell'ambiente naturale 25 mr/anno, per raggi usati in diagnostica 7,5 mr/anno, per le emissioni dei quadranti luminosi.

1000 A- titolo di' paragone, occorre segnalare che l'esposizione radioattiva ge¬ netica 'cagionata dalle* 180' esplosioni nucleari, fatte per scopi sperimentali sino alla fine del 1960, ha cagionato da 1 a ò mr/anno, vale a dire una' quantità d'irraggiamento enormemente inferiore a quello delle altre sor¬ genti radioattive indicate qui sopra.

Tuttavia, le condizioni consecutive alle esplosioni sperimentali non possono essere paragonale a quelle che seguirebbero una guerra nucleare; in questo caso infatti è da temere che la densità dell'irraggiamento radioattivo sia talmente intensa da cagionare senz'altro dei danni genetici.

Va da sè che l'accrescimento della radioattività per eventi bellici av¬ verrebbe sia trattandosi di una guerra che abbia luogo alle nostre fron¬ tiere, sia di una guerra combattuta su un altro continente e,tcomunque, indipendentemente dal fatto che noi abbiamo o no la bomba nucleare.

Segnaliamo però che la ten den zìi attuale della tecnica degli armamenti tende a evolversi verso la costruzione di mezzi nucleari che producono una quantità relativamente piccola dì energia e poca radioattività persi¬ stente.

Quanto abbiamo esposto prova chiaramente che i danni concomitanti, cui il popolo svizzero potrebbe essere esposto per l'uso di armi nucleari da parte del nostro esercito, sarebbero irrilevanti rispetto a quelli che cor¬ rerebbe necessariamente in caso di guerra atomica, ancorché il nostro paese non ne fosse coinvolto. Il rischio inerente a questo sfinimento bellico non può assolutamente essere paragonato al pericolo che derive¬ rebbe al nostro Paese dal' fatto di rinunciare a un armamento adeguato.

3. L'impiego a. Le possibilità di impiego Bisogna distinguere l'impiego strategico da quello tattico, secondo la natura degli scopi prefissi: il primo è inteso a distruggere il potenziale militare del nemico, mentre il secondo concerne direttamente il combat¬ timento. In altri termini, l'impiego strategico di mezzi nucleari si attua mediante- operazioni dirette contro obbiettivi molto lontani, come gli im¬ pianti industriali, le basi aeree, le rampe di lancio dei missili, le centrali energetiche o le grandi 'città. L'impiego tattico di mezzi nucleari, in quanto è circoscritto al campo di battaglia, deve essere preso in considerazione soltanto contro obiettivi puramente militari, concentramenti di truppe, aerodromi, postazioni, nodi stradali, basi di rifornimento, ecc.

1001 Secondo il vettore impiegato e l'attrezzatura di lancio, bisogna di¬ stinguere l'impiego terra-terra, aria-terra, terra-aria, e l'impiego mediante mezzi statici.

Impiego terra-terra I missili guidati di portata media (IRBM di 300 a 4000 km.) e inter¬ continentale (ICBM, oltre 4000 km.) fanno parte dei mezzi strategici. Per l'impiego tattico si usa un'artiglieria di portata media o lunga (fino a 300 km), costituita di cannoni o di attrezzature di lancio che tirano razzi di artiglieria o missili guidati.

Impiego aria-terra Trattasi qui di colpire l'obiettivo al suolo, mediante bombe nucleari o missili guidati, lanciati da -aerei. L'aeroplano si segnala per il suo grande raggio d'azione, la sua estrema mobilità e l'eccellente precisione di tiro.

Esso è svantaggiato dalla sua grande vulnerabilità, sia al suolo che in volo.

Impiego terra-aria Siamo qui nell ambito della -contraerea, intesa nella sua accezione più vasta, di o-ffesa contro gli aeroplani e i missili incursori di qualsiasi spe¬ cie. È generale qui la tendenza a risolvere il problema mediante missili a guida passiva o attiva. In genere, la guida attiva, come anche le massime quòte di volo, sono riservate ai missili provvisti di ogiva nucleare. La contraerea impostata sui missili ha un campo d'efficacia ben più esteso di quella impostata sui mezzi classici.

Impiego statico.

Un dispositivo di difesa può essere enormemente rinforzato mediante l'impiego di mine nucleari di piccolo calibro. Per esempio in zone relati¬ vamente poco estese, dalle quali la popolazione sia stata interamente eva¬ cuata, si potrà stabilire un cordone minalo con mezzi nucleari nell'intento di ottenere poi uno sbarramento radioattivo che precluda certi passaggi obbligati o renda inutilizzabili certe zone del teatro di battaglia. Il bellige¬ rante che impiega questo sistema, deve naturalmente prevedere nei suoi calcoli che 1 irradiazione radioattiva persiste e può quindi anche tornargli nociva.

b. Impiego dei mezzi nucleari

La tavola 'che segue -reca .nel modo più perspicuo le possibilità d'impiego dell Impiego sul piano politico e psicologico oo '3D "§u ·pCQ sul piano militaro

o -p ·p&

Vettore

Obiettivo zone abitate

aeroplani, missili a grande raggio

Genere d'arma

Pot

5-30 H (termo¬ nucleare) A (atomi¬ ca)

industrie di guerra, rifornimenti, aeroplani, missili porti, rampe di lancio, aerodromi a grande e medio concentrazioni di truppe, rete del¬ raggio le comunicazioni

H A

50 K 5 MT

attacco (contrattac¬ co)

preparazione di aerosbarchi, posta¬ aeroplani, razzi zioni difensive, riserve, apparati di guidati, missili ba¬ lancio per telearmi nucleari a corto listici, cannoni raggio

H A

0,5 K 5 MT

difesa

apparati di lancio per telearmi nu¬ mine cleari a corto raggio, obiettivi sul terreno, colonne d'attacco, posta¬ zioni di sostegno, riserve, riforni¬ menti

A

0,5-2

1003 La scelta dell'altezza del punto di scoppio è determinata dalla natura dell'obiettivo e degli effetti che «s'intendono ottenere. Delle armi nucleari possono essere utilizzate eoa contro punto di scoppio in quota . . . truppe allo scoperto, obiettivi posti in foresta; punto di scoppio a bassa altitudine truppe al coperto, mezzi corazzati, ·artiglieria, rifugi; punto di scoppio al suolo o sotto terra ostacoli, fortificazioni, aerodromi.

Siccome lo scoppio sotto terra o alla superficie del suolo provoca un inquinamento ingente, e strettamente legato alle condizioni meteorologi¬ che, la scelta di questo tipo di esplosione dev'essere fatta solo raramente ed esclusivamente quando esso non rechi pericolo alla popolazione civile e alle truppe.

4. L'evoluzione futura Nella costruzione delle armi nucleari sono, chiaramente palesi, fra l'altro, due tendenze: di costruire arimi più piccole e armi che lascino la minore quantità possibile di residui radioattivi.

Si è così pervenuti a costruire, e far esplodere, bombe che sviluppano un'energia di 1 KT e producono una radioattività proporzionalmente mi¬ nore. Sebbene per provocare una reazione a catena occorra un minimo di materie fissili (massa critica), viene fatto di costruire bombe nelle quali solo una frazione della massa critica suscita una reazione a catena, laddove la parte maggiore esplode senza fissione. Certo anche la materia che non subisce la fissione (uranio 235 o plutonio 239) è radioattiva, ma infi¬ nitamente meno delle materie fissili.

Le armi più piccole sono adoperate specialmente contro bersagli vicini alle truppe dell attaccante o della popolazione civile. Si parla per¬ fino di fabbricare dei proiettili di 0,07 KT, o addirittura di 0,001 KT, liberanti cioè un'energia corrispondente a 1000 kg di trotile.

La radioattività delle bombe di potenza misurabile in MT può es¬ sere limitata a quella della bomba di materia fissile, adoperata per in¬ nescare l'esplosione se si rinunci a involgerle di uranio 238 o di cobalto.

Si deve però senz altro ammettere che la ricerca scientifica riuscirà a ridurre ancora la quantità dell'inquinamento. Del resto, i mezzi nu¬ cleari puliti non sono interamente inoffensivi sul piano radioattivo, in quanto anche se non producono direttamente delle scorie radioattive, pure il loro scoppio, quando avvenga in
prossimità del suolo, produ¬ cendo un'emissione intensa di neutroni, rende immediatamente radioat¬ tiva la terra (radioattività detta indotta). Tuttavia, se, una bomba nuclea¬ re pulita esplode ad alta quota, l'irraggiamento neutronico non riesce a

1004 raggiungere' il suolo,, di modo' 'che, in questo caso, la radioattività dovuta all'esplosione resta veramente debolissima. Va da sè che simili bombe conservano i loro effetti di onda termica e di ondh d'urto e possono es¬ sere utilizzate come mezzo distruttivo massiccio tanto più utile in quanto è libero dai fenomeni radioattivi concomitanti.

L'approntamento di proiettili nucleari puliti di calibro minimo con¬ sente di accrescere enormemente anche la potenza di fuoco delle piccole formazioni tattiche di combattimento (battaglione o compagnia), in quanto quei proiettili possono essere tirati dalle armi classiche, lanciamine, lan¬ ciarazzi, ecc. In altri termini la conversione dall'armamento convenzionale all'armamento nucleare, avverrà in modo molto graduato, ove sia consi¬ derato sul piano dell'efficienza. Queste nuove armi danno la risposta più razionale possibile agli sforzi incessanti che sono stati compiuti nel nostro Paese per ottenere la massima potenza di fuoco, limitandola però all'im¬ piego tattico.

III. L'atomica secondo il diritto internazionale La dotazione dell'esercito con armi nucleari, di cui è possibile cal¬ colare il raggio d'azione è quindi limitare gli obiettivi, solleva anche dei problemi di diritto internazionale. In quest'ambito, occorre innanzi tutto distinguere tra la fabbricazione e l'immagazzinamento di armi nucleari, da un 'lato, e il loro uso, dall'altro. Anche quando l'uso di una determinata arma è vietato, la fabbricazione e la messa in riserva della medesima possono essere permesse, anzi utili.

Il diritto internazionale infatti, che riconosce il principio ddlla legit¬ tima difesa, ammette, in genere, come sanzione, le rappresaglie. La pos¬ sibilità delle rappresaglie, dissuadendo i belligeranti dal far uso di mezzi bellici proibiti, rinforza l'efficacia delle norme giuridiche: infatti, l'im¬ piego di mezzi vietati da parte di uno dei belligeranti arrischia di in¬ durre l'altro a impiegare, per rappresaglia, la stessa arnia. La risposta ad una violazione del diritto, fatta, per rappresaglia, con le stesse armi .illegittime, è ammessa dall' ordinamento giuridico internazionale, anzi, stante la situazione inorganica e anarchica di quest'ultimo, appare rea¬ listicamente come un imperativo d'autodifesa. Per queste considerazioni, gli Stati che hanno ratificato,
il 17 giugno 1925, il protocollo concer¬ nente di divieto dei gas asfissianti, tossici, o simili (CS 11, 411) hanno con¬ tinuato a fabbricarne e a metterne in riserva; non solo, ma hanno proce¬ duto oltre e si sono preparati addirittura alla guerra batteriologica. La loro giustificazione è quella clic abbiamo dato sopra: la possibilità di usarne per rappresaglia. Si può 'concludere clic oggi le 'leggi che discipli¬ nano la guerra non vietano affatto la fabbricazione e l'immagazzinamento di armi nucleari.

La legittimità del loro impiego (tralasciando il caso delle rappresaglie) è però valutata in modo diverso, secondo si tratti di un impiego strate-

1005 gico o di un impiego tattico. Gli specialisti del diritto internazionale opi¬ nano in genere che l'impiego di mezzi nucleari a fusione (come del .resto di tutti gli altri mezzi di distruzione massiccia) sia assolutamente contrario al diritto, in quanto questi proiettili possono essere usati direttamente contro la popolazione civile e i loro effetti non possono sicuramente es¬ sere circoscritti. Come che sia, l'uso di tali armi nucleari per scopi strate¬ gici non entra in linea di conto per la Svizzera.

Invece la legittimità dell'impiego dei mezzi nucleari per scopi tattici non è posta affatto in dubbio, dn quanto qui le armi nucleari siano dirette contro gii obiettivi militari e il loro raggio d'efficacia può essere esatta¬ mente calcolato e pertanto adeguatamente circoscritto. Devesi ammettere che l'impiego delle armi nucleari non è che un'evoluzione normale dei mezzi di combattimento.

Questo impiego è tuttavia (limitato dalle disposizioni degli articoli 25, 26 c 27 del regolamento dell Aia (allegato alla convenzione del 18 otto¬ bre 1907 [CS 11, 392]) concernente le leggi e gli usi della guerra terre¬ stre, che vietano, segnatamente, di bombardare le località indifese. La pertinenza di questo divieto nel caso di obiettivi militari situati in zone indifese è stata più volte messa in dubbio e, finalmente, sul fondamento delle norme della guerra marittima (art. 2 della IX Convenzione dell'Aia del 18 ottobre 1907 [CS 11, 432] concernente il bombardamento con forze navali in tempo di guerra unanimemente negata. Si può inoltre inferire che 1 impiego di armi nucleari originanti un inquinamento ra¬ dioattivo sproporzionato o incontrollabile lede il divieto di usare veleni o armi avvelenate, chiaramente stabilito nella lettera a dell'articolo 23 del succitato regolamento dell'Aia concernente le leggi e gli usi della guerra terrestre, nonché del protocollo, pure già citato, del 17 giugno 1925 concernente la proibizione dei gas asfissianti, tossici o simili, e "sta pure in contraddizione flagrante con il disposto dell'articolo 32, lettera e, del regolamento dell'Aia, il quale vieta d'impiegare delle armi, dei proiet¬ tili o delle materie idonee a cagionare danni superflui.

IV. Il problema morale L'argomento prin'cipe messo innanzi dagli avversari dell'armamento nucleare è quello che lo dichiara
recisamente incompatibile con la morale cristiana, e i principi generali dell'elica stessa, e che eleva la rinuncia a dovere umanitario. Si viene così a porre la questione del rapporto fra la morale e la politica.

Bisogna notare innanzitutto che la rivoluzione apportata nei metodi di guerra dall'invenzione dell'arma nucleare non deve essere, per quanto concerne l'etica, sopravvalutata: in tutte le «epoche vi sono state delle guerre totali che hanno condotto alla distruzione di popoli intieri, le na-

1006 zioni antiche non facendo, in genere, differenza alcuna tra l'esercito e la popolazione 'civile. Simili guerre non erano dunque moralmente più giu¬ stificabili dei bombardamenti a tappeto o di un'eventuale guerra nucleare.

Il convincimento morale, ponendosi come impenativo categorico per il soggetto individuale, lo esenta dal valutare le conseguenze della sua piena adesione; un Governo per contro, deve considerare attentamente la portata e le conseguenze dei suoi atti, in quanto assume una responsabilità non circoscritta a sè, ma bensì estesa a tutto il suo popolo e anche alle generazioni future, al presente dunque quanto all'avvenire. Il suo dovere è pertanto quello di non rimanere passivo davanti al male, ma di com¬ batterlo strenuamente ricorrendo anche alla violenza.

Uno Stato fondato nella libertà e nel diritto è necessario all'indivi¬ duo affinchè questo possa ottemperare in modo autonomo ai suoi convin¬ cimenti morali. Questa verità appare nella sua pienezza sol che si pensi a una possibile aggressione da parte di uno Stato totalitario. Evitare la lotta contro il male e rifiutare di perseguire la difesa nazionale fin nelle ultime conseguenze equivale quindi, essenzialmente, a esigere che altri adempia quel pesante dovere, equivale a scaricare la propria coscienza a scapito del prossimo. Un tale atteggiamento, ancorché radicalmente ri¬ sponda a esigenze rispettabili, .si attua quindi come una fuga davanti alle responsabilità: ciò vale sia per l'individuo, sia per lo Stato. Se oggigiorno in Svizzera si può richiedere la rinuncia alle armi nucleari, ciò accade unicamente perchè vi sono altre potenze le quali, possedendole, ci proteg¬ gono indirettamente. Nel giuoco attuale delle iforze politiche internazionali, la Svizzera, unitamente agli altri piccoli Stali, beneficia dell'equilibrio nucleare. Rinunciare all'armamento più efficace che oggigiorno esista, si¬ gnifica quindi deferire agli altri la cura di difenderci. Questo atteggia¬ mento egocentrico non è affatto compatibile con i principi morali, già indipendentemente dal fatto che esso ci ridurrebbe, a lungo andare, in uno stato di dipendenza dalle altre potenze.

Inoltre, il mantenimento dell'indipendenza del Paese appare anche co¬ me la condizione essenziale per l'esplicazione dei suoi molteplici sforzi sul piano umanitario. L'idea
(non assolutamente corretta) che lutto quanto la Svizzera fa, per esempio nel settore dell'aiuto alle vittime della guerra, le garantisca, per ciò slesso, la sicurezza politica e salvaguardi la sua libertà, non mancherebbe alla lunga di compromettere il valore morale della no¬ stra opera umanitaria c di svalutare noi .slessi nella considerazione che at¬ tualmente godiamo da parte dei belligeranti e di tutti quelli che hanno bisogno d'aiuto. E' dubbio anche che la Svizzera potrebbe, quando avesse rinunciato al solido fondamento di un'indipendenza efficacemente difesa, conservare quella sua fama di luogo classico dei negoziati internazionali, di potenza protettrice e mediatrice.

1007 Segnatamente quanto alla Croce Rossa, proprio la nostra neutralità permanente e armata, non "legata ad alcuna considerazione opportunistica, assieme al fatto che il nostro Paese ne è stato la culla, hanno fatto sì che la composizione unicamente svizzera del Comitato internazionale di detta istituzione sia accettata tranquillamente da tutte le società croce¬ rossine.

Grazie soprattutto alla sua attività sul piano umanitario, la Svizzera detiene una funzione particolare, la quale le impone determinati obblighi e verso l'umanità e verso se stessa. Max Huber scrive: «Le ragioni pro¬ fonde del dovere di praticare una neutralità attiva non conseguono punto da una mistica della neutralità e dello Stato. La legge morale dello Stato è quella stessa che è radicata nel cuore e nella persona dei suoi cittadini.» Noi non possiamo soddisfare al nostro dovere morale se non consen¬ tendo i necessari sacrifici, ciò significa che noi dobbiamo praticare una politica difensiva realista, la quale oi assicuri il mantenimento incondi¬ zionato delle nostre libertà.

V. Possibilità della guerra nucleare La dottrina recente prevede due possibili sorte di ostilità future: -- la guerra generale e -- la guerra limitata locale.

Una gueTra continentale o un conflitto mondiale sono considerati co¬ me guerre generali. Per contro, la guerra limitata presuppone d'impiego di mezzi molto meno potenti e una durata molto più ridotta; per quest'ultimo genere di guerra anche la zona delle operazioni rimane relativamente circo¬ scritta. Potrà accadere però, secondo le cicostanze, che risulti difficile di¬ scriminare in modo chiaro le due categorie in quanto è possibile che una guerra cominciata in un modo si continui nell'altro, segnatamente che un conflitto locale abbia a degenerare in guerra generale.

.Non si può però prevedere in modo sicuro se 'le armi nucleari saranno adoperate nè, quando s'assuma una previsione affermativa, per qual ge¬ nere di guerra dette anni saranno impiegate. È un dato di fatto assoluta¬ mente palese che le grandi potenze non solo dispongono di mezzi nucleari, ma anche hanno informato a essi tutta la struttura delle loro forze armate, sia quanto all'attrezzatura, sia quanto agli effettivi, sia quanto all'organiz¬ zazione.

Sarebbe illogico comunque immaginare una guerra generale, su 6oala mondiale,
condotta senza l'impiego dei mezzi nucleari; per contro si pos¬ sono agevolmente concepire delle guerre limitate o locali anche come non nucleari. Tuttavia, in quanto si riesca a fabbricarne di piccola potenza, aumenterà le possibilità d'usare armi nucleari anche in conflitti limi Lati e locali.

Fintanto che sussisterà uno squilibrio di potenza, quanto all'armamen¬ to "convenzionale, fra i maggiori Stati mondiali, è facilmente presumibile

·1008 che la -paTte .»più debole in (fatto di armi »classiche sarà indotta a ricorrere agli .armamenti nucleari »per ristabilire l'equilibrio a suo sfavore e.difendere le proprie .-posizioni; ciò indurrà anche l'altra sparte a impiegare le armi nu¬ cleari, e l'uso di questi »mezzi si farà così generale.

'Si può ammettere che, stante l'attuale equilibrio nucleare e le valide ragioni politico-psicologiche, l'impiego dei mezzi atomici sarà evitato, per le guerre locali, in specie per quelle interessanti l'Europa, cioè la sfera che ci tocca direttamente. Se, per una ragione qualsiasi, l'equilibrio nucleare dovesse rompersi, il pericolo di una guerra condotta dall'inizio con mezzi nucleari diverrebbe acuto. Se ne deve dedurre che non è malauguratamente sperabile che degli avversari, intesi a conseguire un effetto deterrente o equilibrante, abbiano a rinunciare a priori all'impiego delle armi nu¬ cleari: tanto meno in quanto «inora non è -stato possibile porre in atto un divieto internazionale della fabbricazione e dell'impiego delle armi nucleari, le potenze nucleari non essendosi -ancora accordate circa ^istituzione del controllo, che dovrebbe pure accompagnare detta proibizione.

Nel nostro messaggio del 30 giugno 1960 concernente l'ordinamento delle truppe, ci siamo espressi come segue, esponendo la situazione del no¬ stro Paese: «Non appena le ostilità saranno state iniziate, bisognerà aspettarsi che l'aggressore ricorra alle armi nucleari. Evidentemente non ne si-amo certi, ma sia clic ciò s'avveri, sia che non s'avveri, non bisognerebbe co¬ munque mai lasciare inconsiderata questa possibilità. Le esperienze fatte in questi ultimi anni, in conflitti locali condotti por procura, potrebbero ripetersi anche in Europa, ove l'attuale costellazione politica dovesse mo¬ dificarsi: modificazione ohe non deve essere esclusa a priori.

Qualora noi fossimo aggrediti con -armi nucleari, si può corto ammettere senz'altro, anche -considerando solo i mezzi a disposizione del possibile ag¬ gressore, che il nostro popolo e il nostro esercito potrebbero venir .distrutti ancor prima clic un soldato nemico abbia a varcare le nostre frontiere. Que¬ sto risultato potrebbe infatti essere ottenuto mediante l'impiego di bombe all'idrogeno o di bombe atomiche portate da missili lanciati in numero suf¬ ficiente da -rampe
situate fuori del nostro territorio. È arduo però immagi¬ nare una situazione politico-militare tale da fornii-e ia un possibile avversa¬ rio delle ragioni sufficientemente valide per una simile aggressione, -sia per¬ manendo la situazione politica attuale sia nel -caso in cui a quest'ultima si fosse sostituito un altro -assestamento dei gruppi di potenza. Ë molto proba¬ bile inoltre che -la Svizzera non rappresenterà mai da sola un obiettivo belli¬ co isolato noi quadro di eventi più vasti; essa in realtà non potrà essere se non parte di un teatro operativo comprendente la maggioranza dei paesi europei o addiinttura esteso a regioni ancora più ampie. Ne »insulta che l'av¬ versario potenziale dovrebbe prevedere di dover usare anche altrove una

1009 gran parte dei suoi mczxi che quindi non potrebbe concentrare contro di noi.

Nell'ipotesi poco probabile in cui l'aggressione fosse diretta soltanto contro di noi, l'impiego dei mezzi usati da una grande potenza troverebbe tuttavia in un modo o nell'altro un suo limite: v'è difalli un processo di saturazione del teatro delle operazioni che costringe l'impiego dei mezzi bellici al di sotto di una determinata soglia, superata la quale l'avversario arrischia di danneggiare se stesso. Inoltre, e ciò è di primordiale impor¬ tanza, l'impiego dei mezzi elassici può condurre a guadagnar tempo, il che rappresenta per LI potenziale aggressore un pericolo di estensione del conflitto. Si accrescerebbero pure l'importanza e le prospettive di successo di una resistenza diecisa e tenace da parte di un piccolo Stato. Delle azioni isolate risultano proficue soltanto contro nazioni inermi, le quali possono essere travolte in brevissimo tempo».

È difficile prevedere in modo chiaro quali forme prenderebbe una guerra futura, tuttavia è evidente che il nostro dovere è di considerare il peggio e che pertanto dobbiamo prepararci a ima guerra nucleare.

VI. Importanza dei mezzi nucleari per la Svizzera 1. In quanto potenzialo militare Il possesso di armi nucleari da parte della possibile vittima di un at¬ tacco può dissuadere l'aggressore eventuale dal passare agli atti, il po¬ tenziale di difesa e di contrattacco risultano infatti tali da far apparire come non redditizio 1 attacco disegnato. Questo principio, 6U cui si fon¬ dano tutti i programmi d armamento delle grandi potenze, vale anche per i piccoli Stati, stano essi inclusi o no in una alleanza militare. La situa¬ zione di un Paese neutro in una tale prospettiva sarà esaminata più sotto, nel capitolo VII.

L'arma nucleare provvede al difensore risoluto una potenza bellica sinora, sconosciuta nelle operazioni terrestri o nelle operazioni aeree.

Durante i decenni immediatamente precedenti l'ultima guerra mondiale, il rapporto di potenza tra le armate dei grandi Stati e quelle dei piccoli tendeva a evolvere continuamente a favore delle prime. L'invenzione dei mezzi nucleari ha rovesciato questa tendenza: infatti un esercito modesto per effettivi e per equipaggiamento, può oggigiorno, in virtù dell'arma¬ mento nucleare, sia pure ristretto a un uso tattico,
divenire un fattore di peso nei piani di un eventuale aggressore.

Sarebbe erroneo credere che col rinunciare ai mezzi nucleari la Svizzera riesca a indurre un potenziale avversario ad astenersi dall'usarle a sua volta contro di essa. Bisogna poi anche contare con la possibilità che un belligerante combatta con armi nucleari un suo avversario peneFoglio Federale, 1961.

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1010 tralo già sul nostro territorio: cosa significherebbe allora la nostra ri¬ nuncia, quando il nostro suolo fosse fatto teatro di una guerra nucleare altrui? La decisione di aggredire e la scelta dei mezzi dipendono unica¬ mente dalla certezza di poter infliggere all'avversario perdite decisive, tali da consentire un rapido conseguimento degli obiettivi.

La storia insegna che vengono rispettate soltanto la ferrea determina¬ zione di difendersi, completata dalla forza adeguala, e che per contro l'ab¬ bandono o la diminuzione degli sforzi difensivi vengono valutati come segni di debolezza. Il nostro apparato difensivo militare e spirituale è 6tato di grandissimo momento nel fatto die. la Svizzera sia stata rispar¬ miata nel corso delle due ultime guerre mondiali.

Potranno, inoltre, darsi senz'altro delle situazioni in cui noi saremo at¬ taccati non già da soli, ma nel quadro di operazioni belliche più vaste. In questo caso noi dovremmo stabilire una certa collaborazione con l'avversa¬ rio del nostro aggressore, probabilmente una grande potenza. Orbene la storia dimostra che tali alleanze militari si ritorcono sempre a sfavore dei piccoli Stati: essendo essi i più deboli, corrono infatti il rischio di cadere in una condizione di dipendenza di fronte alle grandi potenze e di vedere per¬ tanto sacrificati i loro particolari interessi. Potrebbe accadere addirittura . che i belligeranti conseguano dei compromessi tra loro, di cui gli Stati deboli debbano fare le spese. Concludendo, lo scopo della difesa nazionale sarà dunque di garantire al massimo l'indipendenza politica e la libertà d'azione del nostro Paese.

Al lume di queste considerazioni, l'esercito appare chiaramente come lo strumento più importante che noi abbiamo per far pendere la bilancia a nostro favore: la nostra posizione negli eventuali negoziati sarà tanto più forte quanto migliore 6arà l'equipaggiamento, l'organizzazione e la istruzione del nostro esercito. Orbene proprio le armi nucleari sono atte a conferire maggior peso alla nostra struttura militare; ne risulta che esse 6ono anche il miglior sostegno per la nostra posizione politica. Dette armi accrescerebbero la nostra indipendenza di fronte agli altri Slati e offri¬ rebbero al Governo svizzero delle possibilità maggiori di azione militare e politica, mettendolo, di fronte
all'estero, in una posizione più solida di quella che le armi classiche potrebbero guadagnargli. E' questa un'ulteriore ragione che sfa a favore dell'armamento nucleare.

2. In quanto mezzo effettivo di combattimento L'impiego delle armi nucleari da parte nostra (come d'altronde di lutti gli altri mezzi di combattimento) non dovrebbe servire se non a rin¬ forzare 'le nostre difese; la potenza del fuoco, portata così al massimo, sarà da noi usata solo per trattenere l'avversario sui limiti del nostro territorio oppure per distruggerlo, nel caso in cui 'l'abbia invaso.

1011 Gli obiettivi e i vettori seguenti entrerebbero in 'linea di conto per lo impiego tattico dei nostri mezzi nucleari (terra-terra, aria-terra): a. Obiettivi in territorio estero.

In caso di un'operazione offensiva contro ti nostro Paese, noi do¬ vremmo attaccare degli obiettivi situati profondamente entro il territorio dell'aggressore: segnatamente concentrazioni di truppa, postazioni della artiglieria classica, rampe di lancio dei missili, aerodromi destinati alla aviazione tattica e infine nodi di comunicazione.

b. Obiettivi all'interno del Paese.

Si potrebbe pensare, a tutta prima, che, stante i riguardi che indi¬ scutibilmente si devono avere per la propria popolazione, sul piano mo¬ rale, psicologico o politico, sia inammissibile impiegare i mezzi nucleari all'interno delle frontiere. Tuttavia, a un esame più analitico, appare che l'invasione del territorio da parte del nemico Condurrebbe senz'altro alla formazione, nel nostro Paese, di numerosi obiettivi che noi dovremmo attaccare con mezzi nucleari. Questi obiettivi si troverebbero soprattutto nelle zone già colpite dal bombardamento nucleare dell'avversario o, co¬ munque, già abbandonate dalla popolazione civile in seguito alle opera¬ zioni belliche.

Pensiamo in primo luogo ai punti di frattura delle nostre posizioni difensive (punti che potrebbero tramutarsi in basi per una penetrazione più profonda), alle truppe aeroportate attestatesi in regioni favorevoli e, infine, alla rete delle comuncazioni utile all'avversario per raggiungere le sue mete tattiche. Altri obiettivi dovrebbero essere attaccati da noi con mezzi nucleari nel caso in cui dovessimo sostenere efficacemente dei con¬ trattacchi condotti da una parte importante del nostro esercito.

c. Vettori.

per attaccare gli obiettivi posti sul territorio nemico noi disponiamo attualmente soltanto dell'aviazione. Questo mezzo potrebbe «essere comple¬ tato mediante missili di portata media, i quali «inora sfuggono a tutti i mezzi d'intercettazione conosciuti. Questi missili terra-terra, il cui prezzo è elevatissimo e che presentano ancora una certa imprecisione all'impatto, devono essere muniti di ogive nucleari affinchè il risultato stia in una proporzione ragionevole con la spesa sostenuta e l'esteso raggio d'azione dell'esplosivo recato valga a compensare l'imprecisione del tiro.
Se noi adottiamo l'arma nucleare, un solo aereo potrebbe ottenere, nel corso di un'operazione unica 'contro un obiettivo determinato, il risul¬ tato di un gran numero di aerei ad armamento classico lanciati in centi¬ naia, anzi migliaia di operazioni.

1012 In quanto vettore di anni nucleari, l'aereo .può lanciare contro l'obiet¬ tivo sia delle bombe, sia dei missili aria-terra.

Taluni obiettivi possono essere colpiti non soltanto dall'aereo o dai missili 'terra-terra, ma addirittura dall'artiglieria nucleare. I pezzi di artiglieria convenzionalo possono infatti tirare, oltre agli obici dirompenti classici, anche dei proiettili nucleari di una potenza dalle 0,5 fino alle 50 KT.

3. La decisione d'impiego La decisione di massima concernente l'impiego dei mezzi nucleari, in quanto decisione di vasta portata, dovrebbe essere presa soltanto dall'au¬ torità politica più alta. In caso ohe questa si decida per l'affermativa, spetterebbe poi al comando militare supremo di prendere .le disposizioni che ne conseguono. La delega di questa competenza ai comandi subordi¬ nati dipenderà innanzitutto dalla potenza dell'arma, dal genere degli obiet¬ tivi e dalla loro posizione geografica.

Il fatto che, per ragioni pratiche, spetti ai comandanti di truppa detenere le armi nucleari, non significa dunque che le possano senz'altro impiegare. Qualora divenisse possibile dotare l'esercito di tali armi, la decisione di usarle dovrebbe essenzialmente essere presa, visto il loro ca¬ rattere e 11 loro prezzo, dal comando supremo.

VII. Armi nucleari c neutralità La neutralità permanente della Svizzera fa sì che la difesa nazionale ci sia posta come un obbligo: la nostra neutralità non può essere se non neutralità armata e solo a questo titolo ci è riconosciuta. Lo Stalo neutro, se è naturalmente competente esso stesso a decidere la forma e l'impor¬ tanza da dare al proprio armamento, è tuttavia tenuto ad approntare delle difese efficaci in massimo grado. Questo obbligo è conforme all'interesse politico, il quale esige una piena preparazione difensiva, atta a cagionare all'eventuale aggressore delle perdite pesantissime, tali da dissuaderlo da un'operazione bellica il cui successo sarebbe comunque acquisito a troppo caro prezzo. Questo non sarebbe il caso ove la Svizzera, avendo rinunciato all'armamento atomico, venisse a costituire in seno all'Europa una re¬ gione rappresentante un vuoto di potenza militare.

Come già l'abbiamo riferito nel capitolo VI, i mezzi nucleari sono atti a rinforzare considerevolmente la difesa del Paese. La loro accetta¬ zione risponderebbe
così pienamente al principio della neutralità, il quale vieta al neutro di cedere una parte qualsiasi del suo territorio ai bellige¬ ranti. La nostra integrità territoriale sarebbe ben garantita da detti mezzi, sia per l'effetto che essi hanno come deterrente, sia per l'effetto diretto conseguibile con il loro impiego.

1013 Per poter dotare di mezzi nucleari il nostro esercito, oggi occorre¬ rebbe che sparisse il presente monopolio atomico delle grandi potenze. Si teme, a ragione, che l'estensione del «club atomico» comporti un accresci¬ mento parallelo dell'incertezza e del pericolo: si parla addirittura di caos nucleare. Le potenze mondiali hanno palesemente un grande interesse co¬ mune a conservare le condizioni attuali, in modo da non dover temere rea¬ zioni incontrollabili da parte dei paesi minori i quali, con azioni inconsul¬ te, arrischerebbero di coinvolgerle, ancorché riluttanti, in una guerra nu¬ cleare generalizzata. Nelle mani di governanti versatili e ambiziosi, i mezzi atomici rappresentano un pericolo d'esplosione sul piano politico. Per noi dunque il problema si pone a sapere se il nostro Paese verrebbe ad accre¬ scere l'insicurezza e la tensione internazionale quando avesse
Vili. Conclusioni e proposte In questo nostro rapporto abbiamo tralasciato intenzionalmenbe di di¬ scutere dei modi in cui potremmo procurarci le armi nucleari: acquisto, sviluppo autonomo o produzione in licenza. Il problema infatti non si porrà fintanto che non si presenterà la possibilità di procurarci detti mezzi bellici in condizioni tali che non abbiano in nessun modo a ledere la no¬ stra sovranità né la nostra neutralità. Questa possibilità, oggigiorno, non ci è data. Di conseguenza non sono state prese, e nemmeno sono immi¬ nenti, delle decisioni su questo problema, il quale comunque rientra nella competenza delle Camere.

Ë pensabile però che le condizioni possano mutare e che, circa a que¬ sto problema, noi ci si venga un giorno a trovare in una situazione ben di-

1014 versa dall'attuale. Il divieto generale dell'armamento nucleare, quale è preconizzato dall'iniziativa, avrebbe allora la grave conseguenza di impe¬ dirci praticamente di cogliere ogni occasione di procurarci delle armi nu¬ cleari. Sarebbe un ostacolo tanto più grave in quanto l'evoluzione di que¬ sto settore è ben lungi dall'essere compiuta: tra l'altro essa tende proprio verso le armi di piccolo calibro a radioattività concomitante pressoché nulla. Tali armi diverranno 'certo elemento irrinunciabile degli arsenali di ogni esercito valido. Dobbiamo quindi evitare di ricusare a priori la loro adozione, che sola -varrebbe a incrementare le nostre possibilità di difesa e a mantenere la nostra forza.

Inoltre un divieto dell'armamento nucleare potrebbe avere un effetto pregiudizievole in quanto ci precluderebbe, in futuro, anche l'acquisto di altri mezzi bellici, oggigiorno non ancora conosciuti. La disposizione co¬ stituzionale che lo formulasse lederebbe pertanto il principio del manteni¬ mento di efficaci difese per una sicura neutralità, rendendo impossibile di perfezionare lo strumento di quelle difese mediante i mezzi bellici più idonei. Occorre, insomma, lasciare aperta, per il futuro, la via dell'arma¬ mento nucleare del nostro esercito, onde la si possa percorrere quando ap¬ parisse necessario
Vorremmo però mettere bene in rilievo che noi non desideriamo punto l'introduzione delle armi nucleari per se slesse: siamo pienamente consa¬ pevoli del pericolo che incomberebbe sull'umanità allo scoppio di una guerra nucleare generalizzata. Il nostro possesso di armi nucleari tuttavia, segnatamente quando queste fossero entrale nell'arsenale della maggioranza degli eserciti, non può nò aumentare nò diminuire quel pericolo. I mezzi nucleari, per contro, aumenterebbero il valore delle nostre forze armate e -- nelle estreme contingenze -- migliorerebbero essenzialmente le possi¬ bilità di ima nostra autonoma difesa.

Vi proponiamo pertanto la reiezione dell'iniziativa popolare intesa alla proibizione delle armi nucleari e l'accettazione del pertinente disegno di decreto qui allegalo.

Ciò non ci impedirà di sostenere gli sforzi por il disarmo, il "controllo internazionale degli armamenti e la distruzione delle armi nucleari nò di entrare eventualmente a far parte
della convenzione clic li dovesse codi¬ ficare.

Gradite, onorevoli signori, Presidente e Consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

Berna, 7 luglio 1961.

In nome del Gonsiglio federale svizzero, Il Presidente della Confederazione: Wahlen.

Il Cancelliere della Confederazione: Ch. Oser.

Schweizerisches Bundesarchiv, Digitale Amtsdruckschriften Archives fédérales suisses, Publications officielles numérisées Archivio federale svizzero, Pubblicazioni ufficiali digitali

Rapporto del Consiglio federale all`Assemblea federale sull`iniziativa popolare per la proibizione delle armi nucleari (Del 7 luglio 1961)

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