08.030 Messaggio sulla continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo del 14 marzo 2008

Onorevoli presidenti e consiglieri, con il presente messaggio vi sottoponiamo per approvazione il disegno di decreto federale per la continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo.

Contemporaneamente vi proponiamo di togliere di ruolo di seguente intervento parlamentare: 2006

Po. 05.3711

Cooperazione allo sviluppo della Svizzera. Migliorare l'efficienza e l'efficacia (CS 20.03.2006, Commissione della politica estera).

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

14 marzo 2008

In nome del Consiglio federale svizzero: Il presidente della Confederazione, Pascal Couchepin La presidente della Confederazione, Corina Casanova

2006-3032

2451

Compendio Con il presente messaggio il Consiglio federale chiede un nuovo credito quadro di 4 500 milioni di franchi per la continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo. Questo credito è previsto per il periodo dal 1° gennaio 2009 al 31 dicembre 2012.

La cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario sono parti integranti della cooperazione allo sviluppo della Confederazione. La base legale è costituita dall'articolo 54 della Costituzione federale e dalla legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali (RS 974.0). La domanda di credito è presentata parallelamente a quella del Dipartimento federale dell'economia (DFE) concernente il finanziamento dei provvedimenti di politica economica e commerciale nell'ambito della cooperazione allo sviluppo. Ciò permette una visione globale sui principali provvedimenti nel settore della cooperazione allo sviluppo.

Grazie alla cooperazione allo sviluppo la Svizzera contribuisce a uno sviluppo globale equo e sostenibile. Le priorità della cooperazione allo sviluppo della Confederazione sono la riduzione della povertà, il promovimento della sicurezza umana, la riduzione dei rischi della sicurezza e l'impostazione di una globalizzazione che favorisca lo sviluppo. I settori della cooperazione allo sviluppo sono i seguenti: 1) il sostegno alle strategie di riduzione della povertà dei Paesi prioritari, 2) il sostegno di determinate regioni caratterizzate da uno Stato debole, conflitti e rischi per la sicurezza, 3) un migliore coinvolgimento dei Paesi prioritari nello sviluppo globale sostenibile, 4) il contributo svizzero a un'attuazione effettiva ed efficace della politica di sviluppo multilaterale, 5) la collaborazione con organizzazioni non governative, istituti di ricerca e di formazione, nonché partenariati pubblico-privati per lo sviluppo al fine di preservare le competenze svizzere in materia di cooperazione, 6) il coordinamento della politica di sviluppo con altri settori politici della Confederazione.

La cooperazione allo sviluppo è parte della politica estera svizzera. La Svizzera è impegnata in attività di cooperazione allo sviluppo per motivi di solidarietà nei confronti dei Paesi poveri e più poveri e, beninteso, nel proprio interesse. Essa è forte di
numerosi decenni di fruttuosa cooperazione allo sviluppo. Nella riformulazione degli obiettivi e delle priorità la cooperazione svizzera allo sviluppo tiene conto delle nuove sfide poste dalla globalizzazione.

Con la riduzione dagli attuali 17 a 12 Paesi prioritari, approvata dal Parlamento dal 1° gennaio 2012, la DSC prosegue il suo impegno concentrando geograficamente le sue attività. Questo processo di concentrazione dell'aiuto svizzero è concepito a lungo termine e dovrà essere attuato progressivamente per non compromettere le posizioni strategiche di continuità e affidabilità di cui gode la Svizzera. La DSC incentiva gli sforzi dei Paesi partner e sostiene le loro strategie nazionali di riduzione della povertà. Orientando le sue attività agli obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG) la DSC si adopera per ottimizzare la ripartizione dei compiti con i Paesi beneficiari e altri Paesi donatori. Concentrando l'impegno su dieci temi prioritari

2452

la DSC mira ad aumentare l'efficacia delle sue attività. Infine, con l'aiuto di sei programmi speciali condotti in regioni scelte caratterizzate da uno Stato fragile, conflitti e rischi per la sicurezza, la DSC si adopera affinché le popolazioni non siano abbandonate a se stesse in situazioni di sottosviluppo, aiutandole a trovare il modo per uscire dalla trappola della povertà. I programmi della DSC sono tuttora incentrati sui Paesi poveri e più poveri (il cui reddito medio annuo pro capite si situa al di sotto degli 825 dollari, secondo la classificazione dell'OCSE).

Visto il crescente numero di problematiche a livello transnazionale, regionale o internazionale la DSC realizza forme di cooperazione triangolare tra la Svizzera, un Paese partner progredito e un Paese prioritario povero e si impegna a cooperare con le istituzioni finanziarie internazionali, le organizzazioni dell'ONU impegnate nello sviluppo, nonché i fondi globali e le reti tematiche.

Il presente credito quadro deve permettere di contrarre impegni che, calcolati sulla base di un'esperienza pluriennale, consentano pagamenti annuali pari a un valore dell'APD dello 0,4 per cento, vale a dire l'obiettivo che la Svizzera si è posta in materia di aiuto pubblico allo sviluppo. Il periodo del credito quadro è stato definito in modo che il limite temporale delle attività previste dal decreto federale del gennaio 2008 coincida, dal 2013, con il programma di legislatura. Come finora, un massimo del 3,5 per cento dell'importo totale servirà a coprire le spese del personale impiegato alla Centrale, negli uffici di coordinamento e nei progetti, nonché a finanziare il personale svizzero distaccato presso le istituzioni finanziarie internazionali o le organizzazioni multilaterali per lo sviluppo.

Nell'allegato al messaggio è esposto un resoconto sull'impiego dei mezzi del decimo credito quadro (2003­2008) ancora in corso.

2453

Indice Compendio

2452

1 Situazione attuale e condizioni quadro 1.1 Le sfide della cooperazione internazionale allo sviluppo 1.2 Politica di sviluppo ­ compito della comunità internazionale 1.3 Interessi e responsabilità della Svizzera 1.4 Prospettive per il futuro

2456 2456 2461 2463 2464

2 La politica dello sviluppo della Confederazione 2.1 Fondamenti 2.2 Strategia di politica dello sviluppo 2.3 Ambiti di cooperazione

2465 2466 2466 2467

3 Ripartizione dei compiti e delle competenze 3.1 Attuazione della cooperazione allo sviluppo 3.2 Competenze 3.3 Cooperazione e ripartizione dei compiti nell'Amministrazione federale 3.4 Risorse

2471 2471 2472 2472 2473

4 I compiti della DSC 2008­2012 4.1 Sostegno alle strategie di riduzione della povertà nei Paesi prioritari 4.2 Sostegno a determinati Paesi o regioni che presentano scarsa governabilità, conflitti e rischi per la sicurezza 4.3 Contributo della Svizzera all'elaborazione di modelli di globalizzazione atti a promuovere lo sviluppo 4.4 Contributi finanziari a organizzazioni di sviluppo multilaterali e partecipazione attiva in seno ai loro organi direttivi e di vigilanza 4.5 Cooperazione con enti assistenziali e con istituti di ricerca, come pure partenariati pubblico-privati per lo sviluppo in Svizzera 4.6 Coordinamento della politica di sviluppo nell'Amministrazione federale 4.7 Strutture e processi 4.8 Risorse: finanze e personale

2474 2474 2479 2482 2483 2488 2489 2490 2491

5 Ripercussioni 5.1 Ripercussioni sui Cantoni e sui Comuni 5.2 Ripercussioni sull'economia

2493 2493 2494

6 Programma di legislatura

2494

7 Aspetti giuridici

2494

2454

Allegati A Rapporto sulla continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo 2003­2007 B Fondamenti C Statistica, glossario e abbreviazioni

2495 2509 2519

Decreto federale per la continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo (Disegno)

2533

2455

Messaggio 1

Situazione attuale e condizioni quadro

La Svizzera considera la cooperazione allo sviluppo come parte integrante della sua politica estera. La cooperazione allo sviluppo è svolta per solidarietà nei confronti dei Paesi poveri e delle popolazioni più sfortunate ma è pure l'espressione di un ben compreso interesse comune. Le attività di cooperazione allo sviluppo profuse dalla Svizzera costituiscono un contributo per un giusto e durevole sviluppo globale in un mondo sempre più interconnesso. In questo settore la Svizzera mette a frutto l'esperienza positiva maturata in parecchi decenni di lavoro (cfr. retrospettiva sugli anni 2003­2007 nell'allegato A).

I fondamenti giuridici si trovano nell'articolo 54 della Costituzione federale e nella legge federale del 19 marzo 19761 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali. L'esecuzione della legge è affidata, secondo l'ordinanza del 12 dicembre 19772, alla Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) del Dipartimento federale degli affari esteri e alla Segreteria di Stato per l'economia (SECO) del Dipartimento federale dell'economia pubblica. Il Consiglio federale e il Parlamento stabiliscono nel messaggio i corrispondenti mandati affidati alla DSC e alla SECO. L'attività è finanziata con crediti quadro che si estendono su un lasso di tempo di almeno 4 anni.

Nella prima parte, il presente messaggio illustra le nuove sfide della politica svizzera dello sviluppo. Inoltre il messaggio rinvia all'importanza per la Svizzera della cooperazione con il sud del mondo. Nella seconda parte viene descritta una strategia globale di cooperazione allo sviluppo a livello federale. Tale strategia funge da fondamento per i mandati di prestazione attribuiti alla DSC e alla SECO. La terza parte del messaggio spiega la ripartizione dei compiti e delle responsabilità tra questi due uffici federali e rinvia alle rispettive competenze. Nella quarta parte viene descritto il contenuto del mandato specifico di prestazione affidato alla SECO.

1.1

Le sfide della cooperazione internazionale allo sviluppo

Globalizzazione La globalizzazione rafforza le attività transfrontaliere e rende più fitte le relazioni economiche, politiche, giuridiche e sociali tra i Paesi. La liberalizzazione del commercio, la rapida diffusione delle innovazioni tecnologiche, nonché l'aumento degli investimenti e dei flussi finanziari internazionali consente una maggiore divisione internazionale del lavoro. Queste tendenze aprono prospettive ­ spesso non ancora utilizzate ­ ai Paesi in sviluppo. Nel periodo 2000­2005, più di 20 Paesi in sviluppo hanno fatto segnare una crescita annua media di oltre il 6 per cento. Questi risultati hanno permesso a milioni di persone di raggiungere un maggiore benessere e di diminuire la povertà. Nondimeno, molte persone tra le più povere non approfittano 1 2

RS 974.0 RS 974.01

2456

ancora di questa dinamica e gli Stati più deboli sono messi a dura prova. La congiuntura internazionale globalmente favorevole degli ultimi anni non ha dunque originato una crescita nella misura sperata né attenuato le ineguaglianze in questi Paesi.

Fin dagli anni Novanta questi sviluppi sono entrati nell'agenda di diverse conferenze delle Nazioni Unite che si occupano dei problemi mondiali di politica dello sviluppo. In queste occasioni è sempre stato sottolineato il ruolo della cooperazione allo sviluppo nel gestire la globalizzazione. La collaborazione allo sviluppo: ­

permette a uomini e Stati di costruire un futuro migliore;

­

contribuisce a migliorare in modo sostenibile i rapporti economici, sociali, ecologici e politici;

­

promuove i diritti umani, lo Stato di diritto e la democrazia;

­

diminuisce la povertà e riduce le ineguaglianze;

­

contribuisce alla prevenzione di crisi e al superamento dei conflitti violenti.

Obiettivo principale degli sforzi internazionali in questa direzione è una maggiore efficacia economica e sociale delle economie nazionali.

Commercio mondiale Commercio, investimenti diretti e concorrenza costituiscono meccanismi efficienti di crescita, benessere e sviluppo. La quota dei Paesi in sviluppo al commercio mondiale ha raggiunto nel 2005 la percentuale record del 36 per cento. Questo risultato è stato raggiunto malgrado la quota dei 50 Paesi in sviluppo più poveri sia ferma a circa lo 0,5 per cento. Anche il commercio tra Paesi in sviluppo ha fatto registrare una crescita significativa: circa il 46 per cento delle esportazioni commerciali provengono da un Paese in sviluppo e sono destinate ad altri Paesi in sviluppo (commercio sud-sud). Gli investimenti diretti dall'estero continuano a crescere. La Cina si trova ora al primo posto nella classifica dei Paesi beneficiari. Anche nei Paesi meno avanzati (Least Developed Countries, LDC) gli investimenti crescono, anche se a un livello più basso. Per questo motivo molti Paesi in sviluppo non possono partecipare nella misura voluta alla crescita globale: i loro vantaggi, per esempio il basso livello dei salari e la prossimità alle materie prime, non riescono a controbilanciare gli svantaggi, quali il basso livello di istruzione, i cattivi collegamenti e le condizioni quadro incerte. Essi soffrono inoltre del protezionismo in ambito agricolo praticato da molti Paesi industrializzati. È dunque essenziale che le rivendicazioni dei Paesi in sviluppo formulate nelle trattative condotte in seno all'Organizzazione mondiale del commercio (WTO, ciclo di Doha) trovino ascolto.

Povertà A livello mondiale la percentuale di popolazione che vive in povertà assoluta (meno di 1 US$ al giorno) è regredita, passando dal 40 per cento nel 1980 al 29 per cento nel 1990 e al 18 per cento nel 2005. Nondimeno, nel mondo vi sono come prima un miliardo di esseri umani che vivono al di sotto del limite di povertà assoluta. Le stime prevedono che i poveri costretti a vivere con 2 dollari al giorno saranno nel 2015 circa 2 miliardi. Anche la distribuzione geografica della povertà si è fortemente modificata: nell'Asia meridionale e orientale la quota dei più poveri è diminuita dal 58 per cento nel 1980 al 15 per cento attuale grazie ai successi ottenuti dalle riforme e da iniziative di sviluppo. Nell'Africa subsahariana, invece, il 45 per cento della 2457

popolazione continua a disporre di un reddito inferiore a un dollaro americano al giorno e il loro numero tende addirittura ad aumentare. Molti Paesi, anche quelli con introiti medi, non raggiungeranno o raggiungeranno solo in parte gli obiettivi di sviluppo del Millennio (Millennium Development Goals, MDG)3. Il problema principale è costituito dalla scarsa possibilità dei poveri di accedere a redditi, proprietà, istruzione, salute e influenza politica.

Disuguaglianze Il divario tra ricchi e poveri è in continua crescita. Il reddito del 5 per cento più ricco della popolazione mondiale corrisponde attualmente a 100 volte quello del 5 per cento più povero, mentre 50 anni fa era pari a 30 volte e 15 anni fa era di 60 volte superiore a quello del 5 per cento più povero. Anche all'interno dei Paesi in sviluppo le differenze di reddito sono tendenzialmente in aumento. Le cause di questo fenomeno risiedono sia nelle diverse condizioni di partenza (p. es. proprietà fondiaria, istruzione, salute, ruolo della donna) sia nella disparità di opportunità (p. es. accesso ai crediti e all'infrastruttura di base, mobilità). In questo campo le donne sono sistematicamente sfavorite. Inoltre, particolarmente colpiti sono i gruppi di popolazione e gli individui che già si trovano ai piedi della scala del benessere. Anche nei Paesi in sviluppo poveri ma progrediti continuano a esistere grandi disparità tra poveri e ricchi: il 40 per cento dei più poveri vive proprio in questi Paesi. Dato che diversi Paesi in sviluppo progrediti sono poli regionali di crescita, i loro progressi e problemi nello sviluppo si ripercuotono in modo diretto sui Paesi vicini. Poiché sono integrati più fortemente nell'economia mondiale, essi sono sempre più dipendenti dai rischi sistemici e dalle fluttuazioni congiunturali.

A causa della loro dimensione e della loro enorme crescita economica, Cina e India modificano profondamente l'economia mondiale. In meno di due decenni, da attore economico marginale la Cina ha assunto viepiù un ruolo centrale nell'economia mondiale, ma è anche diventata uno dei più grandi produttori di CO2. L'India sta percorrendo un cammino simile, con un certo ritardo rispetto alla Cina. Rispetto alle potenti dinamiche economiche e politiche che provengono da questi due Paesi, l'architettura della Global Governance si
modificherà in modo significativo.

Crescita della popolazione Secondo le previsioni delle Nazioni Unite, nel 2040 il mondo avrà da 9 a 13 miliardi di abitanti (1950: 2,5 mia.; 2004: 6,1 mia.). Dopo il 2000 la crescita della popolazione è diminuita, ma continuano a sussistere importanti differenze regionali. Nelle regioni povere la crescita demografica provoca crescenti problemi nell'approvvigionamento alimentare e idrico, nell'utilizzo delle risorse e nell'adeguamento alle conseguenze dei mutamenti climatici.

Migrazione Circa 200 milioni di persone vivono al di fuori della loro patria. Si tratta di quasi il 3 per cento della popolazione mondiale e questa percentuale tende ad aumentare. Per motivi economici oppure a causa di conflitti politici e sociali, molti esseri umani lasciano la loro patria in direzione dei Paesi industrializzati o in transizione. La migrazione sud-sud è però ancora maggiore. A causa delle migrazioni si sono formate importanti comunità di immigrati, un fenomeno che comporta rischi (p. es. pro3

Cfr. allegato B 2.

2458

blemi di integrazione, «fughe di cervelli») ma anche opportunità (p. es. trasferimento di conoscenze e denaro degli emigranti nel loro Paese d'origine). Il volume dei trasferimenti di denaro che i membri di questa diaspora riversano nei loro Paesi d'origine oltrepassa di molte volte quello dell'intera cooperazione pubblica allo sviluppo. Una delle sfide della cooperazione consiste nel mettere a punto incentivi per sfruttare in modo mirato questo potenziale.

Urbanizzazione È in aumento anche la migrazione all'interno degli Stati. Se attualmente una persona su due vive in una città, nel 2030 saranno due persone su tre. La tendenza all'urbanizzazione è ovunque spiccata. In molti Paesi, un numero sempre maggiore di migranti vive in baraccopoli. Questa situazione rende più difficile la capacità e la volontà d'accoglienza da parte della popolazione residente. La pressione sui sistemi di approvvigionamento locali e regionali nei settori idrico, dei trasporti, dell'elettricità, della formazione nonché sul mercato del lavoro, sulle istituzioni pubbliche e sugli ecosistemi ne risulta fortemente aumentata.

Mercato del lavoro Il trasferimento di tecnologie, gli investimenti dall'estero e la concorrenza internazionale influenzano la produttività, i salari e le condizioni di lavoro. Per garantire una maggiore produttività e qualità, le imprese devono formare le proprie forze lavoro, effettuare investimenti e implementare le principali norme di lavoro. In questo modo viene modificata l'importanza che il fattore di produzione lavoro riveste per la crescita: tendenzialmente viene richiesta una minore forza lavoro, ma meglio formata. Questa evoluzione è sostanzialmente limitata ai rami dell'industria e al settore dei servizi rivolti verso i mercati internazionali. In molti Paesi in sviluppo una grande parte della forza lavoro rimane impiegata nell'agricoltura o in altri settori economici tradizionali oppure nell'economia sommersa.

Agricoltura Nel mondo circa tre quarti dei poveri vivono in zone rurali, per lo più come piccoli e piccolissimi agricoltori. In qualità di produttori agricoli, essi sono confrontati con le più diverse sfide, in parte contraddittorie: la produzione di sufficienti mezzi alimentari per una popolazione in crescita, l'esigenza di conservare la molteplicità biologica e le risorse naturali,
la capacità di adeguarsi agli effetti dei mutamenti climatici e rispondere alla crescente domanda di biocarburanti. Diventano sempre più importanti il conseguimento di un buon valore aggiunto per le materie prime agricole e l'accesso ai mercati internazionali. Quest'ultimo è però ancora molto ostacolato. La politica dei Paesi industrializzati, volta a proteggere l'agricoltura indigena, è spesso in conflitto con gli interessi dei Paesi in sviluppo. Nell'agricoltura, emergono chiaramente questioni di coerenza tra i diversi settori politici.

Stato di diritto e democrazia Buon funzionamento del governo, Stato di diritto, tutela dei diritti dell'uomo e istituzioni statali efficienti sono condizioni di fondo per lo sviluppo economico e sociale. I governi devono essere legittimati da processi democratici; la corruzione e il malgoverno vanno impediti. Soltanto un sistema giudiziario operativo consente la realizzazione dei diritti riconosciuti dalla legge.

2459

Nonostante il fatto che nel mondo il numero degli Stati formalmente democratici sia aumentato, sono troppo pochi gli Stati abbastanza efficienti per garantire alle loro cittadine e cittadini la sicurezza, lo Stato di diritto nonché istituzioni e infrastrutture sociali ed economiche.

Società civile A seconda delle regioni, la politica internazionale viene influenzata in diversa misura dalla società civile. Nella lotta contro la povertà sono oggi ampiamente coinvolti ­ localmente, sul piano nazionale o a seconda dei temi ­ gli attori della società civile. Sul piano internazionale nel nuovo millennio si assiste a una proliferazione delle iniziative della società civile e a un'intensificazione delle relazioni tra organizzazioni non governative e organizzazioni internazionali.

Sicurezza pubblica In 20-30 Stati in sviluppo, le contrapposizioni per il potere politico ed economico minacciano il funzionamento dello Stato. Quando allo Stato manca del tutto o in parte il monopolio della forza sul proprio territorio sorgono problemi non soltanto per i cittadini di quello Stato. Anche la sicurezza pubblica negli Stati vicini o anche più lontani può esserne pregiudicata. Gli Stati fragili costituiscono una sfida particolarmente importante per la politica dello sviluppo se non vi è un orientamento verso le riforme. Dopo il settembre 2001, è aumentata la consapevolezza che la polarizzazione etnica e culturale, la marginalizzazione e l'instabilità economica possono arrecare problemi di sicurezza che travalicano le frontiere. La violenza privatizzata, le reti terroristiche e i cartelli internazionali della droga pongono la politica internazionale della sicurezza davanti a nuove sfide.

Contatti e conflitti tra culture La diffusione di radio, televisione e Internet nonché la crescente mobilità delle persone permettono una comunicazione su scala mondiale praticamente immediata.

Ne deriva una comprensione reciproca che oltrepassa i confini. La crescente omogeneizzazione culturale e la preoccupazione di preservare il proprio benessere provocano tuttavia reazioni contrarie: i pregiudizi ne risultano rafforzati, vengono accentuate le particolarità della propria cultura, ciò che è straniero viene emarginato e bandito. Queste difficoltà non traspaiono soltanto nelle relazioni tra Stati, si ritrovano bensì nei Paesi e
nelle loro città dove identità culturali diverse convivono fianco a fianco.

Risorse naturali Più dei due terzi degli ecosistemi globali vengono compromessi nella loro efficienza funzionale a causa dell'eccessivo sfruttamento e del carico incontrollato. I maggiori problemi interessano i seguenti settori: clima (v. paragrafo seguente), biodiversità, prodotti chimici, foresta, acqua e desertificazione. La pressione sulle risorse naturali aumenta a seguito della crescita economica e della popolazione. In particolare l'acqua comincia a scarseggiare in tutto il mondo: entro il 2020 circa 50 Paesi avranno problemi idrici. Attualmente, 1,1 miliardi di uomini non hanno un accesso sicuro e sufficiente all'acqua potabile; nel 2030, il 30­40 per cento della popolazione mondiale si troverà in questa situazione. In alcune regioni la penuria d'acqua sarà ancor più acuta, da un lato, a causa della distruzione degli ecosistemi, dall'altro, a

2460

causa dei cambiamenti climatici. Questa situazione potrebbe portare a nuovi conflitti per l'acqua tra Paesi e tra gruppi di utilizzatori.

Cambiamenti climatici Il consumo di energia conosce una crescita sfrenata in tutto il mondo. Di conseguenza aumenta anche l'emissione di gas a effetto serra e la temperatura globale è destinata ad aumentare se non verranno prese contromisure. Di questo surriscaldamento soffrono soprattutto i Paesi in sviluppo: situazioni climatiche estreme, scarsità di acqua potabile, minore produttività e diverso sfruttamento delle superfici destinate all'agricoltura, peggioramento della sicurezza alimentare e della sicurezza in generale, diffusione di malattie infettive, movimenti migratori, aumento del rischio di tempeste e inondazioni. I danni economici che ne derivano possono vanificare i contributi della cooperazione internazionale, in alcuni casi superare il RNL del Paese che ne è vittima. I mutamenti climatici possono essere combattuti in modo che ne derivino vantaggi e crescita economica per i Paesi poveri (e anche per quelli ricchi).

I Paesi in sviluppo devono adeguarsi alle mutate condizioni quadro climatiche (adaptation), che li toccano duramente. Dato che però i Paesi in sviluppo e quelli in transizione sono inoltre sempre più corresponsabili di questi cambiamenti, diventa sempre più importante anche la lotta contro le cause del fenomeno (mitigation). Le moderne tecnologie che mirano all'efficienza energetica e delle risorse e all'adeguamento alle mutate condizioni quadro climatiche devono sostituire i sistemi ormai sorpassati. I mercati internazionali delle emissioni offrono la possibilità di ridurre in modo efficiente le emissioni e di finanziare il necessario progresso tecnologico al fine di ottenere un miglior bilancio ecologico nei Paesi in sviluppo e in transizione.

1.2

Politica di sviluppo ­ compito della comunità internazionale

Le sfide della politica di sviluppo concernono tutti i Paesi donatori e beneficiari. La cooperazione allo sviluppo svizzera può assumere una parte di questi compiti. Per situare questo contributo, il seguente capitolo delinea i principali cambiamenti della cooperazione allo sviluppo internazionale.

Nuovo orientamento I Paesi in sviluppo e i Paesi OCSE4 hanno definito la soluzione dei problemi in materia di sviluppo come una responsabilità comune e condivisa. La dichiarazione adottata nel 2000 in occasione del vertice del Millennio delle Nazioni Unite ha fissato i seguenti principi: la globalizzazione deve essere una forza positiva per tutti gli esseri umani che permetta di realizzare il diritto allo sviluppo, combattere l'estrema povertà, impostare in modo sostenibile il rapporto con la natura, promuovere la democrazia, rafforzare lo Stato di diritto e i diritti umani, garantire la pace e quindi rendere più sicuro il mondo. Per la loro attuazione, da questi principi sono stati derivati otto obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG), da raggiungere entro il

4

Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (Organisation for Economic Cooperation and Development, OECD))

2461

2015. La Svizzera ha partecipato alla formulazione degli obiettivi e intende contribuire alla loro realizzazione.

Il vertice del Millennio+5 (2005) ha tracciato un bilancio intermedio misto portando la comunità internazionale alle seguenti conclusioni: ai Paesi in sviluppo viene chiesto di orientare le loro strategie agli MDG e di mobilitare maggiori risorse interne ai loro Paesi. I Paesi OCSE sono chiamati a realizzare concretamente le loro promesse in materia di maggiore aiuto allo sviluppo, cancellazione efficace del debito e agevolazioni commerciali. Le Nazioni Unite infine dovrebbero far valere democrazia, pace e diritti umani.

Per la realizzazione planetaria degli obiettivi di sviluppo entro il 2015 si calcola un aumento del fabbisogno annuo di finanziamenti per l'aiuto pubblico allo sviluppo da 100 miliardi di dollari (2006) a 135 (2010) e 195 miliardi di dollari (2015).

L'Unione europea ha reagito con un aumento massiccio dell'aiuto. I Paesi dell'OCSE, tra cui la Svizzera, sono chiamati a fornire il loro contributo.

Architettura della cooperazione internazionale allo sviluppo La cooperazione internazionale allo sviluppo comprende Paesi donatori bilaterali (all'interno e all'esterno del Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE), organizzazioni multilaterali (gruppo della Banca mondiale, fondi di garanzia, banche regionali per lo sviluppo, organizzazioni ONU), organizzazioni non governative e fondazioni private (p. es. Gates, Rockefeller, Ford ecc.), programmi tematici globali (p. es.

fondi per la salute, Fondo mondiale per l'ambiente, iniziative fast-track a favore dell'educazione ecc.), nonché iniziative private. Il numero degli attori negli ultimi anni è aumentato fortemente. Per ridurre doppioni e sovrapposizioni si impone una maggiore specializzazione e ripartizione del lavoro. In questo modo si alleggeriscono le amministrazioni dei Paesi in sviluppo e si aumenta l'efficienza della cooperazione allo sviluppo.

Le istituzioni multilaterali si occupano soprattutto di quelle sfide che i singoli Stati e le istituzioni bilaterali non riescono ad affrontare in modo efficace: l'allestimento dei dispositivi normativi internazionali e lo sviluppo di strategie per gestire la dinamica della globalizzazione. In qualità di organizzazione di rappresentanza universale, le Nazioni Unite dispongono
sì della competenza di regolamentare, dipendono tuttavia dalle decisioni degli Stati e dai loro interessi. Sia le organizzazioni ONU sia le istituzioni di finanziamento internazionali sono chiamate ad adeguare i loro rispettivi ruoli alle nuove sfide e a compiere le relative riforme. Alle decisioni in seno a queste istituzioni partecipano i Paesi membri, tra cui la Svizzera.

Finora i Paesi dell'Europa occidentale, nonché gli USA, il Canada, il Giappone e l'Australia hanno dominato i flussi finanziari nei Paesi in sviluppo. L'allargamento a est dell'Unione europea e il ruolo sempre maggiore svolto dall'Asia hanno fatto sì che nuovi Paesi siano divenuti attori della cooperazione allo sviluppo, in primo luogo India e Cina, ma anche Brasile e Sudafrica. Con la comparsa di nuovi donatori aumenta anche la concorrenza sul mercato degli aiuti e dei crediti: i Paesi in sviluppo hanno maggiori possibilità di scelta. Le organizzazioni dei Paesi donatori sono maggiormente sollecitate a dimostrare l'efficacia e i risultati delle loro attività.

Orientamento ai risultati ed efficacia La Dichiarazione di Parigi del 2005 sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo (Paris Declaration on Aid Effectiveness) dell'OCSE obbliga gli Stati in sviluppo a una 2462

responsabilità maggiore (ownership), i donatori a concentrare gli aiuti e coordinarsi vicendevolmente (harmonisation), nonché a sintonizzarsi con le priorità in materia di sviluppo del Paese beneficiario (alignment) e a utilizzare le strutture locali nell'attuazione della cooperazione allo sviluppo (use of country systems). Entrambe le Parti si impegnano a orientarsi ai risultati (managing for results) e a un vicendevole rendiconto (mutual accountability). Per ricevere finanziamenti internazionali, i Paesi in sviluppo devono dare vita a istituzioni trasparenti ed efficaci.

Al fine di aumentare la sua efficacia, negli ultimi anni la cooperazione internazionale allo sviluppo ha affrontato diverse sfide. Fissando gli obiettivi di sviluppo del Millennio la comunità degli Stati ha rafforzato la sua volontà politica di impostare in modo sostenibile lo sviluppo globale ed espresso la sua intenzione di affrontare i rischi di povertà, mancanza di sicurezza umana e diritti umani, legati all'attuazione di tale proposito. I rapporti annuali (Global Monitoring Reports) forniscono informazioni sull'opportunità e le modalità di raggiungere gli MDG. I media e parte dell'opinione pubblica hanno intensificato le loro critiche alla mancanza di efficacia della cooperazione allo sviluppo e all'insufficiente coerenza politica. La critica aumenta la pressione sui singoli attori a ottimizzare orientamento e prestazioni.

1.3

Interessi e responsabilità della Svizzera

Intensificare la politica e la cooperazione allo sviluppo rientra negli interessi etici, politici ed economici della Svizzera. Il nostro Paese contribuisce affinché gli esseri umani possano vivere la loro vita con dignità. Lo fa comprensibilmente anche nel proprio interesse. Il mancato accesso al reddito e a un'occupazione, le crescenti disparità sociali o le conseguenze risultanti dai cambiamenti climatici sono problemi, che se non vengono affrontati adeguatamente e per tempo, possono causare prima o poi spese ingenti. È quindi nell'interesse della Svizzera investire in un futuro globalmente sostenibile.

Politica esterna. Contribuire alla risoluzione di problemi comuni permette di ampliare le possibilità d'intervento a livello di politica esterna. La cooperazione allo sviluppo contribuisce in modo importante a superare i problemi generati dai legami di interdipendenza. Il prestigio internazionale della Svizzera dipende anche dal modo in cui il nostro Paese assume le proprie responsabilità e dal contributo fornito alla risoluzione di problemi di portata mondiale.

Politica di sicurezza. Sul piano della politica di sicurezza e di pace, la Svizzera contribuisce a «stabilizzare» Stati deboli o in declino e a ridurre le ripercussioni finanziarie attraverso una prevenzione tempestiva.

Politica economica esterna. La crescita economica dei Paesi in sviluppo non giova solo alla popolazione dei Paesi interessati, ma anche ai Paesi industrializzati. La promozione di condizioni quadro che permettano lo sviluppo di un'economia di mercato, il sostegno di una crescita economica sostenibile, il rafforzamento degli incentivi per le iniziative e gli investimenti privati, nonché l'adeguamento delle strutture produttive nei Paesi in sviluppo contribuiscono a una loro integrazione nell'economia mondiale. Ciò porta a un allargamento dei mercati pubblici, dei mercati di vendita e dei mercati degli investimenti e a un'agevolazione degli scambi economici.

2463

Ordinamento politico internazionale. La comunità internazionale intensifica gli sforzi per elaborare soluzioni comuni che permettano di affrontare le sfide che si pongono nei settori dello sviluppo, della pace e della sicurezza, dell'economia e delle finanze, dell'ambiente, della migrazione, della salute. La Svizzera ha interesse a mantenere la propria capacità di agire a livello globale.

Politica della migrazione. Gli spostamenti di popolazioni da Paesi poveri a quelli ricchi continuano. La cooperazione allo sviluppo può fare in modo che si abbiano effetti positivi per tutte le parti interessate.

Politica ambientale. I Paesi dell'OCSE devono collaborare attivamente con i Paesi in sviluppo per contrastare le conseguenze dei cambiamenti climatici, incentivare l'impiego della biodiversità e la preservazione della diversità delle specie e tenere sotto controllo i rischi derivanti dai prodotti chimici.

Politica culturale. La globalizzazione avvicina Stati e regioni sul piano politico, economico, ecologico e sociale. La Svizzera vuole promuovere lo scambio e l'intesa fra i popoli. La cooperazione allo sviluppo permette di tener conto adeguatamente degli interessi delle diverse regioni, culture e religioni.

Politica scientifica. Il sapere è un fattore produttivo ma anche la base della coesione sociale e della libertà individuale. In un mondo globalizzato la Svizzera ha interesse a dare il proprio contributo allo sviluppo del sapere quale bene comune.

1.4

Prospettive per il futuro

Le mutate sfide, l'evoluzione della politica internazionale di sviluppo e degli interessi svizzeri, illustrate nel primo numero, hanno comportato una ridefinizione strategica della politica di sviluppo della Svizzera. Il rapporto 2006 sulla politica esterna individua tre settori prioritari: riduzione della povertà, promozione della sicurezza umana e un'organizzazione della globalizzazione che promuova lo sviluppo. Ciò costituisce la base per l'orientamento operativo della cooperazione allo sviluppo della Svizzera. Qui di seguito sono elencati i livelli in cui la cooperazione allo sviluppo svizzera è chiamata ad assumersi compiti e sfide: Basi legali. Attraverso la formulazione di una politica di sviluppo (n. 2) il nostro collegio adempie in parte alla mozione 06.3666, depositata l'11 dicembre 2006 dalla Commissione della gestione del Consiglio degli Stati, che ci chiedeva di sottoporre a un esame critico le basi legali di cui disponiamo per assicurare la condotta strategica della DSC e di valutare inoltre la possibilità di adeguare gli strumenti della cooperazione. Sulla scia della riforma dell'Amministrazione federale (REF 05/07) verrà valutata la necessità di procedere a una revisione della legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali e della relativa ordinanza del 1977.

Coerenza. La maggior parte dei settori politici ha attività orientate all'estero e destinate ai Paesi in sviluppo. La questione della coerenza politica diventa in tal senso sempre più importante. Alcuni Paesi donatori dell'OCSE, le cui politiche di sviluppo sono orientate in modo simile a quella Svizzera, seguono il cosiddetto approccio del whole of government, in base al quale i processi politici globali vengono governati tenendo conto delle conseguenze di politica dello sviluppo di tutti i settori politici.

La Svizzera dispone di organismi e meccanismi che garantiscono la coerenza tra la

2464

politica di sviluppo e gli altri settori della politica esterna svizzera e che in futuro dovranno essere ulteriormente rafforzati.

Concentrazione. Il Consiglio federale ha proposto di adottare la mozione 06.3667 della Commissione della gestione del Consiglio degli Stati, che chiede una sostanziale concentrazione tematica e geografica della cooperazione allo sviluppo sulla base dei vantaggi comparativi di cui dispone la Svizzera. Questo incarico viene attuato nella descrizione dei compiti della cooperazione (n. 4) e nel messaggio concernente il finanziamento dei provvedimenti di politica economica e commerciale nell'ambito della cooperazione allo sviluppo (FF 2008 ...).

Orientamento ai risultati ed efficacia. Da ultimo, tanto nei Paesi donatori quanto nei Paesi beneficiari la cooperazione allo sviluppo verrà valutata in base ai risultati.

L'orientamento operativo deve continuare ad essere armonizzato al nuovo orientamento strategico, in modo da rendere più efficace l'impiego dei mezzi e da ottenere una miglior efficacia.

2

La politica dello sviluppo della Confederazione

Come parte della politica estera, la politica dello sviluppo contribuisce ad affrontare le sfide descritte nel numero 1 che si presentano ai Paesi in sviluppo e in questo modo a tutelare e promuovere gli interessi della Svizzera. La politica dello sviluppo è un investimento nel futuro dei Paesi in sviluppo e nel futuro della Svizzera e costituisce pertanto una politica di tutela degli interessi di ampie vedute e lungimirante.

La politica dello sviluppo della Confederazione comprende l'orientamento strategico della cooperazione svizzera, l'articolazione dei compiti nei settori della cooperazione e la ripartizione delle competenze tra gli uffici federali interessati.

Il Consiglio federale formula la politica dello sviluppo della Confederazione nel modo seguente: ­

il Consiglio federale è responsabile per la politica svizzera dello sviluppo.

Sulla base degli obiettivi di politica estera, enuncia una strategia di politica dello sviluppo per un periodo di quattro anni (che corrisponde al periodo di legislatura);

­

la strategia di politica dello sviluppo stabilisce le priorità strategiche della cooperazione svizzera allo sviluppo, articola i compiti nei settori della cooperazione e designa gli uffici federali incaricati dell'attuazione;

­

il Consiglio federale presenta al Parlamento la strategia di politica dello sviluppo e riferisce periodicamente sui progressi verso il conseguimento degli obiettivi;

­

i messaggi degli uffici federali incaricati dell'attuazione della cooperazione allo sviluppo contengono, per ogni settore della cooperazione, obiettivi descritti mediante indicatori che permettono di misurare il loro grado di realizzazione.

2465

2.1

Fondamenti

Il mandato della politica svizzera dello sviluppo è definita dai seguenti fondamenti giuridici: Costituzione (art. 54 cpv. 2 Cost.5)

La Confederazione si adopera per salvaguardare l'indipendenza e il benessere del Paese; contribuisce in particolare ad aiutare le popolazioni nel bisogno e a lottare contro la povertà nel mondo, contribuisce a far rispettare i diritti dell'uomo e a promuovere la democrazia, ad assicurare la convivenza pacifica dei popoli, nonché a salvaguardare le basi naturali della vita.

Legge federale6

La cooperazione allo sviluppo sostiene i Paesi in sviluppo nell'intento di migliorare le condizioni di vita delle loro popolazioni. Essa deve contribuire a fare in modo che i Paesi stessi realizzino con le proprie forze lo sviluppo. A lungo termine, la cooperazione allo sviluppo mira a rapporti più equilibrati nella comunità dei popoli.

Obiettivi di politica estera7

Convivenza pacifica dei popoli.

Rispetto dei diritti dell'uomo e promovimento della democrazia.

Salvaguardia degli interessi economici svizzeri all'estero.

Soccorrere le popolazioni nel bisogno e lotta contro la povertà nel mondo.

Salvaguardia delle risorse naturali.

Per una coerente organizzazione della cooperazione svizzera allo sviluppo sono determinanti altre tre leggi che si riferiscono esplicitamente alla legge sull'aiuto allo sviluppo, le pertinenti ordinanze e i messaggi concernenti i crediti quadro (cfr.

elenco nell'allegato B1). Inoltre occorre tenere in considerazione gli strumenti di altri settori: economia esterna, migrazione, ambiente, formazione e ricerca, energia, salute, cultura ecc.

2.2

Strategia di politica dello sviluppo

Nella sua cooperazione allo sviluppo la Confederazione ha come punto di riferimento la seguente linea direttrice8: Linea direttrice La Svizzera si adopera per uno sviluppo globale giusto e sostenibile.

5 6 7 8

RS 101 Art. 5 della legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali (RS 974.0) Rapporto sulla politica estera 2000 del Consiglio federale, FF 2001 201 La strategia si riferisce soltanto ai due crediti quadro qui trattati (cfr. n. 3.1).

2466

La politica dello sviluppo della Confederazione si adopera per l'umanitarismo, la solidarietà e la giustizia, come pure per garantire la pace e l'avvenire. Essa coniuga motivi etici con il ben compreso interesse della Svizzera a operare a favore di un futuro pacifico e sicuro.

Al fine di aumentarne l'efficacia e l'efficienza, le risorse della cooperazione svizzera allo sviluppo sono raggruppate su tre assi principali: Asse principale 1 Realizzazione degli obiettivi di sviluppo del Millennio ­ riduzione della povertà La Svizzera riconosce la valenza normativa degli obiettivi di sviluppo del Millennio (MDG) e gli obblighi derivanti dal consenso raggiunto a Monterrey9 per attuarli.

Scopo degli sforzi bilaterali e multilaterali di politica dello sviluppo è sostenere i Paesi partner nel conseguimento degli MDG.

Asse principale 2 Promozione della sicurezza umana e superamento dei rischi sistemici L'impegno della Svizzera è rivolto ai rischi attualmente riconoscibili che toccano anche il nostro Paese. Tra di essi figurano le crisi locali o regionali, la fragilità dello Stato, le minacce ambientali come conseguenza dei mutamenti climatici o la migrazione incontrollata a causa del sottosviluppo e dei conflitti.

Asse principale 3 Partecipazione a una globalizzazione che promuova lo sviluppo La Svizzera contribuisce con mezzi bilaterali e multilaterali allo sviluppo economico e all'applicazione e attuazione di regole volte a fare in modo che la globalizzazione apporti benefici sostenibili.

Nel contesto dei tre assi principali strategici, la cooperazione svizzera allo sviluppo definisce priorità per la scelta dei singoli Paesi, regioni e istituzioni su cui si concentra l'aiuto. Le priorità vengono stabilite sulla base dei bisogni e della posizione dei Paesi, dei vantaggi comparativi della Svizzera nei corrispondenti contesti, nonché di concerto con gli altri donatori e attori dello sviluppo. La cooperazione allo sviluppo svizzera punta a un'alta efficacia, a una collaborazione efficiente degli strumenti impiegati e a un impegno ottimale del suo capitale di esperienze e di conoscenze.

2.3

Ambiti di cooperazione

La cooperazione allo sviluppo della Confederazione si articola in sei ambiti di cooperazione.

1

Ambito di cooperazione: sostegno alle strategie di riduzione della povertà nei Paesi prioritari

Obiettivo

9

La cooperazione allo sviluppo della Confederazione aumenta la capacità di persone, organizzazioni e società di migliorare le proprie condizioni di vita con le proprie forze mediante un impiego efficace e sostenibile delle risorse. Nei singoli Paesi gli obiettivi si deducono dagli obiettivi di sviluppo del Mil-

Conferenza di Monterrey sul finanziamento dello sviluppo. 2002

2467

lennio e dalle strategie nazionali di riduzione della povertà.

Contesto strategico

Realizzare gli obiettivi del Millennio ­ ridurre la povertà

Focus geografico

­ Chiaro focus sui Paesi poveri e più poveri, in particolare dell'Africa.

­ Nei Paesi con una buona governance va data precedenza alla promozione e al rafforzamento delle strutture esistenti, con un'attenzione particolare allo sviluppo economico.

­ Nei Paesi con debole governance, l'impegno è limitato nel tempo e sotto il profilo finanziario; esso si concentra sulla stabilità, sulla sicurezza e sui settori chiave dello sviluppo sociale.

Focus tematico

Per garantire una crescita sostenibile, riveste la massima importanza il rafforzamento delle capacità umane e istituzionali, in particolare l'istruzione e la salute, il reddito e l'occupazione, nonché il rafforzamento della governante.

Focus istituzionale

­ Governo di Paesi poveri e molto poveri scelti (Paesi prioritari della cooperazione svizzera allo sviluppo).

­ Modo di procedere armonizzato con gli altri donatori: obiettivi comuni con indicatori di performance, pacchetti di misure.

­ Istituzioni multilaterali, servendosi delle opportunità di cooperazione operativa.

­ Società civile, organizzazioni non governative, partenariati di sviluppo pubblico-privato.

­ In tutti i programmi è dato spazio alla lotta contro la corruzione nella sua forma più adeguata.

2

Ambito di cooperazione: sostegno a regioni scelte, con un contesto fragile, conflitti e rischi sistemici di sicurezza

Obiettivo

La cooperazione allo sviluppo della Confederazione opera una prevenzione contro i rischi sistemici per la sicurezza umana e aumenta la capacità di persone, organizzazioni e società di superare le cause di conflitti e di aumentare la sicurezza umana.

Contesto strategico

Promuovere la sicurezza umana e ridurre i rischi sistemici.

Focus geografico

Regioni e Paesi poveri, che hanno strutture fragili o instabili e nei quali vi è un potenziale di prevenzione delle crisi e di superamento dei conflitti.

Focus tematico

Prevenzione delle crisi, superamento dei conflitti e gestione delle migrazioni. L'accento è posto sui rischi regionali o globali in relazione all'ambiente, alla salute o alle risorse naturali quali acqua e fonti primarie di energia. Il focus è posto sui rischi prioritari, politici, economici, sociali e /o ecologici.

2468

Focus istituzionale

3

­ Governo di Paesi poveri in particolari situazioni di rischio.

­ Concezione, finanziamento e attuazione di programmi speciali limitati nel tempo in collaborazione con partner locali e internazionali.

­ Società civile, organizzazioni non governative, partenariati pubblico-privato, organizzazioni regionali.

­ Istituzioni multilaterali, organizzazioni umanitarie, fondi globali/reti con orientamento analogo.

­ In tutti i programmi è dato spazio alla lotta contro la corruzione nella sua forma più adeguata.

Ambito di cooperazione: contributo della Svizzera a una globalizzazione favorevole allo sviluppo

Obiettivo

La cooperazione allo sviluppo della Confederazione migliora il coinvolgimento dei Paesi prioritari in uno sviluppo globale sostenibile.

Contesto strategico

Rendere la globalizzazione promotrice dello sviluppo.

Focus geografico

Paesi a reddito basso e medio che si trovano in un serio e promettente processo di riforme.

Focus tematico

L'accento è posto sull'integrazione nell'economia regionale e internazionale, la promozione del settore privato e la messa a disposizione di «beni pubblici regionali» come le regole per il commercio e per lo sfruttamento delle risorse, nonché su misure mirate a una collaborazione tra istituzioni regionali e multilaterali che promuova lo sviluppo.

Focus istituzionale

­ ­ ­ ­ ­

4

Governi di Paesi con redditi modesti Organizzazioni internazionali Enti privati Organizzazioni specializzate In tutti i programmi è dato spazio alla lotta contro la corruzione nella sua forma più adeguata.

Ambito di cooperazione: coinvolgimento finanziario in organizzazioni multilaterali di sviluppo e partecipazione attiva nei loro organi di direzione e di vigilanza

Obiettivo

La Svizzera fornisce il suo contributo a un'impostazione efficiente della politica multilaterale di sviluppo, a istituzioni multilaterali efficaci, a un finanziamento adeguato di programmi multilaterali per il superamento di sfide globali e regionali.

Contesto strategico

Ridurre la povertà ­ Promuovere la sicurezza umana e ridurne i rischi sistemici.

­ Promuovere una globalizzazione che favorisca lo sviluppo.

2469

Orientamento

­ Migliore efficienza ed efficacia per mezzo di una gestione orientata ai risultati.

­ Miglior coordinamento e concentrazione delle attività delle organizzazioni multilaterali di sviluppo secondo i loro vantaggi comparativi.

­ Garanzia di un'adeguata capacità di finanziamento dei fondi di sviluppo e riduzione dell'indebitamento verso l'estero dei Paesi poveri e molto poveri.

­ Sfruttamento di sinergie tra cooperazione allo sviluppo bilaterale e multilaterale.

­ Rappresentanza adeguata dei diversi gruppi di Paesi nei processi decisionali e negli organi direttivi e di vigilanza.

­ Tutela della rappresentanza svizzera e degli interessi svizzeri nelle istituzioni multilaterali (conformemente agli obiettivi di politica estera).

­ In tutti i programmi è dato spazio alla lotta contro la corruzione nella sua forma più adeguata.

Misure

­ Tutela coerente delle richieste svizzere in materia di politica dello sviluppo e adempimento attivo della responsabilità di governance in seno agli organi di direzione e di vigilanza.

­ Adeguata partecipazione (Burden Sharing) al finanziamento di base delle più importanti organizzazioni di sviluppo multilaterali (contributi generali, partecipazione agli aumenti di capitale e ricostituzione periodica dei fondi di sviluppo) e alle misure multilaterali di sdebitamento.

­ Migliore rappresentanza svizzera in seno al personale delle istituzioni multilaterali di finanziamento.

Focus istituzionale

­ Organizzazioni delle Nazioni Unite, fondi e programmi ­ Istituzioni internazionali di finanziamento ­ Fondi globali e reti globali

5

Ambito di cooperazione: collaborazione con enti assistenziali e fondazioni di ricerca, nonché partenariati pubblico-privato in Svizzera

Obiettivo

La Confederazione conclude partenariati con attori non governativi della società civile e dell'economia privata al fine di adempiere i propri compiti in materia di politica di sviluppo. Essa garantisce la competenza nell'attuazione delle attività di cooperazione allo sviluppo in Svizzera e nel sensibilizzare la popolazione alle questioni in materia di sviluppo.

Contesto strategico

Ridurre la povertà ­ Ridurre i rischi sistemici di sicurezza ­ Promuovere una globalizzazione che favorisca lo sviluppo.

Orientamento

­ Realizzazione di sinergie con le organizzazioni di politica dello sviluppo attive in Svizzera.

­ Garanzia in Svizzera di una competenza in materia di cooperazione allo sviluppo.

2470

Provvedimenti

­ Dialogo e scambio di esperienze nel settore della politica dello sviluppo.

­ Contributi finanziari a organizzazioni non governative svizzere.

­ Mandati di esecuzione di progetti e programmi.

­ Cooperazione con istituzioni svizzere della ricerca e della formazione (NCCR, IHEID ecc.).

Focus istituzionale

­ Organizzazioni non governative svizzere ­ Istituzioni svizzere della ricerca e della formazione ­ Partenariati di sviluppo pubblici-privati

6

Ambito di cooperazione: coordinamento della politica dello sviluppo dell'Amministrazione federale

Obiettivo

La Confederazione assicura la coerenza della politica di sviluppo con le altre politiche settoriali. Essa organizza una propria politica della cooperazione allo sviluppo mirata, efficiente ed efficace.

Contesto strategico

Ridurre la povertà ­ Ridurre i rischi per la sicurezza ­ Promuovere una globalizzazione che favorisca lo sviluppo.

Orientamento

Coordinamento dell'orientamento politico e fornitura di prestazioni alle organizzazioni coinvolte nella cooperazione allo sviluppo.

Misure

­ Coordinamento della politica svizzera dello sviluppo.

­ Rapporto periodico sui progressi della politica svizzera dello sviluppo.

­ Potenziamento del Comitato interdipartimentale per lo sviluppo e la cooperazione internazionali (CISCI)

Focus istituzionale

Amministrazione federale

3

Ripartizione dei compiti e delle competenze

3.1

Attuazione della cooperazione allo sviluppo

L'articolo 1 dell'ordinanza del 1977 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali incarica la DSC e la SECO dell'esecuzione della legge. La responsabilità della «concezione globale della contribuzione svizzera alla cooperazione internazionale allo sviluppo» è affidata insieme a DSC, SECO e Amministrazione federale delle finanze; la coordinazione incombe alla DSC10.

I messaggi relativi ai crediti quadro descrivono, mediante obiettivi e indicatori, i compiti che incombono agli uffici federali incaricati dell'esecuzione nei sei ambiti di cooperazione summenzionati.

10

Art. 4 dell'ordinanza del 12 dicembre 1977 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali, RS 974.01

2471

3.2

Competenze

Conformemente all'ordinanza del 1977, sono attribuite le seguenti competenze: Ambito di cooperazione

Competenza

Collaborazione / Codecisione11

1. Sostegno all'esecuzione delle strategie di riduzione della povertà dei Paesi prioritari

DSC

SECO

2. Sostegno di determinate regioni contraddistinte da un contesto fragile, da conflitti e rischi sistemici legati alla sicurezza

DSC

SECO

SECO

DSC

3. Promovimento di una globalizzazione favorevole allo sviluppo ­ coinvolgimento dei Paesi prioritari nell'economia mondiale ­ altre dimensioni della globalizzazione 4. Partecipazione a organizzazioni multilaterali di sviluppo e presenza attiva nei loro organi direttivi e di vigilanza ­ organizzazioni ONU pertinenti al commercio ­ altre organizzazioni ONU ­ Gruppo della Banca mondiale, banche regionali di sviluppo e IFAD

DSC

SECO

DSC

DSC SECO/DSC12

SECO

5. Cooperazione con le organizzazioni di aiuto e gli istituti di ricerca, nonché nell'ambito di partenariati di sviluppo pubblico-privati

DSC

6. Coordinamento della politica di sviluppo nell'Amministrazione federale

DSC

3.3

SECO

Cooperazione e ripartizione dei compiti nell'Amministrazione federale

Coerenza e complementarità: il Consiglio federale s'impegna a sviluppare in modo coerente le proprie relazioni economiche e politiche con l'Africa, l'Asia e l'America latina nel quadro di un partenariato mondiale per lo sviluppo (MDG 8). Oltre all'aiuto pubblico allo sviluppo (APD), sono soprattutto interessati i settori politici della salute, della formazione, della ricerca, dell'agricoltura, della tecnologia, della 11

12

Nel caso in cui un ufficio abbia diritto di codecisione, l'ufficio federale competente non è vincolato al parere espresso. L'ufficio federale competente, se opera d'intesa con un altro, può prendere decisioni soltanto con l'assenso di questo (art. 2 dell'ordinanza, RS 974.01).

Secondo l'art. 8 dell'ordinanza del 12 dicembre 1977 sulla cooperazione e l'aiuto allo sviluppo internazionali (RS 974.01), l'aiuto finanziario multilaterale è un compito comune della DSC e della SECO. Il Consiglio federale stabilisce quale dei due uffici federali assicura la coordinazione per ciascuna delle istituzioni internazionali o regionali di finanziamento dello sviluppo e agisce, rispetto ad essa, come ufficio federale competente.

2472

proprietà intellettuale, della migrazione, della sicurezza, del commercio, degli investimenti e delle finanze. Il nostro collegio si adopera affinché i provvedimenti di politica dello sviluppo adottati dagli altri uffici federali e dagli attori non statali finanziati dalla Confederazione si integrino al meglio con le attività svolte dai due uffici federali responsabili dell'attuazione della cooperazione allo sviluppo (DSC e SECO). Tale complementarità deve essere garantita sia nei diversi Paesi d'intervento, sia fra settori/temi diversi, fra differenti attori e a tutti i livelli (locale, nazionale, regionale, internazionale).

Coordinamento: per suddividere efficacemente il lavoro fra i vari uffici federali è necessario (1) rafforzare i meccanismi di coordinamento (Comitato interdipartimentale per lo sviluppo e la cooperazione internazionali, CISCI), (2) delimitare chiaramente, in uno sforzo di complementarità, le prestazioni dei diversi dipartimenti e uffici federali in mandati e accordi e (3) garantire un regolare scambio di informazioni negli attuali meccanismi di informazione (gruppi di lavoro tematici interdipartimentali).

3.4

Risorse

I compiti dell'aiuto pubblico allo sviluppo (APD) della Confederazione si sono ampliati nel corso dei decenni. Il concetto di cooperazione pubblica allo sviluppo viene definito a livello internazionale secondo i criteri del Comitato di aiuto allo sviluppo (Development Assistance Comitee, DAC) dell'OCSE. Oltre ai settori della cooperazione delimitati nella legge del 1976 ­ cooperazione tecnica, aiuto finanziario e aiuto umanitario (DSC) e provvedimenti di politica economica e commerciale (SECO) ­ la cooperazione svizzera allo sviluppo ingloba altre prestazioni che rientrano nella sfera di competenze della DSC e della SECO e in parte di altri uffici federali. Si tratta in particolare dei settori di attività seguenti: Ufficio federale

% APD (*)

DSC

Cooperazione allo sviluppo Aiuto umanitario Cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est

46,6 % 14,3 % 4,4 %

SECO

Cooperazione allo sviluppo Cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est Sdebitamento

6,9 % 2,9 % 5,9 %

UFM

Aiuto ai richiedenti l'asilo in Svizzera (nei primi dodici mesi) e aiuto al ritorno

8,7 %

DDPS

Misure di promozione della pace e della sicurezza; 3,0 % equipaggiamento per scopi umanitari

DFAE, Divisione Promozione civile della pace e diritti umani politica IV / Direzione del diritto internazionale pubblico

2,4 %

Altri

4,8 %

Altri uffici federali e Cantoni

(*) APD della Svizzera 2006: 2,063 mia. di CHF = 0,39 % del reddito nazionale lordo (RNL)

2473

4

I compiti della DSC 2008­2012

La DSC è il centro di competenze della Confederazione per la cooperazione allo sviluppo. Per volume, il credito quadro per «la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo» è nell'ambito della politica svizzera di sviluppo il più ingente e include i sei settori della cooperazione.

Le prestazioni nei singoli settori rispecchiano l'attuale ripartizione dei compiti tra la DSC e il settore della cooperazione economica allo sviluppo della SECO (SECO/WE). Si basano sull'ordinanza del 1977 e non anticipano decisioni in merito alla riforma dell'Amministrazione federale REF 05/07.

Per quanto riguarda la prevista ripartizione dei mezzi, occorre ricordare che i processi di sviluppo sono sempre soggetti a grandi fluttuazioni. Sarebbe quindi inopportuno suddividere i Paesi in sviluppo in rigide categorie. La ripartizione dei mezzi prevista tiene conto di questa situazione: almeno il 60 per cento dei mezzi bilaterali deve essere utilizzato per programmi di cooperazione con Paesi poveri. Il 40 per cento dei mezzi bilaterali è impiegato per programmi di cooperazione con Paesi in situazione di conflitto o di postconflitto e in situazione particolare (programmi straordinari), nonché per azioni specifiche nei Paesi in sviluppo progrediti.

4.1

Sostegno alle strategie di riduzione della povertà nei Paesi prioritari

La DSC sostiene mediante aiuti finanziari e tecnici i piani di sviluppo nazionali per la riduzione durevole della povertà nei Paesi prioritari.

Base: grazie al suo pluriennale impegno, la Svizzera ha creato nei Paesi prioritari rapporti di fiducia e preziosi sodalizi con i governi e le organizzazioni della società civile e ha accumulato un ragguardevole capitale di esperienza. In quanto Paese donatore è apprezzata per l'assenza di secondi fini politici, l'interesse nella continuità e per la capacità di innovazione, il pragmatismo e la flessibilità di cui dà prova nel tenere conto dei bisogni e del potenziale di sviluppo dei Paesi prioritari. Provate conoscenze del contesto, abbinate a sapere specialistico pertinente, giustificano la buona valutazione delle prestazioni, più volte confermata dal Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OSCE nell'ambito di verifiche.

La DSC incoraggia gli sforzi di autosviluppo dei Paesi prioritari, fa affidamento sui loro punti forti e sulle esperienze da essa acquisite nel Paese stesso e collabora con gli altri donatori in maniera complementare. Parte dal principio che gli obiettivi perseguiti (riduzione delle ineguaglianze e della discriminazione, rafforzamento delle istituzioni e processi riformisti con basi politiche sufficienti) richiedono un impegno a lungo termine.

La lotta alla povertà nel senso più vasto è capitale. Oltre a creare possibilità di reddito per i poveri ne migliora pure la posizione sociale, ne accresce la partecipazione attiva ai processi decisionali politici e ne riduce la vulnerabilità nelle situazioni di emergenza. Per ridurre la povertà occorre che anche i Paesi più poveri e strutturalmente più deboli possano trarre profitto dalla globalizzazione per il proprio 2474

sviluppo o attenuarne gli effetti negativi. Occorre inoltre eliminare le cause strutturali di conflitto al fine di consolidare i progressi verso la riduzione della povertà o per evitare le ricadute. Con la sua attività, nei Paesi più poveri e nei Paesi poveri la DSC getta le basi di un ulteriore allargamento delle relazioni bilaterali fra i Paesi prioritari e la Svizzera in materia di economia, educazione e ricerca, energia, sanità, migrazione ecc.

Principi delle prestazioni: la DSC fornisce contributi bilaterali per la lotta alla povertà nell'ambito delle strategie nazionali di riduzione della povertà, che si ispirano, a loro volta, agli obiettivi di sviluppo del millennio (MDG) e a quelli della Dichiarazione del Millennio (MD) per la definizione degli obiettivi nazionali. La DSC concorda l'aiuto con altri donatori bilaterali e multilaterali in modo da ottenere la massima efficienza ed efficacia dei mezzi impiegati.

Nei suoi programmi la DSC ricerca effetti di sinergia tra le misure a livello locale, il rafforzamento delle istituzioni e l'azione politica. Collabora con attori del settore pubblico e della società civile e con organizzazioni dell'economia privata. I principi del buongoverno (trasparenza, non discriminazione, partecipazione, pubblicazione dei rendiconti, Stato di diritto, lotta contro la corruzione) sono promossi sistematicamente in tutti i programmi e integrati nel dialogo politico. La DSC si impegna affinché donna e uomo possano far valere su una base di parità i rispettivi diritti e possibilità di sviluppo e si adopera per eliminare discriminazioni a questo proposito.

La DSC ricerca altresì effetti di sinergia nell'ambito del sostegno bilaterale ai Paesi prioritari e nei programmi corrispondenti delle organizzazioni multilaterali di cui è membro.

Strumenti: lo strumento principale della cooperazione svizzera allo sviluppo sono le strategie di cooperazione. Generalmente limitate a un orizzonte massimo di cinque anni, le strategie definiscono obiettivi, priorità tematiche, indicatori di efficienza, partner nazionali, ripartizione dei compiti e cooperazione con le agenzie per lo sviluppo e concretizzano i principi menzionati della fornitura delle prestazioni. Si ispirano alle strategie nazionali di riduzione della povertà sovvenzionate dalla Svizzera in via sussidiaria e formulano
risultati concreti per la popolazione e per le organizzazioni beneficiarie.

Le strategie di cooperazione stabiliscono la combinazione adeguata di cooperazione tecnica e di aiuto finanziario. Sono determinanti per la scelta degli strumenti le riflessioni sugli effetti che possono essere raggiunti, sulla qualità dell'azione governativa e sulla compensazione dei rischi ai quali la Svizzera si espone. La cooperazione tecnica ha per obiettivo il consolidamento delle capacità dell'ente pubblico e della società civile e il transfert di know-how. L'aiuto finanziario comprende contributi a programmi e progetti finanziati da più donatori, come pure aiuti al bilancio.

Paesi prioritari: figurano fra i Paesi più poveri e strutturalmente più deboli del mondo. La cooperazione è impostata a lungo termine. In un Paese prioritario la DSC stanzia annualmente almeno 20 milioni di franchi per piazzarsi in posizione di media importanza fra i donatori bilaterali e poter svolgere autorevolmente il proprio ruolo nel dialogo politico. Dal 1° gennaio 2012 l'attività della DSC si concentrerà in 12 Paesi e regioni prioritarie:

2475

Africa

Benin, Burkina Faso, Mali, Niger, Ciad, Mozambico, Tanzania

Asia

Bangladesh, Nepal, regione del Mekong

America latina

Bolivia, America centrale

Da tale data Bhutan, Ecuador, India, Pakistan e Perù non figureranno più tra i Paesi prioritari.

L'entità e i temi prioritari dei programmi nei Paesi prioritari sono stabiliti in funzione dei bisogni economici, sociali e ambientali di ciascun Paese e in considerazione di presupposti quali l'apertura alle riforme, il buongoverno e la disponibilità dello Stato partner a fornire in maniera affidabile prestazioni proprie. Si tiene inoltre debito conto delle possibilità da parte svizzera di apportare un contributo efficace alla soluzione di problemi di sviluppo.

In Africa, nella regione subsahariana, si registra la percentuale più elevata di persone più povere in assoluto (< 1 US$/giorno) rispetto alla popolazione mondiale.

Dall'inizio degli anni Novanta, tuttavia, alcuni Paesi hanno compiuto progressi impressionanti sotto il profilo della crescita. Il consenso sugli obiettivi di sviluppo aumenta e si ricercano viepiù soluzioni regionali africane. Tuttavia, il progresso economico e politico deve ancora affrontare sfide quali la crisi dello Stato, i conflitti armati, la povertà, le ineguaglianze, l'epidemia di HIV/Aids, l'esclusione dal commercio mondiale, l'indebitamento, la fuga di capitali ecc.

In Asia, grazie alla forte crescita degli ultimi anni, molte persone hanno potuto liberarsi dalla povertà: oggi solo il 36 per cento della popolazione vive al di sotto del limite relativo di povertà (< 2 US$/giorno) rispetto al 60 per cento circa di dieci anni fa. Le vittime della povertà assoluta (< 1 US$/giorno), tuttavia, sono ancora più di 800 milioni. L'elevata crescita economica e la crescente richiesta energetica causano enormi rischi ecologici. Una politica mirata di riduzione della povertà richiede un maggiore coinvolgimento delle categorie di popolazione più povere.

Dopo anni di ristagno economico, l'America latina si sta ora riprendendo. Molti Paesi compiono notevoli progressi nel raggiungimento degli MDG, mentre in altri è necessario ulteriore impegno. Il 40 per cento dei 570 milioni di abitanti dell'America latina vive in condizioni di povertà e il 50 per cento della popolazione attiva è disoccupata o sottoccupata. In molte regioni il divario tra città e zone rurali non è pressoché diminuito. Sono aumentati, invece, l'interesse per la cooperazione regionale come pure l'impegno di molti Stati per l'allestimento di condizioni quadro globali.

La cooperazione con i singoli Paesi prioritari è motivata dai seguenti elementi: Benin

Cooperazione dal 1976; grande povertà rurale, desertificazione, scarsa diversificazione economica; vantaggi comparativi della Svizzera nei settori decentralizzazione, formazione, reddito e occupazione.

Mali

Cooperazione dal 1976; grande povertà rurale, desertificazione, scarsa diversificazione economica; vantaggi comparativi della Svizzera nei settori occupazione e reddito, sanità, formazione.

Niger

Cooperazione dal 1977; grande povertà rurale, desertificazione avanzata; vantaggi comparativi nei settori decentralizzazione, formazione, sviluppo rurale.

2476

Ciad

Cooperazione dal 1965; grande povertà rurale, tensioni regionali, desertificazione; vantaggi comparativi nei settori sviluppo rurale, sanità, formazione.

Burkina Faso

Cooperazione dal 1977; grande povertà rurale, scarsità di risorse; vantaggi comparativi nei settori sviluppo rurale, formazione, decentralizzazione.

Mozambico

Cooperazione dal 1979; legami storici (Missão Suiça); grande povertà rurale, disparità regionali, HIV/Aids; vantaggi comparativi nei settori reddito e occupazione, decentralizzazione, sanità.

Tanzania

Cooperazione dal 1961; legami storici; grande povertà rurale, HIV/Aids, cambiamenti climatici; vantaggi comparativi nei settori Stato di diritto/democrazia, sanità, reddito e occupazione.

Bangladesh

Cooperazione dal 1971; grande povertà generalizzata (per 1/3 povertà estrema), cambiamenti climatici, deficit di governance; vantaggi comparativi nei settori formazione, sviluppo rurale, reddito e occupazione.

Nepal

Sostegno dagli anni Cinquanta; legami storici; grande povertà, conflitto politico-sociale; vantaggi comparativi nei settori democrazia, sviluppo regionale, reddito e occupazione.

America centrale/ Cooperazione con l'Honduras dal 1979; con America centrale/ Nicaragua Nicaragua dal 1992; povertà, crisi ambientali, deficit di governance; novità: programma regionale; vantaggi comparativi grazie al ruolo nella cooperazione regionale e a un profilo marcato nei temi prioritari reddito e occupazione, democrazia, acqua, energia, ambiente, Stato di diritto.

Mekong/Vietnam Cooperazione con il Vietnam dal 1993; novità: programma regionale; povertà rurale, adeguamento ai cambiamenti climatici; vantaggi comparativi grazie al ruolo di mediazione nella cooperazione regionale.

Bolivia

Cooperazione dal 1969. Povertà rurale; vantaggi comparativi nei settori democrazia, occupazione e reddito.

Perché la DSC non concentra il suo impegno su un numero inferiore di Paesi prioritari (p. es. 3 ­ 5)?

Dal punto di vista della politica estera la Svizzera tiene ad essere presente in Paesi in sviluppo nei vari continenti. Per mantenere le competenze operative occorre agire in diversi Paesi. Un numero troppo esiguo di Paesi prioritari accrescerebbe la dipendenza reciproca, limiterebbe l'autonomia da entrambe le parti e comporterebbe rischi maggiori in caso di crisi politica. Per non rimettere in questione un certo numero di risultati conseguiti e non minare la fiducia instaurata, la concentrazione delle attività in determinati Paesi deve avvenire in maniera oculata.

2477

Temi: la DSC sostiene le strategie nazionali di riduzione della povertà nei settori dello sviluppo economico e sociale, dell'ambiente e del buongoverno. Conferisce priorità ai sette temi seguenti per il loro effetto diretto sulla riduzione della povertà o sul raggiungimento degli obiettivi di sviluppo specifici formulati nelle strategie nazionali come pure per il loro orientamento agli obiettivi della Dichiarazione del Millennio: 1.

reddito e occupazione (MDG 1: povertà estrema), promozione del settore privato, prestazioni di microfinanza, formazione professionale;

2.

agricoltura, sviluppo rurale (MDG 1: fame), p. es. sicurezza alimentare, sistemi di prestazioni di servizio, accesso al mercato;

3.

istruzione (MDG 2 e 3: istruzione elementare universale, eliminazione delle disparità fra i sessi; in questo ambito la DSC si concentra sui modelli informali di formazione di base e sul loro legame con la formazione professionale nel quadro di riforme del sistema d'istruzione;

4.

sanità (MDG 4­7: mortalità infantile, salute materna, HIV/Aids), con particolare attenzione alla salute riproduttiva, alle malattie trasmissibili e alle epidemie;

5.

acqua (MDG 7: acqua potabile, risanamento), approccio integrato dell'approvvigionamento di acqua potabile, servizi igienici nei centri abitati e gestione delle risorse idriche;

6.

risorse naturali e ambiente (MDG 7: sostenibilità ambientale), con particolare attenzione all'adeguamento ai cambiamenti climatici (adaptation) e all'approvvigionamento energetico dei più poveri ;

7.

promozione della democrazia, Stato di diritto (MD: buongoverno), con particolare attenzione ai diritti umani.

I temi della cooperazione regionale, della prevenzione dei conflitti e delle migrazioni sono trattati a titolo complementare in funzione del contesto.

Risultati previsti entro il 2012: 1.

entro il 2015 i Paesi prioritari raggiungono i rispettivi obiettivi intermedi rispetto agli obiettivi di sviluppo del millennio definiti sul piano nazionale (risultato dell'impegno di autosviluppo e del sostegno sussidiario della comunità dei donatori);

2.

i Paesi prioritari ottengono i risultati previsti (progressi annuali, risultati a medio termine) nei temi o nei settori che beneficiano dell'apporto delle strategie di cooperazione svizzere;

3.

il contributo della Svizzera al raggiungimento degli obiettivi nazionali è documentato in modo plausibile (mediante analisi comparative dei rapporti di monitoraggio e valutazioni indipendenti sotto il profilo qualitativo, mediante valutazioni a livello di programma o progetto sotto il profilo puntuale e quantitativo);

4.

nell'ottica dell'efficacia e della concentrazione, la DSC consegue progressi per quanto riguarda: ­ l'attuazione degli obiettivi della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia della cooperazione allo sviluppo;

2478

­ ­

4.2

la concentrazione in 12 Paesi prioritari al massimo; la concentrazione su tre temi al massimo in ciascun Paese prioritario.

Sostegno a determinati Paesi o regioni che presentano scarsa governabilità, conflitti e rischi per la sicurezza

In determinati Paesi o regioni, la DSC sostiene con aiuti finanziari e tecnici programmi di riduzione dei rischi (nei settori sicurezza, ambiente, transizione, conflitti).

Base: nell'ambito della cooperazione internazionale la Svizzera si adopera per ridurre i rischi per la sicurezza, rischi derivanti da pericoli naturali ed epidemie, rischi che insorgono dalla transizione da un ordinamento sociale a un altro, rischi che coincidono con varie forme di migrazione illegale, come pure per la prevenzione dei conflitti. Essa si impegna anche laddove i cambiamenti climatici, la siccità e la desertificazione minacciano le risorse naturali e le basi della vita e con esse il soddisfacimento dei bisogni essenziali delle categorie di popolazione povere ed emarginate. In quanto piccolo Stato neutrale, il nostro Paese può presentarsi credibilmente in veste di onesto mediatore, senza interessi politici occulti, e di avvocato delle questioni relative ai diritti dell'uomo, apportando così un contributo significativo e visibile sul piano internazionale con uno spiegamento di mezzi limitato. A tal fine si giova anche del capitale di fiducia e di esperienza acquisito nel lavoro di cooperazione svolto finora, dei suoi sodalizi internazionali come anche delle esperienze fatte nell'ambito della cooperazione con i Paesi prioritari. Passando dall'aiuto umanitario alla cooperazione allo sviluppo, la Svizzera affronta in maniera mirata le cause strutturali delle crisi e dei rischi di natura ambientale al fine di evitare altri rischi futuri e le conseguenti ricadute nella lotta contro la povertà.

Principi delle prestazioni: laddove esistono, la DSC si ispira ai piani di sviluppo nazionali e alle strategie di riduzione della povertà. Qualora queste strategie non presentino quadri di riferimento adeguati, la DSC concorda i propri contributi con altri attori bilaterali e multilaterali nell'ambito dei piani d'azione dell'ONU.

Il contributo della cooperazione allo sviluppo alla gestione dei rischi è determinato in funzione degli strumenti dell'aiuto umanitario e del promovimento della pace (DFAE, Divisione politica IV) e allestito a titolo complementare. In tutti i programmi straordinari è integrata in forma appropriata la lotta contro la corruzione. La parità di trattamento di determinate categorie di popolazione (in particolare:
donne, giovani e minoranze) e i principi del buongoverno sono considerati sistematicamente in tutti gli interventi e integrati nel dialogo politico.

I programmi straordinari hanno un chiaro profilo tematico e costituiscono un contributo straordinario della Svizzera nella ripartizione dei compiti a livello internazionale. Oltre all'efficacia si mira anche a una particolare visibilità delle prestazioni svizzere. Ove possibile la DSC ricerca effetti di sinergia tra i propri interventi bilaterali e i programmi corrispondenti delle organizzazioni multilaterali delle quali la Svizzera è membro.

2479

Strumenti: le strategie di cooperazione (con una durata da 3 a 5 anni) si rifanno alle strategie di sviluppo nazionali o ai piani d'azione dell'ONU. Esprimono i risultati attesi in termini di progressi per le popolazioni e le organizzazioni destinatarie, alle quali la DSC versa contributi sussidiari. L'aiuto finanziario fornito dalla DSC nell'ambito di programmi e progetti, come pure l'aiuto tecnico sono finalizzati al consolidamento delle capacità dello Stato e della società civile. In presenza di sufficienti premesse in materia di buongoverno, sono accordati anche aiuti settoriali al bilancio.

Priorità geografiche: i programmi straordinari sono limitati a determinati Paesi o regioni confrontati a particolari sfide di politica dello sviluppo e sono legati a particolari considerazioni di politica estera. L'impegno è limitato nel tempo. In genere, il volume finanziario annuo ammonta al massimo a 10 milioni di franchi.

Dal 1° gennaio 2012 l'attività della DSC si concentrerà nei Paesi o nelle regioni seguenti: Africa

regione dei Grandi Laghi, Africa del Sud

Asia

Afghanistan, Mongolia

America latina

Cuba

Medio Oriente

Palestina

Dal 1° gennaio 2012 non saranno più realizzati programmi straordinari in Corea del Nord.

I partner dei programmi straordinari sono, oltre ai governi dei Paesi destinatari, anche gli attori della società civile, le organizzazioni regionali e le agenzie multilaterali competenti per gli accordi internazionali pertinenti.

Regione Grandi Laghi

cooperazione con il Ruanda e il Burundi dal 1966. Decreto del Consiglio federale (DCF) del 1998: programma speciale sui temi prioritari sanità, giustizia e sviluppo rurale in Ruanda e nel Congo orientale. DCF del 2004: estensione al Burundi.

Grande povertà rurale, situazione di instabilità post-conflitto.

Novità: programma regionale con ricorso ai tre strumenti di politica estera (cooperazione allo sviluppo, promovimento della pace/diritti umani, aiuto umanitario). Vantaggi comparativi nei settori riforma sanitaria e decentralizzazione.

Africa del Sud

Fine dell'apartheid (1990). Programma speciale Sudafrica secondo DCF fino al 2004. Dal 2005 programma regionale Africa del Sud. Grande povertà in tutta la regione; cambiamenti climatici, HIV/Aids, ambiente, mancanze a livello di governo. Cooperazione transnazionale con attori statali e non.

Vantaggi comparativi nei settori sanità (HIV/Aids), democrazia, sfruttamento delle risorse naturali.

Afghanistan

Aiuto umanitario dagli anni Ottanta; cooperazione in virtù del messaggio sul credito quadro 2003. Grande povertà, conflitto interno con ripercussioni regionali, democratizzazione. Novità: programma speciale con vantaggi comparativi nei settori trasformazione dei conflitti, Stato di diritto e democrazia, sviluppo rurale.

2480

Mongolia

Cooperazione secondo messaggio sul credito quadro 2003.

Crisi ambientali e umanitarie, povertà, pascolamento eccessivo. Vantaggi comparativi nei temi prioritari ambiente, occupazione e reddito, sviluppo rurale.

Cuba

Cooperazione secondo messaggio sul credito quadro 2003.

Dal 2000 programma speciale sul lancio e sul sostegno di iniziative locali. Vantaggi comparativi nei settori sviluppo locale, reddito e occupazione.

Palestina

Cooperazione secondo messaggio sul credito quadro 2003.

Povertà, forte disoccupazione, violenza politica, conflitto con ripercussioni regionali. Dal 1993 programma speciale sui temi prioritari trasformazione dei conflitti, Stato di diritto, reddito e occupazione.

Temi: la DSC si concentra sui principali rischi a carattere politico, economico, sociale ed ecologico. I temi e gli assi prioritari sono: 1.

buongoverno (Dichiarazione del Millennio ­ MD): finalizzato al consolidamento dello Stato e alla stabilità, allo Stato di diritto, ai diritti umani e alla democrazia;

2.

prevenzione e gestione delle crisi (MD): riforma del sistema della sicurezza, smobilitazione, smilitarizzazione e reintegrazione, conflict-sensitive programme management, in relazione a strumenti del promovimento della pace della Direzione politica IV del DFAE;

3.

reddito e occupazione (MDG 1): incentrato sullo sviluppo economico locale, l'agricoltura e la sicurezza alimentare, la prevenzione delle migrazioni;

4.

ambiente e risorse naturali (MDG 7): orientato a rischi ambientali specifici (p. es. desertificazione, adeguamento ai cambiamenti climatici) e alla prevenzione delle catastrofi naturali;

5.

sanità (MDG 4­6): incentrato sulle malattie trasmissibili, in particolare HIV/Aids.

Secondo i casi, la DSC può trattare anche temi diversi dai dieci di sua competenza, sempre che contribuiscano chiaramente al raggiungimento degli obiettivi e nella misura in cui la DSC benefici a livello locale dei vantaggi comparativi corrispondenti.

Risultati previsti entro il 2012: 1.

i Paesi o le regioni destinatari accrescono l'efficienza delle loro istituzioni di prevenzione e risoluzione di conflitti e flussi migratori, approntamento di prestazioni di servizi pubblici, gestione di rischi ambientali, nonché prevenzione delle catastrofi naturali; si registrano progressi in particolare negli indicatori sociali e di povertà;

2.

i Paesi o le regioni destinatari raggiungono i risultati definiti nelle strategie nazionali o nei piani d'azione dell'ONU riguardo ai temi o ai settori sostenuti mediante le strategie di cooperazione svizzere;

2481

3.

il contributo straordinario svizzero è giudicato efficace dai Paesi o dalle regioni destinatari e dalla comunità internazionale dei donatori. Esso è documentato in modo plausibile (mediante analisi comparative dei rapporti di monitoraggio e valutazioni indipendenti sotto il profilo qualitativo, mediante valutazioni a livello di programma o progetto sotto il profilo puntuale e quantitativo);

4.

in materia di concentrazione la DSC raggiunge gli obiettivi qui appresso: ­ concentrazione su 6 programmi straordinari al massimo; ­ concentrazione su 2 temi per Paese al massimo.

4.3

Contributo della Svizzera all'elaborazione di modelli di globalizzazione atti a promuovere lo sviluppo

La Svizzera contribuisce con aiuti bilaterali o multilaterali allo sviluppo sostenibile come pure all'attuazione di norme che consentono di trarre benefici di sviluppo dalla globalizzazione.

Base: grazie ad una cooperazione pluriennale la Svizzera ha intrecciato con singole istituzioni di importanza regionale e singoli governi solidi legami che costituiscono il punto di partenza di nuove forme di collaborazione concepite come partenariati per lo sviluppo. In vista di sfruttare le competenze svizzere, le istituzioni regionali e i governi devono essere assecondati e consigliati nell'adempimento del loro nuovo e sempre più importante ruolo di donatori, apportatori di sapere e tecnologia, catalizzatori della stabilità e della cooperazione regionali e di attori principali nella concezione e nell'attuazione di norme regionali o internazionali.

Principi delle prestazioni: la cooperazione con Paesi associati a livello regionale o con Paesi regionalmente importanti contribuisce al raggiungimento dell'MDG 8 (sviluppare una partnership globale per lo sviluppo). Si tratta di una cooperazione su basi di partnership paritaria, fondata su interessi comuni e responsabilità condivise.

La DSC contribuisce alla messa a disposizione di beni pubblici regionali e internazionali (p. es. norme per la protezione delle risorse), alla protezione del clima e all'accesso a tecnologie pertinenti sotto il profilo dello sviluppo (TIC, energia, ambiente). Si mira in tal modo, nei Paesi interessati, a consolidare e a perpetuare uno sviluppo sostenibile. In tutti i contributi all'elaborazione di modelli di globalizzazione promotori dello sviluppo è introdotta in maniera appropriata la lotta contro la corruzione.

Strumenti: la DSC sostiene la cooperazione in ambito tecnologico e nella ricerca, con la partecipazione di attori pubblici e privati, come pure la cooperazione tripartita fra un Paese in sviluppo più progredito, un Paese prioritario e la DSC. Apporta inoltre il proprio sostegno a istituzioni di importanza regionale e a reti transnazionali.

Complementarità con la SECO: i programmi che beneficiano del sostegno della DSC completano le misure di politica economica e commerciale della SECO nell'ambito della cooperazione allo sviluppo.

2482

Partner/regioni di intervento: i partner sono organizzazioni regionali e internazionali, organizzazioni a specializzazione tecnica, aziende private e governi di Paesi in sviluppo progrediti e importanti. Tra le possibili regioni di intervento figurano il subcontinente indiano e l'Africa australe e settentrionale.

Temi: i temi si ispirano agli MDG 8 (partnership globale per lo sviluppo), 1 (eliminazione della povertà) e 7 (integrazione dei principi dello sviluppo sostenibile nelle politiche e nei programmi). L'accento è posto su: ­

reddito e occupazione (MDG 1): sviluppo del settore privato, partnership pubblico-private;

­

ambiente e risorse naturali (MDG 7), segnatamente energia, integrazione degli aspetti di sostenibilità nello sfruttamento delle risorse;

­

cooperazione regionale e integrazione (MDG 8): cooperazione nel settore della tecnologia e della ricerca (p. es. TIC).

Risultati previsti entro il 2012: 1.

si instaurano forme di cooperazione tripartita (Svizzera ­ Paese partner progredito ­ Paese prioritario povero o tra i più poveri) che generano effetti di sviluppo sostenibile;

2.

nell'ambito della cooperazione tripartita i Paesi prioritari hanno accesso a nuove tecnologie e ne sfruttano i vantaggi;

3.

le istituzioni regionali sono rafforzate ed autorizzate ad adempiere il proprio ruolo nella promozione e nell'osservanza di norme per lo sviluppo sostenibile e l'integrazione;

4.

le esperienze svizzere nell'economia privata e nel settore pubblico sono messe a frutto nell'ambito di partnership con più stakeholder.

4.4

Contributi finanziari a organizzazioni di sviluppo multilaterali e partecipazione attiva in seno ai loro organi direttivi e di vigilanza

Nell'ambito della cooperazione con le istituzioni di Bretton-Woods, le banche regionali di sviluppo, le organizzazioni specializzate dell'ONU, i vari fondi globali e le diverse reti mondiali come pure il Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE, la DSC opera per gli interessi della politica svizzera di sviluppo, impegnandosi particolarmente per misure volte ad accrescere l'efficienza delle diverse organizzazioni e a meglio armonizzare le rispettive attività.

Base: in seno alle principali organizzazioni internazionali e multilaterali la Svizzera partecipa ai costi derivanti dalla globalizzazione in maniera proporzionale ai vantaggi che le derivano dai legami economici internazionali. Aderendo all'ONU nel 2002 la Svizzera ha rafforzato la propria posizione internazionale e multilaterale. I principali accordi sugli obiettivi e sul finanziamento dello sviluppo sono convenuti in seno alle organizzazioni dell'ONU e alle istituzioni finanziarie internazionali. Attraverso l'adesione alle principali organizzazioni di sviluppo multilaterali, la Svizzera cerca 2483

in primo luogo di contribuire alla soluzione di compiti e problemi prioritari di politica dello sviluppo che oltrepassano le possibilità della cooperazione bilaterale o per i quali quest'ultima è meno indicata. Grazie alla partecipazione alla cooperazione multilaterale la Svizzera raggiunge anche quei Paesi che non può sostenere bilateralmente in ragione di effettivi e di capacità amministrative limitati. Essa contribuisce anche con mezzi adeguati al finanziamento delle diverse organizzazioni (Burden Sharing).

Dal vertice dei G-8 di Gleneagles, nel 2005, il finanziamento multilaterale della cooperazione allo sviluppo e lo sdebitamento multilaterale sono indissolubilmente legati. I Paesi donatori hanno allora convenuto che devono essere totalmente condonati i debiti multilaterali nei confronti dell'AIS, dell'FafS e del FMI di Paesi che stanno procedendo lungo una ragionevole via riformista e adempiono requisiti fondamentali. Il finanziamento avviene nell'ambito della ricostituzione dei vari fondi di sviluppo multilaterali. Per evitare di pregiudicare la loro forza riguardo al finanziamento di nuovi progetti e programmi, i Paesi donatori devono mettere a disposizione mezzi supplementari nell'ambito dell'APD, come annunciato dai donatori dei G-8 e sostenuto anche dalla Svizzera.

Principi: la maggior parte delle organizzazioni multilaterali operano a livello locale, regionale e globale. A livello locale hanno un ruolo chiave soprattutto nel finanziamento di programmi di grande portata in determinati settori, nel dialogo politico e nel coordinamento. A livello regionale e globale si impegnano per la soluzione di problemi complessi e contribuiscono considerevolmente alla messa a disposizione di beni pubblici. Come membro degli organi direttivi e di vigilanza di queste istituzioni, la Svizzera può non solo far valere sue esigenze specifiche di politica dello sviluppo, ma anche assumere responsabilità di governance, ossia partecipare alle decisioni delle istituzioni stesse. La DSC sfrutta le possibilità complementari della cooperazione multilaterale e bilaterale: la prima è contraddistinta da una relativa indipendenza dagli interessi nazionali, mentre la seconda garantisce una certa autonomia nazionale.

La DSC fa sì che la Svizzera proponga con competenza ed efficacia i temi prioritari della sua politica
di sviluppo nei consessi multilaterali. Si impegna in particolare per un maggiore orientamento ai risultati, un'accresciuta efficienza e un corrispondente miglioramento nella divisione del lavoro, nell'armonizzazione degli strumenti, come pure nella lotta contro la corruzione nella forma più appropriata.

La DSC sostiene nella misura del possibile la SECO, per esempio nell'allestimento del calendario dell'OMC in funzione dello sviluppo, in particolare per quanto concerne l'apertura del mercato ai prodotti agricoli dei Paesi in sviluppo e nell'abbattimento degli ostacoli commerciali tariffari e non tariffari. In materia di proprietà intellettuale, la DSC si adopera perché la Svizzera sostenga normative in favore dei Paesi in sviluppo, particolarmente i più poveri. Nell'ambito della sua partecipazione a consessi internazionali, la DSC sostiene la riduzione dei gas a effetto serra, un «greening» dell'approvvigionamento energetico e altre misure volte a limitare il riscaldamento climatico globale. Essa integra nei suoi programmi strategie di adeguamento ai cambiamenti climatici (Climate Change Adaption) e di prevenzione delle catastrofi naturali (Disaster Risk Reduction).

La DSC e la SECO strutturano la partecipazione svizzera alla ricostituzione dei Fondi di sviluppo in modo che l'aliquota d'impegno della Svizzera non scenda al di sotto di una soglia che ne pregiudicherebbe la rappresentanza nel consiglio esecutivo 2484

del gruppo della Banca mondiale. Esse presentano inoltre proposte su come si potrebbe migliorare la rappresentanza dei Paesi in sviluppo nei processi decisionali e negli organi direttivi e di vigilanza delle istituzioni di Bretton Woods. D'intesa con Stati che ne condividono gli intenti, la DSC si adopera per una più grande coerenza nell'architettura dello sviluppo multilaterale in generale e del sistema operativo dell'ONU in particolare, impegnandosi per i miglioramenti del caso.

In materia di sdebitamento, la Svizzera partecipa al mantenimento della capacità finanziaria dei Fondi di sviluppo e fornisce insieme agli altri donatori contributi di compensazione per i mancati redditi di queste istituzioni imputabili alle misure internazionali di riduzione del debito. Grazie all'iniziativa multilaterale di sdebitamento (Multilateral Debt Relief Initiative, MDRI) i Paesi più poveri sono sgravati del loro debito nei confronti dell'AIS, del FMI e del FAfS. Venendo meno il servizio del debito, i fondi di sviluppo devono attendersi nei prossimi 40-50 anni una diminuzione dei redditi. La Svizzera intende preservare l'operatività dei fondi di sviluppo contribuendo alla compensazione di queste perdite di reddito.

La DSC ricerca possibilità di sinergie tra i programmi delle organizzazioni multilaterali di cui fa parte e i propri programmi bilaterali.

Priorità della cooperazione: nell'ambito della cooperazione la Svizzera conferisce la priorità alle diverse categorie di organizzazioni internazionali. I criteri sono l'impegno finanziario e lo sforzo personale di dialogo che il nostro Paese è disposto a fornire. Si distinguono due livelli di priorità: A

istituzioni di grande importanza per la Svizzera sotto il profilo della politica estera e con una funzione di leadership nel dialogo sulla politica di sviluppo: grande impegno personale e finanziario della Svizzera, partecipazione negli organi direttivi e di vigilanza;

B

istituzioni d'importanza strategica per la cooperazione svizzera in determinate regioni del globo o in determinati settori tematici: presenza svizzera e mantenimento della partecipazione agli oneri secondo le possibilità.

Partecipazione al capitale e agli aumenti di capitale delle organizzazioni finanziarie internazionali A

Gruppo della Banca mondiale, Banca africana di sviluppo, Banca asiatica di sviluppo, Banca interamericana di sviluppo.

Partecipazione alla ricostituzione dei fondi di sviluppo A

Agenzia internazionale di sviluppo, Fondo africano di sviluppo

B

Fondo asiatico di sviluppo; Fondo per le operazioni speciali della Banca interamericana di sviluppo, Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo.

In seno alle istituzioni finanziarie internazionali la DSC e la SECO si impegnano per necessarie riforme di governance, per un miglioramento della ripartizione del lavoro e delle attività di cooperazione fra le istituzioni stesse, fra queste e le organizzazioni di sviluppo dell'ONU, fra i fondi e le reti globali nonché fra le ONG multilaterali e bilaterali; per un più marcato impegno delle istituzioni finanziarie internazionali nell'ambito del seguito dei lavori della conferenza di Monterrey (2002) sul finanziamento dello sviluppo; per l'analisi e l'utilizzo più sistematici dei risultati delle valutazioni, come pure per il mantenimento di un adeguato contributo finanziario della Svizzera (Burden Sharing) che le garantisce gli attuali diritti di partecipazione.

2485

Adesione alle organizzazioni dell'ONU per lo sviluppo A

Assemblea generale dell'ONU (comprese conferenze straordinarie tematiche); Consiglio economico e sociale (ECOSOC), Programma di sviluppo (UNDP), Fondo per l'infanzia (UNICEF), Fondo per le attività in materia di popolazione FNUAP (UNFPA), Programma sull'HIV/Aids (UNAIDS), Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Organizzazione per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO);

B

Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), Organizzazione internazionale del lavoro (OIL), Fondo di sviluppo per le donne (UNIFEM), Programma dei volontari delle Nazioni Unite (UNV).

In seno alle organizzazioni delle Nazioni Unite la DSC si adopera per la continuazione delle riforme avviate; per rafforzare l'orientamento ai risultati e all'efficienza, in particolare nei fondi e nei programmi ma anche nelle organizzazioni speciali; per un ulteriore consolidamento dell'ECOSOC nel settore del monitoraggio della cooperazione internazionale; per un'adeguata partecipazione finanziaria della Svizzera ai diversi fondi e programmi del sistema delle Nazioni Unite.

Fondi e reti globali A

Gruppo consultivo per la ricerca agricola internazionale (CGIAR), Fondo globale per l'ambiente (GEF);

B

Fondo globale per la lotta contro l'Aids, la tubercolosi e la malaria (GFATM), Global Knowledge Partnership (GKP), Fondo per la diversità delle colture nel mondo (GCDT), Unione internazionale per la tutela della natura (UICN).

OCSE In alternanza con la SECO, la DSC rappresenta la Svizzera nel Comitato di aiuto allo sviluppo (CAS) dell'OCSE. Composto di 23 Stati parte, il Comitato di aiuto allo sviluppo è un forum per lo scambio di sapere, in seno al quale la Svizzera condivide la propria esperienza con altri Paesi industrializzati e apprende dalla loro. Il Comitato definisce che cosa può essere inteso per cooperazione pubblica allo sviluppo, verifica mediante Peer Review la qualità delle principali agenzie di sviluppo, emana raccomandazioni a destinazione degli Stati membri riguardo all'incremento dell'efficacia dell'aiuto (Dichiarazione di Parigi) e tiene la statistica dei volumi e della ripartizione mondiale dell'aiuto pubblico. In seno a otto gruppi di lavoro e reti tematiche dell'OCSE/CAS, gli esperti della DSC e della SECO si riuniscono periodicamente con i colleghi degli altri Stati membri del CAS per l'elaborazione di temi, come il buongoverno, lo sviluppo e l'ambiente, la parità tra donne e uomini ecc. In occasione degli annuali incontri CAS a livello ministeriale (High Level Meetings) sono discussi nuovi e importanti aspetti della cooperazione allo sviluppo.

Commissione europea La DSC assicura e intensifica lo scambio di informazioni e di esperienze con le organizzazioni dell'UE che si occupano di sviluppo.

2486

Risultati previsti entro fine 2012 ­

Il contributo finanziario della Svizzera ai fondi di sviluppo le consente di mantenere la propria posizione di Paese donatore medio e la rappresentanza nel Consiglio esecutivo del gruppo della Banca mondiale.

­

Riforma dell'ONU: l'iniziativa dell'Organizzazione delle Nazioni Unite «Delivering as One» si estende dagli otto Paesi pilota ad altri Paesi.

­

Sdebitamento: nella ricostituzione dei fondi di sviluppo (con integrazione delle misure di sdebitamento) la quota dell'impegno svizzero non scende al di sotto del 2 per cento. I Paesi più poveri e più indebitati devono spendere meno per il pagamento degli interessi e dispongono quindi di più risorse per i compiti statali nei settori della sanità, dell'istruzione e dell'infrastruttura.

Possono in tal modo raggiungere più rapidamente gli MDG.

­

Riguardo agli MDG e alla Dichiarazione di Parigi, i risultati delle organizzazioni multilaterali di cui fa parte la Svizzera sono direttamente comparabili con i risultati della cooperazione allo sviluppo bilaterale del nostro Paese.

­

La Svizzera trae le conclusioni del caso circa le priorità perseguite in seno agli organi direttivi delle organizzazioni multilaterali dai rapporti di tali istituzioni sui risultati del suo operato (p. es. rapporto di efficienza annuo della Banca mondiale, Multi-year funding framework cumulative Report dell'UNDP).

­

La Svizzera e le sue principali organizzazioni partner internazionali e multilaterali hanno attuato gli impegni derivanti dalla Dichiarazione di Parigi in materia di risultati e orientamento all'efficacia.

­

La Svizzera conserva la sua posizione di media importanza fra i Paesi donatori dell'OCSE.

­

La DSC si adopera per la coerenza tra i suoi impegni multilaterali e bilaterali. Le strategie svizzere di cooperazione assicurano la complementarità con le attività operative multilaterali. Le priorità tematiche della cooperazione svizzera allo sviluppo sono osservate bilateralmente come a livello multilaterale. In particolare, nell'ambito della convenzione sul clima, la Svizzera è riconosciuta quale forza trainante nella stabilizzazione dei gas a effetto serra.

­

In materia di proprietà intellettuale, la DSC propone norme favorevoli allo sviluppo dei Paesi più poveri (LDC).

­

In Svizzera il numero delle organizzazioni internazionali per lo sviluppo che beneficiano di accordi di sede resta, per lo meno, stabile.

­

Per la prima volta la Svizzera dispone di un seggio in seno al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC).

­

Cresce il numero dei cittadini svizzeri impiegati nelle istituzioni multilaterali.

2487

4.5

Cooperazione con enti assistenziali e con istituti di ricerca, come pure partenariati pubblico-privati per lo sviluppo in Svizzera

Per il raggiungimento degli MDG, la DSC realizza sinergie con organizzazioni della società civile e dell'economia privata attive in Svizzera nell'ambito della politica dello sviluppo e con corporazioni pubbliche.

Base: la cooperazione allo sviluppo costituisce una parte importante delle relazioni internazionali. La Svizzera ha forti legami con il mondo globalizzato. La DSC svolge quindi un lavoro di relazioni pubbliche su questioni di cooperazione allo sviluppo in Svizzera e collabora con tutte le organizzazioni che operano in Svizzera a livello di politica dello sviluppo.

Principi: la DSC promuove l'equilibrio tra gli interessi svizzeri (cfr. n. 1.3) e quelli dei Paesi più poveri: un equilibrio degli interessi tra Paesi poveri e Paesi ricchi non può intervenire unicamente grazie alla crescita nei Paesi in sviluppo, bensì richiede anche adeguamenti in Svizzera.

Assi prioritari della cooperazione: la DSC collabora strettamente con organizzazioni svizzere non governative (ONG) specializzate nella cooperazione allo sviluppo.

Questa collaborazione include il dialogo di politica dello sviluppo, lo scambio di esperienze per la formulazione della cooperazione svizzera allo sviluppo, nonché contributi finanziari pluriennali ai programmi delle ONG svizzere per la riduzione della povertà, il consolidamento delle strutture della società civile e l'incoraggiamento della partecipazione della società civile a processi politici attuati sotto la propria responsabilità e con mezzi propri congiuntamente a partner locali nei Paesi in sviluppo. Comprende altresì mandati per la realizzazione di progetti e programmi nei Paesi prioritari della cooperazione svizzera, come pure la sensibilizzazione dell'opinione pubblica alle tematiche dello sviluppo.

La DSC versa contributi a istituzioni svizzere di ricerca e di formazione per promuovere le scienze dello sviluppo e sostenere progetti congiunti di ricerca ai quali partecipano ricercatori svizzeri e di Paesi del Sud. In particolare, supporta i centri di competenza delle università e delle scuole universitarie svizzere specializzate nelle questioni dello sviluppo e utilizza i risultati delle loro ricerche. Intende così generare un sapere specifico in materia di sviluppo, rafforzare le capacità di ricerca dei Paesi del Sud e accrescere le capacità svizzere nella ricerca
su questioni relative allo sviluppo. La DSC attribuisce inoltre mandati di ricerca per l'analisi e l'elaborazione ulteriore di competenze nei metodi e processi della cooperazione allo sviluppo. La DSC si avvale della consulenza di scienza e ricerca, affinché la formulazione delle politiche e lo sviluppo delle metodologie poggino su conoscenze scientifiche.

Nell'ambito della piattaforma rappresentata dalla Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione, la DSC partecipa con altri cinque uffici federali a misure volte a introdurre nei sistemi di educazione cantonali una formazione in sviluppo sostenibile.

La DSC intrattiene con i Cantoni e i Comuni interessati scambi di idee sulla cooperazione allo sviluppo e collabora con essi nell'ambito dei propri assi prioritari.

2488

La Svizzera collabora con l'economia privata (Public­Private Partnerships) per potenziare il raggiungimento degli obiettivi di sviluppo attraverso l'impiego congiunto di know-how e risorse. Si adopera per l'impegno volontario delle aziende private per standard sociali, giuridici e ambientali (Corporate Social Responsibility, Global Compact).

Attraverso i mass media e la comunicazione, la DSC contribuisce all'informazione dei cittadini svizzeri sull'impegno svizzero nella cooperazione allo sviluppo, consentendo loro di formarsi un'opinione sulle sfide globali e sul contributo della Svizzera. Questa informazione è tuttavia anche finalizzata alla divulgazione dei valori che sono alla base del lavoro della DSC: solidarietà, buongoverno, rispetto delle altre culture ecc.

Risultati previsti entro la fine del 2012 ­

La collaborazione con l'economia privata si è affermata grazie allo strumento dei partenariati pubblico-privati.

­

Il ruolo delle ONG svizzere in veste di fornitori di prestazioni specializzati nei Paesi Partner e nelle reti della società civile internazionale è rafforzato.

4.6

Coordinamento della politica di sviluppo nell'Amministrazione federale

La DSC coordina la politica di sviluppo e le prestazioni della cooperazione allo sviluppo con tutte le unità organizzative interessate dell'Amministrazione federale.

La DSC è l'ufficio federale preposto alla formulazione della politica svizzera di sviluppo, sui cui progressi riferisce annualmente in un rapporto. Quest'ultimo comprende un bilancio della cooperazione svizzera allo sviluppo in relazione agli MDG, un bilancio dell'attuazione della Dichiarazione di Parigi sull'efficacia della cooperazione e un elenco dei Paesi e delle organizzazioni e istituzioni svizzere che beneficiano di contributi dei crediti quadro DSC e SECO per la cooperazione allo sviluppo.

In veste di presidente del Comitato interdipartimentale per lo sviluppo e la cooperazione internazionali (CISCI), la DSC si adopera affinché il Comitato assicuri la complementarità dei diversi settori di compiti e coordini l'attuazione.

La Commissione consultiva per lo sviluppo e la cooperazione internazionali assiste il Consiglio federale nel valutare le proposte della DSC e della SECO in materia di politica svizzera di sviluppo e nel giudicare la complementarità dei settori di compiti dei vari uffici federali.

La DSC elabora le basi dell'evoluzione futura della politica svizzera di sviluppo, che comunica agli altri uffici federali interessati, in particolare per quanto concerne i metodi e i processi di conoscenze. Essa assicura inoltre la rappresentanza competente della Svizzera nel dialogo politico internazionale sulla politica di sviluppo e sul relativo finanziamento.

2489

Assi prioritari della collaborazione con l'Amministrazione federale ­

Formulazione della politica svizzera di sviluppo

­

Redazione del rapporto annuo sul raggiungimento degli obiettivi

­

Coordinamento tra gli uffici federali interessati

­

Segretariato del CISCI ristrutturato e della Commissione consultiva del Consiglio federale

Risultati previsti ­

Nel 2008 sono presentati al Consiglio federale i documenti necessari per esaminare la necessità di una revisione della legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali e la relativa ordinanza del 1977.

­

Dal 2010 è presentato annualmente un rapporto sui risultati della cooperazione svizzera allo sviluppo.

­

I doppioni e le sovrapposizioni strategiche tra gli uffici federali sono nettamente ridotti rispetto alla situazione del 2007.

4.7

Strutture e processi

Strutture: la DSC verifica periodicamente l'idoneità ai compiti delle proprie strutture e dei propri processi e, se necessario, procede a eventuali adeguamenti. In particolare prenderà i provvedimenti del caso in seguito alla decisione del Consiglio federale nell'ambito della riforma dell'Amministrazione federale REF 05/07.

Direzione: per adempiere i compiti descritti ai numeri 4.1­4.6 la DSC adeguerà come segue i propri strumenti di conduzione: ­

revisione della strategia 2010: la DSC rivede la propria strategia istituzionale 2010 in vista dell'orizzonte temporale 2015, definendo quegli aspetti che vanno oltre i compiti dei singoli settori della cooperazione, come la direzione, il personale e la collaborazione interna;

­

management: la DSC orienta i principi di conduzione e lo sviluppo dell'organizzazione all'adempimento dei propri compiti. Controlla il raggiungimento degli obiettivi prefissi nei settori della cooperazione;

­

la messa a punto di progetti e programmi come pure il dialogo politico sono integrati, nella misura del possibile, nelle procedure dei Paesi partner. Si devono eliminare le strutture parallele della cooperazione allo sviluppo;

­

portfolio management: la DSC prosegue la trasformazione della gestione del ciclo di programmi (PCM) in un portfolio-management, comprensivo dei diversi approcci (programmi, finanziamento dei fondi, contributi al bilancio settoriali ecc.).

Gestione dei rischi: la DSC prosegue la trasformazione degli strumenti del «conflictsensitive programme management (KSPM)» in «risk-sensitive portfolio-management» per garantire che i fondi sostenuti dalla DSC tengano conto dei rapidi mutamenti dei rischi nei Paesi in sviluppo, ne osservino l'evoluzione e, se necessario, la influenzino in maniera mirata.

2490

Rendiconto: la DSC rende conto della propria attività come segue: ­

rapporto annuo: panoramica sullo stato di tutte le attività in corso (cooperazione con i Paesi del Sud, cooperazione con i Paesi dell'Est, aiuto umanitario). Insieme al rapporto annuo, la DSC produce un allegato con un rapporto dei progressi rispetto agli obiettivi e ai risultati nei settori della cooperazione, con esplicito riferimento agli MDG e ai criteri della Dichiarazione di Parigi. Sono inoltre formulate proposte di eventuali necessari adeguamenti degli obiettivi in caso di mutamento delle circostanze;

­

rapporto d'impatto a scadenza pluriennale: resoconto dettagliato circa l'efficacia della cooperazione allo sviluppo in settori geografici e tematici selezionati;

­

valutazioni: l'efficacia e i risultati dei programmi e dei progetti della DSC sono controllati regolarmente mediante valutazioni di vasta portata.

4.8

Risorse: finanze e personale

Fabbisogno finanziario Strumenti di conduzione finanziaria: per la conduzione finanziaria della cooperazione allo sviluppo il Consiglio federale impiega i seguenti strumenti: 1.

crediti quadro: con il credito quadro il Parlamento conferisce al Consiglio federale la facoltà di assumere impegni di pagamento per singoli progetti nell'arco di un determinato periodo (in genere quattro anni). I pagamenti insorgenti in ragione di tali impegni finanziari si protraggono per un periodo di tempo più lungo (circa 10 anni). Tale durata è necessaria per motivi operativi: a causa di crisi, catastrofi, colpi di Stato ecc., nei Paesi in sviluppo i pagamenti intervengono sovente più tardi del previsto. Per giunta, non tutti i progetti pianificati possono effettivamente essere realizzati;

2.

politica di sviluppo: l'aliquota APD determina la proporzione percentuale dell'aiuto pubblico allo sviluppo rispetto al reddito nazionale lordo (RNL) e comprende tutti gli importi computabili secondo i criteri del Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE. Nel 1992 (Vertice di Rio), il Consiglio federale ha fissato l'obiettivo svizzero allo 0,4 per cento del RNL. In funzione di tale obiettivo, la pianificazione finanziaria della Confederazione stabilisce una crescita annua dell'APD;

3.

esaurimento del credito quadro vigente: il 23 maggio 2003 il Parlamento ha approvato il decimo credito quadro per misure di cooperazioni tecnica e di aiuto finanziario bilaterali per un importo di 4,2 miliardi di franchi con una durata fino almeno al 2007. Tale credito sarà totalmente attribuito alla fine del 2008. Il credito copre la maggior parte dei pagamenti pianificati per il 2009 e 2010. Questi impegni consentono la pianificazione e l'attuazione di progetti di sviluppo che si protraggono per diversi anni dopo il periodo d'impegno stabilito. Per garantire la coerenza tra il programma di legislatura e la pianificazione finanziaria (DCF del 23 gennaio 2008), i mezzi finanziari del credito quadro richiesto devono essere impegnati entro il 31 dicembre 2012.

2491

Entità del nuovo credito quadro Per raggiungere e mantenere l'obiettivo dello 0,4 per cento del reddito nazionale lordo, il Consiglio federale chiede all'Assemblea federale un credito quadro di 4500 milioni di franchi per quattro anni (2009­2012).

La base di calcolo dell'undicesimo credito quadro è il piano finanziario in vigore (compreso il DCF del 20 febbraio 2008 sulla partecipazione svizzera e sul finanziamento delle ricostituzioni dei fondi per lo sviluppo, inclusi i costi di sdebitamento multilaterale). La seguente tabella illustra le tre linee di credito finanziate mediante il credito quadro «cooperazione tecnica e aiuto finanziario in favore dei Paesi in sviluppo».

Basi

Budget

Piano finanziario

(mio. di CHF)

2008

2009

Attività della cooperazione allo sviluppo 541 Contributi alle organizzazioni 244 internazionali

542 269

554 288

567 298

586 302

2249 1157

Ricostituzione AIS

174

187

199

210

222

818

Totale

959

998

1040

1075

1110

4224

Crescita annua *

2010

2011

2012*

Total

4,1 % 4,2 % 3,3 % 3,2 %

stima

Il piano finanziario situa la crescita annua tra il 4,2 per cento e il 3,2 per cento. I mezzi finanziari pianificati consentono alla Svizzera la continuazione dei programmi di cooperazione allo sviluppo esistenti. Non sarà possibile il finanziamento di eventuali nuove iniziative, per esempio in ambito climatico.

Destinazione dei mezzi: a titolo indicativo, i mezzi devono essere impiegati nei sei settori di cooperazione come segue: Settore di cooperazione

Totale

%

1.

riduzione della povertà nei Paesi prioritari

1511 33,6

2.

programmi straordinari

3.

integrazione dei Paesi prioritari nell'economia mondiale

4.

organizzazioni multilaterali per lo sviluppo

396 8,8 131

2,9

1931 43,0

4a. sdebitamento multilaterale

141

5.

cooperazione svizzera

370 8,2

6.

coordinamento nell'Amministrazione federale

Totale DSC

20

3,1 0,4

4500 100

Spiegazioni: 1) comprende i budget Media & comunicazione, Contributi ONG, Partenariati di ricerca 2) comprende i budget Politica & strategia, Evaluation & controlling, Statistica, Informazione Information.

2492

Personale: il Consiglio federale propone di impiegare tuttora il 3,5 per cento del volume totale del credito quadro per le spese di personale. Ciò corrisponde a 158 milioni di franchi (in media 39,4 milioni annui).

Le spese di personale sono preventivate ogni anno conformemente alle direttive dell'Amministrazione federale delle finanze e dell'Ufficio federale del personale.13 Includono tutti i contributi del datore di lavoro, come pure gli aumenti salariali e le compensazioni del rincaro previsti in base ad arrotondamenti. Nella misura in cui non è assunto per un periodo determinato nell'ambito dei progetti, il personale a carico del presente credito quadro sottostà al principio della rotazione e di conseguenza cambia ogni quatto anni circa luogo di lavoro o funzione. Le spese di personale finanziate mediante il credito quadro comprendono le assunzioni temporanee, ma non le spese di consulenza del personale locale, che sono imputate ai costi operativi.

Competenze principali: la più preziosa risorsa della DSC è costituita dal suo personale qualificato. La DSC garantisce le competenze necessarie all'adempimento dei suoi compiti. Lo sviluppo di tali competenze avviene nella rete formata dai collaboratori della centrale e degli uffici esterni della DSC e delle organizzazioni partner.

Integrando in maniera mirata fasi di apprendimento nei suoi processi di lavoro, la DSC incoraggia innovazione e sapere. Apprendimento, lavoro in rete e sviluppo delle conoscenze sono stipulati contrattualmente con i partner nei contratti di prestazioni.

Sviluppo del personale: nella DSC la selezione e le misure di sviluppo del personale sono ispirate a un profilo di competenze specifico della cooperazione allo sviluppo.

Il sistema di rotazione e gli scambi di personale con le organizzazioni partner sono finalizzati al mantenimento e allo sviluppo mirato delle competenze, inteso come diritto e dovere dei collaboratori. Apprendimento, lavoro in rete e sviluppo delle conoscenze sono parte integrante dei capitolati d'oneri e dei contratti di prestazioni dei collaboratori.

Le pari opportunità di donne e uomini fanno parte della cultura aziendale della DSC.

Nei prossimi quattro anni la proporzione di donne fra i quadri passerà dall'attuale 29 per cento al 40 per cento. La conciliabilità tra famiglia e vita professionale
sarà ulteriormente agevolata, in particolare per le collaboratrici impiegate a livello di quadri o all'estero. La DSC incoraggia inoltre il plurilinguismo del suo personale conformemente alla politica del Consiglio federale.

5

Ripercussioni

5.1

Ripercussioni sui Cantoni e sui Comuni

L'esecuzione del presente decreto federale spetta esclusivamente alla Confederazione e non grava né i Cantoni né i Comuni.

13

Direttiva dell'AFF/UFPER del 15 febbraio 2007 sul finanziamento del personale per il tramite di crediti per spese di materiale e per sussidi [trad.] (disponibile in tedesco o francese).

2493

5.2

Ripercussioni sull'economia

Le ripercussioni della cooperazione allo sviluppo sull'economia svizzera sono oggetto di rilevazioni periodiche da parte delle Università di Neuchâtel e di Ginevra.

Gli ultimi dati disponibili risalgono al 2002 e al 2006; eccone alcuni: ­

incremento delle uscite: va notato che le ripercussioni economiche delle uscite per la cooperazione allo sviluppo sono stabili;

­

ripercussioni sul RNL: gli stipendi pagati nel quadro della cooperazione allo sviluppo, come pure i beni e servizi richiesti generano un aumento del RNL.

Dalle rilevazioni emerge che ogni franco speso per l'aiuto pubblico allo sviluppo contribuisce nella misura di 1.40­1.64 franchi alla crescita del reddito nazionale lordo. Questo rapporto è rimasto praticamente immutato tra il 2002 e il 2006;

­

creazione di posti di lavoro in Svizzera: secondo le stime, nel 2006 il numero di impieghi generati dalla cooperazione allo sviluppo si situa tra 20 000 e 29 000. Ciò rappresenta un aumento del 33 per cento rispetto al 2002 (17 500­22 000 posti di lavoro).

6

Programma di legislatura

Il credito quadro è annunciato nel programma di legislatura 2007­2011.14

7

Aspetti giuridici

Il decreto federale che vi sottoponiamo per approvazione poggia sull'articolo 9 capoverso 1 della legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali (RS 974.0). Detta norma dispone che i fondi per la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali siano stanziati in forma di crediti quadro pluriennali.

Conformemente all'articolo 25 capoverso 2 della legge del 13 dicembre 2002 sull'Assembla federale (RS 171.10), il decreto concernente il finanziamento è emanato sotto forma di decreto semplice e pertanto non sottostà al referendum facoltativo.

Conformemente all'articolo 159 capoverso 3 lettera b della Costituzione federale il presente decreto federale sottostà al freno alla spesa e richiede quindi l'approvazione della maggioranza dei membri di ciascuna Camera.

14

FF 2008 597 652

2494

Allegati

A A1 A 1.1

Rapporto sulla cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo 2003­2007 Risultati Riduzione della povertà

Secondo l'MDG 1, entro il 2015 il numero delle persone che vivono in condizioni di miseria e che soffrono la fame deve essere ridotto della metà. L'Asia e il Nordafrica sono sulla strada giusta e in America Latina si registrano progressi. Per contro, nell'Africa subsahariana, che registra il maggior tasso di povertà, i risultati positivi ottenuti in alcuni Paesi controbilanciano gli insuccessi di altri.

La riduzione della povertà è un compito centrale e un obiettivo generale della cooperazione bilaterale e multilaterale allo sviluppo in Svizzera. Negli ultimi cinque anni, la DSC ha sostenuto in tutti gli Stati partner programmi per l'aiuto alla crescita economica, per una distribuzione più equa (buona gestione governativa, partecipazione e autodeterminazione) e per un migliore accesso alle risorse produttive, ai servizi, alle informazioni e alle tecnologie nonché alle istituzioni e ai comitati decisionali. Per il fatto che il 70 per cento delle persone che soffrono la fame svolge un'attività agricola, la DSC ritiene prioritario il sostegno ai piccoli coltivatori e pastori, nonché la promozione del reddito nelle zone rurali. L'aiuto va anche alla ricerca agraria nazionale ed internazionale, a tecnologie sviluppate per le zone rurali, allo sviluppo dei mercati e alle associazioni di contadini.

Durante gli ultimi cinque anni, la definizione di norme sull'efficacia dell'aiuto allo sviluppo è stato il passo più importante nel dialogo politico internazionale sulle possibilità di ridurre la povertà. Ne è scaturita nel 2005 la Dichiarazione di Parigi, firmata da 90 Paesi e organizzazioni. La DSC ha svolto un ruolo importante nel lancio e nell'ideazione degli standard di armonizzazione delle prassi dei donatori e nell'attenzione rivolta alle priorità dei Paesi beneficiari.

Alcuni esempi di risultati dei programmi negli ultimi cinque anni: Africa ­ garanzia dell'approvvigionamento alimentare: la «Pan-African Bean Research Alliance (PABRA)» si prefigge di migliorare la raccolta dei fagioli a favore della popolazione povera delle campagne e delle città africane. Più di 100 milioni di persone consumano fagioli nei 12 Paesi del PABRA, che si trovano soprattutto nell'Africa centrale, orientale e meridionale. I fagioli sono un alimento tipico della popolazione povera e sono coltivati soprattutto dalle donne. Almeno
10 milioni di persone tra gli strati rurali della popolazione di circa 12 Paesi potranno trarre vantaggio dalle tecnologie esistenti e da quelle nuove. La coltivazione dei fagioli non richiede grandi mezzi finanziari e, in quanto alimento ricco di proteine, servirà a sfamare numerose persone nelle zone rurali e urbane. La coltivazione di nuove e interessanti varietà di fagioli contribuirà pure a migliorare la situazione economica dei piccoli produttori. Il maggior contenuto di zinco e ferro delle nuove varietà di fagioli contribuirà infine a migliorare la salute delle donne e dei bambini.

America centrale ­ sviluppo agricolo: la DSC ha svolto negli ultimi anni svariati programmi in America centrale per sostenere le attività agricole dei piccoli contadini. Vi hanno collaborato rinomati centri internazionali di ricerca agraria. Più di 250 nuove varietà di piante (alimenti di base come il mais, il fagiolo e la patata) sono 2495

state sviluppate e coltivate su centinaia di migliaia di ettari di terreno appartenenti a famiglie di piccoli contadini. Inoltre circa 400 000 sili di metallo in piccole aziende permettono di immagazzinare in modo sicuro il raccolto di mais. Circa 1500 artigiani hanno imparato a costruire nuovi sili e a commerciarli in maniera autonoma.

Infine circa 100 000 aziende di piccoli contadini hanno introdotto misure di protezione del terreno. Una stima dei costi e dei benefici svolta in retrospettiva sugli ultimi 15 anni ha mostrato che per ogni franco investito dalla DSC sono stati generati almeno quattro franchi di beneficio economico per l'attività agricola di piccoli contadini in America centrale. Attualmente la DSC appoggia l'integrazione di questi programmi nella politica agraria nazionale del Nicaragua e dell'Honduras, al fine di sfruttare a lungo termine il potenziale creato.

India ­ Accesso alle microfinanze: dal 1978 la DSC collabora con la «National Bank for Agriculture and Rural Development» (NABARD). Strumenti flessibili uniti a strategie lungimiranti hanno migliorato il sistema bancario indiano in modo che a)

circa 40 milioni di indiani poveri hanno accesso a conti di risparmio e crediti delle banche (il più grande programma di microfinanza del mondo);

b)

NABARD, in precedenza esclusivamente al servizio del settore agricolo, è diventata la maggiore e più importante banca indiana dello sviluppo anche per la piccola industria.

Nepal ­ accesso alle vie di comunicazione: negli ultimi 40 anni sono stati costruiti in Nepal, con l'aiuto svizzero, più di 2300 ponti sospesi per una lunghezza totale di più di 180 chilometri, cioè il doppio dei ponti di tutta la rete ferroviaria svizzera. I ponti sospesi permettono ogni giorno a circa 500 000 persone di attraversare con sicurezza i fiumi e di raggiungere mercati, scuole o centri sanitari; in precedenza ciò non era possibile, oppure solo dopo marce a piedi di diverse ore. Grazie a vie di comunicazione più brevi è possibile coltivare anche nuovi prodotti e i coltivatori conseguono prezzi migliori sul mercato. La costruzione dei ponti, che richiede un'attività intensa, è affidata soprattutto a manodopera locale e garantisce dunque un reddito in zone isolate. La cooperazione svizzera allo sviluppo dà molta importanza al potenziamento dei partner statali e privati. In 34 centri di formazione attualmente si insegna e si diffonde il know-how tecnico necessario per la costruzione di ponti sospesi. Grazie alla sua pluriennale esperienza, la Svizzera ha contribuito anche all'elaborazione e all'adozione di una strategia nazionale per la costruzione di ponti sospesi in Nepal.

Grazie alla partecipazione della popolazione e a una presentazione trasparente dei conti pubblici, anche durante gli anni di guerra civile è stato possibile continuare l'attività di costruzione di ponti.

A 1.2

Formazione migliore

Secondo l'MDG 2, entro il 2015 tutti i bambini del mondo, sia maschi sia femmine, devono poter concludere una formazione primaria. In tutte le regioni del mondo aumenta il tasso di scolarizzazione, anche se l'Africa subsahariana e l'Asia non raggiungono completamente l'obiettivo. Inoltre, in queste regioni nella maggior parte dei casi sono tuttora le bambine a non essere scolarizzate.

La DSC sostiene i programmi di formazione in Bolivia, Ecuador, Perù, America centrale, Benin, Burkina Faso, Mali, Ciad, Bangladesh, Gaza e Westbank, Laos, Mongolia, Nepal e Vietnam. Al centro dei programmi bilaterali vi sono la formazio2496

ne professionale, la formazione di base e l'alfabetizzazione degli adulti. Il sostegno si prefigge di migliorare la qualità: misure innovative nel settore della formazione al fine di aumentare l'importanza economica, sociale e culturale dei servizi di formazione e di riformare la politica in ambito formativo. Per la formazione di base la DSC ha messo a disposizione mezzi finanziari anche tramite istituzioni multilaterali (UNICEF, UNESCO).

Grazie alla formazione professionale, la DSC sostiene i giovani nella ricerca di un'occupazione o in un'attività indipendente. Inoltre sostiene l'approntamento di buone condizioni quadro per le piccole e medie imprese, che assumono un ruolo decisivo nella creazione di nuovi posti di lavoro soprattutto per la manodopera non qualificata.

Esempi di risultati dei programmi operativi della DSC negli ultimi cinque anni: Perù ­ formazione professionale: i due terzi della popolazione in età lavorativa sono disoccupati o sottoccupati. Il programma di formazione professionale della DSC, CAPLAB, in collaborazione con il ministero del lavoro e della formazione, con centri di formazione e aziende private, ha sviluppato un modello di formazione per giovani e donne socialmente svantaggiati, con particolare attenzione alle esigenze del mercato. Il governo peruviano lo sta introducendo nella politica nazionale della formazione e del mercato del lavoro. I fattori che hanno contribuito al successo sono i corsi di studio concepiti come moduli, il perfezionamento degli insegnanti e l'istituzione di uffici di collocamento nei centri di formazione. Già un terzo dei centri di formazione statali ha ripreso il modello: questi centri formano ogni anno circa 30 000 giovani (la metà dei quali donne). Con il sistema del franchising le esperienze vengono diffuse in nuove regioni pilota, anche rurali. Un'analisi delle ripercussioni svolta recentemente ha provato che più della metà dei diplomati dei corsi CAPLAB trova un'occupazione stabile e adeguata in un'azienda (nel gruppo di paragone era solo il 20 %) e che circa il 15 per cento avvia un'attività autonoma.

Queste persone godono anche di migliori condizioni di lavoro, come stipendi più elevati e garanzie sociali con effetti positivi sulle condizioni di vita e sulle opportunità delle loro famiglie.

Bangladesh ­ sostegno alla formazione:
insieme con altri donatori e con il governo del Bangladesh, la DSC ha partecipato allo sviluppo di una politica nazionale per il sistema di formazione non formale. Questa politica obbliga le agenzie governative e non governative a rispettare un'agenda comune per dimezzare il tasso di analfabetismo entro il 2015. In questo modo il Bangladesh ha assunto un ruolo da pioniere nel settore della formazione e ha addirittura superato l'India. Il tasso di scolarizzazione arriva ormai a quasi l'85 per cento e le ragazze hanno accesso alla scuola allo stesso modo dei ragazzi. I bambini e i giovani, che precedentemente non avevano accesso alla scuola perché troppo poveri o emarginati, hanno potuto essere scolarizzati e preparati ad un mestiere artigianale grazie a vasti programmi di sostegno (skills development). Nei programmi nazionali vengono insegnate le basi professionali e le nozioni di cultura generale, nonché a leggere e far di conto. Migliaia di scuole o centri di formazione sono stati creati in tutto il Paese, raggiungendo centinaia di migliaia di bambini. Le organizzazioni non governative, sostenute e promosse dalla DSC, creano centri innovativi di insegnamento e formazione in zone rurali e in grandi centri urbani e completano e arricchiscono il sistema statale, colmandone le lacune.

2497

A 1.3

Migliore salute

Secondo gli MDG 4­6, entro il 2015 la mortalità infantile deve essere ridotta di due terzi e la mortalità legata al parto di tre quarti. Inoltre deve essere fermata la diffusione di HIV/Aids, malaria, tubercolosi e altre malattie gravi e gradualmente invertita questa tendenza. Per i tre settori, il bilancio intermedio è mediocre: esistono progressi in alcune regioni, ma nel complesso i risultati non sono soddisfacenti.

Nell'Africa subsahariana la situazione sanitaria della popolazione è addirittura peggiorata.

Nella cooperazione internazionale allo sviluppo, nell'ultimo decennio la priorità del settore sanitario si è acuita. Conseguentemente gli investimenti mondiali si sono moltiplicati e sono stati creati nuovi meccanismi di finanziamento, come ad esempio le organizzazioni IFF, IFFIm, UNITAID, GFATM e GAVI. La Svizzera ha regolamentato la sua partecipazione alla cooperazione internazionale nel settore sanitario nell'accordo sugli obiettivi tra il DFAE ed il DFI concernenti la politica estera della salute.

La DSC appoggia i programmi bilaterali per la sanità nei Paesi Benin, Mali, Mozambico, Tanzania, Ciad, Africa del sud, Nepal e Cambogia. L'obiettivo principale di questi programmi è l'eliminazione delle disparità grazie al rafforzamento di sistemi rivolti alla popolazione povera e a servizi sanitari più attenti alle esigenze di questi gruppi. La Svizzera contribuisce anche a istituzioni multilaterali del settore quali l'UNICEF, l'UNFPA, l'ONUAIDS, l'OMS.

La DSC ritiene che l'accesso a farmaci indispensabili sia parte dell'approvvigionamento fondamentale e del potenziamento della sanità nei Paesi in sviluppo. Sostiene il «Fondo globale di lotta contro l'aids, la tubercolosi e la malaria» (GFATM) con sede a Ginevra, il «Foro globale della ricerca sanitaria» (GFHR) e la fondazione «Medicines for Malaria Venture» (MMV).

Tra i maggiori contributi della DSC nel dialogo politico internazionale sulla sanità negli ultimi cinque anni rientra quanto segue: nel contesto della politica di ricerca dell'OMS, la DSC ha imposto che la ricerca sulla sanità pubblica nei Paesi in sviluppo si orienti in modo coerente alle lacune conoscitive importanti nelle strategie di riduzione della povertà (ricerca per «evidence based policy making»). La DSC ha inoltre ottenuto che l'MDG 5 venga completato prevedendo,
entro il 2015, la garanzia all'accesso universale alla salute riproduttiva.

Esempi di risultati dei programmi della DSC durante gli ultimi cinque anni: Tanzania / Mozambico ­ promovimento della salute: in questi Paesi la DSC è passata velocemente ad appoggiare le strategie dei Paesi partner (sector wide approaches, SWAP). L'esempio delle zanzariere impregnate in Tanzania mostra in maniera esemplare l'efficacia dell'approccio tematico mediante un portafoglio diversificato: in un piccolo progetto pilota locale è stato sviluppato l'approccio poi ripreso a vantaggio dell'intero Paese grazie al dialogo politico e sostenuto con aiuti budgetari, con il risultato che la mortalità infantile dovuta alla malaria è stata ridotta di un quarto, permettendo di salvare così 40 000 vite all'anno.

2498

A 1.4

Garantire la sostenibilità ecologica

Secondo l'MDG 7, la perdita delle risorse ecologiche entro il 2015, cioè boschi, diversità biologica, energia, aria e acqua pulite, deve essere fermata e la tendenza invertita, mentre deve essere dimezzato il numero di persone che non ha accesso all'acqua potabile e che non dispone di infrastrutture per lo scarico delle acque luride. Per quel che riguarda le aree boschive, l'obiettivo potrà essere raggiunto, ma per le altre risorse gli sforzi non sono ancora sufficienti.

La DSC sostiene i programmi ecologici bilaterali in Bolivia, Ecuador, Perù, America centrale, Mali, Mozambico, Nigeria, Ciad, India, Laos, Mongolia, Nepal e Vietnam.

La DSC sottolinea il rapporto che intercorre tra la povertà e l'ambiente e nel dialogo politico chiede che la pianificazione ambientale venga inclusa nelle strategie nazionali di riduzione della povertà. I programmi bilaterali e multilaterali e le cooperazioni di ricerca incitano ad utilizzare in modo più sostenibile le risorse naturali e a rispettare la diversità biologica nelle attività agricole. Con il «Programma ambientale globale» la DSC sostiene l'applicazione a livello nazionale delle Convenzioni di Rio per la protezione del clima e della biodiversità e per la riduzione del degrado delle zone rurali negli Stati partner.

Il contributo più importante della DSC nel dialogo politico internazionale sull'ambiente negli ultimi cinque anni è stata l'elaborazione del concetto della «gestione integrata delle risorse idriche», applicato oggi a livello internazionale nel quadro del «Consiglio mondiale dell'acqua» e del «Partenariato globale per l'acqua». Questo concetto comporta un approccio globale al fine di permettere l'accesso conveniente e sostenibile all'acqua pulita e a impianti sanitari per i poveri, in particolare i contadini, e il loro uso efficace.

Di seguito alcuni esempi di risultati dei programmi della DSC ottenuti negli ultimi cinque anni: Nepal ­ utilizzazione del bosco: collegare l'uso sostenibile delle risorse naturali (legno, frutti, piante medicinali ecc.) con l'aumento del reddito è la ricetta vincente dei gruppi per l'uso collettivo del bosco del progetto «Nepal­Swiss Community Forestry» della DSC. Il reddito supplementare permette alle famiglie di affrontare i costi scolastici e sanitari e di accedere a crediti e terreno coltivabile.

Vietnam,
Nepal, India, Pakistan, Afghanistan ­ efficienza energetica: l'industria dei laterizi in Asia, continente in crescita, causa notevoli problemi ambientali e attira numerosi lavoratori stagionali dalle zone povere dell'India e del Bangladesh, che cercano lavoro in uno degli oltre 100 000 forni per laterizi. Grazie all'introduzione e all'adeguamento di tecnologie più avanzate in oltre 500 forni, è stato possibile aumentare considerevolmente l'efficacia e la qualità della produzione di laterizi. Il consumo di carbone è diminuito del quintuplo, i redditi per unità sono aumentati, le condizioni di lavoro sono migliorate grazie ad una più efficace aerazione e minori gas di scarico e le emissioni di CO2 hanno potuto essere ridotte notevolmente. Il progetto funge da esempio cosicché l'ulteriore diffusione di questa tecnologia può avvenire nell'ambito della cooperazione diretta.

2499

A 1.5

Promozione del buongoverno e parità tra i sessi

La DSC reputa la promozione dei diritti umani, del buongoverno e della parità tra i sessi elementi irrinunciabili dei programmi sostenuti in tutti i Paesi partner. Ciò comporta gli aspetti seguenti: 1) migliore presentazione dei rendiconti, 2) maggiore partecipazione alle procedure di cooperazione e accesso più facile alle istituzioni, ai servizi ed alle informazioni, 3) aumento della trasparenza, 4) eliminazione delle discriminazioni e 5) aumento dell'efficacia.

Inoltre la DSC promuove la parità tra i sessi e l'autodeterminazione delle donne grazie a particolari programmi bilaterali (p. es. progetti che agevolano l'accesso alla formazione ed ai microcrediti o aumentano la partecipazione e la rappresentanza politica) e grazie a contributi multilaterali (p. es. il sostegno alla rete finanziaria «Women's World Banking» e del fondo ONU di sviluppo per le donne). Nel quadro della rete OCSE/DAC per la buona gestione del governo (GOVNET), la Svizzera partecipa attivamente all'elaborazione di direttive al fine di integrare i diritti umani nella cooperazione allo sviluppo.

I contributi più importanti della DSC nel dialogo politico internazionale sul buongoverno e la parità tra i sessi negli ultimi cinque anni sono stati: ­

il rafforzamento istituzionale della tematica di genere nel sistema onusiano, nella Banca mondiale e nelle singole banche per lo sviluppo, nonché l'appoggio ad iniziative UNIFEM sul Gender Responsive Budgeting e sull'Ending Violence Against Women;

­

il contributo nel gruppo di lavoro OCSE/DAC Gendernet alla definizione del Gender Policy Markers per la rilevazione statistica degli aspetti di genere quale tema trasversale;

­

la guida dell'OCSE/DAC Human Rights Task Team GOVNET.

Esempi di risultati dei programmi della DSC durante gli ultimi cinque anni sono: Diritti delle donne: per attuare il CEDAW e realizzare i diritti delle donne, la DSC ha appoggiato progetti contro la violenza sessuale e contro la tratta delle donne in Vietnam, Tagikistan e Russia, nonché progetti sulla parità giuridica in Pakistan e progetti di empowerment in Afghanistan. Sono state realizzate attività di mainstreaming per migliorare la situazione delle donne nel settore del Natural Ressource Management (Ucraina, Pakistan, Cuba, Mongolia, Russia) e della formazione e del lavoro (Perù, Vietnam, Africa occidentale). La DSC sostiene le iniziative nazionali di Gender Responsive Budgeting in Pakistan e nel Benin.

Diritti umani: l'attuazione della politica dei diritti umani ha luogo in svariati Paesi (Pakistan, il bacino del Mecong, Ucraina) e settori (educazione, approvvigionamento idrico, sanità, giustizia, decentralizzazione, situazioni di conflitto e postconflitto).

L'integrazione dei diritti umani nella cooperazione allo sviluppo ha permesso di rafforzare la sensibilità della popolazione per il rispetto dei propri diritti e per gli obblighi delle autorità.

Riforma della giustizia: in questo ambito la DSC sostiene vari programmi di riforma del settore giudiziario e della polizia (p. es. in Mozambico) e l'accesso alla giustizia (p. es. in Vietnam e Palestina). I programmi permettono una migliore trasparenza ed una maggiore efficacia in questi settori creando i presupposti fondamentali per lo Stato di diritto.

2500

Decentralizzazione: i numerosi programmi di decentralizzazione e governance locale (p. es. Ruanda, Mozambico, Perù, Bolivia, Bangladesh, Mali, Libano) contribuiscono ad una migliore partecipazione della società civile ai processi politici e forniscono le condizioni generali necessarie allo sviluppo economico e sociale.

Riforma amministrativa: la Svizzera è attiva nella riforma amministrativa del Vietnam e del Laos. In questo contesto, ad esempio, sono stati aperti in tutte le città, le provincie e i circondari vietnamiti gli «One-Stop-Shops» in cui i cittadini possono ricevere diversi servizi in modo rapido ed economico (senza «bustarelle») (p. es.

titoli, registrazioni, contributi sociali, atti notarili ecc.).

A 1.6

Riduzione dei rischi per la sicurezza

In Afghanistan, Palestina, Corea, Nepal e Sri Lanka, la DSC appoggia programmi bilaterali per ridurre i rischi relativi alla sicurezza. Gli appoggi si concentrano sulle cause della violenza politica, sulla prevenzione delle escalation di violenza e sul consolidamento della pace grazie alla creazione di istituzioni. I programmi attuano la strategia del «Do-No-Harm» (non arrecare danno) che permette una stima realistica delle conseguenze negative e degli effetti positivi delle misure di sviluppo.

Il contributo più importante della DSC nel dialogo politico internazionale sulla riduzione dei rischi relativi alla sicurezza durante gli ultimi cinque anni ha riguardato la standardizzazione della «Security System Reform» nel contesto del Comitato di aiuto allo sviluppo dell'OCSE. Dopo i conflitti deve essere ripristinata la sicurezza delle persone. Deve aver luogo un processo di ripristino del controllo politico e delle forze armate, della giustizia, della polizia, della detenzione, della difesa del confine ecc. conforme alle norme costituzionali al fine di garantire in modo durevole la pace, la ricostruzione e lo sviluppo. La DSC ha collaborato al manuale OCSE/DAC sulla riforma del sistema di sicurezza e ha fornito un contributo essenziale alla standardizzazione a livello dell'approccio internazionale delle tre D ­ Defense, Diplomacy, Development.

Negli ultimi anni il contributo più importante della DSC alla riduzione dei rischi per la sicurezza ha riguardato il processo di pace in Nepal: ­

la Svizzera ha svolto il ruolo di mediazione in modo credibile perché la DSC aveva fornito per anni opera di assistenza alla popolazione in condizioni di bisogno, anche durante la guerra,

­

la Svizzera ha potuto svolgere opera di mediazione perché la DSC per decenni aveva costruito un rapporto di fiducia.

Un altro esempio: La regione dei grandi laghi, la Repubblica democratica del Congo ­ radio OKAPI: radio OKAPI è l'emittente della missione delle Nazioni Unite nella Repubblica democratica del Congo (MONUC). Si tratta di un progetto della fondazione «Hirondelle» (Losanna) che nel 2001 ha ricevuto dalle Nazioni Unite il mandato di lanciare un'emittente pubblica nella Repubblica del Congo RDC. Questa emittente garantisce la produzione e la diffusione di informazioni imparziali, affidabili e sicure che accompagnano il processo di pace. La Svizzera appoggia dal 2002 Radio OKAPI con i suoi diversi strumenti di politica estera (cooperazione tecnica, aiuto umanitario, politica di pace) e assume circa il 20 per cento del budget della radio (1 milione 2501

di franchi annui). Radio OKAPI rappresenta per il Congo un grande successo: ogni giorno raggiunge 25 milioni di ascoltatori in cinque lingue ed è l'emittente più ascoltata in Congo (indice di ascolto tra il 26 e il 47 %). L'emittente diffonde per tre ore giornaliere su onde corte. Il sito web conta ogni mese in media 200 000 visite (> 6 000 000 pagine consultate).

A 1.7

Sostegno ad un partenariato mondiale per lo sviluppo

L'MDG 8 prevede una serie di misure al fine di rafforzare la posizione dei Paesi in sviluppo: ­

eliminare gli ostacoli al commercio per i Paesi in sviluppo e creare un sistema finanziario aperto, basato su regole, prevedibile e non discriminatorio;

­

aumento degli aiuti pubblici allo sviluppo;

­

sostegno di misure di sdebitamento;

­

sviluppo di strategie al fine di creare posti di lavoro umani e produttivi per persone giovani;

­

facilitazione all'accesso a farmaci indispensabili a prezzo modico e di buona qualità;

­

uso dei vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, in particolare dalle TIC.

Come membro dell'FMI, della Banca mondiale e delle banche regionali di sviluppo, la Svizzera sostiene le attività di queste istituzioni per rafforzare la stabilità nel settore finanziario e dello sviluppo. In particolare la Svizzera, insieme alla Banca mondiale, all'FMI e ad altri quattro donatori bilaterali, ha avviato un programma comune di aiuto tecnico al fine di promuovere la crescita economica e la riduzione della povertà nei Paesi in sviluppo potenziando e diversificando il settore finanziario. La Svizzera ha avviato nel 2003 un programma multilaterale di donatori per ampliare le capacità locali di misurazione dei flussi di capitale privato nei Paesi in sviluppo.

Il calcolo dell'APD per la Svizzera è stato modificato negli ultimi anni conformemente ai criteri DAC, secondo i quali l'APD per il nostro Paese ammontava nel 2004 a 1,8 miliardi di franchi ovvero allo 0,41 per cento del RNL (8° posto tra i 22 Paesi donatori OCSE/DAC), nel 2005 a 2,2 miliardi ovvero allo 0,44 per cento del RNL (11° posto) e nel 2006 infine a 2,0 miliardi ovvero allo 0,39 per cento del RNL (11° posto). I criteri e gli standard della politica dello sviluppo vengono formulati attualmente soprattutto dal Comitato di aiuto allo sviluppo OCSE. La DSC sostiene questo lavoro con contributi finanziari e scientifici.

La Svizzera ha svolto un ruolo pionieristico nel dibattito sul condono dei debiti che nel 1996 ha dato vita all'iniziativa a favore delle nazioni povere pesantemente indebitate (Heavily Indebted Poor Countries Initiative, HIPC). Ad esempio, ha cancellato fino al 100 per cento dei debiti bilaterali di alcuni Paesi HIPC che avevano raggiunto il cosiddetto «punto di completamento HIPC». La Svizzera appoggia il programma UNCTAD per la gestione dei debiti e l'analisi finanziaria. Con altri donatori, ha avviato un programma di costruzione di capacità per la gestione del debito, messo in atto dal «Debt Relief International London» e destinato a permettere ai partner responsabili di analizzare meglio i processi legati al debito e di evitare future crisi di insolvenza.

2502

Quale ospite della 1a fase del vertice mondiale della società dell'informazione (WSIS) tenutosi a Ginevra nel dicembre 2003, la Svizzera ha contribuito in larga misura a porre in cima alle priorità dell'agenda politica della comunità internazionale l'accesso all'ICT4D e il suo impiego. Oltre a questo impegno a favore della messa in rete degli operatori a livello multilaterale, la DSC, insieme ai suoi interlocutori, sostiene l'uso della TIC per un migliore accesso a informazioni e conoscenze, al fine di dare voce ai più poveri e promuovere la «comunicazione per lo sviluppo». La DSC integra la TIC in tutti i suoi programmi e progetti in modo appropriato con l'intento di aumentare efficacia e risultati.

Al Forum economico mondiale del 2004, la Svizzera ha finanziato, insieme all'ONU, tavole rotonde cui hanno partecipato gli operatori di svariate organizzazioni dei settori pubblico e privato e la società civile. Lo scopo era capire con quali strategie gli enti finanziari internazionali potevano stimolare l'aumento degli investimenti privati a favore dello sviluppo, ad esempio con assicurazioni contro rischi politici, contro rischi di svalutazione o con garanzie parziali contro rischi nel caso di modifiche alla regolamentazione. Il risultato dei dibattiti («Building on the Monterrey Consensus: The Untapped Potential of Development Finance Institutions to Catalyze Private Investments») è stato accolto in modo molto positivo dalle banche di sviluppo asiatica e interamericana.

A2 A 2.1

Lessons Learnt Strutturazione del settore politico «politica dello sviluppo»

Secondo la legge sulla cooperazione allo sviluppo del 1976, la politica dello sviluppo rappresenta un settore politico autonomo con compiti specifici i quali vengono assunti soprattutto dalla DSC e dalla SECO. Ma anche altri uffici federali hanno competenze particolari al riguardo. Recentemente tuttavia la politica dello sviluppo subisce alcuni cambiamenti: i compiti «classici» come ad esempio l'eliminazione di tensioni sociali causate dalla povertà diventano temi globali. Lo stesso succede con questioni un tempo tipiche di politica interna dei Paesi industrializzati, come ad esempio l'immigrazione illegale. La globalizzazione richiede un trattamento transnazionale per sempre più settori politici. La politica dello sviluppo assumerà dunque in futuro compiti che riguarderanno più da vicino i rapporti tra settori politici (sviluppo e sanità, sviluppo ed energia ecc.) con priorità d'azione per Paesi poveri.

Ciò avrà ampie conseguenze: ­

l'eliminazione di incoerenze apre la strada ad una maggiore efficienza all'interno di organizzazioni (p. es. la riforma ONU «Delivering as One», approccio «Whole of Government»), tra i Paesi donatori (armonizzazione) e tra donatori e beneficiari (alignment).

­

L'eliminazione di doppioni (collaborazione delegata, missioni comuni, rapporti e valutazioni), l'ottimizzazione delle interfaccce e il raggruppamento di pacchetti globali (ripartizione dei compiti secondo vantaggi comparativi) aprono la strada ad una maggiore efficienza.

Nel suo rapporto sulla conduzione strategica delle attività della DSC (in relazione alla mozione 06.366615), la Commissione della gestione del Consiglio degli Stati ha 15

FF 2007 2733

2503

chiesto che anche le istituzioni svizzere che si occupano di politica dello sviluppo si adeguino a tali cambiamenti.

Conclusioni La Svizzera ha bisogno di una visione globale di politica dello sviluppo con una definizione vincolante dei settori di cooperazione, al fine di poter sostenere in futuro in modo efficace la crescita dei Paesi in sviluppo con un approccio «Whole of Government».

È necessario riunire i compiti e gli strumenti in settori di cooperazione.

A 2.2

Obiettivo e compito della DSC

Il messaggio del 200316 sulla prosecuzione della collaborazione tecnica e dell'assistenza finanziaria a favore dei Paesi in sviluppo rinvia agli MDG quale contesto internazionale di riferimento per la collaborazione svizzera allo sviluppo. Questa modalità si è rivelata opportuna. Un contesto di riferimento tuttavia non basterà più in futuro. Dalla Dichiarazione di Parigi nel 2005 gli MDG non sono più semplicemente punto di riferimento, bensì un sistema comune di obiettivi; come le strategie di riduzione della povertà (Poverty Reduction Strategies, PRS) non sono semplici testi di riferimento o di pianificazione.

Il compito e gli obiettivi della collaborazione allo sviluppo sono stati descritti in maniera generale nei messaggi precedenti sulla continuazione della collaborazione tecnica e dell'assistenza finanziaria a favore di Paesi in sviluppo. Quest'ampia autonomia ha permesso alla DSC di posizionarsi a livello internazionale come innovativa e flessibile. Tuttavia ha portato ad aspettative contrastanti nei confronti della DSC e ad una valutazione non univoca del grado di adempimento dei compiti: le misure di collaborazione svizzera allo sviluppo vengono giudicate in generale in maniera positiva sul piano internazionale (DAC Peer Review), ma in Svizzera la loro importanza è controversa e, per quel che riguarda la conformità con gli MDG e con le PRS rispettivamente l'uniformazione con altri donatori o per quel che riguarda le competenze tematiche, la Svizzera si trova in una posizione mediana (parere condiviso anche dalla DAC Peer Review).

Conclusioni Per i prossimi anni la DSC ha bisogno di obiettivi chiari e di risultati stabiliti in maniera vincolante, al fine di soddisfare gli obblighi internazionali.

A 2.3

Unione di forze e massa critica

Il DAC/OCSE definisce i Paesi beneficiari della cooperazione allo sviluppo: 50 Paesi molto poveri e 18 poveri (reddito annuo pro capite al massimo 825 dollari), 48 Paesi di sviluppo medio (al massimo 3250 dollari pro capite) e 36 Paesi di sviluppo progredito (al massimo 10 000 dollari pro capite). Stabilisce 29 settori tematici che possono essere fatti rientrare nella cooperazione allo sviluppo.

16

FF 2003 4001

2504

Il DAC non fornisce tuttavia raccomandazioni sul numero più adeguato di Paesi e temi che un singolo donatore dovrebbe trattare. Fino ad oggi non sono state elaborate norme internazionali riguardo alla selettività nella politica dello sviluppo. Perciò è lasciato ai singoli donatori scegliere su cosa concentrarsi. Questa scelta è caratterizzata da tre criteri: ­

la qualità richiede continuità, accumulo di sapere ed esperienza, fiducia grazie ad una collaborazione pluriennale;

­

l'efficacia richiede concentrazione, unione delle forze e massa critica, un buon rapporto tra costo e beneficio;

­

l'interesse a buoni rapporti con tutti i Paesi richiede relazioni ampie e diversificate.

In questo contesto la Svizzera si comporta come i Paesi la cui politica dello sviluppo è analoga alla nostra, con un cauto processo di concentrazione a lungo termine: il numero dei Paesi prioritari per la DSC, ad esempio, diminuisce da 24 (messaggio del 1993) a 21 (messaggio del 1998), poi a 17 (messaggio del 2003) e infine a 12 (presente messaggio del 2008).

Tuttavia la concentrazione ha uno scopo ben preciso. È utile quando migliora l'efficacia del contributo svizzero al raggiungimento degli MDG. Ne conseguono due criteri: ­

le conoscenze già acquisite nei Paesi d'intervento, le esperienze con i partner, i rapporti di fiducia costruiti depongono a favore della diversificazione: in alcune situazioni è opportuno agire meno, ma in modo più adeguato, questo il motto; non agire sempre allo stesso modo in tutti i Paesi.

­

Allo stesso modo la concentrazione tematica può mirare non solo a vantaggi comparativi, cioè a quello che la cooperazione svizzera allo sviluppo potrebbe saper far meglio tra i donatori. Relazioni basate su un unico tema sono rischiose. Solo una determinata gamma nella cooperazione tematica permette quelle relazioni stabili cui la Svizzera è interessata per potersi posizionare a livello internazionale.

Conclusioni Al fine di concentrare le proprie risorse, la DSC dovrebbe differenziare le prestazioni offerte a seconda del settore di cooperazione. L'attuale concentrazione, continua e cauta, deve essere proseguita e precisata con maggiore rigore nelle strategie di cooperazione.

A 2.4

Indirizzo dell'assistenza bilaterale

La DSC ha deciso nel 2004 di passare dall'approccio programmatico autonomo applicato finora al sostegno alle strategie di riduzione della povertà di Paesi partner e nel 2005 di partecipare all'armonizzazione dei Paesi donatori. L'applicazione completa richiederà tuttavia ancora alcuni anni. Si dovranno affrontare e risolvere tre sfide principali: ­

gli MDG sono la mèta indiscussa della comunità internazionale entro il 2015. Nei singoli Paesi i donatori adeguano gli obiettivi concreti alle particolarità nazionali, alle tradizioni, all'indirizzo politico ecc. in un processo 2505

politico di negoziazione. Una differenziazione di questo tipo è ben conosciuta in sistemi federalistici. Tuttavia, non deve essere esagerata. Come indicato dal Consiglio federale nel suo rapporto intermedio 2005 sugli MDG, anche nella cooperazione svizzera allo sviluppo sussiste ancora potenziale per un allineamento ancora più rigoroso agli MDG.

­

Le strategie di riduzione della povertà riflettono i rapporti di forza politici tra i singoli Paesi. Un alignment dei donatori comporta relativi rischi: non possono imporre completamente norme e principi propri. La comunità internazionale sta discutendo attualmente se questi rischi possono essere compensati con condizioni poste dai donatori per l'istituzione del buongoverno da parte dei beneficiari oppure se possono essere affrontati meglio con la difesa degli interessi da ambedue le parti.

­

La cooperazione svizzera allo sviluppo riceve costantemente buoni voti grazie all'attenzione rivolta ai gruppi target e ai partner, che permette interventi conformi alle esigenze (p. es. DAC Peer Review). La DSC è sicuramente in grado di registrare le particolarità locali e nazionali e rispondervi con soluzioni innovative e costruttive. Tuttavia non dispone di strumenti sufficienti per allargare sistematicamente la sfera di diffusione delle soluzioni pilota.

Nel contesto della Dichiarazione di Parigi, invece, questo approccio rivestirebbe un'importanza centrale.

Conclusioni L'appoggio alle strategie di riduzione della povertà deve essere proseguito. Deve comprendere strumenti a diversi livelli (progetti, reti, sostegno ai partner, sostegno settoriale, assistenza budgetaria, contributi multilaterali ecc.) e permettere un dialogo politico tra partner fondato sull'esperienza. L'integrazione di programmi svizzeri in corso nelle strategie di riduzione della povertà verrà realizzata a poco a poco, considerando attentamente i rischi.

A 2.5

Indirizzo dell'assistenza di organizzazioni multilaterali

L'assistenza bilaterale, da una parte, e il sostegno ad organizzazioni multilaterali, dall'altra, presentano svariate contraddizioni: esiste una rivalità tra la collaborazione bilaterale e quella multilaterale che ha permesso di ridurre gli attriti pur non stimolando la concorrenza tra gli approcci. L'allineamento di proprie politiche scelte ad approcci internazionali uniformati è più difficile nella pratica che nei principi, poiché si teme la perdita di opportunità d'influenza e di visibilità.

Dato che la Svizzera non è membro né dell'Unione europea né di un club internazionale (G8, G20), concentra le proprie forze verso un impegno attivo nelle istituzioni onusiane, nelle banche internazionali per lo sviluppo e nell'OCSE/DAC. Queste istituzioni l'apprezzano quale partner pragmatico per l'impegno costante e i principi coerenti. La Svizzera tuttavia ha potuto apportare il vantaggio comparativo del proprio approccio pragmatico solo in modo puntuale in programmi multilaterali.

2506

Conclusioni I gruppi multilaterali sono decisivi nel contesto della definizione di norme globali e della strutturazione dell'architettura del finanziamento. In futuro si dovrà dunque dare maggior peso al fatto che gli argomenti e i principi multilaterali sono collegati con i portafogli geografico-tematici svizzeri. La DSC ha bisogno di obiettivi corrispondenti nella documentazione sulle strategie istituzionali multilaterali.

A 2.6

Maggiore attenzione alle esigenze dei partner

Nell'ambito dei programmi, l'attenzione rivolta alle esigenze dei partner assume un'importanza centrale per l'autoconsapevolezza della DSC e si riflette nel comportamento dei collaboratori («être à l'écoute de...») e nel loro atteggiamento (rispetto, partecipazione ai processi, creazione di piattaforme ecc.). I mutamenti della cooperazione allo sviluppo fanno sì che sempre meno collaboratori della DSC svolgano compiti diretti presso la popolazione civile, lasciando il compito al partner. I collaboratori della DSC sono invece incaricati di mettere il partner in condizione di agire in maniera efficace.

Finora la DSC ha tradotto solo in parte le riflessioni sul partenariato: i lavori di metodo sul dialogo con il partner, programmatico e politico sono pochi. Gli strumenti della gestione del ciclo programmatico si basano soprattutto sulla popolazione civile e poco sui partner. Le attività di riflessione e di consulenza sullo sviluppo delle potenzialità e dell'organizzazione devono essere aumentate decisamente per permettere alla DSC di assumere in modo efficace il ruolo che la Dichiarazione di Parigi assegna alle agenzie di donatori, cioè soprattutto la conduzione del dialogo politico con il partner.

Conclusioni La DSC deve sviluppare nei prossimi quattro anni strumenti atti a incrementare le potenzialità del partner e le competenze dei propri collaboratori nel dialogo con il partner, programmatico e politico.

A 2.7

Qualità professionali

Negli ultimi cinque anni la DSC ha sviluppato politiche riguardo a tutti i temi prioritari e trasversali precisandole nella maggior parte dei casi in manuali e strumenti di applicazione. Molta di questa documentazione ha una buona reputazione a livello internazionale e viene menzionata o citata spesso. Nella maggior parte dei temi la DSC ricorre al sostegno di enti specializzati al fine di offrire prestazioni di consulenza a misura del cliente. Inoltre, negli ultimi anni sono state create reti su argomenti specifici in cui i collaboratori della DSC, gli enti che offrono assistenza e in parte anche collaboratori dei partner possono scambiare opinioni ed esperienze. Tutti i temi e le relative politiche, gli strumenti, gli interlocutori ecc. sono riportati nell'Intraweb.

L'offerta di politiche tematiche, manuali, strumenti e offerte di consulenza tuttavia è divenuta molto ampia. L'adeguamento delle conoscenze alle condizioni specifiche sul posto e la descrizione di concreti esempi pratici non hanno potuto sempre aver luogo.

2507

Poiché il lavoro del personale operativo della DSC slitta verso il dialogo politico e con il partner, sono necessarie maggiori informazioni sui procedimenti e sulle metodologie. Ad aver bisogno di competenze professionali sono in primo luogo gli incaricati nazionali dei programmi, attivi presso gli uffici di coordinamento, i collaboratori dei partner che si occupano dei programmi e i collaboratori incaricati di elaborare e applicare le strategie di riduzione della povertà nei Paesi partner.

Conclusioni La standardizzazione professionale nella politica dello sviluppo si svolge attualmente a livello globale, in primo luogo nel quadro del DAC/OCSE. La DSC deve adeguarsi in futuro meglio a questo quadro.

A 2.8

Personale

La DSC computa a carico del credito quadro sulla cooperazione tecnica e l'assistenza finanziaria ai Paesi in sviluppo i costi per il personale per i settori E (cooperazione bilaterale allo sviluppo), F (settori e conoscenze professionali) e M (cooperazione multilaterale). Il messaggio 2003 disciplina il tetto massimo dei costi per il personale come segue: «L'importo totale delle spese di personale per la durata del credito di programma non potrà superare il 3,5 per cento del volume totale».

Personale

Settore E Settore F Settore M Totale Budget Quota *

2007 posti al 100%

mio. di CHF

156,5 56,4 49,3 262,2

26,8 8,4 6,7 41,9 919,8 *4,5 %

compresi i collaboratori di progetto, senza personale locale

I costi per il personale superano l'obiettivo perseguito. Il 4,5 per cento dei costi di personale nel 2007 rappresenta un termine di confronto meramente aritmetico. Ogni anno, il Parlamento apporta tagli al budget. Tuttavia, dal punto di vista della politica del personale e per ragioni amministrative non è pressoché possibile licenziare collaboratori a causa di tagli budgetari a breve termine per poi riassumerli in caso di aumento del budget. In questo modo la DSC non potrebbe fidelizzare collaboratori competenti ed esperti, né ingaggiarli. Rispetto alle previsioni della domanda di credito quadro, nel complesso il budget è stato ridotto di circa 400 milioni di franchi.

Il numero di collaboratori, invece, non ha subìto variazioni degne di nota.

2508

B B1

Fondamenti Fondamenti legali e messaggi

Leggi che fanno esplicito riferimento alla legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali (RS 974.0) ­

Legge federale del 4 ottobre 1991 concernente la partecipazione della Svizzera alle istituzioni di Bretton Woods (RS 979.1)

­

Legge federale del 19 dicembre 2003 su misure di promozione civile della pace e di rafforzamento dei diritti dell'uomo (RS 193.9)

­

Legge federale del 24 marzo 2006 sulla cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est (RS 974.1)

Ordinanze ­

Ordinanza del 12 dicembre 1977 su la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali (RS 974.01)

­

Ordinanza dell'11 maggio 1988 concernente il Corpo svizzero di aiuto umanitario (RS 172.211.31)

­

Ordinanza del 6 maggio 1992 concernente la cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est (RS 974.11)

­

Ordinanza del 24 ottobre 2001 sull'aiuto in caso di catastrofe all'estero (RS 974.03)

Messaggi ­

Messaggio del 15 maggio 1991 concernente l'adesione della Svizzera alle istituzioni di Bretton Woods

­

Messaggio del 31 maggio 1995 concernente la partecipazione della Svizzera all'aumento del capitale delle Banche interamericana, asiatica ed africana di sviluppo, nonché della Società interamericana d'investimento e dell'Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti

­

Messaggio del 20 novembre 2002 concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti di politica economica e commerciale nell'ambito della cooperazione allo sviluppo

­

Messaggio del 28 maggio 2003 sulla continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo

B2

Obiettivi di sviluppo del Millennio

Obiettivo 1: Eliminare la miseria e la fame Traguardo 1: il numero degli individui che vivono con meno di un dollaro USA al giorno deve essere ridotto della metà dal 1990 al 2015.

Traguardo 2: il numero degli esseri umani che soffrono la fame deve essere ridotto della metà dal 1990 al 2015.

2509

Obiettivo 2: Garantire l'istruzione elementare per tutti Traguardo 3: in tutto il mondo, i bambini, sia maschi sia femmine, devono avere accesso all'istruzione primaria entro il 2015.

Obiettivo 3: Promuovere la parità tra i sessi e l'autonomia della donna Traguardo 4: il trattamento discriminatorio basato sul genere deve essere eliminato nell'insegnamento primario e secondario preferibilmente entro il 2005 e nell'insegnamento in generale al più tardi entro il 2015.

Obiettivo 4: Ridurre la mortalità infantile Traguardo 5: il tasso di mortalità dei bambini di meno di 5 anni deve essere ridotto di due terzi dal 1990 al 2015.

Obiettivo 5: Migliorare la salute materna Traguardo 6: il tasso di mortalità materna deve essere ridotto di due terzi dal 1990 al 2015.

Obiettivo 6: Combattere l'HIV/Aids, la malaria e altre malattie Traguardo 7: la diffusione dell'HIV/Aids deve essere fermata e deve cominciare a regredire entro il 2015.

Traguardo 8: la diffusione della malaria e di altre malattie gravi deve essere debellata e cominciare a regredire entro il 2015.

Obiettivo 7: Garantire lo sviluppo sostenibile Traguardo 9: i principi dello sviluppo sostenibile devono essere integrati nella politica e nei programmi nazionali; si deve porre fine allo sperpero delle risorse naturali.

Traguardo 10: il numero di esseri umani che non dispone di un accesso sicuro all'acqua potabile deve essere ridotto della metà entro il 2015.

Ampliamento del Vertice mondiale per lo sviluppo sociale a Johannesburg: il numero di persone senza accesso all'assistenza sanitaria di base deve essere ridotto della metà entro il 2015.

Traguardo 11: si devono realizzare miglioramenti considerevoli nelle condizioni di vita di almeno 100 milioni di abitanti delle baraccopoli entro il 2020.

Obiettivo 8: Istituire un partenariato globale al servizio dello sviluppo Traguardo 12: deve essere potenziato un sistema commerciale e finanziario aperto, basato su regole fisse, prevedibile e non discriminatorio (deve includere l'impegno a favore di una buona gestione governativa e amministrativa, dello sviluppo e della riduzione della povertà sia a livello nazionale che internazionale).

Traguardo 13: deve essere accordata adeguata considerazione ai bisogni dei Paesi meno sviluppati (ivi compresa l'ammissione senza tasse e vincoli di contingenti di
prodotti per l'esportazione, il potenziamento dei programmi di alleggerimento dei debiti per i Paesi poveri fortemente indebitati, la cancellazione del debito bilaterale ufficiale e una più generosa assistenza ufficiale allo sviluppo per i Paesi decisi a ridurre la povertà).

2510

Traguardo 14: deve essere accordata adeguata considerazione ai bisogni dei Paesi senza sbocco sul mare e dei piccoli Paesi insulari in via di sviluppo.

Traguardo 15: i problemi d'indebitamento dei Paesi in via di sviluppo devono essere affrontati esaurientemente con provvedimenti a livello nazionale e internazionale, affinché a lunga scadenza l'indebitamento sia ridotto a proporzioni sopportabili.

Traguardo 16: posti di lavoro dignitosi e produttivi per i giovani devono essere creati in collaborazione con i Paesi in sviluppo.

Traguardo 17: i medicinali d'importanza vitale devono esser messi a disposizione a prezzi abbordabili nei Paesi in via di sviluppo, in collaborazione con l'industria farmaceutica.

Traguardo 18: i vantaggi delle nuove tecnologie, in particolare dell'informazione e delle comunicazioni, devono essere resi accessibili a tutti, in collaborazione con il settore privato.

B3

Obiettivi della Dichiarazione del Millennio

Nel settembre 2000, 189 Paesi membri delle Nazioni Unite hanno adottato la cosiddetta Dichiarazione del Millennio durante l'omonimo vertice. La Dichiarazione riassume le sfide che la comunità mondiale deve affrontare agli inizi del nuovo millennio e definisce obiettivi vincolanti per misure da prendere congiuntamente in quattro campi di attività: (1.)

pace, sicurezza, disarmo

(2.)

sviluppo, lotta contro la povertà

(3.)

protezione dell'ambiente

(4.)

diritti umani, democrazia, buona gestione dello Stato.

B4

Obiettivi della Dichiarazione di Parigi

Partecipazione propria 1.

I Paesi partner dispongono di strategie di sviluppo ­ Numero di Paesi che dispongono di strategie di sviluppo nazionali (compresi i PRS) con chiare priorità riportate in un preventivo a medio termine e computate nel bilancio pubblico annuo.

Allineamento ai partner 2.

Sistemi affidabili ­ Numero di Paesi partner con sistemi pubblici di acquisto e gestione finanziaria, che (a) si attengono ai principi di una prassi generalmente riconosciuta ed apprezzata o che (b) dispongono di programmi di riforma corrispondenti.

3.

Le prestazioni APD si basano sulle priorità nazionali dei Paesi partner ­ Percentuale delle prestazioni APD destinate al settore statale, prevista nel budget del Paese partner.

2511

4.

Potenziamento delle capacità con misure coordinate di sostegno ­ Percentuale del sostegno previsto dal donatore per il potenziamento delle infrastrutture, versato nel quadro di programmi coordinati e corrispondente alle strategie nazionali di sviluppo dei Paesi partner.

5a. Impiego dei sistemi nazionali di gestione finanziaria pubblica ­ Percentuale delle prestazioni dei donatori e della cooperazione allo sviluppo che sfruttano i sistemi corrispondenti dei Paesi partner che (a) si attengono ai principi di una prassi generalmente riconosciuta ed apprezzata o che (b) dispongono di programmi di riforma corrispondenti.

5b. Impiego dei sistemi nazionali di acquisizione ­ Percentuale delle prestazioni dei donatori e dell'APD che sfruttano i sistemi di acquisizione dei Paesi partner che (a) si attengono ai principi di una prassi generalmente riconosciuta ed apprezzata o che (b) dispongono di programmi di riforma corrispondenti.

6.

Maggiori capacità evitando strutture di applicazione parallele ­ Numero di unità parallele di svolgimento progettuale per ogni Paese.

7.

Migliore affidabilità delle prestazioni APD ­ Percentuale delle prestazioni APD che vengono versate conformemente ad un'agenda concordata nel quadro di una pianificazione annua o pluriennale.

8.

Abolizione dei vincoli di consegna ­ Percentuale delle prestazioni APD senza vincoli di consegna.

Armonizzazione 9.

Impiego di misure o procedure comuni ­ Percentuale delle prestazioni APD messe a disposizione nell'ambito di approcci programmatici.

10. Sostegno ad analisi congiunte ­ Percentuale delle (a) missioni e/o delle (b) analisi, compresi gli esami diagnostici, eseguiti congiuntamente.

Gestione in base ai risultati 11. Contesto focalizzato sui risultati ­ Numero di Paesi con un quadro trasparente, controllabile con monitoraggio, per la valutazione delle prestazioni, che rendono possibile misurare i progressi in rapporto sia (a) alle strategie nazionali di sviluppo sia (b) ai programmi settoriali.

Responsabilità reciproca 12. Obbligo reciproco di render conto ­ Numero di Paesi partner che svolgono la valutazione reciproca dei progressi nell'attuazione degli obblighi assunti riguardo all'efficacia delle misure di cooperazione allo sviluppo, compresi quelli previsti nella presente Dichiarazione.

C

Statistica, glossario e abbreviazioni

C1

Elenco DAC dei Paesi beneficiari

C2

Aiuto pubblico allo sviluppo (APD) della Svizzera 2003­2007 (pagamenti in mio. di fr.)

C3

Aiuto pubblico allo sviluppo (APD) in % del reddito nazionale lordo della

2512

Svizzera e dei Paesi membri del DAC 2007 C4

Flussi finanziari dalla Svizzera verso i Paesi in sviluppo

C5

DSC: cooperazione bilaterale allo sviluppo in base al credito quadro per la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario 2003­2007 (pagamenti in mio. di fr.)

C6

DSC: cooperazione multilaterale allo sviluppo in base al credito quadro per la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario 2003­2007 (pagamenti in mio. di fr.)

C7

Obblighi derivanti dal decimo credito quadro per la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario 2004­2007 (in mio. di fr.)

C8

DSC: aiuto bilaterale allo sviluppo. Sintesi 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

C9

Paesi prioritari per la DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

C 10

Programmi speciali della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

C 11

Programmi temporanei della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

C 12

Programmi regionali della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

C 13

Mandati tecnici (pagamenti in mio. di fr.)

C 14

Contributi della DSC ad ONG svizzere nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

C 15

Glossario

C 16

Abbreviazioni

C1

Elenco DAC dei Paesi beneficiari

(Effective from 2006 for reporting on flows in 2006 and 2007) Least Developed Countries

Afghanistan Angola Bangladesh Benin Bhutan Burkina Faso Burundi Cambodia Cape Verde Central African Rep.

Chad Comoros Congo, Dem. Rep.

Djibouti

Other Low Income Countries

Lower Middle Income Countries and Territories

Upper Middle Income Countries and Territories

(per capita GNI <$825 in 2004)

(per capita GNI $826­$3255 in 2004)

(per capita GNI $3256­$10 065 in 2004)

Cameroon Congo, Rep.

Côte d'Ivoire Ghana India Kenya Korea, Dem. Rep.

Kyrgyz Rep.

Moldova Mongolia Nicaragua Nigeria Pakistan Papua New Guinea

Albania Algeria Armenia Azerbaijan Belarus Bolivia Bosnia and Herzegovina

* Anguilla Antigua and Barbuda Argentina Barbados Belize Botswana Chile Cook Islands Costa Rica Croatia Dominica Gabon Grenada Lebanon

Brazil China Colombia Cuba Dominican Republic Ecuador

2513

Least Developed Countries

Equatorial Guinea Eritrea Ethiopia Gambia Guinea Guinea-Bissau Haiti Kiribati Laos Lesotho Liberia Madagascar Malawi Maldives Mali Mauritania Mozambique Myanmar Nepal Niger Rwanda Samoa Sao Tome & Principe Senegal Sierra Leone Solomon Islands Somalia Sudan Tanzania Timor-Leste Togo Tuvalu Uganda Vanuatu Yemen Zambia

2514

Other Low Income Countries

Lower Middle Income Countries and Territories

Upper Middle Income Countries and Territories

(per capita GNI <$825 in 2004)

(per capita GNI $826­$3255 in 2004)

(per capita GNI $3256­$10 065 in 2004)

Tajikistan Uzbekistan Viet Nam Zimbabwe

Egypt El Salvador Fiji Georgia Guatemala Guyana Honduras Indonesia Iran Iraq Jamaica Jordan Kazakhstan Macedonia, Former Yougoslav Republic of

Libya Malaysia Mauritius * Mayotte Mexico * Montserrat Nauru Oman Palau Panama Saudi Arabia1 Seychelles South Africa * St. Helena St. Kitts-Nevis St. Lucia St. Vincent & Grenadines Trinidad & Tobago

Marshall Islands Micronesia, Fed. States Montenegro Morocco Namibia Niue Palestinian Adm. Areas Paraguay Peru Philippines Serbia Sri Lanka Suriname Swaziland Syria Thailand * Tokelau Tonga

Turkey * Turks & Caicos Islands Uruguay Venezuela

Least Developed Countries

Other Low Income Countries

Lower Middle Income Countries and Territories

Upper Middle Income Countries and Territories

(per capita GNI <$825 in 2004)

(per capita GNI $826­$3255 in 2004)

(per capita GNI $3256­$10 065 in 2004)

Tunisia Turkmenistan Ukraine * Wallis & Futuna * 1

Territory.

Saudi Arabia passed the high income country threshold in 2004. In accordance with the DAC rules for revision of this List, it will graduate from the List in 2008 if it remains a high income country in 2005 and 2006.

As of November 2006, the Heavily Indebted Poor Countries (HIPC) are: Benin, Bolivia, Burkina Faso, Burundi, Cameroon, Central African Republic, Chad, Comores, Congo (Dem. Rep.), Congo (Rep.), Côte d'Ivoire, Eritrea, Ethiopia, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Guyana, Haiti, Honduras, Kyrgyz Republic, Liberia, Madagascar, Malawi, Mali, Mauritania, Mozambique, Nepal, Nicaragua, Niger, Rwanda, São Tomé and Príncipe, Senegal, Sierra Leone, Somalia, Sudan, Tanzania, Togo, Uganda and Zambia.

C2

Aiuto pubblico allo sviluppo (APD) della Svizzera 2003­2007 (pagamenti in mio. di fr.)

Confederazione Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) Aiuto umanitario Cooperazione allo sviluppo Cooperazione con l'Europa dell'Est e la CSI Segreteria di Stato dell'economia (SECO) Cooperazione allo sviluppo Cooperazione con l'Europa dell'Est e la CSI Misure di sdebitamento (Club di Parigi) Ufficio federale della migrazione (UFM) Divisione politica IV e Direzione del diritto internazionale pubblico (DFAE) Dip. federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS) Altri uffici federali Cantoni e Comuni a) Totale APD in % del RNL b)

2003 1'717,9

2004 1'887,3

2005 2'167,7

2006 2'029,6

2007 1'981,6

1'272,5

1'251,3

1'307,0

1'348,2

1'343,2

263,2 938,9 70,4 257,4 165,2 52,2 40,0 48,6

269,9 908,2 73,2 241,7 166,9 64,5 10,2 256,1

296,8 927,4 82,8 500,8 154,5 67,7 278,6 178,7

295,0 962,0 91,1 337,1 154,3 60,1 122,7 179,7

279,8 976,9 86,4 262,4 149,9 42,0 70,5 192,2

31,1

36,3

48,5

49,3

55,7

41,4

38,6

66,7

61,1

60,5

66,9 30,1 1'748,0 0,37

63,4 33,7 1'921,1 0,40

65,9 39,5 2'207,2 0,44

54,2 33,7 2'063,3 0,39

67,6 35,0 2'016,6 0,37

a) Cifre provvisorie per il 2007 b) Cifre definitive del reddito nazionale lordo (RNL) fino al 2004, provvisorie per il 2005 e il 2006 (Ufficio federale di statistica). Per il 2007: stime dell'Amministrazione federale delle finanze (gennaio 2008)

2515

C3

Aiuto pubblico allo sviluppo (APD) in % del reddito nazionale lordo (RNL) della Svizzera e dei Paesi membri del DAC 2007

Fonte: OCSE, 4 aprile 2008

2516

1,14

272,0

0,27

-1'076

844

1'426

1'194

0,060

-0,25

-1'850

-243

988

-1'104

0,072

319,3

0,34

23,0

156,9

181,7

1'175,4

1'514,0

1'537,0

2001

0,15

-32

-207

920

682

0,067

298,2

0,33

25,0

152,8

234,5

1'050,1

1'437,4

1'462,4

2002

0,30

-798

99

2'141

1'415

0,073

339,8

0,37

30,1

228,0

217,4

1'272,5

1'717,9

1'748,0

2003

-0,12

-1'200

305

339

-566

0,067

321,9

0,40

33,7

404,6

231,4

1'251,3

1'887,3

1'921,1

2004

1,49

-900

-739

9'283

7'474

0,083

413,6

0,44

39,5

638,4

222,2

1'307,0

2'167,7

2'207,2

2005

2,19

-300

-530

12'533

11'580

0,096

507,5

0,39

33,7

467,0

214,4

1'348,2

2'029,6

2'063,3

2006

0,37

35,0

446,5

191,9

1'343,2

1'981,6

2'016,6

2007

Fonte: DSC, stato 7.3.2008

1) Donazioni private delle ONG svizzere 2) Contributi privati ai Paesi in sviluppo. Ne fanno parte le prestazioni seguenti, fornite dal settore privato alle usuali condizioni di mercato: - investimenti diretti: esportazione di capitali sotto forma di acquisizioni e costituzioni di imprese in Paesi in sviluppo o partecipazione strategica a imprese in detti Paesi, compresi i proventi reinvestiti; dati aggiornati retroattivamente dalla BNS su due anni (2004 definitivi; 2005 e 2006 provvisori; 2007 non ancora disponibili); - crediti all'esportazione: variazioni nette di crediti per il finanziamento a medio e a lungo termine di esportazioni in Paesi in sviluppo; tali crediti sono garantiti dall'ufficio per la garanzia dei rischi delle esportazioni (GRE) al fine di assicurare i crediti per le esportazioni; - investimenti di portafoglio: acquisto e retrocessione di prestiti, rimborsi e titoli, emessi originariamente da organizzazioni per lo sviluppo sul mercato svizzero dei capitali. Tale importo comprende le registrazioni di contropratita per misure di sdebitamento conformemente alle direttive DAC.

in % del RNL

-

1'924

Crediti all'esportazione

Investimenti di portafoglio

2'931

Investimenti diretti

Totale, in milioni di franchi

4'855

in % del RNL

Contributi del settore privato alle condizioni di mercato 2)

275,5 0,065

Totale, in milioni di franchi

Aiuto privato allo sviluppo 1)

0,34

22,3

0,34

22,6

in % del reddito nazionale lordo (RNL)

Cantoni/Comuni

169,0

177,6

Altri uffici

195,6

1'123,9

148,1

1'117,3

DSC

1'488,6

1'510,9

2000

SECO WE

1'443,1

1'465,6

Confederazione

Totale, in milioni di franchi

1999

Flussi finanziari dalla Svizzera verso i Paesi in sviluppo

Aiuto pubblico allo sviluppo (APD)

C4

..

..

2517

C5

DSC: cooperazione bilaterale allo sviluppo in base al credito quadro per la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario 2003­2007 (pagamenti in mio. di fr.)

Africa Paesi e regioni prioritari Mozambico Tanzania Burkina Faso Mali Ciad Niger Benin Programmi speciali Sudafrica/Africa del Sud Ruanda/Grandi Laghi Madagascar Altri Paesi e regioni

America Latina Paesi e regioni prioritari America centrale/Nicaragua Bolivia Perù Ecuador Programmi speciali Cuba Altri Paesi e regioni

Asia Paesi e regioni prioritari Vietnam/Mekong Bangladesh India Nepal Pakistan Bhutan Programmi speciali Gaza e Cisgiordania Afghanistan Mongolia Corea del Nord Altri Paesi e regioni

Non attribuiti geograficamente Contributi a programmi di ONG svizzere

TOTALE

2518

2003 139,9

2004 137,8

2005 144,3

2006 134,5

2007 136,0

14,8 21,1 16,9 9,3 10,1 9,4 8,0

17,0 17,3 12,8 8,5 11,3 8,6 10,0

14,6 16,7 13,3 12,9 11,0 11,2 8,6

14,0 17,4 13,4 8,7 9,9 10,4 10,2

16,4 15,6 11,8 11,2 10,7 10,3 8,7

8,4 7,5 4,2 30,3

8,3 8,5 5,3 30,3

20,4 9,0 6,5 20,2

17,8 9,7 7,2 15,8

13,8 13,4 6,2 17,9

64,8

63,3

61,9

61,7

62,8

18,9 15,1 12,6 7,5

21,2 13,9 11,7 7,0

20,5 14,3 11,6 8,2

20,3 11,4 11,5 8,9

21,3 12,9 9,3 7,6

3,3 7,5

2,4 7,1

2,0 5,3

2,4 7,2

3,5 8,2

134,1

136,7

137,8

146,1

150,7

18,3 12,9 27,1 17,8 16,5 6,7

19,1 12,0 27,3 17,6 13,2 5,5

22,7 11,6 25,5 17,2 15,3 5,4

22,8 15,3 21,1 17,8 14,1 6,2

23,4 20,7 17,1 16,8 14,7 5,2

9,9 3,9 0,6 4,1 16,3

9,9 8,9 1,8 4,1 17,3

10,0 8,7 2,6 4,5 14,4

12,7 11,7 4,0 4,7 15,7

15,3 14,6 5,8 3,6 13,5

133,6 60,3

136,8 60,8

133,4 59,7

138,7 61,7

131,3 60,3

532,7

535,5

537,2

542,8

541,0

C6

DSC: cooperazione multilaterale allo sviluppo in base al credito quadro per la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario 2003­2007 (pagamenti in mio. di fr.)

Organisations of United Nations

2003

2004

2005

2006

2007

99,4

92,8

100,3

101,1

101,2

6,4 4,0

0,0 4,2

7,0 4,2

7,6 4,4

7,7 4,4

IFAD ONUSIDA UNDP

International Fund for Agricultural Development UN Programme on HIV/AIDS United Nations Development Programme

52,0

52,0

52,0

52,0

52,0

UNFPA

United Nations Population Fund United Nations Children's Fund

12,5

12,4

12,5

12,5

12,5

UNICEF UNIFEM UNV

United Nations Development Fund for Women United Nations Volunteers

18,0 0,9

17,9 0,9

18,0 1,0

18,0 1,0

18,0 1,0

WHO

World Health Organisation

International Financing Institutions AfDF

Ordinary Capital and African Development Fund (AfDB Special Funds)

AsDB IDA

Ordinary Capital and Asian Development Fund International Development Association

IDB-FSO

Inter-American Development Bank (Special Fund)

Other multilateral institutions

0,6

0,6

0,6

0,6

0,6

5,0 184,61

4,9 219,17

5,0 216,23

5,0 228,51

5,0 251,97

48,2

45,0

42,0

54,0

59,4

10,0

16,6

20,2

15,5

15,0

123,0

147,0

153,0

159,0

177,6

3,4 20,5

10,5 18,6

1,0 21,1

22,6

23,2

CABI

CAB International

0,1

0,1

0,1

0,1

0,1

CCD

Convention to Combat Desertification

0,3

0,4

0,4

0,5

0,5

CGIAR

Consultative Group on International Agricultural Research Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria

10,8

11,5

12,0

12,0

12,0

GFATM

6,6

3,0

5,0

6,0

7,0

ICDDR, B

Centre for Health and Population Research

1,1

1,4

1,3

1,3

1,3

IDEA

International Institute for Democracy and Electoral Assistance International Institute for Educational Planning

1,0

1,0

1,0

1,0

1,0

0,4

0,4

0,4

0,4

0,4

IIEP IUCN

Total

International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources (World Conservation Union)

0,3

304,5

0,8

330,5

1,0

337,6

1,3

352,2

1,0

376,4

Nota: La partecipazione della Svizzera alle banche per lo sviluppo è una mansione comune della DSC e della SECO. I relativi mezzi sono compresi nel budget della DSC.

2519

C7

Obblighi derivanti dal decimo credito quadro per la cooperazione tecnica e l'aiuto finanziario 2004­2007 (in mio. di fr.)

Impegni previsti secondo il messaggio 2003

Programmi bilaterali di cooperazione tecnica e aiuto finanziario Asia/ Vicino Oriente Africa America latina Programmi settoriali/ambientali globali Contributi ai programmi di ONG Altre misure bilaterali II Contributi a istituzioni e programmi multilaterali

%

Stato degli impegni a fine 2007

I

a. ONU b. Banca mondiale (IDA) c. Banche regionali di sviluppo: fondi d. Altre istituzioni e programmi multilaterali TOTALE

2520

2'464 740 740 296 306 247 135

56% 30%

1'936 600 1'060 240 36 4'400

44% 31%

30% 12% 12% 10% 5%

55% 12% 2% 100%

2'144 553 538 241 236 249 327

63% 26%

1'256 341 582 255 78 3'401

37% 27%

25% 11% 11% 12% 15%

46% 20% 6% 100%

25,25 4,14 2,19 3,24 8,36

0,31 43,49

24,48 7,75 0,30 1,94 4,88

0,14 39,50

Educazione

0,97 24,12

16,99 0,62 1,17 2,38 1,98

Acqua

1,29 65,48

27,74 13,53 2,35 10,36 10,21

Agricoltura/ Selvicoltura

2,73 73,47

28,80 13,48 5,24 8,01 15,22

Governance

DSC

0,63 23,16

17,3 1,66 1,94 0,31 1,32

1,02 21,92

12,30 1,55 0,10 4,06 2,90

Infrastruttura e Sviluppo Socialità economico

61,77 57,81 542,84

61,77 50,71 251,71

211,09 63,19 18,45 49,61 80,91

58,23 20,47 5,17 19,32 36,04

Multisettoriale TOTALE e Generale DSC

2521

Spiegazioni: Fonte dei dati: Aiuto svizzero allo sviluppo, Statistica 2006. Dati aggregati come segue: categorie 1 e 2 ai sensi del messaggio 03.040 del 28 maggio 2003, FF 2003 4001, 4054 e segg. (per i dettagli cfr. le tavole C9 e C10); categoria 2 «Programmi straordinari» comprende «Possibili Paesi futuri» (ai sensi del messaggio 03.040 del 28 maggio 2003); categoria 3: compilazione ad hoc (per i dettagli cfr. la tavola C11); categoria 4: programmi regionali ai sensi della suddivisione nella statistica 2006 (per i dettagli cfr. la tavola C12); categoria 5: compilazione ad hoc: incarichi ad organizzazioni internazionali e a università e opere assistenziali svizzere che non possono essere classificate geograficamente (per i dettagli cfr. la tavola C13); categoria 7: costi d'esercizio e di personale DSC dal credito quadro (personale DSC, junior professional officials, secondments, tirocinanti, informazioni, sicurezza, burotica, costi per trasporto e corriere per gli uffici di coordinamento, documentazione e biblioteca ecc.); settori della DSC: conformemente al rapporto annuale DSC/SECO.

Paesi prioritari Programmi speciali Programmi temporanei Programmi regionali Mandati tecnici Contributi a programmi di ONG 6 svizzere 7 Costi d'esercizio TOTALE

1 2 3 4 5

Popolazione

Settori DSC Salute e

DSC: aiuto bilaterale allo sviluppo. Sintesi 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

Categorie

C8

Paesi Benin Burkina Faso Mali Mozambico Niger Tanzania Ciad Bolivia Ecuador America centrale/Nicaragua Perù Bangladesh Bhutan India Nepal Pakistan Vietnam

DSC

24,48

25,25

16,99

27,74

28,80

2522

17,30

1,61 0,04

0,98

2,57 1,26 0,61 1,29 1,47

1,42 0,33 0,78 -0,06

12,30

EducaAgricoltura/ Infrastruttura e Sviluppo Settori Salute e Acqua Governance Selvicoltura Socialità economico DSC Popolazione zione 4,15 0,80 0,11 0,25 0,84 0,06 4,47 1,07 0,85 1,00 1,39 1,89 1,19 1,15 1,33 -0,87 8,52 0,02 3,26 2,27 0,58 0,16 0,05 0,90 0,52 1,46 0,51 0,69 8,23 0,13 1,97 2,53 0,21 4,43 1,11 1,85 1,04 0,51 4,80 0,11 0,71 2,46 0,96 0,03 0,23 3,95 2,94 0,48 1,07 1,18 0,71 1,08 0,34 2,61 0,08 4,30 0,87 1,01 0,57 0,47 0,02 3,32 2,07 0,10 0,64 -0,06 5,42 2,82 4,45 2,57 0,65 1,93 3,44 1,89 6,14 0,37 0,89 5,05 0,01 0,45 0,33 4,10 2,39

Paesi prioritari della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

Spiegazioni: Fonte dei dati: Aiuto svizzero allo sviluppo, Statistica 2006.

Paesi prioritari ai sensi del messaggio 03.040 del 28 maggio 2003.

America centrale/Nicaragua comprende i Paesi: Nicaragua, Honduras, El Salvador, Costa Rica e Guatemala.

Settori della DSC: ai sensi del rapporto annuale DSC/SECO.

Tipo di presenza della DSC: ufficio di coordinamento.

TOTALE

Asia

America

Africa

C9

58,23

211,09

Multisettoriale e Totale Generale DSC 10,24 2,68 13,39 5,61 8,66 1,80 13,96 -0,80 10,43 6,30 17,44 4,59 9,90 2,31 11,36 2,33 8,91 3,50 9,14 -0,16 11,49 4,20 15,32 6,63 6,20 0,05 21,06 4,87 17,82 3,77 14,05 6,13 11,73 4,42

Sudafrica Rep. Democratica del Congo Madagascar Ruanda/Grandi Laghi Cuba Haiti Afghanistan Cambogia Corea del Nord Laos Mongolia Gaza e Cisgiordania

Paesi

2,01 7,75

0,28 2,54

0,04 2,57

0,32

Settori DSC Salute e Popolazione

0,04

0,62

0,08 0,47 4,14

0,50

0,03 0,02 0,03 0,01

Acqua

0,01

1,88

0,03

1,65 0,02

Educazione

0,01 6,10 0,02 0,10

2,35 3,22 1,59 0,14 13,53

Agricoltura/ Selvicoltura

DSC

0,00 4,03 0,03 0,62 0,66 0,12 2,42 13,48

0,53 4,23

0,83

Governance

Programmi speciali della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

0,06 0,81 1,66

0,10 0,01 0,16

0,00

0,48 0,01 0,02

Infrastruttura e Sociale

Sviluppo economico

Spiegazioni: Fonte dei dati: Aiuto svizzero allo sviluppo, Statistica 2006.

Programmi speciali ai sensi del messaggio 03.040 del 28 maggio 2003, FF 2003 4001, 4054 segg. («possibili Paesi futuri» inclusi).

Ruanda/Grandi Laghi comprende il Burundi e la Repubblica democratica del Congo.

Settori della DSC: ai sensi del rapporto annuale DSC/SECO.

Tipo di presenza della DSC: ufficio di coordinamento.

TOTALE

Asia

America

Africa

C 10

0,76 0,04 0,09 0,47 1,55

0,19

2,12 6,43 20,47

0,53 1,25 2,35 0,36 5,23 0,11 0,79

1,31

2523

4,62 0,07 7,25 8,11 2,45 0,86 11,71 2,69 4,73 3,92 4,05 12,74 63,19

Multisettoriale Totale e Generale DSC

C 11

Programmi temporanei della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

Paesi Camerun Costa d'Avorio Egitto Kenya Lesotho Liberia Marocco Senegal Sudan Tunisia America Argentina Brasile Cile Colombia Messico Asia Azerbaigian Cina Indonesia Iraq Israele Giordania Kirghizistan Libano Filippine Sri Lanka Siria Timor-Est Programmi minori della DSC TOTALE Africa

DSC 0,38 0,53 0,66 0,25 0,49 0,33 0,74 3,44 0,30 0,17 0,11 0,14 0,43 0,48 0,10 0,25 2,28 0,72 1,16 1,53 0,27 0,11 0,24 0,52 0,83 0,73 0,66 0,61 18,45

Spiegazioni: Fonte dei dati: Aiuto svizzero allo sviluppo, Statistica 2006. Dati aggregati in base al volume finanziario.

Programmi temporanei: volume finanziario superiore a 100 000 franchi.

Programmi minori: volume finanziario inferiore a 100 000 franchi.

Programmi minori della DSC nei Paesi seguenti: Algeria, Capo Verde, Etiopia, Ghana, Nigeria, Somalia, Zambia, Zimbabwe, Repubblica Dominicana, Paraguay, Uruguay, Venezuela, Iran, Malaysia, Myanmar (Birmania), Thailandia, Papua-Nuova Guinea.

Tipo di presenza della DSC: coordinamento da parte di ambasciate e di uffici di collegamento umanitario.

L'elenco dei singoli progetti è riportato nell'opuscolo «Aiuto svizzero allo sviluppo», Statistica 2006.

2524

1,88 0,00 0,01 0,05 1,94

2,60 0,56 0,06 0,01 3,24

Educazione

1,33 0,71 0,26 0,09 2,38

Acqua

3,05 4,61 2,57 0,14 10,36

Agricoltura/ Selvicoltura

5,69 1,98 0,34 0,01 8,01

Governance

0,18 0,01 0,02 0,10 0,31

Infrastruttura e Socialità

4,06

0,24 3,70 0,12

Sviluppo economico

Spiegazioni: Fonte dei dati: Aiuto svizzero allo sviluppo, Statistica 2006.

Tipo di presenza della DSC nel 2006: i programmi regionali sono svolti dagli uffici di coordinamento dei Paesi prioritari.

L'elenco dei singoli progetti è riportato nell'opuscolo «Aiuto svizzero allo sviluppo», Statistica 2006.

Africa, regionale America, regionale Asia, regionale Europa, generale TOTALE

Settori Salute e Popolazione

DSC

Programmi regionali della DSC nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

Continenti

C 12

7,71 4,25 6,87 0,49 19,32

Multisettoriale e Generale

2525

22,68 15,81 10,24 0,88 49,61

Totale DSC

C 13

Mandati tecnici (pagamenti in mio. di fr.)

Mandati tecnici Contributi a università/Istituti di ricerca svizzeri

NCCR North-South - Research Partnerships PF ricerca e formazione IUED / IUHEI Isituto tropicale svizzero Uni Berna, Center Development Environment Uni Friburgo Istituto di federalismo Fondo nazionale svizzero Altri istituti universitari

Totale università/Istituti di ricerca svizzeri Contributi a organizzazioni internazionali per Diverse agenzie ONU la realizzazione di programmi specifici scelti ONG internazionali Istituti nel settore della ricerca agricola dalla Svizzera GKP Global Knowledge Partnership Banca mondiale Altre organizzazioni internazionali Totale dei contributi a organizzazioni internazionali Mandati per perizie e attività di formazione conferiti a ONG svizzere (v. tabella C15) Totale dei contributi a ONG svizzere TOTALE

2006 4,60 4,39 3,64 1,55 1,23 0,92 0,80 4,18 21,31 13,93 5,54 5,20 2,39 1,45 6,34 34,86 24,74

24,74 80,91

Spiegazioni: Fonte dei dati: Servizio statistico DSC.

L'elenco comprende solo mandati che non possono essere classificati geograficamente. I mandati specifici sono suddivisi in zone geografiche.

Organizzazioni ONU: Office of the United Nations High Commissioner for Human Rights (OHCHR), Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura (UNESCO), Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura (FAO), Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (PSNU), Istituto delle Nazioni Unite per la formazione e la ricerca (UNITAR), United Nations Departement of Economic and Social Affairs (UNDESA), Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale (UNIDO), United Nations Development Group Office (UNDGO), organizzazione delle Nazioni Unite per la lotta contro la povertà in zone rurali (IFAD), UN Volontaires (UNV), Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA), Global Compact (UNGC), Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNICEF), Programma delle Nazioni Unite contro l'HIV/AIDS (ONUAIDS), Fondo delle Nazioni Unite per lo sviluppo del capitale (UNCDF).

ONG internazionali: Fédération internationale pour le planning familial (IPPF), South Centre (Organisation des pays en développement), Conférence des Organisations Non Gouvernementales (CONGO), International Institute for Environment and Development/London (IIED) Istituti internazionali di ricerca agricola: CAB International (CABI Consultative Group on International Agricultural Research (CGIAR), Centre internationale de recherche agricole (ICRA), Global Crop Diversity Trust.

Altre organizzazioni internazionali: Women's World Banking (WWB), Partenariato globale per l'acqua, International Institute for Democracy and Electoral Assistance (IDEA), Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economici (OCSE), Organisation internationale de la Francophonie (OIF), Union internationale pour la protection de la nature et les ressouces naturelles (UICN), Union internationale contre la tuberculose et les maladies respiratoires (UICT).

2526

C 14

Contributi della DSC a ONG svizzere nel 2006 (pagamenti in mio. di fr.)

Nomi delle ONG svizzere

Contributi a programmi delle ONG

Helvetas Swissaid Swisscontact Fédération genevoise de coopération (FGC) Pain pour le prochain Caritas Svizzera Aiuto delle Chiese evangeliche Svizzere (HEKS) Croce Rossa Svizzera Sacrificio Quaresimale Interteam Terre des Hommes, Losanna Centre d'information, de conseil et de formation (CINFO) Soccorso operaio svizzero (SOS) E-Changer Fondazione Villaggio Pestalozzi per bambini Missionari di Betlemme Immensee BB Die Brücke - CECOTRET FEDEVACO Fédération Vaudoise De Coopération SolidarMed Terre des Hommes Svizzera Programma di volontari UNITE Intercooperation ONG_CH ONG Svizzera Fondazione Kantha Bopha Medici senza frontiere (MSF) AGRIDEA Pro Helvetia Altre ONG svizzere Fondazione Educazione e Sviluppo IAMANEH IAMANEH Svizzera CEAS Centro Ecologico Albert Schweitzer (NE) CO-OPERAID Cooperaid Fondazione Vivamos Mejor PWST / PEZA Fondazione Pestalozzi nel mondo REHASWISS Fondazione STEP per un commercio di tappeti equo, Berna Veterianri senza frontiere Svizzera (VSF) MCP Movimento cristiano per la pace Associazione Pro Pomasqui CBM Christoffel Blindenmission AMCA Associazione per l'aiuto medico al Centro America Tibet Institute EcoSolidar AJA Association Jura-Afrique Tear Fund Schweiz CPA Fondation CPA Associazione di Sostegno a FODEI Förderverein Berufsausbildungsprojekte in Myanmar Verein Hand für Afrika CSS Medico International Svizzera Lega polmonare svizzera Fondation Suisse-Madagascar (TI-Lugano) Associazione Bolivia-Ticino Manna Schweizer-Vereinigung Hilfswerk Brasilien Salesiani Verein Grünwerk (v. tavola C8) TOTALE di cui: mandati per incarichi operativi nella (v. tavole C9 - C12) ripartizione geografica compresi di cui: mandati per perizie e attività di formazione (v. tavola C13) nella ripartizione geografica non compresi

9,98 5,90 4,90 4,58 4,22 4,20 3,80 3,40 3,20 2,54 2,50 2,49 2,40 1,78 1,65 0,98 0,75 0,74 0,69 0,66 0,40 61,77

Mandati specifici conferiti alle ONG 22,51 0,37 11,53 0,02 0,16 0,00 0,50 0,14 -1,12 2,41 0,14 1,25 2,49 32,17 14,78 2,54 0,80 0,52 0,48 0,35 0,33 0,32 0,26 0,24 0,16 0,15 0,15 0,14 0,12 0,12 0,10 0,10 0,08 0,08 0,08 0,07 0,06 0,05 0,05 0,05 0,05 0,04 0,04 0,04 0,03 0,02 0,02 0,01 94,97 70,23

TOTALE 32,49 6,27 16,43 4,58 4,24 4,20 3,96 3,40 3,70 2,54 2,64 1,36 4,81 1,78 1,65 0,98 0,75 0,74 0,83 1,91 2,89 32,17 14,78 2,54 0,80 0,52 0,48 0,35 0,33 0,32 0,26 0,24 0,16 0,15 0,15 0,14 0,12 0,12 0,10 0,10 0,08 0,08 0,08 0,07 0,06 0,05 0,05 0,05 0,05 0,04 0,04 0,04 0,03 0,02 0,02 0,01 156,74

24,74

2527

C 15

Glossario

Allineamento (Alignment)

Il fine dell'allineamento è conformare il sostegno dei Paesi donatori alle strategie di sviluppo nazionale, alle istituzioni e alle procedure dei Paesi partner.

Armonizzazione Il fine dell'armonizzazione è migliorare il coordinamento delle attività dei Paesi donatori e renderle più trasparenti permettendo una maggiore efficacia.

Banca mondiale

Il gruppo della Banca mondiale comprende le organizzazioni seguenti: ­ IBRD International Bank for Reconstruction & Development (www.worldbank.org/ibrd); ­ IDA International Development Association (www.worldbank.org/ida) ­ IFC International Finance Corporation (www.ifc.org); ­ MIGA Multilateral Investment Guarantee Agency (www.miga.org); ­ ICSID International Centre for Settlement of Investment Disputes (www.worldbank.org/icsid)

Beni I beni pubblici mondiali sono beni di pubblico dominio, ovveropubblici mondiali beni che appartengono a tutti gli esseri umani e di cui devono poter profittare anche le generazioni future. Il termine comprende (Global Public le ricchezze naturali comuni (clima, ozono stratosferico), le Goods) ricchezze comuni prodotte dall'uomo (norme e principi universali quali i diritti dell'uomo e il sapere) e le condizioni socioeconomiche mondiali (pace, sanità, stabilità economica, libero scambio, giustizia sociale, sostenibilità).

Istituzioni di Bretton Woods: ne fanno parte il Fondo monetario BWI internazionale e il gruppo della Banca mondiale.

DAC

In quanto organo parziale dell'OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), il Comitato di aiuto allo sviluppo (Development Assistance Committee, www.oecd.org/dac) sorveglia regolarmente gli sforzi dei Paesi industrializzati nell'ambito della cooperazione allo sviluppo.

Dichiarazione di La Dichiarazione di Parigi sull'efficacia degli aiuti (www.oecd.org/dataoecd/11/41/34428351.pdf) è una convenzioParigi (Paris Declara- ne internazionale che impegna i Paesi donatori e i partner a tion on Aid Effec- migliorare l'efficacia della cooperazione allo sviluppo per permettere una crescita sostanziale. La Dichiarazione di Parigi tiveness) presenta un programma pratico per aumentare l'efficacia e l'incidenza della cooperazione allo sviluppo. I 56 impegni di partenariato sono articolati su 5 aspetti operativi: partecipazione (ownership) del Paese partner; allineamento dei donatori al quadro di sviluppo nazionale dei singoli Paesi; armonizzazione delle iniziative dei donatori; gestione in base ai risultati e responsabilità reciproca di donatori e partner per quanto riguarda i risultati.

2528

G-8

Gruppo degli 8 Paesi più industrializzati, ovvero Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada e Russia.

G-20

Gruppo dei 20 più importanti Paesi industrializzati o emergenti, ovvero Stati Uniti, Giappone, Germania, Gran Bretagna, Francia, Cina, Italia, Spagna, Canada, Messico, India, Corea del Sud, Brasile, Australia, Russia, Turchia, Indonesia, Arabia Saudita, Africa del Sud, Argentina.

Global Compact Il Global Compact dell'ONU è un accordo mondiale su base volontaria tra imprese private e l'ONU, voluto nel 1999 dall'allora segretario generale Kofi Annan. Aderendovi, i membri si impegnano a rispettare i principi dei diritti dell'uomo e del diritto del lavoro nonché gli standard minimi sociali ed ecologici.

Globalizzazione

Tendenza al costante incremento dei legami e delle interdipendenze tra Paesi, economie e individui in ragione del rapido aumento del volume degli scambi commerciali e finanziari e della sempre maggiore velocità dei trasporti e dei mezzi di comunicazione.

IFI

Istituti finanziari internazionali: ne fanno parte il Fondo monetario internazionale, (ww.iwf.org), il gruppo della Banca mondiale (www.worldbank.org), le banche regionali di sviluppo (www.adb.org, www.iadb.org, ww.afdb.org) come pure il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo ­ FISA (www.ifad.org).

MDG

Millenium Development Goals/Obiettivi di sviluppo del Millennio; anche obiettivi internazionali di sviluppo.

Obiettivi internazionali per lo sviluppo riconosciuti dai principali attori (G-8, ONU, Banca mondiale ecc.) e che la comunità internazionale si è prefissa di raggiungere entro il 2015.

Gli obiettivi di sviluppo del Millennio (www.paris21.org/betterworld/goals.htm) o Millenium Development Goals (www.developmentgoals.org /) sono elencati nell'Allegato B2.

ODA/APD

Official Development Aid/Aiuto pubblico allo sviluppo Secondo la definizione dell'OCSE, sono considerati aiuto pubblico allo sviluppo tutti i contributi ­ che provengono da organi pubblici (Confederazione, Cantoni, Comuni); ­ che tengono conto della situazione dei beneficiari (donazioni o prestiti a condizioni favorevoli); ­ il cui obiettivo prioritario è lo sviluppo economico e sociale; ­ che sono destinati a Paesi e regioni figuranti sulla lista dei Paesi in sviluppo dell'OCSE.

2529

Peer Review

2530

Ogni 4 anni i Paesi OCSE/DAC esaminano la situazione di uno dei 23 membri al fine di stabilire in che misura la politica dello sviluppo, le strategie e le attività soddisfano gli standard definiti dal DAC. Ne risulta un rapporto con critiche costruttive e raccomandazioni sulla politica dello sviluppo, sul volume, sulle istituzioni e sulle misure adottate.

C 16 AfDB AfDF APD AsDB BWI CCA CEDAW DAC DDPS FMI GAVI GFATM HIPC TIC ICT4D IDA IDB IFAD IFC IFF IFFIm IFI IHEID CISCI LDC

Abbreviazioni African Development Bank African Development Fund Official Development Aid (ODA) Asian Development Bank Bretton Woods Institutions Common Country Assessment (UNO) Convention on the Elimination of All Forms of Discrimination Against Women Development Assistance Committee

Banca africana di sviluppo Fondo africano di sviluppo Aiuto pubblico allo sviluppo Banca asiatica di sviluppo Istituzioni di Bretton Woods Diagnosi comune per Paese (ONU) Convenzione sull'eliminazione di ogni forma di discriminazione nei confronti della donna Comitato di aiuto allo sviluppo

Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport International Monetary Fund IMF Fondo monetario internazionale Global Alliance for Vaccines and Alleanza mondiale per i vaccini e la Immunisation vaccinazione Global Fund to fight Aids, Fondo globale per la lotta contro Tuberculosis and Malaria Aids, tubercolosi e malaria Heavily Indebted Poor Country Paesi poveri fortemente indebitati Information and Communication Tecnologie dell'informazione e Technologies della comunicazione, TIC Information and Communication Tecnologie dell'Informazione e Technologies for Development della Comunicazione per lo sviluppo International Development Associazione internazionale per lo Association sviluppo Interamerican Development Bank Banca interamericana di Sviluppo, BIS International Fund for Agricultural Fondo internazionale di sviluppo Development agricolo International Finance Corporation Società finanziaria internazionale International Finance Facility International Finance Facility for Immunisation International Financial Institutions Istituti finanziari internazionali Institut de hautes études internatio- Istituto di alti studi internazionali e nales et du développement dello sviluppo Interdipartimentales Komitee für Comitato interdipartimentale per lo Entwicklung und Zusammenarbeit sviluppo e la cooperazione internazionali Least Developed Countries Paesi meno sviluppati 2531

MDG

Millennium Development Goals

NCCR

OIL

National Centre of Competence in Research North-South New Partnership for Africa's Development International Labour Organisation

OMC

World Trade Organisation, WTO

ONG PCM PNUS

Nongovernmental Organisation Programme Cycle Management United Nations Development Programm, UNDP Public Private Development Partnership Poverty Reduction und Growth Facility (IMF) National Centre of Competence in Research Poverty Reduction Strategy Poverty Reduction Support Credits (Worldbank)

NEPAD

PPDP PRGF PRN PRS PRSC

Obiettivi di sviluppo del Millennio; anche obiettivi internazionali di sviluppo Centro di competenza nazionale per la ricerca Nord-Sud Nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa Organizzazione internazionale del lavoro Organizzazione mondiale del commercio Organizzazioni non governative Ciclo del progetto Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo Partenariato pubblico privato per lo sviluppo Struttura di riduzione della povertà e di crescita (FMI) Polo di ricerca nazionale

Strategia di riduzione della povertà Crediti a sostegno della riduzione della povertà (Banca mondiale) RNL reddito nazionale lordo SADC Southern African Development Comunità per lo sviluppo Community dell'Africa australe SWAP Sector Wide Approach Approccio settoriale TRIPS Trade-Related Aspects of Intellec- Aspetti dei diritti di proprietà tual Property Rights intellettuale attinenti al commercio UFM Ufficio federale della migrazione UNCTAD United Nations Conference on Trade Conferenza delle Nazioni unite sul and Development commercio e lo sviluppo UNDAF United Nations Development Programma quadro delle Nazioni Assistance Framework Unite per l'aiuto allo sviluppo UNITAID International Drug Purchase Facility Iniziativa internazionale per Initiative l'acquisto di farmaci contro l'Aids, la tubercolosi e la malaria WEF World Economic Forum Forum economico mondiale WSSD World Summit on Sustainable Vertice mondiale per lo sviluppo Development sostenibile

2532