07.058 Rapporto sulla politica estera, giugno 2007 del 15 giugno 2007

Onorevoli presidenti e consiglieri, vi sottoponiamo, per conoscenza, il rapporto sulla politica estera, giugno 2007.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

15 giugno 2007

In nome del Consiglio federale svizzero: La presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey La cancelliera della Confederazione, Annemarie Huber-Hotz

2007-1169

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Compendio Il presente rapporto ripercorre le linee fondamentali e le attività prioritarie che hanno caratterizzato la politica estera dello scorso anno, senza avere l'ambizione di compilare un inventario esaustivo. Si concentra sulle attività di politica estera «generale», ossia quelle per le quali è competente principalmente il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), affrontando brevemente una selezione non completa delle politiche estere settoriali, che ricadono essenzialmente sotto la competenza di altri dipartimenti.

Il rapporto è accompagnato da tre documenti riguardanti la neutralità, il ruolo della Svizzera quale depositaria delle Convenzioni di Ginevra e le possibilità di sviluppo del diritto internazionale umanitario in relazione con le forme asimmetriche di conflitto. Inoltre, sono trasmessi contemporaneamente al Parlamento tre rapporti annuali specifici concernenti le relazioni della Svizzera con le Nazioni Unite, le sue attività in seno al Consiglio d'Europa e la sua azione in materia di gestione civile dei conflitti e di promozione dei diritti dell'uomo.

Il rapporto offre una panoramica delle relazioni bilaterali e multilaterali della Svizzera. Gli obiettivi della politica estera svizzera sono definiti dalla Costituzione federale (art. 54 e 101). Essi sono inoltre esplicitati nel rapporto del Consiglio federale del 15 novembre 2000 sulla politica estera. Nel perseguire questi obiettivi, la politica estera difende e promuove l'insieme degli interessi del Paese. In generale, conformemente al principio dell'universalità, la nostra politica si prefigge di mantenere e coltivare accuratamente relazioni bilaterali per quanto possibile ampie, promovendo la forza del diritto internazionale e configurando in modo ottimale le nostre relazioni con l'Unione europea, la nostra vicina più prossima e principale partner. Questa politica promuove con efficacia la sicurezza e il benessere dei cittadini svizzeri.

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Rapporto 1

Contesto

Il presente rapporto ripercorre le linee fondamentali e le attività prioritarie che hanno caratterizzato la politica estera dello scorso anno, senza avere l'ambizione di compilare un inventario esaustivo. Si concentra sulle attività di politica estera «generale», ossia quelle per le quali è competente principalmente il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), affrontando brevemente una selezione non completa delle politiche estere settoriali, che ricadono essenzialmente sotto la competenza di altri dipartimenti.

Il rapporto è accompagnato da tre documenti riguardanti la neutralità, il ruolo della Svizzera quale depositaria delle Convenzioni di Ginevra e le possibilità di sviluppo del diritto internazionale umanitario in relazione con le forme asimmetriche di conflitto. Inoltre, sono trasmessi contemporaneamente al Parlamento tre rapporti annuali specifici concernenti le relazioni della Svizzera con le Nazioni Unite, le sue attività in seno al Consiglio d'Europa e la sua azione in materia di gestione civile dei conflitti e di promozione dei diritti dell'uomo.

Il rapporto offre una panoramica delle relazioni bilaterali e multilaterali della Svizzera. Gli obiettivi della politica estera svizzera sono definiti dalla Costituzione federale (art. 54 e 101)1. Essi sono inoltre esplicitati nel rapporto del Consiglio federale del 15 novembre 20002 sulla politica estera.

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Introduzione

Il fenomeno dominante degli ultimi anni, la globalizzazione, continua a contraddistinguere le relazioni internazionali. Gli sviluppi che si svolgono unicamente all'interno o unicamente all'esterno dei confini nazionali di uno Stato diventano sempre più rari.

Di fronte ai progressi tecnologici, in particolare in materia di trasporti e comunicazioni, la barriera costituita dalla distanza geografica e dai confini nazionali si attenua sempre più. In sempre più numerosi settori, la cooperazione internazionale è necessaria per esercitare un'influenza.

Nell'ambito della politica estera svizzera, la crescente importanza della cooperazione internazionale quale elemento chiave per salvaguardare il margine di manovra dello Stato nazionale è stata riconosciuta da tempo, in particolare nel rapporto del Consiglio federale del 29 novembre 19933 sulla politica estera della Svizzera negli anni Novanta e nel rapporto sulla politica estera 2000.

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RS 101. Assicurare la convivenza pacifica dei popoli; far rispettare i diritti umani e promuovere la democrazia; salvaguardare gli interessi dell'economia svizzera all'estero; aiutare le popolazioni nel bisogno e lottare contro la povertà nel mondo; salvaguardare le basi naturali della vita.

FF 2001 201 FF 1994 I 130

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Relazioni bilaterali

3.1

Politica nei confronti di taluni Paesi prioritari

La Svizzera persegue una politica estera basata sul principio dell'universalità e sul mantenimento di buone relazioni con tutti gli Stati del mondo, per quanto possibile.

La configurazione di queste relazioni, in particolare contrattuali, dipende dagli interessi in gioco fra il nostro Paese e lo Stato in questione. Per illustrare i settori in cui le relazioni intessute dalla Svizzera sono modulate in funzione del partner si può menzionare il libero scambio e la lotta contro le doppie imposizioni. Nel concludere accordi di libero scambio, sia per il tramite dell'Associazione europea di libero scambio (AELS) o in maniera bilaterale, il nostro Paese intende assicurare alle imprese svizzere, nei Paesi interessati, un accesso per lo meno equivalente a quello di cui beneficiano i loro principali concorrenti esteri. Gli accordi di libero scambio permettono inoltre di fondare su una base più solida e prevedibile le condizioni quadro commerciali. Oltre alla Convenzione dell'AELS e all'accordo di libero scambio con l'UE, la Svizzera dispone attualmente di una rete di una quindicina di accordi di libero scambio e conduce negoziati o discussioni esplorative con una ventina di Paesi. In materia di lotta contro le doppie imposizioni, la Svizzera veglia affinché le convenzioni concluse si adattino rigorosamente alle particolarità delle relazioni con il partner interessato. Questo vale ad esempio per quanto riguarda le modalità previste in materia di scambio d'informazioni, la cui configurazione dipende in particolare dall'ampiezza delle relazioni economiche, dalle conseguenze dell'accordo sulla fiscalità del risparmio e dai lavori dell'OCSE.

Il principio dell'universalità non impedisce di riconoscere l'importanza particolare di taluni Stati o di talune regioni. Il nostro Paese si adopera per rafforzare e iscrivere più sistematicamente nella prospettiva della promozione degli interessi svizzeri le sue relazioni con determinati partner prioritari. Nel 2005, il nostro Collegio ha deciso di elaborare strategie globali per questi partner che permettano di avere un quadro generale degli interessi in gioco e costituiscano un utile strumento sul piano interno. Verso l'esterno, il quadro generale delle relazioni fra la Svizzera e un determinato Paese può concretizzarsi, in caso di reciproco interesse a procedere in tal
modo, sotto forma di una dichiarazione o di un memorandum d'intesa.

Finora abbiamo approvato i documenti strategici concernenti i Balcani occidentali, gli Stati Uniti e la Russia. Prossimamente ci occuperemo del documento relativo alla Cina. Due memorandum d'intesa sono stati firmati, rispettivamente parafati, con gli Stati Uniti e la Cina, mentre altri due sono in preparazione con la Russia e il Sudafrica.

In materia economica, abbiamo adottato alla fine del 2006, su proposta del DFE, una strategia di politica economica specifica per ogni Paese del BRIC4, allo scopo, da un lato, di agevolare l'accesso delle imprese svizzere a questi mercati e, dall'altro, di accrescere la certezza del diritto offerta ai nostri investitori che vi sono già presenti.

Nel 2006, la politica estera della Svizzera, per quanto riguarda le relazioni bilaterali, ha dato la priorità ai seguenti Paesi: Stati Uniti, Cina, Russia, Giappone, India Brasile e Sudafrica.

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Acronimo utilizzato per designare quattro Stati caratterizzati da una crescente importanza economica e politica e da un grande potenziale di crescita: Brasile, Russia, India e Cina (cfr. rapporto sulla politica economica esterna 2006, FF 2007 853).

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Stati Uniti Le nostre relazioni hanno potuto essere rafforzate in modo notevole nel corso degli ultimi due anni. Il nostro Collegio nel maggio 2005 ha esaminato un documento, presentato dal DFAE, riguardante la situazione delle relazioni con gli Stati Uniti. Un anno dopo, abbiamo potuto approvare contemporaneamente tre importanti strumenti: un memorandum d'intesa, firmato l'11 maggio 2006, volto a permettere di condurre in modo più proattivo e meglio coordinato le relazioni con gli Stati Uniti, che comprendono un ampio ventaglio di settori; un accordo che istituisce il Forum di cooperazione sul commercio e gli investimenti la cui creazione era stata decisa nel gennaio 2006, in seguito alla nostra decisione di non avviare negoziati con gli Stati Uniti in vista della conclusione di un accordo di libero scambio; infine, un accordo relativo alla cooperazione in materia di perseguimento penale inteso a lottare contro il terrorismo e il suo finanziamento (Operative Working Arrangement II), firmato nel luglio 2006 e attualmente trattato in Parlamento. La priorità spetta ora all'attuazione di questi nuovi strumenti. Per quanto attiene al memorandum d'intesa, la sua attuazione è stata avviata il 29 settembre 2006, durante un incontro a Berna fra il segretario di Stato del DFAE e il sottosegretario di Stato americano per l'Europa e l'Eurasia. Le discussioni hanno permesso di passare in rassegna l'insieme delle relazioni bilaterali allo scopo di recensire e rafforzare i punti convergenti e, in caso di divergenze d'opinione o di problemi, di cercare soluzioni in maniera costruttiva. Le discussioni hanno riguardato vari temi, da un'analisi della situazione politica nei Balcani, nel Vicino e Medio Oriente, in Sudan e nell'Asia meridionale, alla lotta contro il terrorismo, a questioni economiche e scientifiche e alle riforme dell'ONU, passando per i diritti umani e il diritto internazionale o il rafforzamento delle capacità internazionali in materia di aiuto in caso di catastrofe. Il gruppo di lavoro congiunto incaricato della sorveglianza operativa dei lavori svolti sulla base del memorandum d'intesa si è riunito l'8 e il 9 maggio 2007.

­

Cina Quale Stato più popoloso del mondo, con una forte crescita economica e quale maggiore Paese beneficiario di investimenti diretti esteri, la Cina svolge un ruolo essenziale per la sicurezza e la stabilità in Asia. Anche al di fuori di questa regione si afferma tuttavia sempre più come attore chiave della comunità internazionale. Le relazioni bilaterali fra la Svizzera e la Cina sono buone e si stanno rafforzando. Nel corso degli ultimi mesi gli incontri bilaterali di alto livello sono stati particolarmente frequenti. Durante il viaggio in Cina della responsabile del DFAE nell'ottobre 2006, la Svizzera ha inaugurato un nuovo consolato generale a Guangzhou. Due alti dignitari cinesi si sono recati in Svizzera nel 2006: Li Changchun, membro del Comitato permanente dell'Ufficio politico del Comitato centrale del Partito comunista cinese (nel giugno 2006) e Huang Huahua, governatore della provincia del Guangdong (nel novembre 2006). Visto il numero considerevole di temi importanti affrontati nel corso di scambi bilaterali e di incontri nell'ambito multilaterale, dovrebbe essere adottata prossimamente una strategia di politica estera nei confronti della Cina mentre un memorandum d'intesa sulla cooperazione rafforzata, già parafato, dovrebbe essere firmato. La responsabile del DFE ha previsto di recarsi in visita ufficiale di lavoro sul posto nel 5091

luglio 2007 per affrontare in particolare questioni riguardanti gli investimenti, il libero scambio e la proprietà intellettuale. Questa visita è stata preceduta da una riunione della Commissione economica mista bilaterale, svoltasi a fine maggio a Pechino.

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Russia La Russia fa parte dei grandi attori che influenzano la stabilità del continente europeo. Il suo ruolo chiave in materia energetica è stato recentemente evidenziato nel contesto dei difficili negoziati condotti con l'Ucraina e la Bielorussia. Le relazioni bilaterali fra la Svizzera e la Russia sono intense e saranno ulteriormente approfondite. I futuri accordi in materia di riammissione e di semplificazione della procedura dei visti costituiscono ulteriori esempi del dinamico sviluppo di queste relazioni. Nell'intento di migliorare la coerenza della politica svizzera nei confronti della Russia, il nostro Collegio ha approvato, a fine maggio 2007, una proposta di strategia d'insieme.

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Giappone Seconda potenza economica in seno a una regione il cui sviluppo è estremamente dinamico, il Giappone afferma il proprio ruolo sulla scena politica, in particolare nell'ambito delle Nazioni Unite dove rivendica un seggio nel Consiglio di sicurezza. Le buone relazioni bilaterali fra Svizzera e Giappone sono ancora ampiamente caratterizzate dalla dimensione economica. Un colloquio telefonico tra la presidente della Confederazione e il Primo ministro giapponese, nel gennaio 2007, ha permesso di dare il via a negoziati di libero scambio tra la Svizzera e il Giappone, negoziati che sono stati avviati nel maggio 2007, e di affrontare le relazioni politiche bilaterali tra i due Paesi che gli interlocutori desiderano approfondire e sistematizzare. È stato anche convenuto di rafforzare la cooperazione in seno alle istituzioni multilaterali, in particolare nell'ambito dell'ONU.

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India L'India svolge un ruolo dominante nell'Asia meridionale, che si riflette, sul piano politico, con la rivendicazione di un seggio permanente nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. Le relazioni bilaterali fra la Svizzera e l'India sono buone e caratterizzate da frequenti incontri bilaterali. Nel corso del penultimo dialogo politico, nel settembre 2005 a Berna, è stata presa la decisione di sviluppare un «partenariato privilegiato» fra i due Paesi. Durante l'ultimo incontro svoltosi nel novembre 2006 a Nuova Delhi le delegazioni hanno assunto l'impegno di sviluppare le loro relazioni sulla base di priorità strategiche comuni in materia di politica, economia, sviluppo, ricerca e tecnologia e ­ dato l'ampio ventaglio di settori interessati ­ di sistematizzarli. La presidente della Confederazione effettuerà nel novembre 2007 una visita di Stato in India, che costituirà il preludio alla commemorazione, nel 2008, dei sessant'anni del Trattato d'amicizia che lega i nostri due Paesi. In questo contesto, l'India sarà fra i primi Paesi strategici prioritari di Presenza Svizzera negli anni 2008­2010. In materia economica, un gruppo di studio comune fra l'AELS e l'India esamina la fattibilità di un accordo di libero scambio globale fra questi due partner. Si tratterebbe di un accordo di ampia portata comprendente anche talune questioni riguardanti i servizi, gli investimenti e la proprietà intellettuale. Un dialogo è stato peraltro avviato dal DFGP al

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fine di sviluppare e formalizzare la collaborazione con l'India nel settore delle migrazioni e della giustizia.

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Brasile: Il Brasile sia afferma sempre più sulla scena internazionale e rivendica in particolare un seggio nel Consiglio di sicurezza dell'ONU. È il primo partner commerciale della Svizzera in America Latina e ha il ruolo principale in seno al Mercosur. Nel febbraio 2007, nel corso di una missione economica della responsabile del DFE in Brasile, è stato firmato un protocollo d'intesa per l'istituzione di una commissione economica congiunta; questa commissione servirà da piattaforma per trattare questioni concrete riguardanti le relazioni economiche bilaterali e permetterà in particolare di esaminare la possibilità di concludere un accordo economico e di agevolare il commercio bilaterale e gli investimenti diretti. Il potenziale di rafforzamento delle relazioni contrattuali è considerevole, poiché non esiste ancora né una convenzione per lottare contro la doppia imposizione né un accordo sulla protezione degli investimenti fra i nostri due Paesi.

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Sudafrica Sul continente africano il Sudafrica costituisce un importante fattore di stabilità. Le relazioni bilaterali si stanno rafforzando. Il Sudafrica è il primo partner commerciale della Svizzera sul continente africano. Nel corso di una visita ufficiale di lavoro del segretario di Stato del DFAE in Sudafrica, nel febbraio 2007, è stato convenuto di rafforzare e sistematizzare le relazioni reciproche. È prevista prossimamente la conclusione di un memorandum d'intesa che descrive i principali settori di cooperazione. In materia di scienza e tecnologia, quest'anno potrebbe essere concluso un accordo bilaterale di cooperazione, dato che è stata trovata un'intesa sul contenuto in occasione di una visita in Sudafrica del segretario di Stato per l'educazione e la ricerca effettuata a fine marzo 2007. Le due parti hanno firmato una dichiarazione congiunta concernente l'attuazione della strategia di cooperazione bilaterale per il periodo 2008­2011 e l'impegno finanziario previsto allo scopo. Nel settore economico, l'entrata in vigore dell'accordo di libero scambio concluso fra i Paesi dell'Unione doganale dell'Africa australe (SACU) e quelli dell'AELS, prevista per il 2007, eviterà ai prodotti svizzeri di subire una discriminazione rispetto ai prodotti dell'UE sul mercato sudafricano. La visita effettuata dalla responsabile del DFE, nel maggio 2007, ha permesso di approfondire ulteriormente le nostre relazioni economiche in vari settori.

3.2

Politica europea

3.2.1

Unione europea

3.2.1.1

Evoluzione nelle relazioni generali fra Svizzera e UE

L'anno trascorso è stato contraddistinto da diversi importanti eventi in materia di relazioni con l'Unione europea, che rimane il nostro partner principale, in particolare con l'adozione del Rapporto Europa 2006, l'accettazione da parte del popolo della legge federale sulla cooperazione con gli Stati dell'Europa dell'Est, l'apertura della delegazione della Commissione europea a Berna e i numerosi incontri di alto livello 5093

tra le autorità svizzere ed europee. Il mandato di negoziazione adottato dall'UE concernente talune disposizioni cantonali in materia fiscale costituisce una controversia in seno a relazioni peraltro molto intense.

Hanno avuto luogo diversi incontro di alto livello fra le autorità svizzere e quelle dell'UE, che hanno permesso di rafforzare i legami esistenti, di trattare questioni bilaterali e di discutere della situazione politica internazionale. La responsabile del DFAE ha in particolare incontrato nel 2006 il Presidente della Commissione europea, la Commissaria incaricata delle relazioni estere, il Segretario generale del Consiglio e Alto Rappresentante per la per la politica estera e di sicurezza comune (PESC) nonché il Ministro degli esteri finlandese, il cui Paese assicurava la presidenza dell'UE nel secondo semestre 2006. Nel 2007, quale presidente della Confederazione, durante il Forum economico di Davos ha avuto colloqui con la cancelliera tedesca, il cui Paese aveva appena assunto la presidenza dell'UE. All'inizio di aprile 2007, la Commissaria europea per le relazioni estere è stata accolta a Berna in occasione dell'apertura ufficiale della delegazione della Commissione. Durante lo scorso anno, anche diversi membri del nostro Collegio hanno avuto contatti con vari membri della Commissione europea, nel corso di visite bilaterali o di conferenze quali, ad esempio, il Forum economico di Davos. La responsabile del DFE ha incontrato i tre Commissari per l'impresa e l'industria, per l'agricoltura e lo sviluppo rurale e per l'istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù; il capo del DFGP ha avuto colloqui con il Commissario per la giustizia, la libertà e la sicurezza; il capo del DFF ha incontrato il Commissario per il mercato interno e i servizi; il capo del DATEC ha avuto colloqui con i due Commissari per l'energia e per i trasporti e ha partecipato per la prima volta a un incontro informale del Consiglio dei ministri dell'ambiente; il capo del DFI ha incontrato il Commissario per l'istruzione, la formazione, la cultura e la gioventù.

3.2.1.2

Evoluzione nella rete di accordi bilaterali con l'UE

Come previsto nel programma di legislatura 2003­2007, il 28 giugno 2006 abbiamo adottato un rapporto (Rapporto Europa 20065) riguardante non solo le conseguenze generali di un'adesione della Svizzera all'Unione europea, ma anche quelle di altri strumenti di politica europea a disposizione del nostro Paese nelle sue relazioni con l'UE. Nel suddetto rapporto il nostro Collegio giunge alla conclusione che il proseguimento della cooperazione bilaterale con l'Unione rimane attualmente lo strumento ottimale per difendere gli interessi della Svizzera nei confronti del suo principale partner. Riconosciamo però che la situazione può cambiare rapidamente, in particolare in seguito alla costante evoluzione dell'UE. È pertanto necessario svolgere un'analisi regolare dello sviluppo di quest'ultima e delle sue relazioni con la Svizzera. Se in futuro la cooperazione bilaterale non dovesse più rappresentare lo strumento ottimale per tutelare gli interessi svizzeri, occorrerebbe cambiare strumento.

In materia di politica europea, la Svizzera prosegue dunque la via bilaterale nelle sue relazioni con l'UE. Entro questo quadro, nel nostro Rapporto Europa 2006 abbiamo stabilito le priorità di politica europea a breve e a medio termine. Queste priorità sono state confermate e precisate nella nostra seduta del 31 gennaio 2007. In materia di politica europea possiamo riconoscere tre orientamenti: 5

FF 2006 6223

5094

1.

la priorità per la Svizzera consiste innanzitutto nell'attuare in modo completo ed efficace l'insieme della sua rete di accordi bilaterali con l'UE, e tutto quanto ne deriva, che si tratti di decisioni di aggiornamento degli accordi o il loro rinnovo, all'occorrenza. A tale proposito, la riconduzione dell'accordo sulla libera circolazione delle persone riveste un'importanza particolare;

2.

la Svizzera contemporaneamente desidera consolidare le sue relazioni con l'UE, ossia assicurare il buon funzionamento dell'insieme degli accordi e garantirne la perpetuazione. Questo scopo potrebbe essere conseguito eventualmente mediante un accordo quadro reciprocamente vantaggioso;

3.

infine, la Svizzera è pronta ad approfondire le sue relazioni con l'UE in settori in cui sarà stato identificato un interesse reciproco, in particolare nel settore della sanità, in quello dell'elettricità e nel settore agroalimentare.

3.2.2

Relazioni con i nostri vicini

Gli Stati che ci circondano sono i nostri «partner naturali» nell'attuare gli obiettivi della nostra politica estera; dobbiamo pertanto coltivare con particolare cura le relazioni che intratteniamo con i nostri vicini.

Questo vale in particolare per le relazioni bilaterali con gli Stati confinanti, che hanno un'importanza strategica decisiva. Le relazioni politiche e amministrative con questi Paesi coprono gli aspetti più svariati della vita economica e sociale. Esse comprendono anche molteplici attività nel settore della cooperazione transfrontaliera, dove i Cantoni e le collettività locali vicine hanno competenze proprie. Per quanto riguarda lo scorso anno, è rallegrante la particolare intensificazione dei contatti con l'Italia. Anche con Germania, Francia e Austria le relazioni rimangono intense a tutti i livelli e superano ampiamente la descrizione data nel presente rapporto delle relazioni con gli altri Paesi d'Europa o di altri continenti. Questo vale anche per il Principato del Liechtenstein, con il quale la cooperazione si estende su settori che vanno chiaramente al di là delle questioni transfrontaliere; si pensi in particolare alla cooperazione nell'ambito dell'ONU o nelle questioni dei diritti umani.

Per quanto riguarda le relazioni con la Francia, i contratti per l'approvvigionamento a lungo termine conclusi nel settore dell'elettricità e del gas pongono problemi riguardanti le procedure applicabili in caso di crisi; i nostri sforzi sono volti a garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico della Svizzera.

Nelle relazioni con la Germania, la questione del disciplinamento del regime di atterraggio e decollo all'aeroporto di Kloten è rimasta al centro delle preoccupazioni, mentre per il resto non vi sono problemi seri. Alfine di aumentare la disponibilità ­ in particolare a livello regionale ­ a trovare soluzioni, ci stiamo impegnando per concludere un nuovo accordo tecnico con la Germania. Parallelamente, la Svizzera ha convenuto con il Land del Baden-Württemberg un programma di lavoro destinato a rafforzare la cooperazione transfrontaliera; i temi trattati comprendono fra l'altro l'economia, i trasporti e la sanità.

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3.3

Politica di relazioni con i «piccoli» Stati

Fra i circa 200 Stati che oggi compongono la comunità internazionale, i «piccoli» Stati rappresentano la maggioranza. Molti di essi sono sorti in seguito alla decolonizzazione, in particolare dopo la Seconda guerra mondiale, o più recentemente dopo la disgregazione dell'ex Iugoslavia. Benché non esista una definizione consacrata del concetto di «piccolo» Stato e, come nel caso del nostro Paese o del Lussemburgo, il termine «piccolo» ­ certo adeguato dal profilo geografico ­ non sia adatto sul piano economico o finanziario, si possono rilevare certe particolarità interessanti dal punto di vista della politica estera.

In particolare, i «piccoli» Stati hanno in comune l'interesse a potersi fondare sul diritto quale fattore di regolamentazione delle relazioni internazionali. Non potendo concorrere con gli Stati più grandi in termini di potenza, cercano di esercitare una politica d'influenza mediante lo strumento privilegiato della diplomazia multilaterale. Il quadro delle organizzazioni internazionali nel quale ­ salvo qualche eccezione a volte importante, come quella del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ­ gli Stati membri sono per principio uguali e dispongono ognuno di un voto, costituisce un terreno propizio per la difesa e la promozione degli interessi dei «piccoli» Stati.

Nell'ambito dell'ONU, la Svizzera ha contribuito in modo attivo all'iniziativa del gruppo chiamato «Small Five» (S-5) ­ comprendente, oltre al nostro Paese, il Costa Rica, il Principato del Liechtenstein, la Giordania e Singapore ­ destinata a migliorare i metodi di lavoro del Consiglio di sicurezza. Diverse proposte scaturite da questa iniziativa che riunisce cinque «piccoli» Stati sono state riprese e il profilo dei Paesi partecipanti quali attori impegnati e costruttivi in seno all'ONU ne è uscito rafforzato.

Il potenziale insito nella cooperazione fra «piccoli» Stati è particolarmente evidente nel settore delle elezioni in seno alle organizzazioni internazionali; per il nostro Paese, che non appartiene all'UE, lo sviluppo di alleanze è fondamentale per conservare buone opportunità in materia elettorale.

Occorre utilizzare al meglio il potenziale che le particolarità specifiche dei «piccoli» Stati offrono alla Svizzera per la difesa e la promozione dei suoi interessi di politica estera. In generale, si tratta di
prendere maggiormente coscienza di questo potenziale alfine di poterne far uso in modo più sistematico, ad esempio nell'ambito delle nostre attività in gremii quali il Consiglio dei diritti dell'uomo. Più concretamente, è prevista una serie di misure specifiche. Ad esempio, tenuto conto delle prospettive favorevoli offerte nell'ambito multilaterale, si svolgerà un'analisi approfondita della situazione a New York e verranno elaborate proposte di misure che potrebbero esservi prese per rafforzare le relazioni con i «piccoli» Stati. Le possibilità di incontri di alto livello con i rappresentanti di questi Stati in margine alle riunioni internazionali saranno utilizzate più a fondo. A livello bilaterale, veglieremo affinché la pianificazione dei viaggi all'estero e delle visite in Svizzera tengano sufficientemente conto dei «piccoli» Stati. A tale proposito, le visite ufficiali effettuate nell'aprile 2007 dalla presidente della Confederazione negli Stati baltici hanno permesso di rafforzare le relazioni con tre «piccoli» Stati la cui importanza, per il nostro Paese, si è ancora accresciuta in seguito alla loro adesione all'Unione europea. Altre possibilità sono offerte dallo scambio di diplomatici o altri progetti specifici con taluni «piccoli» Stati con i quali manteniamo già relazioni particolari.

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3.4

Politiche estere settoriali

In materia di politica estera vi sono tante politiche settoriali quanti sono i settori nei quali si allacciano relazioni internazionali. Nell'era della globalizzazione non vi è quasi un settore che sfugga a un'«internazionalizzazione» più o meno forte.

Ciò nonostante, la coerenza fra politica estera «generale» e politiche settoriali dev'essere assicurata nella prospettiva di una difesa e di una promozione ottimali degli interessi svizzeri. A tale scopo nel maggio 2005 il nostro Collegio, nel fare il punto della situazione sulla politica estera, ha previsto la possibilità di concludere «accordi sugli obiettivi» in materia di politiche settoriali fra il DFAE e il dipartimento specializzato competente.

Il primo accordo sugli obiettivi concluso riguarda la politica estera in materia sanitaria, un settore la cui importanza va aumentando e nell'ambito del quale la necessità di cooperare a livello internazionale, beninteso nell'interesse di ogni Stato, è particolarmente evidente. Basti pensare ad esempio alle epidemie ­ fenomeno che, per eccellenza, non si ferma alle frontiere nazionali ­ e alla minaccia di una pandemia influenzale. L'accordo sugli obiettivi relativo alla politica estera in materia di sanità, concluso fra il DFAE e il DFI, è stato portato alla nostra conoscenza nell'ottobre 2006. Sulla base di un'analisi degli interessi svizzeri, il documento stabilisce una serie di obiettivi a medio termine e precisa la suddivisione dei compiti tra gli attori interessati dalla loro realizzazione affinché le attività intraprese nei diversi ambiti della politica estera in materia di sanità si completino il meglio possibile. Alla definizione di obiettivi si aggiunge l'identificazione di diverse misure di natura essenzialmente organizzativa destinate ad agevolare in modo concreto la coerenza e il coordinamento di una politica settoriale che coinvolge un numero particolarmente alto di attori di tutti i dipartimenti.

Fra gli altri settori che potrebbero prossimamente essere oggetto di un accordo sugli obiettivi vi è l'energia. Abbiamo incaricato un gruppo di lavoro interdipartimentale diretto dall'Ufficio federale dell'energia e comprendente il DFAE e il DFE di sottoporci, entro la fine del 2007, un progetto di politica estera dell'energia. Vista la concorrenza internazionale in materia di accesso alle
risorse e tenendo conto del deficit di elettricità atteso in Svizzera, la sicurezza dell'approvvigionamento è cruciale. La Svizzera deve, anche sul piano internazionale, raccogliere le sfide che si profilano. In tale ambito, le relazioni con l'UE hanno la priorità. La Svizzera intende accordare e coordinare per quanto possibile la sua politica energetica con quella dell'Unione. I negoziati riguardanti il mercato dell'elettricità costituiscono un primo passo importante in questa direzione. Accanto al partenariato con l'UE, la Svizzera intende però anche allacciare partenariati extraeuropei in materia di energia. La cooperazione allo sviluppo può svolgere un ruolo importante in questo settore. La cooperazione scientifica intesa a migliorare le tecnologie in materia di energie rinnovabili e a promuovere un impiego ottimale dell'energia comprende, da tempo, un'ampia componente internazionale; la Svizzera continuerà a prendervi parte.

Anche nel settore nucleare la componente internazionale diventa sempre più importante. La Svizzera intende impegnarsi attivamente, sul piano internazionale, a favore dell'impiego pacifico dell'energia nucleare. Il DFAE ha elaborato un documento concernente i vari aspetti del dossier energetico.

La protezione delle risorse naturali fa parte dei cinque obiettivi di politica estera della Svizzera, che ha proseguito il suo impegno internazionale attivo in questo ambito. Si è in particolare impegnata a favore di una maggiore efficacia e di un 5097

rafforzamento del regime ambientale mondiale, segnatamente mediante la promozione di sinergie tra i processi e le istituzioni ambientali esistenti, lo sviluppo e l'approfondimento di accordi e processi internazionali esistenti e il rafforzamento dell'autorità del Programma delle Nazioni Unite per l'ambiente Oltre a questo potenziamento generale del regime ambientale mondiale, le priorità dell'impegno svizzero riguardano il clima, la biodiversità e le sostanze chimiche. Nella discussione ambientale internazionale, la Svizzera ha lanciato l'idea di obiettivi ambientali mondiali e dell'introduzione di una tassa sul CO2 a livello mondiale. Il DFAE e l'UFAM/DATEC hanno deciso di avviare, nell'autunno 2007, l'elaborazione di una strategia generale di politica estera svizzera in materia ambientale.

Nel settore della scienza e della ricerca, il nostro Collegio ha adottato il 24 gennaio 2007, su proposta del DFI e del DFE, il messaggio concernente il promovimento dell'educazione, della ricerca e dell'innovazione negli anni 2008­20116. Per quanto riguarda la cooperazione scientifica bilaterale nel mondo, a nostro avviso sarebbe nell'interesse della Svizzera mostrarsi più ambiziosa e decisa. La sua azione si concentrerà su determinati Paesi che presentano un potenziale di sviluppo scientifico e tecnologico considerevole. Questi Paesi corrispondono in gran parte ai Paesi prioritari del profilo della politica estera generale e della politica economica esterna.

Si tratta in particolare di Cina, India, Giappone, Russia, Sudafrica, Corea del Sud, Brasile e Cile. Le azioni intraprese saranno costituite da programmi di cooperazione bilaterale e vedranno coinvolte le scuole universitarie svizzere. In altre regioni o Paesi importanti sul piano scientifico, in particolare l'America del Nord e Singapore, dove gli scambi fra istituzioni sono già numerosi, diretti e ben strutturati, le «case svizzere» e i consiglieri d'ambasciata per la scienza e la tecnologia continueranno a promuovere la cooperazione.

Il nuovo articolo costituzionale sulla cultura ha rafforzato l'azione all'estero in questo ambito. Attualmente vengono elaborate due leggi importanti, relative alla promozione della cultura e a Pro Helvetia. Si tratta di un settore che, nell'ambito delle relazioni internazionali, coinvolge numerosi attori, in particolare
l'Ufficio federale della cultura, Pro Helvetia, Presenza Svizzera e le rappresentanze svizzere, fra i quali la collaborazione è efficace. Inoltre, la ratifica rapida della Convenzione dell'UNESCO sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali sottolineerà l'importanza che la Svizzera accorda al fatto di sancire la diversità culturale nel diritto internazionale.

3.5

Politica di promozione della pace

Nell'epoca della globalizzazione, che tende a indebolire le frontiere nazionali, non possiamo più ignorare ciò che avviene altrove. Che si tratti di sanità, di sicurezza, di migrazione, di commercio e di economia o ancora di energia, quanto avviene al di fuori delle nostre frontiere ci riguarda sempre più. L'impegno della Svizzera a favore della stabilità del nostro ambiente vicino o lontano nasce sia da un ideale di solidarietà che dal nostro proprio interesse.

6

FF 2007 1131

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In considerazione delle nuove forme di rischi e di minacce, l'elaborazione di strategie d'insieme nonché la ricerca di sinergie e di coerenza tra i diversi strumenti a disposizione ­ politica estera, di sicurezza, di pace e di sviluppo ­ assumono un'importanza decisiva.

In particolare, il rispetto dei diritti umani, lo Stato di diritto e il buon governo sono strettamente legati e si rafforzano reciprocamente quali condizioni per una pace e una sicurezza durature. Al contrario, le violazioni sistematiche dei diritti dell'uomo e i flagranti deficit dello Stato di diritto sono spesso all'origine di conflitti.

Rispetto al passato, la natura dei conflitti cambia: sui campi di battaglia diventa sempre più difficile distinguere gli attori armati statali e quelli non statali. È sempre più raro che i conflitti vedano opposti gli eserciti regolari di due o più Stati, conformemente al concetto di «guerra» in senso tradizionale.

Mentre la sicurezza degli Stati, delle loro frontiere e delle loro istituzioni è stata per lungo tempo al centro delle preoccupazioni, gli sforzi di promozione della pace si concentrano sempre più spesso, nell'attuale contesto caratterizzato dalle modifiche menzionate in precedenza, sulla sicurezza delle persone. Questo si esprime nel concetto di «sicurezza umana», sviluppato quale risposta alla crescente complessità dei conflitti moderni. La politica di sicurezza umana si prefigge di indurre sia gli Stati che gli attori armati non statali a osservare un certo numero di regole di base comuni a tutti, derivanti ad esempio dal rispetto delle Convenzioni di Ginevra, dal divieto delle mine antiuomo, dal controllo democratico delle forze armate o dalla formazione e dallo statuto delle forze di polizia in seno alle comunità.

Operare per rafforzare la sicurezza umana presuppone la costituzione di partenariati fra Stati basati su una comunione d'interessi e di valori, nel rispetto delle differenze e all'insegna della flessibilità. I grandi progressi recenti quali l'istituzione della Corte penale internazionale o del Consiglio per i diritti dell'uomo si fondano su ampie coalizioni di Stati comprendenti Paesi di tutte le regioni del mondo, che non si sono lasciati influenzare da frontiere religiose e culturali.

La Svizzera, che dispone di un pluralismo culturale e di una lunga tradizione
umanitaria, non appartiene ad alcuna alleanza militare e non può essere sospettata di intenzioni nascoste, è particolarmente qualificata per fornire un contributo utile e apprezzato.

Fra gli esempi recenti di attività svizzere in materia di promozione della pace, per il 20067 possiamo citare: ­

Emblema La Svizzera è stata sollecitata nel 2005 ­ quale depositaria delle Convenzioni di Ginevra ­ a trovare una soluzione alla questione dell'emblema e dell'ammissione del Magen David Adom (MDA) israeliano nel Movimento internazionale della Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa. La mediazione della Svizzera ha permesso di ammettere contemporaneamente il MDA e la Mezzaluna Rossa Palestinese (PCRS) nel Movimento ma anche di firmare

7

Per maggiori informazioni cfr: rapporto 2006 del Consiglio federale alle commissioni competenti delle Camere federali sulle misure di gestione civile dei conflitti e di promovimento dei diritti dell'uomo (disponibile sul sito Internet del DFAE: www.eda.admin.ch).

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un accordo di partenariato fra le due società nazionali palestinese e israeliana nel novembre 2005.

­

Dossier nucleare iraniano La Svizzera conduce da oltre un anno un dialogo con tutte le parti implicate, ossia il gruppo detto «P5+1» (Cina, Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Russia + Germania), l'UE, attraverso il suo Alto Rappresentante per la PESC, l'Iran e l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, attraverso il suo Direttore generale.

Sin dall'inizio, la nostra attività in relazione a questo dossier si è inserita nel tradizionale quadro della politica svizzera di buoni uffici e del nostro impegno a favore della non proliferazione nucleare. La nostra principale preoccupazione è di evitare un'escalation e che la situazione sfugga a ogni controllo.

Una soluzione diplomatica è possibile e necessaria. La Svizzera si sforza di contribuire alla ripresa del dialogo fra le parti suggerendo misure equilibrate e, all'occorrenza, temporanee da parte delle due parti. Il nostro intervento e le nostre proposte sono state accolte favorevolmente dalla parti coinvolte.

­

Colombia La Svizzera è coinvolta, con diversi partner, in tutti i dialoghi di pace in corso in Colombia. Con la Norvegia e la Spagna è attiva nel processo di pace tra il governo colombiano e il movimento ribelle ELN (Ejercito de Liberación Nacional) e, con la Francia e la Spagna, nella ricerca di un accordo umanitario tra il governo colombiano e il movimento ribelle delle FARC (Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia). Nell'ambito del processo ELN, la Svizzera ha contribuito, attraverso il sostegno allo spazio di discussione con la società civile «Casa de Paz», alla creazione di un ambiente favorevole alla ripresa dei negoziati e accompagna i dialoghi in corso fra le parti. Per quanto riguarda le FARC, dal 2002 la Svizzera sostiene i meccanismi intesi a riallacciare il dialogo fra il governo colombiano e la guerriglia.

La conclusione di un accordo umanitario per permettere la liberazione degli ostaggi costituirebbe un obiettivo intermedio e sarebbe un primo passo verso la ripresa di un vero e proprio processo di pace. Inoltre la Svizzera promuove l'inclusione dei principi della giustizia transizionale e della gestione del passato nel quadro dell'applicazione dei meccanismi legali che devono ripristinare i diritti alla verità, alla giustizia e alla riparazione per le vittime dei gruppi paramilitari recentemente smobilitati.

­

Nepal Il 21 novembre 2006 è stato firmato un accordo di pace, ponendo così fine a una guerra civile durata oltre dieci anni che ha causato più di 13 000 morti.

Il contributo della Svizzera è stato considerevole e la nostra capacità di coordinare l'intervento di diversi strumenti della cooperazione allo sviluppo, della promozione dei diritti umani e della mediazione è stata notata. La presenza di lunga durata della Svizzera sul posto e il suo impegno credibile e apprezzato a favore dello sviluppo e dei diritti umani hanno costituito i fattori chiave di questo successo. Da oltre quarant'anni il nostro Paese è presente in Nepal con programmi di cooperazione allo sviluppo. Il programma della DSC, fortemente orientato sullo sviluppo agricolo, non è stato interrotto durante il conflitto armato degli ultimi anni bensì è stato adattato per tenerne

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conto e completato in modo mirato mediante progetti intesi ad attenuare le tensioni sociali, a integrare i gruppi di popolazione sfavoriti e a promuovere i diritti dell'uomo. Nella primavera 2005, in considerazione dell'aumento della repressione sul posto, la Svizzera ha lanciato con successo, in seno alla Commissione per i diritti dell'uomo dell'ONU, un'iniziativa concernente i diritti umani in Nepal. Questa iniziativa ha tra l'altro portato alla creazione della più grande missione di osservazione della storia dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti dell'uomo. A partire dall'estate 2005, la Svizzera ha sostenuto la missione dell'ONU in materia di diritti umani mediante contributi finanziari e con l'invio di un esperto civile. All'inizio del 2007, il nostro Paese ha inoltre inviato tre osservatori militari in seno alla missione incaricata di osservare l'armistizio recentemente istituita dall'ONU.

Mentre il DFAE mette a disposizione le risorse in materia di promozione civile della pace, spetta al DDPS e all'esercito svizzero fornire le capacità per la promozione militare della pace. L'efficacia e la coerenza del contributo svizzero a favore di coloro che ne hanno bisogno sono assicurate da una rigorosa e mirata cooperazione interdipartimentale. La promozione militare della pace costituisce una delle tre missioni dell'esercito e ha quale obiettivo principale di fornire un contributo alla prevenzione delle crisi e dei conflitti, di contribuire alla gestione delle crisi con mezzi e know-how militari nonché, nella fase postconflittuale e di ricostruzione, di partecipare alla stabilizzazione duratura della situazione.

Nella prevenzione delle crisi e dei conflitti, i contributi militari si concentrano sulla fornitura di competenze militari nei negoziati, le missioni di verifica del rispetto di accordi e convenzioni esistenti e l'impiego di osservatori militari nell'ambito di organizzazioni internazionali (ONU, OSCE). Per quanto riguarda la gestione delle crisi, si tratta in primo luogo di partecipare a operazioni di mantenimento della pace fornendo contributi di alto valore e sostanziali. A tale proposito, il DFAE e il DDPS hanno presentato al nostro Collegio per conoscenza, il 5 luglio 2006, un documento di strategia relativo alla partecipazione militare della Svizzera a operazioni
di mantenimento della pace contenente obiettivi e condizioni nonché diverse opzioni per sviluppare tale impegno. Nella fase postconflittuale, l'accento è posto sul carattere durevole dell'impegno e le prospettive future. In questo contesto, la ricostruzione nel senso ampio del termine riveste una crescente importanza. La promozione civile della pace assume il ruolo principale, tuttavia l'esercito fornisce anche qui contributi preziosi. Nell'ambito della «diplomazia di difesa», partecipa a progetti mirati in materia di disarmo, di riforma del settore della sicurezza, di allestimento di strutture e istituzioni militari affidabili e di creazione di capacità proprie per la promozione civile della pace. Il partenariato con il DFAE e i Centri di Ginevra8 in questo contesto assumono particolare importanza. I servizi del DDPS e del DFAE cooperano inoltre nello sviluppo concettuale continuo del campo d'azione della promozione militare della pace.

8

Centro di politica di sicurezza di Ginevra, Centro internazionale di sminamento umanitario di Ginevra, Centro per il controllo democratico delle forze armate di Ginevra.

5101

3.6

Politica di sviluppo

3.6.1

Influenza della globalizzazione sulla politica di sviluppo

Nuovo sguardo sui Paesi in sviluppo Dagli anni Novanta tende ad aumentare sull'agenda politica internazionale l'importanza della politica di sviluppo internazionale, che sempre più viene considerata un compito congiunto della comunità internazionale, un elemento costitutivo della governanza mondiale. Lo sguardo degli Stati dell'OCSE sui problemi dei Paesi poveri si trasforma: non si interessano solamente a risolvere i problemi «sul terreno», ma anche (e sempre più) alle ripercussioni transfrontaliere di questi problemi, quali la polarizzazione sociale in seno alla comunità mondiale, la crescita demografica incontrollata, l'emigrazione fuori dalle regioni povere, i cambiamenti climatici, il terrorismo internazionale e gli Stati fragili, o ancora le minacce per la stabilità dei mercati finanziari internazionali.

Nel 2006 questa tendenza è proseguita, come confermano i principali rapporti in materia di politica di sviluppo («World Development Report 2007: Development and the Next Generation» (Rapporto sullo sviluppo nel mondo 2007: la prossima generazione) della Banca mondiale, «Global Monitoring Report 2007» (Rapporto di monitoraggio globale 2007) della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale; «Development Co-operation Report 2006» (Rapporto sulla cooperazione allo sviluppo 2006) dell'OCSE).

Risultati ed effetti della politica di sviluppo L'esame della realizzazione degli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM) in occasione del Vertice mondiale del settembre 2005 ha mostrato che sono necessari notevoli sforzi per realizzare, entro il 2015, gli OSM in tutte le loro dimensioni e in tutti gli Stati. I progressi concernenti gli Obiettivi 1 (riduzione della povertà e della fame) e 2 (educazione) sono assai differenti in base alle regioni del mondo. Gli Obiettivi 3 (eguaglianza dei sessi), 4 (mortalità infantile) e 5 (mortalità delle madri) appaiono in ritardo. La situazione si presenta drammatica per quanto riguarda l'Obiettivo 6 (propagazione delle malattie). Nonostante miglioramenti nell'approvvigionamento idrico e nell'eliminazione delle acque di scarico, l'aumento della pressione sugli ecosistemi dovuto alle attività umane non ha potuto essere frenato (Obiettivo 7). Formulati in modo vago, gli impegni dei Paesi industrializzati e gli impegni degli stessi Paesi in sviluppo in favore
della costituzione di un partenariato mondiale (Obiettivo 8) non si sono ancora concretizzati a sufficienza.

Attualmente, il 20 per cento della popolazione mondiale (1,2 miliardi di persone, di cui il 70 % donne) vive in estrema povertà. Circa il 45 per cento degli esseri umani (2,8 miliardi di persone) devono sopravvivere con meno di 2 dollari americani al giorno. L'aumento della povertà ha tuttavia potuto essere evitato. La proporzione delle persone che vivono in estrema povertà è perfino diminuita, specialmente grazie ai successi ottenuti in Cina, in altri Stati dell'Asia orientale e in India. In numerosi Stati, gli indicatori chiave che sono in particolare la mortalità infantile, la speranza di vita, il tasso di alfabetizzazione e il consumo privato per persona si sono sviluppati in maniera positiva. Vi sono differenze considerevoli tra regioni: nell'Asia meridionale e nell'Africa nera, il tasso di povertà stagna. La popolazione mondiale

5102

continuerà a crescere, soprattutto nelle regioni povere (1950: 2,5 miliardi di individui; 2004: 6,1 miliardi; 2040: da 9 a 13 miliardi).

3.6.2

Politica di sviluppo: solidarietà «nei nostri giustificati interessi»

La relazione tra gli impegni e gli interessi di politica estera della Svizzera Nel 2006 il nostro Collegio ha esaminato le relazioni tra gli impegni presi dalla Svizzera sul piano internazionale in materia di politica di sviluppo e gli interessi che difende allo scopo di salvaguardare la sua indipendenza e la sua prosperità (obiettivi di politica estera, art. 54 della Costituzione federale). Una politica di sviluppo che intende conseguire i suoi obiettivi nel quadro fissato dalla Costituzione deve promuovere e difendere gli interessi sia immateriali sia materiali della Svizzera, così da mettere in atto l'ideale di solidarietà sociale.

In tale occasione abbiamo preso conoscenza del futuro orientamento della politica svizzera in materia di sviluppo. Tenuto conto delle modifiche intervenute nel contesto internazionale, tre assi principali sono determinanti. La Svizzera deve apportare un contributo appropriato: (a) alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio; (b) alla promozione della sicurezza umana e al superamento dei rischi sistemici; (c) alla partecipazione a una globalizzazione che incoraggi lo sviluppo.

La politica di sviluppo e la cooperazione svizzere perseguono l'obiettivo principale dello sviluppo sostenibile e devono così contribuire all'aumento della prosperità, all'utilizzo sostenibile delle risorse naturali, alla sicurezza e alla democrazia negli Stati partner e alla risoluzione dei problemi mondiali. Occorre in primo luogo realizzare le condizioni quadro che permetteranno ai Paesi in sviluppo di profittare dei vantaggi del commercio mondiale e del buon funzionamento del sistema finanziario internazionale. In secondo luogo, la cooperazione allo sviluppo deve sostenere gli Stati partner nei loro sforzi intesi ad assumere i loro obblighi e a lottare contro la povertà.

Gli interessi svizzeri in materia di politica di sviluppo Gli interessi materiali e immateriali che la Svizzera persegue nel quadro della sua politica di sviluppo sono i seguenti: 1.

Interesse a disporre di regole internazionali vincolanti. La globalizzazione si accompagna a un'interdipendenza accresciuta tra tutti gli Stati e dunque a un crescente bisogno di regole internazionali vincolanti e di approcci comuni per risolvere i problemi. Al fine di risolvere i problemi a dimensione transfrontaliera non basta la cooperazione stretta tra gli Stati dell'OCSE; anche i Paesi in sviluppo devono essere coinvolti. Tenuto conto della sua elevata dipendenza economica dall'estero, la Svizzera è interessata all'esistenza di regole internazionali vincolanti che comprendano anche gli Stati deboli e poveri.

2.

Interesse ad avere partner forti. La cooperazione allo sviluppo svizzera sostiene gli sforzi compiuti dai Paesi in sviluppo per superare i loro problemi. Incoraggia uno sviluppo sostenibile dal profilo economico, sociale ed ecologico, la democrazia e i diritti umani. Ciò contribuisce a fare emergere

5103

partner con i quali gli Stati dell'OCSE possono affrontare problemi che i primi non sarebbero in grado di risolvere da soli.

3.

Interessi democratici. È nell'interesse degli Stati democratici promuovere la democrazia nelle regioni in sviluppo. Nel contesto della globalizzazione, la messa in atto e il consolidamento dei processi democratici assumono un'importanza particolare dal profilo della governanza nazionale, regionale e mondiale.

4.

Interessi economici. Gli investimenti della cooperazione allo sviluppo a favore della modernizzazione delle economie dei Paesi in sviluppo servono anche gli interessi giustificati dei Paesi sviluppati. Questo interesse economico è particolarmente manifesto per quanto concerne i Paesi emergenti avanzati o i Paesi in sviluppo fortemente popolati, dotati di un grande mercato interno.

5.

Interessi inerenti alla politica di sicurezza. Oggigiorno l'indifferenza rispetto ai Paesi più poveri e alle regioni al margine del mondo «globalizzato» può rapidamente trasformarsi in rischio per la sicurezza. È dunque importante «stabilizzare» gli Stati deboli o in decadenza per il tramite della politica di sviluppo.

6.

Interessi inerenti alla politica migratoria. I movimenti di popolazione in provenienza dalle regioni in sviluppo e a destinazione degli Stati dell'OCSE proseguiranno. La cooperazione allo sviluppo può contribuire a produrre effetti positivi per tutte le parti implicate. Se la crescita economica offre prospettive in termini di lavoro, di reddito e di avvenire nei Paesi in sviluppo, le popolazioni non saranno portate ad andare a cercare miglior sorte altrove.

7.

Interessi ambientali. Gli Stati dell'OCSE dipendono dall'impegno attivo dei Paesi in sviluppo per affrontare le conseguenze delle crisi ambientali e per promuovere la biodiversità e la conservazione delle specie.

8.

Interessi culturali. Le comunità nazionali e le regioni si avvicinano dal profilo politico, economico, ecologico e sociale. La risoluzione di problemi a dimensione transfrontaliera necessita di una politica basata sulla cooperazione, in grado di tenere conto in modo adeguato degli interessi di regioni, culture e religioni differenti. Quale Stato rivolto verso l'estero, alla Svizzera preme molto la buona comprensione tra i popoli.

3.6.3

Priorità geografiche e tematiche della politica svizzera in materia di sviluppo

Rapporto della Commissione della gestione del Consiglio degli Stati Nel 2006, la Commissione della gestione del Consiglio degli Stati (CdG-S) ha esaminato la conformità delle strategie, dei programmi e dei progetti della DSC agli obiettivi della cooperazione allo sviluppo svizzera e alle sue basi legali. Ha anche valutato la coerenza tematica dei programmi e dei progetti e la pertinenza dei processi decisionali.

5104

Il rapporto della CdG-S intitolato «Coerenza e conduzione strategica delle attività della DSC»9, dell'8 dicembre 2006, riconosce la qualità tecnica e la professionalità che contraddistinguono la cooperazione allo sviluppo svizzera nell'opinione degli ambienti internazionali specializzati, dei Paesi beneficiari e dell'opinione pubblica svizzera. La Commissione respinge inequivocabilmente le critiche secondo cui le attività della DSC non corrisponderebbero agli obiettivi e alle priorità definite dal Consiglio federale e dal Parlamento. Il nostro Collegio ha accolto le due mozioni presentate dalla CdG-S (06.3666. Strumenti di condotta strategica del Consiglio federale e basi legali; 06.3667. Concentrazione geografica e tematica). I punti evidenziati dalla CdG-S concernenti la strategia generale della politica di sviluppo sono attualmente allo studio. Prima della pausa estiva 2007, il DFAE e il DFE ci sottoporranno un documento interlocutorio congiunto relativo alla politica di sviluppo.

Documento interlocutorio dell'estate 2007 relativo alla politica di sviluppo In risposta alla prima mozione della CdG-S (06.3666), si verificherà se dovranno essere adeguate le basi legali (Legge federale del 19 marzo 197610 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali e pertinente ordinanza del 12 dicembre 197711), tenuto conto del fatto che, con la globalizzazione, la maggior parte delle politiche settoriali, ad esempio in materia di sanità, di ambiente, di energia, di sicurezza o ancora di migrazione, hanno acquisito un'importante componente di politica di sviluppo. Si esaminerà inoltre come, nel contesto degli obiettivi, delle norme, delle regole e delle istituzioni internazionali sostenuti dal nostro Paese, la Svizzera può applicare nella maniera più efficace possibile la sua «massima», che si può descrivere così: impegnata e costruttiva nella sostanza, moderata e flessibile nel modo, pragmatica e non burocratica nella messa in atto.

In risposta alla seconda mozione della CdG-S (06.3667), il documento interlocutorio contribuirà a precisare la gamma di prestazioni della cooperazione svizzera allo sviluppo nel suo insieme, sulla falsariga della concentrazione tematica e geografica in corso. La complementarietà tra la cooperazione tecnica, economica e finanziaria sarà messa particolarmente
in evidenza.

Il documento interlocutorio costituirà una base strategica comune per i messaggi concernenti «la continuazione delle misure di politica economica e commerciale in favore della cooperazione allo sviluppo 2008­2012» (responsabile DFE) e «la continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario a favore dei Paesi in sviluppo 2008­2011» (responsabile DFAE).

4

Relazioni multilaterali

4.1

Cooperazione nel quadro dell'ONU

Considerata la crescente interdipendenza degli Stati legata alla globalizzazione, il quadro multilaterale si presta particolarmente bene a reggere le loro relazioni. Sola organizzazione realmente universale, sia per la sua composizione, sia per il ventaglio di temi che tratta, l'ONU gode di una legittimità unica per raccogliere le sfide mondiali risultanti dalla diversità dei rischi attuali.

9 10 11

FF 2007 2617 RS 974.0 RS 974.01

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Grazie al suo impegno attivo, il nostro Paese ha potuto fare buon uso delle opportunità offerte da questa nuova piattaforma in termini di difesa e di promozione dei suoi interessi12. In poco tempo, la Svizzera è stata riconosciuta quale attore credibile, dinamico, costruttivo e professionale. La nostra voce è ascoltata dai nostri partner.

Lo strumento supplementare rappresentato dall'ONU, nell'insieme di quelli di cui disponiamo per realizzare gli obiettivi della politica estera svizzera, è collaudato e si rivela prezioso. Lo statuto di membro a pieno titolo costituisce un vantaggio anche riguardo alle candidature svizzere in seno alle organizzazioni internazionali.

Meritano di essere segnalati i segni tangibili di apprezzamento delle attività svizzere, come ad esempio l'esito del nostro impegno in favore della costituzione del Consiglio dei diritti dell'uomo a Ginevra, coronato dalla nostra elezione in seno al nuovo organo, o ancora il fatto che il Rappresentante permanente della Svizzera presso le Nazioni Unite a New York è stato incaricato dal presidente dell'Assemblea generale, assieme al suo collega messicano, di condurre consultazioni informali al fine di migliorare la governanza ambientale internazionale. Nel 2006 è peraltro stata soddisfatta una rivendicazione svizzera di lunga data relativa alla partecipazione del nostro Paese al Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). Al termine di tre anni di negoziati, la Svizzera ha ottenuto la possibilità di avere un seggio all'ECOSOC per otto anni durante il periodo dal 2007 al 2028. Il nostro Paese vi siederà per la prima volta nel periodo 2011­2012.

La Svizzera continuerà a impegnarsi nel processo di riforme destinato a migliorare il funzionamento delle Nazioni Unite e a farne uno strumento sempre più utile al servizio degli Stati membri. I nuovi organi costituiti sulle orme del Vertice mondiale del 2005, la Commissione per il consolidamento della pace e soprattutto il Consiglio dei diritti dell'uomo, devono proseguire sulla via del consolidamento istituzionale.

Riconoscendo le difficoltà legate alla molteplicità degli organismi delle Nazioni Unite e il potenziale di miglioramento della coerenza delle attività operative dell'ONU, in particolare in materia di sviluppo, di aiuto umanitario e di ambiente, l'ex Segretario generale
Kofi Annan aveva incaricato un gruppo di personalità di alto livello di sottoporgli alcune proposte. Intitolato «Delivering as one» (Uniti nell'azione), il loro rapporto gli è stato consegnato nel novembre del 2006. La Svizzera ha accompagnato l'elaborazione del rapporto e segue attivamente il processo così iniziato, osservando l'attuazione delle raccomandazioni negli otto Paesi pilota o intervenendo in seno agli organi direttivi delle organizzazioni dell'ONU affinché cooperino in maniera costruttiva allo sforzo di coordinamento del sistema delle Nazioni Unite.

Il Vertice mondiale del 2005 ha permesso di migliorare taluni aspetti dell'amministrazione e della gestione interna dell'ONU. Facendo parte dei quindici maggiori finanziatori delle Nazioni Unite, il nostro Paese attribuisce un'importanza particolare a questa tematica e continuerà a impegnarsi attivamente a favore della piena e intera applicazione delle misure decise.

L'ONU si trova in un periodo di transizione in seguito all'entrata in carica, il 1° gennaio 2007, di un nuovo Segretario generale, il sudcoreano Ban Ki-moon, che avrà l'occasione di lasciare la propria impronta su diversi dossier importanti, tra cui 12

Per maggiori informazioni cfr. il rapporto 2007 del Consiglio federale sulle relazioni con l'Organizzazione delle Nazioni Unite e con le organizzazioni internazionali che hanno sede in Svizzera (FF 2007 5087).

5106

quello summenzionato della coerenza delle attività operative dell'ONU. Il consolidamento di buoni contatti con Ban Ki-moon e la sua equipe costituirà di conseguenza una priorità per i prossimi mesi, dopo la sua prima visita ufficiale a Berna, il 19 aprile 2007. Sarà tra l'altro opportuno continuare ad assicurare la visibilità della Ginevra internazionale a New York, sapendo che il Segretario generale precedente aveva legami particolari con la Svizzera, in special modo tenendo conto del suo percorso personale e professionale.

4.2

Cooperazione nel quadro delle Istituzioni di Bretton Woods

In seno alle organizzazioni sorelle che sono il Fondo monetario internazionale (FMI) e la Banca mondiale, note sotto il nome di Istituzioni di Bretton Woods, la Svizzera beneficia di un mezzo particolare per influenzare il corso degli avvenimenti grazie al fatto di disporre di due Direttori esecutivi. Nelle due istituzioni sono in corso progetti di riforma miranti ad assicurare che anche in futuro siano all'altezza del loro mandato e delle attese dei loro membri. La Svizzera partecipa attivamente alle discussioni pertinenti. Nelle due istituzioni, e in modo particolare nel FMI, la riforma del diritto di voto è attualmente oggetto di grande attenzione. La cooperazione e la ripartizione dei compiti tra le due istituzioni saranno inoltre oggetto di discussioni sulla base di un rapporto steso da esperti esterni («Malan Report»; Rapporto Malan).

Per finire, nel loro «Global Monitoring Report», la Banca mondiale e il FMI presentano i progressi compiuti nella realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. La Svizzera condivide le conclusioni dell'edizione 2007 secondo cui sono stati compiuti progressi in materia di riduzione della povertà con, tuttavia, grandi differenze regionali. I pagamenti dei donatori sono stati inferiori alle promesse, il miglioramento dell'armonizzazione tra donatori tradizionali è in parte rimessa in forse dall'apparizione di nuove strutture e, in definitiva, le donne rimangono sfavorite quanto ai diritti, alle risorse e al peso politico, come constata il rapporto nella parte relativa al tema principale dell'uguaglianza dei sessi.

Dopo la sua indipendenza, il Montenegro ha deciso di non aderire al gruppo di voto diretto dalla Svizzera, bensì a quello diretto dai Paesi Bassi.

Banca mondiale È iniziata l'attuazione dell'iniziativa di sdebitamento multilaterale, approvata in occasione dell'Assemblea annuale 2005 e intesa a contribuire alla realizzazione degli Obiettivi di sviluppo del Millennio. Per evitare di indebolire la capacità finanziaria delle istituzioni di finanziamento internazionali interessate dalla riduzione del debito, è stato deciso di coprire i costi in modo continuo per il tramite di contributi supplementari degli Stati membri. Il 16 maggio 2007 il nostro Collegio ha concesso i mezzi finanziari per il contributo della Svizzera alla prima fase dell'iniziativa,
della durata di due anni (DSC: 28 milioni di fr., SECO: 5 milioni di fr.).

Sono stati compiuti alcuni progressi in materia di orientamento strategico: la Svizzera si felicita di quelli realizzati nel quadro del «Piano d'Azione per l'Africa» e dell'accresciuto impegno della Banca mondiale nel settore dell'energia e del clima nel quadro del «Clean Energy Action Plan» (Piano d'azione per un'energia pulita).

Un altro punto forte è stata la nuova strategia mirante a integrare meglio nei programmi di aiuto della Banca mondiale le preoccupazioni di buona gestione degli 5107

affari pubblici e di lotta contro la corruzione. A livello di strutture, il diritto di voto e la rappresentanza sono stati oggetto di discussioni preliminari nel 2006.

Fondo monetario internazionale Una giusta rappresentanza di tutti gli Stati è importante per la legittimità del FMI quale istituzione internazionale. Rimane attualmente al centro delle discussioni la formula di calcolo destinata ad assicurare una simile rappresentanza. La Svizzera si impegna con forza affinché, in conformità con il mandato statutario del FMI, la nuova formula di calcolo dei contingenti tenga conto in maniera adeguata dell'importanza e del grado di apertura della piazza finanziaria degli Stati. Si tratta anche di fare sì che continui a essere ascoltata la voce dei Paesi poveri.

Un altro pilastro della strategia di riorientamento a medio termine del FMI concerne il rafforzamento, approvato dalla Svizzera, delle sue attività di sorveglianza in materia di politica economica. Ne fa parte la revisione della decisione del 1977 inerente alla sorveglianza della politica di cambio, intesa a riflettere meglio l'attuale pratica delle consultazioni. Le discussioni vertono anche sull'idea di introdurre un mandato per la sorveglianza («remit»), che definirebbe chiaramente gli obiettivi a medio termine, le priorità e le responsabilità intorno alla sorveglianza esercitata dal FMI in materia di politica economica.

In vista di garantire a lungo termine il finanziamento delle spese di funzionamento del FMI, il Consiglio d'amministrazione esamina inoltre il modo di rendere in futuro i suoi redditi meno dipendenti dalla concessione di crediti e quindi dall'evoluzione dell'economia mondiale.

Mediante il suo impegno nei Paesi più poveri, il FMI si adopera ora prioritariamente ad aiutarli a massimizzare l'impatto della crescita dell'aiuto e della riduzione del debito evitando di ricadere nella trappola del debito. Si tratta anche di coordinare meglio le attività del Fondo e della Banca, nel rispetto dei vantaggi comparativi e dei rispettivi mandati delle due istituzioni.

4.3

Cooperazione nel quadro dell'Organizzazione mondiale del commercio (OMC)

L'impegno della Svizzera nell'OMC si giustifica per il nostro interesse a che il commercio mondiale si basi su un sistema di regole e di discipline commerciali ampiamente riconosciute nel mondo e consolidate da un'organizzazione forte grazie a un efficace meccanismo di risoluzione delle controversie. La Svizzera si impegna intensamente nei negoziati del Ciclo di Doha, lanciati nel 2001. Uno dei dossier centrali è il commercio agricolo, dove la Svizzera è disposta a fare concessioni. In contropartita, essa cerca di ottenere un migliore accesso ai mercati degli altri Paesi per i prodotti industriali e i servizi e una migliore protezione per le indicazioni geografiche. Inoltre, la Svizzera attribuisce grande importanza a far sì che il Ciclo di Doha sia effettivamente un negoziato dei cui risultati beneficeranno anche i Paesi in sviluppo. Grazie alla considerazione per gli interessi di questi ultimi nella «Dichiarazione di Doha», era stato possibile trovare un accordo in favore del lancio di questo nuovo ciclo di negoziati. I lavori relativi ai temi dello sviluppo non sono tuttavia quasi progrediti da allora, fatta eccezione per i negoziati riguardanti la facilitazione degli scambi e l'aiuto al commercio. Essendo il buon equilibrio tra

5108

commercio e ambiente una priorità della Svizzera, occorre che le regole concernenti i due settori siano negoziate e applicate con coerenza.

4.4

Cooperazione nel settore dell'energia atomica

Nell'ottobre 2007 la Svizzera reintegrerà il Consiglio dei Governatori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (AIEA) per un periodo di tre anni. Composto da 35 Stati membri scelti a rotazione, il Consiglio dei Governatori è l'organo direttivo dell'AIEA. La Svizzera coglierà l'occasione di questa partecipazione per sviluppare varie idee destinate a rilanciare il dibattito sul regime di non proliferazione nucleare, pregiudicato da taluni sviluppi. Si può in particolar modo pensare alle lungaggini del disarmo nucleare, ai casi dell'Iran, della Corea del Nord e del progetto di accordo nucleare India ­ Stati Uniti e ai rischi di proliferazione legati allo sviluppo dei programmi nucleari civili nel mondo. Le idee svizzere saranno sviluppate specialmente in vista del nuovo ciclo che dovrebbe condurre alla Conferenza d'esame del Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) del 2010.

4.5

Cooperazione nelle organizzazioni regionali di cui la Svizzera è membro

Nonostante il ruolo predominante dell'UE a livello europeo, altre organizzazioni che riuniscono una cerchia di Stati più grande quali il Consiglio d'Europa13 e l'OSCE rimangono sedi importanti per la politica estera svizzera. La Russia e gli Stati del Caucaso sono membri del Consiglio d'Europa e dell'OSCE, mentre gli Stati dell'Asia centrale, che presentano un forte potenziale economico (in particolare in materia energetica) sono membri dell'OSCE. È nel nostro interesse fare parte di organizzazioni che permettono di gettare ponti verso questi Stati e di promuoverne la stabilità.

In seno alle organizzazioni regionali è percepibile il consolidamento del ruolo dell'UE, con conseguente necessità di chiarire la ripartizione dei compiti tra organizzazioni onde evitare doppioni. La posizione difesa dalla Svizzera consiste nell'incoraggiare le organizzazioni quali il Consiglio d'Europa o l'OSCE a evitare la dispersione delle loro attività e a concentrare i mezzi sui loro compiti centrali e sui settori nei quali apportano un reale valore aggiunto.

Il Patto di stabilità per i Balcani ha ampiamente assolto il suo ruolo e la Svizzera può felicitarsene considerata l'importanza di questa regione per la sua politica estera. Nel corso dell'anno passato, il nostro Paese ha continuato ad accompagnare la trasformazione del Patto in nuove strutture di cooperazione regionale che saranno assunte sempre più dai Paesi interessati.

La Svizzera ha d'altra parte partecipato attivamente alle discussioni sulla riforma del Partenariato per la pace, la cui attualità nel 2006 è stata contrassegnata dal Vertice della NATO a Riga, in particolare proponendo misure concrete per migliorare i meccanismi di consultazione politica in seno al Consiglio di partenariato euroatlantico.

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Per maggiori informazioni cfr. il rapporto del Consiglio federale sulle attività della Svizzera al Consiglio d'Europa nel 2006 (FF 2007 4801).

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4.6

Politica di accoglienza di organizzazioni internazionali

La Svizzera ha una lunga tradizione di accoglienza di organizzazioni internazionali.

Tra le venticinque organizzazioni internazionali con le quali la Svizzera ha concluso un accordo di sede, ventidue si sono stabilite a Ginevra, due a Berna e una a Basilea.

Esiste d'altra parte un accordo di natura fiscale con sei organizzazioni internazionali semigovernative. Numerosi enti di natura governativa o non governativa si aggiungono a questa lista.

La Ginevra internazionale permette al nostro Paese di esercitare un'influenza maggiore nelle relazioni internazionali rispetto al suo peso effettivo, aiutandolo quindi a raggiungere i suoi obiettivi di politica estera. Tale interesse giustifica appieno l'impegno delle autorità al fine di mantenere il ruolo del nostro Paese in materia di accoglienza di organizzazioni internazionali. L'impegno dev'essere perseguito con tenacia poiché cresce la concorrenza tra Stati desiderosi di accogliere organizzazioni o conferenze internazionali.

Nel 2006, la costituzione del nuovo Consiglio dei diritti dell'uomo con sede a Ginevra è stato un grande arricchimento per la città, in un settore (quello degli affari umanitari e dei diritti dell'uomo) che rappresenta uno dei suoi punti forti. La Svizzera si è adoperata per offrire condizioni di lavoro ottimali a questa nuova istituzione, in special modo favorendo la partecipazione degli Stati che non dispongono di una rappresentanza permanente a Ginevra mettendo a loro disposizione infrastrutture di lavoro.

Oltre all'umanitario e ai diritti dell'uomo, l'economia e il commercio, la pace, la sanità e l'ambiente costituiscono i principali pilastri della Ginevra internazionale.

L'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) figura tra le più importanti organizzazioni internazionali con sede a Ginevra. Nel marzo 2006, il Consiglio degli Stati ha approvato il nostro messaggio concernente la concessione di un prestito senza interessi di 60 milioni di franchi per la costruzione di un edificio supplementare per l'OMC. Poco dopo, avendo il Direttore generale dell'Organizzazione espresso la sua preferenza per un nuovo edificio che consentisse di riunire sotto uno stesso tetto tutti i suoi servizi, l'esame parlamentare del messaggio è stato sospeso e sono stati avviati colloqui esplorativi tra l'Amministrazione federale e l'OMC al fine
di fissare più precisamente le necessità di quest'ultima a breve, medio e lungo termine, allo scopo di definire il modo migliore per soddisfarle. Le Commissioni della politica estera vengono regolarmente informate dell'avanzamento del dossier.

Oltre alle condizioni quadro materiali legate in particolare alle infrastrutture e alla sicurezza degli edifici e delle persone, un ambiente accademico stimolante e diversificato rappresenta un fattore importante per l'attrattiva di una città quale ospite di organizzazioni internazionali. È un progresso importante la costituzione di un vero e proprio polo di studi internazionali, comprendente in particolare un nuovo «Institut de hautes études internationales et du développement» (IHEID; Istituto di alti studi internazionali e dello sviluppo), nato dalla fusione dei due istituti universitari ginevrini in studi internazionali e dello sviluppo esistenti, che dovrebbe essere funzionale nel gennaio 2008.

Il 13 settembre 2006 il nostro Collegio ha sottoposto al Parlamento il messaggio concernente la legge federale sui privilegi, le immunità e le facilitazioni, nonché sugli aiuti finanziari accordati dalla Svizzera quale Stato ospite (Legge sullo Stato 5110

ospite)14. La nuova legge ci permetterà di condurre una politica dello Stato ospite più trasparente e maggiormente incentrata sugli interessi della Svizzera. Nel contempo, offrirà alle organizzazioni internazionali stabilite in Svizzera un quadro giuridico chiaro in particolare quanto a privilegi, immunità e facilitazioni di cui possono beneficiare. L'Assemblea federale dovrebbe approvare la legge alla fine della sessione estiva 2007.

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Conclusione

La nostra politica si prefigge di mantenere e coltivare accuratamente relazioni bilaterali per quanto possibile ampie, conformemente al principio dell'universalità, promovendo la forza del diritto internazionale e configurando in modo ottimale le nostre relazioni con l'Unione europea, la nostra vicina più prossima e principale partner. Questa politica promuove con efficacia la sicurezza e il benessere dei cittadini svizzeri.

Allegati: 1. Neutralità ­ seguito della riunione del Consiglio federale del 26 luglio 2006 2. Il ruolo della Svizzera quale depositaria delle Convenzioni di Ginevra 3. Guerra asimmetrica e diritto internazionale umanitario, possibilità di sviluppo

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FF 2006 7359

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