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Valutazione annuale dello stato della minaccia Rapporto del Consiglio federale alle Camere federali e al pubblico del 12 maggio 2021

Onorevoli presidenti e consiglieri, conformemente all'articolo 70 capoverso 1 lettera d della legge del 25 settembre 2015 sulle attività informative vi informiamo in merito alla nostra valutazione dello stato della minaccia.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

12 maggio 2021

In nome del Consiglio federale svizzero: Il presidente della Confederazione, Guy Parmelin Il cancelliere della Confederazione, Walter Thurnherr

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Valutazione dello stato della minaccia 1

Situazione iniziale

Conformemente all'articolo 70 capoverso 1 lettera d della legge del 25 settembre 20151 sulle attività informative (LAIn), il Consiglio federale valuta ogni anno lo stato della minaccia in Svizzera e informa le Camere federali e il pubblico. La valutazione fa riferimento alle minacce menzionate nella LAIn nonché a fatti rilevanti sotto il profilo della politica di sicurezza che avvengono all'estero.

Per un quadro della situazione più completo in termini di intelligence si rinvia al rapporto annuale sulla situazione del Servizio delle attività informative della Confederazione (SIC) intitolato «La sicurezza della Svizzera»2. Rimane compito dei rapporti periodici sulla politica di sicurezza della Svizzera esaminare se e in quale misura sia necessario adeguare la politica di sicurezza e i suoi strumenti a causa di cambiamenti della situazione3. Il prossimo rapporto sarà presentato nel 2021.

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Compendio

La sicurezza della Svizzera è influenzata in misura determinante da varie tendenze, tra cui in particolare la crescente concorrenza tra le grandi potenze e potenze regionali emergenti, la globalizzazione con i suoi regionalismi e nazionalismi in parziale controtendenza, l'evoluzione tecnologica e infine la polarizzazione della società.

Specialmente la crescente concorrenza tra le grandi potenze e le potenze regionali emergenti determina in maniera preponderante un impiego più frequente di strumenti di potere. Questi Stati si adoperano per mantenere o estendere le loro sfere d'influenza e per indebolire i loro avversari, aumentando l'instabilità nei territori interessati, le tensioni e anche il rischio di conflitti armati, laddove nessun attore riesce a conquistare una posizione dominante. I mezzi militari, di intelligence, politici ed economici impiegati a tale scopo sono perlopiù riconoscibili e prevedibili nei loro effetti, ma la rapidissima trasformazione tecnologica, in particolare nel campo della tecnica di difesa e del ciberspazio, comporta rischi nuovi e difficilmente calcolabili.

Fattori di stabilizzazione come il controllo degli armamenti convenzionali e nucleari sono confrontati con grandi sfide. I conflitti regionali scatenano complessi conflitti per procura, con il rischio di scontri militari tra le grandi potenze e le potenze regionali coinvolte. Conflitti congelati possono riaccendersi, come ha dimostrato il Nagorno Karabakh nel 2020. Nella condotta dei conflitti, i ciberattacchi sono all'ordine del giorno, con conseguenze previste e non previste che possono andare oltre il ciberspazio. I ciberattacchi implicano ormai un potenziale di escalation accresciuto, poiché

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possono essere contrastati anche con mezzi cinetici conformemente alla dottrina militare di alcuni Stati. Sull'onda della digitalizzazione, i cibermezzi assumono un'importanza crescente come strumenti di spionaggio. Anche le attività di influenza e di disinformazione da parte di terzi hanno assunto un maggiore rilievo per la Svizzera.

Le grandi multinazionali a livello mondiale hanno guadagnato importanza in modo significativo nell'ambito della politica di sicurezza. Nel settore della tecnologia, alcune di queste grandi imprese esercitano già oggi una funzione regolatoria in concorrenza con l'influsso statale e della comunità internazionale. Gli interessi economici di queste imprese si trovano talvolta in contraddizione con gli interessi di politica di sicurezza degli Stati, che dipendono fortemente dai produttori di tecnologie. Nelle situazioni straordinarie e di crisi, questo fenomeno può limitare notevolmente la capacità di azione degli Stati nel settore della politica di sicurezza.

La minaccia proveniente dal terrorismo di matrice jihadista rimane elevata anche in Svizzera. Il potenziale di violenza dell'estremismo di destra e di sinistra è come sempre presente in Svizzera, dove entrambi gli ambienti dispongono di una rete di contatti internazionali.

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Le singole minacce

3.1

Terrorismo

In Svizzera la minaccia terroristica rimane elevata ed è determinata principalmente da attori di matrice jihadista, in primo luogo da individui isolati che agiscono autonomamente, tra cui anche un numero crescente di persone affette da problemi psichici, come evidenziato dagli attentati commessi a Morges il 12 settembre 2020 e a Lugano il 24 novembre 2020. Questi atti di violenza, e gli analoghi episodi verificatisi in Francia, Germania e Austria, dimostrano che gli attentati perpetrati con poco dispendio logistico da singoli individui o gruppuscoli e diretti contro cosiddetti obiettivi facili rappresentano la minaccia terroristica più probabile. Le restrizioni imposte a causa della pandemia, che possono comportare un sovraccarico economico e l'isolamento sociale, rappresentano un ulteriore fattore di rischio. Alcune di queste restrizioni favoriscono la vita nello spazio virtuale e quindi il consumo di contenuti radicalizzanti e di carattere jihadista nonché i contatti tra persone radicalizzate.

Il terrorismo di matrice jihadista prende di mira soprattutto gli Stati che partecipano militarmente alla lotta contro l'organizzazione terroristica «Stato Islamico». La Svizzera potrebbe essere teatro di attentati rivolti contro gli interessi di questi Stati, ma anche contro obiettivi israeliani o ebraici. Inoltre, lo «Stato Islamico» incita gruppuscoli o individui isolati ad agire in suo nome. La sua organizzazione principale si è consolidata come movimento clandestino, in particolare in Iraq, e dispone ancora di strutture di comando regionali, di reti internazionali e di consistenti risorse, ma al momento non è praticamente più in grado di preparare e commettere autonomamente attentati in Europa. Alcune propaggini regionali dello «Stato Islamico» stanno guadagnando sempre più influenza, per esempio in determinate regioni dell'Africa.

La questione delle persone radicalizzate in carcere e dei jihadisti condannati che hanno scontato la loro pena rappresenta tuttora una sfida. Inoltre, la sicurezza della Svizzera 3 / 10

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potrebbe essere minacciata anche da persone con motivazioni jihadiste che all'epoca del califfato dello «Stato Islamico» si sono recate nella zona di guerra tra Iraq e Siria e che in seguito sono rimpatriate, e dai loro familiari.

Per quanto riguarda la minaccia derivante dal terrorismo di matrice etnonazionalista, il problema principale per l'Europa, e quindi anche per la Svizzera, è ancora quello legato alle attività del Partito dei lavoratori del Kurdistan (PKK). In Europa, il PKK si impegna per realizzare i suoi obiettivi politici pacificamente, ma sostiene anche la lotta armata nei territori curdi. In Europa continua a fare opera di propaganda e di ideologizzazione delle giovani generazioni di etnia curda, raccoglie fondi, recluta nuovi membri e organizza campi di addestramento. Circa la minaccia derivante per la Svizzera dal movimento libanese Hezbollah, il Consiglio federale presenterà un rapporto distinto.

3.2

Spionaggio

Lo spionaggio è un fenomeno sempre presente, con obiettivi e metodi rimasti relativamente immutati nel corso del tempo. Tuttavia, la digitalizzazione e l'interconnessione comportano un forte aumento delle attività di spionaggio nel ciberspazio, mentre la concorrenza tra grandi potenze e potenze regionali si traduce in un'intensificazione di queste attività su scala globale. Per di più, gli Stati ricorrono ad attività di influenza, disinformazione e sabotaggio per influenzare, indebolire o destabilizzare avversari politici o concorrenti economici. Talvolta, le persone indesiderate sono oggetto dell'uso di forza letale, in patria o sul territorio di altri Stati. Attentati di questo tipo potrebbero essere commessi anche in Svizzera.

La Svizzera è tuttora fortemente toccata da attività di spionaggio condotte da attori statali e non, soprattutto dai servizi di intelligence civili e militari delle grandi potenze e anche di alcune potenze regionali. Per le loro attività, alcuni servizi di intelligence possono contare su strutture consolidate e ampie reti presenti in Svizzera, oppure impiegano i loro mezzi in altri luoghi del mondo contro cittadini e interessi svizzeri.

Gli obiettivi dei servizi di intelligence stranieri in Svizzera rimangono gli stessi: le loro attività si concentrano sulle autorità, sul Parlamento, sull'esercito, sugli istituti di ricerca, sui media e su settori vari dell'economia. Ginevra rimane uno dei punti focali, soprattutto a causa della presenza di organizzazioni internazionali, rappresentanze diplomatiche e organizzazioni non governative. Inoltre, i servizi di intelligence stranieri operano anche in Svizzera ai danni di dissidenti, membri dell'opposizione e persone appartenenti a minoranze etniche o religiose. Sussiste anche la possibilità che agenti stranieri svolgano in Svizzera attività di influenza rivolte contro interessi svizzeri.

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Proliferazione NBC4

Si segnalano tuttora frequenti tentativi, da parte di attori esteri, di acquisire in Svizzera materiale destinato a programmi di armi di distruzione di massa o alla fabbricazione di sistemi vettori. Nel passato recente, l'Iran è riuscito a realizzare un salto di qualità nei suoi sistemi di razzi a propellente solido e missili da crociera, utilizzando anche materiale di provenienza svizzera.

Il Pakistan rimane molto interessato al know-how e ai beni provenienti dalla Svizzera, in particolare per lo sviluppo del suo programma nucleare. Investe ingenti risorse in armamenti nucleari e nel suo arsenale attivo potrebbe presto possedere un numero di testate superiore a quello del Regno Unito.

Le potenze nucleari si stanno impegnando per modernizzare completamente i loro arsenali. Il sistema di controllo strategico degli armamenti mostra segni di cedimento, ma le relazioni di deterrenza tra le grandi potenze nucleari rimangono stabili. La Russia sta migliorando la propria capacità di condurre una guerra contro avversari convenzionali forti. La NATO sta ulteriormente potenziando le proprie capacità di deterrenza e di difesa in Europa.

3.4

Attacchi a infrastrutture critiche

In linea di massima le infrastrutture critiche possono essere prese di mira da attori statali e non, e possono essere impiegati mezzi fisici o cibernetici. Il movente di questi attacchi può essere legato all'estremismo violento, al terrorismo, allo spionaggio o a questioni relative all'egemonia politica o finanziaria.

Le misure di lotta contro la pandemia, adottate a partire dalla primavera 2020, hanno ulteriormente promosso la digitalizzazione. Gli sforzi profusi per favorire questo sviluppo, ad esempio per consentire l'accesso a distanza e quindi le attività di telelavoro, comportano il rischio che non si presti la necessaria attenzione alla sicurezza rendendo possibile il furto di grandi quantità di dati. In tal modo, la superficie potenziale di attacco delle infrastrutture critiche aumenta, in parte direttamente ma in parte anche indirettamente attraverso le catene di approvvigionamento ovvero l'interconnessione di clienti e fornitori di servizi.

Le numerose imprese che in Svizzera offrono accessori e servizi specializzati per l'esercizio di infrastrutture critiche in Svizzera e all'estero possono rappresentare bersagli interessanti, non solo per i criminali, ossia per persone che agiscono per interesse finanziario, ma anche per attori legati a un contesto statale. Di attacchi di questo tipo, sferrati attraverso la catena di approvvigionamento, se ne verificano ancora, e ci si può aspettare un ulteriore aumento dei ciberattacchi a infrastrutture critiche motivati da interessi statali o da intenzioni criminali. Negli anni scorsi, diversi servizi della Confederazione e imprese svizzere del settore privato sono stati colpiti da ciberattacchi sferrati da attori statali stranieri con intenti di spionaggio politico o economico.

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Proliferazione di armi nucleari, biologiche o chimiche, compresi i loro sistemi vettori nonché tutti i beni e tutte le tecnologie a impiego civile e militare necessari per la fabbricazione di tali armi.

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Nell'ambito di conflitti strategici, anche in futuro potrebbero essere colpiti obiettivi in Svizzera oppure essere pregiudicati interessi svizzeri.

Oltretutto, i cibercriminali diversificano continuamente il loro modo di procedere. Vi sono sempre più spesso gruppi criminali, ad esempio, che, una volta riusciti ad accedere a sistemi altrui, offrono a terzi le informazioni e le conoscenze tecniche rubate.

Offerte di questo tipo possono essere interessanti anche per attori statali.

3.5

Estremismo violento

Anche il potenziale di violenza dell'estremismo di destra e di sinistra è sempre presente in Svizzera, dove entrambi gli ambienti si avvalgono di una rete di contatti internazionali e cercano un pubblico per le loro ideologie. La pandemia e le contromisure adottate si ripercuotono però sulle attività di questi ambienti. Si constata una riduzione delle azioni svolte in pubblico e un aumento delle attività virtuali.

Nella stragrande maggioranza dei casi, in Svizzera gli estremisti di destra continuano ad agire nella clandestinità e si trattengono dal commettere atti di violenza, pur disponendo di importanti quantità di armi e praticando arti marziali. Attualmente gli ambienti dell'estremismo di destra si stanno riorganizzando. Specialmente nella Svizzera tedesca, l'avvento di una nuova generazione di giovani motivati ha dato vita a una collaborazione tra vari gruppi. Questi giovani esponenti si dimostrano pronti a esporsi pubblicamente, ma lo fanno in modo calcolato e basandosi sulle esperienze dei più anziani. Le reazioni del movimento antifascista alle provocazioni degli estremisti di destra evidenziano che questo conflitto potrebbe spingersi oltre il ciberspazio, al quale per ora è essenzialmente circoscritto. In tal caso potrebbero verificarsi aggressioni fisiche contro esponenti dell'ambiente opposto, pianificate o spontanee.

Inoltre, persiste il rischio di attacchi di matrice estremista di destra commessi da persone che, pur presentandosi come appartenenti a questi ambienti, non hanno legami con gruppi violenti. Diversi attentati commessi all'estero dal 2019 hanno evidenziato che gli estremisti isolati che hanno fatto ricorso massiccio alla violenza possono spingersi verso il terrorismo. In Svizzera sinora gli indizi di questo tipo di sviluppo sono molto sporadici.

Le principali tematiche degli ambienti dell'estremismo violento di sinistra possono essere riassunte dalle parole-chiave «anticapitalismo», «migrazione e asilo», «antifascismo» e «antirepressione». Questi ambienti si lasciano però molto influenzare anche dagli avvenimenti d'attualità. Per esempio, hanno strumentalizzato a livello argomentativo la pandemia di COVID-19 e inserito nel loro repertorio il tema dei «coronascettici», poiché reputano che una parte di queste persone faccia parte degli ambienti di estrema destra. Perciò
gli estremisti di sinistra organizzano ripetutamente delle contromanifestazioni.

In Svizzera gli ambienti violenti di estrema sinistra continuano a impegnarsi a favore del popolo curdo che rivendica la propria autonomia, sostenendolo in Svizzera ma anche sul posto nella regione autonoma del Rojava nel Nord della Siria. In Svizzera organizzano anche azioni violente e raccolgono fondi per equipaggiare i combattenti

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sul posto. Inoltre, hanno anche compiuto azioni violente contro gli interessi turchi in Svizzera e i cosiddetti collaborazionisti.

Gli estremisti violenti di sinistra reagiscono con forza quando si imbattono in luogo pubblico in persone o gruppi che considerano estremisti di destra e li affrontano con crescente aggressività.

Negli attacchi contro le forze di sicurezza, gli estremisti violenti di sinistra prendono in considerazione il fatto che provocheranno lesioni alle persone o perdite di vite umane o in determinati casi ciò rappresenta addirittura il loro obiettivo.

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Sviluppi all'estero rilevanti sotto il profilo della politica di sicurezza

L'impiego di strumenti di potere persiste nel mondo intero nonostante le condizioni dettate dalla pandemia e le conseguenti distorsioni economiche. Le grandi potenze evitano il confronto diretto sul piano della politica di sicurezza. La Cina si concentra sull'estensione della sua sfera d'influenza, mentre la Russia cerca di consolidare la propria. Il presidente Biden intende assumere la leadership degli Stati Uniti a livello internazionale in modo diverso dall'ex presidente Donald Trump, in alleanza con gli Stati filoccidentali. Le potenze regionali come l'Iran e la Turchia impiegano le loro forze armate e le milizie alleate per difendere ed estendere le loro sfere d'influenza.

L'Europa, vale a dire l'Unione europea (UE), possiede il potenziale necessario per diventare un attore globale influente, ma dovendo agire in particolare sulla base del necessario consenso non è certo che possa effettivamente sfruttare questo potenziale.

Durante la presidenza Trump, gli Stati Uniti hanno curato con minore intensità la loro rete di alleanze in Europa e in Asia rispetto al passato. La nuova amministrazione si è adoperata per stabilire relazioni di reciproca utilità in ambito economico e di politica di sicurezza. La polarizzazione evidenziatasi nella politica interna e la crescita del debito pubblico compromettono la capacità di azione del Paese. Di conseguenza, crescono le aspettative nutrite dagli Stati Uniti nei confronti dei propri alleati in Europa, nel Golfo Persico e in Asia sul fatto che possano risolvere i conflitti tra le proprie fila aumentando così la propria capacità di azione. Le prospettive transatlantiche oltre il mandato del presidente Biden rimangono caratterizzate dall'incertezza.

Anche sotto la guida del nuovo presidente, gli Stati Uniti si concentreranno sulla sfida strategica dei rapporti con la Cina. Nell'ambito della NATO continuano però a fornire un contributo determinante alla difesa militare dell'Europa. Agli alleati europei chiedono di assumersi maggiori responsabilità per la propria sicurezza e di fornire supporto agli Stati Uniti per arginare l'espansione della Cina, specialmente a livello economico e tecnologico. Le ambizioni nucleari e regionali dell'Iran e il programma nucleare militare della Corea del Nord rimangono un problema costante con impatto globale. L'avvio di
relazioni diplomatiche tra Israele e gli Emirati arabi uniti e altri Stati arabi dischiude nuove possibilità di cooperazione nella regione, tanto sul piano economico quanto su quello della politica di sicurezza. Uno dei motivi essenziali per il clima di disgelo che caratterizza le relazioni diplomatiche tra questi Paesi potrebbe risiedere nella speranza di riuscire, insieme, a contrastare in modo più efficace l'influenza dell'Iran e della Turchia.

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Rispetto agli Stati Uniti e alla Russia, la Cina ha gestito meglio la crisi provocata dalla pandemia di COVID-19 e continua senza sosta la sua corsa agli armamenti. La sua crescita economica e militare accentua le rivalità con gli Stati Uniti, potenza leader a livello globale. Forte del suo crescente potere militare, la Cina si dimostra sempre più sicura di sé nel far valere le sue pretese territoriali. Il Mar Cinese Meridionale è vieppiù sotto l'influsso cinese, nonostante le insistenti rivendicazioni degli Stati confinanti del Sud-Est asiatico. Le forze armate cinesi sono sempre più attive anche nel Mar Cinese Orientale, esercitando pressione sul Giappone. Anche con l'India, nella regione dell'Himalaya, gli scontri diventano sempre più frequenti.

Ma la via principale seguita dalla Cina per espandere la sua sfera d'influenza rimane quella dello sviluppo economico. Sotto la guida del Partito comunista e del suo segretario generale Xi Jinping, la Cina porta avanti il processo di modernizzazione e mira a conquistare la leadership globale in alcuni settori tecnologici. Mediante la conclusione di accordi commerciali e con investimenti all'estero espande il suo influsso a livello globale. Sul piano della politica estera, sfrutta sempre più la sua forza economica non solo per imporre rivendicazioni politiche, ma anche per respingere la critica internazionale che condanna una repressione sempre più pesante esercitata sulle minoranze e sul dissenso politico. Inoltre, la Cina ha potenziato il suo strumentario per l'esercizio di attività di influenza, anche perché con la pandemia di COVID-19 è stata oggetto di critiche a livello internazionale.

La Russia dispone di una guida politica stabile, che difende il proprio potere con un ampio controllo sul panorama dei media, con la repressione nei confronti del dissenso politico e pratiche di corruzione. All'estero impiega con successo e con uno sforzo non eccessivo le sue limitate risorse per consolidare la propria sfera d'influenza nell'Europa orientale, nel Medio Oriente e nell'Africa del Nord. Il presidente Putin approfitta anche dei lati deboli dei suoi avversari in politica estera, sfruttando e fomentando la loro divisione e i contrasti interni.

La Bielorussia è diventata ancor più dipendente dalla Russia nel corso degli scontri a livello di politica interna,
mentre in Ucraina la Russia sta cercando di rafforzare ulteriormente la sua influenza. In caso di crisi, sul fianco orientale della NATO il rischio di escalation è considerevole. In Siria, dove non si intravvede la fine del conflitto, la Russia continua a esercitare un'influenza predominante. Tuttavia, la sua influenza è circoscritta a livello regionale, poiché il suo potere economico è di gran lunga inferiore a quello degli Stati Uniti e della Cina. Degno di rilievo è il rapporto con la Turchia, la quale persegue interessi antitetici in quasi tutte le zone di conflitto, pur essendo al tempo stesso uno stretto partner economico. Il presidente Putin e il presidente turco Erdogan trovano sempre il modo di mantenere separate le sfere d'influenza in concorrenza fra i loro due Paesi.

Tra le potenze regionali, la Turchia mira ulteriormente a estendere la propria zona d'influenza. Oltre al Nord dell'Iraq, è impegnata militarmente anche in Siria e in Libia; i metodi da essa utilizzati nel conflitto con il PKK e i gruppi affiliati possono avere un impatto immediato sulla situazione di minaccia in Europa. Nell'area orientale del Mediterraneo, rivendica lo sfruttamento economico esclusivo di un'estesa area marina, oggetto di pretese anche da parte della Grecia e di Cipro. Sinora la Turchia è riuscita a imporsi nella regione, nonostante un'importante vulnerabilità economica.

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L'UE, principale partner commerciale della Turchia, rinuncia per ora ad adottare sanzioni incisive, anche perché ritiene di dover contare sull'appoggio dello Stato turco per combattere la migrazione illegale. Al tempo stesso la Turchia, data la sua appartenenza alla NATO, rimane formalmente un alleato dei numerosi Stati membri europei nonché del Canada e degli Stati Uniti.

Nel conflitto tra Stati Uniti e Iran non si delinea ancora una soluzione. Nonostante la ripresa delle attività di arricchimento dell'Iran, in violazione del Piano d'azione congiunto globale (PACG), non risulta che l'Iran punti a sviluppare rapidamente un'arma nucleare. Dall'insediamento del presidente Biden, i due Paesi lanciano segnali di una certa disponibilità al disgelo e all'avvio di negoziati. Dopo un periodo di distensione e dialogo con gli Stati Uniti, la Corea del Nord ha assunto nuovamente un atteggiamento di confronto, poiché le sue ambizioni nei rapporti con gli Stati Uniti non sono state soddisfatte. L'abbandono dei programmi di produzione di armi di distruzione di massa nordcoreani rimane dunque un obiettivo lontano.

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Ripercussioni sulla Svizzera

La lotta in atto a livello mondiale per la difesa e la conquista di sfere d'influenza e le ambizioni di potere delle potenze regionali hanno un impatto sulla sicurezza e sulla stabilità dell'Europa e quindi anche della Svizzera. Globalmente, l'effetto protettivo del contesto della politica di sicurezza della Svizzera si sta ulteriormente indebolendo.

I conflitti regionali provocano movimenti migratori che investono anche la Svizzera.

Le minacce sono particolarmente evidenti nel ciberspazio, dove vengono sferrati quotidianamente massicci attacchi ad opera di attori statali o su incarico di uno Stato oppure di cibercriminali, che prendono ripetutamente di mira anche servizi statali, privati cittadini o imprese in Svizzera. Va inoltre sottolineato, per quanto riguarda la Svizzera, il potenziale di minaccia legato alle attività di influenza e disinformazione.

Affiorano nuovi attori rilevanti sotto il profilo della politica di sicurezza, per esempio come conseguenza dell'evoluzione tecnologica, mentre la cooperazione multilaterale finora perseguita e i dispositivi di sicurezza internazionali esistenti vengono sottoposti a una forte pressione o addirittura erosi e impegnano sempre più mezzi ibridi per svolgere conflitti. Di conseguenza, la capacità d'azione delle organizzazioni internazionali responsabili della sicurezza diminuisce, mentre aumenta l'importanza di un approccio multilaterale (multistakeholder). La Svizzera non impiega strumenti di potere per perseguire i propri interessi e pertanto la sua capacità di risolvere pacificamente i conflitti si basa sul mantenimento di meccanismi internazionali collaudati e sullo sviluppo di nuovi strumenti di questo tipo.

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