FF 2021 www.dirittofederale.admin.ch La versione elettronica firmata è quella determinante

Rapporto del Consiglio federale sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2020 del 31 marzo 2021

Onorevoli presidenti e consiglieri, vi sottoponiamo il rapporto sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2020 affinché ne prendiate atto.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

31 marzo 2021

In nome del Consiglio federale svizzero: Il presidente della Confederazione, Guy Parmelin Il cancelliere della Confederazione, Walter Thurnherr

2021-1053

FF 2021 801

FF 2021 801

Rapporto 1

Riassunto delle priorità nel 2020

Nell'anno in rassegna la politica migratoria estera della Svizzera è stata contrassegnata dalla crisi legata al COVID-19. Le molteplici conseguenze della pandemia globale hanno influenzato tutti i settori della migrazione, ponendo la Svizzera dinanzi a nuove sfide.

La pandemia e le misure adottate per contrastarne la diffusione hanno ostacolato sia la cooperazione bilaterale in materia di migrazione sia l'attuazione del programma svizzero di reinsediamento. I rimpatri sono stati in parte bloccati o eseguiti soltanto limitatamente. La pandemia globale ha peraltro accresciuto la vulnerabilità dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati interni in numerose regioni.

Il presente rapporto è incentrato sulla politica migratoria estera europea, con un'attenzione particolare al nuovo patto sulla migrazione e l'asilo adottato il 23 settembre 2020 dalla Commissione europea, da un lato, e sull'intensificazione dell'impegno svizzero in Grecia, dall'altro.

Nonostante le condizioni rese difficili dal COVID-19 è stato possibile condurre un dialogo sulla migrazione con importati Stati partner quali l'Algeria, il Marocco, la Tunisia, la Costa d'Avorio, l'Iran, il Kosovo e lo Sri Lanka. Sono stati fatti notevoli progressi anche per quanto riguarda diversi negoziati vertenti su accordi in materia di migrazione. Viste le limitazioni di viaggio, nell'anno in rassegna le ambasciate svizzere e, laddove presenti, i funzionari di collegamento incaricati dell'immigrazione (Immigration Liaison Officers, ILO), hanno svolto una funzione cruciale, curando nella misura del possibile i contatti con i governi partner sul posto e assicurando l'impegno nel quadro di progetti. Grazie a questo apporto è stato possibile per esempio intensificare la cooperazione bilaterale con le autorità georgiane nel settore del ritorno.

Nell'anno in rassegna la struttura di cooperazione interdipartimentale in materia di migrazione internazionale (struttura IMZ) ha costituito uno strumento efficace, non da ultimo a fronte della pandemia legata al COVID-19. È stata ulteriormente intensificata la stretta collaborazione tra Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP), Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR).

Anche la connessione strategica tra la cooperazione
internazionale (CI) e la politica migratoria della Svizzera ha dato risultati positivi. Il perdurare della pandemia rafforza ulteriormente, in maniera globale, la volatilità della situazione sul fronte della migrazione. In questo contesto una politica migratoria estera ben coordinata è più che mai importante. Da sola la Svizzera non è in grado di fronteggiare le sfide che si prospettano. Occorre cooperare a livello internazionale e in questo senso una connessione strategica costituisce uno strumento importante, ulteriormente rafforzato grazie all'adozione della nuova strategia CI 2021­24. La CI impiega le risorse, gli strumenti e il know-how di cui dispone per sostenere i Paesi in via di sviluppo nel contenere la pandemia e nel gestirne le conseguenze. Organizzazioni internazionali e banche multilaterali di sviluppo hanno già elaborato, con il sostegno della Svizzera, misure a tutto 2 / 14

FF 2021 801

campo tra cui anche aiuti ai migranti. Queste misure potranno concorrere, in futuro, a ridurre le cause della migrazione forzata e irregolare.

2

Contesto migratorio nel 2020

Le restrizioni di viaggio legate alla pandemia di COVID-19 hanno arrestato di fatto la migrazione irregolare verso l'Europa, in particolare nel secondo trimestre 2020. Nella seconda metà dell'anno la migrazione irregolare ha ripreso ad aumentare, soprattutto nel Mediterraneo centrale. Sono stati registrati circa 34 150 sbarchi, ossia il triplo che nel 2019 (ca. 11 450). Questi migranti provenivano perlopiù da Tunisia, Bangladesh e Costa d'Avorio. Accanto all'attenuazione delle cause della migrazione forzata e irregolare nelle regioni di provenienza, a lungo termine la soluzione pacifica del conflitto armato in Libia resta un fattore chiave per la riduzione della migrazione irregolare nel Mediterraneo centrale ­ che in numerosi casi si conclude con la morte. A breve termine, tuttavia, la migrazione potrebbe aumentare, dato che, con la cessazione dei combattimenti, alcune milizie potrebbero dedicarsi di nuovo maggiormente al traffico di migranti. Nell'anno in rassegna la migrazione lungo la «rotta del Mediterraneo occidentale» è aumentata. Nel 2020 si sono avuti circa 41 850 tra sbarchi e attraversamenti della frontiera dal Marocco verso la Spagna, mentre nel 2019 ve ne erano stati 32 500. Questo aumento è esclusivamente dovuto alla crescita del numero di attraversamenti in provenienza dal Sahara occidentale e dalla Mauritania verso le Isole Canarie. Qui il numero di sbarchi è passato da 2700 (2019) a circa 23 000 (2020).

Questa rotta migratoria viene adottata per evitare i controlli intensificati messi in campo dalle autorità marocchine a nord del Paese. Tuttavia, anche la situazione economica in Marocco potrebbe aver incitato un numero maggiore di cittadini marocchini a tentare di raggiungere l'Europa passando dalle Isole Canarie.

Nell'intero spazio Schengen le restrizioni temporanee d'entrata applicate alle frontiere interne e le restrizioni ai viaggi (p. es. blocco dei visti e arresto del traffico aereo) hanno fatto diminuire in modo chiaro anche il numero di attraversamenti illegali delle frontiere. Nel 2020 l'Amministrazione federale delle dogane (AFD) ha registrato un calo dei soggiorni illegali pari a circa il 15 per cento (11 043 rispetto a 12 927 nel 2019). In tutta l'UE, Frontex ha osservato nell'anno in rassegna una diminuzione degli attraversamenti irregolari delle frontiere dell'ordine
del 15 per cento circa rispetto all'anno precedente. Nel 2020 i migranti giunti in maniera irregolare in Grecia per mare o via terra sono stati circa 15 700, ossia circa l'80 per cento in meno rispetto al 2019.

Inoltre, le misure legate alla pandemia di COVID-19 adottate nel 2020 nel settore delle frontiere e dei visti hanno fatto diminuire, in parte in modo evidente, anche il numero di nuove domande d'asilo in alcuni Stati europei. Nell'anno in rassegna l'UE ha registrato il 31 per cento di domande d'asilo in meno rispetto all'anno precedente (Svizzera: meno 23%). Siccome in ragione del COVID-19 la migrazione è stata bloccata non soltanto alle frontiere esterne ma in tutto il mondo, in confronto agli anni precedenti non si è verificato un importante «arretrato» di migranti e persone in cerca di protezione.

3 / 14

FF 2021 801

Principali rotte migratorie verso l'Europa (numero di persone) Rotte attraverso il Mediterraneo

orientale (Turchia-Grecia)

centrale (spt Libia-Italia)

occidentale (spt Marocco-Spagna)

mare

terra

mare

mare

terra

2018

32 500

18 010

23 370

58 570

6 810

2019

59 730

14 890

11 470

26 170

6 350

2020

9 690

5 980

34 150

40 330

1 540

Fonte: ACNUR

Grafico 1 Domande di asilo in Svizzera dal 1991 al 2020

Fonte: SEM

4 / 14

FF 2021 801

Grafico 2 Domande d'asilo in Svizzera ­ Principali Stati di provenienza 20201

Fonte: SEM

3

Focus: politica migratoria estera dell'Europa

La politica migratoria estera dell'Europa è stata influenzata dalle conseguenze della pandemia, che ha provocato restrizioni della libertà di movimento e ha fatto diminuire il numero di domande d'asilo nello spazio Dublino come anche il numero di attraversamenti illegali delle frontiere esterne Schengen. Oltre a questo doppio calo numerico, il deterioramento della situazione umanitaria nei campi di accoglienza greci ha fatto riaffiorare i problemi irrisolti della politica europea in materia di migrazione e di asilo.

Nel settembre 2020, presentando il nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, la Commissione dell'UE ha avviato la tanto annunciata riforma della politica migratoria europea.

1

Il grafico è riferito alle sole domande primarie, senza i ricongiungimenti familiari e le nascite.

5 / 14

FF 2021 801

3.1

Cooperazione bilaterale con gli Stati membri dell'UE

Nell'anno in rassegna una delle priorità della Svizzera è stata il sostegno alla Grecia.

Il nostro Paese ha per esempio finanziato strutture per l'accoglienza mirata di ragazze e famiglie sulla terraferma greca. Ha inoltre accolto 71 richiedenti l'asilo minorenni non accompagnati (RMNA) che avevano parenti in Svizzera, conformemente alle disposizioni di Dublino, ha concesso per un totale di 1,1 milioni di franchi aiuti nel quadro del credito del DFGP per progetti di istituzioni di soccorso e, infine, tramite l'aiuto umanitario della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC), ha finanziato con un contributo di 1,8 milioni di franchi misure tese a migliorare la situazione dei rifugiati e dei migranti irregolari.

Dopo l'incendio nel campo di transito di Moria, sull'isola di Lesbo, la Svizzera ha partecipato all'accoglienza di 20 RMNA nel quadro di un'iniziativa a livello europeo.

Ha inoltre stanziato un milione di franchi per l'aiuto umanitario e garantito l'approvvigionamento di acqua per 10 000 persone nel nuovo centro di registrazione temporaneo sull'isola di Lesbo.

3.2

Sviluppi nei settori Schengen e Dublino

Il 23 settembre 2020 la Commissione europea (COM) ha presentato il nuovo patto sulla migrazione e l'asilo. Il pacchetto contiene diverse proposte di regolamenti e raccomandazioni. La proposta di un regolamento sulla gestione dell'asilo e della migrazione è intesa, tra l'altro, a sostituire l'attuale regolamento Dublino III2. Oltre allo sviluppo dell'acquis di Dublino, il regolamento proposto prevede un meccanismo di solidarietà applicabile in caso di forte pressione migratoria. Tale meccanismo non sarà verosimilmente applicabile alla Svizzera. Per il momento la COM non lo designa come sviluppo dell'acquis di Dublino. Il meccanismo è destinato a sgravare gli Stati membri dell'UE con oneri superiori alla media, ripartendo i richiedenti asilo in altri Stati membri (tramite la cosiddetta relocation). Sono inoltre previste ulteriori misure solidali come un sostegno nel settore del ritorno (cosiddetta return sponsorship), misure di capacity-building nei settori dell'asilo, dell'ammissione e del ritorno, nonché un sostegno operativo e misure in Stati terzi.

Il nuovo pacchetto mira anche a ridurre il numero di rotte migratorie irregolari e non sicure e a promuovere vie migratorie sostenibili, sicure e legali per le persone bisognose di protezione. Nel quadro dell'approccio proposto dalla COM, le procedure alla frontiera verrebbero impostate in maniera più coerente ed efficiente e sarebbero garantite condizioni d'ammissione uniformi. L'approccio globale del pacchetto si estende inoltre alla cooperazione con gli Stati di provenienza e di transito nonché alla politica in materia di ritorno. In alcuni settori la Svizzera è parimenti interessata, in quanto Stato associato a Schengen/Dublino, ed è pertanto coinvolta nelle discussioni

2

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sulla gestione dell'asilo e della migrazione che modifica la direttiva (CE) 2003/109 del Consiglio e la proposta di regolamento (UE) [Fondo per l'asilo e per la migrazione]; COM (2020) 610 final, 23.09.2020.

6 / 14

FF 2021 801

a livello UE, alle quali può contribuire formulando la propria posizione in merito a queste tematiche.

La Svizzera s'impegna già da tempo a livello UE per l'introduzione di procedure d'asilo velocizzate alle frontiere esterne Schengen, per una tutela più efficace delle frontiere e per il rafforzamento della politica in materia di ritorno nella piena osservanza del principio di non respingimento (non-refoulement). La Svizzera promuove inoltre una ripartizione più equa delle responsabilità tra gli Stati Dublino, in particolare un sostegno agli Stati situati alle frontiere esterne. Il pacchetto della COM risponde a numerose esigenze e priorità che la Svizzera sostiene già da tempo nei confronti dell'UE.

3.3

Sfide nella protezione delle frontiere esterne

Alla fine di febbraio 2020 la Turchia ha temporaneamente aperto a rifugiati e migranti le frontiere con la Grecia e la Bulgaria. I ministri degli interni dell'UE hanno reagito rilevando l'importanza della protezione delle frontiere esterne dell'UE, ribadendo la propria solidarietà con la Grecia e con i partner nei Balcani occidentali ed esortando la Turchia ad attuare integralmente la Dichiarazione UE-Turchia del 2016. Al tempo stesso l'UE ha garantito alla Turchia il proprio sostegno per l'assistenza dei 3,7 milioni di rifugiati e richiedenti l'asilo. Le misure immediate per la Grecia comprendevano, tra l'altro, un rafforzamento dell'attività dell'Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera (Frontex) alle frontiere marittime e terrestri e il dispiegamento di ulteriori esperti per l'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO).

Il Consiglio federale ha deciso nel dicembre 2019 di riprendere in linea di principio il Regolamento relativo alla guardia di frontiera e costiera europea3 revisionato dall'UE.

La revisione persegue precisamente l'obiettivo di un rafforzamento della gestione delle frontiere esterne. La commissione competente della Camera prioritaria (nella fattispecie il Consiglio degli Stati) ha deciso di effettuare una visita di lavoro alla frontiera esterna greca prima che il progetto di legge sia discusso in Commissione.

Ciò permetterà alla Commissione di farsi un'idea in loco del lavoro degli esperti svizzeri di protezione delle frontiere nel contesto di un'operazione Frontex. La visita è prevista per maggio 2021.

Nel quadro della propria associazione a Schengen, la Svizzera assicura già tuttora 1500 giornate d'impiego nelle operazioni Frontex, perlopiù alla frontiera terrestre greco-turca. Il nostro Paese distaccherà inoltre due esperti presso l'Agenzia per i diritti fondamentali di Frontex (uno dal febbraio 2021 e un secondo dal giugno 2021).

Nell'autunno 2020 diversi media hanno accusato Frontex di aver contribuito, con il suo intervento immediato in Grecia, al respingimento di migranti irregolari in mare in direzione della Turchia (azioni push-back) o comunque di aver tollerato questo fenomeno.

3

Regolamento (UE) 2019/1896 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 13 novembre 2019, relativo alla guardia di frontiera e costiera europea e che abroga i regolamenti (UE) n. 1052/2013 e (UE) 2016/1624, GU L 295 del 14.11.2019, pag. 1.

7 / 14

FF 2021 801

Nel novembre 2020 il Consiglio di amministrazione di Frontex ha pertanto istituito un gruppo di lavoro per contribuire a far luce su queste accuse e a identificare possibili miglioramenti delle procedure dell'Agenzia per quando riguarda le possibili violazioni dei diritti fondamentali4. Il gruppo di lavoro è composto di rappresentanti degli Stati membri e associati, tra cui figura anche la Svizzera, e di un rappresentante della COM. Il rapporto finale del gruppo di lavoro sarà disponibile entro febbraio 2021.

4

Regioni prioritarie della politica migratoria estera della Svizzera

Le regioni prioritarie dell'anno in rassegna sono state il Corno d'Africa, l'Africa settentrionale, centrale e orientale, il Medio Oriente e i Balcani occidentali. Anche nel 2020 l'impegno svizzero in questi contesti regionali era teso, oltre che alla cooperazione in materia di ritorno, a migliorare, conformemente alla suddetta connessione strategica e per mezzo di vari strumenti, la protezione e l'integrazione in loco e a influire nel contempo a lungo termine sulle cause molteplici della migrazione irregolare e della fuga.

4.1

Corno d'Africa

Nell'anno in rassegna la già precaria situazione nella regione del Corno d'Africa si è ulteriormente deteriorata a causa della pandemia di COVID-19. La Svizzera ha reagito rapidamente, investendo fondi provenienti da progetti in corso (ma non attuabili) per fronteggiare la pandemia. A titolo di esempio, è stato possibile spiegare le misure di protezione dal contagio con il COVID-19 a migranti e rifugiati in Sudan e Etiopia, nella loro lingua madre, e compensare la perdita di guadagno di persone vulnerabili.

Campi profughi in Sudan sono stati preparati a eventuali focolai di COVID-19 e il sistema sanitario è stato rafforzato. La Svizzera ha potenziato il proprio impegno nello Yemen a favore dei profughi nonché della popolazione vulnerabile locale nel settore dell'approvvigionamento idrico e del depuramento delle acque. Conformemente alla connessione strategica, in Kenia la Svizzera ha promosso l'attuazione di soluzioni digitali per potenziare le capacità professionali all'interno e nei dintorni del campo profughi Kakuma-Kalobeyei. Ciò contribuirà, a medio termine, a una migliore l'integrazione degli sfollati nel loro Paese di accoglienza. Per rafforzare la cooperazione in materia di ritorno con l'Etiopia e sostenere la gestione di progetti, nell'agosto 2020 la Svizzera ha integrato una persona in veste di ILO presso la propria ambasciata ad Addis Abeba. Per il momento non è possibile valutare in maniera affidabile le conseguenze del conflitto armato scoppiato nel novembre 2020 nella regione del Tigray, per esempio l'effettiva portata dei movimenti di rifugiati interni e transfrontalieri.

Nell'anno in rassegna sono state riprese le trattative con il Sudan per un accordo in materia di migrazione, dopo che i colloqui si erano arenati a causa degli sconvolgimenti politici. Fino al marzo 2020 la Svizzera ha curato scambi con il governo eritreo 4

Working Group on Fundamental Rights and Legal and Operational Aspects of Operations.

8 / 14

FF 2021 801

allo scopo di migliorare la cooperazione in ambito migratorio. Da allora la pandemia di COVID-19 e la chiusura dell'aeroporto di Asmara hanno reso impossibile proseguire i colloqui. Il dialogo con l'Eritrea sarà ripreso non appena la situazione epidemiologica lo consentirà.

4.2

Africa del Nord

Nell'anno in rassegna è stato possibile rafforzare i partenariati bilaterali con l'Africa del Nord. All'inizio del 2020 si è tenuto il decimo incontro di esperti con la Tunisia per l'attuazione del partenariato migratorio concluso nel 2012. Nel quadro di questo scambio sono stati conseguiti miglioramenti a livello operativo per quanto riguarda la cooperazione in materia di ritorno e sono state poste le basi per nuovi ambiti di cooperazione. Nel quadro dell'accordo sullo scambio di giovani professionisti è stato avviato un programma finalizzato ad agevolare l'accesso ai tirocini. Nel gennaio 2020 si è svolto il primo dialogo bilaterale sulla migrazione con l'Algeria dal 2017. In tale occasione sono stati convenuti miglioramenti per quanto riguarda la cooperazione operativa nel settore dei rimpatri. A causa dell'interruzione dei collegamenti aerei dovuta alla pandemia, nell'anno in esame non è stato possibile eseguire i rimpatri in Algeria. Recentemente la cooperazione con l'Algeria in materia di rimpatrio è migliorata e il numero di casi pendenti è stato ridotto. L'Algeria resta tuttavia in testa alla statistica delle pendenze in materia di ritorno. Per quanto riguarda la cooperazione migratoria con il Marocco, considerata l'instabilità persistente della procedura di identificazione, resta importante conseguire progressi in materia di riammissione. Per tenere conto della connessione strategica a livello politico, la migrazione è stata al centro di importanti consultazioni politiche con il Marocco. In questo contesto è stata ribadita la volontà di formalizzare la cooperazione nei settori sicurezza, giustizia, migrazione e assicurazioni sociali. In questi settori potrà ora iniziare la negoziazione di accordi e convenzioni. Nell'ambito del suo strumento di risposta alla crisi dotato di 1 milione di franchi per combattere la pandemia di COVID-19, la Divisione Sicurezza umana del DFAE ha sostenuto, tra l'altro, un progetto in Libia per sensibilizzare i migranti sui rischi del COVID-19 nonché una campagna informativa in Tunisia. Per diminuire le cause di fuga e della migrazione irregolare, la SECO ha fornito alla Tunisia un sostegno di bilancio una tantum di 8,5 milioni di franchi per consentire ai Comuni tunisini di mantenere i loro servizi pubblici durante la crisi legata al COVID-19.

4.3

Africa centrale e occidentale

Nell'anno in rassegna si sono conclusi i negoziati per un accordo in materia di migrazione con il Gambia ed è stato stipulato un accordo sulla cooperazione in materia di migrazione con la Costa d'Avorio. Nel quadro del partenariato in materia di migrazione con la Nigeria sono stati realizzati diversi progetti, in particolare nell'ambito della reintegrazione, della lotta alla tratta di esseri umani e della gestione delle frontiere. In Guinea è stato avviato un nuovo progetto di lotta alle cause della migrazione irregolare; in Niger un progetto di sostegno alle autorità per lottare contro il COVID-19 nei centri di migrazione. Nel febbraio 2020 una delegazione tecnica 9 / 14

FF 2021 801

dell'Angola ha fatto visita alla Svizzera; le autorità migratorie dei due Paesi hanno avuto uno scambio d'idee in merito alla cooperazione in diversi settori della migrazione.

Nel 2020 è inoltre stato sviluppato un programma volto a rafforzare l'impatto positivo della migrazione per motivi di lavoro e della migrazione regolare all'interno della regione. Tra i progetti svolti nel quadro di questo programma vi è anche un progetto realizzato in Gambia finalizzato a uno sviluppo sostenibile del Paese grazie al coinvolgimento della diaspora. Si tratta per esempio di sviluppare le capacità dei funzionari governativi grazie al concorso di esperti provenienti dalla diaspora e di promuovere gli investimenti della diaspora in Gambia.

4.4

Medio Oriente

La pandemia di COVID-19 ha inasprito ulteriormente la situazione già precaria, sotto il profilo sia sanitario sia socio-economico, prevalente in Siria e nella regione circostante a causa di diversi conflitti armati. Nonostante l'accresciuto bisogno di un soccorso urgente immediato, la Svizzera si è adoperata anche nell'anno in rassegna per offrire migliori prospettive a rifugiati e altre persone vulnerabili. In quest'ottica, nel 2020 è stato possibile reinsediare in Svizzera 298 persone vulnerabili provenienti dal Libano, e questo nonostante le restrizioni dovute alla pandemia per quanto riguarda l'attuazione del programma di reinsediamento realizzato in collaborazione con l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR). Dopo che, nel 2019, il Consiglio federale ha deciso di includere la Turchia nel programma di reinsediamento 2020­2021, nell'ottobre 2020 la Segreteria di Stato della migrazione (SEM) ha effettuato una prima missione di reinsediamento in Turchia. Rilevante è stato, per esempio, anche il sostegno della Svizzera nell'ambito della registrazione e della documentazione dei rifugiati in Giordania e in Libano, al fine di garantire il loro accesso ai servizi statali. Il miglioramento delle condizioni lavorative e di vita dei migranti per lavoro negli ambiti della formazione, della retribuzione e della gestione della migrazione è rimasto il focus principale dell'impegno Svizzero a favore degli sfollati e della popolazione vulnerabile locale. L'Iraq continua ad avere una grande rilevanza in termini di politica migratoria estera per quanto riguarda sia le domande di asilo sia, in particolare, il ritorno dei richiedenti l'asilo iracheni respinti e potenziali fonti di minaccia. Nel 2020 sono stati fatti alcuni progressi nel rimpatrio di richiedenti l'asilo respinti, come l'organizzazione di un volo speciale, ma la cooperazione rimane complessa, soprattutto data la mancata presenza svizzera sul posto.

4.5

Altri Paesi e regioni prioritari

Balcani occidentali In risposta alla pandemia, l'aiuto umanitario della Svizzera ha sostenuto centri di accoglienza per migranti in Bosnia e Erzegovina, fornendo loro equipaggiamenti di protezione e contribuendo a migliorare le strutture sanitarie. In Serbia è stato sostenuto un alloggio per profughi minorenni non accompagnati, mentre in Kosovo il progetto 10 / 14

FF 2021 801

in corso per la gestione delle migrazioni è stato adeguato alle nuove condizioni legate alla pandemia. Il COVID-19 avrà conseguenze a lungo termine anche nei Balcani occidentali; si prevede una forte recessione.

Uno studio cofinanziato dalla Svizzera dell'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE) contribuirà a una migliore comprensione delle dinamiche della migrazione per motivi di lavoro in una prospettiva «Post-COVID-19». Elaborerà raccomandazioni riguardanti l'emigrazione, la riemigrazione, la migrazione circolare nonché l'integrazione del potenziale della diaspora nell'agenda delle riforme strutturali dei Balcani occidentali. Nel quadro dell'attività di sviluppo economico della SECO e in collaborazione con la Banca Mondiale, nei Paesi dei Balcani occidentali sono inoltre stati agevolati i trasferimenti di rimesse della diaspora e migliorati i sistemi di pagamento.

Nell'anno in rassegna la regione dei Balcani occidentali è stata confrontata con un numero crescente di entrate irregolari. La maggior parte dei migranti bloccati nella regione tenta di proseguire il proprio viaggio verso l'Europa occidentale. Per la Svizzera è pertanto prioritario rafforzare la gestione della migrazione negli Stati dei Balcani occidentali, per esempio allo scopo di migliorare le condizioni di alloggio e di registrazione dei richiedenti l'asilo, la determinazione del loro status e la politica in materia di rimpatrio.

Asia meridionale A seguito della pandemia di COVID-19, migliaia di migranti del lavoro provenienti dall'Asia meridionale hanno perso il lavoro e si sono ritrovati senza protezione in condizioni estremamente precarie all'estero. Pertanto, la Svizzera ha concentrato il proprio impegno nel settore migratorio perlopiù su misure di soccorso per lottare contro la crisi legata al COVID-19 e le sue conseguenze socioeconomiche in Sri Lanka, Nepal e Bangladesh. In questo contesto ha sostenuto in particolare i migranti del lavoro bloccati o rimpatriati e ha promosso misure sanitarie preventive nonché campagne informative su scala nazionale a favore del rispetto delle regole d'igiene. In questo contesto la Svizzera ha inoltre offerto consulenza giuridica, assistenza psicologica, vitto e alloggio ai migranti del lavoro bloccati nei Paesi di destinazione.

5

Politica migratoria estera multilaterale della Svizzera

5.1

Processi globali

Nel dicembre 2019, la Svizzera ha ospitato a Ginevra (insieme all'ACNUR) il primo Forum globale sui rifugiati, durante il quale diversi attori statali e non governativi hanno annunciato numerose misure. La Svizzera si è impegnata a realizzare sei misure5, la cui attuazione è iniziata nell'anno in rassegna. La Svizzera rafforza, per esempio, il ruolo di Ginevra quale centro globale per l'accesso alla formazione in situazioni di emergenza. Milioni di bambini, molti dei quali in fuga, non hanno accesso ­ talvolta per anni ­ a nessun tipo di formazione, con le gravi conseguenze che ciò comporta per la loro tutela, la loro integrazione sociale e il loro futuro accesso al mercato del lavoro.

5

Pledges della Svizzera: https://globalcompactrefugees.org/channel/pledges-contributions.

11 / 14

FF 2021 801

Un altro impegno della Svizzera riguarda la partecipazione al programma di reinsediamento (Resettlement) dell'ACNUR, che tuttavia ha dovuto essere sospeso tra l'11 marzo e il 5 agosto a causa delle restrizioni di viaggio legate alla pandemia.

Nell'anno in rassegna, sono stati portati a termine con il sostegno della Svizzera diversi processi di riforma dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), volte ad adeguare l'organizzazione alle sfide odierne. La Svizzera ha inoltre stanziato 5,6 milioni di franchi per il finanziamento dell'«IOM COVID-19 Response Plan», sostenendo principalmente progetti a livello nazionale.

Per migliorare la situazione dei dati nel settore della migrazione, nel gennaio 2020 la Svizzera ha sostenuto, insieme all'Egitto, presidente dell'Unione africana (AU), il secondo Forum statistico internazionale ONU-OCSE sui dati migratori, cui hanno partecipato oltre 700 rappresentanti di 99 Paesi. Dati affidabili nel settore della migrazione sono indispensabili, in particolare anche per le misure nazionali di lotta contro la pandemia di COVID-19, e costituiscono la base di una politica efficace nonché per il raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU. La Svizzera ha inoltre contribuito al miglioramento della situazione dei dati sostenendo finanziariamente l'AU e l'OIM nella stesura dell'«Africa Migration Report 2020», pubblicato nel dicembre 2020.

Per attenuare le conseguenze destabilizzanti della crisi economica e la perdita stimata al 20 per cento di rimesse nei Paesi in via di sviluppo a causa della pandemia, la Svizzera, insieme al Regno Unito, ha lanciato nel maggio 2020 la call to action «Remittances in Crisis: How to Keep them Flowing». L'iniziativa è un appello a mantenere l'accesso ai servizi di rimessa e il flusso delle rimesse, evitando così una battuta d'arresto al raggiungimento degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell'ONU. Frattanto 28 Paesi oltre alla Svizzera e al Regno Unito nonché 16 organizzazioni (multilaterali, dell'economia privata e della società civile) hanno aderito all'appello.

5.2

Processi regionali

Nell'ambito del processo di Khartoum sono iniziati i preparativi per un incontro tematico organizzato di concerto con l'Etiopia dedicato al tema «Durable Solutions: ritorno, reintegrazione e integrazione», previsto in Svizzera nel 2021. Nell'ambito del processo di Rabat, su proposta del comitato direttivo, la Svizzera è diventata un Paese di riferimento per l'attuazione dell'ambito tematico «protezione e asilo» del piano d'azione di Marrakech. In questa funzione la Svizzera, in stretta collaborazione con l'ACNUR, svolge un ruolo attivo per quanto riguarda le attività e le tematiche da trattare nell'ambito del processo, con riferimento a questo ambito tematico.

Nell'anno in rassegna la Svizzera, in qualità di membro del gruppo direttivo, ha dato il proprio apporto alla Conferenza dei direttori generali delle autorità preposte all'immigrazione (GDISC). Questa rete di contatto costituisce una piattaforma per lo scambio diretto a livello europeo tra le autorità nazionali preposte alla migrazione e all'asilo. Nell'anno in rassegna le discussioni erano incentrate in particolar modo sulla gestione della crisi legata al COVID-19 nel settore dell'asilo. In qualità di membro

12 / 14

FF 2021 801

del gruppo direttivo la Svizzera si è inoltre impegnata per il coordinamento delle misure a sostegno della Grecia e ha perseguito un rafforzamento dello scambio di conoscenze a livello di esperti su scala europea.

Nell'anno in rassegna la Svizzera, cofondatrice dell'International Centre for Migration Policy Development (ICMPD), ha assicurato la presidenza del comitato direttivo.

Tema dell'anno di presidenza è stata la «salvaguardia della sicurezza umana e pubblica nella nuova agenda della migrazione».

Nell'ambito delle Intergovernmental Consultations on Migration, Asylum and Refugees (IGC), nell'anno in rassegna la Svizzera ha partecipato a oltre 20 attività su temi quali l'ammissione, il ritorno, l'integrazione e la digitalizzazione.

6

Prospettive per il 2021

Con ogni probabilità, per lo meno i primi mesi del 2021 saranno fortemente segnati dalle conseguenze della pandemia. A medio termine la pandemia farà verosimilmente aumentare la pressione migratoria. Infatti, a causa del coronavirus, la situazione economica nei Paesi di provenienza si è deteriorata, a tratti considerevolmente. In questo contesto, la cooperazione internazionale continuerà a esplicare un ruolo importante, segnatamente grazie ai programmi tesi a migliorare durevolmente le opportunità economiche e a creare posti di lavoro nei Paesi in sviluppo. In generale, tuttavia, proprio per l'insicurezza legata alla pandemia, è difficile fare pronostici sull'evoluzione dei flussi migratori.

Nel 2021 saranno di centrale importanza i dibattiti attorno al patto sulla migrazione e sull'asilo della Commissione europea. Il futuro dirà se da questi dibattiti potrà consolidarsi un denominatore comune tra gli Stati dell'UE per quanto riguarda il meccanismo di solidarietà. La proposta di regolamento non dichiara esplicitamente il meccanismo di solidarietà quale sviluppo dell'acquis di Dublino, per cui con ogni probabilità esso non vincolerà la Svizzera; a questo proposito, tuttavia, rimangono alcune domande aperte che non consentono per il momento una valutazione definitiva. I colloqui che si svolgeranno nel 2021 dovrebbero fornire maggiori indicazioni al riguardo.

Indipendentemente da questo aspetto, vista la sua situazione geografica in Europa, la Svizzera ha un grosso interesse a un sistema Dublino resistente alle crisi. A tal fine occorre, tra l'altro, che in futuro la responsabilità non ricada unicamente sugli Stati situati alla frontiera esterna dell'UE come l'Italia e la Grecia.

Nel quadro del secondo contributo6 ad alcuni Stati membri dell'UE, approvato dal Parlamento il 3 dicembre 2019, sono previsti 200 milioni di franchi per misure tese a migliorare la gestione della migrazione negli Stati UE particolarmente toccati dai flussi migratori.

Il 12 gennaio 2021 la Svizzera ha firmato a Berna l'accordo sulla migrazione con il Gambia. Situazione epidemiologica permettendo, proseguiranno i dialoghi migratori (p. es. con l'Eritrea, la Guinea e il Camerun) e i negoziati in vista di stipulare nuovi 6

Decreti federali concernenti il secondo contributo svizzero ad alcuni Stati membri dell'UE (crediti quadro «coesione» e «migrazione»), FF 2020 719, 721.

13 / 14

FF 2021 801

accordi (p.es. con il Sudan e la Guinea Bissau) e saranno rafforzati i partenariati migratori in essere (p.es. con la Nigeria e la Tunisia).

A livello multilaterale la Svizzera ha assunto, unitamente all'Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (OSAR) e all'ACNUR, la co-presidenza delle «Annual Tripartite Consultations on Resettlement» (ATCR). Queste consultazioni costituiscono il principale strumento di cooperazione tra i diversi attori statali e non governativi coinvolti nel programma di reinsediamento.

Il 3 febbraio 2021 il Consiglio federale ha adottato, all'attenzione del Parlamento, il messaggio concernente il Patto globale dell'ONU sulla migrazione. Il messaggio fornisce al Parlamento una base per analizzare in modo approfondito il testo del Patto e le sue possibili ripercussioni sulla Svizzera. La Svizzera si pronuncerà definitivamente sul Patto dopo la conclusione del dibattito parlamentare.

Nel 2021, il Gruppo di alto livello sullo sfollamento interno («High Level Panel on Internal Displacement») convocato dal segretario generale delle Nazioni Unite, pubblicherà il suo rapporto con le relative raccomandazioni. La Svizzera ha partecipato al processo sostenendo il lavoro del gruppo sia finanziariamente che in termini di contenuto. In una fase successiva, s'impegnerà per garantire che le raccomandazioni siano attuate.

Il collegamento strategico sarà ulteriormente implementato nel contesto della cooperazione con Stati partner al di fuori dell'Europa. Approvata dal Consiglio federale, la Strategia MENA 2021-20247 riflette in maniera prominente gli interessi della Svizzera nel settore della migrazione e della deportazione. Nella strategia per l'Africa subsahariana 2021­20248, anch'essa approvata dal Consiglio federale, l'attenuazione delle cause di fuga e la riduzione della pressione migratoria sono obiettivi importanti della politica estera svizzera nel Corno d'Africa e nella regione del Sahel. A livello bilaterale, nel 2021 ricorre il decimo anniversario del partenariato in materia di migrazione tra la Svizzera e la Nigeria. Per quest'occasione è stato sviluppato un progetto decennale nell'ambito della comunicazione.

Sullo sfondo della strategia CI 2021­2024 procede l'attuazione della connessione strategica: il mandato si applica, a partire dal 2021, a tutti i crediti quadro della
CI e le regioni prioritarie selezionate riflettono anche gli interessi della Svizzera in materia di migrazione. In questo contesto, dal 2021 la DSC disporrà di un massimo di 60 milioni di franchi per attuare la connessione strategica sia nelle regioni prioritarie sia in Paesi non prioritari.

7 8

www.eda.admin.ch > DFAE > Pubblicazioni > Strategia MENA 2021­2024 www.eda.admin.ch > DFAE > Pubblicazioni > Strategia Africa subsahariana 2021­2024

14 / 14