Rapporto del Consiglio federale sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2014 del 1° luglio 2015

Onorevoli presidenti e consiglieri, vi sottoponiamo il rapporto sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera affinché ne prendiate atto.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

1° luglio 2015

In nome del Consiglio federale svizzero: La presidente della Confederazione, Simonetta Sommaruga La cancelliera della Confederazione, Corina Casanova

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Compendio Il rapporto del Consiglio federale sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera traccia annualmente una panoramica dell'impegno svizzero nella cooperazione bilaterale e internazionale nel settore della migrazione. La stretta collaborazione tra i servizi implicati del DFAE, del DFGP e del DEFR in alcuni settori selezionati della politica migratoria estera (tra questi, migrazione regolare e irregolare, ritorno e reintegrazione, concessione di protezione, migrazione e sviluppo, politica migratoria dell'Unione Europea, governance globale dei movimenti migratori internazionali) contribuisce in maniera decisiva ad attuare in modo efficace e rigoroso i vari strumenti di politica migratoria estera (p. es. i dialoghi sulla migrazione, i partenariati migratori, il progetto «Protection in the Region») e assicura la coerenza dell'impegno svizzero in questo settore.

Nel 2014 la cooperazione internazionale in materia di migrazione ha dovuto affrontare sfide di grande importanza anche per la Svizzera: con quasi 51,2 milioni di sfollati registrati in tutto il mondo, nel 2014 il numero di persone in fuga ha raggiunto un livello che non era stato più toccato dopo la Seconda Guerra Mondiale.

Anche in Europa, le società di accoglienza, gli attori umanitari e la comunità internazionale si confrontano, a causa di tensioni politiche e sociali, conflitti armati con gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, in particolare nel Vicino e Medio Oriente e in Africa, nonché del conflitto in Ucraina, con complesse situazioni di migrazione forzata e un crescente bisogno di protezione per le persone vulnerabili.

Queste sfide rendono indispensabile la ricerca di approcci d'intervento comuni a livello nazionale, regionale e internazionale. Di conseguenza, nell'anno in rassegna, la Svizzera ha continuato a puntare su un'ampia cooperazione partenariale con i Paesi di provenienza, di transito e di destinazione, avvalendosi di strumenti di politica migratoria estera quali i partenariati migratori, il progetto «Protection in the Region» o i dialoghi sulla migrazione. Per poter reagire in maniera flessibile e strettamente coordinata all'attuale situazione della migrazione di transito attraverso la rotta del Mediterraneo centrale nell'estate 2014 è stato
costituito il Gruppo di lavoro strategico per il Mediterraneo («Strategische Arbeitsgruppe Mittelmeer SAM»).

La valutazione esterna dei partenariati migratori effettuata in adempimento di un postulato parlamentare (12.3858) ha fornito preziose indicazioni per la cooperazione internazionale in materia di migrazione, confermando il valore aggiunto di questo strumento. I cinque partenariati migratori in essere con Serbia, Bosnia e Erzegovina, Kosovo, Nigeria e Tunisia producono, nel rispetto degli interessi fondamentali di ciascuna parte e mediante un equilibrio positivo di interessi e regolari dialoghi, un sensibile miglioramento dei rapporti bilaterali che spesso va oltre il tema della migrazione in senso stretto.

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Sul piano internazionale è stata confermata la volontà di intensificare la cooperazione nel settore della migrazione: la crescente importanza della migrazione come fenomeno globale che richiede approcci globali, si riflette tra l'altro nei negoziati relativi all'Agenda per uno sviluppo globale sostenibile post-2015, come pure nella decisione adottata dall'Assemblea generale dell'ONU nell'autunno 2014 di tenere, entro il 2019, un terzo Dialogo di alto livello su migrazione internazionale e sviluppo (UN High-level Dialogue on Migration and Development) e, in futuro, di ripetere tali dialoghi con frequenza regolare.

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Rapporto 1

Situazione iniziale

1.1

Cooperazione interdipartimentale

La politica migratoria estera della Svizzera è coordinata dalla struttura di cooperazione interdipartimentale in materia di migrazione internazionale (struttura CIM) che si articola su tre livelli: il plenum del Gruppo di lavoro interdipartimentale per le questioni delle migrazioni (plenum GIM) a livello di direttori/segretari di Stato, il Comitato per la cooperazione internazionale in materia di migrazione (comitato CIM) a livello vicedirettori/capidivisione e, infine, i gruppi di lavoro per regioni, Paesi e temi prioritari. Il Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP, con la Segreteria di Stato della migrazione, SEM ex UFM, e l'Ufficio federale di polizia, fedpol), il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE, con la Direzione politica, DP, la Direzione dello sviluppo e della cooperazione, DSC, e la Direzione degli affari europei, DAE) nonché il Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR, con la Segreteria di Stato dell'economia, SECO) sono membri permanenti della struttura CIM. La partecipazione è comunque sempre aperta anche ad altri servizi interessati.

Il plenum GIM redige annualmente, sulla base del rapporto sulla cooperazione in materia di migrazione internazionale, di cui il Consiglio federale ha preso atto nel febbraio 2011, un rapporto sulle attività all'attenzione del Consiglio federale. Nel rapporto sono riassunte le principali attività svolte durante l'anno nel settore della politica migratoria estera nell'ambito della cooperazione interdipartimentale.

1.2

Contesto di politica migratoria 2014

Il 2014 è stato contrassegnato da vari eventi di politica interna ed estera che hanno avuto delle ripercussioni sulla politica migratoria estera. La prosecuzione e l'intensificazione del conflitto siriano e il rafforzamento di una nuova milizia terroristica islamistica (Stato islamico, IS), come pure l'estensione del conflitto armato all'Iraq hanno ulteriormente ridotto le prospettive di una rapida soluzione politica del conflitto. Di conseguenza si è osservato un incremento della popolazione di profughi nella regione interessata come anche un aumento dei profughi che proseguono in maniera irregolare il viaggio verso l'Europa. Attualmente, nel mondo quasi 51,2 milioni di persone sono in fuga ­ tante quante non se ne erano più registrate dalla Seconda Guerra Mondiale. Di queste, 16,7 milioni sono qualificabili come rifugiati in base al diritto internazionale. Nove rifugiati su dieci vivono in Paesi in via di sviluppo. L'anno scorso in Europa sono state presentate circa 625 000 domande d'asilo, tante quante, da ultimo, all'epoca della guerra nei Balcani negli anni 1990. Questo ha comportato, tra l'altro, il sovraccarico delle strutture di accoglienza, ad esempio in Italia e in Bulgaria. Questa situazione dimostra quanto sia urgente e necessario per la comunità internazionale rafforzare la protezione dei migranti e la tutela dei loro diritti nonché il sostegno ai Paesi che prestano la prima accoglienza.

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Ma anche altri focolai di crisi hanno contribuito in particolare ad aumentare considerevolmente la migrazione di transito attraverso il Mediterraneo, segnatamente la critica situazione politica in Libia che impedisce allo Stato di effettuare qualsiasi controllo nelle zone costiere del Paese. Questi sviluppi hanno determinato anche in Svizzera un incremento delle domande d'asilo di circa il 10,7 per cento rispetto al 2013. Raffrontato a quello registrato in generale in Europa, questo aumento resta comunque moderato. Infatti, mentre nel 2012 le domande d'asilo presentate in Svizzera rappresentavano ancora l'8,2 per cento del totale europeo, nel 2014 questa percentuale si è più che dimezzata, arrivando al 3,8 per cento, il valore più basso degli ultimi quindici anni. A livello europeo, la Svizzera ha assunto o sostenuto iniziative volte a rafforzare il sistema Dublino e, in generale, a rendere possibile una migliore ripartizione dei carichi in Europa. In seno alla struttura interdipartimentale, è stato istituito un Gruppo di lavoro strategico per il Mediterraneo (SAM, cfr. n. 7).

Questo gruppo è incaricato di elaborare e attuare una politica estera coerente per gestire la migrazione attraverso l'area centrale del Mediterraneo Sul piano multilaterale, la decisione adottata dall'Assemblea Generale dell'ONU nell'autunno 2014 di istituzionalizzare i Dialoghi di alto livello sulla migrazione internazionale e sullo sviluppo conferma l'esigenza di agire a livello globale per trovare soluzioni a queste sfide ma anche per trarre profitto dalle opportunità offerte dalla migrazione. Temi, questi, che impegneranno a lungo la politica migratoria estera della Svizzera.

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Partenariati migratori

2.1

Risultati della valutazione dei partenariati migratori

A fine 2014 la Svizzera aveva in corso partenariati migratori con cinque Stati (Serbia, Bosnia e Erzegovina, Kosovo, Nigeria, Tunisia). Con il postulato Amarelle (12.3858) il Consiglio federale è stato incaricato di presentare un rapporto di valutazione sui partenariati migratori conclusi dalla Svizzera, cinque anni dopo la sottoscrizione del primo.

La valutazione esterna è stata commissionata con procedura mediante invito alla Maastricht Graduate School of Governance. Gli autori hanno valutato la documentazione disponibile dell'amministrazione, esaminato rapporti pubblicati dai mass media, dal mondo scientifico ecc. inerenti a temi specifici e condotto oltre 115 interviste con i servizi svizzeri competenti ma anche con gli attori più significativi degli Stati partner.

Il rapporto di valutazione mostra che lo strumento dei partenariati migratori offre un chiaro valore aggiunto nell'attuale contesto migratorio: in tutti e cinque i partenariati si può confermare che è stato raggiunto l'equilibrio auspicato tra gli interessi in gioco. Gli interessi prioritari di entrambe le parti sono stati opportunamente considerati e il regolare scambio, in forma di dialoghi in materia di migrazione, ha determinato un netto miglioramento nei rapporti bilaterali che spesso si è spinto oltre l'ambito della migrazione (spill-over effects). Secondo la valutazione non vi è alcuno squilibrio tra le forze in campo: gli Stati partner attuano la cooperazione in forma di partenariato paritario in cui possono apportare e sviluppare i propri interessi più urgenti. A tale proposito si osserva che l'approccio della Svizzera si distingue da altre forme di cooperazione bilaterale nel settore della migrazione. Il rapporto mo4919

stra inoltre che il valore aggiunto si riscontra soprattutto nel miglioramento delle relazioni politiche in materia di migrazione (a livello bilaterale ma anche multilaterale), in una maggiore trasparenza nell'attuazione delle istanze, delle sfide, dei processi e delle procedure specifici di ciascun Paese (p. es. nel settore dell'identificazione e del ritorno) e in un migliore coordinamento tra le autorità coinvolte (il cosiddetto Whole of Government Approach). Sul piano tematico tutti i partenariati si sono evoluti fino ad abbracciare un ampio ventaglio di contenuti (migrazione regolare, richieste di visti, identificazione e riammissione, migrazione e sviluppo, protezione dei migranti vulnerabili e degli sfollati interni [Internally Displaced Persons, IDP], cooperazione di polizia ecc.).

Sulla base del rapporto finalizzato verrà elaborato un rapporto che il Consiglio federale sottoporrà al Parlamento in risposta al postulato Amarelle 12.3858 in cui saranno illustrati i principali insegnamenti da trarre e verranno fornite delle indicazioni su come procedere in futuro.

2.2

Principali sviluppi nei cinque partenariati in corso

2.2.1

Partenariato migratorio con la Tunisia

L'accordo di cooperazione in materia di migrazione e l'accordo sullo scambio di giovani professionisti sono entrati in vigore rispettivamente il 16 agosto 2014 e il 17 agosto 2014; mentre il primo era di fatto già applicato dalla data della firma nel giugno 2012, il secondo potrà esserlo solo dopo la sua entrata in vigore. A tal proposito si segnala che le formalità tecniche sono state risolte anticipatamente e che la parte svizzera, insieme alle autorità tunisine, sta facendo tutto il possibile per facilitare i contatti tra i giovani professionisti interessati e i possibili datori di lavoro. A tale proposito, le due parti hanno rafforzato la promozione del suddetto accordo nel quadro del progetto «Comunità tunisina residente in Svizzera», il quale punta anche, tra le altre attività, a promuovere la migrazione come fattore di sviluppo e a potenziare il coinvolgimento della diaspora tunisina in Svizzera. Vari progetti vengono discussi e attuati in tale contesto e presentano numerose sinergie, riconosciute sia dalla Svizzera che dalle organizzazioni partner e dalle istituzioni nazionali.

Nel 2014 si sono svolte la terza e la quarta riunione sull'attuazione del partenariato migratorio con la Tunisia. Queste due riunioni hanno consentito di fare il punto sui diversi progetti sostenuti dalla Svizzera nel campo della migrazione regolare, della protezione, della prevenzione della migrazione irregolare nonché sul tema migrazione e sviluppo. Su un totale di una ventina di progetti si possono citare i seguenti impegni: il progetto «Mainstreaming Migrazione» (DSC, Programma Globale Migrazione e Sviluppo PGMS) attuato dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) e che punta all'integrazione della migrazione nella pianificazione dello sviluppo, ha permesso di costituire un Comitato di coordinamento interministeriale per la migrazione che presenta alcune similitudini con la struttura CIM; la Svizzera ha notevolmente rafforzato il dispositivo di protezione nella regione attraverso il finanziamento di un piano di emergenza dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) in previsione del maggiore afflusso di richiedenti l'asilo e rifugiati dalla Libia, attraverso l'attuazione di un dispositivo di assistenza umanitaria, di protezione e di riferimento per i migranti vulnerabili a Tunisi e 4920

nel sud del Paese ad opera di alcune ONG e del Croissant Rouge Tunisien (DSC, aiuto umanitario AU), nonché il sostegno allo sviluppo di procedure di accoglienza per i migranti giunti via mare a cura dell'UNHCR (DP, Divisione sicurezza umana DSU).

Questi incontri hanno inoltre consentito di affrontare il tema della cooperazione nel settore dell'identificazione e del ritorno. Dal 2013 le richieste d'identificazione trovano riscontro solo in pochi casi. I chiarimenti ottenuti dalle autorità tunisine hanno rivelato che questa situazione è dovuta principalmente a procedure amministrative e tecniche poco chiare. Si è pertanto convenuto di semplificare il procedimento amministrativo d'identificazione limitando il numero di intermediari. D'altro canto, il sistema tunisino AFIS (Automated Fingerprint Identification System) dovrebbe essere ammodernato nel corso del 2015 grazie al supporto della Francia.

Mentre durante la prima fase del programma d'aiuto al ritorno a favore dei cittadini tunisini nel settore dell'asilo la partecipazione è stata considerevole, nella seconda fase è notevolmente diminuito tanto che in occasione del 4° Dialogo si è deciso di prolungare il programma solo per un periodo conclusivo limitato a 3 mesi, al fine di dare alle persone interessate un'ultima opportunità di beneficiarne. Scaduto tale termine, in aprile 2015, chi desidera tornare volontariamente dovrà avvalersi dell'aiuto individuale al ritorno.

2.2.2

Partenariato migratorio con la Nigeria

La buona cooperazione tra la Svizzera e la Nigeria nel settore della migrazione è proseguita nel 2014. Sono stati organizzati due incontri della commissione tecnica (Joint Technical Committee, JTC) che hanno consentito di assicurare la continuazione del partenariato migratorio tra i due Stati. Questi incontri si sono svolti ad aprile e a dicembre 2014 sotto la guida del direttore della SEM e del capo della DSU del DFAE.

La componente migrazione e sviluppo del partenariato migratorio è andata rafforzandosi nel corso dell'anno. La cooperazione con la National Commission for Refugees, Migrants and IDPs è stata formalizzata e ha agevolato uno scambio intergovernativo sulla migrazione e sullo sviluppo in occasione del dialogo nazionale sulla migrazione tenutosi nel dicembre 2014. Nel corso dell'anno in rassegna è inoltre proseguita l'attuazione di un piano d'azione congiunto volto a contrastare la migrazione irregolare e a intensificare la cooperazione nel settore del ritorno. La cooperazione nel settore del ritorno continua ad essere molto soddisfacente.

Sono stati riscontrati progressi anche nell'attuazione di progetti concreti rientranti nel quadro del partenariato migratorio. In primo luogo, la cooperazione con la diaspora nigeriana ha prodotto i primi risultati tangibili con il distacco di sei volontari presso istituzioni di formazione professionale in Nigeria. In secondo luogo, nel quadro del progetto di cooperazione di polizia con la Nigeria, alcuni ufficiali dell'autorità nigeriana antidroga (National Drug Law Enforcement Agency, NDLEA) sono stati accolti alla fedpol e per la prima volta dei poliziotti svizzeri hanno potuto visitare la sede NDLEA a Lagos. Inoltre, nel quartier generale della polizia a Lagos è stato installato un sistema di teleconferenza finalizzato a facilitare la cooperazione tra i due Paesi. Purtroppo gli scambi di ufficiali previsti nella terza fase non hanno potuto concretizzarsi a causa di varie emergenze verificatesi 4921

quest'anno in Nigeria. In terzo luogo, sedici studenti nigeriani hanno proseguito durante l'anno il loro percorso di formazione professionale presso Nestlé Nigeria e nella primavera 2015 i migliori cinque tra essi parteciperanno a un tirocinio in Svizzera.

In futuro sarà importante mantenere la buona cooperazione tra i due Stati nel settore della migrazione, tenendo conto dell'evoluzione del contesto regionale. Le elezioni presidenziali, la capacità della Nigeria di fronteggiare efficacemente la crisi Ebola, la situazione della sicurezza nel nord del Paese e le conseguenze migratorie a livello regionale sono tutti fattori suscettibili di influire sul partenariato migratorio.

2.2.3

Partenariato migratorio con gli Stati dei Balcani occidentali

I partenariati migratori conclusi con la Bosnia e Erzegovina, il Kosovo e la Serbia sono stati concretamente perseguiti grazie a tre dialoghi migratori bilaterali che si sono svolti durante il primo semestre a Vaduz e a Berna e hanno consentito, tra l'altro, di fare il punto sui progetti già in corso oltre che di individuarne di nuovi.

Nel quadro di questi tre partenariati migratori, la Svizzera ha confermato il suo sostegno a diversi progetti in atto nella regione; tra questi, ad esempio, il progetto «Capacity Development and Functionalization of Government Authority on Migration» in Kosovo che costituisce una risposta della Svizzera alle difficoltà incontrate dal Kosovo nei settori della sorveglianza dei flussi migratori sul proprio territorio, della raccolta d'informazioni sulla migrazione regolare e irregolare e dell'elaborazione di politiche legate alla migrazione sulla base dei dati raccolti. Nel quadro di tale progetto, la Svizzera sta attualmente valutando i bisogni e le carenze della Government Authority on Migration e deciderà, all'inizio del 2015, la portata dell'assistenza tecnica che intende fornire al Kosovo. Nell'anno in rassegna la Svizzera ha sostenuto anche il progetto «Support for owner driven rehabilitation of houses for flood-affected vulnerable people in Western Serbia», una risposta alle inondazioni del maggio 2014 che si prefigge di ricostruire da 60 a 100 abitazioni in Serbia. Si tratta di un sostegno prestato alle famiglie più povere sotto forma di assistenza tecnica e di materiali da costruzione gratuiti. Per quanto riguarda la Bosnia e Erzegovina, in autunno è stato pubblicato uno studio sul profilo della sua diaspora in Svizzera e sui possibili contributi che la stessa può fornire. Tale studio ha permesso di raccogliere informazioni socio-demografiche sul profilo della diaspora bosniaca in Svizzera, sulle diverse organizzazioni e reti della diaspora e sul relativo potenziale. Ha altresì dato la possibilità di identificare le varie possibilità di coinvolgimento della diaspora nello sviluppo del Paese. La popolazione bosniaca in Svizzera conta 60 000 persone (il 3 per cento di tutti gli stranieri presenti in Svizzera).

La cooperazione bilaterale con i questi tre Paesi in materia di riammissione può essere definita eccellente. I lasciapassare vengono infatti rilasciati
con rapidità dai rispettivi governi. Il numero di domande d'asilo concernenti i tre Paesi interessati è rimasto stabile rispetto al 2013.

Nel corso del 2015 saranno tracciate le grandi linee della strategia 2016­2019 per questa regione.

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Programma di protezione di profughi e migranti nelle loro regioni d'origine

3.1

Siria e Stati confinanti

Il progetto Protection in the Region (PiR), introdotto dal comitato GIM nell'ottobre 2007, punta a procurare il più rapidamente possibile una protezione efficace ai rifugiati, agli sfollati interni e ai migranti vulnerabili nella loro regione d'origine e a far sì che i primi Paesi di accoglienza (Giordania, Libano e Turchia) siano in grado di adottare le misure necessarie per la protezione di queste persone. Tutto ciò anche nell'ottica di contribuire alla riduzione dei flussi migratori secondari irregolari e pericolosi e all'adozione di soluzioni sostenibili (p. es. il rimpatrio, se la situazione lo consente e in condizioni dignitose; l'integrazione nella realtà locale; la rilocazione).

Le attività del gruppo di lavoro PiR si inquadrano in gran parte nell'impegno della Svizzera in risposta alla crisi siriana. I membri del gruppo (SEM, DSU, DSC/GPMD, DSC/AU, DMOAN, Ambasciatore speciale per la cooperazione internazionale) sostengono progetti concreti finalizzati alla protezione dei rifugiati e delle popolazioni vulnerabili nei Paesi ospiti. Considerata la portata della crisi (3,3 milioni di rifugiati alla fine del 2014, 12 milioni di persone bisognose di aiuto umanitario all'interno della Siria), è attribuita particolare importanza ai progetti che puntano a rafforzare le capacità di resistenza e ripresa delle popolazioni vulnerabili. In questi gruppi rientrano non solo i rifugiati ma anche la popolazione indigena.

In Libano, ad esempio, la ricostruzione di 13 scuole nel nord del Paese ­ un progetto finanziato dalla SEM e attuato in Libano dalla DSC ­ va a beneficio sia dei rifugiati siriani che dei bambini libanesi. Inoltre, la SEM presta il proprio sostegno al Lebanon Syrian Crisis Trust Fund per il periodo 2014­2017. È proseguito in parallelo, nel 2014, il sostegno assicurato dalla DSU al Lebanese-Palestinian Dialogue Committee. In Siria, grazie a un contributo fornito a UN-Habitat, 400 000 sfollati interni potranno beneficiare di un intervento comunitario e di un miglioramento delle loro condizioni di alloggio. In Giordania, un progetto mira a rafforzare la capacità di resistenza dei comuni interessati da una massiccia affluenza di rifugiati e a migliorare l'erogazione di servizi di base, sia per la popolazione giordana che per i rifugiati.

La nuova strategia di cooperazione della Svizzera
per la Siria, il Libano, la Giordania e l'Iraq (2015­2018), di cui la protezione dei rifugiati, degli sfollati interni e dei migranti vulnerabili è un pilastro centrale, rafforzerà l'efficacia dell'impegno della Svizzera e il coordinamento tra i servizi coinvolti nella sua politica migratoria. Lo strumento PiR si iscrive in questo contesto.

3.2

Corno d'Africa e Yemen

I flussi di migranti e di rifugiati nel Corno d'Africa e nello Yemen sono caratterizzati da una grande eterogeneità e interdipendenza (cosiddetti Mixed Migration Movements). Nel 2014 sono stati portati avanti dai competenti servizi del DFAE e del DFGP i progetti in atto nell'ambito della protezione dei rifugiati, dei migranti vulnerabili e degli sfollati interni e sono stati individuati nuovi ambiti di intervento.

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All'Etiopia ­ Paese che ancor prima del Kenia vanta la maggiore popolazione di rifugiati del continente africano e che complessivamente ha accolto oltre 640 000 profughi provenienti da Somalia, Eritrea, Sudan del Sud e Sudan ­ la Svizzera ha potuto offrire un sostegno più consistente, soprattutto a favore di eritrei e sudsudanesi bisognosi di protezione. Nel 2014 i richiedenti l'asilo eritrei sono stati di gran lunga il gruppo più numeroso di persone che hanno richiesto l'asilo in Svizzera e contribuito in misura elevatissima all'aumentata migrazione attraverso il Mediterraneo. Per tale motivo l'obiettivo era e resta quello di creare sinergie mediante l'operato del Gruppo di lavoro strategico per il Mediterraneo (SAM, cfr. n. 7).

L'avvio e la prosecuzione di dialoghi bilaterali in materia di migrazione con i governi locali ha rappresentato una vera sfida nell'anno in esame. Fino a quel momento le autorità etiopi erano state solo parzialmente aperte al dialogo. La Svizzera porterà comunque avanti il proprio impegno anche nel 2015. Con la chiusura dell'ufficio di programma DSC a Sana'a si è invece interrotto il dialogo diretto con il governo yemenita. Grazie al sostegno personale dell'OIM nello Yemen dovrebbe tuttavia essere possibile fornire consulenza alle autorità yemenite e rafforzare il dialogo e il coordinamento regionali con gli Stati del Consiglio di cooperazione del Golfo (Gulf Cooperation Council, GCC) e gli Stati del Corno d'Africa in vista di una migliore governance della migrazione.

Nel quadro della cooperazione con l'Intergovernmental Authority on Development (IGAD) è stato possibile avviare nel 2014 le prime attività concrete volte nel complesso a rendere operativi i Regional Migration Policy Frameworks riconosciuti dagli Stati IGAD (Etiopia, Gibuti, Kenia, Somalia, Sudan, Sud Sudan, Uganda e Eritrea [quest'ultima sospesa dal 2007]) nonché a rafforzare e potenziare le piattaforme e i meccanismi migratori regionali e nazionali. Un'ulteriore misura di sostegno è programmata a partire da gennaio 2015 con l'invio di una delegazione svizzera presso il servizio competente per le questioni della migrazione del segretariato IGAD.

Grazie alla cooperazione avviata nel 2014 con un gruppo della diaspora somala in Svizzera vengono discusse e vagliate diverse possibilità di sostegno alla creazione di un'associazione mantello che dovrebbe favorire una migliore e duratura integrazione della diaspora nei progetti di sviluppo locale, nazionale e regionale.

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Attuazione della decisione del Consiglio federale riguardante la «possibilità di abbinare la politica estera in materia di migrazione ad altri ambiti della cooperazione bilaterale»

La decisione del Consiglio federale del giugno 2012 ha lo scopo di vagliare la possibilità di abbinare il dossier in materia di ritorno con altri dossier di politica estera e politica estera economica, tenendo in considerazione gli interessi globali della politica estera svizzera. In tal modo si punta ad ampliare il margine negoziale nei confronti degli Stati con i quali la Svizzera continua ad avere difficoltà per quanto concerne la cooperazione nell'ambito del ritorno. In adempimento della decisione del Consiglio federale la SEM tiene una lista dei Paesi rispetto ai quali verificare la possibilità di effettuare questo abbinamento. Da agosto 2013 Algeria, Etiopia, Iran, Marocco e Mongolia sono stati iscritti nella lista che viene verificata con cadenza

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semestrale dalla SEM, se necessario adeguata e trasmessa per conoscenza al comitato CIM.

Nel 2014, nell'ambito della cooperazione interdipartimentale, sono state adottate misure volte a favorire un inserimento coerente della lista dei Paesi CIM nell'attività quotidiana dell'Amministrazione federale. È stata altresì convenuta un'informazione concordata e si è fatto in modo che nei contatti bilaterali a livello tecnico e politico fosse sistematicamente sottolineato l'interesse della Svizzera a un miglioramento della cooperazione nel settore del ritorno. Infine la SEM, in collaborazione con il DFAE e con il suo coinvolgimento, ha condotto un dialogo in materia di ritorno con tutti gli Stati inseriti nella lista al fine di individuare possibili soluzioni per migliorare la situazione.

Nel caso della Mongolia si è ricorsi ai preparativi per i festeggiamenti di quest'anno in occasione del cinquantesimo anniversario dei rapporti politici bilaterali per approfondire il tema dei miglioramenti auspicati nel settore del ritorno. Inoltre l'avvio dei negoziati relativi a un accordo sull'abolizione dell'obbligo del visto per i titolari di un passaporto diplomatico, auspicato dalla Mongolia, è stato abbinato a misure concrete di miglioramento della cooperazione operativa nel settore del ritorno. Nel complesso si osserva un positivo sviluppo del dossier sul ritorno. Per la prima volta dopo tre anni di blocco, le autorità mongole hanno infatti nuovamente rilasciato dei lasciapassare per i ritorni non volontari, che in alcuni casi hanno potuto essere eseguiti.

Nell'estate 2014 una delegazione mista composta da rappresentanti del DFGP (SEM) e del DFAE (DP) si è recata a Teheran per riallacciare le relazioni bilaterali con l'Iran in ambito migratorio e discutere gli interessi della Svizzera nel settore del ritorno. Nel 2015 avrà luogo un incontro tra esperti a Berna per definire la cornice tematica entro cui sviluppare il dialogo sulla migrazione e condurre colloqui sulla cooperazione nei settori dell'identificazione e del rimpatrio. Finora tuttavia nella cooperazione con l'Iran non è stato possibile raggiungere miglioramenti concreti.

Nel caso dell'Etiopia non sono stati raggiunti risultati apprezzabili né per quanto riguarda il dialogo della SEM con le autorità etiopi né in relazione al dialogo politico con il
segretario di Stato del DFAE, Yves Rossier. Nel contempo si osserva che, nel caso dell'Etiopia, le possibilità di abbinamento sono molto limitate. Gli sforzi profusi nella cooperazione con Marocco e Algeria sono illustrati nel capitolo «Cooperazione con gli Stati del Nord Africa».

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Cooperazione con gli Stati del Nord Africa

5.1

Cooperazione con il Marocco

La cooperazione con il Marocco rimane molto difficile nel settore dell'identificazione di persone in situazione irregolare; il rilascio di lasciapassare per i ritorni non volontari è di fatto impossibile da parecchi anni. Da novembre 2013 è peggiorata anche la situazione per quanto concerne il rilascio di lasciapassare per i ritorni volontari. Nel contempo il Marocco figura all'ottavo posto quanto a domande d'asilo presentate in Svizzera (699 nel 2014) e dati i blocchi in materia di rinvio il numero di casi pendenti è in costante aumento (166 nel 2011, 313 nel 2014).

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A livello interdipartimentale, la SEM, la SECO e i vari servizi interessati del DFAE hanno collaborato strettamente per individuare le possibilità di miglioramento della situazione nel settore del ritorno, in conformità alla decisione del Consiglio federale del giugno 2012 (cfr. n. 4). Le difficoltà incontrate dalla Svizzera sono state oggetto di numerosi interventi al più alto livello (consiglieri federali, segretario di Stato) presso le autorità marocchine. Vista la priorità che il Marocco rappresenta in termini migratori e vista l'assenza di progressi nel settore della riammissione nonostante le numerose iniziative adottate, si è deciso, da un lato, di aumentare il controllo della SEM sull'immigrazione dal Marocco effettuando un esame sistematico delle domande di visto e delle nuove domande di permesso di dimora presentate da cittadini marocchini e, dall'altro, di continuare il dialogo in materia di migrazione con il Marocco e portare avanti il coinvolgimento in loco, compresa la cooperazione con il Ministero marocchino per la migrazione nel settore migrazione e sviluppo. In tale contesto, la migrazione deve essere inserita come tema trasversale nelle strategie nazionali di sviluppo del Marocco e devono essere potenziate le capacità di governance della migrazione. Le attività in atto in questo settore costituiscono una buona base per l'ulteriore collaborazione con le autorità competenti.

In Marocco, l'annata è stata caratterizzata da una svolta nella politica migratoria: è stata infatti inaugurata una nuova politica in materia di immigrazione e d'asilo, nell'ambito della quale sono stati svolti e/o avviati importanti processi (p. es. una campagna di regolarizzazione straordinaria della durata di un anno, alcuni progetti di legge). Questi processi sono stati appena avviati, per cui la situazione umanitaria dei migranti, come pure l'accesso degli attori umanitari soprattutto alle regioni di confine settentrionali, rimangono difficili. La Svizzera ha sostenuto, nell'ambito del suo Programma per il Nord Africa, attività di protezione di persone particolarmente vulnerabili (p. es. mediante l'accesso ai servizi di base e il sostegno alle vittime della tratta di esseri umani o di violenze sessuali).

5.2

Cooperazione con l'Algeria

Per il 2014 va segnalato un miglioramento della cooperazione con l'Algeria nel settore dell'identificazione riconducibile alla ripresa del dialogo nel 2013. La SEM ha dunque ricevuto, a partire da aprile 2014, più di 305 risposte alle sue richieste d'identificazione, 204 delle quali positive. Purtroppo, nonostante le numerose risposte, solo pochi ritorni sono stati effettivamente portati a termine a causa del comportamento renitente delle persone in procinto di essere rinviate nei Paesi d'origine e del conseguente rifiuto dei piloti di prenderle a bordo degli aerei. Per questa ragione la SEM continua, dopo molti anni, a registrare un gran numero di casi di rinvio pendenti: alla fine del 2014, ben 936 domande di sostegno all'esecuzione del rinvio erano in sospeso nel settore del ritorno. Per porre rimedio alla situazione, e in mancanza di voli speciali, si esaminano alcune alternative quali il rinvio a bordo di aerei di altre compagnie.

D'altro canto, si segnala che le domande d'asilo presentate da cittadini algerini si sono praticamente ridotte della metà rispetto allo stesso periodo del 2013.

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6

Cooperazione con gli Stati dell'Unione Europea e misure di sostegno

In virtù della sua associazione a Schengen e Dublino, la Svizzera è integrata nella cooperazione europea in materia di migrazione. In tale contesto ha interesse al buon funzionamento in particolare del sistema Dublino che stabilisce qual è lo Stato competente per il trattamento delle domande d'asilo nello spazio Schengen/Dublino.

Tenuto conto della persistenza delle pressioni migratorie sui Paesi dell'Unione Europea (UE), in particolare su quelli situati ai confini sud e sud-est dello spazio Schengen/Dublino, è lecito prevedere per i prossimi mesi un peggioramento della situazione per quanto concerne in particolare l'asilo e l'alloggio, con difficoltà e impasse che rischiano di ripercuotersi negativamente sulla funzionalità del sistema Dublino. Il sostegno mirato ai Paesi sopra menzionati continuerà quindi ad essere una priorità della politica migratoria estera della Svizzera che si definisce in primis con il riferimento alle attività dell'Ufficio europeo di sostegno per l'asilo (EASO) ma si declina anche nella partecipazione alle operazioni dell'Agenzia europea per la gestione della cooperazione operativa alle frontiere esterne (FRONTEX; p. es. il distacco di guardie di confine alle frontiere marittime nell'ambito dell'operazione Triton). La Svizzera fornisce inoltre il suo contributo a meccanismi di sostegno finanziario quali il Fondo per le frontiere esterne e il Fondo sicurezza interna.

Per quanto concerne l'eccezionale situazione migratoria nella regione mediterranea è stato creato, al fine di analizzare le sfide relative alla migrazione di transito e proporre misure di concerto con le attività dei partner internazionali, un apposito Gruppo di lavoro strategico per il Mediterraneo (SAM, cfr. n. 7). La cooperazione con l'UE e con alcuni dei suoi Stati membri nel settore della lotta contro la tratta di esseri umani nonché della migrazione e dello sviluppo ha potuto essere intensificata grazie all'organizzazione di incontri tra esperti svizzeri ed europei.

Riguardo alla cooperazione bilaterale con gli Stati europei, la Svizzera ha in particolare contribuito, mettendo a disposizione mezzi ed esperti, alla ricostruzione del sistema d'asilo greco e si è inoltre impegnata a sostenere la Grecia nel settore del ritorno e della reintegrazione dei migranti nei loro Paesi d'origine, appoggiando
finanziariamente un progetto attuato dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) in Grecia. Su richiesta della Bulgaria, la Svizzera sosterrà il rafforzamento delle capacità delle autorità bulgare nel settore del ritorno.

7

Gruppo di lavoro strategico per il Mediterraneo

Vista la situazione straordinaria relativa alla migrazione di transito nella regione del Mediterraneo, nell'agosto 2014 il plenum GIM ha istituito il Gruppo di lavoro strategico per il Mediterraneo (Strategische Arbeitsgruppe Mittelmeer SAM).

Il SAM punta all'elaborazione e all'attuazione di una politica estera coerente per la gestione del fenomeno migratorio nell'area del Mediterraneo centrale, da attuarsi tra l'altro migliorando e intensificando la cooperazione con gli Stati di origine e di transito. Il gruppo di lavoro analizza le sfide connesse con la migrazione di transito (tra cui gli sbarchi di oltre 170 000 persone in Italia fino alla fine di dicembre 2014, l'accresciuto bisogno di protezione da parte di persone vulnerabili, l'aumento delle domande d'asilo in Svizzera). Il SAM propone misure tenendo in considerazione il contesto internazionale e soprattutto le attività dell'UE. Tra i compiti del SAM 4927

rientrano quindi anche l'analisi delle attività dell'UE e dei suoi Stati membri e l'individuazione di sinergie e azioni complementari da parte della Svizzera, nonché il potenziamento dei contatti con le organizzazioni internazionali e le organizzazioni non governative riguardo a questo tema.

Nell'ottobre 2014 il plenum GIM ha approvato il rapporto intermedio del SAM in cui sono stati definiti i seguenti obiettivi: 1.

garantire la protezione dei rifugiati nel rispetto degli obblighi internazionali e tutelare i diritti di tutti i migranti;

2.

attuare e rafforzare il sistema Dublino;

3.

migliorare la cooperazione di polizia, anche alle frontiere;

4.

includere la migrazione di transito nella cooperazione con gli Stati terzi.

Questi ambiti soddisfano ampiamente le linee d'intervento della Task force Mediterranean della Commissione UE e gli orientamenti dei singoli Stati UE.

Il SAM ha coordinato svariati compiti e individuato nuove misure, ha instaurato il contatto con la Task Force Mediterranean dell'UE e ha inoltre sostenuto sul piano dei contenuti diverse conferenze internazionali come il Processo di Khartoum, il Processo di Rabat, la conferenza sulla situazione dei rifugiati siriani a Berlino e la partecipazione della consigliera federale Simonetta Sommaruga al Consiglio dei ministri di giustizia e degli affari interni dell'UE.

Il SAM è integrato nelle attuali strutture di cooperazione interdipartimentale della politica migratoria estera.

8

Dialogo internazionale e processi regionali in materia di migrazione

8.1

Dialogo multilaterale sulla migrazione

Nel 2014, la Svizzera ha portato avanti il suo impegno per lo sviluppo, il potenziamento e il consolidamento del dialogo multilaterale su migrazione e sviluppo. Si ricorda che a fine 2013, in occasione del Dialogo di alto livello su migrazione internazionale e sviluppo (UNHLD), gli Stati membri avevano adottato la prima dichiarazione sulla migrazione e lo sviluppo nella storia delle Nazioni Unite, una dichiarazione che rifletteva le priorità della comunità internazionale in merito a tale tema. Su questa base le discussioni sono proseguite nel 2014 nel quadro del Forum Mondiale su Migrazione e Sviluppo (FMMS), la principale piattaforma di dialogo globale sulle migrazioni al di fuori delle Nazioni Unite, nonché nell'ambito di altri processi d'importanza globale, quali il processo di preparazione dell'Agenda di sviluppo post-2015 o il processo di consultazione legato all'iniziativa Nansen. Quest'ultimo processo consultivo intergovernativo di portata globale mira a elaborare un'agenda di protezione per persone che lasciano il loro Paese a causa di catastrofi naturali.

La Svizzera ha attivamente contribuito ai lavori del FMMS sotto la presidenza svedese e ha preso parte attiva al summit tenutosi nel maggio 2014 a Stoccolma, copresiedendo in tale occasione, insieme alla Russia, una tavola rotonda che ha fatto emergere un forte consenso sull'importanza di tener conto della migrazione nella pianificazione dello sviluppo nazionale e sulla necessità di proseguire le discussioni 4928

sulla coerenza tra le varie politiche. L'impegno della Svizzera è proseguito nel quadro della presidenza turca del Forum, iniziata nel mese di luglio, al fine di assicurare che le tematiche affrontate da tale presidenza riflettano gli sviluppi e gli impegni assunti dalla comunità internazionale in occasione dell'UNHLD e che il coinvolgimento del settore privato e della società civile nel dialogo internazionale possa accrescersi ulteriormente.

Inoltre, la Svizzera ha portato avanti le sue attività volte a far sì che la migrazione sia tenuta in adeguata considerazione nel processo di preparazione della nuova Agenda di sviluppo post-2015. Grazie al lavoro di fondo svolto nel quadro del gruppo di lavoro informale composto da vari attori internazionali e guidato dal rappresentante speciale del Segretario generale, Sir Peter Sutherland, nonché all'organizzazione di numerosi eventi (tra i quali una conferenza internazionale di esperti a Dhaka), la Svizzera ha potuto non solo influenzare le discussioni e il documento finale dell'Open Working Group on Sustainable Development Goals ma anche emergere a livello internazionale come attore credibile e trainante.

La Svizzera ha poi mantenuto attivo il suo impegno per un approccio coordinato e pragmatico tale da consentire una migliore protezione dei diritti dei migranti; in tale ottica ha continuato da un lato a condurre, insieme alla Norvegia, l'iniziativa Nansen. I primi elementi dell'agenda di protezione, che sarà adottata alla fine del 2015, sono stati elaborati e l'iniziativa è stata presentata in vari contesti regionali e internazionali. Dall'altro lato, a fronte delle sempre più numerose tragedie che colpiscono i migranti, ha accresciuto le proprie attività in seno a forum quali il Consiglio dei diritti dell'uomo e la Terza Commissione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite e ha intensificato i suoi rapporti con il Relatore speciale sui diritti umani dei migranti.

La Svizzera ha anche svolto un ruolo importante nei negoziati sulla risoluzione biennale in materia di migrazione e sviluppo condotti nel contesto dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite nell'autunno 2014, che si sono conclusi con il riconoscimento dell'importanza di intrattenere regolari Dialoghi di alto livello su migrazione internazionale e sviluppo. In tal modo, il futuro delle
discussioni sulla migrazione è assicurato sia in seno alle Nazioni Unite che in seno al FMMS, la cui presidenza verrà assunta nel 2016 dal Bangladesh e nel 2017 dal Marocco.

Infine, nel rapporto del Consiglio federale sulle attività svolte dalla Svizzera nel 2013 nel settore della politica migratoria estera, era stata sottolineata la necessità di migliorare la concordanza tra le politiche e le discussioni a livello globale e quelle a livello nazionale. Questo ha portato il gruppo di lavoro interdipartimentale interessato ad analizzare la dichiarazione adottata in occasione dell'UNHLD e a procedere a una riflessione interna a tal proposito. L'analisi ha consentito di rilevare che l'impegno della Svizzera a livello esterno si estende a gran parte delle tematiche individuate nella Dichiarazione degli Stati membri. Questo concerne sia lo sviluppo di politiche adeguate che il sostegno prestato a progetti concreti o a istituzioni.

Tuttavia, malgrado questa constatazione positiva, sono state identificate diverse possibilità d'impegno futuro, a livello sia nazionale che internazionale. Queste riguardano l'aumento del coinvolgimento del settore privato nei dibattiti sulla migrazione nonché le sfide nell'ambito della protezione dei diritti umani dei migranti e le sfide connesse alla percezione pubblica del fenomeno migratorio.

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8.2

Processi regionali

Il Processo di Rabat lanciato nel 2006 promuove la cooperazione tra gli Stati europei e africani nel settore della migrazione. La quarta Conferenza ministeriale euroafricana sulla migrazione e sullo sviluppo nell'ambito del Processo di Rabat si è tenuta a Roma il 27 novembre 2014 durante il semestre di presidenza italiana del Consiglio UE. Insieme a una dichiarazione politica è stato approvato il Programma di Roma (2015­2017) che promuove una concreta cooperazione tra i Paesi dell'Africa occidentale, la regione del Maghreb e l'Europa. Il programma consta di quattro pilastri fondamentali: 1) promozione della migrazione e della mobilità regolari 2) miglioramento della sicurezza alle frontiere e lotta alla migrazione irregolare e alla tratta di esseri umani, 3) abbinamento di sviluppo e migrazione e 4) protezione internazionale come nuovo pilastro. Il Processo di Rabat offre alla Svizzera la possibilità di rafforzare il dialogo sulla migrazione con l'UE e gli Stati africani.

Il Processo di Khartoum (EU-Horn of Africa Migration Route Initiative), avviato nel 2014, e la relativa dichiarazione approvata il 28 novembre 2014 puntano l'attenzione sulla lotta alla tratta di esseri umani e al traffico di migranti negli e dagli Stati del Corno d'Africa. Nel lungo termine occorrerà estendere la cooperazione ad altri settori. Al Processo di Khartoum aderiscono gli Stati europei, i Paesi del Corno d'Africa e Paesi di transito come l'Egitto e la Tunisia. La Svizzera e la Norvegia sono coinvolte nel processo come Stati osservatori.

9

Insegnamenti e prospettive 2015

Una delle principali sfide che la cooperazione internazionale in materia di migrazione dovrà affrontare anche nel 2015 è rappresentata dalla situazione in Siria e negli Stati confinanti. Degli oltre 50 milioni di sfollati registrati in tutto il mondo, oltre 3 milioni di rifugiati e oltre 6,5 milioni di sfollati interni (IDP) sono attribuibili al solo conflitto in Siria. Questa situazione ha ripercussioni sempre più negative sui Paesi confinanti, che devono confrontarsi con crescenti tensioni sociali e politiche, con l'aumento della pressione sulle infrastrutture, sui servizi e sull'ambiente e con la concorrenza della manodopera siriana sul mercato del lavoro. A causa dei numerosi focolai di crisi e di conflitto a sud e a est del Mediterraneo, ma anche sul continente africano, dovrebbe nuovamente aumentare anche il numero delle domande d'asilo in Europa. Per il 2015 si presume che 650 000­750 000 persone presenteranno domanda d'asilo in Europa, circa il 5­20 per cento in più rispetto al 2014. E la tendenza in Svizzera sarà probabilmente analoga. Sebbene la Svizzera abbia incrementato il proprio impegno nel settore umanitario e rafforzato la cooperazione nell'ambito del programma Protection in the region, restano tuttora irrisolte soprattutto le questioni della ripartizione delle responsabilità in seno all'Europa e all'intera comunità mondiale.

In tale contesto si pone anche il problema della migrazione di transito nella regione del Mediterraneo e la precaria situazione che ne deriva per molte centinaia di migliaia di rifugiati, richiedenti l'asilo e migranti vulnerabili lungo le rotte migratorie.

Insieme ad altri Stati europei, la Svizzera è posta dinanzi a numerose sfide: fare i conti con i limiti dell'attuale sistema d'asilo e con il funzionamento del sistema Dublino; assicurare adeguate strutture di accoglienza; tutelare i diritti umani e la protezione delle persone vulnerabili; gestire le cause alla base dei problemi, quali 4930

conflitti, gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani, tensioni politiche e sociali, repressione, povertà, mancanza di prospettive, catastrofi naturali. A fronte di ciò è stato creato, in seno alla struttura CIM, il SAM, un organo che si occupa della migrazione di transito e cerca di individuare nuovi approcci d'intervento. Strettamente correlato con questo tema vi è anche l'impegno svizzero nelle regioni geografiche prioritarie del Corno d'Africa/Yemen e del Nord Africa.

Con il lancio del Processo di Khartoum e la prosecuzione del Processo di Rabat si punta, in relazione a queste regioni, a raggiungere un coordinamento più stretto e a migliorare il dialogo tra gli Stati in questione e quelli europei.

La valutazione dello strumento dei partenariati migratori è stata una delle principali pietre miliari della cooperazione interdipartimentale nell'ambito della politica migratoria estera nell'anno in esame. Questa valutazione ha permesso ai servizi competenti di tracciare, cinque anni dopo la sottoscrizione del primo partenariato, un bilancio sull'efficacia e sul valore aggiunto di questo strumento, tuttora relativamente nuovo, a disposizione della politica migratoria estera. In quest'ottica, il valore aggiunto dei partenariati migratori rispetto ad altri approcci di cooperazione bilaterale nel settore della migrazione, si distingue per le seguenti cinque caratteristiche: 1.

i partenariati migratori considerano un ampio ventaglio di aspetti della migrazione nel quadro di un unico accordo complessivo;

2.

istituzionalizzano e legittimano una cooperazione di lungo periodo;

3.

si fondano sulla reciprocità e funzionano sulla base di partenariati;

4.

sono flessibili e creano rapporti basati sulla continuità e sulla fiducia che in caso di problemi possono essere attivati rapidamente;

5.

mirano a trovare soluzioni sostenibili e globali per affrontare le sfide attuali e future.

Le conoscenze in parte acquisite ex novo, le ipotesi anch'esse in parte confermate e le raccomandazioni scaturite dalla valutazione dovranno confluire nel 2015 nella cooperazione internazionale sulla migrazione ed essere tradotte in approcci d'intervento concreti. Si potrà fare riferimento a questi risultati per l'imminente valutazione della nuova strategia 2016­2019 relativa ai partenariati migratori con gli Stati dei Balcani occidentali (Serbia, Bosnia e Erzegovina, Kosovo).

Nel 2015 la Svizzera continuerà a prestare il proprio sostegno in Africa occidentale e Asia meridionale per creare coerenza politica nel settore della migrazione a livello nazionale e regionale. L'impegno svizzero in Africa occidentale contribuisce a creare le necessarie condizioni quadro per assicurare una migrazione sicura e regolare sia all'interno della regione che nel contesto internazionale. In Asia meridionale, una delle questioni chiave si pone in relazione allo Sri Lanka, Paese in cui l'impegno umanitario della Svizzera terminerà a fine 2015. Date le dimensioni relativamente grandi della diaspora srilankese insediata in Svizzera, la questione di una possibile prosecuzione dell'impegno svizzero riveste una certa importanza sia per la politica interna che per quella estera. La cooperazione internazionale in materia di migrazione, che attualmente vede l'attenzione regionale focalizzarsi sulla migrazione del lavoro, è un ambito in cui la Svizzera si impegnerà anche in futuro nello Sri Lanka.

Nel corso del 2015 saranno elaborati e fissati le forme e i contenuti dell'impegno svizzero nello Sri Lanka, basandosi tra l'altro sui risultati di una valutazione esterna attualmente in corso.

4931

Sul piano multilaterale, nell'anno in esame la Svizzera ha potuto ancora una volta partecipare in maniera costruttiva alle discussioni della piattaforma informale del Global Forum on Migration and Development come pure all'ulteriore sviluppo del tema della migrazione in ambito ONU, confermando a livello internazionale il proprio ruolo di partner credibile e trainante. Questa posizione consentirà alla Svizzera di impegnarsi attivamente il prossimo anno nei confronti del tema della migrazione e dello sviluppo in vista delle negoziazioni per l'Agenda per uno sviluppo globale sostenibile post-2015 e di sfruttare in tale contesto le opportunità disponibili per dare la necessaria visibilità al tema della migrazione. Il fine dell'impegno svizzero sarà quello di integrare il fenomeno della migrazione come obiettivo trasversale nell'Agenda per uno sviluppo globale sostenibile e inserire il tema delle rimesse in denaro (remittances) dei migranti nel documento conclusivo della terza conferenza sul Financing for Development. Un altro importante processo sarà rappresentato dal miglioramento della coerenza tra le discussioni politiche in materia di migrazione e sviluppo a livello globale e dalla loro attuazione sul piano nazionale (per quanto riguarda, tra l'altro, il coinvolgimento del settore privato, la tutela dei diritti dei migranti, la percezione del fenomeno migratorio). Inoltre l'iniziativa Nansen, promossa da Svizzera e Norvegia nel 2012, raggiungerà momentaneamente il culmine nell'ottobre 2015 con il processo di consultazione globale e la presentazione del programma di protezione.

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