ad 10.111 Allegato del Rapporto sulla politica estera 2010: aggiornamento degli eventi di politica estera del secondo semestre 2010 del 23 febbraio 2011

2011-0510

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Allegato del rapporto 1

Introduzione

Il rapporto sulla politica estera 2010 considera il periodo da luglio 2009 ad agosto 2010. Quando il rapporto è sottoposto al Parlamento, il Consiglio federale tiene tuttavia anche a fornire a quest'ultimo informazioni sugli eventi di politica estera concernenti il secondo semestre 2010 nonché una panoramica delle priorità di politica estera per l'anno in corso. In questo spirito, il supplemento che segue presenta gli sviluppi negli ambiti politici che sono e rimarranno di cruciale rilevanza per la Svizzera.

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Eventi di politica estera verificatisi fino alla fine del 2010

2.1

Integrazione europea

Tra agosto e dicembre 2010, le relazioni tra la Svizzera e l'UE sono state caratterizzate dagli eventi seguenti: Adozione del rapporto sulla valutazione della politica europea svizzera In occasione della sua seduta speciale del 18 agosto 2010, il Consiglio federale ha riesaminato la propria politica europea. Il 17 settembre 2010 ha pubblicato il suo ultimo rapporto sulla valutazione della politica europea della Svizzera.

Secondo il Consiglio federale la via bilaterale rimane ad oggi la strategia migliore per difendere gli interessi della Svizzera assicurandone al tempo stesso la coerenza con quelli dell'UE. Si pongono tuttavia alcune sfide in campo istituzionale considerando che l'UE insiste sempre più sul recepimento del suo diritto interno nonché degli sviluppi del medesimo. Nel luglio 2010 è stato convenuto con l'UE che un gruppo di lavoro avrebbe studiato tali aspetti e presentato le prime proposte risolutive prima della fine del 2010.

Quanto alla via bilaterale, il Consiglio federale intende seguire i principi direttivi seguenti: ­

ciascuna delle due parti deve rispettare la sovranità e il buon funzionamento delle istituzioni dell'altra; il recepimento automatico del diritto europeo è escluso;

­

l'attuazione e lo sviluppo degli accordi dovrebbero essere semplificati da meccanismi istituzionali;

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l'equilibrio degli interessi delle due parti deve essere preservato, evitando in particolare nuovi ostacoli nell'accesso ai mercati e garantendo condizioni quadro paritetiche per entrambi i partner;

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la Svizzera deve contribuire a cogliere le sfide comuni in Europa. A tal fine dovrà continuare ad applicare una politica attenta alla salvaguardia della pace, a soluzioni durevoli (ad esempio nell'ambito dei trasporti) e al mantenimento della stabilità politica, economica e sociale.

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Il Consiglio federale intende valutare la possibilità di proseguire sulla via bilaterale una volta disponibili i risultati delle negoziazioni. Gli altri strumenti di politica europea continueranno a essere oggetto di una verifica costante per eventuali adeguamenti che si renderanno necessari a seconda degli sviluppi.

Adozione da parte del Consiglio dell'UE delle conclusioni relative alle relazioni con la Svizzera A intervalli periodici, il Consiglio dell'UE (rappresentanza degli Stati membri) esamina le relazioni tra l'Unione e gli Stati dell'Associazione europea di libero scambio (AELS). Il suo ultimo rapporto in merito risaliva al dicembre 2008. Il 14 dicembre 2010 il Consiglio dell'UE ha adottato nuove conclusioni, identificando le relazioni con la Svizzera come ampie, buone e intense. Esso ha tuttavia espresso anche alcune critiche nei confronti del nostro Paese e ritenuto che la via bilaterale e settoriale nella sua forma tradizionale abbia raggiunto i propri limiti.

In generale, il Consiglio federale condivide quanto constatato dal Consiglio dell'UE nelle sue conclusioni del 14 dicembre 2010 sulle relazioni con la Svizzera, ritenute buone e strette. Non concorda invece con la conclusione cui è giunto secondo la quale la via bilaterale avrebbe raggiunto i propri limiti. Il Consiglio federale è tuttavia disposto a riesaminarla e adattarla in modo tale da consentirne lo sviluppo futuro nell'interesse di entrambe le parti (questioni istituzionali).

Attività del gruppo di lavoro congiunto sulle questioni istituzionali Il gruppo di lavoro sulle questioni istituzionali istituito il 19 luglio 2010 dalla presidente della Confederazione e dal presidente della Commissione europea si è riunito più volte per trovare soluzioni soddisfacenti per le due parti in vista (i) dell'aggiornamento degli accordi bilaterali per tener conto dello sviluppo del diritto UE corrispondente; (ii) dell'interpretazione degli accordi; (iii) della sorveglianza dell'attuazione degli accordi; (iv) della composizione delle controversie.

Nella sua seduta del 22 dicembre 2010, il Consiglio federale ha preso atto dello stato dei lavori. La discussione sarà portata avanti nel corso del 2011.

2.2

Relazioni di vicinato

Questioni fiscali Nel secondo semestre 2010 sono stati fatti importanti passi in avanti nel dossier sulla fiscalità con la Francia e la Germania. L'Accordo aggiuntivo che modifica la Convenzione intesa a evitare la doppia imposizione tra la Svizzera e la Francia è stato ratificato il 4 novembre 2010 ed è entrato in vigore lo stesso giorno. Il 27 ottobre 2010, i ministri delle finanze della Svizzera e della Germania hanno firmato la Convenzione riveduta per evitare le doppie imposizioni conforme agli standard dell'OCSE e una dichiarazione congiunta concernente l'apertura dei negoziati in ambito fiscale. Unicamente nel caso dell'Italia il dossier fiscale si è arenato in quanto è mancata la disponibilità al dialogo da parte del Ministero delle finanze italiano.

La Svizzera si dice dispiaciuta dei provvedimenti adottati dall'Italia nell'ambito dell'imposta sul valore aggiunto e degli appalti pubblici (nel contesto delle «liste nere»).

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Per attuare l'obiettivo strategico del Consiglio federale inteso a preservare l'integrità e la reputazione della piazza finanziaria svizzera, nel 2010 sono stati avviati inoltre colloqui esplorativi anche con la Germania e il Regno Unito in vista dell'introduzione di un'imposta liberatoria. Alla fine di ottobre 2010, la Svizzera ha potuto registrare i primi successi in tale ambito, firmando con entrambi gli Stati una dichiarazione comune che disciplina le questioni finanziarie e fiscali in sospeso. A dicembre 2010, il Consiglio federale ha approvato i mandati per i negoziati con la Germania e il Regno Unito concernenti i contribuenti residenti nello Stato contraente con relazioni bancarie in Svizzera. L'avvio dei negoziati è previsto per l'inizio del 2011.

In occasione dei colloqui preliminari, la Svizzera ha auspicato una soluzione che tutelasse la sfera privata e consentisse al contempo di riscuotere pretese fiscali giustificate. Oltre alla legalizzazione dei «patrimoni del passato» non dichiarati è previsto di introdurre un'imposta liberatoria per futuri redditi. L'effetto di questo sistema corrisponderebbe a lungo termine allo scambio automatico di informazioni per i redditi da capitali.

Cooperazione transfrontaliera Il 9 dicembre 2010, sotto la presidenza tedesca, la Commissione intergovernativa trinazionale del Reno superiore si è riunita a Offenburg per lanciare la Regione metropolitana trinazionale del Reno superiore che inquadra e mette in rete l'insieme delle attività di questa regione. La Dichiarazione di Offenburg è stata firmata dai rappresentanti di Berna, Parigi e Berlino. Dal 10 dicembre, la Svizzera ha ripreso la presidenza intergovernativa per la durata di 18 mesi con l'obiettivo di sviluppare le infrastrutture dei trasporti, la protezione della popolazione in caso di catastrofi, l'accesso ai mercati e lo scambio tra i vari organi di cooperazione nella regione.

2.3

Architettura finanziaria globale

G20 La Svizzera può prendere parte indirettamente alle discussioni del G20: da un lato adottando una strategia attiva su questioni tematiche nel quadro dei colloqui bilaterali e dei contatti a livello politico e tecnico, dall'altro lato partecipando attivamente ai lavori delle organizzazioni specializzate che svolgono attività preparatorie o esecutive per conto del G20, come il Fondo monetario internazionale o il Financial Stability Board. Soprattutto durante la fase preparatoria delle decisioni le possibilità di partecipazione della Svizzera sono reali. Il nostro Paese ha colto effettivamente tale opportunità, in particolare nell'ambito della problematica della tassazione del settore bancario e della regolamentazione delle grandi banche e coglie inoltre ogni occasione per sottolineare la sua disponibilità a far parte del G20 e dei relativi gruppi di lavoro, precisando i suoi motivi.

Pur avendo i Paesi non membri la possibilità di esercitare influenza, i metodi di lavoro informali del G20 pongono alcuni problemi in termini di governance. Per tale motivo, la Svizzera si adopera affinché le decisioni siano prese dagli organi delle organizzazioni internazionali previsti a tale scopo che hanno, quindi, legittimità in materia. La Svizzera ha agito in questo senso in particolare nell'ambito del Global Governance Group, organo che intende gettare un ponte tra il G20 e l'insieme dei membri dell'ONU.

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FMI Impegni di credito (accordi di conferma, linea di credito flessibile): i crediti impegnati nel quadro dei correnti programmi del FMI hanno raggiunto il record storico di 246 miliardi di dollari. Oltre agli accordi di credito conclusi con l'Irlanda a metà dicembre per un ammontare di circa 30 miliardi di dollari, nel gennaio 2011 sono stati prorogati gli accordi con il Messico e la Polonia nel quadro della «linea di credito flessibile» e il loro importo innalzato considerevolmente a 72 e 30 miliardi di dollari rispettivamente.

Ammissione del Kazakistan nel gruppo di voto della Svizzera: in occasione dell'elezione dei direttori esecutivi nell'autunno 2010, il Kazakistan è stato ammesso nel gruppo di voto della Svizzera in seno al FMI e alla Banca mondiale. Accogliendo il nuovo membro, il gruppo di voto della Svizzera può profilarsi ulteriormente come gruppo geograficamente e tematicamente concentrato sui Paesi dell'Asia centrale. L'ammissione del Kazakistan consolida il gruppo di voto della Svizzera.

Ritiro dell'Uzbekistan dal gruppo di voto della Svizzera: nello stesso frangente, l'Uzbekistan ha lasciato il gruppo di voto della Svizzera in seno al FMI. Alla Banca mondiale, però, l'Uzbekistan ha votato nuovamente per il direttore esecutivo svizzero e resta per il momento membro del gruppo di voto. L'Uzbekistan ha giustificato il suo ritiro con le più strette relazioni economiche e monetarie che intrattiene con l'Asia, in particolare con la Corea del Sud.

Risoluzione del Consiglio dei governatori del 15 dicembre 2010: il 15 dicembre 2010, il Consiglio dei governatori del Fondo monetario internazionale ha adottato una risoluzione concernente la riforma delle quote e della governance del FMI. Il progetto rispecchia quasi fedelmente le decisioni prese dai ministri delle finanze e dai governatori delle banche centrali del G20 il 23 ottobre 2010. Esso comprende i punti seguenti: ­

il raddoppio delle quote dei Paesi a circa 476,8 miliardi di dollari di diritti speciali di prelievo (quasi 756 mia. di dollari);

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una ridistribuzione delle quote (pari al 6 % della quota complessiva) da destinare ai Paesi emergenti in rapida crescita;

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un appello al Consiglio d'amministrazione affinché rettifichi nuovamente il metodo di calcolo delle quote per i due prossimi anni. Le quote saranno comunque sottoposte a revisione entro l'inizio del 2014;

­

una proposta di adozione della Carta del FMI che abroga il privilegio dei cinque Paesi con le quote più elevate di nominare il proprio direttore esecutivo;

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l'obbligo di mantenere 24 seggi in seno al Consiglio d'amministrazione e di ridurre di due seggi la rappresentanza combinata dei Paesi europei avanzati e di esaminare la composizione del Consiglio d'amministrazione ogni otto anni;

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la possibilità per i gruppi di Paesi costituiti da almeno sette Paesi di designare loro stessi un secondo direttore esecutivo supplente;

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un riesame dell'ammontare dei Nuovi accordi di credito (NAC) del FMI alla luce dell'aumento delle quote.

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A causa di questa riforma, la Svizzera perderà circa il 16 per cento della sua quota, passando così dal 17° al 19° posto tra i Paesi detentori del maggior numero di diritti di voto. Questa perdita d'influenza sarà tuttavia compensata all'interno del gruppo di voto della Svizzera da un incremento dei diritti di voto di altri membri ­ anche dopo il ritiro dell'Uzbekistan.

La Svizzera tiene a conservare il suo seggio permanente in seno al Consiglio d'amministrazione del FMI. Il suo diritto al seggio riposa sulla grandezza economica della Svizzera, sull'importanza sistemica della sua piazza finanziaria, sul ruolo internazionale del franco svizzero e sui suoi ingenti contributi per il finanziamento del FMI. La situazione è certo difficile, ma il Consiglio federale si adopera attivamente per difendere al meglio gli interessi della Svizzera in seno al FMI.

Modifica dei Nuovi accordi di credito (NAC): la recente crisi ha mostrato che i NAC non sono in grado di esercitare una funzione stabilizzante a causa della mancanza di flessibilità e dell'insufficienza in termini di disponibilità di risorse. È quindi previsto di aumentare il loro livello, facendo passare l'importo da circa 50 miliardi di dollari a circa 560 miliardi di dollari. Nel novembre 2009, la Svizzera ha messo in prospettiva una sua possibile contribuzione a tale importo per un equivalente di 17 miliardi di dollari ­ sotto riserva dell'approvazione del Parlamento ­ contribuzione che sarà finanziata da una linea di credito della Banca nazionale svizzera. I NAC entreranno in vigore soltanto quando tutti i partecipanti ­ tra cui la Svizzera ­ avranno ratificato il nuovo dispositivo. Il messaggio concernente l'approvazione dell'adesione della Svizzera ai Nuovi accordi di credito modificati deve essere ancora sottoposto al Consiglio nazionale. Il Consiglio degli Stati ha approvato il progetto nel dicembre 2010.

2.4

Temi multilaterali

Assemblea generale dell'ONU: presidenza di Joseph Deiss Dal 14 settembre 2010, la presidenza della 65a sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite è esercitata dalla Svizzera nella persona del già consigliere federale Joseph Deiss, eletto per acclamazione l'11 giugno 2010. Dopo essersi imposto nel quadro della procedura di preselezione sull'ex ministro degli affari esteri belga e commissario europeo Louis Michel, Joseph Deiss ha assunto la carica suprema in seno all'organizzazione, carica impegnativa ma al tempo stessa prestigiosa, che costituisce un grande onore per la Svizzera e un segno di riconoscimento internazionale dell'impegno del nostro Paese in seno all'ONU.

Il compito del Presidente dell'Assemblea generale consiste nel provvedere allo svolgimento corretto e ordinato delle sedute di tale organo. Oltre a poter influenzare l'agenda, egli svolge anche il ruolo di mediatore alla ricerca di soluzioni consensuali in caso di controversie tra gli Stati membri dell'ONU.

Bilancio del Vertice della Francofonia e priorità della presidenza svizzera Bilancio del Vertice della Francofonia: dal 22 al 24 ottobre 2010, la Svizzera ha accolto a Montreux il XIII Vertice della Francofonia, preceduto il 19 ottobre da una riunione del Consiglio permanente della Francofonia e dal 20 al 21 ottobre dalla Conferenza ministeriale della Francofonia. Il Vertice ha riunito le 70 delegazioni dei Paesi membri e osservatori dell'Organizzazione internazionale della Francofonia 2236

(OIF) e ha potuto vantare la presenza di 38 capi di Stato e di governo, di rappresentanti di 82 organizzazioni internazionali e di 683 giornalisti.

Il Vertice è stato un grande successo per la Svizzera. Eccellente in termini di organizzazione, stando ai giudizi espressi, esso ha presentato una ricchezza di sostanza offrendo al tempo stesso ai partecipanti un quadro conviviale in piena sicurezza. Nei soli dieci mesi preparatori, la Svizzera ha organizzato un Vertice con un budget più contenuto di quello dei precedenti organizzatori e inferiore di oltre sei milioni di franchi al credito di 30 milioni messo a disposizione dal Parlamento.

Il Vertice è stato posto all'insegna delle «sfide e visioni per il futuro della Francofonia». In tale spirito, i capi di Stato e di governo hanno discusso delle tre problematiche seguenti: ­

la Francofonia e il suo ruolo di primo piano nelle relazioni internazionali e il suo posto nella governance mondiale;

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la Francofonia e lo sviluppo sostenibile: la solidarietà francofona di fronte alle grandi sfide (sicurezza alimentare, cambiamento climatico, diversità biologiche);

­

la lingua francese e l'istruzione in un mondo globalizzato: le sfide della diversità e dell'innovazione.

La Dichiarazione di Montreux e le nove risoluzioni adottate dai capi di Stato e di governo rispecchiano la volontà di consolidare la posizione della Francofonia sul palcoscenico internazionale. I testi prevedono tra l'altro le misure seguenti, adottate su richiesta della Svizzera: ­

la creazione di una rete d'eccellenza delle scienze ingegneristiche della Francofonia (RESCIF) sotto l'egida del Politecnico federale di Losanna;

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la costituzione di gruppi di ambasciatori francofoni nelle capitali;

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la condivisione delle buone pratiche tra Stati e governi membri in materia di democrazia, diritto e libertà.

Infine, il Vertice ha visto l'ammissione di cinque nuovi membri osservatori: l'Estonia, la Bosnia ed Erzegovina, il Montenegro, la Repubblica Dominicana e gli Emirati Arabi Uniti.

Presidenza del Vertice: fino al 2012, anno del prossimo Vertice della Francofonia, che si svolgerà a Kinshasa sotto la presidenza della Repubblica Democratica del Congo, la presidenza del Vertice spetta alla Svizzera. In tale veste, la Svizzera presiede anche la Commissione politica del Consiglio permanente della Francofonia come pure la Conferenza ministeriale della Francofonia la cui prossima sessione si terrà a Parigi nel dicembre 2011. L'obiettivo principale della presidenza svizzera è di vigilare affinché gli impegni presi a Montreux abbiano un seguito, in particolare per quel che concerne l'azione politica dell'OIF nei Paesi in situazioni di crisi.

Politica ambientale e climatica La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici tenutasi a Cancún nel dicembre 2010 ha dato nuovo slancio ai negoziati multilaterali sul clima. Il Messico ha saputo incanalare nuovamente un processo che era divenuto dispersivo.

Gli Accordi di Cancún adottati durante la Conferenza introducono nel processo dei negoziati multilaterali sul clima numerosi elementi che nell'Accordo di Copenaghen 2237

del 2009 non erano ancora vincolanti, in particolare la limitazione dell'aumento della temperatura media del pianeta a 2°C rispetto all'inizio dell'era industriale.

Inoltre, gli Accordi di Cancún hanno segnato l'inizio di trattative in vista dell'elaborazione di meccanismi di supporto destinati ad aiutare i Paesi in via di sviluppo nella loro lotta contro i cambiamenti climatici (riduzione delle emissioni) e nei loro sforzi di adattamento alle conseguenze già visibili e inevitabili del cambiamento climatico (adattamento). I negoziati devono riguardare in particolare il trasferimento delle risorse finanziarie e tecnologiche. Il fondo per il clima la cui istituzione è stata decisa a Cancún svolgerà un ruolo predominante in tal senso. Un comitato sarà incaricato di definire le modalità della sua gestione e l'accesso alle risorse finanziarie. La Svizzera si impegna attivamente per ottenere un seggio in seno a tale comitato.

In attesa della prossima Conferenza sul clima che avrà luogo nel 2011 a Durban, Sudafrica, la comunità internazionale intende lavorare in modo mirato all'istituzione di un regime climatico mondiale dopo il 2012 basato sugli Accordi presi a Cancún.

Fino ad allora, la riduzione delle emissioni dei Paesi industrializzati continuerà a essere retta dal Protocollo di Kyoto. Secondo il parere della Svizzera sarà importante che gli Stati Uniti (che non hanno ratificato il Protocollo di Kyoto) e i grandi Paesi emergenti dichiarino la loro disponibilità ad accettare parametri vincolanti per la riduzione delle loro emissioni.

Nei negoziati internazionali sul clima, la Svizzera opera nei limiti delle sue possibilità affinché l'obiettivo ambizioso dell'adozione del nuovo regime climatico nel 2011 possa essere raggiunto. Per chi prende le decisioni nel mondo economico sarà pertanto importante disporre presto di tutte le informazioni pertinenti riguardanti il nuovo regime climatico mondiale che condizionerà profondamente le loro attività a partire del 2013.

La Conferenza delle parti alla Convenzione sulla biodiversità tenutasi a Nagoya in Giappone dal 18 al 29 ottobre 2010 ha segnato una svolta decisiva della politica ambientale. Sono stati raggiunti risultati importanti riguardanti la protezione e l'utilizzo durevole delle risorse biologiche. Degne di nota sono inoltre l'adozione del Protocollo
di Nagoya sull'accesso alle risorse genetiche e la suddivisione più equa dei vantaggi derivanti dal loro utilizzo nonché l'adozione del piano strategico 2020 che pone la base della tutela della diversità delle specie per gli anni a venire. Uno dei venti obiettivi concreti stabiliti consiste, ad esempio, nell'accrescere la superficie delle aree naturali protette in ciascun Paese partecipante. L'adozione del protocollo di Nagoya concernente le risorse genetiche costituisce una misura che può essere ritenuta la più importante in materia di cooperazione ambientale internazionale dai negoziati del Protocollo di Kyoto nel 1997. Dopo il fallimento del Vertice sul clima di Copenaghen, questo successo ha contribuito a ristabilire la fiducia nella diplomazia multilaterale nel settore ambientale.

2.5

Lotta contro la povertà

Vertice sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio Dal 20 al 22 settembre 2010 si è tenuto a New York il Vertice sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio (OSM). Questa riunione è stata l'occasione per tracciare un bilancio intermedio dei progressi fatti e per esaminare il piano d'azione per i cinque 2238

anni rimanenti fino alla scadenza del 2015. La maggioranza dei Paesi e degli operatori nel campo dello sviluppo sono tuttora convinti che l'agenda degli OSM costituisca un quadro essenziale per la riduzione della povertà e delle disparità nel mondo.

Largo consenso anche per il progetto di mantenere i valori soglia degli OMS e di intensificare gli sforzi per raggiungere risultati quanto più soddisfacenti entro il 2015.

Nel discorso pronunciato durante il Vertice, Micheline Calmy-Rey, capo del Dipartimento federale degli affari esteri, ha rilevato l'insufficienza degli sforzi compiuti finora per raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Ha patrocinato a favore di un dibattito aperto sulle cause della stasi dello sviluppo in numerosi Paesi tra i più poveri e ricordato che in materia di aiuto allo sviluppo donatori e beneficiari dovrebbero essere consapevoli delle proprie azioni.

Il bilancio del Vertice sugli OSM è in positivo nel senso che la politica internazionale dello sviluppo è stata in parte oggetto di un'analisi critica e che gli obiettivi del Millennio hanno potuto riguadagnare nuova attenzione e maggiore mobilitazione.

Gli OSM rimangono un quadro di riferimento prezioso per la Svizzera, poiché obbligano la comunità internazionale ad assumersi le proprie responsabilità nei confronti delle popolazioni povere e maggiormente svantaggiate del mondo.

Finanziamento dello sviluppo L'Assemblea generale della Banca mondiale, che ha avuto luogo nell'ottobre 2010, era incentrata sulla risoluzione della crisi economica e finanziaria. Tra la metà del 2009 e la metà del 2010 i prestiti accordati dal Gruppo della Banca mondiale hanno raggiunto il livello record di 72 miliardi di dollari. Tali crediti hanno contribuito a stabilizzare la domanda globale durante la crisi.

I negoziati concernenti la 16a ricostituzione dei fondi IDA (fondo della Banca mondiale destinato ai Paesi in via di sviluppo più poveri) sono terminati nel dicembre 2010. È stato possibile sbloccare una somma di 50 miliardi di dollari per i prossimi tre anni, il 18 per cento per cento in più rispetto ai mezzi finora disponibili. Questo risultato positivo è stato reso possibile, tra l'altro, grazie all'aumento del contributo al fondo IDA da parte di taluni Paesi emergenti ­ tra cui la Cina, con quasi due miliardi di dollari ­ che così
facendo si sono assunti una parte delle proprie responsabilità finanziarie dopo aver ottenuto dei diritti di voto aggiuntivi alla Banca mondiale. Durante i negoziati, la Svizzera si è adoperata in favore del rilascio di privilegi a Stati fragili in caso di crisi e del sostegno di progetti legati al cambiamento climatico e alle energie rinnovabili.

Per quanto concerne i fondi globali, la Svizzera ha partecipato alla terza Conferenza di ricostituzione delle risorse del Fondo mondiale per la lotta contro l'AIDS, la tubercolosi e la malaria tenutasi a New York nell'ottobre 2010. Presieduta dal Segretario generale delle Nazioni Unite, la Conferenza ha raccolto circa 11,7 miliardi di dollari di promesse di dono per il periodo 2011­2013. La Svizzera ha messo in prospettiva un contributo di 21 milioni di franchi, conformemente ai limiti imposti nel quadro degli impegni multilaterali attuali. Essa resta tuttavia ben rappresentata nel Consiglio d'amministrazione del Fondo: la circoscrizione Canada-GermaniaSvizzera figura al terzo posto tra i Paesi donatori.

Su iniziativa del Canada, i Paesi del G8 hanno annunciato un importante impegno nel settore della salute materna e infantile nel luglio 2010 (Muskoka Initiative).

Numerosi Paesi non facenti parte del G8, tra cui la Svizzera, hanno aderito 2239

all'iniziativa. Nel settembre 2010 a New York, a margine del Vertice OSM, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha presentato un piano concreto per realizzare gli impegni politici del G8 proponendo una Strategia mondiale per la salute delle donne e dei bambini. L'attuazione di tale strategia e la realizzazione concreta degli impegni politici sono attualmente in corso.

3

Prospettive

Nel 2011, la Svizzera dovrà affrontare con impegno anche una serie di sfide nell'ambito della politica estera. Tali sfide le offriranno anche l'opportunità di esercitare la sua influenza e di sottolineare e difendere al meglio gli interessi nazionali nei dibattiti internazionali.

Le relazioni tra la Svizzera e i Paesi vicini rimangono, anche quest'anno, una priorità della politica estera. Le discussioni sulle questioni fiscali menzionate in precedenza occuperanno a tal riguardo un posto di spicco. La sfida consiste nel trovare soluzioni accettabili per tutte le parti coinvolte che consentano, da un lato, di regolarizzare il passato e, dall'altro, di instaurare relazioni fiscali future su una base consensuale.

Come in passato, le relazioni tra la Svizzera e l'UE, suo principale partner politico ed economico, costituiscono una priorità. Si tratta di animare la via bilaterale che, agli occhi del Consiglio federale, rimane la più indicata per difendere gli interessi della Svizzera. Inoltre, si tratta di creare un nuovo quadro istituzionale che, da una parte, risponda agli auspici della Svizzera in termini di autodeterminazione e di accesso al mercato e che dall'altro sia in armonia con gli sforzi dell'UE volti a unificare le regole che reggono il mercato interno europeo.

Prioritari rimangono infine anche gli sforzi volti a consolidare e accrescere l'influsso della Svizzera in seno alle istituzioni mondiali. In tale contesto figurano in primo piano organi quali il G20 o il FMI che giocano un ruolo essenziale nella risoluzione della crisi finanziaria e nei quali si discutono problematiche di governance internazionale. È nell'interesse della Svizzera partecipare attivamente a queste discussioni.

Infine, e ciò distinguerà il 2011, la Svizzera, in quanto membro della comunità internazionale, dovrà raccogliere le sfide della globalizzazione e contribuire a risolvere i problemi mondiali. In tale contesto, l'anno sarà posto all'insegna del rinnovamento dei crediti quadro per l'aiuto umanitario, per la cooperazione allo sviluppo, per l'aiuto ai Paesi dell'Est e per la politica di pace. La Svizzera può dare un segnale forte manifestando chiaramente la sua intenzione di consolidare e sviluppare le attività di politica estera che le valgono il riconoscimento internazionale.

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