Rapporto della CdG-S del 29 marzo 2011 Valutazione della presidenza svizzera del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa Parere del Consiglio federale del 31 agosto 2011

Onorevoli presidenti e consiglieri, conformemente all'articolo 158 della legge sul Parlamento (LParl), vi presentiamo il nostro parere sul rapporto del 29 marzo 2011 della CdG-S concernente la valutazione della presidenza svizzera del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

31 agosto 2011

In nome del Consiglio federale svizzero: La presidente della Confederazione, Micheline Calmy-Rey La cancelliera della Confederazione, Corina Casanova

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Parere 1

Premesse

Dal 18 novembre 2009 all'11 maggio 2010 la Svizzera ha ricoperto la presidenza di turno del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa. I servizi preposti del DFAE e del DFGP si erano accordati su un numero delimitato di priorità per la presidenza svizzera: tra queste, vi era in particolare il futuro della Corte europea dei diritti dell'uomo e la riforma del Consiglio d'Europa volta a migliorare la rilevanza politica e l'efficienza di questo organismo.

Il 23 gennaio 2009, le Commissioni parlamentari della gestione hanno deciso di accogliere la proposta della Delegazione svizzera presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa e di affidare quindi al Controllo parlamentare dell'amministrazione (CPA) la stesura di una valutazione della presidenza svizzera del Comitato dei ministri del Consiglio d'Europa.

2

Parere del Consiglio federale

Il Consiglio federale ha constatato con soddisfazione che il giudizio del CPA sulla presidenza svizzera è stato nel complesso positivo. Facendo adottare la dichiarazione di Interlaken, la Svizzera è riuscita ad avviare un processo di riforma ambizioso e dagli orientamenti chiari che dovrebbe garantire il futuro della Corte europea dei diritti dell'uomo. La Svizzera ha sostenuto i valori del Consiglio d'Europa in modo del tutto disinteressato anche in altri ambiti, contribuendo così a promuoverli.

Nel suo rapporto il CPA sostiene che il fatto di aver basato l'organigramma della presidenza sulle strutture gerarchiche esistenti ha rallentato i processi decisionali e complicato la collaborazione tra i servizi federali. Il Consiglio federale condivide solo in parte questa conclusione, in quanto ritiene che creare un'organizzazione di progetto ex novo avrebbe richiesto più personale; le risorse disponibili consentivano di rafforzare soltanto temporaneamente (ossia per la durata della presidenza) l'organico di determinati servizi, modificando in particolare l'elenco degli obblighi di alcuni posti.

Le condizioni descritte hanno indubbiamente inciso sulla gestione della presidenza e hanno spinto ai loro limiti le strutture gerarchiche esistenti. La mancanza di chiarezza a livello di ripartizione dei compiti, sottolineata nel rapporto del CPA, ne è indubbiamente una prova. Il Consiglio federale ritiene tuttavia, anche a posteriori, che, considerati i compiti da svolgere, l'organigramma adottato fosse comunque adeguato, soprattutto per ragioni di efficienza dei costi.

È indiscutibile che, senza un'adeguata organizzazione di progetto, accompagnata da sufficienti risorse in termini di personale, la Svizzera non sarebbe in grado di adempiere compiti più impegnativi, come potrebbero essere quelli associati a un seggio al Consiglio di sicurezza dell'ONU o alla presidenza dell'OSCE. Il Consiglio federale concorda con il CPA nel ritenere che sia necessario prestare la debita attenzione a questo aspetto, soprattutto in vista di futuri incarichi.

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Il CPA evidenzia anche lo scarso interesse dell'opinione pubblica nei confronti della presidenza svizzera. Pur condividendo questa constatazione, il Consiglio federale è consapevole del fatto che, sebbene siano molto importanti per vari settori, le attività del Consiglio d'Europa riguardano solo indirettamente i cittadini e, nella maggior parte dei casi, passano inosservate. Il Consiglio federale non è quindi sicuro che, con una spesa ragionevole, sarebbe stato possibile aumentare l'interesse dell'opinione pubblica nei confronti del Consiglio d'Europa e della presidenza svizzera.

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