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90.015

Messaggio - concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, inclusi i provvedimenti di sdebitamento,

e - un accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale del 21 febbraio 1990

Onorevoli presidenti e consiglieri, Vi proponiamo, con il presente messaggio, i disegni di: - un decreto federale sulla continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, inclusi i provvedimenti di sdebitamento; - un decreto federale concernente l'accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale.

Nel contempo vi proponiamo di togliere di ruolo il seguente intervento parlamentare: 1989 P 89.530 Per un miglior indennizzo delle perdite di proventi d'esportazione dei Paesi in sviluppo (S 20.9.89, Simmen).

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

21 febbraio 1990

1990-85

77 Foglio federale. 73° anno. Voi. I

In nome del Consiglio federale svizzero: II presidente della Confederazione, Koller II cancelliere della Confederazione, Buser

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Compendio

Prima parte // credito quadro di 840 milioni di franchi per la continuazione del finanziamento di provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, di cui il messaggio chiede lo stanziamento, è il quarto della serie. Alla fine di dicembre 1989, i mezzi finanziari del terzo credito quadro che le Camere federali concessero con il decreto federale dell'8 ottobre 1986 (FF 1986 III 332) erano impegnati per il 60 per cento circa; saranno probabilmente esauriti entro la fine del 1990.

I Paesi del Terzo mondo continuano ad essere confrontati a gravi problemi, a volte anche crescenti, che mettono in forse gli sforzi compiuti da decenni in favore del loro sviluppo. Cause di tali difficoltà sono non solo le circostanze economiche generali, modificatesi a svantaggio dei Paesi in sviluppo (crollo dei prezzi delle materie prime, aumento dei tassi d'interesse, ecc.) ed il loro debole fondamento economico, che rende più arduo un rapido adeguamento alla nuova situazione, ma anche provvedimenti e obiettivi errati di politica economica, terreno propizio all'indebolimento strutturale e alla cattiva gestione economica. Tutti questi fattori hanno contribuito a rendere insopportabile l'onere dei debiti, le cui origini risalgono alle due crisi del petrolio intervenute negli anni settanta.

Per effetto della crisi, si giunse, nei Paesi in sviluppo, ad una miglior comprensione dei fenomeni macroeconomici. Parecchi governi intraprendono oggi seri tentativi di riforma, la cui riuscita resta tuttavia dubbia se non trovano il sostegno attivo ed accresciuto della comunità internazionale.

Continuando ad applicare provvedimenti economici e commerciali, la Svizzera potrà sostenere direttamente questi sforzi di riforma nei Paesi del Terzo mondo.

I finanziamenti misti (290 mio di fr.) servono ad incoraggiare lo sviluppo dell'infrastruttura economica e a facilitare gli investimenti produttivi in settori nei quali l'industria svizzera può prestare contributi concorrenziali al rinvigorimento dei fondamenti economici nei Paesi in sviluppo.

La somma indicativa annualmente riservata per i finanziamenti misti è rimasta praticamente costante a contare dal secondo credito quadro. Data la necessità di tener conto della cattiva situazione economica di alcuni Paesi, aumentando la parte della Confederazione
nella composizione dei crediti misti si accetta di dover ridurre il volume di finanziamento totale (parte della Confederazione e parte privata). D'altra parte si vuoi tener conto della nuova situazione subentrata nei Paesi considerati, proponendo di trasformare in doni le quote versate dalla Confederazione in virtù di accordi precedenti di finanziamento misto, ancora concesse in forma di credito. Ad obiettivi simili si mira prevedendo la possibilità di concedere, a carico del credito quadro, garanzie sino a 100 milioni

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di franchi per indennizzare la GRE d'eventuali perdite che le derivassero da progetti e forniture di primaria importanza per la politica dello sviluppo in Paesi per i quali si segue una politica di garanzie assai restrittiva.

Con /'aiuto alla bilancia dei pagamenti (200 mio di fr.) si sostengono riforme macroeconomiche finanziando l'importazione di beni di prima necessità, di materie prime e di pezzi di ricambio e facilitando così l'approvvigionamento della popolazione ed un miglior sfruttamento dei potenziali inusati. L'aumento dei mezzi previsti per tali provvedimenti corrisponde all'acuto bisogno di tali prestazioni, segnatamente nei Paesi africani più poveri.

La compensazione delle perdite di proventi d'esportazione (90 mio di fr.) subite, nei confronti della Svizzera, dai più poveri tra i Paesi esportatori di materie prime contribuisce a migliorare e a stabilizzare gli introiti in divise dei Paesi beneficiari. Nella misura del possibile, i mezzi sono impiegati direttamente per il miglioramento strutturale del settore delle materie prime in questione e per l'incoraggiamento di sforzi di diversificazione. L'aumento di quasi 70per cento della somma annuale prevista a tale scopo rispetto al terzo credito quadro tien conto della particolare importanza che l'economia delle materie prime riveste nei Paesi considerati in questo programma.

I provvedimenti destinati a promuovere le esportazioni dei Paesi in sviluppo e ad incoraggiare l'impiego di risorse dell'economia privata (60 mio di fr.), che mirano al transferimento tecnologico e ad investimenti diretti, contribuiscono a diversificare e a rinvigorire il fondamento economico dei Paesi in sviluppo.

Costituiscono perciò un importante sostegno collaterale ai programmi di riforma.

Per attuare ed appoggiare programmi di sdebitamento si prevedono 100 milioni di franchi. Questo nuovo provvedimento permette di alleviare l'onere che grava sui Paesi fortemente indebitati più poveri. Tali provvedimenti sono un presupposto importante alla riuscita degli sforzi di riforma intrapresi in questi Paesi e alla mitigazione della miseria sociale. Si prevede infatti di rinunciare, del tutto o in parte, alle pretese della ORE nei confronti dei Paesi in sviluppo più poveri. La Confederazione rinuncerebbe in tal caso agli anticipi accordati dalla GRE, nella misura in
cui questa le cederebbe i crediti involti in tali azioni. Le parti a carico degli esportatori sarebbero dal canto loro riacquistate al valore di sconto corrente con i mezzi disponibili per questa facilitazione di sdebitamento.

II nuovo credito quadro per i provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, inclusi quelli di sdebitamento, correrà sull'arco di un quadriennio almeno e comincerà a spiegare i propri effetti allorché il credito precedente risulterà esaurito, tuttavia non prima del 1 ° gennaio 1991.

Le spese derivanti dall'attuazione del programma si distribuiranno su un periodo di sette a nove anni e saranno iscritte nei pertinenti preventivi. L'importo chiesto risponde all'intento, espresso nel rapporto del 18 gennaio 1988 sulle linee direttive della politica di governo per la legislatura 1987-1991, d'aumentare

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le spese federali d'aiuto allo sviluppo così da avvicinarle alle medie dei Paesi dell'OCSE, che è dello 0,35 per cento del prodotto nazionale lordo. Qualora i crediti di pagamento stanziati in ognuno dei prossimi preventivi annuali dovessero venir defalcati per imperativi finanziari, oppure qualora il personale disponibile non bastasse per osservare i termini d'attuazione indicati, si prorogherebbe corrispondentemente la validità del credito quadro.

Il messaggio descrive il contesto economico nel quale i differenti provvedimenti saranno attuati, nonché gli effetti che si desiderano ottenere (n. 1). Offre quindi una panoramica dell'impiego dei mezzi messi a disposizione con il secondo e segnatamente con il terzo credito quadro (n. 2 e allegati 1 a 5) e tratta infine delle dimensioni e della ripartizione previste del credito chiesto, come anche dei principi osservati nell'applicare i singoli strumenti (n. 3).

Seconda parte

L'accordo tra la Svizzera e la Società finanziaria internazionale (SFI) dovrebbe facilitare l'accesso al mercato svizzero di quest'istituzione, la cui funzione importante è quella di mobilitare capitale privato per investimenti nei Paesi in sviluppo. L'accordo prevede di concedere alla SFI, per la tassa di negoziazione («tassa di bollo»), l'aliquota preferenziale riservata alle persone domiciliate in Svizzera e d'esentarla dall'imposta preventiva. Tali agevolazioni furono in passato già accordate alla Banca mondiale (BIRD) e alla Banca europea d'investimento (BEI).

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Messaggio Prima parte: Continuazione del finanziamento dei provvedimenti di politica economica e commerciale e dei provvedimenti di sdebitamento 1

Valutazione delle circostanze economiche, delle difficoltà e delle soluzioni possibili

Oltre al progetto presente, vi sottoporremo nel 1990 anche un messaggio sulla continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario, che introdurremo con una valutazione d'insieme della situazione in materia di politica dello sviluppo, incluse importanti evoluzioni settoriali ed ecologiche. Per questo motivo, ci limiteremo qui a presentare le circostanze relative all'economia mondiale, alla politica commerciale e alla situazione macroeconomica determinanti per l'attuazione di provvedimenti di politica economica e commerciale.

In questo capitolo, analizzeremo dapprima la situazione economica dei Paesi in sviluppo (n. 11) e descriveremo l'evoluzione dei rapporti economici tra la Svizzera e il Terzo mondo in tale contesto (n. 12). Esamineremo quindi i motivi delle imminenti difficoltà riscontrate (n. 13) ed indicheremo i primi provvedimenti atti a rimediarvi e ad incoraggiare la continuazione dello sviluppo economico di tali Paesi, soffermandoci anche sul contributo di provvedimenti di politica economica e commerciale (n. 14).

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Situazione economica dei Paesi in sviluppo

All'inizio del decennio, lo sviluppo economico degli anni ottanta era caratterizzato da una profonda recessione, alla quale seguì, dal 1982, un forte rilancio nei Paesi industrializzati. Quest'ultimo diede avvio ad una ripresa congiunturale che condusse, nei Paesi dell'OCSE, al secondo maggior periodo ininterrotto di crescita economica dalla seconda guerra mondiale, periodo non ancora giunto a termine. Con un tasso annuo medio del 2,7 per cento dal 1980 al 1987, tale crescita fu tuttavia lungi dal raggiungere i valori del boom degli anni sessanta (5,1"%). Questo favorevole sviluppo economico consentì ai Paesi dell'OCSE di fare progressi in parte notevoli nell'ammodernamento dell'apparato produttivo e li aiutò a sormontare difficoltà economiche e sociali. Forti squilibri delle bilance delle operazioni correnti ed i gravi problemi tuttora persistenti in alcuni Paesi per quanto riguarda l'occupazione rendono tuttavia più difficile il progresso sulla strada della liberalizzazione del commercio mondiale ed incoraggiano gli interventi protezionistici. Queste difficoltà stanno a dimostrare che nella maggior parte dei Paesi dell'OCSE sono ancora necessari adeguamenti strutturali dispendiosi e politicamente difficili, non facilitati di certo dal bisogno di ridurre gli ammanchi, in parte eccessivi, dei bilanci.

La ripresa economica nei Paesi industrializzati non contribuì quanto si sperava 1253

a migliorare la situazione dei Paesi in sviluppo. Nel 1984, due anni dopo l'inizio della crisi dell'indebitamento, sembrava che si potesse intravvedere un tale miglioramento. Parecchi Paesi debitori registrarono un aumento delle esportazioni ed una tendenza positiva nella loro bilancia delle operazioni correnti, mentre gli interessi calavano. Ma la distensione sperata non s'avverò. Accanto ad un'espansione nuovamente modesta del commercio mondiale di soli 3 per cento nel 1986, che ridusse le possibilità d'esportazione dei Paesi in sviluppo, si ebbe, nel medesimo anno, un calo dei prezzi delle materie grezze a livelli mai prima raggiunti. Tra il 1985 e il 1986, i proventi d'esportazione dei principali Paesi debitori diminuirono in media del 20 per cento, mentre, segnatamente in alcuni settori centrali, le difficoltà d'accesso ai mercati dei Paesi industrializzati peggiorarono ancor più le possibilità di ripresa di quelli in sviluppo.

Quest'evoluzione ebbe anche ripercussioni sfavorevoli sulla concessione di nuovi crediti ai Paesi fortemente indebitati. Nel 1986 lo stanziamento netto di crediti (versamenti meno ammortamenti del capitale) ai Paesi in sviluppo fu pari ad un terzo del valore assegnato nel 1981 e questa forte tendenza negativa s'accentuò ancor più nei due anni successivi. Considerando i pagamenti d'interessi, si ottengono per gli ultimi tre anni deflussi netti di capitale da questi Paesi di 29 miliardi (1986), 38 miliardi (1987) e 43 miliardi (1988) di dollari.

L'andamento positivo della congiuntura nei Paesi dell'OCSE fu favorito anche dai bassi prezzi delle materie prime e dell'energia, mentre gli effetti stimolanti conferiti dal rilancio alla domanda e ai prezzi non sono sinora bastati a provocare nei Paesi fortemente indebitati una crescita che permetta loro d'assicurare tanto il servizio dei debiti quanto uno sviluppo economico favorevole.

Date le situazioni differenti in cui si trovano i diversi gruppi di Paesi, osservazioni globali sull'economia dei Paesi del Terzo mondo hanno tuttavia ormai soltanto validità limitata. Questo si nota anche per quanto riguarda lo sviluppo del commercio mondiale, dove, nel 1987 e nel 1988, i Paesi in sviluppo registrarono globalmente tassi di crescita superiori a quelli dei Paesi industrializzati.

Di tale crescita beneficiarono in gran parte i
Paesi in sviluppo più progrediti, che esportano anche prodotti industriali, mentre i Paesi più poveri, ancor dipendenti per la maggior parte dall'esportazione di materie prime, ne ebbero minor profitto. Inoltre tale aumento si ripercosse più positivamente sullo sviluppo economico degli Stati che avevano in passato seguito una politica d'indebitamento più cauta che non su quello dei Paesi fortemente indebitati.

Bisogna perciò completare la panoramica globale con osservazioni strutturate secondo le regioni ed i gruppi di Paesi (cfr. tavole 1 a 3).

I Paesi africani a sud del Sahara registrano negli anni ottanta lo sviluppo più sfavorevole e si trovano ancora in una situazione difficile, benché per alcuni di essi, che s'adoperano seriamente per riformare le proprie strutture, s'intravveda una svolta. Mentre dal 1965 al 1980 la crescita economica di questa regione aveva raggiunto il tasso medio considerevole del 5,1 per cento all'anno, stagnò in seguito (dal 1980 al 1988) allo 0,4 per cento; soprattutto all'inizio del decennio si registrarono addirittura tassi negativi. Nonostante un aumento del PNL del 2,8 per cento nel 1988 questa crescita non bastò ad arrestare il deterioramento delle condizioni di vita della popolazione, visto che la crescita demo-

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grafica fu del 3,2 per cento. Con poche eccezioni, tutti i Paesi di questa regione subirono un calo del reddito prò capite, che nel 1987 ammontava in media a soli 330 dollari.

Principali cause di questo sviluppo sfavorevole furono certamente l'improvviso e forte calo dei proventi dell'esportazione e la riduzione delle importazioni in seguito all'indebitamento; ambedue questi fattori privarono la crescita economica d'impulsi derivanti dal commercio. Mentre tra il 1965 ed il 1980 le esportazioni dei Paesi africani a Sud del Sahara erano in media aumentate ogni anno del 6,6 per cento, negli anni ottanta questi Paesi subirono in media un calo annuo delle esportazioni dell'uno per cento. Dal lato delle importazioni, ad un aumento del 5 per cento tra il 1965 ed il 1980 seguì, nel periodo dal 1980 al 1987, una diminuzione del 5,8 per cento all'anno. Quest'evoluzione non ebbe soltanto ripercussioni negative per l'approvvigionamento della popolazione con beni di prima necessità, ma causò anche una mancanza di pezzi di ricambio e prodotti semilavorati che impedì in seguito il pieno sfruttamento delle capacità produttive ed accelerò inoltre il decadimento degli impianti. Nel corso degli anni ottanta, i debiti in sospeso dei Paesi africani a Sud del Sahara si raddoppiarono nonostante le minori importazioni, passando da 50 miliardi (1981) a 109 miliardi (1987) di dollari.

Anche l'America latina subì, negli anni ottanta, un brusco arresto della propria crescita economica. Da una media annua del 6 per cento per gli anni 1965 a 1980, il tasso di crescita, nel periodo dal 1980 al 1987, cala all'1,4 per cento.

Data la crescita demografica pari al 2,2 per cento all'anno, si ebbe perciò un peggioramento delle condizioni di vita di vasti strati della popolazione. Nonostante un aumento delle esportazioni del 3 per cento ed un calo delle importazioni del 5,6 per cento all'anno, i debiti a lunga scadenza dell'America latina salirono contemporaneamente da 209 miliardi (1981) a 384 miliardi (1987) di dollari, il che corrisponde praticamente ad un raddoppiamento. Sebbene la bilancia commerciale dell'insieme dei Paesi dell'America latina presentasse, nel 1987, un'eccedenza di 15 miliardi di dollari, il deflusso netto di capitali verso i Paesi industrializzati ammontò, in seguito al servizio dei debiti, a 19 miliardi di dollari.
La situazione si presenta invece assai più positiva per la maggior parte dei Paesi in sviluppa asiatici, sebbene in questo continente si trovi sempre ancora il maggior numero di persone costrette a vivere al disotto del limite di povertà.

In confronto al periodo dal 1965 al 1980, la crescita economica continuò ad aumentare negli anni ottanta. Nell'Asia orientale, il tasso medio annuo salì dal 7,2 all'8 pr cento, nei Paesi dell'Asia meridionale1' dal 3,8 al 4,8 per cento.

Bisogna tuttavia tener conto del fatto che, soprattutto in quest'ultima regione, anche la crescita demografica continua ad essere rapida (tassi annui compresi tra il 2 ed il 3 per cento).

Questa crescita economica beneficiò della forte espansione del commercio estero. Nei Paesi dell'Asia orientale, le esportazioni aumentarono in media negli anni ottanta del 10,1 per cento all'anno (1965 a 1980: 9,7%), le esportazioni del 6,1 per cento (1965 a 1980: 8,6%). I tassi di crescita dei Paesi dell'Asia me"> Bangladesh, Bhutan, Birmania, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka.

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ridionale, pari al 4,8 per cento (1965 a 1980: 1,7%) per le esportazioni e al 3,7 per cento (1965 a 1980: 0,6%) per le importazioni, furono più modesti, il che si spiega probabilmente con le strutture poco diversificate dell'offerta e della domanda in questi Paesi e con i loro sistemi economici più chiusi.

Anche nei Paesi in sviluppo dell'Asia, i debiti a lunga scadenza si sono raddoppiati nel corso degli anni ottanta; con poche eccezioni, gli Stati asiatici seguono tuttavia una politica piuttosto cauta per quanto riguarda l'indebitamento; il trasferimento netto di capitali dei Paesi a reddito medio si riconduce in buona parte ad un voluto ammortamento dei debiti (Corea del Sud, Taiwan).

La diversità riscontrata tra i diversi gruppi di Paesi e tra i singoli Paesi all'interno d'ogni gruppo, per quanto riguarda la loro situazione iniziale ed il loro sviluppo, implica che in futuro bisognerà far capo ancor più che sinora ad una valutazione differenziata e a soluzioni adeguate alle circostanze particolari.

La grave situazione finanziaria e l'impoverimento della popolazione nei Paesi fortemente indebitati contribuiscono allo sfruttamento eccessivo delle risorse naturali. Il ritorno ad una crescita economica sufficiente e un'equa distribuzione dei beni sono i presupposti della lotta contro la povertà e del superamento dei problemi ecologici. Uno sviluppo positivo del commercio estero favorisce una tale evoluzione; l'incoraggiamento della crescita e delle esportazioni deve tuttavia fondarsi su uno sfruttamento razionale e duraturo, tanto sul piano ecologico quanto su quello economico, delle risorse disponibili.

Per lo sviluppo dell'Africa e dell'America latina resta prioritario il miglioramento delle strutture economiche (e politiche), condizione indispensabile all'incoraggiamento della propensione al risparmio ed all'investimento come anche ad una crescita economica equilibrata e rispettosa dell'ambiente naturale. Il perseguimento di tale scopo rientra nella responsabilità comune dei Paesi industrializzati e di quelli in via di sviluppo, debitori e creditori. Affinchè riescano a superare gli ostacoli attuali al loro sviluppo, è anzitutto indispensabile che gli Stati del Terzo mondo compiano sforzi propri. I Paesi dell'OCSE devono tuttavia accordarvi il loro sostegno, non da ultimo nel senso di una
tale responsabilità comune per cambiamenti strutturali ai quali i più deboli sono più duramente esposti, con minori possibilità di sottrarvisi temporeggiando o ricorrendo a soluzioni di ripiego (cfr. n. 14).

Crescita economica media per regioni (in %)

Tavola 1

Gruppo di Paesi

1965-1980

1980-1987

Paesi dell'OCSE Africa (a sud del Sahara) . .

America latina .

Asia - orientale - meridionale "

36 5,1 6,0

27

0,4 1,4

44 2,8 0,9

7,2 3,8

8,0 4,8

10,9 7,8

1988

"Bangladesh, Bhutan, Birmania, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka.

Fonte: Banca mondiale, Rapporto sullo sviluppo mondiale 1989, OCSE.

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Crescita reale media del commercio di beni per regioni (in %) Gruppo di Paesi

Paesi dell'OCSE Africa (a sud del Sahara) America latina . . . .

Asia - orientale - meridionale '*

Esportazioni 1965-1980

1980-1987

Importazioni 1965-1980

1980-1987

5,2 -5,8 -5,6 61 3,7

7,2 6,6 -2,1

-1,0 3,0

4,2 5,0 4,4

9,7 1,7

10 1 4,8

8,6 0,6

4,2

Tavola 2

" Bangladesh, Bhutan, Birmania, India, Nepal, Pakistan, Sri Lanka.

Fonte: Banca mondiale, Rapporto sullo sviluppo mondiale 1989.

Prestiti a lungo termine a Paesi in sviluppo dal 1981 al 1987 per regioni (in mio $US) Gruppo di Paesi

Africa (a sud del Sahara) America latina Asia - Paesi di basso reddito - Paesi di medio reddito

Stato d'indebitamento

Tavola 3

Trasferimento netto di capitali 1981 1987

1981 in % PNL

1987 in i% PNL

50 209

26 27

109 384

85 52

6 16

2 -19

60 50

8 28

142 102

16 40

4 6

-16

5

Fonte: Banca mondiale, Rapporto sullo sviluppo mondiale 1989.

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Evoluzione dei rapporti economici tra la Svizzera ed i Paesi in sviluppo

L'evoluzione a cui abbiamo accennato nel capitolo precedente si rispecchia nei rapporti economici tra la Svizzera ed i Paesi del Terzo mondo, sia per quanto riguarda la situazione generale, sia per quanto attiene alle differenze regionali.

Dal 1980 al 1988, il commercio tra la Svizzera ed i Paesi in sviluppo (somma delle importazioni e delle esportazioni) salì da 16 313 milioni a 18 656 milioni di franchi. Durante questo periodo, le importazioni della Svizzera passarono, con una crescita annua media dell'1,3 per cento, da 5736 milioni (1980) a 6369 milioni (1988) di franchi. Per quanto riguarda le esportazioni, il tasso annuo medio di crescita fu del 2,1 per cento, per cui la somma assoluta salì da 10 550 milioni a 12 287 milioni di franchi.

Quest'aumento fu nettamente inferiore a quello globale del commercio estero svizzero, che s'accrebbe, durante il periodo considerato (1980 a 1988), del 5,2 per cento all'anno dal lato delle esportazioni e del 6,2 per cento da quello delle

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importazioni. La parte dei Paesi in sviluppo nel nostro commercio estero scese dunque dal 9,5 all'8,9 per cento delle importazioni e dal 21,4 al 16,6 per cento delle esportazioni. Nonostante questo calo relativo, i Paesi in sviluppo mantennero un posto importante nel commercio estero della Svizzera.

Anche lo sviluppo del commercio tra i Paesi in sviluppo e la Svizzera fu assai diverso da regione a regione: - Dall'Africa provenne, nel 1983, il 35 per cento delle nostre importazioni dai Paesi in sviluppo; nel 1988, soltanto ancora il 12 per cento. Questa diminuzione si riconduce in prima linea al calo dei prezzi del petrolio. Per quanto concerne le esportazioni, nel 1983 il 17 per cento delle nostre forniture ai Paesi in sviluppo era diretto in Africa, nel 1988 soltanto ancora PII per cento.

- L'America latina, che nel 1983 contribuì con il 19 per cento alle nostre importazioni dai Paesi in sviluppo, potè accrescere la sua parte entro il 1988 al 30 per cento. Quest'aumento è tuttavia in parte dovuto ad un solo prodotto (pietre preziose). Anche la parte dell'America latina nelle nostre esportazioni salì leggermente nel medesimo periodo: dal 16 al 18 per cento.

- La parte dell'Asia nelle nostre importazioni dai Paesi in sviluppo crebbe dal 42 (1983) al 55 per cento (1988). Dal lato delle esportazioni si registrò un aumento dal 62 al 66 per cento.

Conformemente allo sviluppo globale dei mercati del Terzo mondo, l'Asia potè consolidare, com'era da prevedersi, la propria posizione dominante, mentre l'Africa ha ancor nettamente perso terreno. L'America latina seppe accrescere, in corrispondenza con l'aumento delle sue esportazioni a livello mondiale, la propria parte nelle importazioni della Svizzera dai Paesi in sviluppo e mantenere la propria posizione quale regione importatrice di prodotti svizzeri.

Per quanto riguarda le transazioni private di capitale svizzero, si ebbe nel 1988 un movimento netto di 3655 milioni di franchi verso i Paesi in sviluppo, mentre nel 1987 si era registrato un flusso netto record in senso inverso di 3291 milioni di franchi. Cause principali di questo capovolgimento furono l'aumento degli investimenti diretti ed un maggiore ricorso dei Paesi in sviluppo meritevoli di credito al mercato svizzero dei capitali. I rimborsi di crediti d'esportazione a lunga scadenza rimasero
invece superiori ai nuovi crediti concessi.

Il flusso netto di capitale privato verso l'America latina (4640 mio di fr.) aumentò considerevolmente, soprattutto a causa della forte crescita degli investimenti diretti e del maggior bilancio positivo delle operazioni bancarie. L'Asia e l'Africa continuarono invece a registrare saldi negativi di, rispettivamente, -1151 e -222 milioni di franchi. Per quel che concerne l'Asia, questo è dovuto al fatto che i Paesi più progrediti continuarono a ridurre il loro debito estero, per l'Africa alla cessazione quasi totale dello stanziamento di crediti d'esportazione a lunga scadenza e di crediti bancari. Ingente fu anche il saldo negativo dei Paesi in sviluppo europei, pari a -562 milioni di franchi. La diminuzione, osservata negli ultimi anni, dei prestiti assunti dalle banche multilaterali di sviluppo e segnatamente della banca mondiale sul mercato svizzero dei capitali si deve principalmente all'intento di tali banche di ridurre, nella struttura dei loro prestiti, la parte del franco svizzero, ritenuta eccessiva.

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Un indizio importante dell'evoluzione degli investimenti diretti nel Terzo mondo è dato dal numero di persone occupate in questi Paesi da imprese svizzere. Secondo stime ufficiose, tale numero è salito, dal 1983 al 1988, da circa 140 000 a 184 000: a quest'aumento contribuì anche il rilievo d'altre ditte. A differenza di quanto osservato per il commercio estero, nel settore degli investimenti diretti l'America latina figura, con 93 000 persone occupate, ancor prima dei Paesi in sviluppo asiatici (67 000 persone occupate).

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Cause delle difficoltà economiche

La difficile situazione in cui si trovano ha fatto economicamente regredire parecchi Paesi del Terzo mondo, mettendo in pericolo i risultati di decenni di sforzi per il loro sviluppo. Quest'evoluzione si deve in parte a fattori sui quali i Paesi in questione non hanno influsso o hanno soltanto un influsso limitato.

In parte è tuttavia anche conseguenza di provvedimenti propri inadeguati, fondati tra l'altro sulla sopravvalutazione delle proprie capacità economiche e su una valutazione erronea delle tendenze di sviluppo internazionali. Spesso sussiste una stretta interdipendenza tra i singoli fattori e non è sempre facile distinguere causa ed effetto.

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Sviluppo del prezzo del petrolio

Negli anni 1973/1974 il prezzo del petrolio si era quadruplicato, facendo salire vertiginosamente l'ammanco della bilancia delle operazioni dei Paesi industrializzati o in sviluppo dipendenti dalle importazioni di petrolio. Invece d'adottare una politica d'adeguamento, che avrebbe richiesto dure restrizioni, gli Stati colpiti, segnatamente in America latina ed in Africa, optarono per il finanziamento dei loro ammanchi sul mercato internazionale dei capitali. Il ricorso a tale soluzione fu facilitato dalle ingenti eccedenze (ad es. 60 mia $US nel 1974) registrate nella bilancia delle operazioni correnti dei Paesi esportatori di petrolio. Questi ultimi cercavano infatti, attraverso le banche commerciali internazionali, possibilità d'investimento; si giunse così a tassi d'interesse internazionali convenienti o addirittura, per un certo tempo, a tassi reali negativi. Questa «compensazione» degli ammanchi registrati nella loro bilancia delle operazioni correnti provocò, nel corso degli anni settanta, un aumento nominale annuo dei debiti dei Paesi in sviluppo importatori di petrolio di oltre il 20 per cento.

L'aumento dei proventi del petrolio indusse invece i Paesi in sviluppo esportatori di petrolio a seguire una politica economica espansiva e ad operare investimenti ambiziosi, spesso inadeguati al loro stato di sviluppo e ai mezzi disponibili. Il più alto corso delle loro valute era inoltre favorevole ad un rapido aumento delle importazioni e svantaggioso invece per lo sviluppo dei settori industriali e d'esportazione altri che quello del petrolio. Nel contempo, una parte degli introiti derivanti dal petrolio fu investito in luogo sicuro all'estero. In seguito a questi fattori, anche parecchi Paesi esportatori di petrolio (ad eccezione, segnatamente, dei produttori arabi) continuarono, nonostante l'aumento dei prezzi del petrolio, a presentare lacune di finanziamento, che per 1259

lungo tempo poterono colmare facilmente ricorrendo ai mercati internazionali del capitale. Si spiega inoltre così per quale ragione il calo della quotazione del petrolio, intervenuto dal 1982 in poi, provocò un deterioramento repentino della solvibilità dei Paesi di questo gruppo e causò loro crescenti difficoltà di pagamento.

Gli Stati industrializzati, dal canto loro, erano interessati ad un riciclaggio efficiente e funzionante dei pétrodollar!, che permettesse di sormontare il minaccioso squilibrio dell'economia mondiale. Inoltre tale sistema permise loro di mantenere o addirittura d'aumentare le loro esportazioni verso i Paesi in sviluppo, evitando così che le loro bilance dei redditi, già colpite dallo choc del petrolio, si squilibrassero ulteriormente. Verso la metà degli anni settanta aumentarono perciò anche, ad esempio, ad un tasso complessivo annuo del 35 per cento i crediti d'esportazione concessi dai Paesi dell'OCSE agli Stati africani.

All'inizio degli anni ottanta, il prezzo del petrolio si moltipllcò nuovamente per un fattore del due e mezzo. Nel 1980, i Paesi dell'OPEP registrarono un eccedente pari a circa 100 miliardi di dollari, che trovò la sua controparte in un ammanco pressoché uguale dei Paesi del Terzo mondo importatori di petrolio.

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Condizioni macroeconomiche generali

I Paesi industrializzati reagirono a questo nuovo forte aumento dei prezzi adottando - in misura assai maggiore che non in seguito alla prima crisi del petrolio - una politica economica restrittiva. In seguito al freno della domanda globale, gli introiti d'esportazione dei Paesi in sviluppo diminuirono, mentre salirono, nel contempo, i tassi internazionali d'interesse, richiedendo maggiori mezzi finanziari per il servizio dei debiti.

I Paesi fortemente indebitati si trovarono così confrontati a difficoltà ancor maggiori. Tentarono perciò di limitare le proprie importazioni, ma vi riuscirono soltanto in parte, per cui i debiti, segnatamente dell'America latina, subirono, tra il 1978 ed il 1981, un altro raddoppiamento. Poiché le banche cercavano di ridurre i rischi incorsi, i Paesi debitori si videro costretti ad assumere più crediti a breve scadenza. Cercarono così di far fronte a squilibri strutturali, il cui superamento è un processo di lunga durata, contraendo prestiti a breve termine. Una parte crescente dei nuovi crediti dovette inoltre essere consacrata al sempre più oneroso servizio dei debiti.

Per i Paesi africani più poveri, la crisi dei primi anni ottanta venne ad aggiungersi ad un declino economico già iniziato, legato anche al marcato deterioramento (30%) del rapporto di scambio (terms of trade). Per poter mantenere un volume minimo d'importazione, questi Paesi dovettero domandare crediti ai governi degli Stati industrializzati - per le banche, la maggior parte dei Paesi africani era d'insufficiente rilievo o, data l'evoluzione sfavorevole dei prezzi delle materie prime, non più meritevoli di credito - e alle istituzioni internazionali di finanziamento (FMI, Banca mondiale, Banca africana di sviluppo).

Gli stimoli conferiti, dal 1982 in poi, alla crescita economica dalla ripresa duratura degli Stati industrializzati non bastarono in seguito ad alleviare sensibil1260

mente la situazione dei Paesi fortemente indebitati. La continua bassa quotazione delle materie prime e l'alto livello dei tassi reali d'interesse impedirono, accanto ad altri fattori, un miglioramento sostanziale. I tassi d'interesse rimasero alti anche perché non si riuscì a sopprimere gravi squilibri nei preventivi e nelle bilance delle operazioni correnti di Paesi dell'OCSE, che fu (ed è ancora) necessario finanziare in larga misura ricorrendo ai mercati finanziari.

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Crollo dei prezzi delle materie prime

In seguito alla prima crisi del petrolio, sino al 1976/1977, salirono a livelli mai raggiunti anche i prezzi di parecchie materie prime. Questo sviluppo consolidò la solvibilità dei Paesi produttori (in Africa) e permise loro di sfruttare l'alto grado di liquidità dei mercati finanziari internazionali (riciclaggio dei pétrodollar!) per ottenere crediti con i quali pagare più rapidamente non soltanto i maggiori costi del petrolio, ma anche i progetti di sviluppo economico e sociale. Nel 1978 subentrò tuttavia per parecchie materie prime un forte crollo dei prezzi.

La maggior parte dei Paesi produttori tentò (mantenendo il proprio sistema di sussidiamento) di restare al medesimo livello di spesa e di consumo sinché i prezzi fossero saliti di nuovo. Ma la seconda crisi del petrolio, la recessione negli Stati industrializzati e l'aumento dei tassi d'interesse inasprirono ancor più la situazione.

Nel frattempo s'è confermata la tesi che la debolezza dei prezzi di parecchie materie prime non è d'origine congiunturale, bensì strutturale. Benché il rilancio economico degli Stati industriali abbia portato una certa ripresa per singole materie prime, questo settore continua a perdere terreno nel commercio mondiale. Se nel 1973 costituiva ancora il 27 per cento del valore delle esportazioni mondiali, nel 1987 la parte delle materie prime (senza petrolio) si ridusse al 17 per cento.

Oltre al calo dei prezzi e ad un eccesso ai mercati a volte più difficile, diversi fattori sono determinanti per quest'evoluzione. La concentrazione della crescita economica su rami indipendenti dalle materie prime, la sostituzione di materie prime con sostanze sintetiche e l'applicazione di procedimenti industriali con basso consumo di materie prime, hanno l'effetto di ridurre la domanda. Dal lato dell'offerta giungono invece sul mercato in parecchi casi nuovi venditori, in parte in grado di produrre più razionalmente e a miglior prezzo che non i fornitori tradizionali. A tutto questo viene ad aggiungersi un'offerta eccessiva da parte dei produttori che tentano di compensare il crollo dei prezzi con un aumento di quantità. Nonostante una certa ripresa dei prezzi e dei redditi d'esportazione negli anni 1987 a 1989, segnatamente per i metalli e determinati prodotti agricoli, nel 1988 i proventi dell'esportazione di materie prime dei Paesi in sviluppo erano ancora del 20 per cento inferiori a quelli del 1980.

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Accesso al mercato

Per ridurre l'ammanco della bilancia delle operazioni correnti, per provvedere al servizio dei debiti e per finanziare il loro sviluppo futuro, i Paesi del Terzo 1261

mondo hanno bisogno di maggiori possibilità d'esportazione. I più progrediti, quelli che offrono un ampio ventaglio di prodotti industriali, vi riescono. I Paesi - tra i quali i più poveri - che, oltre alle materie prime, esportano principalmente prodotti agricoli, tessili o di cuoio, si trovano invece confrontati a restrizioni d'importazione o ad una concorrenza falsata da sussidi (d'esportazione).

In alcuni settori centrali, come quelli dello zucchero, dei cereali e della carne, Paesi produttori del Terzo mondo una volta importanti hanno continuato, negli ultimi decenni, a perdere parti di mercato a favore degli Stati industrializzati. II protezionismo di questi ultimi ha sul reddito dei Paesi in sviluppo un effetto negativo che, secondo stime della Banca mondiale, supera di due volte e mezzo l'ammontare dell'aiuto allo sviluppo.

I prodotti, segnatamente quelli lavorati, dei Paesi in sviluppo hanno difficoltà ad accedere al mercato, oltre che a causa di restrizioni imposte al commercio, anche per la mancanza di mezzi tecnici moderni e di personale specializzato, per difetti di qualità e di presentazione e per insufficienze di marketing. Questi elementi costituiscono seri ostacoli, soprattutto se si desidera soddisfare le esigenze dei consumatori europei. I metodi di produzione completamente automatizzati, che richiedono proporzionalmente parecchio capitale, accrescono l'importanza di questo fattore, di norma più economico nei Paesi industrializzati, per i costi di produzione di parecchi beni e tendono quindi a ridurre il vantaggio costituito da una manodopera meno cara.

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Debolezze strutturali ed errori di sviluppo

Gli effetti negativi delle circostanze economiche generali sui Paesi in sviluppo furono potenziati da debolezze strutturali e dall'evoluzione sfavorevole delle economie nazionali. Strutture troppo rigide hanno in parte impedito l'attuazione di riforme necessarie, mentre alcuni Paesi, soprattutto quelli appena divenuti indipendenti, hanno trascurato, nella loro euforia, d'osservare le leggi dell'economia ed i meccanismi del mercato. Troppo a lungo si tentò di provvedere con monete sopravvalutate e con un controllo dei prezzi all'approvvigionamento della popolazione, segnatamente di quella cittadina, con alimentari ed energia, provocando non soltanto un aumento dell'ammanco nella bilancia delle operazioni correnti, ma anche una situazione svantaggiosa per i produttori locali, segnatamente nel settore agricolo. I crediti esteri servirono (e servono) così a finanziare in primo luogo non gli investimenti, ma il consumo. I tassi d'interesse fissati dallo Stato ad un limite assai inferiore al tasso d'inflazione, uniti alle barriere istituzionali, indebolirono (ed indeboliscono) la propensione al risparmio e all'investimento ed incoraggiarono, insieme all'instabilità politica ed economica, la massiccia fuga dei capitali che costituisce una delle principali cause dell'indebitamento. Fissando arbitrariamente i prezzi di beni importanti, gli Stati causarono errori d'assegnazione delle scarse risorse economiche. Il controllo delle importazioni e delle esportazioni e gli eccessivi interventi statali in tutti i settori favorirono (e favoriscono) la corruzione ed il sorgere di sistemi burocratici sovradimensionati, antieconomici ed inefficienti.

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Visioni idealistiche di un'economia autarchica e sogni di gloria indussero ad investimenti poco redditizi, spesso incoraggiati, bisogna dirlo, da offerte di finanziamento vantaggiose da parte di governi esteri. Le debolezze istituzionali di parecchi Stati di recente costituzione e la mancanza di specialisti sufficientemente qualificati causarono inoltre il fallimento di parecchi buoni progetti ed iniziative. La sopravalutazione della formazione universitaria andò di pari con la trascurazione di quella più pratica, tecnica ed artigianale. Ingenti spese amministrative, costi d'istituti ed imprese statali e sussidi necessari, ma spesso male assegnati, furono (e sono) in parecchi Paesi all'origine d'un indebitamento interno che mette seriamente in pericolo il funzionamento dello Stato e degli istituti parastatali e che costituisce, accanto all'onere del debito estero, un altro problema centrale, spesso dimenticato. La lotta contro la povertà è inoltre resa più difficile dall'evoluzione demografica, i cui tassi di crescita sono in parecchi Paesi e regioni superiori a quelli dell'economia.

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Spunti per la soluzione dei problemi descritti ed il futuro incoraggiamento dello sviluppo; funzione dei provvedimenti economici e finanziari a tale scopo

Qui di seguito descriveremo ad uno ad uno i mezzi previsti per risolvere i problemi descritti nel capitolo precedente e per incoraggiare l'evoluzione economica futura dei Paesi in sviluppo. Come le origini di tali problemi, anche i rimedi atti a risolverli non possono e non devono in pratica essere considerati in modo isolato. Per un miglioramento duraturo della situazione, sono necessari provvedimenti economici d'adeguamento e di sdebitamento, ma anche un'opera di sviluppo a lungo termine, in forma di cooperazione tecnica e d'assistenza nell'attuazione di progetti. Sono inoltre essenziali circostanze favorevoli per quanto riguarda l'economia mondiale e le politiche commerciali; per la riuscita a lunga scadenza degli sforzi di risanamento economico e per il miglioramento della situazione dei Paesi in sviluppo si tratta di presupposti importanti.

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Strategie di sdebitamento

Trattando dei problemi dell'indebitamento, si suole distinguere tra i Paesi più poveri, fortemente indebitati da un lato e quelli fortemente indebitati di reddito medio dall'altro. Il primo gruppo, costituito principalmente di Stati africani, ha debiti soprattutto nei confronti d'istituzioni multilaterali per il finanziamento dello sviluppo (30% ; Banca mondiale e FMI in primo luogo) e d'istituzioni bilaterali pubbliche (50%; crediti statali o garantiti dallo Stato); il 45 per cento dei debiti ancora in essere di questo gruppo è stato concesso a condizioni di favore. Il secondo gruppo, nel quale sono preponderanti i Paesi dell'America latina, ha debiti fondati per la maggior parte su prestiti commerciali, creditrici sono in primo luogo le banche commerciali. Date queste differenze, bisogna prevedere strategie diverse per i due gruppi di Paesi. In ambedue i casi, concessioni a favore dei Paesi debitori sono tuttavia legate al presupposto, che 1263

questi mettano mano a serie riforme economiche e a provvedimenti. Si vuoi così essere sicuri che i nuovi mezzi messi a disposizione trovino un uso efficiente e che le concessioni fatte a riguardo dei debiti (rinuncia agli interessi e al rimborso di capitale) inducano un miglioramento duraturo della situazione e ristabiliscano una certa solvibilità.

Particolare importanza riveste nel quadro d'ogni strategia per la soluzione dei problemi legati all'indebitamento il riflusso del capitale esportato. Il capitale in fuga dai Paesi più poveri investito nel 1985 all'estero è, ad esempio, stimato a circa 300 miliardi di dollari. Presupposto principale per il rimpatrio di capitali legalmente investiti all'estero sono riforme serie, che provochino un miglioramento fondamentale delle circostanze macroeconomiche. Simultaneamente gli Stati industrializzati devono moltiplicare i loro sforzi per impedire efficacemente la fuga di capitali mediante la scrupolosa osservanza del dovere di diligenza ed un elaborato sistema d'assistenza giudiziaria internazionale.

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Iniziative per il superamento della crisi d'indebitamento dei Paesi di reddito medio"

Durante la prima fase della crisi d'indebitamento (1982 a 1985), gli sforzi erano tesi soprattutto a preservare dal crollo il sistema finanziario internazionale. Si applicarono per la maggior parte provvedimenti classici: programmi di stabilizzazione economica dei Paesi debitori sotto l'egida del FMI e negoziati di conversione dei debiti in seno al Club di Parigi (creditori pubblici) e al Club di Londra (banche commerciali internazionali). In tale contesto, gli sforzi di riforma economica costituiscono un presupposto non soltanto per la conversione dei debiti e la concessione di crediti d'assistenza da parte del FMI - crediti che rivestono soprattutto una funzione catalizzatrice -, ma anche per l'apporto, decisivo per questi Paesi, di fondi delle banche commerciali.

Benché gli istituti bancari stessi, segnatamente quelli americani, fossero costretti ad agire per non mettere in pericolo i loro crediti, per le banche commerciali internazionali l'apporto di nuovi fondi si giustificava soltanto se migliorava le prospettive dei Paesi debitori di poter riassumere il servizio dei debiti e ristabilire la propria solvibilità. Le riforme in questione erano tese soprattutto al consolidamento della bilancia delle operazioni correnti attraverso una riduzione delle importazioni e della domanda interna.

Gli sforzi intrapresi in questa prima fase furono coronati da successo in quanto si riuscì a rendere disponibili i nuovi fondi necessari per evitare il crollo del sistema finanziario internazionale. Determinati rischi sussistono tuttora, ma sono, a quanto pare, sotto controllo. Non fu invece possibile ristabilire la solvi''Del gruppo dei 17 Paesi maggiormente indebitati fanno parte: - in America latina: Argentina (60), Brasile (120), Bolivia (6), Cile (21), Costarica (5), Ecuador (11), Giamaica (4,5), Colombia (17), Messico (107), Perù (19), Uruguay (4,5) e Venezuela (35); - in Asia: Filippine (30); - in Africa: Costa d'Avorio (14), Marocco (22) e Nigeria (31); - in Europa: Jugoslavia (22) (tra parentesi: debiti in essere alla fine del 1988 in miliardi di $US).

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bilità dei Paesi indebitati, i cui debiti arretrati continuano ad accumularsi. Inoltre, i programmi d'adeguamento, fondati soprattutto su una riduzione della domanda e del consumo, che colpiva duramente in primo luogo gli strati più poveri e quelli medi della popolazione cittadina, risultarono difficili da attuare sul piano politico.

Presa conoscenza di questi fenomeni, si passò, in una seconda fase, ad una strategia d'adeguamento unito a crescita economica. Fu questa anche l'idea dell'«iniziativa Baker» per i 15 Paesi di reddito medio tra quelli fortemente indebitati, improntata ai seguenti obiettivi: continuazione delle riforme economiche, apporto sostanziale di fondi esterni (banca mondiale 9 miliardi di $US, banche commerciali 20 miliardi di SUS) a sostegno di tali sforzi e stimolo della crescita economica interna quale mezzo per combattere la crisi. Questa strategia si fondava inoltre sul ragionamento, in sé esatto, che la solvibilità d'un Paese dipende meno dai suoi debiti assoluti che non dalla fiducia nel suo futuro economico. Non produsse tuttavia gli effetti sperati, tra altro perché le banche ritennero troppo alto il rischio di mettere a disposizione fondi addizionali senza la partecipazione dei poteri pubblici (garanzie), tanto più che spesso mancava la fede nella buona volontà e nella possibilità politica dei governi, d'attuare provvedimenti di ristrutturazione.

La strategia perseguita nelle prime due fasi presupponeva che il miglior modo d'aiutare i Paesi debitori di reddito medio fosse quello di ristabilirne al più presto la solvibilità. La terza fase, iniziata nel marzo 1989 con l'annuncio del piano Brady, si fonda ora sul presupposto che anche questi Paesi non possono superare la loro insolvibilità senza ridurre il grado d'indebitamento e le somme destinate al servizio dei debiti.

Il piano Brady prevede un innovamento ed un completamento importante delle strategie sinora applicate: i Paesi debitori possono adoperare una parte dei fondi che ottengono dalla Banca mondiale e dal FMI quale sostegno ai loro sforzi d'adeguamento economico per riscattare debiti precedenti o per garantire il pagamento degli interessi e dei capitali dovuti a banche commerciali che concedono remissioni parziali degli interessi e dei debiti. Affinchè siano confacenti alla situazione specifica d'ogni Paese,
le modalità saranno fissate di volta in volta dal governo del Paese debitore, dalle banche commerciali e dal FMI o dalla Banca mondiale.

Questa strategia tien conto dei cambiamenti intervenuti sui mercati secondari, dove crediti nel confronto di Paesi debitori sono negoziati con forti sconti, senza che questa correzione del valore di mercato si ripercuota sull'ammontare dei debiti nei Paesi in questione. Sebbene, nel quadro delle opzioni più vaste (menù), diversi governi abbiano sfruttato questi sconti nella conversione dei debiti ricorrendo a «swaps» (debt-equity, debt for nature, ecc.), simili conversioni sono possibili soltanto in misura limitata e non consentono che riduzioni modeste in rapporto al debito totale.

Il piano Brady dovrebbe assicurare un certo equilibrio degli sforzi tra debitori e creditori. Seri sforzi di ristrutturazione economica dei Paesi in questione restano una condizione essenziale, mentre le banche accettano - in cambio d'una maggior garanzia dei debiti rimanenti - di rinunciare ad una parte del capitale 78 Foglio federale. 73° anno. Voi. I

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e degli interessi. I governi dei Paesi d'origine delle banche creditrici, che hanno sinora consapevolmente evitato d'essere implicati in trattative ed accordi con i Paesi del gruppo di reddito medio, continueranno a non esservi involti direttamente. Quali membri delle istituzioni di Bretton Wood, contribuiscono tuttavia indirettamente a questa soluzione e sarebbero anche colpiti da eventuali perdite che tali istituzioni potrebbero subire a causa delle garanzie conferite.

Come gli altri Paesi industrializzati, la Svizzera si è sinora astenuta dalle trattative tra i Paesi di reddito medio e le banche creditrici. Non essendo membro delle istituzioni di Bretton Woods, il nostro Paese non ha che scarse possibilità d'intervenire in questa parte del dialogo sull'indebitamento. Le esperienze degli ultimi anni hanno tuttavia dimostrato che sviluppi ed interdipendenze in questo settore sono spesso complessi. Bisogna aspettarsi anche altre difficoltà e strettoie, che richiederanno provvedimenti collaterali addizionali. Anche in questo settore della cooperazione allo sviluppo, dobbiamo impiegare i nostri limitati mezzi in primo luogo per provvedimenti a favore dei Paesi più poveri (cfr. n. 35).

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Provvedimenti a favore dei Paesi fortemente indebitati più poveri

Le riforme economiche ed i programmi di ristrutturazione, ai quali hanno posto mano oltre 30 Stati africani, hanno permesso loro in parecchi casi almeno di stabilizzare la situazione economica, ma non di ritornare ad una crescita economica autoportante. Le loro esportazioni coprono soltanto all'inarca due terzi delle importazioni, di modo che, accanto al servizio dei debiti, questi Paesi sono sempre ancora confrontati a ingenti ammanchi della bilancia delle operazioni correnti.

Senza l'apporto di nuovi mezzi, si giungerebbe inevitabilmente ad una riduzione delle importazioni sotto i livelli attuali, con un conseguente deterioramento del già basso tenore di vita e dello stato generale d'approvvigionamento.

Per i programmi di ristrutturazione fondati su uno scenario positivo di crescita economica, si calcolano lacune di finanziamento che si tratta di colmare con una riduzione dei pagamenti per il servizio dei debiti, da un Iato, e con nuovi mezzi finanziari (prestiti concessionali del FMI e della Banca mondiale, aiuti bilaterali alla bilancia dei pagamenti), dall'altro.

Per incoraggiare le riforme, che costituiscono un presupposto all'assistenza internazionale anche negli Stati africani summenzionati, e per colmare queste lacune, gli Stati industrializzati hanno preso negli ultimi due anni una serie di provvedimenti.

- Nel Club di Parigi si decise, nel 1988, d'offrire a questi Stati, per la conversione dei debiti, condizioni di favore. Si stabilirono a tal scopo tre opzioni, considerate equivalenti: rilascio di un terzo dei debiti in essere, riduzione, rispettivamente dimezzamento, dei tassi d'interesse o concessione di un termine di rimborso di 25 anni con una franchigia di 14 anni (invece di 14 anni, di cui 8 di franchigia, anni per le prime due opzioni). Per rispetto della loro legislazione interna, i singoli membri (Paesi creditori) del Club di Parigi furono lasciati liberi di scegliere uno di questi metodi. La Svizzera optò per i tassi d'interesse di favore.

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- Dal 1988, il FMI è in grado d'offrire ai Paesi in questione prestiti della durata di 10 anni ad un tasso d'interesse dello 0,5 per cento. I mezzi necessari a tal scopo furono messi a disposizione del FMI dai Paesi industrializzati nel quadro della cosidetta «Facilità ampliata d'adeguamento strutturale (FAAS)». La Svizzera vi contribuì con un importo esente d'interessi di 400 milioni di franchi.

- La Banca mondiale ha elaborato, in collaborazione con gli Stati industrializzati, un programma speciale per l'Africa, inteso a sostenere le riforme economiche in questo continente tra il 1988 ed il 1990 con crediti addizionali a basso prezzo di 6 miliardi di dollari. La Svizzera vi partecipa con 200 milioni di franchi, inclusi nei crediti quadro ancora in corso della DSA e dell'UFEE.

Viste le dimensioni dell'indebitamento, una serie di Stati industrializzati decise inoltre, nel corso degli ultimi anni, di rilasciare del tutto ai Paesi più poveri i debiti in essere, derivanti dall'aiuto ufficiale allo sviluppo. La Svizzera era già stata anni fa tra i primi Paesi dell'OCSE a compiere questo passo. Nel 1978, seguendo una risoluzione della CNUCED, commutò in doni tutti i crediti in sospeso derivanti dall'aiuto allo sviluppo ai Paesi in questione. Oggi la Svizzera fornisce per principio il proprio aiuto pubblico in tale forma, ad eccezione della partecipazione alle banche regionali di sviluppo.

Le tre iniziative summenzionate (Club di Parigi, FAAS, programma speciale della Banca mondiale) consentono di colmare per gli anni 1988 a 1990 una lacuna di finanziamento di circa 10 miliardi di dollari. Secondo le stime della Banca mondiale, i Paesi in questione hanno tuttavia bisogno di mezzi per almeno 14 miliardi di dollari, se vogliono ottenere una crescita economica reale pro capite d'almeno uno per cento all'anno (dopo un calo del 6% a contare dal 1980).

Queste cifre stanno a dimostrare che sono necessari ancora altri provvedimenti di sostegno per i Paesi fortemente indebitati più poveri. Si è inoltre nel frattempo giunti alla conclusione che la ristrutturazione richiede - non da ultimo a causa delle ripercussioni sugli strati meno favoriti della popolazione - un periodo assai più lungo di quanto non si pensasse inizialmente. Per attenuare i costi sociali, può rivelarsi necessario protrarre i provvedimenti
ad un periodo più lungo ed aumentare gli importi. Prevediamo perciò di continuare gli aiuti alla bilancia dei pagamenti (cfr. n. 34) ed i pagamenti di compensazione delle perdite d'esportazione (cfr. n. 32). Abbiamo inoltre l'intenzione di prestare un nuovo contributo particolare alla riduzione dei debiti e all'alleviamento del loro servizio (cfr. n. 35).

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Adeguamento e miglioramento delle strutture economiche

Per migliorare le condizioni di ritorno ad una crescita economica sufficiente ed autoportante, per accrescere l'efficacia dell'aiuto estero, per lottare contro un maggiore o rinnovato indebitamento e per indurre il rimpatrio dei capitali in fuga, è indispensabile, per la maggior parte dei Paesi in sviluppo fortemente indebitati, correggere errori commessi nello sviluppo economico. Bisogna inoltre tenere presente che, nei Paesi che presentano un forte ammanco della bilan1267

eia delle operazioni correnti, la situazione economica non può far altro che peggiorare, se tale ammanco non può essere finanziato (completamente) con mezzi provenienti dall'estero (aiuto allo sviluppo e mercati finanziari). Un adeguamento debitamente pianificato e intrapreso per tempo è in genere meno doloroso di un deterioramento drastico della situazione economica. Chi critica queste riforme non si rende d'altronde sempre conto che, essendo limitati i mezzi a disposizione per colmare le lacune di finanziamento, sono limitate anche le possibilità di scelta e la libertà di movimento dei governi in questione, delle istituzioni di Bretton Woods e dei donatori bilaterali.

Riforme economiche possono influire sulle strutture politiche soltanto indirettamente o settorialmente. La riuscita degli sforzi economici presuppone invece un forte senso della responsabilità per il futuro ed una grande disciplina dei governi in questione.

Uno dei primi strumenti di riforma è generalmente il ritorno graduale a rapporti di scambio conformi al mercato. Correggendo i tassi di cambio eccessivi, si rincarano le importazioni, si creano nuovi stimoli per la produzione interna, segnatamente nell'agricoltura, e si migliora la competitivita internazionale dei prodotti d'esportazione. Il ritorno graduale a prezzi ed interessi liberi implica un'attribuzione più efficace delle scarse risorse economiche ed incoraggia la propensione al risparmio e all'investimento.

Non è tuttavia per nulla necessario migliorare le possibilità d'esportazione di prodotti agricoli a scapito dell'approvvigionamento locale. Rivalutando l'agricoltura ed aumentando i prezzi dei suoi prodotti si possono, tutt'al contrario, motivare i contadini a produrre alimentari, oltre che per il consumo proprio, anche per l'approvvigionamento del mercato locale e per l'esportazione. Negli ultimi 15 anni, questi presupposti non erano solitamente dati.

Nel contempo, si tratta anche di migliorare le strutture istituzionali che ostacolano la crescita economica e lo sviluppo di parecchi Paesi. Bisogna a tal scopo ridimensionare e rendere più efficiente l'apparecchio amministrativo, rivedere la ripartizione dei compiti tra i poteri pubblici ed il settore privato, ridurre man mano le restrizioni d'importazione e d'esportazione che non servono a scopi di sicurezza,
sociali o ecologici prioritari, risanare il sistema bancario, rinvigorire istituzioni importanti (banca centrale, potere giudiziario) ed applicare in modo più opportuno i sussidi. Sono questi compiti a media o lunga scadenza che non si possono assolvere da un giorno all'altro. Comportano inoltre rischi politici, dato che, in un primo momento, simili riforme causano sempre per alcuni situazioni economiche dure, di particolare peso nei Paesi più poveri. Nell'elaborare ed attuare i primi programmi d'adeguamento, si badò troppo poco alle ripercussioni sociopolitiche, il che contribuì al fallimento d'alcuni di essi. Ora il FMI, la Banca mondiale ed i Paesi donatori s'impegnano, nel corso dei dialoghi con i Paesi beneficiari che ne portano, in fin dei conti, la responsabilità, a tener sufficientemente conto sin dall'inizio di tali fattori. Questo significa, tra l'altro, che bisogna considerare nei programmi d'adeguamento o con provvedimenti collaterali (sussidi speciali, distribuzione di buoni per prodotti alimentari, programmi d'occupazione) la situazione degli strati più poveri della popolazione.

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Il tempo necessario per queste difficili riforme dipende dalle dimensioni della crisi, dalle potenzialità economiche e dallo stato di sviluppo nei Paesi in questione, nonché dall'ammontare, dalla continuità e dalle condizioni (scadenze) dei mezzi finanziari messi a disposizione dai donatori bilaterali e multilaterali.

Quest'ultimo fattore determina in gran parte in che misura si possono alleviare i costi sociali della ristrutturazione.

La ristrutturazione è un compito che rientra nella responsabilità comune dei Paesi in sviluppo e di quelli industrializzati. Dal canto nostro, abbiamo intenzione di continuare ad incoraggiare le riforme economiche concedendo nuovi aiuti alla bilancia dei pagamenti e sostenendo ed attuando provvedimenti di sdebitamento (cfr. n. 34 e 35).

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Riattivazione del flusso di capitale privato, degli investimenti diretti e del transfert tecnologico

Per la riuscita dei provvedimenti di ristrutturazione sarà importante soprattutto saper consolidare ed ampliare i fondamenti della crescita economica e riattivare il flusso di capitali ed il transfert tecnologico verso i Paesi disposti ad intraprendere riforme. Bisogna perciò completare e sostenere l'aiuto per programmi di ristrutturazione con provvedimenti di cooperazione tecnica e d'aiuto a progetti specifici. D'altra parte, la riuscita di parecchi progetti è messa in forse se l'ambiente macroeconomico presenta debolezze gravi o distorsioni. L'aiuto per programmi d'adeguamento economico e quello per progetti specifici devono sostenersi a vicenda ed integrarsi perfettamente l'uno all'altro e alla cooperazione tecnica.

Poiché l'aiuto pubblico è limitato, il flusso di capitale estero s'è bloccato e la concorrenza sul mercato internazionale dei capitali s'è inasprita, l'incoraggiamento d'investimenti diretti esteri e del transfert tecnologico come anche dei finanziamenti misti a condizioni di favore hanno acquistato maggiore importanza; questo vale anche per i Paesi capaci d'affermarsi senza ricorrere a programmi di ristrutturazione sostenuti dalla comunità internazionale.

Permettendo di mobilitare capitale privato addizionale, il finanziamento misto contribuisce a coprire il forte fabbisogno d'aiuti finanziari destinati a progetti specifici e facilita l'acquisizione di mezzi di produzione e tecnici esteri. Date le sue condizioni, questo tipo di finanziamento si presta soprattutto per i Paesi non confrontati a gravi crisi della bilancia dei pagamenti e all'indebitamento (cfr. n. 33). 1 provvedimenti d'incoraggiamento degli investimenti e del transfert tecnologico da parte di piccole e medie imprese svizzere a ditte nei Paesi in sviluppo rispondono pure ad un bisogno crescente. Il rinvigorimento del settore privato, oggetto della maggior parte dei programmi di ristrutturazione, e l'interesse crescente dei Paesi in sviluppo per gli investimenti diretti esteri favoriscono l'applicazione di questi provvedimenti. D'altra parte, l'insicurezza dovuta all'indebitamento rende necessari maggiori sforzi, se si vogliono avviare transazioni efficaci (cfr. n. 31).

Al di fuori del credito quadro, contribuiscono d'altronde all'incoraggiamento degli investimenti esteri e del transfert tecnologico soprattutto strumenti bilate1269

rali e multilaterali (ad esempio accordi sulla protezione degli investimenti, convenzioni per evitare la doppia imposizione, Agenzia multilaterale di garanzia degli investimenti AMGI) come anche, quale presupposto indispensabile, la politica dei Paesi beneficiari (condizioni politiche ed economiche stabili, sicurezza del diritto, protezione della proprietà intellettuale, ecc.). Per un rapporto duraturo, che rechi vantaggio ad ambo le parti, è importante, da un canto, che l'attività delle imprese economiche tenga conto dei principali bisogni economici e di sviluppo del Paese ospite e della sua popolazione; d'altro canto, il Paese ospite deve offrire ai collaboratori esteri anche garanzie di un'attività a lungo termine redditizia. Per quanto riguarda la tecnica, bisogna inoltre moltiplicare gli sforzi destinati a facilitare ai Paesi in sviluppo la creazione d'un fondamento tecnologico proprio.

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Materie prime

II crollo, descritto al numero 133, dei prezzi delle materie prime caratterizzò anche l'andamento della politica internazionale in questo settore. Il programma integrato della CNUCED per le materie prime, concepito negli anni settanta sotto la pressione della prima crisi del petrolio, si fondava su tre pilastri di stampo più o meno interventistico: accordi di regolamentazione del mercato per tutte le materie prime importanti, un meccanismo multilaterale in larga misura automatico di compensazione delle perdite d'esportazione e aiuti alla diversificazione per mezzo delle facilità di finanziamento del Fondo comune per i prodotti di base. Oggi sussiste ancora un solo accordo dotato d'un meccanismo effettivo d'intervento sul mercato (quello sulla gomma naturale) ed il Fondo comune per i prodotti di base, il cui accordo costitutivo è entrato in vigore soltanto a metà del 1989, servirà molto probabilmente soltanto a finanziare contributi di diversificazione e non scorte regolatrici. Il fallimento di diversi accordi riguardanti materie prime (stagno, caffè, cacao) è indice evidente dell'impossibilità d'evitare variazioni strutturali dei prezzi con interventi regolatori sul mercato. Se dotati di disposizioni adeguate al mercato e se vi partecipa un numero sufficiente di Paesi produttori e consumatori, accordi di questo tipo permettono invece di limitarne le oscillazioni cicliche a breve termine e consentono perciò una certa stabilità dei redditi d'esportazione. Nel quadro di simili accordi si possono inoltre prevedere altri provvedimenti di sostegno dell'economia delle materie prime nei Paesi in sviluppo che le producono, come una maggior trasparenza del mercato ed un miglioramento delle statistiche o l'incoraggiamento di progetti ed idee di diversificazione.

Sebbene le materie prime abbiano perso importanza per il commercio internazionale ed oltre il 60 per cento di tale commercio si svolga tra Paesi dell'OCSE (nord-nord), per parecchi tra i -Paesi più poveri le materie prime sono tuttora la principale fonte di reddito e d'introiti fiscali. Le variazioni di prezzo si ripercuotono perciò direttamente sulla bilancia dei redditi e sulle lacune di finanziamento e quindi anche sul fabbisogno di finanziamento estero e sulla riuscita dei programmi di ristrutturazione. Per un miglioramento duraturo delle strutture
economiche è inoltre importante riuscire a diversificare gradualmente l'economia di questi Paesi; quest'obiettivo è raggiungibile soltanto con sforzi intrapresi a lunga scadenza.

1270

La compensazione delle perdite d'esportazione (cfr. n. 32) e l'incoraggiamento degli sforzi di diversificazione (cfr. n. 31) restano perciò molto importanti.

147

Commercio

II metodo opportuno per conferire ai Paesi in sviluppo prezzi più favorevoli e migliori possibilità di smercio delle loro materie prime non è quello di procedere ad interventi supplementari ma di ridurre i provvedimenti atti a provocare distorsioni del mercato. Tra i prodotti agricoli, questo ragionamento s'applica, oltre che ad alcuni prodotti tropicali, alla carne, allo zucchero, all'olio commestibile e ai cereali, mentre per altri prodotti importanti, come il caffè ed il cacao, il problema non sta nelle difficoltà d'accesso al mercato. Per questi prodotti come per l'intero settore delle materie prime bisognerà tuttavia creare condizioni di politica commerciale più favorevoli alla loro lavorazione nei Paesi produttori stessi. Nel settore industriale, si tratta di liberalizzare maggiormente il commercio dei prodotti per i quali i Paesi in sviluppo sono, negli ultimi anni, divenuti competitivi. In parecchi Paesi industrializzati, tuttavia, proprio questi settori (tessili, scarpe, pellame, acciaio, ecc.) sono tra quelli delicati per la politica interna. Questo vale in misura ancor maggiore per i prodotti agricoli, i quali non presentano tuttavia il medesimo interesse per tutti i Paesi in sviluppo.

Per la maggior parte di tali Paesi, una liberalizzazione del commercio con un fondamento multilaterale nel quadro del GATT è altrettanto importante come per la Svizzera. Uno sviluppo verso un sistema bilaterale con un maggior raggruppamento dei principali attori in blocchi fissi ed una suddivisione arbitraria dei mercati sarebbe estremamente svantaggiosa per i Paesi del Terzo mondo.

Presupposto principale e fattore determinante per una maggior partecipazione dei Paesi in sviluppo al commercio mondiale è quindi la riuscita del ciclo Uruguay che mira, oltre che ad una maggior liberalizzazione del commercio, a migliori garanzie di diritto internazionale pubblico in quest'ambito. Per i prodotti tropicali si giunse in occasione della prima verifica di metà periodo a livello ministeriale, alla fine del 1988, ad un primo, seppur modesto, risultato intermedio positivo per i Paesi in sviluppo.

Gli interessi fondamentali del nostro Paese nel ciclo Uruguay corrispondono perciò in larga misura a quelli di gran parte dei Paesi in sviluppo. La Svizzera - che dispone, nel settore industriale, d'uno dei sistemi di dazi
preferenziali più generosi dell'OCSE - favorisce, ad esempio, nel quadro di queste trattative la rinuncia ad un rinnovamento delle restrizioni nel commercio dei prodotti tessili (accordo multifibre). Nel settore agrario, i fronti sono meno netti. Lo smantellamento totale di tutte le restrizioni d'importazione sarebbe anche contrario agli interessi di numerosi Paesi in sviluppo, per i quali il mantenimento o il raggiungimento di un grado adeguato d'autosufficienza (a livello nazionale o in una regione costituita da più Paesi) è un obiettivo politico di sviluppo importante. La riduzione prevista dei sussidi d'esportazione che conducono, a gravi distorsioni del commercio mondiale e del livello internazionale dei prezzi corrisponde agli interessi dei Paesi esportatori (netti) di prodotti agricoli almeno

1271

nella misura in cui ristabilisce i loro vantaggi comparativi. Eliminando i sussidi d'esportazione concessi per lo zucchero, si migliorerebbero ad esempio notevolmente le possibilità di smercio dei produttori del Terzo mondo, purché si possano risolvere in seguito anche i problemi qualitativi. La Svizzera deve inoltre sfruttare al meglio le possibilità ancora esistenti d'adeguamento strutturale, onde si possa procedere a sopprimere le restrizioni poste all'importazione.

Oltre all'insufficiente accesso ai mercati, si ripercuote negativamente sulle possibilità d'esportazione dei Paesi in sviluppo anche la loro offerta che, come abbiamo visto, è spesso poco diversificata e non risponde alle esigenze dei Paesi occidentali. Oltre ai finanziamenti misti, con i quali possiamo contribuire al miglioramento degli impianti produttivi, sono previsti per il miglioramento di tale situazione anche i nostri provvedimenti collaterali per il promovimento del commercio e dell'industria nei Paesi del Terzo mondo (cfr. n. 31).

Dal lato delle importazioni si tratta di aiutare i Paesi in sviluppo a trarre il maggior vantaggio possibile dal commercio internazionale rifornendosi dove meglio convenga. Prevediamo quindi di continuare anche i provvedimenti tesi ad accrescere la trasparenza del mercato e le procedure d'acquisto (cfr. n. 31).

La divisione internazionale del lavoro, l'espansione del commercio e l'incoraggiamento delle esportazioni, dell'industrializzazione, degli investimenti diretti e del transfert tecnologico hanno lo scopo d'accrescere il benessere in tutto il mondo e segnatamente nei Paesi in sviluppo. A lungo andare, questo sarà possibile soltanto sei i governi baderanno, tanto a livello nazionale quanto nel quadro degli sforzi internazionali, che le ripercussioni sociali ed ecologiche dello sviluppo siano accettabili, il che è certamente più facile per i Paesi ricchi che non per quelli poveri, fortemente indebitati. Con il postulato del 27 marzo 1987, la Commissione delle petizioni e dell'esame delle costituzioni cantonali del Consiglio nazionale ci ha esortati a «presentare un rapporto esauriente sui rapporti commerciali della Confederazione con i Paesi del Terzo mondo e sui suoi sforzi tesi a promuovere i prodotti dei Paesi in sviluppo, accettabili da un punto di vista sociale ed ecologico». Prevediamo di presentarvi tale rapporto in allegato a quello sulla politica economica estera del 1990.

148

Condizioni generali dell'economia mondiale

Condizioni stabili dell'economia mondiale, che favoriscano una crescita economica senza inflazione e la riduzione dei disequilibri esistenti, stimolino la formazione di capitale ed incoraggino una suddivisione più equa dei flussi finanziari internazionali, sono di primaria importanza per i Paesi in sviluppo. Per gran parte di queste condizioni la responsabilità tocca esclusivamente ai Paesi industrializzati, che devono contribuire a mantenerle e a migliorarle, segnatamente per mezzo d'una politica monetaria e di bilancio responsabile (riduzione degli ammanchi eccessivi). Parte importante di questa responsabilità è anche il dovere di rendere possibili e di facilitare gli adeguamenti strutturali delle proprie economie nazionali, dato che strutture antiquate sono d'ostacolo alla crescita economica ed incoraggiano il protezionismo. L'adeguamento strutturale costituisce quindi una continua sfida anche per gli Stati industrializzati.

1272

2

Impiego dei crediti di 350 e 430 milioni di franchi per il finanziamento di provvedimenti economici e commerciali

Con il messaggio del 19 febbraio 1986 concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economico-commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo (FF 1986 I 1025) vi abbiamo fornito un esauriente rapporto sull'utilizzazione del saldo del primo credito quadro di 200 milioni di franchi. Vi abbiamo inoltre informati a fondo sull'utilizzazione dei mezzi messi a disposizione con il secondo credito quadro di 350 milioni di franchi e dei 100 milioni suppletivi per i provvedimenti volti a rafforzare l'economia elvetica, nella misura in cui questi mezzi erano già impegnati. Qui di seguito completeremo queste informazioni (cfr. n. 21) e presenteremo un rapporto sul modo in cui abbiamo sinora utilizzato i mezzi del terzo credito quadro di 430 milioni di franchi (cfr. n. 22). Una descrizione completa dei progetti finanziati si trova nell'allegato.

21

Utilizzazione del credito quadro di 350 milioni di franchi, monche dei 100 milioni suppletivi per provvedimenti volti a rafforzare l'economia svizzera

La tavola seguente illustra l'utilizzazione definitiva dei mezzi finanziari provenienti dal credito quadro di 350 milioni di franchi e dei 100 milioni suppletivi per provvedimenti volti a rafforzare l'economia svizzera.

Credito quadro di 350 milioni di franchi Ammontare Impegni previsto (mio di fr.)

Crediti misti . . .

Aiuto alla bilancia dei pagamenti Materie prime Promozione commerciale Industrializzazione Spese d'attuazione Totale ...

240,0 70,0 20,0 10,0 10,0 350,0

221,1 98,0 8,9 11,3 8,1 2,0 350,0

Provvedimenti per rafforzare l'economia svizzera Ammontare Impegni previsto (mio di fr.)

70,0 30,0

67,2 32,7

100,0

99,9

I mezzi del credito quadro di 350 milioni di franchi impiegati per il finanziamento di crediti misti e per progetti concernenti le materie prime sono stati inferiori agli importi indicativi inizialmente previsti, quelli degli aiuti alla bilancia dei pagamenti e della promozione commerciale leggermente superiori. La differenza relativamente importante tra l'importo iscritto nel preventivo per quanto riguarda le materie prime e gli impegni effettivi in questo settore si spiega con il fatto che il Fondo comune per i prodotti di base non era ancora entrato in funzione.

1273

Il 31 dicembre 1985, data in cui vi chiedemmo un terzo credito quadro pari a 430 milioni di franchi, i cento milioni suppletivi destinati a provvedimenti per rafforzare l'economia svizzera erano già totalmente impegnati.

Il 31 dicembre 1989, i pagamenti effettuati a carico del credito quadro di 350 milioni di franchi ammontavano a 211 milioni, quelli a carico del credito suppletivo a 83 milioni di franchi.

22

Utilizzazione del credito quadro di 430 milioni di franchi Importo previsto (mio di fr.)

Crediti misti Aiuto alla bilancia dei pagamenti Materie prime .

Promozione commerciale Industrializzazione .

. .

Spese d'attuazione Totale

Impegni il 31.12.1989 (mio di fr.)

240

89

120 50

115 41

10 10 non specificate 430

11 5 3 264

Alla fine di dicembre 1989 risultava definitivamente impegnato oltre il 60 per cento del credito quadro.

Tenuto conto delle campagne prospettate per il 1990, per la maggior parte in fase negoziale progredita (cfr. n. 226), circa 190 milioni di franchi appaiono in definitiva impegnati per crediti misti, 160 milioni per gli aiuti alla bilancia dei pagamenti, 50 milioni per le materie prime, 15 milioni per la promozione commerciale e 10 milioni per investimenti a scopo d'industrializzazione.

Sul fondamento dei versamenti portati a bilancio nel 1988, si costata che dell'84 per cento circa delle spese per provvedimenti economici e commerciali hanno beneficiato i Paesi in sviluppo più poveri, il cui reddito prò capite non supera i 580 dollari; il rimanente 16 per cento è andato ai Paesi più poveri tra quelli di reddito medio, con un reddito pro capite massimo di 1620 dollari.

Per l'intero credito quadro si osserva che, sino alla fine di novembre 1989, del 73 per cento circa delle spese per provvedimenti economici e commerciali hanno beneficiato i Paesi in sviluppo più poveri, il cui reddito pro capite non supera i 580 dollari (Paesi riceventi dell'IDA); il rimanente 27 per cento è andato ai Paesi più poveri tra quelli di reddito medio, con un reddito prò capite massimo di 1620 dollari.

221

Materie prime

Durante la validità dell'attuale credito quadro, abbiamo potuto concludere un solo nuovo accordo internazionale sulle materie prime volto a compensare le oscillazioni congiunturali dei prezzi. Si tratta del secondo accordo sulla gomma naturale, del 1987, l'unica convenzione ancor valida che abbia ottenuto 1274

quest'effetto di stabilizzazione. La vendita, secondo il primo accordo, della scorta regolatrice ha addirittura fruttato più di quanto vi avessimo contribuito, per cui la partecipazione al secondo non ha ancora generato spese.

L'Accordo sul Fondo comune per i prodotti di base (RU 1989 2053) è entrato in vigore il 19 giugno 1989, di modo che il contributo, che avete già approvato nel 1981, al secondo conto del Fondo e che servirà tra altro a sostenere gli sforzi di commercializzazione e di diversificazione, non è ancora stato versato.

In collaborazione con la CNUCED, il Centro del commercio internazionale CNUCED/GATT (CCI) ed altre organizzazioni, abbiamo finanziato soprattutto programmi di smercio per singole materie prime, come il caffè, il cacao, il cotone e la juta, nonché diversi progetti dell'Organizzazione internazionale del legno tropicale, di recente fondazione.

La nostra disponibilità a compensare le perdite di reddito subite dai Paesi in sviluppo più poveri in occasione delle loro esportazioni di materie prime verso la Svizzera, ha suscitato grande interesse soprattutto presso la CE, che, con il programma STABEX, erano state le prime a creare un simile meccanismo di compensazione. Per calcolare le perdite, il nostro Paese può perciò ricorrere ai programmi informatizzati delle CE. Ad una cooperazione più stretta con le CE s'oppongono attualmente ancora diversi problemi di definizione (finalità) e questioni di principio (tra altre, la domanda del diritto di partecipazione alle decisioni). Sebbene l'inizio del nostro programma sia stato leggermente rinviato a causa dei vasti preparativi necessari ed in seguito a carenza di personale, potremo concludere nel 1990 con i Paesi beneficiari più poveri gli ultimi accordi sulla compensazione delle perdite subite negli anni 1986 a 1988. Nell'allegato 1 si trova la descrizione dei principali provvedimenti che abbiamo applicato o sostenuto in quest'ambito.

222

Promozione commerciale

I mezzi finanziari impegnati per provvedimenti d'incoraggiamento del commercio dei Paesi in sviluppo sono superiori all'importo originariamente previsto a tale scopo. Su questo punto, ci siamo lasciati guidare dal grande bisogno dei Paesi poveri di utili provvedimenti di sostegno. Per quanto riguarda le esportazioni, abbiamo finanziato programmi che aiutano i Paesi in sviluppo a sfruttar meglio, se possibile anche in settori non tradizionali, le loro possibilità d'esportazione, miglioratesi grazie a riforme economiche. Dal lato delle importazioni, sosteniamo gli sforzi dei Paesi con i quali trattiamo, di stabilire sistemi d'approvvigionamento più efficaci, sgravando il loro conto delle importazioni e riducendo le fonti di corruzione.

Nel campo della cooperazione multilaterale, abbiamo stabilito una stretta collaborazione con il CCI a Ginevra, del quale abbiamo finanziato numerosi progetti (cfr. allegato 2). In quanto ad azioni bilaterali, abbiamo ampliato il servizio di promozione dell'importazione condotto, per nostro mandato, dall'Ufficio svizzero d'espansione commerciale.

1275

223

Mezzi privati per l'industrializzazione

Per promuovere l'investimento di risorse dell'economia privata a scopo d'industrializzazione, abbiamo continuato a fare appoggio in primo luogo sull'ufficio dell'ONUDI a Zurigo e sull'organizzazione «Technology for thè People» a Ginevra. Queste istituzioni sono incaricate di mettere in contatto le imprese nei Paesi del Terzo mondo e le controparti potenziali in Svizzera. Mentre l'ufficio dell'ONUDI può includere nelle sue attività tutti i Paesi del Terzo mondo, «Technology for the People» si concentra, d'intesa con noi, sulla promozione degli investimenti diretti e del transfert tecnologico da piccole medie imprese svizzere ad un numero limitato di Paesi in sviluppo asiatici.

Nel quadro di uno speciale programma fu di nuovo offerta, a periti d'organizzazioni nazionali per il promovimento d'investimenti esteri in Paesi in sviluppo, l'occasione d'assolvere uno stage d'uno a due anni presso l'ufficio dell'ONUDI a Zurigo e di promuovere simultaneamente progetti d'investimento e di transfert tecnologico tra imprese del loro Paese e ditte svizzere. Abbiamo inoltre dato il nostro appoggio ad un progetto pilota dell'ONUDI e del CCI inteso a sfruttare gli effetti sinergici della collaborazione di queste due organizzazioni e a contribuire alla riuscita d'investimenti orientati verso l'esportazione identificando i possibili mercati di smercio.

Il progetto di trasmissione delle conoscenze tecniche di un'impresa svizzera del settore del cuoio e delle calzature (cfr. allegato 3) fu proseguito ed esteso all'India e all'Egitto.

224

Finanziamenti misti

Dalla conclusione dei primi accordi del 1977, la Svizzera ha concesso crediti misti per 1390 milioni di franchi, di cui all'incirca 523 milioni di franchi furono messi a disposizione dalla Confederazione e 867 milioni dall'economia privata. Un elenco completo dei crediti misti concessi dal 1980 al 1989 si trova nell'allegato 4.

In media, con il terzo credito quadro, le condizioni finanziarie dei crediti misti sono ancora migliorate. L'aumento dal 25 al 35 per cento dell'«elemento dono» per i crediti misti, deciso dai Paesi dell'OCSE a metà del 1987, ed il deterioramento della situazione economica di parecchi Paesi beneficiari ci hanno indotti ad attribuire la parte della Confederazione non più in forma di prestito, ma di dono. La trancia B dei crediti misti (durata del finanziamento da cinque a sette anni) fu soppressa. Per le prestazioni finanziate a tale titolo (servizi, beni speciali) valgono ora le condizioni normali dei crediti a lunga scadenza.

Questo consente anche d'attenuare in parte lo svantaggio che ditte di consulenza e d'ingegneria svizzera risentono a volte nella concorrenza internazionale.

Il rapporto tra la quota federale e quella bancaria è determinata sul fondamento della situazione macroeconomica dei Paesi beneficiari, tenuto conto del loro stato d'indebitamento. Per i crediti destinati a progetti specifici si considerano inoltre le caratteristiche dell'oggetto d'investimento. Nell'ambito del terzo credito quadro il rapporto tra la quota federale e quella bancaria era compreso tra 35:65 e 50:50.

1276

Il Consorzio delle banche svizzere accorda le proprie quote di credito a condizioni commerciali, ossia con un tasso d'interesse che supera in genere dell'l'A per cento quello delle obbligazioni di cassa a cinque o otto anni al momento della concessione del credito; la durata è normalmente di 10 anni, inclusa una franchigia di 3 a 5 anni.

Nel terzo credito quadro erano originariamente previsti per crediti misti 240 milioni di franchi; soltanto 190 milioni possono tuttavia essere effettivamente impiegati a tal scopo. In considerazione dell'acuto bisogno di un aiuto tempestivo con effetti immediati per i Paesi in sviluppo più poveri di un aiuto tempestivo con effetti immediati, adopereremo infatti 40 milioni di franchi per aiuti addizionali alla bilancia dei pagamenti.

I seguenti fattori hanno d'altronde contribuito ad attenuare la domanda di finanziamenti misti: - l'aggravamento dello stato d'indebitamento di diversi Paesi tradizionalmente destinatari di crediti misti. L'attuazione di progetti buoni ed economicamente vitali diventa in questo caso più difficile. D'altro canto, per questi Paesi l'apporto di mezzi finanziari a condizioni di favore è più che mai indispensabile per mantenere un livello minimo d'investimento. Altri Paesi industrializzati dispongono d'un più ampio ventaglio di strumenti (ad es. crediti d'aiuto allo sviluppo con un tasso dello 0,5% per 40 anni) per far fronte a questa situazione e lasciare alle loro imprese la possibilità di continuare a partecipare a progetti urgenti d'infrastruttura, d'industrializzazione e di riabilitazione. Accordiamo di norma il nostro aiuto sotto forma di doni non vincolati, tranne nel caso dei finanziamenti misti.

- L'offerta più ampia di strumenti di finanziamento (volume, durata e combinazione di crediti a condizioni di favore con finanziamenti in forma di dono) da parte d'altri Stati industrializzati. Questa scelta si ripercuote a sfavore dei finanziamenti svizzeri anche nei Paesi destinatari di crediti misti non eccessivamente indebitati.

- Le severe esigenze poste ai progetti finanziati. Insieme al principio da noi considerato importante che le forniture finanziate devono essere competitive, queste esigenze possono avere un effetto negativo sullo sfruttamento delle nostre linee di credito nella misura in cui altri Stati industrializzati
applicano criteri meno severi o riservano, al momento di firmare le convenzioni di credito, determinati progetti per le proprie imprese, sottraendole così alla concorrenza internazionale.

L'accresciuta dipendenza di parecchi Paesi in sviluppo da finanziamenti a condizioni di favore ha d'altra parte fatto risorgere, segnatamente ove si tratti di progetti di grandi dimensioni (produzione e distribuzione d'elettricità, telecomunicazione, ferrovie), una maggiore tendenza alla cooperazione tra imprese europee, che combinano così le fonti di finanziamento dei diversi Paesi d'origine.

La suddivisione per settori d'utilizzazione nei Paesi beneficiari di tutti i crediti misti concessi sinora si presenta come segue:

1277

- Infrastruttura economica di cui: - energia - trasporti - telecomunicazioni . . . .

- Infrastruttura sociale - Industria di cui: - industria tessile - metallurgia - Agroindustria di cui: - mulini e sili - Altri Totale beni forniti - Prestazioni di servizio di cui: - energia - trasporti Totale

in % 33 5 2

46

1 30 21 7 10 7 4 91 9 7 1 100

I crediti misti si concentrano sull'infrastruttura economica e sull'industrializzazone, perché i Paesi beneficiari attribuiscono particolare rilievo a questi settori, perché gli investimenti sono operati in buona parte in divise e perché i fornitori svizzeri hanno in questo campo vantaggi sulla concorrenza.

II gran numero di aziende svizzere che hanno potuto partecipare direttamente o come fornitori secondari ai mandati attribuiti per mezzo di finanziamenti misti si spiega con la dispersione settoriale e con l'entità in parte relativamente modesta dei progetti e delle forniture.

La parte delle prestazioni di servizio, pari al 9 per cento, pare modesta. In realtà è di maggior rilievo, dato che prestazioni di servizio sono spesso direttamente connesse ed incluse al finanziamento di progetti. È tuttavia anche vero che i Paesi beneficiari tendono ad impiegare i mezzi disponibili piuttosto per la fornitura di beni d'equipaggiamento che non per prestazioni di servizio, tanto più che queste ultime sono spesso finanziate da altri Stati industrializzati in forma di doni.

225

Aiuto alla bilancia dei pagamenti

Dalla pubblicazione del messaggio del 19 febbraio 1986 concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economico-commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo (FF 1986 I 1025) furono finanziate quattordici nuove operazioni d'aiuto alla bilancia dei pagamenti per un importo totale di circa 145 milioni di franchi: tre con i mezzi del secondo credito quadro, uno con quelli del secondo e del terzo credito quadro e gli ultimi dieci a carico del terzo credito quadro.

1278

Ripartizione dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti Paese

Entrata in vigore

Guinea II Senegal I Bolivia Ghana III Tanzania Mozambico I .

Madagascar IV Madagascar V Ghana IV Ghana V Uganda I Uganda II . . . .

Uganda III . . .

Senegal II

1986 1986 1986 1986 1987 1987 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1989

Totale

Importo (mio. fr.)

10 13,5 10 10 10 10,12>

10 10 10 15 11,3 3 >

7 8 10 144,9

Forma d'aiuto

Credito quadro

co finanziamento cofinanzi amento bilaterale bilaterale bilaterale co finanziamento bilaterale cofinanziamento bilaterale cofinanziamento cofinanziamento cofinanziamento bilaterale bilaterale

II

1)

II II

420

ii/m in ni in in ni ni in in in in

Reddito prò capite (US$)

510 390 250 170 230 230 390 390 230

260 260 520

'' Reddito prò capite stimato a meno di 500 dollari.

16,9 milioni di franchi messi a disposizione dalla OSA.

Inclusi 1,3 milioni di franchi quale compensazione delle perdite d'esportazione.

2) Più 3)

Tutte queste azioni (meglio descritte nell'allegato 5) concernono aiuti bilaterali alla bilancia dei pagamenti a singoli Paesi in sviluppo. Le modalità di sette di esse furono regolate direttamente tra la Svizzera ed il Paese beneficiario. Nei sette casi rimanenti si tratta di cofinanziamenti per prestiti di ristrutturazione dell'IDA.

I contributi svizzeri servirono a finanziare le importazioni correnti in diversi rami economici per periodi da uno a tre anni.

Nell'insieme l'aiuto si ripartisce tra i diversi settori e beni come segue: Settore nei Paesi in sviluppo

Beni

Quota (in lo)

Sanità ed industria farmaceutica

Medicinali, materie prime e prodotti intermedi per la loro fabbricazione, materiale di riabilitazione e di laboratorio Pezzi di ricambio, coloranti e prodotti chimici Pezzi di ricambio, attrezzi, pesticidi, prodotti veterinari

45

Industria tessile Agricoltura e allevamento

18 14

1279

Settore nei Paesi in sviluppo

Beni

Quota (in «o)

Artigianale), trasporti e altri settori Energia Educazione

Pezzi di ricambio, materie prime, piccoli apparecchi Componenti e pezzi di ricambio Materiale scolastico e di laboratorio

Totale

10

9 4 100

Imprese svizzere fornirono in media il 75 per cento dei beni finanziati con gli aiuti diretti bilaterali alla bilancia dei pagamenti. Le ordinazioni andarono segnatamente all'industria chimica (coloranti, medicinali, materie prime per la produzione di medicinali, pesticidi) e a quella delle macchine utensili (pezzi di ricambio e componenti). Ma anche diversi altri rami economici vi parteciparono, fornendo pezzi di ricambio, attrezzi, piccoli apparecchi e materie prime.

Gli aiuti alla bilancia dei pagamenti concessi in forma di cofinanziamento consentirono di finanziare importazioni correnti di beni (ad eccezione, tra altro, dei prodotti del petrolio e di merci di lusso).

Gli importatori dei beni finanziati con il nostro aiuto alla bilancia dei pagamenti versano il loro controvalore in valuta locale alla banca centrale del Paese. Il controvalore serve per finanziare i costi locali legati ai programmi di riforma economica. In quattro Paesi - Bolivia, Tanzania, Madagascar e Ghana (aiuto alla bilancia dei pagamenti 1988) - tali mezzi finanziari locali sono depositati su un conto separato ed in seguito destinati a provvedimenti specifici. In Bolivia alimentano un fondo d'urgenza per compiti sociali e sono impiegati in programmi di rimboschimento, in attività dell'Istituto di tecnica agraria e per diversi progetti ai quali la Svizzera partecipa già nel quadro della cooperazione tecnica. Nel Madagascar i mezzi locali servono da contributo, tra altro, alla riparazione ed alla manutenzione della rete stradale e dell'approvvigionamento idrico. Sono inoltre adoperati per attività di rimboschimento, protezione dell'ambiente naturale e sanità pubblica. In Tanzania la valuta locale proveniente dall'aiuto alla bilancia dei pagamenti è attribuita, previa intesa con la Svizzera, ad importanti progetti di sviluppo, segnatamente a diversi progetti seguiti dalla cooperazione tecnica svizzera. Nel Ghana i mezzi versati dagli importatori sostengono il programma d'azione che mira a ridurre i costi sociali della ristruttuazione.

226

Utilizzazione prevista per il saldo del credito quadro

II saldo del credito sarà verosimilmente impegnato interamente entro il 31 dicembre 1990. Prospettiamo i provvedimenti seguenti: Nel settore delle materie prime abbiamo intenzione di continuare a finanziare progetti delle organizzazioni dei legni tropicali e della juta. Sarà probabilmente

1280

necessario anche un nuovo contributo all'Accordo internazionale sullo stagno per onorare gli impegni del Consiglio dello stagno. L'importo di 40 milioni di franchi previsto per compensare le perdite di redditi d'esportazione dei Paesi più poveri sarà probabilmente impegnato per intero entro la fine del 1990 e basterà a coprire gli ammanchi subiti dal 1986 sino alla metà del 1989.

Per quanto riguarda la promozione commerciale, continueremo, nel 1990, a dare il nostro sostegno al servizio d'incoraggiamento delle esportazioni dell'OSEX. Stiamo inoltre esaminando la possibilità di finanziare diversi progetti del CCI, tra cui un piano, già in fase avanzata, per il miglioramento dei metodi d'importazione e d'acquisto del Ghana.

Nel campo dell''industrializzazione terremo conto, nel fissare le nostre attività future, degli esiti della valutazione esterna delle nostre principali agenzie esecutive, ossia dell'ufficio dell'ONUDI a Zurigo e dell'organizzazione «Technology for the People» a Ginevra. Prevediamo di proseguire i progetti nel settore del cuoio e delle calzature; progetti simili potrebbero essere incoraggiati anche in altri campi.

Altri finanziamenti misti sono in fase di preparazione o di trattative per l'Indonesia (II), la Thailandia (III), la Colombia (II), l'Ecuador ed il Costarica. È in esame anche il finanziamento di un progetto di riabilitazione (produzione e distribuzione d'energia) nella Costa d'Avorio. È possibile che inizieremo anche trattative per una seconda linea di credito.

Con aiuti addizionali alla bilancia dei pagamenti continueremo probabilmente a sostenere i programmi di ristrutturazione del Ghana, del Madagascar, del Senegal e della Tanzania.

227

Valutazione dei provvedimenti adottati

In tutti i settori, ad eccezione del programma di stabilizzazione dei redditi d'esportazione delle materie prime, sono stati condotti esami di valutazione interni ed esterni all'amministrazione.

- Per quanto attiene alla promozione commerciale abbiamo partecipato alla valutazione dei progetti CCI che abbiamo cofinanziato nell'Honduras e nel Costarica. Gli esiti hanno dato conferma del forte bisogno di simili prestazioni, della loro riuscita, nonché del serio lavoro e della grande esperienza del CCI. Hanno inoltre mostrato che è necessario procedere gradualmente e delimitare in modo chiaro e realistico gli obiettivi.

- La valutazione, ad opera di un gruppo di periti esterni, degli aiuti alla bilancia dei pagamenti I e II concessi al Ghana ha confermato che tali aiuti esercitano in generale sulle imprese beneficiarie l'effetto atteso. Ha inoltre permesso di concludere che non è possibile rilevare e giudicare separatamente l'apporto di un aiuto bilaterale al raggiungimento di scopi macroeconomici, aspetto centrale del sostegno a programmi di ristrutturazione, e che, non appena gli sforzi di riforma siano progrediti, i mezzi finanziari devono essere attribuiti sul mercato e non più in via amministrativa (sistema della messa all'asta delle divise).

79 Foglio federale. 73" anno. Voi. I

1281

- Per quanto riguarda i crediti misti, la Commissione della gestione ha proceduto ad una valutazione i cui esiti non sono qui esposti in modo più particolareggiato, dato che saranno oggetto di un rapporto separato. Per lo Zimbabwe, abbiamo proceduto ad un esame conclusivo interno dei crediti misti I e II. Ne abbiamo ricevuto la conferma che, segnatamente nel settore industriale, si sono ottenuti risultati positivi, sebbene il governo abbia concesso ai beneficiari di credito privati soltanto termini d'ammortamento insufficienti.

In India, una valutazione intermedia esterna ha dimostrato che i progetti finanziati sinora sono stati avviati con successo. La medesima valutazione ha tuttavia anche confermato che il settore privato indiano tende a preferire il normale finanziamento bancario, per il quale sono imposte meno condizioni.

In materia di promozione commerciale ed industriale, come anche per quanto riguarda altre prestazioni di servizio, tentiamo di convincere anche altre istituzioni multilaterali, alle quali diamo il nostro sostegno, finanziando progetti specifici, dei quali i Paesi beneficiari dovrebbero assumere una parte adeguata dei costi. Ne sarebbe rafforzata la certezza che le prestazioni fornite sono veramente considerate di rilievo.

Data la difficile situazione per quanto riguarda il personale, non abbiamo potuto rafforzare quanto prevedevamo il controllo continuo e la valutazione dei progetti, segnatamente nel settore dei crediti misti. Abbiamo tuttavia intenzione d'intensificare l'attività di controllo e cercheremo di farlo nonostante il personale limitato a disposizione.

228

Paesi e ceti beneficiari

I diversi tipi di provvedimenti economici e commerciali s'applicano a campi differenti, con caratteristiche differenti. A seconda dell'azione o dello strumento adoperato, variano perciò anche la cerchia dei Paesi beneficiari e l'effetto sul loro sviluppo. Di determinati provvedimenti, come gli aiuti alla bilancia dei pagamenti, approfittano particolarmente i Paesi più poveri, mentre altri, come i finanzamenti misti, tornano soprattutto a favore dei Paesi poveri della categoria di reddito medio; determinati progetti, ad esempio nel quadro di convenzioni sulle materie prime, sono spesso applicabili soltanto all'insieme dei Paesi in sviluppo.

Nella scelta dei Paesi beneficiari, seguiamo il principio di non superare di regola il valore indicativo della Banca mondiale quale limite superiore per la designazione dei Paesi poveri di reddito medio. Nel 1987, all'apertura del terzo credito quadro, tale valore indicativo corrispondeva ad un reddito prò capite di 1 620 dollari, nel rapporto sullo sviluppo del 1989 è portato (per il 1988) a 2 000 dollari.

Quanto abbiamo detto per i Paesi beneficiari vale analogamente anche per l'impatto dei diversi tipi d'azione sui singoli ceti della popolazione. Spesso non è possibile attribuire tali effetti a gruppi ben determinati della popolazione. In alcuni casi tornano direttamente a vantaggio degli strati più poveri, in altri si hanno ripercussioni sull'insieme dell'economia del Paese, non meno importanti per lo sviluppo di quest'ultimo e spesso presupposto diretto per il miglioramento delle condizioni di vita di buona parte della popolazione.

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3

Ammontare e ripartizione del nuovo credito quadro

Vi proponiamo di stanziare per il nuovo credito quadro la somma di 840 milioni di franchi. Quest'importo si giustifica con i bisogni menzionati dei Paesi in sviluppo, che richiedono sforzi addizionali, segnatamente nei campi d'applicazione dell'aiuto economico immediato e dei provvedimenti di sdebitamento.

Il nuovo credito quadro dovrebbe consentirci di proseguire i provvedimenti economici e finanziari per almeno quattro anni (dal 1° gennaio 1991 al 31 dicembre 1994). Tiene conto dei limiti finanziari posti, per i prossimi anni, alla cooperazione svizzera allo sviluppo in tutte le sue forme. Nell'importo proposto sono incluse anche le spese amministrative direttamente connesse alla preparazione e all'esecuzione delle diverse attività.

I provvedimenti economici e commerciali a favore dei Paesi in sviluppo completeranno le altre forme della cooperazione, oggetto anch'esse di pertinenti crediti.

Attualmente, sono in atto i seguenti crediti quadro: Credito quadro

- Cooperazione tecnica e aiuto finanziano - Aiuto umanitario e alimentare - Provvedimenti economici e commerciali - Aumento del capitale delle banche regionali di sviluppo e adesione della Svizzera all'AMGI

Ammontare (mio fr.)

Entrata in vigore

Durata minima

2100 530

18.12.1987 30.11.1988

3 anni 3 anni

430

1.6.1987

3 anni

680

9.10.1987

4 anni

Sul fondamento delle esperienze fatte, il credito quadro sarà impiegato nei medesimi settori come sinora e dovrebbe inoltre darci la possibilità d'applicare e sostenere provvedimenti di sdebitamento. Prevediamo la seguente ripartizione indicativa dei mezzi finanziari: Finanziamenti misti 290 milioni di franchi Garanzie per maggiori rischi della GRE 100 milioni di franchi Promozione commerciale ed industriale 60 milioni di franchi Materie prime (perdite d'esportazione) .

90 milioni di franchi Aiuti alla bilancia dei pagamenti .....

200 milioni di franchi 100 milioni di franchi Sdebitamento Totale 840 milioni di franchi Questi valori indicativi sono fondati sulle seguenti considerazioni: Per i crediti misti non prevediamo aumenti dell'importo annuale, ma teniamo conto dell'orientamento più netto della GRE verso il principio della copertura dei propri costi. Prevediamo la possibilità di garantire alla GRE la compensazione delle perdite che dovesse subire nel caso in cui si dichiarasse disposta ad 1283

assicurare il finanziamento misto di progetti particolarmente degni d'incoraggiamento in Paesi fortemente indebitati. Per casi di questo genere dovremmo concedere dai fondi del credito quadro garanzie non superiori ad un importo totale massimo di 100 milioni di franchi. Tenuto conto della durata più lunga, l'ammontare totale dei progetti finanziati con crediti misti dovrebbe perciò ridursi leggermente nei confronti del terzo credito quadro (cfr. n. 33).

Abbiamo riunito i tre settori della promozione commerciale, della lavorazione e commercializzazione di materie prime e dell' industrializzazione, indicati separatamente nel terzo credito quadro, poiché i loro fini operativi spesso coincidono o si completano direttamente. Abbiamo tenuto conto della crescente importanza di provvedimenti collaterali in questo settore (adeguamenti strutturali, ciclo Uruguay) prevedendo un aumento più che proporzionale dei mezzi (cfr. n. 31).

Il bisogno sempre ancora forte, segnatamente nei Paesi più poveri, d'aiuto disponibile a breve scadenza per scopi produttivi prioritari, ci ha indotti a prevedere un nuovo aumento, nei confronti del terzo credito quadro, dei mezzi destinati agli aiuti alla bilancia dei pagamenti e ai pagamenti di compensazione delle perdite d'esportazione (cfr. n. 34 e 32).

L'importo previsto per azioni di sdebitamento dovrebbe consentire di svolgere e di sostenere azioni bilaterali e multilaterali effettive, che sappiano risvegliare l'attenzione internazionale. Grazie al basso valore attribuito sul mercato libero ai crediti da cancellare, sarà possibile riscattare con la somma relativamente modesta di 100 milioni di franchi un volume di debiti considerevole (cfr. n. 35).

Non è possibile analizzare sin d'ora il credito quadro in funzione di provvedimenti concreti; il suo impiego effettivo verrà infatti determinato da bisogni, che sovente si preciseranno a breve termine, nonché dalle iniziative sia nazionali sia internazionali. Il credito quadro ha appunto la funzione di permetterci di reagire rapidamente al sorgere di bisogni diversi. Per garantire la continuità ed il consolidamento delle operazioni intraprese, abbiamo tuttavia intenzione di proseguire in prima linea l'applicazione degli strumenti che hanno condotto a buoni risultati nell'ambito dei precedenti crediti quadro.

Teniamo a ricordare
qui di seguito i principi applicati all'impiego degli strumenti esistenti e a mostrare eventuali modifiche della politica seguita o dei metodi usati. Rinviamo a tal scopo anche al messaggio del 19 febbraio 1986 concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economicocommerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo (FF 19861 1025). Per quanto riguarda i nuovi mezzi messi a disposizione per azioni di sdebitamento, illustreremo i principi che intendiamo seguire nell'attuare tali operazioni.

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Promozione commerciale ed industriale

Lo scopo dei progetti e provvedimenti di promozione dell'industria e del commercio è quello di sostenere gli sforzi dei Paesi in sviluppo per diversificare la loro economia e giungere ad una crescita economica che poggi su larghi fondamenti.

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I provvedimenti nel settore dell'industrializzazione e del commercio concorrono alla riuscita a lunga scadenza degli sforzi d'adeguamento, contribuendo a rafforzare i deboli fondamenti economici dei Paesi in questione e migliorando le loro prospettive di ristabilire almeno in parte una crescita economica indipendente e di migliorare la propria bilancia commerciale. Costituiscono perciò un importante complemento ai programmi macroeconomici di ristrutturazione.

Per questo settore, sono previsti in tutto 60 milioni di franchi. I mezzi finanziari saranno di norma attribuiti per il tramite d'organizzazioni, istituzioni ed aziende specializzate e soltanto eccezionalmente da periti direttamente impiegati dalla Confederazione.

I progetti e provvedimenti si suddividono in quattro settori, spesso in stretto rapporto l'uno con l'altro: produzione e lavorazione di materie prime, industrializzazione e transfert tecnologico, incoraggiamento delle esportazioni, razionalizzazione della politica d'importazione.

Per quanto riguarda la produzione e lavorazione di materie prime, si tratta di combattere il calo degli introiti d'esportazione con miglioramenti della qualità e della produttività e con sforzi di diversificazione e d'incoraggiare la trasformazione dei prodotti nel Paese stesso. Tali sforzi sono importantissimi soprattutto per i Paesi in sviluppo più poveri, più dipendenti, a causa delle loro monoculture, dalle esportazioni di materie prime e quindi più facilmente vulnerabili. Come sinora, i piani esistenti in questo settore saranno attuati per la maggior parte in collaborazione con il Centro del commercio internazionale CNUCED/GATT (CCI), con la CNUCED e con le organizzazioni internazionali delle materie prime.

Per l'incoraggiamento dell'impiego di mezzi privati a scopo d'industrializzazione e di transferimento tecnologico i provvedimenti della Confederazione hanno, in linea di massima, soprattutto una funzione di catalizzatore. Ne fanno parte, come compito permanente, la trasmissione d'informazioni e l'avviamento di contatti tra imprese svizzere e dei Paesi in sviluppo, nonché attività specifiche tese ad incoraggiare progetti concreti d'investimento e di transfert tecnologico (sostegno e preparazione di «joint ventures» per mezzo del finanziamento di studi, ecc.).

Queste prestazioni si rivolgono,
tanto nei Paesi in sviluppo quanto in Svizzera, soprattutto ad imprese di piccole e medie dimensioni. Secondo i principi descritti nel messaggio del 19 febbraio 1986, saranno fornite in prima linea per il tramite dell'ufficio dell'ONUDI a Zurigo e dell'organizzazione «Technology for the People» a Ginevra. L'integrazione di un collaboratore del CCI all'ufficio dell'ONUDI consente di chiarire e promuovere, per gli investimenti o «joint ventures» previsti, le prospettive d'esportazione, spesso determinanti per l'attuazione d'un progetto.

La concezione e l'applicazione di queste prestazioni sono attualmente sottoposte alla valutazione di periti esterni. Attendiamo da questa valutazione anche un miglioramento dei fondamenti decisionali relativi alla possibilità d'introdurre, da parte della Confederazione, una facilitazione creditizia che consenta di sostenere «joint ventures» d'imprese svizzere con le loro controparti nei

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Paesi in sviluppo per mezzo di contributi finanziari unici, come già fanno altri Stati. Sinora non abbiamo perseguito tale progetto dato che non è chiaro in che misura un simile strumento risponda, in Svizzera, ad un bisogno pratico. Benché con questo tipo d'assistenza allo sviluppo, siano in primo luogo le imprese private a sopportare il rischio dell'operazione, sussiste anche il pericolo che un simile strumento attragga quei rischi che il mercato considera eccessivi.

Fanno parte dei provvedimenti di questo settore anche i servizi specifici di consulenza della Società finanziaria internazionale (SFI) e dell'AMGI, alle quali intendiamo continuare ad accordare il nostro sostegno. Ha d'altronde avuto un esito particolarmente positivo un progetto per il miglioramento della qualità del cuoio impiegato nella fabbricazione di scarpe, nel corso del quale un'impresa in un Paese in sviluppo è stata consigliata da un calzaturificio svizzero.

Tenteremo di trasferire questo modello anche ad altri settori (cfr. allegato 3).

La promozione commerciale comprende l'intero ventaglio dell'incoraggiamento delle esportazioni, dal miglioramento del quadro legale nei Paesi in sviluppo, al flusso d'informazioni e alla trasparenza del mercato, passando per la consulenza, la formazione e la presentazione dei prodotti, sino a programmi integrati pluriennali.

Trattandosi d'ottenere miglioramenti nei Paesi in sviluppo o sul mercato mondiale, i provvedimenti in-questo settore sono attuati in primo luogo in collaborazione con il CCI; per la Svizzera, la responsabilità per l'informazione, la consulenza e l'avviamento di contatti spetta al servizio specializzato e da noi finanziato d'incoraggiamento dell'importazione dell'Ufficio svizzero d'espansione commerciale. Rafforzato, nel 1988, con l'assunzione di un capoprogetto, questo servizio è ora anche in grado di promuovere specialmente lo smercio di prodotti specifici da Paesi scelti e di seguire le attività corrispondenti.

I provvedimenti volti a migliorare la politica d'approvvigionamento mirano soprattutto a consentire ai Paesi in sviluppo di risparmiare divise. Si dovrebbe raggiungere questo scopo in primo luogo semplificando la regolamentazione vigente sull'importazione e migliorando a fondo l'applicazione dei concorsi pubblici. Abbiamo intenzione di sostenere questi sforzi soprattutto partecipando a programmi e progetti del CCI e della CNUCED.

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Compensazione delle perdite d'esportazione di materie prime

Le materie prime costituiscono sempre ancora l'asse portante dell'economia estera di numerosi Paesi in via di sviluppo. La dipendenza unilaterale, segnatamente d'alcuni Paesi africani, dall'esportazione di materie prime, è all'origine di un'estrema sensibilità ai cali di prezzi o alle cattive raccolte.

La perdita d'introiti d'esportazione degli ultimi anni è infatti una delle cause principali del serio deterioramento della situazione economica di questi Paesi.

La compensazione delle perdite d'esportazione prende dunque di mira uno dei motivi principali delle difficoltà di parecchi Paesi in sviluppo. Sebbene il loro effetto sia assai simile a quello degli aiuti alla bilancia dei pagamenti, abbiamo intenzione di continuare i versamenti di compensazione e di aumentarne l'im-

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porto da 40 a 90 milioni di franchi. Oltre che sugli aspetti di principio menzionati, questa scelta si fonda sulle seguenti considerazioni: - I versamenti di compensazione delle perdite d'esportazione costituiscono una forma di sostegno conforme al mercato, dato che non mirano alla stabilizzazione dei prezzi, ma dei ricavi.

- Possono contribuire ad un approvvigionamento più regolare, dato che costituiscono uno stimolo alla manutenzione di sufficienti aree di produzione e fanno da contrappeso alle oscillazioni cicliche.

- Si fondano su crìteri oggettivi e quantificabili.

I pagamenti di compensazione non devono d'altro lato indurre al mantenimento e all'espansione di superfici coltivate eccessive o ostacolare gli sforzi di diversificazione necessari. D'intesa con i Paesi beneficiari, cerchiamo di vincolare le nostre prestazioni a programmi di miglioramento della qualità delle materie prime in questione o di sostegno degli sforzi di diversificazione e di non concederle semplicemente come aiuto generale al bilancio. Visto che il volume dei singoli pagamenti è relativamente modesto, cerchiamo, per ragioni d'effettività, di fare appoggio.su azioni della Banca mondiale (cofinanziamento), delle Comunità europee o del Paese beneficiario.

Se non interverrà un forte calo dei prezzi o del volume degli scambi commerciali, l'aumento previsto dei pagamenti di compensazione ci permetterà d'estendere il numero dei Paesi beneficiari e dei prodotti considerati (attualmente 50), includendovi, ad esempio, lo zucchero ed il riso. Dal 1991 in poi bisognerà tuttavia prevedere, soprattutto in seguito al crollo dei prezzi del caffè, pagamenti di compensazione più ingenti. L'incertezza sullo sviluppo dei prezzi e del commercio rende tuttavia impossibile un preventivo esatto dei pagamenti. Per eventuali ammanchi d'esportazioni oltre la somma prevista, dovremmo procedere a riduzioni lineari; per quanto possibile ne eccettueremmo tuttavia i Paesi più poveri. In caso d'uno sviluppo in senso contrario (aumento dei prezzi ed espansione del commercio), gli importi in sovrappiù sarebbero impiegati in prima linea per aiuti alla bilancia dei pagamenti o per provvedimenti di promozione industriale e commerciale.

33 331

Finanziamenti misti Scelta dei Paesi e forme di credito

Negli scorsi dieci anni abbiamo concluso accordi di finanziamento misto con 20 Paesi, con sei dei quali a più riprese. Attualmente (fine 1989) sono in via d'attuazione 16 accordi.

Proseguiremo la nostra politica di consolidamento e concentrazione su un piccolo numero di Paesi particolarmente adeguati a questo strumento, ed abbiamo intenzione di non concedere più di sei a otto linee di credito a carico del nuovo credito quadro. Ne beneficeranno soprattutto Paesi che hanno già ottenuto finanziamenti misti con esiti positivi e che giustificano quindi il proseguimento di questo tipo di cooperazione.

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Come già per i finanziamenti concessi con il credito quadro precedente, presteremo particolare attenzione alle potenzialità finanziarie e alla funzionalità amministrativa dei Paesi scelti e degli uffici incaricati dell'impiego dei mezzi finanziari. Approfitteranno delle linee di credito Paesi del tutto o in parte dipendenti da mezzi concessi a condizioni di favore per il finanziamento d'investimenti con forte spesa di divise per i quali la parte del finanziamento che dev'essere rimborsata non costituisce tuttavia un onere insopportabile.

Questa condizione limita notevolmente il numero dei Paesi, segnatamente di quelli africani o latinoamericani ai quali sarà possibile concedere linee di credito. D'altro canto, esiste in queste regioni un forte fabbisogno di riabilitazione, che i costruttori svizzeri degli impianti in questione potrebbero ragionevolmente contribuire a soddisfare. Inoltre proprio questi Stati sono dipendenti dall'afflusso di nuovi mezzi finanziari, ma non sarebbe giusto soddisfare al loro bisogno di finanziamento soltanto con doni.

Prevediamo perciò d'aprire per questi Paesi sportelli di credito specifici a determinati progetti e di sostenere di volta in volta soprattutto progetti urgenti di riabilitazione, ma eccezionalmente anche l'installazione di nuovi impianti particolarmente necessari per ottenere o risparmiare divise.

Abbiamo inoltre l'intenzione di continuare a concedere crediti specifici a determinati progetti (crediti per progetti) nei casi in cui l'insufficiente numero di progetti validi non giustifichi una linea di credito. Tenteremo d'altra parte di concentrare ancor meglio i nostri mezzi su singoli settori economici, onde renderli più efficaci e facilitare la procedura. Tale concentrazione è possibile tanto all'interno delle normali linee di credito quanto per mezzo della concessione di crediti specifici per settori; la forma scelta dipenderà dai bisogni dei Paesi beneficiari.

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Indennizzo di possibili perdite della GRE

I Paesi fortemente indebitati non possono essere beneficiari delle linee di finanziamento misto. Come abbiamo costatato al numero 331, possono tuttavia sorgere situazioni in cui, nell'ottica della politica dello sviluppo, sarebbe auspicabile sostenere con tali mezzi progetti particolarmente importanti. Questo è in particolare il caso quando si tratta della riabilitazione d'impianti importanti o d'investimenti atti ad influire positivamente sul saldo delle divise del Paese.

La GRE non è generalmente accessibile per questi Paesi. Nel suo sforzo di ritrovare una maggior copertura dei propri costi, non è in grado di garantire forniture, auspicabili per la politica dello sviluppo, se a questo s'oppone la sua valutazione dei rischi, senza la sicurezza d'essere indennizzata in caso di danno.

Secondo i principi della trasparenza e dell'unità della materia, sembra anche logico indennizzare questo tipo di perdita con mezzi dell'aiuto allo sviluppo invece che con anticipi prelevati dalle risorse generali della Confederazione.

Per queste ragioni prevediamo di dare alla GRE la garanzia necessaria, iscrivendo gli importi corrispondenti quali impegni eventuali nel credito quadro.

Oggetto di una tale garanzia parziale o totale è soltanto la parte commerciale

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assicurata presso la GRE; la fissazione del grado di copertura compete alle autorità federali. I premi versati sono compensati con eventuali pretese d'indennizzo della GRE.

In totale, queste garanzie non dovrebbero superare l'importo di 100 milioni di franchi. Calcolato sulla base d'un rapporto di 50 (Confederazione) a 50 (banche), l'ammontare dei progetti attuati sarebbe così d'almeno 200 milioni di franchi.

Quest'importo sarebbe tuttavia in tal caso imputato al credito quadro. Il vantaggio rispetto ad un finanziamento in forma di dono, sta nella possibilità di mantenere un flusso limitato di capitale privato verso i Paesi fortemente indebitati ed un adeguato fattore di moltiplicazione. Poiché si tratta di garanzie che, anche nel peggiore dei casi, non saranno certamente tutte riscosse, il loro effetto sul bilancio e sulle spese resterà probabilmente ben al disotto del limite di garanzia massimo previsto. I progetti che danno accesso ai Paesi fortemente indebitati a nuovi mezzi per i bisogni più urgenti rappresentano d'altronde un complemento importante ai provvedimenti di sdebitamento, anche se non generano grandi somme.

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Condizioni del finanziamento misto

A metà del 1987, l'«elemento dono» minimo per finanziamenti misti nel quadro dell'OCSE fu portato dal 25 al 35 per cento. Questo ci indusse a concedere la parte della Confederazione non più in forma di prestito, ma di dono. In seguito a tale miglioramento delle condizioni, siamo ormai conformi, anche per i finanziamenti misti, al principio d'accordare il nostro aiuto bilaterale allo sviluppo soltanto ancora in forma di dono.

Per assicurare la parità di trattamento dei finanziamenti misti precedenti con quelli posteriori, prevediamo di convertire in doni anche la parte della Confederazione agli importi rimanenti non ancora impegnati dei crediti misti accordati con il primo ed il secondo credito quadro. Abbiamo inoltre intenzione di rilasciare completamente la parte della Confederazione dovuta da Paesi fortemente indebitati con i quali abbiamo concluso un accordo di consolidamento.

Si tratta attualmente del Camerun, dell'Egitto, dell'Honduras e del Senegal. La Confederazione subirà così nei prossimi 10 a 20 anni perdite d'introiti per circa 130 milioni di franchi (77 mio. fr. dalla conversione degli importi rimanenti, 53 mio. fr. dal condono totale).

Convertendo in dono la parte della Confederazione ai crediti misti passati, ne rendiamo più favorevoli le condizioni e ne accresciamo il significato come strumenti della politica di sviluppo. Le condizioni dei nostri finanziamenti s'avvicinano così a quelle dei nuovi prestiti che altri Stati industrializzati hanno nel frattempo concesso alle nostre controparti sul fondamento delle regole rivedute dell'OCSE. Questa maggiore uniformità costituisce infine anche una semplificazione amministrativa.

Il miglioramento costituito dall'attribuzione della parte della Confederazione in forma di dono non rappresenta, in confronto con le condizioni offerte per i finanziamenti misti da altri Stati, che un pareggio, dato che anch'essi hanno dovuto portare il loro «elemento dono» ad almeno il 35 per cento. D'altra parte si può anche dire che, nella misura in cui si confrontano grandezze 1289

uguali, le nostre condizioni di finanziamento corrispondono in larga misura a quelle d'altri Paesi; questi Paesi dispongono tuttavia spesso d'una maggior flessibilità, avendo a disposizione anche altre possibilità di finanziamento, come ad esempio aiuti puri di finanziamento vincolati (soft loans).

Da colloqui avuti con le banche risulta che dovrebbe essere possibile estendere la durata della parte bancaria del credito da dieci a quindici anni ed il periodo di franchigia inclusovi da tre a sette anni, rispondendo così alla giustificata richiesta di parecchi Paesi beneficiari di termini di finanziamento più lunghi.

Stabiliremo di volta in volta il rapporto tra la quota della Confederazione e quella delle banche secondo lo stato di sviluppo e le possibilità del Paese beneficiario. Per singoli progetti bisognerà anche tener conto del flusso cronologico delle entrate e delle uscite. Normalmente, il rapporto sarà compreso anche in futuro tra 35:65 e 50:50. Per progetti di riabilitazione in Paesi fortemente indebitati prevediamo tuttavia di ammettere che la parte bancaria sia inferiore a quella federale (sino ad un rapporto massimo di 70:30). Per motivi di politica dello sviluppo sarà poi possibile che assumiamo in casi eccezionali un finanziamento maggiore dei costi locali e rinunciamo ad un acconto. La possibilità della ORE d'accettare una partecipazione estera sino al 50 per cento del valore totale della fornitura rende le imprese svizzere più flessibili per stabilire progetti ottimali, confacenti alla crescente specializzazione e divisione del lavoro sul piano internazionale.

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Principi d'impiego dei mezzi finanziari

I principi relativi alla scelta dei settori, dei fornitori e dei progetti, nonché all'esecuzione di questi ultimi, che abbiamo esposto nel messaggio del 19 febbraio 1986 concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economico-commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo (FF 1986 I 1025), sono tuttora validi. Richiameremo perciò la vostra attenzione soltanto su alcuni punti che si sono rivelati particolarmente importanti al fine d'ottimizzare l'impiego dei mezzi.

- I finanziamenti misti devono essere concentrati sistematicamente sui settori nei quali si hanno le migliori possibilità di mettere in valore i punti forti propri a questo strumento. Si tratta di progetti nei settori dell'infrastnittura economica, compresi gli investimenti nel settore ecologico, e dell'industrializzazione, nei quali imprese svizzere presentano vantaggi comparativi.

- Un secondo principio importante è quello di finanziare soltanto progetti che producono o lasciano prevedere effetti economici e di sviluppo positivi. Sono quindi oggetto d'esami sistematici, ma diversamente dispendiosi a seconda delle dimensioni e della natura del progetto: - gli effetti economici globali e le ripercussioni sociali dei progetti; - la loro redditività; - l'attuabilità e le soluzioni tecniche; - le facoltà d'organizzazione e di gestione; - la considerazione dei bisogni di formazione e di manutenzione; - le ripercussioni ambientali.

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Badando costantemente a finanziare soltanto progetti che contribuiscano positivamente allo sviluppo e siano duraturi, non rispondiamo soltanto ad un assioma della nostra politica di sviluppo ma seguiamo anche gli interessi di una solida politica commerciale, orientata su mete a lunga scadenza.

- Un terzo principio direttore è costituito dal presupposto che le prestazioni finanziate siano competitive sul piano internazionale. Questa condizione è significativa non soltanto nell'ottica della politica dello sviluppo, ma anche sotto l'aspetto della politica commerciale ed è d'altronde conforme ai principi fondamentali del nostro sistema politico ed economico.

Onde consentire un'applicazione efficace di questi principi è particolarmente importante che l'attuazione dei progetti sia oggetto quanto prima d'un dialogo tra il Paese in questione, le imprese interessate e le autorità federali. Prima di concedere definitivamente linee di credito, facciamo il possibile per rilevare il potenziale di progetti degni d'essere finanziati ed eliminare per tempo quelli dubbi per ragioni di politica dello sviluppo o motivi economici. A tal scopo organizziamo regolarmente riunioni informative con l'industria svizzera; quest'ultima deve infatti fornire, insieme al Paese beneficiario, un contributo decisivo alla preparazione di buoni progetti ed assumere la responsabilità diretta per la riuscita della loro attuazione.

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Effetto duraturo dei mezzi impiegati

Come per gli altri strumenti della cooperazione allo sviluppo, gli effetti a lunga scadenza dei mezzi impiegati ed il buon funzionamento degli impianti costituiscono un obiettivo principale. In passato si sono spesso sopravalutate in tal senso le capacità delle persone che attuano i progetti nei Paesi in sviluppo.

Contrariamente a quanto capita per la cooperazione tecnica, per la quale si hanno anni a decenni di collaborazione pratica sul posto, nel quadro degli aiuti finanziari e segnatamente dei finanziamenti misti è difficile influire direttamente a lunga scadenza sulla durevolezza dei progetti. Considerate le caratteristiche dello strumento, bisogna perciò tener maggior conto di quest'aspetto al momento della scelta e della valutazone dei progetti.

Accanto all'economicità e alla redditività d'un progetto, aspetti anch'essi determinanti per la durevolezza degli effetti di un investimento, consideriamo di particolare rilievo nel quadro dell'analisi dei progetti una valutazione attenta dei responsabili locali e dei piani di formazione e di manutenzione.

Se riscontriamo in questi punti carenze che si possono compensare con provvedimenti collaterali (assistenza agli esecutori del progetto, formazione e manutenzione addizionali, maggiore assortimento di pezzi di ricambio), cerchiamo di convincere il responsabile locale del progetto d'includere i costi di tali provvedimenti nel finanziamento misto. Siamo per principio dell'idea che dovrebbe essere la ditta fornitrice ad accordare quest'assistenza supplementare, dato che, di regola, vi sarà in grado meglio che altri.

Se siamo restii a sussidiare i provvedimenti in questione in forma di dono, come a volte si pretende nei Paesi in sviluppo, è perché questo corrisponde al-

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la natura dei finanziamenti misti e del loro principale campo d'applicazione, costituito da progetti che dovrebbero essere in grado di sopportare da soli tali spese. Vi sono tuttavia casi eccezionali in cui il Paese beneficiario ed il responsabile del progetto non possono sobbarcarsi tali prestazioni ed in cui si giustifica, nell'interesse di un maggiore e più duraturo effetto positivo di un investimento, un finanziamento esterno a quello misto.

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Valutazione dei finanziamenti misti concessi al Camerini (e alla Cina) ad opera della Commissione della gestione del Consiglio nazionale

La valutazione dei crediti misti svolta, su mandato della Commissione della gestione, per il Camerun (sul posto) e per la Cina (a tavolino) ha confermato la grande importanza di chiari principi d'impiego. Allo scopo di sviluppare e completare la politica descritta nel messaggio del 19 febbraio 1986 sul terzo credito quadro, abbiamo elaborato, tenendo conto delle raccomandazioni della Commissione della gestione volte ad ottimizzare l'impiego dei mezzi provenienti dai crediti misti, i seguenti criteri e provvedimenti: - concentratone su un numero più ridotto di Paesi, inclusi segnatamente quelli per i quali esperienze positive giustificano il proseguimento della cooperazione; - rivalutazione delle potenzialità finanziarie e della funzionalità amministrativa dei singoli Paesi e degli uffici responsabili dell'impiego dei mezzi quali criteri di scelta dei Paesi (linee di credito); - garanzia d'un legame sufficientemente forte e flessibile tra i finanziamenti misti e la garanzia dei rischi d'esportazione, grazie alla possibilità di garantire in casi specifici alla GRE l'indennizzazione d'eventuali danni; - miglioramento delle condizioni e della loro trasparenza (conversione in dono delle parti della Confederazione a crediti passati, prolungamento dei termini di rimborso, rapporti tra la parte della Confederazione e quella delle banche meglio adeguati alla situazione dei singoli Paesi, maggiore flessibilità della GRE in caso di partecipazione straniera); - concentrazione sui settori dell'infrastnittura economica e dell''industrializzazione (vantaggi comparativi della nostra industria); - chiarì criteri di valutazione e rilevamento possibilmente tempestivo di progetti possibili, in collaborazione con i Paesi in questione e con la nostra industria; - rivalutazione della qualità dei responsabili locali dei progetti e dei bisogni di formazione e di manutenzione, in vista d'ottenere effetti più duraturi; - finanziamento in forma di dono dei provvedimenti collaterali (in fase preparatoria e d'esecuzione) e delle prestazioni di formazione e manutenzione, per quanto questo sia necessario per ottenere effetti più duraturi e accettabili nell'ottica della nostra politica commerciale liberale (evitare sussidi che provochino distorsioni della concorrenza).

Terremo conto d'altre raccomandazioni nell'elaborare il sistema d'attuazione; parte delle possibilità di miglioramento richiede tuttavia un aumento del personale del servizio competente.

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Aiuto alla bilancia dei pagamenti

Gli aiuti alla bilancia dei pagamenti permettono a Paesi che attraversano una grave crisi in materia di divise di finanziare le importazioni di beni e servizi indispensabili alla copertura dei loro bisogni fondamentali o ad un miglior sfruttamento delle potenzialità di produzione esistenti. In questo modo si evitano o si rendono perlomeno meno acuti gravi disturbi del processo di sviluppo con le ripercussioni sociali negative che ne derivano. Come abbiamo spiegato nel numero 14, esiste un forte bisogno di mezzi rapidamente utilizzabili, che contribuiscano soprattutto a sostenere gli sforzi di ristrutturazione dei Paesi più poveri e fortemente indebitati. Questo bisogno si farà verosimilmente sentire assai più a lungo di quanto inizialmente previsto.

Per quanto riguarda i presupposti per la concessione d'aiuti alla bilancia dei pagamenti, la forma di questi aiuti, il loro svolgimento ed il loro controllo, valgono, in linea di massima, i medesimi principi come durante l'applicazione del credito quadro in corso.

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Presupposti

Per garantire che i mezzi impiegati producano effetti duraturi, quest'aiuto presuppone che i Paesi beneficiari intraprendano seri sforzi per migliorare le loro condizioni economiche generali e/o le strutture specifiche di dati settori. Inversamente, il sostenimento di tali riforme è parte della corresponsabilità dei Paesi industrializzati per il miglioramento della situazione economica dei Paesi in sviluppo e corrisponde al loro stesso interesse, quello d'evitare che il divario esistente nell'economia mondiale s'ingrandisca ancor più. L'adeguamento delle strutture economiche è inoltre un presupposto importante per la riuscita a lungo termine degli altri provvedimenti d'aiuto allo sviluppo e della cooperazione internazionale.

I mezzi limitati dell'aiuto svizzero alla bilancia dei pagamenti possono avere effetto soltanto se integrati in un sostegno più ampio offerto dalla comunità internazionale, ossia da donatori multilaterali e bilaterali. Accanto agli aiuti accordati dagli istituti internazionali di finanziamento dello sviluppo (EMI/ ESAF, Banca mondiale, banche regionali di sviluppo) a programmi specifici e agli aiuti alla bilancia dei pagamenti d'altri donatori internazionali, quest'assistenza comprende di norma anche provvedimenti addizionali, come il consolidamento dei debiti nel quadro del Club di Parigi.

Anche per questo strumento miriamo a concentrarci su un numero limitato di Paesi beneficiari. Da un lato, una tale concentrazione si giustifica per il volume relativamente ridotto di mezzi disponibili per queste azioni e per il fatto che simili riforme devono essere appoggiate per diversi anni; d'altro lato possiamo così fare esperienze approfondite, specifiche al Paese in questione, ed assumere maggior peso nel dialogo con il Paese beneficiario e con gli altri donatori.

Per la scelta dei singoli Paesi, teniamo conto segnatamente dello stato di sviluppo (Paesi IDA), della qualità e della struttura equilibrata dei programmi di riforma, della loro possibilità di riuscita (volontà politica), della collaborazione

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in altri settori (sinergia), delle esperienze fatte e dei nostri rapporti economici e politici con ognuno di essi.

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Svolgimento

Abbiamo intenzione di fornire anche in futuro le nostre prestazioni o in forma d'aiuto bilaterale puro, il cui svolgimento sia posto interamente nelle nostre mani, o in forma di contributi diretti a programmi da noi scelti della Banca mondiale (cofinanziamento), senza escludere tuttavia la possibilità di sostenere altre azioni internazionali che corrispondono alle finalità poste a questo strumento e alla politica svizzera dello sviluppo.

Un aiuto bilaterale puro s'addice soprattutto ai Paesi per i quali la Svizzera è uno dei fornitori tradizionali in un settore importante e nei quali l'attribuzione di divise si svolge secondo procedimenti amministrativi e non secondo criteri di mercato. In casi eccezionali, un aiuto bilaterale alla bilancia dei pagamenti può servire anche al finanziamento di piccoli progetti di riabilitazione, il che presuppone normalmente, che l'esecutore locale del progetto possa versare a rate alla banca centrale il controvalore in valuta nazionale.

Se le divise sono attribuite in via amministrativa, sussiste il pericolo che i flussi commerciali tradizionali si trovino falsificati dall'obbligo, imposto dai Paesi donatori, di rifornirsi presso le loro imprese. Per principio, la Svizzera non vincola i suoi aiuti, ma pretende che le imprese svizzere abbiano la possibilità di presentare le loro offerte e consente quindi al finanziamento dell'offerta o della fornitura - svizzera o estera - più conveniente.

Con il progredire delle riforme, l'attribuzione delle divise è lasciata sempre più alle forze del mercato, per mezzo di sistemi di messa all'asta. Nel corso di quest'evoluzione, i Paesi donatori più importanti hanno adeguato i loro aiuti alla bilancia dei pagamenti e concedono sempre più, come la Svizzera, importi non vincolati. S'attenua così il pericolo d'effetti collaterali di distorsione della concorrenza insito in questo tipo d'aiuto. Oggigiorno la scelta dei fornitori dipende perciò, anche per l'aiuto bilaterale alla bilancia dei pagamenti, in misura di nuovo maggiore dalla competitivita e dagli sforzi di vendita dei singoli offerenti.

Di norma, cofinanziamo o sosteniamo con contributi bilaterali paralleli le riforme economiche e gli aiuti a programmi specifici della Banca mondiale soltanto se possiamo seguire tutte le fasi preparative importanti e se siamo invitati a
partecipare ai lavori delle commissioni incaricate di studiare, negoziare e controllare i progetti; possiamo così farci un'immagine esauriente della situazione economica e delle riforme intraprese nei Paesi in questione.

343

Controvalore in valuta locale

Allo scopo d'evitare distorsioni della concorrenza e sistemi di circonvenzione della politica monetaria o del bilancio, i governi beneficiari dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti non mettono gratuitamente le divise a disposizione degli 1294

utilizzatori. Gli uffici statali e gli importatori privati devono pagarle in valuta locale; tale controvalore può in seguito servire a migliorare il bilancio dei Paesi in questione e contribuire così globalmente a coprire le spese interne d'adeguamento ed i costi d'indebitamento o essere attribuito ad impieghi specifici. Gli aiuti alla bilancia dei pagamenti hanno dunque un doppio effetto.

In passato abbiamo tentato in alcuni casi (ad esempio nel Madagascar) d'adoperare direttamente questo controvalore in valuta locale per coprire i costi locali di progetti di sviluppo svizzeri o d'altri Paesi. Risulta tuttavia ora sempre più evidente che tali vincoli non sono soddisfacenti. Con simili regolamenti diventa infatti più difficile per i governi mantenere una visione d'insieme del loro bilancio e tenere quindi sotto controllo l'inflazione. Questo vale tanto più se diversi donatori impongono tali vincoli e chiedono l'istituzione di fondi speciali. In futuro insiteremo perciò su un uso specifico dei mezzi in valuta locale soltanto in casi eccezionali, tanto più che il bilancio globale dei Paesi beneficiari è oggetto di ampie discussioni e sottosta quindi a condizioni già nel quadro dei programmi di ristrutturazione. Questo modo di procedere sottolinea la responsabilità principale propria dei Paesi beneficiari ed evita che si accumulino condizioni difficili da adempiere. Nei casi in cui furono stabiliti simili vincoli in passato e si è giunti nel frattempo ad un conflitto di finalità, cercheremo nuove vie insieme con i Paesi in questione. Resta aperta la possibilità di vincolare i mezzi in valuta locale a programmi sociali; per non incorrere in conflitti di finalità (inflazione) bisogna tuttavia includere tali programmi nel bilancio preventivo nazionale. Allo scopo d'ottenere i migliori effetti possibili, conviene in fin dei conti adottare soluzioni semplici, corrispondenti agli obiettivi primari e particolari dello strumento degli aiuti alla bilancia dei pagamenti nel quadro generale dei provvedimenti di cooperazione allo sviluppo.

35

Sdebitamento

351

Cenni generali

Per dare il nostro sostegno ai Paesi fortemente indebitati più poveri, avevamo sinora a nostra disposizione lo strumento degli aiuti alla bilancia dei pagamenti e quello del consolidamento dei debiti (crediti d'esportazione garantiti dalla GRE); per quest'ultimo sono stabilite dal 1988 condizioni di favore (le cosiddette «condizioni di Toronto»). Nel 1981 potemmo inoltre ricorrere ai mezzi dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti per pagare il contributo svizzero, di circa 6 milioni di franchi, alla cosiddetta «facilitazione di Witteveen» del FMI, destinata a ridurre il tasso d'interesse per prestiti ai Paesi in sviluppo più poveri, importatori di petrolio. Inoltre questi mezzi permisero di partecipare, nel 1988 e 1989, con un importo totale di 9,5 milioni di franchi ad un'azione coordinata con altri donatori e gestita dal FMI volta a riscattare i debiti boliviani nei confronti di banche commerciali internazionali (con uno sconto dell'89% sul debito nominale e la rinuncia da parte delle banche agli interessi, non più pagati da anni). Attualmente stiamo negoziando la partecipazione a simili azioni in favore d'altri due Paesi.

1295

I Paesi Bassi, la Svezia e la Svizzera furono sinora gli unici donatori bilaterali a partecipare a simili provvedimenti. Evidentemente questo tipo d'aiuto allo sviluppo pone alcuni problemi. Si tratta soprattutto di tre questioni difficili, che bisogna in ogni caso chiarire: - solidarietà tra Paesi donatori e creditori; affinchè lo sdebitamento sia efficace, bisogna essere sicuri che diversi donatori e creditori importanti vi partecipino e ne assumano gli oneri corrispondenti.

- pericolo di dover impiegare senza giustificazione mezzi pubblici per i rischi corsi da privati (banche ed esportatori); per evitare questo rischio, i debiti non sono in alcun caso riscattati al valore nominale, ma soltanto con uno sconto notevole, corrispondente a quello praticato sul mercato per debiti simili.

- rischio morale, relativo al comportamento futuro dei Paesi beneficiari di un tale sdebitamento. È poco probabile che i governi dei Paesi principalmente interessati - si tratta soprattutto di Paesi africani a sud del Sahara - si ritrovino tanto presto in grado d'assumere prestiti importanti, non accordati a condizioni di favore. Da un lato sarebbe necessario che vi si prestassero anche i creditori, mentre dall'altro questi Paesi hanno dovuto, negli ultimi anni, far fronte al proprio indebitamento in un modo atto ad indurii ad un diverso comportamento e ad un altro genere di pretese.

Bisogna anche domandarsi in questo contesto quale sia l'effetto dei provvedimenti di sdebitamento sui Paesi che riuscirono in passato, grazie ad una politica cauta, ad evitare d'indebitarsi eccessivamente. A tal proposito v'è da dire che restare degni di fiducia e di credito vai più che beneficiare di provvedimenti di sdebitamento. I mezzi messi a disposizione per il finanziamento dello sviluppo di questi Paesi non devono tuttavia essere ridotti a favore di quelli impiegati per lo sdebitamento degli altri.

Benché sia stato possibile sostenere le azioni menzionate all'inizio di questo capitolo con lo strumento esistente degli aiuti alla bilancia dei pagamenti - contribuendo ad attenuare tanto le difficoltà relative alla bilancia dei pagamenti quanto la situazione d'indebitamento - questo provvedimento è destinato in prima linea al finanziamento d'importazioni particolarmente importanti. L'impiego dell'aiuto tradizionale alla bilancia
dei pagamenti è connesso alla fornitura, in una situazione di crisi, di beni indispensabili all'approvvigionamento della popolazione e alla manutenzione degli impianti di produzione esistenti, con un effetto immediato di crescita economica (cfr. n. 34). Si è visto tuttavia che, in parecchi Paesi in sviluppo, l'indebitamento e le conseguenti obbligazioni presenti e future di servizio del debito (interessi ed ammortamento) hanno assunto dimensioni che rischiano di compromettere tutti gli sforzi tesi a ristabilire una crescita economica reale e a riacquistare la solvibilità necessaria per finanziare a tal scopo crediti commerciali a breve termine e riaffermare la fiducia degli investitori indigeni e stranieri. La riduzione dei debiti è perciò spesso un complemento necessario ai provvedimenti applicati in altri settori della cooperazione allo sviluppo.

1296

352

Presupposti dei provvedimenti di sdebitamento

Affinchè si possa, di caso in caso, prendere in considerazione un contributo svizzero a provvedimenti di sdebitamento, devono essere adempiuti i presupposti seguenti: - Deve trattarsi di uno dei Paesi fortemente indebitati più poveri; in prima linea, sono presi in considerazione Paesi nei Quali la Svizzera è attiva nel quadro dell'aiuto allo sviluppo.

- Il Paese beneficiario deve aver avviato un programma di riforma economica a media scadenza, in genere appoggiato dalle istituzioni internazionali di finanziamento (FMI, Banca mondiale o banca regionale di sviluppo). Provvedimenti di sdebitamento non integrati nel piano globale di una politica economica e di sviluppo razionale, che includa anche l'aspetto sociale dell'adeguamento, non servirebbero a combattere che sintomi e non avrebbero effetti a lunga scadenza.

- Il Paese deve disporre di una strategia di gestione del debito con un piano per l'alleviamento ed il consolidamento dei debiti a diversi livelli (Club di Parigi e altri creditori).

- Per le azioni multilaterali, il volume del debito che il contributo svizzero e le prestazioni d'altri donatori permettono di ridurre (in caso di riscatto) o di liquidare (ad esempio in caso di conversione in obbligazioni a lungo termine) dev'essere sufficiente per migliorare le condizioni di crescita e di sviluppo dei Paesi in questione.

- In caso di riscatto, di conversione dei debiti o di provvedimenti simili, il creditore privato (banca o esportatore) dev'essere chiamato a fornire anch'egli un contributo proporzionale al rischio corso. Tale contributo sta nella perdita reale di valore rispetto al credito originale (sconto).

Le azioni di sdebitamento sono scelte ed operate individualmente per ogni Paese e si limitano a crediti legati all'esportazione di beni civili.

353

Provvedimenti previsti

Come in ogni settore della cooperazione allo sviluppo, anche nel campo d'applicazione delle azioni di sdebitamento bisogna fondarsi sui bisogni concreti e sulle possibilità dei singoli Paesi in sviluppo e considerare l'efficacità di un aiuto quantitativamente assai limitato. Non è perciò possibile enumerare sin d'ora definitivamente le attività previste in questo settore. È necessario mantenere una certa flessibilità, per poter appoggiare nuovi piani che dovessero adempire i presupposti a tale sostegno.

Dato lo stato attuale delle discussioni di sdebitamento, abbiamo intenzione d'attuare, per mezzo del nuovo strumento, i seguenti tipi di provvedimenti:

80 Foglio federale. 73° anno. Voi. I

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353.1

Contributi al riscatto o al consolidamento di debiti commerciali,

con uno sconto conforme alle condizioni del mercato, nel quadro d'azioni sostenute da altri Stati donatori o da istituzioni (es.: Bolivia).

Quelli commerciali non costituiscono che una piccola parte dei debiti dei Paesi in sviluppo più poveri (tra il 10 ed il 30%). Poiché tuttavia non sono stati accordati a condizioni di favore, il servizio contrattuale di questi debiti è relativamente oneroso. A questo viene ad aggiungersi il fatto che, trattandosi d'importi relativamente modesti ed essendo il potere di negoziato di questi Paesi inferiore a quello dei Paesi fortemente indebitati di reddito medio, un sistema di consolidamento funzionante ed istituzionalizzato di conversione dei debiti esiste soltanto in pochi casi. Tra i Paesi più poveri, parecchi sono in grado soltanto sporadicamente d'assolvere i loro impegni contrattuali di pagamento, di modo che s'accumulano anche gli arretrati. Questa situazione cagiona spese supplementari che si traducono in un aumento dei premi di rischio per il finanziamento d'importazioni e quindi in un rincaro di quest'ultime. Il sussistere di debiti ed arretrati esercita inoltre un effetto estremamente negativo sulla propensione all'investimento di risparmiatori indigeni e stranieri.

Il volume dei debiti commerciali non garantiti dei Paesi fortemente indebitati più poveri è stimato a due o tre miliardi di dollari. Lo sconto praticato sui mercati, a dire il vero modesti, per questo tipo di debiti è compreso tra il 50 ed il 95 per cento. Come nei casi già trattati, si prevede che simili azioni saranno precedute da trattative tra creditori e debitori, nel corso delle quali si negozieranno sconti e modalità d'esecuzione. La responsabilità e la competenza principale spettano al Paese debitore in questione. Sono disposti a prestare aiuto tecnico e ad assumere lo svolgimento amministrativo per questi Paesi segnatamente l'IDA, che alla fine del 1989 ha stanziato a tale scopo una facilitazione creditizia di 100 milioni di dollari, ed il FMI.

353.2

Remissione di crediti garantiti (GRE)

Con questi provvedimenti prevediamo di sgravare i più poveri tra i Paesi in sviluppo fortemente indebitati dei debiti contratti in passato per forniture svizzere garantite dalla ORE e consolidati nel frattempo in seno al Club di Parigi. I crediti nei confronti dei Paesi che, secondo i criteri stabiliti e tenuto conto dei mezzi disponibili, entrano in linea di conto per simili alleviamenti ammontano a circa 300 a 400 milioni di franchi. Benché spesso tali Paesi procedano soltanto sporadicamente al servizio di questi debiti e taluni lo trascurino completamente, si tratta pur sempre d'un onere effettivo o potenziale che ne limita le possibilità di sviluppo.

Affinchè siano dati i presupposti che consentono alla Confederazione di rilasciare (del tutto o in parte) ai Paesi in sviluppo i debiti che ha garantito, prevediamo di procedere come segue: - la GRE cede la propria parte di credito alla Confederazione che le rilascia in cambio acconti propri (cfr. il messaggio sui provvedimenti di sgravio della

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garanzia dei rischi delle esportazioni, che vi sottoponiamo ancora quest'anno); - le franchige degli esportatori e delle banche, corrispondenti in media a un terzo circa dei crediti, sono acquistate, su base volontaria, dalla Confederazione per il valore di mercato con lo sconto corrispondente.

Gli esportatori e le banche che non accettano l'offerta d'acquisto, mantengono, nei confronti del Paese in questione, la loro parte di rischio rispetto al credito originale consolidato della GRE.

I Paesi debitori beneficeranno d'alleviamenti corrispondenti all'intera somma dei crediti acquistati o a parte di essa. Esamineremo anche di volta in volta in che misura sia opportuno vincolare la remissione dei debiti allo stanziamento di valuta locale (controvalore) per provvedimenti particolari della cooperazione allo sviluppo o a prestazioni specifiche del Paese in questione (ad esempio per la protezione dell'ambiente). Le considerazioni sull'uso del controvalore e sull'istituzione di fondi speciali fatte nel capitolo concernente l'aiuto alla bilancia dei pagamenti (cfr. n. 343) valgono per analogia anche in questo settore. Non escludiamo tuttavia per principio la possibilità di vincolare tale controvalore in modo semplice a progetti promettenti.

353.3

Contributi al pagamento degli arretrati nei confronti d'istituzioni internazionali di finanziamento,

da versare nel quadro d'azioni sostenute anche da altri Paesi donatori.

I Paesi debitori in mora nei confronti di tali istituzioni (FMI, Banca mondiale, banche regionali di sviluppo) sono esclusi da nuovi crediti multilaterali e spesso anche da quelli bilaterali ad essi connessi. Per questi Paesi, simili attività concertate di sostegno rappresentano perciò un aiuto importantissimo.

354

Finanziamento

Con un importo di 100 milioni di franchi (somma indicativa), destinato allo svolgimento d'azioni proprie e al sostegno di quelle internazionali, dovrebbe essere possibile ottenere un effetto di sdebitamento di 400 a 600 milioni di franchi, dato che i debiti in sospeso possono essere liquidati in buona parte con sconti notevoli. Per quanto riguarda i provvedimenti relativi ai debiti consolidati con la GRE, la parte propria alla GRE (200 a 300 milioni di franchi) sarebbe finanziata rilasciando acconti corrispondenti della Confederazione (cfr.

il messaggio sui provvedimenti di sgravio della garanzia dei rischi delle esportazioni). Questa remissione d'acconti è inclusa nell'ammontare stimatato dello sgravio (400 a 600 milioni di franchi).

Nelle circostanze attuali riteniamo quest'aiuto necessario e faremo il possibile per indurre altri Paesi donatori a svolgere azioni simili. Si potrebbe così ricondurre, nel corso dei prossimi quattro anni, l'indebitamento di parecchi tra i più poveri Paesi in sviluppo ad uno stato che non sia d'ostacolo ai loro propri sforzi in ambito economico e sociale e alla cooperazione allo sviluppo in altri settori.

1299

36

Ripercussioni sull'ambiente

Nel messaggio sulla continuazione della cooperazione tecnica e dell'aiuto finanziario esaminiamo a fondo l'interdipendenza tra l'indebitamento, la povertà, la distruzione dell'ambiente ed il significato di una crescita economica durevole. Con le considerazioni seguenti, ci limiteremo perciò ad indicare in che maniera i provvedimenti previsti possono contribuire ad un miglioramento della situazione ecologica e quali sono quelli che adottiamo per riconoscere ed evitare eventuali effetti secondari negativi.

Per quanto riguarda i contributi e gli effetti ecologici positivi dei diversi provvedimenti, possiamo dire quanto segue: Gli aiuti alla bilancia dei pagamenti, i programmi volti a stabilizzare i redditi d'esportazione ed i provvedimenti di sdebitamento contribuiscono a colmare le lacune nel finanziamento esterno di Paesi fortemente indebitati. S'affievolisce così la pressione economica che grava su questi Paesi e si riduce quindi anche il rischio d'uno sfruttamento eccessivo delle risorse naturali dovuto agli sforzi di migliorare l'approvvigionamento interno e d'aumentare i redditi d'esportazione. In quanto aiuti esterni per programmi di ristrutturazione, gli aiuti alla bilancia dei pagamenti e i provvedimenti di sdebitamento sono volti al risanamento delle circostanze macroeconomiche nei Paesi beneficiari, presupposto importante per ritornare ad una crescita economica continua e per porre termine all'impoverimento di vasti strati della popolazione. In casi propizi, i provvedimenti di sdebitamento possono inoltre essere vincolati direttamente ad obblighi di protezione dell'ambiente (debt for nature swaps).

Si sente tuttavia spesso argomentare che i programmi di ristrutturazione dei quali gli aiuti alla bilancia dei pagamenti ed i provvedimenti di sdebitamento fanno parte esercitano ripercussioni negative sull'ambiente. A questi timori bisogna opporre il fatto che senza tali programmi la situazione economica dei Paesi in questione continuerebbe a deteriorarsi ed i pericoli menzionati per l'ambiente si farebbero quindi più gravi, anche a causa della pressione demografica in continuo aumento. Spesso tuttavia la riduzione dei debiti e l'afflusso di nuovi mezzi finanziari non bastano ad evitare completamente le conseguenze dell'indebitamento e dell'impoverimento. Sono inoltre frequentemente necessari
provvedimenti specifici in favore dell'ambiente e programmi settoriali volti a riparare i danni intervenuti e a correggere gli errori commessi.

I finanziamenti misti ed i provvedimenti d'incoraggiamento del transfert tecnologico e degli sforzi d'industrializzazione contribuiscono a consolidare i fondamenti economici. Questo è necessario per giungere ad una crescita economica duratura e diversificata, che non dipenda più in così grande misura dalle materie prime. Una crescita economica equilibrata è inoltre indispensabile per combattere l'impoverimento e la conseguente distruzione delle risorse naturali. In linea di massima, siamo anche interessati a sostenere con i finanziamenti misti investimenti nel settore ecologico. Se questo sarà possibile dipenderà tuttavia in grande misura dalla capacità della nostra industria di soddisfare, a condizioni competitive, i bisogni concreti dei Paesi beneficiari in questo campo.

1300

Mirano ai medesimi obiettivi anche i provvedimenti d'incoraggiamento dell'esportazione che dovrebbero consentire ai Paesi in sviluppo di esportare in maggior misura beni non tradizionali e/o d'aumentare i redditi dell'esportazione di materie prime con miglioramenti qualitativi invece che quantitativi.

La crescita economica non deve tuttavia essere fine a sè stessa. Si tratta anzi d'evitare che si trascurino possibili conseguenze negative per l'ambiente e d'assicurare gli effetti di salvaguardia a lungo termine dei fondamenti dell'attività economica. In futuro bisognerà esaminare ancor di più questi aspetti dei programmi di ristrutturazione. Negli ultimi anni si è tuttavia riconosciuto che non è possibile ottenere per forza esiti positivi a breve termine e che questi programmi hanno bisogno di maggior tempo (e di maggiori mezzi finanziari).

Questa presa di coscienza dovrebbe ridurre notevolmente il rischio d'incorrere in effetti secondari negativi.

È necessario evitare anche gli effetti secondari indesiderati sull'ambiente di provvedimenti volti allo sviluppo dell'infrastnittura e dell'industria. Già da anni sono perciò prese in considerazione per le decisioni di finanziamento anche le ripercussioni ecologiche dei progetti di sviluppo incoraggiati con crediti misti. Dal 1988 si esaminano sistematicamente in quest'ottica tutti i progetti.

È applicato a tal scopo un procedimento graduale stabilito, dapprima per un periodo di prova di 18 mesi, in seno al Comitato interdipartimentale per la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario (con la partecipazione segnatamente dell'Ufficio federale dell'ambiente, delle foreste e del paesaggio). Analogamente alla prassi internazionale d'esame delle ripercussioni ambientali di progetti di sviluppo, questi procedimenti si suddividono in tre fasi: a) esame generale e valutazione, b) esame più particolareggiato, se vi sono indizi di pericolo per l'ambiente, e e) studio approfondito dell'impatto sull'ambiente, se tali indizi si trovano confermati.

Abbiamo inoltre cura d'assicurare uno scambio intenso d'informazioni e d'esperienze tra i diversi servizi dell'amministrazione federale (DSA/UFAFP/UFEE), come anche con le organizzazioni internazionali e le banche multilaterali di sviluppo (segnatamente la Banca mondiale).

4 41 411

Conseguenze Conseguenze finanziarie e ripercussioni sull'effettivo del personale Conseguenze finanziarie

Si prevede che il credito quadro di 430 milioni di franchi, da voi stanziato l'8 ottobre 1986 per la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione allo sviluppo, risulterà completamente impegnato entro la fine del 1990. Il credito di 840 milioni di franchi, che vi chiediamo per continuare detti provvedimenti, consentirà d'assumere altri impegni durante un periodo di quattro anni. Il nuovo credito sarà peraltro impiegato

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soltanto al momento in cui i mezzi finanziari del precedente risulteranno esauriti, ma non prima del 1° gennaio 1991.

Secondo l'esperienza fatta coi crediti precedenti, le spese che derivano dagli impegni assunti sul fondamento d'un nuovo credito si distribuiscono su un periodo di sette a nove anni a contare dall'entrata in vigore del credito. Questo significa che una parte degli impegni assunti tra il gennaio 1991 ed il dicembre 1994 daranno luogo a versamenti effettivi anche oltre la scadenza minima del nuovo credito quadro.

L'importo totale del credito quadro per provvedimenti commerciali ed economici è stato stabilito sul fondamento dei crediti previsti a tal scopo nel preventivo per il 1991 e nei piani finanziari per il 1992 ed il 1993. Il suo impiego dipenderà tuttavia dalle spese che fisserete ogni anno con il preventivo. Ogni riduzione di queste spese rispetto al piano finanziario comporterà una proroga della sua durata.

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Ripercussioni sull'effettivo del personale

Alla fine del 1989, 16 collaboratori e collaboratrici (incluse le segretarie) erano impiegati presso il Servizio dello sviluppo dell'Ufficio federale dell'economia esterna. A questo servizio competono, accanto a compiti concernenti le banche multilaterali di sviluppo, le organizzazioni internazionali delle materie prime e la cooperazione commerciale ed economica multilaterale con i Paesi in sviluppo, anche l'impiego e la gestione dei crediti quadro. Dal 1986 due unità sono state aggiunte all'effettivo di questo servizio per mezzo di trasferimenti interni; altre due unità gli sono state attribuite dal contingente che avete accordato all'Ufficio federale dell'economia estera con il preventivo per il 1990.

Questi rinforzi non bastano tuttavia ad assolvere i sempre più numerosi compiti in questo settore.

- Non soltanto aumenta il volume dei crediti quadro di volta in volta. Poiché gli impegni, l'attuazione dei programmi, il controllo e la valutazione non hanno luogo durante il medesimo periodo, s'accumulano anche i compiti derivanti dai crediti quadro precedenti e da quelli nuovi.

- In seguito alla sua valutazione dei finanziamenti misti, la Commissione della gestione esige che i progetti siano seguiti più da vicino e che l'amministrazione si mostri più attiva nel prepararli e nel concepirli. In parte è possibile assolvere questi compiti ricorrendo a periti. Tali possibilità sono tuttavia limitate, dato che rimane indispensabile guidare i consulenti esterni e la responsabilità ultima non può che incombere sull'amministrazione. L'attuale mancanza di personale può inoltre causare ritardi sfavorevoli nell'esame dei progetti e nella presa di decisioni.

- L'introduzione dei provvedimenti di sdebitamento ed il consolidamento del programma di compensazione dei redditi d'esportazione richiedono anch'essi nuove unità di personale. L'elaborazione di procedimenti adeguati e di programmi coerenti per lo sdebitamento domandano parecchio lavoro.

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Per questi motivi, l'Ufficio federale dell'economia esterna ha bisogno, in questo settore, d'almeno quattro unità di personale supplementare, da accordare nell'ambito del preventivo.

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Ripercussioni sui Cantoni e i Comuni

L'esecuzione del decreto federale concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, inclusi i provvedimenti di sdebitamento, incombe esclusivamente alla Confederazione e non grava perciò in alcun modo sui Cantoni e Comuni.

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Programma di legislatura

II credito quadro per la continuazione dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo è annunciato nel Programma di legislatura 1987-1991 (FF 1988 I 339, allegato 2). Nel relativo rapporto, la ricerca di soluzioni per il problema dell'indebitamento con particolare considerazione per i Paesi più poveri è enumerata tra gli obiettivi del Consiglio federale (FF 1988 I 339 n. 2).

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Rapporto con il diritto europeo e con l'Europa

I provvedimenti previsti non toccano il diritto europeo.

Le Comunità europee e la Svizzera sono sinora sole a disporre d'un programma paragonabile di compensazione delle perdite d'esportazione di Paesi in sviluppo produttori di materie prime. Ne risultano punti di convergenza. D'altronde bisognerà riconoscere e sfruttare sempre meglio possibili sinergie europee anche per quanto concerne la cooperazione allo sviluppo. La tendenza, in sé rallegrante, di alcuni istituti nazionali di finanziamento dello sviluppo in Paesi della CEE di concedersi a vicenda maggiori diritti di libera circolazione potrebbe causare una perdita di competitivita dell'industria svizzera. La seguiamo perciò attentamente. La disponibilità di finanziamenti a condizioni di favore (crediti misti) costituisce d'altronde sempre più spesso un presupposto alla partecipazione di ditte svizzere a progetti attuati da consorzi europei in Paesi del Terzo mondo.

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Fondamenti legali e forma giuridica

II decreto federale concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, inclusi i provvedimenti di sdebitamento, che sottoponiamo alla vostra approvazione poggia sull'articolo 9 capoverso 1 della legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario (RS 974.0), conforme-

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mente al quale i fondi per la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali sono stanziati in forma di crediti quadro pluriennali. Abbiamo già spiegato nel messaggio del 9 agosto 1978 concernente il finanziamento di provvedimenti economico-commerciali di cooperazione allo sviluppo (FF 1978 II 369) che provvedimenti di questo tipo possono fondarsi sulla legge menzionata. I provvedimenti di sdebitamento contribuiscono fortemente a promuovere gli scopi, indicati nell'articolo 5 della legge, della cooperazione svizzera allo sviluppo e rientrano nelle altre forme di cooperazione previste dalla legge (art. 6 cpv. 2 lett. e).

Trattandosi d'un decreto di portata finanziaria occorre, in virtù dell'articolo 8 della legge del 23 marzo 1962 sui rapporti fra i Consigli (RS 171.11), la forma del decreto semplice; in quanto tale, l'atto non è sottoposto al referendum facoltativo.

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Seconda parte: Accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale (SFI) I II

In generale Introduzione

Con l'accordo che sottoponiamo alla vostra approvazione, saranno concessi alla SFI i medesimi diritti di cui beneficia la Banca mondiale dal 1951 e la Banca europea d'investimento (BEI) dal 1972. Come queste due organizzazioni, che operano nel settore della cooperazione allo sviluppo, anche la SFI dovrebbe godere d'un accesso facilitato al mercato svizzero dei capitali, beneficiando dell'aliquota preferenziale, prevista per le persone domiciliate in Svizzera, per la tassa di negoziazione («tassa di bollo») e dell'esonero dall'imposta preventiva.

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Scopo ed organizzazione della SFI

La SFI, fondata nel 1956 come organizzazione giuridicamente indipendente all'interno del gruppo della Banca mondiale, è aperta agli Stati membri di quest'ultima. Promuove la crescita economica dei Paesi in sviluppo che ne sono membri, sostenendo, senza domandare garanzie statali, l'attività imprenditoriale privata. A tal scopo, accorda crediti e/o partecipa direttamente al capitale azionario di ditte private nei Paesi in sviluppo. Di regola finanzia soltanto una parte - sino al 25 per cento - dei costi dei progetti ed esorta altri investitori e creditori a parteciparvi. Gli impegni della SFI sono esaminati secondo criteri economici, finanziari e di politica dello sviluppo. Da quando esiste, la SFI ha dovuto rinunciare soltanto all'uno per cento circa dell'importo totale dei crediti accordati.

Sino all'inizio degli anni ottanta, la SFI otteneva i crediti necessari al finanziamento dei suoi progetti per il tramite della Banca mondiale. Per essere più flessibile nell'ottenimento di mezzi finanziari, ha cominciato negli ultimi anni a ricorrere direttamente ai mercati del capitale per la metà circa dei crediti di cui abbisogna, pari a pressappoco 250 milioni di dollari all'anno.

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Rapporti della SFI con la Svizzera

A più riprese, la Svizzera ha sostenuto negli ultimi anni l'attività della SFI con prestiti a fondo perso.

- Nel 1986 fu concesso un contributo di 500 000 dollari all'African Project Development Facility (APDF). L'APDF aiuta soprattutto le piccole e medie imprese. Il suo scopo è quello di rafforzare il settore privato in Africa; a tal fine sostiene imprenditori locali nella preparazione dei loro progetti d'investimento, di joint ventures o di transfert tecnologici.

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- Per il 1989/1990, 500 000 dollari furono messi a disposizione del Foreign Investment Advisory Service (FIAS). Il FIAS è un servizio comune dell'AMGI e della SFI con lo scopo d'aiutare i Paesi in sviluppo a migliorare le condizioni d'investimento per capitali privati esteri ed ottimizzare così il contributo di tali investimenti allo sviluppo.

- La Svizzera partecipa inoltre con 500000 dollari all'African Management Services Company (AMSCo), il cui fine è quello di rinvigorire la gestione delle imprese africane. Questa partecipazione è volta a migliorare la formazione pratica e teorica dei quadri dirigenti africani.

- Nel 1989, infine, la Svizzera accordò alla SFI un fondo fiduciario di 300000 dollari per il finanziamento di studi e preparativi a possibili progetti della SFI.

Da quando la SFI opera direttamente sui mercati del capitale, s'interessa anche particolarmente a quello svizzero, vista soprattutto l'importanza che quest'ultimo ha da tempo per la Banca mondiale. Poiché tuttavia, quale organizzazione giuridicamente indipendente, non beneficia dei vantaggi concessi alla Bance mondiale, la SFI non ha sinora assunto prestiti sul mercato svizzero.

Nel 1988 e nel 1989 ebbero luogo contatti ufficiali tra rappresentanti del governo svizzero e della SFI. I rappresentanti della SFI espressero in tali occasioni il desiderio di beneficiare d'un accesso privilegiato al mercato svizzero dei capitali. Quelli svizzeri si dichiararono disposti ad elaborare un accordo sullo statuto giuridico della SFI in Svizzera (cfr. allegato 6). Questa convenzione è necessaria perché l'accordo con la Banca mondiale non include la SFI, essendo quest'ultima un'istituzione giuridicamente indipendente. L'accordo sottosta inoltre all'approvazione parlamentare. Sarebbe stato possibile rinunciarvi soltanto se la SFI avesse disposto d'una sede svizzera. In tal caso, il Consiglio federale avrebbe potuto concluderlo di competenza propria sul fondamento del decreto federale del 30 settembre 1955 concernente la conclusione o la modificazione di accordi con organizzazioni internazionali intesi a stabilire il loro statuto giuridico nella Svizzera (RS 192.12).

2

Contenuto dell'accordo

II testo relativo allo statuto giuridico della SFI in Svizzera corrisponde in gran parte agli accordi conclusi con la Banca mondiale e la Banca europea di sviluppo (cfr. messaggi del Consiglio federale del 29 agosto 1951 concernente lo statuto giuridico in Svizzera della Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, BB1 1951 II 617 ris. FFf 1951 II 613, e del 15 agosto 1972 concernente l'Accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Banca europea d'investimento, FF 1972 II 113).

I primi quattro articoli dell'accordo allegato concernono il riconoscimento della personalità giuridica e della capacità d'agire della SFI (art. 1), i casi in cui la SFI sottosta alla giurisdizione dei tribunali svizzeri (art. 2), l'obbligo della SFI di chiedere l'autorizzazione della Banca nazionale prima d'effettuare operazioni bancarie in Svizzera (art. 3) nonché la liberazione dei beni e averi della SFI dall'applicazione di determinati provvedimenti coercitivi e l'inviolabilità degli archivi (art. 4).

1306

L'articolo 6 concede alla SFI le medesime facilitazioni come alle rimanenti istituzioni delle Nazioni Unite che operano in Svizzera.

L'articolo 7 garantisce ai funzionari della SFI l'immunità di giuridizione per gli atti che compiono in veste ufficiale. Questa disposizione non è in alcun modo pregiudizievole all'istituzione d'una sede svizzera della SFI; a tal fine sarebbe necessario concludere un apposito accordo di sede. L'articolo 8 stabilisce la procedura arbitrale per il regolamento delle controversie.

La disposizione più importante per ambedue le parti è l'articolo 5, relativo allo statuto fiscale della SFI in Svizzera. In caso d'assunzione definitiva e di collocamento di obbligazioni («notes» incluse) da parte di banche svizzere, la SFI beneficia della medesima aliquota per la tassa di negoziazione («tassa di bollo») come la Banca mondiale e la Banca europea di sviluppo (attualmente 1,5 per mille del controvalore). Con il capoverso 2 dell'articolo 5, la SFI è esentata dall'imposta preventiva sui redditi dei capitali investiti in Svizzera.

3 31

Conseguenze Conseguenze finanziarie e ripercussionni del personale

sull'effettivo

L'approvazione dell'accordo non si ripercuote sulle finanze federali. L'accordo non causa alcun aumento dell'effettivo del personale.

32

Ripercussioni sui Cantoni

L'accordo non produce effetti per i Cantoni.

4

Linee direttive della politica di governo

II testo proposto non è previsto nel programma di legislatura 1987-1991. Corrisponde tuttavia all'obiettivo menzionato di sostenere gli sforzi tesi a migliorare l'efficienza d'organizzazioni internazionali e a rafforzare ancor più la cooperazione allo sviluppo.

5

Rapporto con il diritto europeo

II testo proposto non lange il diritto europeo.

6

Conformità con gli obiettivi della politica di sviluppo

II decreto federale proposto è conforme alla legge federale del 19 marzo 1976 sulla cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali (RS 974.0), che, nell'articolo 6 capoverso 1 lettera d, prevede, tra le forme che può assumere la cooperazione allo sviluppo, provvedimenti per promuovere l'impiego di mezzi dell'economia privata.

1307

7

Costituzionalità

II fondamento costituzionale del decreto federale è dato dall'articolo 8 della Costituzione federale che conferisce alla Confederazione il diritto di concludere trattati internazionali. La competenza dell'Assemblea federale si fonda sull'articolo 85 numero 5 della Costituzione federale. L'accordo può essere denunciato ad ogni momento con un preavviso d'un anno. Non prevede l'adesione ad un'organizzazione internazionale, né implica un'unificazione multilaterale del diritto. Il decreto non sottosta quindi al referendum facoltativo, giusta l'articolo 89 capoverso 3 della Costituzione federale.

3210

1308

Decreto federale

Disegno

concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione allo sviluppo, inclusi i provvedimenti di sdebitamento del

L'Assemblea federale della Confederazione Svizzera, visto l'articolo 9 capoverso 1 della legge federale del 19 marzo 1976'' su la cooperazione allo sviluppo e l'aiuto umanitario internazionali; visto il messaggio del Consiglio federale del 21 febbraio 19902), decreta: Art. l 1 Al fine di garantire la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, è stanziato un credito quadro di 840 milioni di franchi.

2 La durata del credito è fissata ad almeno quattro anni a decorrere dal 1 ° gennaio 1991, ma non prima che siano esauriti i mezzi previsti nel precedente credito quadro per provvedimenti economici e commerciali.

3 1 crediti annui di pagamento sono iscritti nel preventivo.

Art. 2 II presente decreto, che non è di obbligatorietà generale, non sottosta al referendum.

3211

') RS 974.0 )FF 1990 I 1249

2

1309

Decreto federale Disegno che approva l'accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale del

L'Assemblea federale della Confederazione Svizzera, visto l'articolo 8 della Costituzione federale; visto il messaggio del Consiglio federale del 21 febbraio 1990'', decreta:

Art. l 1 L'accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale (allegato 6) è approvato.

2 II Consiglio federale è autorizzato a ratificarlo.

Art. 2 II presente decreto non sottosta al referendum.

3213

1)FF 1990 I 1249 1310

Allegato 1

Materie prime 1

Compensazione delle perdite di proventi d'esportazione

Per i pagamenti di compensazione delle perdite d'esportazione non esiste alcun sistema di strumenti multilaterali ai quali la Svizzera avrebbe potuto aderire.

Prima che potessimo ricorrere ai 40 milioni di franchi previsti a tale scopo nel terzo credito quadro, dovemmo perciò stabilire i principi del loro impiego, i metodi di calcolo ed i canali d'applicazione. Per le domande tecniche si potè instaurare una stretta collaborazione con la Commissione delle CE.

Durante una prima fase, autorizzammo in seguito 15,8 milioni di franchi per versamenti di compensazione a favore di sei Paesi in sviluppo africani che avevano subito, nei confronti della Svizzera, forti perdite d'esportazione negli anni 1986 e 1987 (cfr. tavola riassuntiva a pag. 63). Al calcolo dei singoli importi si applicarono le regole del sistema di stabilizzazione STABEX delle CE. Le perdite calcolate risultarono dal calo dei prezzi o dalla riduzione delle quantità esportate rispetto al quadriennio precedente.

I mezzi finanziari furono impiegati quali aiuti immediati non rimborsabili per le materie prime in questione; si finanziarono in prima linea provvedimenti strutturali d'aumento della produttività, di diversificazione e di lavorazione in loco. Scegliemmo a tal scopo due diversi canali d'applicazione: da un lato partecipammo al finanziamento di programmi e progetti d'adeguamento strutturale dell'IDA, d'altro lato concludemmo accordi bilaterali di cofinanziamento per programmi nazionali di sviluppo.

I pagamenti di compensazione concessi per gli anni 1986 e 1987 si ripartiscono come segue sui Paesi beneficiari:

Prodotti

Sudan

. ...

Togo Uganda Rep. Centraf ricana Tanzania

. ...

. ...

. ...

. ...

Ciad

. ...

Totale 11

cotone arachidi cacao cotone cotone cotone caffè cotone

Importo totale (1986 e 1987) Mio fr.

Impiego dei mezzi finanziari

3,5

programma IDA

1,3 1,3 1,9 4,7

programma IDA programma IDA1' programma IDA accordo bilaterale1'

3,1 15,8

accordo bilaterale

In collegamento con un aiuto svizzero alla bilancia dei pagamenti.

1311

I mezzi rimanenti, ossia 24,2 milioni di franchi, saranno adoperati in modo simile per compensare le perdite di proventi d'esportazione d'altri Paesi e per pagamenti di compensazione per il 1988 a quelli che già ne beneficiano.

2

Informazioni attuali sullo stato del mercato

Nell'intento d'accrescere la trasparenza dei mercati di materie prime specializzati e di procurare in questo modo segnatamente maggiori proventi ai Paesi in sviluppo, il Centro del commercio internazionale CNUCED/GATT (CCI) istituì diversi anni or sono un servizio d'informazione sul mercato detto «Market News Service (MNS)». Tale servizio è attualmente disponibile per i seguenti gruppi di prodotti: fiori da taglio, spezie, frutti e verdure, pelli grezze e cuoi preconciati, legni tropicali. A complemento dei rimanenti provvedimenti concernenti le materie prime, contribuiamo a quest'azione dal 1985 con importi annui di circa 0,5 milioni di franchi.

Sussiste tuttora un forte bisogno d'informazioni di mercato attuali e rapidamente disponibili su prodotti rilevati dal MNS; per questi ultimi non esistono infatti borse con meccanismi trasparenti di formazione dei prezzi né servizi commerciali di trasmissione dei dati. Grazie alla trasmissione elettronica, le informazioni della banca dati specializzata (specificazione dei prodotti, prezzi, tariffe doganali, prescrizioni d'importazione, tendenze del mercato, ecc.) giungono agli esportatori ed importatori che vi sono allacciati. Ne approfittano soprattutto i piccoli produttori, che possono farsi rapidamente un'idea dello stato del mercato e vendere i loro prodotti laddove vigono al momento le condizioni di mercato e di prezzi più favorevoli. Sino ad oggi, oltre 210 destinatari in circa 92 Paesi in sviluppo si sono allacciati a questo sistema che, essendo concepito come servizio autofinanziato, dovrebbe con il tempo coprire le proprie spese.

3

Silvicoltura nell'Amazzonia

Durante la sua quarta sessione, il Consiglio dell'Organizzazione internazionale dei legni tropicali (ITTO) decise di finanziare un progetto integrato di sviluppo nella regione occidentale dell'Amazzonia. La Svizzera vi partecipa con 220 000 dollari (ca. 0,35 mio fr.). Il Brasile, il Giappone, i Paesi Bassi ed il «World Wildlife Fund (WWF)» assumono la parte rimanente dei costi totali, stimati nel preventivo a 3 milioni di dollari. Lo scopo a lunga scadenza di questo progetto, sostenuto tanto da gruppi ecologici che da cerehie commerciali, è quello di propagare lo sfruttamento duraturo delle foreste nelle regioni che si prestano a tale fine, con la partecipazione della popolazione locale ed integrando tale sfruttamento in una politica globale d'utilizzazione del suolo della regione che tenga conto del totale delle risorse disponibili ed utilizzabili dal punto di vista ecologico. Il progetto, suddiviso in tre fasi, prevede dapprima l'elaborazione di una metodologia d'inventario adeguata alla regione, applicata alla foresta d'Antinari nello Stato dell'Acre. Le esperienze fatte in questo modo servono a preparare piani concreti di sfruttamento. Sempre durante la prima fase, si svolgono 1312

inoltre diversi seminari e corsi di formazione per i partecipanti locali al progetto. Si spera così segnatamente di estenderne i risultati alle regioni limitrofe del Perù e della Bolivia. La seconda fase comprende uno studio sui prodotti del legno e sulle loro possibilità di smercio, mentre la terza tappa sarà dedicata alla redazione d'un programma d'investimento. La Svizzera partecipa anche con circa 0,5 milioni di franchi ad un progetto simile in Bolivia.

81 Foglio federale. 73° anno. Vol. l

1313

Allegato 2 Promozione commerciale a favore dei Paesi in sviluppo 1

Attività d'informazione e consulenza dell'Ufficio svizzero di espansione commerciale (OSEC) a favore dei Paesi in sviluppo

Al mandato del servizio dell'OSEC a Losanna per il promovimento dello smercio di prodotti d'esportazione dei Paesi in sviluppo venne ad aggiungersi, il 1° gennaio 1989, un nuovo compito: oltre a quelli tradizionali d'informare gli importatori svizzeri e di consigliare gli esportatori nei Paesi del Terzo mondo, gli incombe d'ora innanzi anche quello di sostenere direttamente gli sforzi intrapresi da singoli Paesi in sviluppo per lo smercio dei loro prodotti. Tre azioni sono attualmente in corso in questo senso, concernenti l'incoraggiamento delle importazioni dal Rwanda e dalle Filippine nonché lo svolgimento d'un seminario per esportatori da tre Stati latinoamericani con lo scopo di giungere ad una più stretta cooperazione con importatori potenziali in Svizzera.

Abbiamo inoltre finanziato l'aggiornamento e la pubblicazione della quarta edizione dell'opuscolo in quattro lingue «Come esportare in Svizzera».

Nel 1989, il bilancio di questo servizio dell'OSEC ammontava ad 1,2 milioni di franchi.

2

Promovimento dello smercio di prodotti d'esportazione dai Paesi in sviluppo nel quadro di progetti del CCI

La Confederazione ha finanziato tre progetti di promovimento delle esportazioni del CCI nell'Honduras, nel Costarica e nel Rwanda. Tali progetti sono volti, da un lato, alla creazione di strutture istituzionali adeguate ai bisogni del commercio internazionale e, d'altro lato, all'identificazione e al promovimento dello smercio di prodotti d'esportazione non tradizionale.

Da una valutazione svolta nel maggio del 1989 risultò che gli esiti dei progetti nell'Honduras e nel Costarica sono diversi, ma generalmente positivi. Secondo la statistica delle esportazioni dell'Honduras, il progetto intrapreso nel 1984 in tale Paese ne ha aumentate le esportazioni. Nel Costarica e nel Rwanda si notano rapidi progressi per quanto riguarda la componente istituzionale, mentre l'aiuto alle imprese d'esportazione è incominciato soltanto all'inizio del 1988, con alcuni mesi di ritardo sull'orario originariamente previsto. I costi ammontano a 954 000 dollari (circa 1,5 mio fr. per due anni e mezzo) per il progetto nell'Honduras, a 588 000 dollari (circa 900000 fr. per due anni) per quello nel Costarica e a 1,7 milioni di dollari (circa 2,6 mio fr. per quello nel Rwanda.

3

Approvvigionamento e magazzinaggio

La Confederazione ha finanziato la terza fase dei progetti del CCI volti a rendere più efficienti i metodi d'approvvigionamento e di magazzinaggio nel Rwanda e nel Burundi. Tali progetti includono tre campi d'attività: 1314

- miglioramento delle condizioni d'importazione, grazie alla semplificazione delle strutture legali e amministrative; - formazione e perfezionamento delle persone responsabili dell'approvvigionamento e del magazzinaggio e, su richiesta, consulenza di singole imprese; - istituzione di centri d'informazione per la ricerca dei fornitori più convenienti.

L'aiuto al Rwanda e al Burundi sarà concluso alla fine del 1990.1 risultati ottenuti nel Rwanda sono da considerarsi eccellenti: questo Paese ha potuto ridurre del 10 per cento le proprie spese d'importazione, senza alcun calo quantitativo o qualitativo. Nel Burundi non si sono dapprima ottenuti gli esiti attesi, a causa di resistenze interne e della sostituzione di personale amministrativo dovuta in parte ad un colpo di Stato. Prolungando il progetto di sedici mesi ed assumendo un perito che conosce la situazione del Paese, si sono tuttavia create in seguito le condizioni necessarie ad una conclusione positiva. Le spese per il programma svolto nel Rwanda ammontarono a 636 000 dollari (circa 1 mio fr. per due anni), quelle per il Burundi a 285000 dollari (ca. 450000 fr. per sedici mesi).

4

CNUCED: servizio di consulenza per l'acquisto di prodotti alimentari

Questo progetto, che ha preso avvio nel 1978 ed è attuato dalla CNUCED, offre consulenza tecnica ai Paesi in sviluppo importatori di prodotti alimentari, segnatamente di cereali e semi oleosi. Questo servizio consente agli Stati che ne beneficiano d'ottenere forti risparmi di divise. Da una valutazione svolta nel 1986 risultò che questo progetto presenta un rapporto assai conveniente tra costi e benefici ed è perciò opportuno proseguirlo.

Metodi inopportuni d'acquisto e carenze dell'infrastnittura tecnica causano spese addizionali nonché perdite di trasporto e di magazzinaggio, che, secondo stime affidabili, ammontano, per i Paesi partecipanti al progetto, ad oltre due miliardi di dollari e che si potrebbero considerevolmente ridurre.

Da metà del 1988, la Confederazione partecipa con 1 094 100 dollari (ca. 1,7 mio fr.) ripartiti su cinque anni alla fase terminale di questo progetto. Dopo la sua conclusione, si prevede d'affidare il finanziamento della maggior parte delle attività direttamente ai beneficiari.

1315

Allegato 3

Incoraggiamento dell'impiego di mezzi privati a scopo d'industrializzazione I

Ufficio dell'ONUDI a Zurigo e strumenti complementari di finanziamento

L'Ufficio dell'ONUDI a Zurigo fu fondato nel 1978. Nel 1985, il suo mandato fu prorogato di cinque anni, sino alla primavera del 1990, con un costo di 3,3 milioni di franchi.

II compito di quest'istituzione è quello d'assistere le imprese nei Paesi in sviluppo nella ricerca d'imprese o persone in Svizzera interessate ad operare un investimento o un transfert tecnologico. La segreteria dell'ONUDI a Vienna, nonché banche ed imprese nei Paesi del Terzo mondo ed in Svizzera, propongono i progetti all'ufficio. Lo scopo primo è quello di mettere in contatto il più rapidamente possibile una parte con l'altra.

L'ufficio attua inoltre il cosiddetto programma dei delegati, il cui fine è quello di sostenere l'attività di collaboratori d'istituzioni nei Paesi in sviluppo per l'incoraggiamento degli investimenti. Questi possono svolgere uno stage di due anni in Svizzera e cercare nel contempo nel nostro Paese persone interessate a progetti d'industrializzazione particolarmente urgenti. Hanno sinora partecipato a questo programma delegati provenienti dalla Cina, dalla Tailandia, dall'Uruguay e dalla Tunisia, nonché rappresentanti dell'«African Project Development Facility». Il suo finanziamento è assicurato sino alla primavera del 1990. Dal 1985, i costi ammontarono a 1,2 milioni di franchi.

Un consulente d'esportazione del CCI fu assegnato all'ufficio dell'ONUDI allo scopo d'assistere le «joint ventures» tese all'esportazione. Quest'iniziativa, assolutamente nuova sia per il suo aspetto istituzionale (collaborazione operazionale di due organizzazioni internazionali) che per la sua concezione (aiuto diretto alle imprese), è particolarmente interessante dato che permette di migliorare le possibilità d'attuazione di progetti d'investimento volti all'esportazione.

2

Servizi di consulenza e di mediazione

L'obiettivo dell'ufficio «Technology for thè People» a Ginevra è quello di facilitare la trasmissione di conoscenze e mezzi tecnici da piccole e medie imprese svizzere a imprese asiatiche. A tal scopo «Technology for th People» funge da mediatore per contatti tra ditte svizzere ed asiatiche, reagendo così a richieste formulate, per la maggior parte dai sei Stati, ai quali questo programma si rivolge: Pakistan, India, Sri Lanka, Bangladesh, Thailandia ed Indonesia. Nel 1988, imprenditori svizzeri si recarono inoltre in questi Paesi per stabilire contatti diretti con le controparti potenziali ad attività future.

Un inventario, stabilito nel 1987, delle attività svolte da «Technology for thè People» per l'esecuzione di questo mandato ha dato esiti positivi. Abbiamo

1316

perciò deciso di continuare ad accordare a quest'ufficio la nostra assistenza per altri due anni. L'impegno finanziario assunto a tal scopo ammonta a 750 000 franchi.

3

Promovimento dell'esportazione di prodotti di cuoio dall'India e dall'Egitto

Su domanda del governo indiano ci siamo impegnati, nel 1983, a finanziare un progetto di transfert tecnologico per prodotti in cuoio. L'attuazione fu affidata, nel 1984, ad un calzaturificio svizzero, che accettò di trasmettere gratuitamente le sue conoscenze in materia. D'intesa con il governo indiano, il progetto include tre elementi: formazione delle persone incaricate dei controlli della qualità, fabbricazione di suole in cuoio ed insegnamento delle moderne tecniche ortopediche. La seconda fase del progetto giunse a termine nel 1989; tutti i partecipanti dichiararono soddisfacenti i risultati ottenuti. I costi ammontarono a 600 000 franchi.

La riuscita di questo progetto ci ha indotti a vedere se altri Paesi fossero interessati a simili attività. In collaborazione con la medesima ditta svizzera, si potè avviarne una in Egitto, sotto l'egida dell'ONUDI. Il fine era quello di rimettere in stato un calzaturificio e di renderne i prodotti qualitativamente sufficienti per l'esportazione. Per poter trasmettere i metodi applicati e gli esiti ottenuti anche ad altre imprese, l'ONUDI organizzò un seminario. Inoltre, il calzaturificio egiziano si dichiarò disposto - nell'interesse della divulgazione delle conoscenze tecniche trasmesse a tutte le imprese della regione - ad assumere praticanti di ditte concorrenti. Le nostre spese per tale progetto ammontarono a 406800 dollari (circa 630000 franchi).

4

Partecipazione ai programmi della Società finanziaria internazionale (SFI)

La SFI, affiliata al gruppo della Banca mondiale, fu fondata nel 1956 allo scopo di stimolare lo sviluppo economico incoraggiando gli investimenti nel settore privato. Quest'istituzione ha sviluppato una serie di concezioni e di programmi originali. La Confederazione partecipò a diversi di essi, segnatamente al servizio di consulenza per investimenti esteri, all'«Africa Project Development Facility» e all'«African Management Services Company». I nostri primi contributi a questi tre programmi erano di 500 000 dollari (circa 800 000 franchi) ognuno.

Il servizio di consulenza per investimenti esteri, istituito in comune dalla SFI e dalla MIGA, assiste, su domanda, i Paesi in sviluppo a creare un quadro politico ed istituzionale atto ad incoraggiare e regolare gli investimenti diretti esteri.

L'«Africa Project Development Facility», creata nel 1986, è volta a migliorare la qualtià di progetti industriali in Africa e a rendere disponibili i mezzi finanziari necessari a tale scopo. Nel corso dei suoi primi due anni d'esistenza, questa prestazione di servizio ha reso possibili 30 progetti, fonti d'investimenti per un importo totale di 33 milioni di dollari.

1317

L'assistenza offerta dalP«African Management Services Company» concerne la gestione d'imprese africane e la formazione pratica dei quadri dirigenti. Questo servizio fu introdotto nell'aprile 1989 ed è ancora troppo presto per valutarne gli effetti.

1318

Complemento agli allegati 1 a 3 Tavola riassuntiva dei progetti importanti concernenti le materie prime, la promozione commerciale e l'industrializzazione (inclusi alcuni progetti finanziati con l'importo rimanente del secondo credito quadro) Paese/regione beneficiario/a

Programma/progetto

Bilancio (in 1000 fr.)

Inizio

Materie prime interregionale CCI CCI interregionale Asia/America latina CCI interregionale CCI interregionale CCI Malaysia OILT Indonesia OILT Brasile OILT interregionale IIC Bolivia OILT

fondo per la preparazione di progetti caffè: seminari di marketing cacao: seminario di marketing cotone: seminario di marketing servizio d'informazione sul mercato (cofinanz.)

gestione del patrimonio forestale rimboschimento di foreste distrutte dal fuoco nel Kalimantan orientale gestione razionale della foresta amazzonica nello Stato dell'Acre promovimento commerciale del cotone gestione razionale delle foreste di Chimanes

400 930 232 232 1 825 422 585 341 562 570

gen.

gen.

gen.

gen.

gen.

lug.

giù.

gen.

gen.

lug.

1987 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1989

18 mesi 1 anno 1 anno 1 anno 1 anno 3 anni 1 anno 4 anni 2 anni 3 anni

Promovimento commerciale Honduras OILT Costarica OILT Rwanda OILT interregionale OSEC interregionale CNUCED interregionale CCI Rwanda CCI Burundi CCI Asia CCI interregionale CNUCED interregionale CNUCED

promovimento delle esportazioni (2a fase) promovimento delle esportazioni promovimento delle esportazioni promovimento delle importazioni rilevamento razionale della statistica doganale gestione delle importazioni (finanziamento d'un consulente) gestione delle importazioni (3é fase) gestione delle importazioni (prolungamento della 2 a fase) formazione alla tecnica di gestione delle importazioni miglioramenti dell'approvvigionamento alimentare assistenza tecnica: preferenze doganali

1 479 912 2 627 1 775 620 754 985 450 2 582 1 695 212

mag.

giù.

giù.

gen.

gen.

set.

giù.

gen.

gen.

ug.

lug.

1987 1987 1987 1988 1988 1987 1988 1989 1989 1988 1988

3 anni 2 anni 5 anni 2 anni 2 anni 3 anni 2 anni 16 mesi 4 anni 5 anni 18 mesi

Agenzia d'esecuzione

Durata

N>

O

Paese/regione beneficiario/a

Agenzia d'esecuzione

Programma/progetto

Promovimento dell'impiego di mezzi privati a scopo d'industrializzazione Asia CCI promovimento di «joint ventures» tese all'esportazione interregionale ONUDI promovimento degli investimenti ONUDI interregionale programma di promovimento dell'industrializzazione per delegati nazionali Asia TFTP facilitazione del transfert tecnologico verso 6 Paesi asiatici APDF Africa partecipazione all'«Africa Project Development Facility» Africa AMSCO partecipazione all'«African Management Services Company» . . . .

interregionale FIAS partecipazione al servizio d'informazione per investimenti esteri . .

interregionale SFI fondo fiduciario per consulenti a studi di fattibilit interregionale ONUDI standardizzazione di piccole centrali elettriche impresa India transfert tecnologico all'industria indiana delle calzature privata Asia/America latina ONUDI seminari su Questioni del traffico ferroviario (cofinanz ) ONUDI Egitto riabilitazione d'un calzaturificio ....

interregionale IDLI seminario sugli investimenti per giuristi dei Paesi in sviluppo . . . .

Bilancio (in 1000 fr.)

Inizio

1 255 3 333

Ren

1 268 750

giù.

mag nov.

apr.

mar.

anr feb

775 775 775 465

248 601 150 630 77

giù.

lue

Durata

1987 1985

41 mesi 5 anni

1985 1988 1986 1989 1989 1989 1987 1987

5 anni 2 anni 3 anni 3 anni 2 anni 3 anni 2 anni 2 anni

set 1987 mag 1988 die.

1988

2 anni 18 mesi 8 mesi

Allegato 4

Crediti misti" Paese

AFRICA Camerun I Camerini II . .

Egitto II Kenia Marocco Senegal Tunisia II Zimbabwe I Zimbabwe II . . .

Zimbabwe III BOAD*

Entrata in vigore

Importo in mio fr.

Parte Parte Totale pubblica bancaria

Impegni il 31 die. 1989 (in %)

1981 1985 1984 1981 1982 1980 1986 1981 1982 1989 1984

10,0 24,0 30,0 10,0 17,6 12,4 21,0 7,7 10,6 10,5 10,0

10,0 36,0 60,0 10,0 37,4 12,4 39,0 11,5 10,6 19,5 10,0

20,0 60,0 90,0 20,0 55,0 24,8 60,0 19,2 21,2 30,0 20,0

95 41 98 79 72 100 23 100 100 20 1

ASIA Cina I Cina II Filippine Giordania India Indonesia Pakistan Sri Lanka Tailandia I Tailandia II

1985 1987 1989 1986 1984 1986 1987 1979 1979 1985

40,0 40,0 24,0 20,0 40,0 51,0 31,5 15,7 12,89 21,5

40,0 60,0 36,0 40,0 60,0 102,0 58,5 15,7 38,2 43,0

80,0 100,0 60,0 60,0 100,0 153,0 90,0 31,4 51,0 64,5

94 67 1 25 46 100 35 100 100 85

AMERICA LATINA Colombia Guatemala Honduras

1986 1989 1981

7,4 14,0 16,0

14,8 21,0 16,0

22,2 35,0 32,0

100 0 100

497,7

801,6

1299,3

66

Totale

.

·Banca ovest-africana di sviluppo ''senza i crediti misti Egitto I e Tunisia I, conclusi prima dell'istituzione di crediti quadro.

1321

I

Africa

1

Credito misto Camerun II (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1081)

Al momento della conclusione del secondo credito misto, nel 1985, il Camerun adempiva i presupposti economici e finanziari per l'ottenimento di tali aiuti finanziari. Già durante la messa in atto del primo credito misto, si era tuttavia costatato che il numero dei progetti attuabili è piccolo ed i responsabili necessitano di regola di assistenza per la preparazione di quelli più importanti nell'ottica della politica dello sviluppo. Per questo motivo, la Svizzera mise a disposizione del Camerun, durante l'applicazione del primo credito, un contributo non rimborsabile di 2 milioni di franchi per lo svolgimento di studi ed esami preliminari.

Questo fondo permise di promuovere una serie di progetti utili per la politica dello sviluppo, per il cui finanziamento, tuttavia, il credito misto non s'avverò sempre essere il mezzo ideale. Alcuni di questi progetti rientrano infatti in settori dell'infrastnittura sociale con una parte relativamente importante di costi locali e riguardano in parte anche impianti, per i quali i vantaggi comparativi dell'industria svizzera non sono sempre evidenti.

Questa scelta non proprio ideale dei progetti risultò in parte da quanto il Paese beneficiario ci aveva comunicato sulla loro importanza, in parte, tuttavia, anche dal forte interesse di ditte svizzere di consultazione ad attività di formazione e di sviluppo dell'infrastruttura sociale. Quando la OSA si ritirò dal Camerun e fu sostituita - dato lo stato di sviluppo del Paese - dall'Ufficio federale dell'economia esterna, rimasero disponibili soltanto il fondo per gli studi preliminari ed i finanziamenti misti per l'attuazione dei progetti che rispondevano ad un bisogno imperioso. L'improvviso e rapido deterioramento, intervenuto negli scorsi anni, della situazione economica e dell'indebitamento costituisce ora un ostacolo addizionale alla rapida conclusione di questi progetti.

Gli esiti della valutazione intermedia relativa alla prima tappa del progetto di formazione di specialisti camerunesi per lavori di costruzione furono incoraggianti; ci dichiarammo perciò disposti a continuare per altri due anni a finanziare questo progetto. Ad eccezioni d'alcuni altri progetti di piccole dimensioni, il resto del credito è riservato alla costruzione del sistema d'approvvigionamento idrico. Il progetto che il governo camerunese
proponeva originariamente di finanziare era fondato su una soluzione unitaria (acque di superficie, filtro ad azione rapida) che non considerammo ideale. Esigemmo perciò che si esaminassero altre varianti (acqua di falda, acque di sorgente, filtro a rilento) e che si riconsiderassero le dimensioni, a nostro parere eccessive, dell'impianto.

Tali raccomandazioni furono all'origine di lunghe trattative con il Camerun e con l'impresa svizzera d'ingegneria; l'attuazione del progetto avverrà perciò con notevole ritardo.

Fondandosi sugli esempi del Camerun e della Cina, la Commissione della gestione del Consiglio nazionale ha d'altronde sottoposto ad un esame approfondito i finanziamenti misti svizzeri (cfr. rapporto della Commissione della gestione).

1322

2

Credito misto Egitto (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1085)

Alla fine del 1989, il secondo credito misto a favore dell'Egitto era pressoché interamente impegnato. Furono finanziati progetti nei settori dell'infrastruttura (ponti, macchine asfaltatrici, riabilitazione di turbine a gas), nonché dell'industria tessile ed alimentare (impianto per la produzione di pasta a base di riso). La cooperazione con le autorità egiziane funziona ormai bene. Le esperienze fatte con i responsabili locali dei progetti sono globalmente positive e facilitano la rapida attuazione dei progetti.

La costruzione della fonderia, descritta per esteso nel messaggio relativo al terzo credito quadro è proceduta al punto che si può prevedere di metterla in esercizio per il 1990. La formazione e l'assistenza tecnica incluse nel progetto furono intensivate, onde permettere di svolgere il meglio possibile la difficile costruzione e l'esercizio della fonderia. Nonostante questo, vi furono ritardi, dovuti soprattutto ad un insufficiente coordinamento tra i diversi partecipanti al progetto (responsabili egiziani, impresari costruttori locali, fornitori svizzeri). Abbiamo perciò affidato la consulenza e l'assistenza in questo campo ad un consulente specializzato.

3

Credito misto Kenia (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1086)

II credito, entrato in vigore nel 1981, è gestito dalla Banca keniana per lo sviluppo industriale. All'inizio degli anni ottanta, questa banca ebbe una funzione importante per lo sviluppo dell'industria privata. Con il credito misto attribuito per suo tramite, furono ad esempio aiutati progetti nei settori seguenti: fabbricazione di fibre sintetiche, tintura della tela, fabbricazione d'ovatta medica, saldatura dello scatolame, fabbricazione di bricchette per mezzo di materiale di scarto (segatura di legno). Si finanziò inoltre materiale di trasmissione e di telecomunicazione per l'azienda elettrica nazionale.

Essendosi modificate le condizioni economiche vigenti nel Paese, si è pure ridotta la scelta di progetti promettenti, che producano redditi sufficienti per ammortizzare i crediti esteri. Per questo motivo, è attualmente impegnato soltanto l'80 per cento circa del credito. Per mezzo di contatti regolari con la banca, le autorità keniane e rappresentanti dell'industria, cerchiamo ora di portarlo a buon fine. È possibile che si approvi un altro progetto nel settore dei tessili; si esamina inoltre attualmente la possibilità di considerare maggiormente, accanto all'industria, anche il settore pubblico.

4

Credito misto Marocco (cfr. messaggio CQ HI, FF 1986 I 1089)

Come esponemmo nel messaggio relativo al terzo credito quadro, l'applicazione del credito per il tramite della «Banque du Maroc» poneva problemi in quanto le domande di finanziamento non erano corredate dei documenti necessari alla valutazione dei progetti.

1323

Dopo che ripetuti interventi non ebbero prodotto l'effetto sperato, il credito fu sospeso dal marzo 1985 all'agosto 1987. Da allora, una parte del credito è gestita dalla «Banque nationale de développement économique», che finanzia progetti nel settore privato e dispone di personale competente per elaborarli.

Nel frattempo è stato approvato un progetto di filatura. La preparazione di diversi progetti nel settore pubblico (ad esempio in quello delle telecomunicazioni) è inoltre progredita a punto tale che si può esaminare la possibilità di finanziarli per mezzo del credito misto.

5

Credito misto Tunisia II

Lo scopo del credito era originariamente quello di finanziare, mediante banche industriali locali, soprattutto progetti del settore privato. Si sostenne così, per mezzo d'un cofinanziamento con la SFI, l'ammodernamento di una tessitura con la quale avevamo già collaborato durante il primo credito.

Secondo la regolamentazione vigente in Tunisia, sono le banche industriali e non più lo Stato - a sopportare il rischio del cambio. Per questo motivo, le banche ricorrono sempre meno a crediti in franchi svizzeri. Le ditte private hanno inoltre un accesso relativamente facile a crediti commerciali, il cui impiego non è connesso alle esigenze poste dall'esame del progetto.

Abbiamo perciò intrapreso colloqui con la Tunisia, allo scopo di poter impiegare i mezzi anche nel settore pubblico. Diversi progetti sono attualmente in discussione.

6

Credito misto Zimbabwe III

Essendo risultato positivo l'esito della verifica relativa ai progetti finanziati con i primi due crediti misti (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1096), potemmo mettere in atto, nel 1989, una terza linea di credito per lo Zimbabwe. Esiste un elenco esauriente di progetti nel settore pubblico ed in quello privato per l'intero importo del credito, che prevediamo perciò d'impegnare rapidamente.

Segnatamente l'industria privata locale fa mostra di forte interesse per questo credito. Si tratta di finanziare soprattutto l'ammodernamento e la riabilitazione degli impianti a suo tempo forniti dalla Svizzera per l'industria tessile e quella agraria. Diversi progetti hanno già potuto essere approvati.

7

Credito misto Banca ovest-africana di sviluppo (BOAD) (cfr. messaggio CQ II, FF 1986 I 1099)

Si tratta del primo credito misto conferito ad una banca regionale di sviluppo e non ad un governo. I motivi per i quali non si è sinora fatto ricorso a questo credito sono molteplici: la situazione economica dei Paesi membri della BOAD si è notevolmente deteriorata nel corso degli ultimi anni, la domanda di credito s'è indebolita e le condizioni del credito svizzero non sono più adeguate alla nuova situazione. Commutando, come previsto, in dono la parte della Confe1324

derazione, per ora accordata in forma di credito, si miglioreranno tali condizioni. Cerchiamo inoltre attualmente, in cooperazione con la banca e le imprese svizzere, d'intensificare possibili progetti.

I

Asia

1

Crediti misti Cina I e II (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1099)

I progetti finanziati con il primo credito misto erano soprattutto volti all'ammodernamento degli impianti, con lo scopo di migliorare la qualità dei prodotti e d'ampliare l'offerta. Riguardavano i seguenti rami economici: industria tessile (7 progetti), mulini (5 progetti), macchine utensili (2 progetti), orologi (1 progetto), inchiostri per la stampa (1 progetto), telecomunicazioni (6 progetti), sanità (3 progetti).

Sul fondamento delle esperienze fatte con la scelta dei progetti per il primo credito misto, si decise una diversa impostazione per l'uso del secondo.

- Numero di progetti: Per motivi d'efficacia, conveniva optare per una certa concentrazione; abbiamo perciò destinato la metà del credito misto ad un progetto di maggiori dimensioni e l'altra metà a diversi investimenti più piccoli.

- Scelta dei settori: Tenendo conto dei bisogni della Cina, si considerarono per il credito misto, accanto all'industria tessile, ai mulini e alle telecomunicazioni, anche i settori dell'energia, delle ferrovie e della protezione dell'ambiente.

- All'interno d'ogni settore, si mira ad una maggiore concentrazione geografica e specifica.

Un progetto dell'industria tessile (sostituzione di un impianto di flocculazione in uso da 30 anni a Jiujiang) è già in fase d'attuazione. Tre progetti (fonderia, produzione d'acido fluoridrico, estrazione del sale) sono stati esaminati ed approvati. Le trattative con i fornitori svizzeri stanno per concludersi. La medesima cosa vale per un progetto polivalente nel settore dei mulini (mulini, centro di formazione dei mulini e di servizio, transfert tecnologico). Si sta inoltre elaborando un investimento in un impianto di produzione per piccoli motori elettrici (fornitura di macchine utensili).

La cooperazione, stabilita sin dall'inizio della preparazione dei progetti, tra le autorità ed i responsabili dei progetti in Cina, l'industria svizzera e gli esperti da noi incaricati ha fatto buona prova. Ha consentito d'elaborare fondamenti solidi per l'esame dei progetti e di presentare per tempo eventuali proposte di modifica o condizioni, che costituissero un presupposto alla decisione di finanziare il progetto in questione. Fu inoltre possibile riconoscere ed escludere dal finanziamento progetti che sembravano meno urgenti, prima che i responsabili cinesi intraprendessero
seri preparativi. Nell'elaborare i progetti si considerarono la creazione di posti di lavoro, l'impiego di risorse naturali locali, la formazione e la protezione dell'ambiente.

1325

La verifica dello strumento dei crediti misti, ordinata dalla Commissione della gestione del Consiglio nazionale e già citata al numero 2 (Camerun) includeva quale caso esemplare (studio a tavolino) anche i due crediti misti alla Cina. Vi rimandiamo al rapporto della commissione.

2

Credito misto Filippine

L'elenco dei progetti allegato all'accordo comprende sia progetti infrastrutturali dello Stato (approvvigionamento d'elettricità, trasporti), sia progetti a favore dell'industria privata. Alla fine del 1989, due progetti si trovavano in fase preparatoria: la fornitura di turbine a gas in sostituzione d'impianti fuori uso ed un servizio di consulenza connesso all'ammodernamento della rete ferroviaria di Manila. Nel settore privato, si parla di un impianto per la lavorazione delle fibre di ramia.

3

Credito misto Giordania (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1104)

Sinora abbiamo approvato tre progetti. Il primo concerne la fornitura d'apparecchi di misura per il ministero dell'agricoltura, il secondo le telecomunicazioni. Scopo del terzo progetto è la costruzione di un impianto di scarico dei cereali nel porto d'Aqaba.

I progetti menzionati nel messaggio sul terzo credito quadro non furono attuati, in parte perché le ordinazioni per le forniture corrispondenti non andarono all'industria svizzera, in parte perché la Giordania rinunciò ai progetti (centrale termica d'Aqaba).

L'economia giordana si trova attualmente in una fase difficile. Il forte indebitamento ed il calo degli investimenti rendono sempre più difficile l'attuazione di progetti economicamente e finanziariamente accettabili. In futuro acquisteranno probabilmente importanza i progetti di riabilitazione. Attualmente stiamo chiarendo se sia possibile impiegare il saldo del credito a tale scopo.

Stiamo inoltre esaminando la possibilità di procedere a cofinanziamenti con la Banca mondiale.

4

Credito misto India (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1101)

Mentre all'inizio si esitava a ricorrere al credito misto, da circa due anni l'uso di tale strumento si fa sempre più frequente. Da un lato, i provvedimenti menzionati nel messaggio sul terzo credito quadro ebbero l'esito sperato: attraverso la banca indiana d'industrializzazione, ICICI, furono sinora autorizzate domande per un importo globale di 11 milioni di franchi per il finanziamento di piccole forniture a favore dell'industria privata; tre per l'industria tessile, due per la lavorazione del legno, una per l'industria dell'acciaio e una per quella dei cavi. Nel settore pubblico s'attuò un progetto relativo alle telecomunicazioni del valore di oltre 3 milioni di franchi.

1326

D'altro lato le autorità indiane presentarono nuove proposte. Si adoperarono così 20 milioni di franchi per l'ampliamento di due stazioni radiofoniche, al fine di garantire una miglior informazione nell'intero territorio dell'India. Un progetto di grandi dimensioni (40 mio di fr.) concerne l'ammodernamento dell'industria dell'acciaio. Insieme con la Repubblica federale di Germania e la Finlandia, la Svizzera partecipò all'ampliamento dell'acciaieria di Durgapur (Bengala occidentale), che sarà ora in grado di migliorare considerevolmente la propria redditività. Neu"esaminare il progetto, con la partecipazione di consulenti esterni, insistemmo particolarmente su un adeguato trattamento degli aspetti ecologici e delle questioni di tecnica energetica. Si sta infine esaminando un programma d'ammodernamento dell'industria tessile statale (circa 20 milioni di franchi).

A metà del 1989 furono sottoposti a verifica 14 progetti attuati nel settore dell'industria statale. Si giunse alle conclusioni seguenti: - Ad eccezione d'un progetto ancora in fase d'attuazione, i progetti finanziati sono conclusi e l'esercizio degli impianti è stato avviato con successo.

- L'industria indiana ha oggigiorno accesso, senza troppe difficoltà, a mezzi bancari privati e non dipende perciò più necessariamente da finanziamenti a condizioni di favore; dato il suo livello di sviluppo, l'India dipende tuttavia ancora da crediti concessionali.

- Tra l'ordinazione e la fornitura d'un impianto trascorrono in media 22 mesi, di cui quattro per le procedure connesse in Svizzera con il finanziamento misto (esame del progetto ad opera dell'UFEE, consenso della GRE e delle banche). È in parte possibile ridurre ancora il tempo impiegato per l'esame dei progetti, purché il governo indiano documenti sufficientemente le domande di finanziamento. In passato, la mancanza di documenti richiese spesso schiarimenti che fecero perdere tempo prezioso.

5

Credito misto Pakistan

II credito misto serve al finanziamento di progetti prioritari nel settore statale dell'elettricità (credito attribuito: 40 mio di fr.) e nel settore privato (50 mio di fr., di cui 40 mio per l'industria tessile). Sei degli otto progetti approvati sinora concernono la distribuzione della corrente elettrica, due l'industria tessile privata.

Il settore dell'energia deve assolutamente ricuperare terreno. La rete è spesso sovraccaricata e si hanno perciò interruzioni di corrente. I progetti dell'agenzia statale dell'energia (WAPDA) hanno perciò la precedenza sulla maggior parte degli altri. Il credito misto è impiegato nel quarto e nel quinto credito della Banca mondiale a favore del settore energetico.

L'industria tessile privata presta il contributo principale alle esportazioni del Pakistan. Per mantenere la competitivita internazionale, sono necessari, soprattutto nel settore della tessitura, ammodernamenti per i quali s'impiegano i mezzi finanziari dei crediti misti. Tali mezzi sono attribuiti per il tramite della banca pakistanese di credito industriale (PICIC), che mette a nostra dispo-

1327

sizione i propri rapporti di valutazione, facilitando l'esame dei progetti. Prima d'attribuire i mezzi considerevoli del credito misto all'industria tessile, abbiamo fatto fare uno studio di questo settore. Quest'ultimo indicava tra l'altro la tessitura quale campo prioritario d'applicazione di provvedimenti d'ampliamento e d'ammodernamento.

Dopo alcune difficoltà iniziali dei responsabili locali nel preparare le domande relative ai progetti, la cooperazione è ora soddisfacente. In ambedue i campi d'applicazione esiste un forte bisogno di finanziamento per progetti, per i quali fornitori svizzeri presentano vantaggi comparativi.

6

Credito misto Thailandia II (cfr. messaggio CQ III, FF 1986 I 1106)

Mentre fu possibile concludere i progetti concernenti l'agenzia statale thailandese dell'elettricità (EGAT), i mezzi attribuiti alla banca industriale thailandese (IFCT) per il settore privato (15 milioni di franchi) non trovarono impiego. Il motivo sta nel fatto che oggigiorno l'industria privata può ricorrere al mercato finanziario a condizioni meno severe di quelle poste dall'IFCT. Su domanda dell'ufficio thailandese competente, adopereremo perciò per il settore pubblico i mezzi attribuiti all'IFCT.

Attualmente la Thailandia può accedere facilmente ai mercati finanziari internazionali, soprattutto per quanto riguarda il settore privato. I crediti misti mantengono tuttavia la loro importanza per l'attuazione di progetti infrastrutturali urgenti, non da ultimo perché consentono di salvaguardare le possibilità d'offerte concorrenziali della nostra industria.

È anche risultato positivo applicare i crediti per il tramite di un'organizzazione come l'EGAT, in grado di preparare i progetti con cura ed efficacia.

Ili

America latina

I

Credito misto Guatemala

Si tratta d'un credito settoriale, impiegato unicamente per l'approvvigionamento elettrico del Paese. I motivi principali per la scelta di questo progetto sono l'importanza del settore dell'elettricità (l'approvvigionamento elettrico è una componente importante dello sviluppo economico e sociale), la molteplicità dei progetti in questo settore (miglioramento della produzione e distribuzione d'elettricità), le condizioni favorevoli a prestazioni competitive dell'industria svizzera e la cooperazione tradizionale di quest'ultima con il Guatemala.

II Guatemala ha presentato un elenco di 13 progetti di finanziamento misto, che abbiamo esaminato con l'aiuto di periti esterni.

1328

Su tale fondamento abbiamo incluso nove progetti nell'elenco allegato all'accordo sul credito misto. Si tratta da un lato di progetti che consentono di controllare meglio la produzione e la trasmissione d'elettricità (ripartitori del carico) e di migliorare la capacità di trasmissione (costruzione di due sottostazioni). D'altro lato si prevede di rinnovare quattro centrali idroelettriche fornite anni fa dall'industria svizzera. I mezzi del credito misto permetteranno inoltre di finanziare due studi sulla possibilità di costruire due centrali idroelettriche regionali.

82 Foglio federale. 73° anno. Voi. I

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Allegato 5

Aiuto alla bilancia dei pagamenti Tavola riassuntiva: aiuti alla bilancia dei pagamenti concessi con i crediti quadro I, II e III o a carico del programma di rilancio economico del 1983 (PR) Paese o scopo

entrata in vigore

Bangladesh Sudan I Interessi di favore (FMI) Madagascar I Sudan II Madagascar II Sudan III Ghana I Guinea-Bissau Madagascar III . . . .

Ghana II Zambia Guinea Senegal I Bolivia I Ghana III Tanzania I Mozambico Bolivia') Madagascar IV . . . .

Madagascar V Ghana IV Ghana V Uganda I Uganda II Uganda III Senegal II Bolivia" Totale

1980 1981 1981 1982 1984 1983/84 1984 1984 1984 1985 1985 1985 1986 1986 1986 1986 1987 1987 1988 1988 1988 1988 1988 1988 1989 1989 1989 1989

importo (in mio fr.)

forma

credito quadro

stato

15,0 12,0

cofinanziamento bilaterale

I I

esaurito esaurito

5,2

multilaterale bilaterale cofinanziamento Bilaterale cofinanziamento bilaterale cofinanziamento bilaterale bilaterale cofinanziamento cofinanziamnto cofinanziamento bilaterale bilaterale bilaterale cofinanziamento multilaterale bilaterale cofinanziamento bilaterale cofinanziamento cofinanziamento cofinanziamento bilaterale bilaterale multilaterale

I I

esaurito esaurito esaurito esaurito esaurito esaurito esaurito in atto esaurito sospeso esaurito esaurito in atto esaurito esaurito in atto esaurito in atto m atto in atto in atto esaurito in atto in atto in atto in atto

10,0 10,0 15,0 10,0 12,7 4,5 10,0 20,0 10,0 10,0 13,5 10,0 10,0 10,0 10,1 5,0 10,0 10,0 10,0 15,0 10,0 7,0 8,0 10,0 4,5 287,5

PR II/PR

II PR II II II II II II II

ii/m

m m m m m m m m m m m m

" sdebitamento Daremo ora una descrizione più particolareggiata degli aiuti alla bilancia dei pagamenti non ancora elencati nei passati messaggi su provvedimenti economici e commerciali di cooperazione allo sviluppo. Non tratteremo gli aiuti, concordati nel 1989, che prenderanno effetto soltanto nel 1990/1991.

1330

1

Bolivia

Situazione Dal 1980 al 1985, la situazione economica della Bolivia subì un deterioramento drammatico. Gli ambienti economici ed il governo erano insufficientemente preparati al crollo dei prezzi d'importanti materie prime d'esportazione (segnatamente dello stagno e del gas naturale); mentre le entrate si esaurivano, il bilancio delle spese sfuggiva ad ogni controllo ed il rincaro superò il 20 000 per cento; venendo rapidamente meno le riserve di divise, aumentarono anche gli arretrati nei confronti di creditori esteri e mancarono i crediti necessari per importazioni importanti. In questa difficile situazione, il governo boliviano recentemente eletto, sotto la guida di Paz Estenssoro, introdusse una politica economica fondata su una più severa politica del bilancio. L'ONU rivolse inoltre un appello alla comunità internazionale di prestare aiuto a questo Paese - il più povero, accanto a Haiti, dell'America latina - ed insieme con il Fondo monetario internazionale e la banca mondiale si elaborò un programma d'adeguamento a media scadenza. L'aiuto svizzero alla bilancia dei pagamenti entrò in vigore alla fine del 1986 quale sostegno a tali provvedimenti. Il suo impiego in Bolivia è strettamente coordinato con quello degli strumenti della OSA, ai quali funge da completamento.

Sfruttamento dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti e beni finanziati In seguito alla politica monetaria restrittiva e alle difficoltà degli importatori di procurarsi il controvalore in valuta locale, si è sinora esitato ad adoperare i mezzi finanziari messi a disposizione. La ristrutturazione in corso della banca centrale boliviana, ritardò inoltre in parte il trattamento ed il controllo delle domande. Sino a metà del 1988 si era sfruttato circa il 50 per cento dell'aiuto concesso, soprattutto per importazioni urgenti di materiali e pezzi di ricambio nel settore agrario, in quello dei trasporti pubblici e dell'educazione e per la produzione alimentare.

Sdebitamento Le autorità boliviane conclusero, nel 1987, un accordo con le banche commerciali internazionali che diede alla Bolivia la possibilità di riscattare ad un prezzo di 11 cents per ogni dollaro di debito nominale (ossia con uno sconto dell'89%) 0 di convertire in obbligazioni a lunga scadenza i debiti il cui servizio era stato sospeso da diversi anni. Il presupposto era
che i mezzi necessari a tal scopo non provenissero dalle riserve boliviane di divise, ma fossero messe a disposizione dai Paesi donatori. Con i contributi della Svizzera (5 mio di fr.) e d'alcuni altri Paesi (ca. 38 mio $US) la Bolivia potè in questo modo ridurre d'oltre la metà 1 suoi debiti bancari all'estero. Le banche rinunciarono agli interessi arretrati.

La Svizzera decise, alla fine del 1988, di partecipare, insieme ad altri Paesi donatori, con 4,5 milioni di franchi ad una seconda azione per aiutare la Bolivia a liquidare analogamente anche i rimanenti debiti bancari.

1331

2 21

Ghana Ghana I e II

Periti indipendenti procedettero nell'ottobre 1987 ad una valutazione degli aiuti I e II alla bilancia dei pagamenti e giunsero alle conclusioni seguenti: - I mezzi dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti I furono attribuiti esclusivamente al settore dei trasporti. Gli effetti a breve scadenza di quest'attribuzione furono assai positivi; il programma finanziato permise d'accrescere considerevolmente la capacità dei trasporti stradali ghanesi.

- Tre rami economici approfittarono dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti II: l'industria tessile, quella, farmaceutica ed il settore dei trasporti. Grazie ai mezzi finanziari loro attribuiti, l'industria tessile e quella farmaceutica poterono sfruttare ancor meglio i loro impianti di produzione. Alcune imprese si trovarono tuttavia confrontate a difficoltà quando, nel 1986 fu introdotto un sistema di messa all'asta delle divise. Il corso del Cedi si raddoppiò entro sei mesi, con ripercussioni sensibili sui prezzi in valuta locale delle importazioni (controvalore).

Gli aiuti II ebbero ripercussioni sensibilmente minori sul settore dei trasporti, visto che le società locali sono fortemente indebitate. Anche a loro riuscì difficile procurarsi il controvalore in valuta locale, di modo che spesso non furono in grado di procurarsi tempestivamente i beni d'importazione.

- I procedimenti scelti per l'attribuzione dei fondi trovarono il consenso di tutte le parti in causa.

Per quanto attiene al proseguimento del programma, i periti incaricati della valutazione conclusero: - L'aiuto alla bilancia dei pagamenti dev'essere integrato alla situazione economica e finanziaria del Ghana e tener conto dei progressi fatti nel programma di ristrutturazione. La possibilità d'attribuirne i mezzi attraverso un sistema di vendita all'asta merita d'essere studiata attentamente.

- Alcuni settori di primaria importanza non devono essere trascurati. Bisogna segnatamente considerare le istituzioni bancarie e finanziarie, le telecomunicazioni, nonché il promovimento dei trasporti, dell'infrastruttura e del commercio. È inoltre necessario intensificare il sostegno accordato ai ceti sociali più colpiti dalla crisi.

- Un presupposto essenziale affinchè l'applicazione dell'aiuto non ponga problemi è la certezza che la situazione finanziaria del beneficiario sia tale da permettergli d'adempiere i suoi obblighi (pagamento del controvalore). È indispensabile un controllo regolare ed esatto dell'aiuto da parte di tutti i partecipanti.

22

Ghana m e IV

Motivazione della prosecuzione dell'aiuto II programma di ristrutturazione ha causato un sensibile miglioramento della situazione economica del Ghana. Dal 1984 al 1988, il PIL aumentò in media 1332

del 6 per cento all'anno. Il tasso d'inflazione, che nel 1984 era ancora del 123 per cento, scese al 25 per cento nel 1988. Grazie ad un bilancio equilibrato e ad un forte finanziamento esterno, il governo poté ridurre i propri debiti nei confronti del sistema bancario.

Nonostante questi progressi significativi, la prosecuzione del nostro aiuto si giustifica, segnatamente se si considerano i seri problemi ancora da risolvere e se si tien conto degli sforzi intrapresi dalle autorità ghanesi per continuare a migliorare la situazione economica del Paese.

Utilizzazione dell'aiuto L'aiuto alla bilancia dei pagamenti III serve al finanziamento di materie prime, pezzi di ricambio e beni di rinnovamento degli impianti nei seguenti settori: Milioni di franchi

-

industria tessile industria farmaceutica educazione sanità pubblica

3,8 3,8 1,5 0,9

Totale 10,0 L'attribuzione dei mezzi all'industria tessile e a quella farmaceutica, volta ad un miglior sfruttamento delle capacità di produzione esistenti, costituisce una continuazione del sostegno accordato con i mezzi dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti II. Gli altri due settori furono scelti secondo l'ordine di precedenza dato dalla loro importanza per lo sviluppo del Paese.

Il controvalore in valuta locale dei beni finanziati con l'aiuto alla bilancia dei pagamenti è versato dagli importatori su un conto speciale e può essere adoperato dal governo del Ghana per l'esecuzione di progetti particolarmente urgenti all'interno del programma di riassestamento economico.

L'aiuto alla bilancia dei pagamenti IV, d'un importo di 10 milioni di franchi, si distingue da quelli precedenti per due caratteristiche: da un lato, almeno sette milioni di franchi sono immessi sul mercato per mezzo del sistema ghanese della messa all'asta delle divise, d'altro lato il controvalore locale delle divise accordate non è impiegato per sostenere riforme economiche, bensì per finanziare progetti specifici nel quadro d'uno speciale programma per la riduzione dei costi sociali dell'adeguamento strutturale.

Abbinando l'aiuto alla bilancia dei pagamenti IV al sistema della messa all'asta delle divise, sosteniamo gli sforzi del Ghana di ristabilire un cambio realistico, in previsione di una liberalizzazione generale del commercio estero. Il sistema menzionato favorisce inoltre un'attribuzione delle divise conforme alle leggi del mercato e quindi più efficiente della ripartizione amministrativa praticata sinora. I beni finanziati sono prodotti d'importazione di primaria importanza, senza limitazioni settoriali. Per garantire che un'adeguata parte dell'aiuto serva al (ri)finanziamento di forniture svizzere, il governo del Ghana ci sottopone per approvazione soltanto fatture prò forma in franchi svizzeri.

1333

23

Ghana V

Con un nuovo importo di 15 milioni di franchi sosteniamo il programma d'adeguamento intrapreso dal governo nel settore finanziario. Quest'ultimo, sottoposto ad una legislazione bancaria insufficiente, non fu risparmiato dal deterioramento delle attività produttive. Attualmente non esiste né un mercato delle divise, né un mercato dei capitali. Vedendo le loro possibilità limitate da tassi d'interesse imposti dal governo e limiti massimi settoriali di credito, le banche non hanno intrapreso alcun tentativo di mobilitare risorse proprie per concedere prestiti a lunga scadenza. Un'insufficiente formazione del personale ed una gestione inappropriata hanno portato diverse banche sull'orlo della rovina.

Il governo del Ghana decise perciò d'avviare, in collaborazione con la Banca mondiale, un programma di riforma teso a sviluppare un settore finanziario efficiente, con banche capaci di rispondere ai bisogni dell'economia.

Le esperienze fatte con gli aiuti precedenti alla bilancia dei pagamenti confermano che si tratta di un'operazione indispensabile per il riassestamento economico a lunga scadenza del Paese. Abbiamo perciò deciso di finanziare, insieme alla Banca mondiale e ad altri donatori bilaterali, questo programma d'adeguamento del settore finanziario.

Utilizzazione dell'aiuto II nostro aiuto serve al finanziamento in divise di beni d'importazione importanti per lo sviluppo economico del Ghana. Gli importatori pagano al governo il controvalore dei beni in valuta locale. Questi mezzi dovrebbero consentire, grazie ai provvedimenti previsti nel programma d'adeguamento del settore finanziario, di ricapitalizzare le banche commerciali e di sviluppo. Un gruppo di consulenti finanziato dalla DSA assiste inoltre la Banca nazionale del Ghana nell'opera di ristrutturazione del settore bancario.

3

Guinea

Necessità di un aiuto alla bilancia dei pagamenti Sebbene la Guinea disponga di risorse naturali considerevoli, la sua situazione economica s'è gravemente deteriorata dal 1985 in poi. Il tasso annuo di crescita del PIL, che nella media del periodo dal 1975 al 1980 era stato dello 0,9 per cento, divenne negativo a contare dal 1981.

Alla fine del 1984, le autorità guineane introdussero, in collaborazione con il FMI e la Banca mondiale e con il sostegno di donatori bilaterali, un programma di riforma economica. I provvedimenti previsti, che concernono praticamente tutti i settori economici, sono volti a ridurre notevolmente le funzioni dello Stato, a privatizzare banche ed industria e a risanare le finanze statali.

Il 6 gennaio 1986, il governo applicò un provvedimento particolarmente drastico, sostituendo alla valuta locale (sylis) un franco guineano fortemente svalutato.

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La Svizzera decise d'incoraggiare queste riforme con un aiuto alla bilancia dei pagamenti dell'importo di 10 milioni di franhci. Questa somma fu accordata in forma di cofinanziamento ad un credito IDA di 25 milioni di dollari. Tra i rimanenti Paesi donatori si trovano la Repubblica federale di Germania, la Francia, il Giappone e gli Stati Uniti.

Utilizzazione dell'aiuto Le modalità d'uso del nostro contributo corrisposero a quelle imposte per il credito IDA. I mezzi servirono al finanziamento d'importanti beni d'importazione. Il loro controvalore in valuta locale, versato dagli importatori, fu messo a disposizione del governo per l'attuazione del suo programma di riforma.

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Madagascar IV e V

Motivazione della prosecuzione dell'aiuto Considerati gli sforzi intrapresi dal Madagascar per attuare la prima fase del suo programma di ristrutturazione, la Svizzera decise d'accordare alle autorità di questo Paese l'aiuto richiesto per la seconda fase, soprattutto nel settore sanitario e della liberalizzazione commerciale.

Con gli aiuti alla bilancia dei pagamenti IV e V, per un importo totale di 20 milioni di franchi, cerchiamo di far fronte alla situazione di crisi di un Paese in via di sviluppo estremamente povero e d'incoraggiare, nel quadro di sforzi multilaterali, la ristrutturazione politica ed economica del Madagascar.

Utilizzazione dell'aiuto L'aiuto svizzero serve al finanziamento dell'importazione corrente d'importanti beni di consumo e si compone di due parti: a) Un primo aiuto bilaterale alla bilancia dei pagamenti dell'importo di 10 milioni di franchi, destinato al settore sanitario, segnatamente all'importazione di medicinali o di materie prime necessarie all'industria farmaceutica locale; quest'aiuto bilaterale è integrato al Programma d'azioni sociali e d'assistenza alla gestione economica (PASAGE) della Banca mondiale per il settore sanitario e concerne: - una campagna urgente di lotta contro la malaria; - l'approvvigionamento, in collaborazione con la DSA, del settore sanitario con medicamenti importanti.

Si tratta di progetti di primaria importanza. L'acquisizione dei beni (sostanze attive e medicamenti essenziali) avviene secondo il procedimento usuale per gli aiuti alla bilancia dei pagamenti. Su domanda espressa del governo del Madagascar e considerato l'urgente bisogno di medicinali, le divise necessarie sono ancora assegnate secondo la procedura amministrativa sinora applicata per gli aiuti alla bilancia dei pagamenti I a III e non con il nuovo metodo dell'attribuzione conforme ai principi del mercato.

b) Un secondo aiuto alla bilancia dei pagamenti, anch'esso pari a 10 milioni di franchi, concesso quale cofinanziamento per il Credito d'adeguamento

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del settore pubblico (CASEP) della Banca mondiale. Quest'importo, amministrato dall'IDA, contribuisce ad aumentare la quantità di divise disponibili a condizioni di mercato per bisogni particolarmente urgenti. Con questo cofinanziamento, la Svizzera incoraggia la liberalizzazione del commercio esterno del Madagascar; si tratterà di seguirne attentamente le ripercussioni economiche e sociali.

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Mozambico

Volume dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti L'aiuto alla bilancia dei pagamenti di 27 milioni di franchi, entrato in vigore nell'estate del 1987, serve al cofinanziamento di un credito di riabilitazione dell'IDA. È finanziato per 10,1 milioni di franchi con i mezzi da noi riservati per cofinanziamento con l'IDA e per 16,9 milioni di franchi con il saldo delle risorse amministrate dalla DSA per il fondo speciale d'assistenza della Banca mondiale a favore dell'Africa.

Necessità di un aiuto alla bilancia dei pagamenti Per mezzo dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti, sosteniamo un vasto programma di riassestamento economico per gli anni 1987 a 1989. Questo programma, elaborato in comune dal Mozambico, dal FMI e dalla Banca mondiale, è volto alla creazione di un clima economico favorevole e all'inversione dello sviluppo economico altamente recessivo che dura ormai da anni. Le caratteristiche più marcate di questo sviluppo sono il drastico calo della produzione e del consumo, il crollo del commercio estero e lo stato inaccettabile della bilancia dei pagamenti e del bilancio.

Beni finanziati Si tratta di pezzi di ricambio, di beni d'equipaggiamento e di consumo e di mezzi di produzione nel quadro del programma di riabilitazione.

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Senegal

Motivazione dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti Nel corso degli anni settanta, a seguito delle relazioni di scambio sfavorevoli e di periodi di forte siccità, la situazione economica del Senegal continuò a peggiorare. Diversi fattori interni contribuirono inoltre a determinare il deterioramento economico; una politica finanziaria incauta, investimenti ambiziosi ed il costoso sostegno statale accordate ad imprese non competitive. Nel 1983, il reddito pro capite era soltanto ancora di 440 dollari: dal 1965 era calato ogni anno dello 0,6 per cento.

Vista tale situazione, il governo stabilì nel 1980, con l'aiuto del FMI e della Banca mondiale, un primo programma di ristrutturazione. Poiché non fu possibile raggiungere completamente gli scopi di tale programma, si presentò nel dicembre 1984, in occasione d'una riunione del gruppo di consultazione per il

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Senegal, un secondo programma d'adeguamento. Dopo che il governo senegalese si fu impegnato a prendere una serie di provvedimenti per il risanamento economico, fu possibile mettere a disposizione su tale fondamento un nuovo importo di circa 500 milioni di dollari.

Utilizzazione dell'aiuto II nostro aiuto alla bilancia dei pagamenti di 13,5 milioni di franchi, amministrato dall'IDA, servì al finanziamento di beni d'importazione particolarmente rilevanti. Il controvalore versato dagli importatori in valuta locale fu impiegato dal governo del Senegal per l'attuazione del proprio programma di ristrutturazione. Gli indicatori economici e finanziari mostrano inoltre che dall'introduzione delle riforme la situazione s'è migliorata, sebbene i suoi fondamenti rimangano poco saldi. Uno studio cofinanziato dalla Svizzera, attualmente in fase d'elaborazione, dovrebbe permettere una valutazione degli esiti ottenuti durante la prima fase del programma senegalese di ristrutturazione e delle difficoltà riscontrate.

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Tanzania

Necessità di un aiuto alla bilancia dei pagamenti Alla fine degli anni sessanta, la Tanzania introdusse una politica di sviluppo caratterizzata dall'istituzione di cooperative polivalenti nei villaggi, dalla nazionalizzazione delle imprese industriali e da drastici interventi statali nella commercializzazione dei prodotti. Tale politica diede buoni esiti sino alla metà degli anni settanta. Nel 1978 iniziò un degradamento economico che pose fine alla crescita e causò una grave crisi finanziaria. Le origini di questo rapido deterioramento erano di natura sia interna che esterna: insuccesso delle cooperative nei villaggi, periodi di siccità, guerra contro l'Uganda, crisi del petrolio, crollo dei prezzi delle materie prime.

Dopo il fiasco di diversi tentativi di riforma, il governo della Tanzania elaborò nel 1986, insieme con il FMI e la Banca mondiale, un programma di ristrutturazione. Con l'aiuto addizionale di donatori bilaterali, prese una serie di provvedimenti importanti: svalutazione della moneta, liberalizzazione dei prezzi, riforme commerciali, ristrutturazione delle imprese pubbliche, aumento dei prezzi pagati ai produttori agrari.

Da allora, si può costatare un miglioramento economico, che si riflette segnatamente in una crescita annua del PIL del 4 per cento (1980-1985: 1%).

Utilizzazione dell'aiuto L'aiuto alla bilancia dei pagamenti serve al finanziamento d'importazioni nei settori seguenti: Milioni di franchi

- agricoltura (funghicidi) - energia (pezzi di ricambio) - settore sanitario

2,65 3,35 4,0

Totale

10,0

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Questi fattori furono scelti secondo l'ordine d'importanza per lo sviluppo della Tanzania, tenendo conto delle possibilità di fornire beni svizzeri.

Il caffè costituisce una fonte importante di divise per la Tanzania ed una fonte di reddito per grandi e piccoli agricoltori. Il nostro aiuto dovrebbe garantire la continuità della lotta contro i parassiti per tutta la durata del ciclo di produzione.

Nel settore dell'energia, i pezzi di ricambio importati servono a rinnovare il sistema di distribuzione, attualmente in pessime condizioni, dell'isola di Zanzibar.

L'importo attribuito al sistema sanitario permise d'acquistare medicinali particolarmente importanti e le sostanze necessarie a fabbricare nel Paese pastiglie contro la malaria.

Il controvalore in valuta locale dei beni finanziati con l'aiuto alla bilancia dei pagamenti è versato su un conto speciale. Il governo della Tanzania può adoperare questi mezzi finanziari per progetti importanti nel quadro del programma di ristrutturazione e per il finanziamento dei costi locali di progetti sostenuti dalla cooperazione tecnica svizzera.

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Uganda

Necessità dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti L'Uganda, con un reddito pro capite di 230 dollari uno dei Paesi più poveri del mondo, sta attraversando una grave crisi economica. Per il nuovo governo, al potere dall'inizio del 1986, è indispensabile che la comunità internazionale appoggi efficacemente il programma di ristrutturazione che ha avviato con tanto impegno. Il ripristino della stabilità economica è un passo importante sulla strada del riassestamento, avviato con notevole successo, della stabilità politica.

Nel 1987, gli sforzi del governo ugandese di sormontare le difficoltà economiche e finanziarie sono appoggiati dalla Banca mondiale (Economie Recovery Crédit - ERG - dell'IDA) dal FMI (facilitazioni di ristrutturazione) e da donatori bilaterali. Il contributo svizzero è accordato quale cofinanziamento del credito dell'IDA (ERG) per l'incoraggiamento del programma di riassestamento dell'Uganda.

I rischi per la riuscita degli sforzi di riforma nell'Uganda risiedono nella situazione economica non ancora completamente consolidata e nel persistere dei problemi economici. La nuova amministrazione, ancora inesperta, intraprende seri sforzi in materia. Le finanze pubbliche sono tuttavia ancora lungi dall'essere equilibrate e mancano anche i mezzi per l'urgente sistemazione dell'impianto produttivo, dell'infrastruttura e dei servizi sociali. L'alto tasso d'inflazione e la sopravvalutazione della moneta ugandese sono altri fattori che rendono difficile la ripresa economica.

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Zambia

Sfruttamento dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti Alla fine d'aprile del 1987, l'83 per cento dell'aiuto alla bilancia dei pagamenti concesso alla Zambia nel quadro di un cofinanziamento era stato versato. Da allora il saldo è bloccato. Avendo il governo sospeso nel maggio 1987 il sistema convenuto d'assegnazione delle divise e violato così il contratto di credito con la Banca mondiale, quest'ultima non poteva più, conformemente alle proprie direttive, procedere ad ulteriori pagamenti.

Per principio, la Svizzera sarebbe stata libera di mettere i mezzi rimanenti a disposizione della Zambia attraverso un sistema d'attribuzione delle divise. Esaminata la situazione, decidemmo di non far nulla per il momento. Ora che la Zambia ha rinunciato al programma ed i principali donatori hanno perciò sospeso i loro pagamenti, il raggiungimento degli scopi ai quali si mirava con il programma di ristrutturazione elaborato dalla Banca mondiale e dal FMI e con il nostro aiuto alla bilancia dei pagamenti non è infatti più garantito. Il versamento alla Zambia del saldo, relativamente modesto, nella forma prevista o in altra forma, non avrebbe perciò l'effetto sperato.

Continuiamo tuttavia a seguire gli sviluppi nella Zambia e la politica economica del governo. Da alcuni mesi, questo Paese svolge nuovamente intensi colloqui con il FMI e la Banca mondiale. Gli ingenti arretrati nei confronti delle istituzioni di Bretton Woods costituiscono tuttavia un ostacolo all'attribuzione di nuovi mezzi da parte di queste ultime (cfr. anche la nostra risposta del 28 novembre 1988 all'interrogazione ordinaria Onken sul programma di ristrutturazione della Zambia).

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Allegato 6 Accordo

Traduzione"

concernente lo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale

// Consiglio federale svizzero e la Società finanziaria internazionale, con sede a Washington, hanno concluso il seguente accordo allo scopo di precisare lo statuto giuridico in Svizzera della Società finanziaria internazionale (SFI) e dei suoi funzionari.

Articolo 1 Personalità giuridica II Consiglio federale svizzero riconosce la personalità internazionale e la capacità giuridica della SFI.

Articolo 2 Giurisdizione dei tribunali svizzeri 1 La SFI sottosta alla giurisdizione dei tribunali svizzeri per quanto: a. abbia istituito un ufficio in Svizzera; o b. abbia designato un rappresentante in Svizzera per ricevere atti giudiziali e comunicazioni ufficiali; o e. abbia emesso o garantito titoli in Svizzera.

2 Non possono tuttavia promuovere azioni contro la SFI gli Stati membri della SFI o persone che agiscano per conto di detti membri o facciano derivare i loro diritti dagli stessi.

3 1 beni e gli averi della SFI non sono oggetto d'alcuna forma di requisizione, pignoramento o esecuzione fintanto che non sia stata pronunciata contro la SFI una sentenza passata in giudicato.

Articolo 3 Operazioni La SFI può compiere in Svizzera tutte le operazioni previste nei suoi statuti, con la riserva, tuttavia, che abbia ottenuto l'approvazione della Banca nazionale svizzera a. prima d'emettere un prestito sul mercato svizzero; b. prima di garantire un prestito sul mercato svizzero.

" Dal testo originale francese.

1340

Statuto giuridico della Società finanziaria internazionale Articolo 4 Beni e averi 1

1 beni e gli averi della SFI, ovunque siano situati e quali ne siano i detentori, non possono essere oggetto di perquisizioni, requisizioni, confische, espropriazioni o di qualsiasi altro provvedimento coercitivo legislativo, giudiziario o amministrativo.

2

Gli archivi della SFI sono inviolabili.

3

Nella misura necessaria per l'esecuzione delle operazioni previste negli statuti e fatte salve le disposizioni del presente accordo, tutti i beni e gli averi della SFI sono esenti da restrizioni, disciplinamenti, controlli e moratorie d'ogni genere.

Articolo 5 Statuto fiscale ' L'emissione e il collocamento d'obbligazioni («notes» comprese) della SFI da parte di banche svizzere sono sottoposti ad una tassa di negoziazione integrale, calcolata giusta l'aliquota fissata per le obbligazioni emesse da una persona domiciliata in Svizzera (attualmente pari all'1,5 per mille del controvalore).

2

La SFI è esonerata dall'imposta preventiva trattenuta sui redditi dei suoi capitali investiti in Svizzera; per far valere l'esonero, deve inviare all'Amministrazione federale della contribuzioni una domanda di rimborso delle tasse trattenute a suo carico.

3 Qualora privilegi fiscali più estesi dovessero essere accordati alla Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo, la SFI bénéficiera del medesimo trattamento.

Articolo 6 Facilitazioni in materia di comunicazioni Per la trasmissione delle sue comunicazioni ufficiali, la SFI fruisce di facilitazioni analoghe a quelle concesse alle Nazioni Unite.

Articolo 7 Funzionari della SFI I funzionari della SFI fruiscono dell'immunità di giurisdizione per gli atti che compiono in funzione ufficiale, comprese le loro parole ed i loro scritti.

Articolo 8 Regolamento delle controversie Ogni contestazione tra la SFI ed il Consiglio federale svizzero concernente l'interpretazione o l'applicazione del presente accordo o di qualsiasi altra convenzione o accordo addizionale, e che non fosse stata regolata mediante trattative, è sottoposta alla decisione di un collegio di tre arbitri; il primo è nominato dal Consiglio federale svizzero, il secondo dalla SFI ed il terzo, con funzioni presidenziali, dal Presidente della Corte internazionale di giustizia, a meno che, in un determinato caso, le parti non convengano di comporre altrimenti la vertenza.

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Statuto giuridico della Società finanziaria internazionale Articolo 9 Entrata in vigore 1

II presente accordo è firmato in nome del Consiglio federale svizzero con riserva di ratificazione.

2

Entra in vigore alla data della ratificazione.

Articolo 10 Modifiche dell'accordo 1

II presente accordo può essere modificato su domanda d'una delle parti.

2

In tal caso, le due parti contraenti convengono le modifiche da operare sul presente accordo.

3

Per quanto riguarda la parte svizzera, il Consiglio federale svizzero è autorizzato ad approvare le modifiche così stabilite, per quanto non concernino la natura fondamentale dell'accordo.

Articolo 11 Risoluzione dell'accordo Ognuna delle parti può disdire l'accordo con un preavviso d'un anno.

Fatto a Berna, il ..., in due esemplari in lingua francese e in due esemplari in lingua inglese, i due testi facenti parimenti fede.

Per il Consiglio federale svizzero:

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Per la Società finanziaria internazionale:

Schweizerisches Bundesarchiv, Digitale Amtsdruckschriften Archives fédérales suisses, Publications officielles numérisées Archivio federale svizzero, Pubblicazioni ufficiali digitali

Messaggio - concernente la continuazione del finanziamento dei provvedimenti economici e commerciali di cooperazione internazionale allo sviluppo, inclusi i provvedimenti di sdebitamento, e - un accordo sullo statuto giuridico in Svizzera della Socie...

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1990

Année Anno Band

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14

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90.015

Numéro d'affaire Numero dell'oggetto Datum

10.04.1990

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1249-1342

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