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Rapporto del Consiglio federale sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2022 del 19 aprile 2023

Onorevoli presidenti e consiglieri, vi sottoponiamo il rapporto sulle attività svolte dalla Svizzera nel settore della politica migratoria estera 2022 affinché ne prendiate atto.

Gradite, onorevoli presidenti e consiglieri, l'espressione della nostra alta considerazione.

19 aprile 2023

In nome del Consiglio federale svizzero: Il presidente della Confederazione, Alain Berset Il cancelliere della Confederazione, Walter Thurnherr

2023-1253

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Rapporto 1

Riassunto delle priorità nel 2022

La politica migratoria estera svizzera nel 2022 è stata contrassegnata dal maggiore flusso di profughi in Europa dalla Seconda guerra mondiale. In seguito all'aggressione militare da parte della Russia, nel febbraio 2022 circa otto milioni di persone sono fuggite dall'Ucraina. Per la fine del 2022, la Svizzera aveva concesso lo statuto di protezione S a 72 611 persone provenienti da questo Paese. Escludendo gli Stati confinanti, la Svizzera in Europa si situa così all'ottavo posto per numero di profughi accolti (in rapporto alla popolazione). Mentre la guerra in Ucraina prosegue, circa 18 milioni di persone necessitano di aiuti d'emergenza. Insieme all'Unione europea, ad altri Paesi donatori e alle Nazioni Unite, la Svizzera sostiene la popolazione colpita in Ucraina e negli Stati limitrofi.

Le conseguenze della guerra in Ucraina si ripercuotono ben oltre i confini europei. A causa dell'aumento dei prezzi delle derrate alimentari e dell'energia, la povertà e la pressione migratoria crescono in tutto il mondo. Nell'Africa del Nord per esempio, gli effetti del conflitto si sono sommati al crollo del turismo dovuto alla pandemia di COVID-19, aggravando ulteriormente l'instabilità economica e politica. Tale situazione ha contribuito a un nuovo aumento delle migrazioni irregolari verso l'Europa nel 2022.

Sulla scia della guerra in Ucraina, sono quindi notevolmente aumentate anche le domande d'asilo in Svizzera. La rotta migratoria attraverso i Balcani, come lo scorso anno principale porta d'accesso allo spazio Schengen, ha acquisito un'importanza crescente. La Svizzera è stata vieppiù utilizzata anche come Paese di transito. Con l'Austria, interessata in misura ancora molto maggiore da questo fenomeno, la Svizzera ha concordato un piano d'azione congiunto per arginare la migrazione secondaria e le relative cause.

Nel 2022, la Svizzera ha proseguito la sua politica migratoria estera attiva concludendo due nuovi partenariati in materia di migrazione con la Georgia e la Macedonia del Nord. La situazione nel settore dei rimpatri nello stesso anno si è evoluta in senso positivo, anche grazie alla revoca di numerose restrizioni all'entrata legate alla COVID-19. L'anno in rassegna è stato pure contraddistinto dagli sviluppi inerenti al credito quadro «migrazione», che costituisce parte integrante del secondo
contributo svizzero all'Unione europea e un nuovo elemento della politica migratoria estera svizzera. Il credito quadro «migrazione» ha consentito alla Svizzera di avviare cooperazioni con Cipro, Grecia e Italia e di sostenere i Paesi confinanti con l'Ucraina.

Viste le molteplici sfide nel campo della politica migratoria nel 2022, l'adozione di un approccio complessivo nazionale nel quadro della cooperazione internazionale in materia di migrazione ha acquisito ulteriore importanza. Grazie alla struttura di cooperazione interdipartimentale in materia di migrazione internazionale (struttura IMZ), la Svizzera si trova in una posizione favorevole ed è riuscita a promuovere una politica migratoria estera coerente. La Svizzera ha stabilito partenariati con numerosi Paesi di provenienza, di transito e di destinazione. Nell'anno in rassegna, il Dipartimento fe2 / 14

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derale di giustizia e polizia (DFGP), il Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) e il Dipartimento federale dell'economia, della formazione e della ricerca (DEFR) hanno cooperato strettamente nel quadro dell'accordo interdipartimentale in materia per il periodo 2021­2024. In questo modo è stato possibile potenziare e sfruttare ulteriormente le sinergie tra la politica migratoria, la politica estera e la cooperazione internazionale (CI).

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Contesto migratorio nel 2022

Nel 2022, l'afflusso di richiedenti l'asilo in Europa e la migrazione secondaria all'interno del vecchio continente sono notevolmente aumentati. Se da un lato la guerra in Ucraina non ha prodotto ripercussioni dirette sulla migrazione nel settore dell'asilo verso l'Europa, dall'altro ha comunque comportato un peggioramento della situazione economica in numerosi Paesi di provenienza, favorendo così l'emigrazione. Durante l'inverno e in primavera, le domande d'asilo presentate sono scese ai livelli di gennaio e febbraio 2020 (circa 65 000 domande), ossia ai livelli precedenti la pandemia, risultando molto più numerose rispetto all'inverno 2020/2021. Da maggio 2022 sono rapidamente aumentate. Dopo una breve fase di stabilizzazione, si è registrato un ulteriore incremento da metà agosto, accentuatosi a settembre. A ottobre e novembre, a livello europeo il loro numero ha raggiunto l'apice con un totale di circa 115 000 domande al mese.

A influire in misura determinante sull'evoluzione delle domande d'asilo a livello europeo sono stati la migrazione secondaria dalla Grecia e, da agosto 2022, il forte aumento dell'afflusso di migranti provenienti dalla Turchia lungo la via terrestre verso la Bulgaria. Pure l'incremento degli sbarchi in Italia meridionale ha inciso sul numero di richiedenti l'asilo in Europa, così come la politica in materia di visti della Serbia.

Con la revoca delle restrizioni di viaggio dovute alla COVID-19, sono notevolmente aumentate le domande d'asilo di cittadini di Paesi dell'America latina, un fenomeno che ha interessato in particolare la Spagna.

Principali rotte migratorie verso l'Europa Rotte attraverso il Mediterraneo

Rotta orientale (Turchia-Grecia)

Rotta centrale (soprattutto Libia-Italia)

Rotta occidentale (soprattutto Marocco-Spagna)

mare

terra

mare

mare

terra

2018

32 500

18 010

23 370

58 570

6 810

2019

59 730

14 890

11 470

26 170

6 350

2020

9 690

5 980

34 150

40 330

1 540

2021

4 110

4 690

67 480

41 980

1 220

2022

12 760

6 020

105 140

29 200

1 870

Fonte: SEM

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In Europa sono state presentate circa 1 050 000 domande d'asilo, il che equivale a un aumento del 55 per cento circa. Il numero effettivo di richiedenti l'asilo è tuttavia più basso, dato che la migrazione secondaria (casi Dublino) comporta molto spesso registrazioni multiple. Nella maggior parte dei principali Paesi di destinazione europei il numero delle domande d'asilo è sensibilmente aumentato. Le cause di questo incremento vanno ricercate nell'aumento della migrazione attraverso la rotta dei Balcani e nella revoca delle restrizioni di viaggio dovute alla COVID-19. Tra i Paesi che hanno registrato la crescita maggiore figurano l'Austria, la Bulgaria e la Spagna. La Germania è rimasta il principale Paese di destinazione.

Domande d'asilo in Svizzera dal 1991 al 2022

Fonte: SEM

Nel 2022 in Svizzera sono state depositate 24 511 domande d'asilo, ossia 9583 in più rispetto al 2021 (+ 64 %). La quota svizzera sul totale delle domande d'asilo presentate in tutta Europa nell'anno in rassegna ammontava a circa il 2,4 per cento, pari a un aumento dello 0,1 per cento rispetto al 2021. I flussi migratori lungo la rotta balcanica hanno influenzato in misura determinante l'evoluzione del numero di richiedenti l'asilo nel 2022. Fino ad agosto ha assunto un ruolo di primo piano la migrazione secondaria di persone che già da parecchio tempo si trovavano in Grecia o nei Balcani, a cui da luglio si è aggiunta quella di cittadini del Burundi giunti in Serbia senza visto.

Da agosto è notevolmente aumentato l'afflusso di migranti in Bulgaria e Grecia attraverso le frontiere terrestri con la Turchia, Paese che nell'anno in rassegna ha acquisito un ruolo vieppiù cruciale per quanto concerne i flussi migratori verso l'Europa: a causa della situazione economica negativa e delle elezioni previste nel giugno 2023, il governo turco ha infatti intensificato le pressioni sui migranti siriani e afghani per indurli a ritornare nei propri Paesi d'origine. Il netto aumento degli sbarchi in Italia ha invece inciso soltanto in lieve misura sul numero di domande d'asilo in Svizzera, dato che, per i principali Paesi di provenienza su questa rotta, la Svizzera non è considerata un Paese di destinazione (Egitto, Bangladesh) o al massimo di importanza secondaria (Tunisia).

Per molti richiedenti l'asilo, la Svizzera continua ad avere un ruolo marginale quale Paese di destinazione. Nel 2022, la grande maggioranza delle entrate illegali registrate dall'Ufficio federale della dogana e della sicurezza dei confini (UDSC) interessava la 4 / 14

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frontiera meridionale in Ticino o la frontiera orientale nella valle del Reno. Gran parte delle persone controllate non ha presentato una domanda d'asilo in Svizzera ma voleva unicamente attraversare la Svizzera, perlopiù per raggiungere la Germania o la Francia.

Domande d'asilo in Svizzera ­ Principali Stati di provenienza 20221

Fonte: SEM

3

Focus: misure per far fronte alle conseguenze della guerra in Ucraina

3.1

Flussi di profughi verso la Svizzera

Dal 24 febbraio 2022, la guerra in Ucraina ha provocato oltre sette milioni di sfollati interni e ha costretto circa altri sette milioni di persone a lasciare il Paese. Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (ACNUR), alla fine del 2022 a livello europeo circa cinque milioni di persone disponevano di uno statuto di protezione oppure di un titolo di soggiorno comparabile. L'11 marzo 2022, il Consiglio 1

Il grafico è riferito alle sole domande primarie, senza i ricongiungimenti familiari e le nascite. La presente statistica non tiene conto delle domande per lo statuto di protezione S presentate da persone fuggite dall'Ucraina: con tale statuto s'intende infatti evitare il sovraccarico del sistema d'asilo. In questo modo si garantisce che il sistema d'asilo rimanga funzionante e che i profughi ucraini ottengano comunque la protezione di cui necessitano in modo rapido, senza ostacoli burocratici e in virtù di una solida base legale. Questa procedura è stata concordata a livello europeo.

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federale ha deciso di attivare per la prima volta lo statuto di protezione S. Tale statuto concede alle persone bisognose di protezione fuggite dall'Ucraina un diritto di soggiorno senza doversi sottoporre a una procedura d'asilo ordinaria.

Entro la fine del 2022, la Svizzera ha concesso lo statuto di protezione S a 72 611 persone provenienti dall'Ucraina, di cui quasi 10 000 hanno però volontariamente lasciato la Svizzera ancora nel corso dell'anno in rassegna. All'inizio di novembre del 2022, il Consiglio federale ha deciso di non revocare lo statuto di protezione S fino al 4 marzo 2024, a meno che nel frattempo la situazione in Ucraina non si sia stabilizzata in maniera duratura. Il suddetto statuto è valido fino alla revoca da parte del Consiglio federale.

La capodipartimento del DFGP ha inoltre istituito un gruppo di valutazione per analizzare le esperienze maturate con lo statuto di protezione S. Entro giugno 2023, tale gruppo dovrà esaminare in che misura il quadro giuridico di questo statuto si sia dimostrato valido, per esempio in relazione alla sua funzione di protezione, allo sgravio del sistema d'asilo o alla ripartizione dei compiti tra la Confederazione e i Cantoni.

La guerra in Ucraina e l'afflusso di profughi in Svizzera ha altresì influito sull'attuazione pratica del programma di reinsediamento 2022/2023. Nella primavera del 2022, è stato necessario sospendere temporaneamente le missioni di selezione e le entrate previste in Svizzera, poi riprese soltanto a settembre. Nell'anno in rassegna, sono giunti in Svizzera 641 rifugiati reinsediati, il che corrisponde a poco più di un terzo del contingente complessivo (1820 rifugiati) del programma 2022/23.

A livello politico, le misure svizzere per far fronte alle conseguenze dell'aggressione militare russa all'Ucraina sono state strettamente coordinate con l'Unione europea (UE). Il 4 marzo 2022, l'UE ha deciso di applicare per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea, corrispondente allo statuto di protezione S svizzero. La capodipartimento del DFGP ha partecipato alle discussioni regolari del Consiglio di cui fanno parte le ministre e i ministri di giustizia e degli affari interni dell'UE.

Dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la Commissione europea ha creato una cosiddetta piattaforma di solidarietà per l'Ucraina,
nel cui quadro si svolgono regolari scambi di vedute tra Stati membri dell'UE. Lo scopo di questa piattaforma è di fornire una panoramica sulle capacità di accoglienza dei diversi Stati membri e di offrire un sostegno mirato. Anche la Svizzera partecipa alle sedute ed è quindi integrata nelle strutture di coordinamento operativo dell'UE.

3.2

Aiuto sul posto della Svizzera

L'11 marzo 2022, il Consiglio federale ha deciso di aumentare i fondi per l'aiuto umanitario in Ucraina e nella regione a 80 milioni di franchi. Circa tre quarti di questa somma sono stati utilizzati per sostenere la popolazione rimasta in Ucraina, e un quarto per assistere le persone fuggite nei Paesi vicini. Il 2 novembre 2022, il Consiglio federale ha stanziato ulteriori 100 milioni per il soccorso d'inverno in Ucraina e in Moldavia. Gli attori della cooperazione internazionale della Svizzera (Direzione dello sviluppo e della cooperazione [DSC], Segreteria di Stato dell'economia [SECO] e Divisione Pace e diritti umani del DFAE [DPDU]), presenti da molti anni in en6 / 14

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trambi i Paesi, hanno riorientato e in parte potenziato i loro programmi e progetti correnti in funzione delle nuove esigenze.

Gli attori della politica migratoria estera si coordinano per garantire che le rispettive misure di sostegno siano complementari sotto il profilo geografico e tematico. L'attività di supporto del DFGP si concentra sui Paesi UE confinanti con l'Ucraina e sul lavoro svolto dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM). La DSC fornisce aiuti in Ucraina e, in misura minore, in Moldavia e sostiene l'operato dell'ACNUR. Oltre ai progetti nel quadro del programma di cooperazione per l'Ucraina, la SECO ha versato contributi finanziari pari a 20 milioni di franchi tramite la Banca mondiale e la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo. La SECO sostiene inoltre un corso di formazione continua sulla ricostruzione rivolto soprattutto ai profughi ucraini in Svizzera.

4

Regioni prioritarie della politica migratoria estera della Svizzera

La politica migratoria estera costituisce uno strumento importante per difendere gli interessi generali della Svizzera in ambito migratorio. A livello politico, il tema della migrazione viene affrontato nel quadro delle consultazioni politiche e la Svizzera mira a concludere ulteriori accordi e partenariati in materia. Un esempio in tal senso è costituito dagli annuali Switzerland-Nigeria Days, un evento nel cui ambito si svolge il dialogo sulla migrazione nel quadro del partenariato in materia di migrazione tra la Svizzera e la Nigeria.

La migrazione è parte integrante dei programmi di cooperazione con le regioni e i Paesi prioritari della cooperazione internazionale (CI) della Svizzera. Vari programmi nelle regioni che interessano da vicino la Svizzera dal profilo migratorio, come per esempio il Medio Oriente, l'Africa del Nord e il Corno d'Africa, pongono un accento particolare sui flussi di migranti e persone in fuga. La CI adotta approcci differenti a seconda delle esigenze. La Svizzera presta aiuti umanitari sul posto e nei Paesi di prima accoglienza. L'Aiuto umanitario della DSC per esempio non è attivo soltanto in Siria e in Ucraina, ma sostiene anche gli Stati limitrofi che hanno accolto gran parte dei profughi. La CI della Svizzera promuove anche l'integrazione di sfollati e migranti nei mercati del lavoro locali, per esempio nel Corno d'Africa. Con le loro iniziative a lungo termine a favore della pace, dei diritti umani, del miglioramento dell'approvvigionamento di base, della creazione di opportunità di lavoro e della protezione del clima, la DSC, il DPDU e la SECO intendono contrastare le cause profonde dei movimenti di fuga e della migrazione irregolare.

Nel quadro della strategia CI 2021-2024, 60 milioni di franchi sono destinati a misure per reagire in maniera duttile alle sfide di politica migratoria anche al di fuori dei Paesi prioritari. La DSC provvede alla gestione di queste risorse flessibili, iscritte nel suo budget; le proposte della SEM sono tenute in considerazione per la scelta dei Paesi beneficiari. Entro la fine di dicembre del 2022 sono stati sbloccati 39,4 milioni di franchi per progetti in nove Paesi (Gambia, Costa d'Avorio, Sudan, Marocco, Guinea, Eritrea, Nigeria, Pakistan e Ucraina) relativi ad ambiti quali la formazione professionale, la protezione di rifugiati e migranti vulnerabili, l'offerta di prospettive a lungo 7 / 14

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termine («Durable Solutions»), il coinvolgimento della diaspora e la riforma del settore della sicurezza. Già nel primo periodo di attuazione attualmente in corso, tali risorse flessibile si sono dimostrate un prezioso strumento della politica migratoria estera.

Nella messa in atto di misure complementari al di fuori dei Paesi prioritari della SECO, quest'ultima tiene conto delle proposte della SEM. Grazie alla creazione di posti di lavoro, al miglioramento delle condizioni quadro economiche e alla promozione dell'imprenditorialità, vengono offerte maggiori prospettive alle persone in loco. La SECO promuove per esempio il turismo sostenibile in Marocco.

4.1

Europa

Nel corso dell'anno in rassegna è aumentata la pressione migratoria in direzione dell'Europa, specialmente sulle rotte del Mediterraneo orientale e dei Balcani. Tra le molteplici cause del fenomeno figurano per esempio l'accresciuta mobilità dovuta all'evoluzione della pandemia e la politica dei visti della Serbia. L'Austria ha registrato un numero record di domande d'asilo (109 000, escluse le richieste di protezione temporanea dei profughi ucraini), il che ha comportato un elevato numero di intercettazioni da parte delle autorità di frontiera svizzere lungo il confine con l'Austria. Il 28 settembre 2022, la consigliera federale Karin Keller-Sutter e il ministro dell'interno austriaco Gerhard Karner hanno concordato un piano d'azione comune che comprende sia misure di polizia di frontiera che provvedimenti di politica migratoria. Un piano d'azione simile è stato convenuto anche con la Germania e presentato il 13 dicembre 2022. Insieme ad altri Stati, la Svizzera è inoltre intervenuta presso la Commissione europea al fine di sollecitare un cambiamento della politica dei visti praticata dai Paesi balcanici occidentali: l'esonero dall'obbligo del visto per alcuni Stati terzi ha infatti indubbiamente favorito un ulteriore aumento della migrazione irregolare lungo la rotta dei Balcani occidentali. Tali sforzi hanno prodotto gli effetti sperati, dato che la Serbia nell'ultimo trimestre del 2022 ha revocato l'esonero dal visto per molti Stati terzi. Il 5 dicembre 2022, la Commissione europea ha presentato un piano d'azione per i Balcani occidentali, che include ulteriori misure per rafforzare la collaborazione con i Paesi della regione nell'ambito della migrazione e della gestione delle frontiere.

Sotto la presidenza del Consiglio francese e ceca, nel 2022 l'UE ha proseguito la riforma della gestione della migrazione nel quadro di un nuovo patto sulla migrazione e l'asilo per l'UE. Alla luce delle difficoltà delle varie presidenze ad adottare riforme nel campo della migrazione e dell'asilo, la presidenza francese dell'UE ha elaborato un approccio graduale, teso a portare avanti le riforme attorno alle quali si registra già un consenso dei Paesi membri. In questo contesto, è stata approvata una dichiarazione sulla solidarietà, sottoscritta da gran parte dei Paesi Schengen tra cui la Svizzera, per sostenere
gli Stati di primo approdo alla frontiera esterna Schengen. Dal canto suo, il Consiglio dell'UE ha approvato dei mandati negoziali sul regolamento Eurodac e sul regolamento sugli accertamenti alle frontiere esterne. La presidenza del Consiglio ceca ha ripreso questo approccio. Siccome la Svizzera ha interesse che il regolamento

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Eurodac e il regolamento sugli accertamenti vengano adottati rapidamente, essa ha sostenuto tali sforzi di riforma.

Contro il decreto federale per il recepimento e l'attuazione del nuovo regolamento dell'UE relativo alla guardia di frontiera e costiera europea (Frontex), nel 2021 è stato promosso con successo il referendum. In occasione della votazione popolare del 15 maggio 2022, la partecipazione al potenziamento di Frontex è stata accolta con il 71,5 per cento di voti favorevoli. Tale decisione garantisce tra l'altro che la Svizzera potrà partecipare anche in futuro a Frontex, per esempio tramite l'invio di esperti in materia di protezione delle frontiere per missioni operative Frontex nonché di due esperte in materia di diritti fondamentali all'ufficio del responsabile dei diritti fondamentali di Frontex. Oltre che per l'armonizzazione e la professionalizzazione dei controlli alle frontiere esterne Schengen, la Svizzera si impegna per il rispetto dei diritti fondamentali in tutte le attività di Frontex.

Nell'anno in rassegna, la collaborazione bilaterale con alcuni Stati membri dell'UE nel quadro del secondo contributo svizzero ­ crediti quadro «coesione» e «migrazione» si è sviluppata ulteriormente. Il 31 agosto 2022, il Consiglio federale ha approvato gli accordi bilaterali di attuazione nell'ambito della coesione con otto Paesi dell'UE. Tali accordi prevedono tra l'altro programmi per l'integrazione di rifugiati e lavoratori migranti in Bulgaria e in Estonia. Bulgaria, Romania e Ungheria beneficiano di un sostegno nella lotta contro la tratta di esseri umani. Il 23 settembre 2022, il Consiglio federale ha approvato gli accordi con Grecia e Cipro in materia di migrazione, poi sottoscritti rispettivamente il 14 e il 31 ottobre 2022. I negoziati con l'Italia, attualmente ancora in corso, dovrebbero concludersi all'inizio del 2023.

4.2

Medio Oriente

La situazione politica, economica e umanitaria in Medio Oriente, e in particolare in Siria, Libano e Iraq, è peggiorata, provocando tensioni sociali e una mancanza di prospettive sia per la popolazione locale che per i gruppi di profughi che vivono in quei Paesi. Questa tendenza accresce la pressione migratoria verso l'Europa.

In Siria, continuano a mancare i presupposti per un ritorno volontario, sicuro, duraturo e in condizioni dignitose dei profughi fuggiti dal Paese e sembra difficile che le prospettive al riguardo possano cambiare.

In Libano si è registrato un drammatico deterioramento delle condizioni socioeconomiche che ha interessato tutti i gruppi della popolazione, migranti e rifugiati inclusi.

Come già nel 2021, la pressione migratoria sulla popolazione autoctona è stata forte anche nel 2022 e ha indotto numerosi cittadini libanesi a emigrare. La retorica antiprofughi contro le persone fuggite dalla Siria e le discussioni sul loro rimpatrio sono aumentate. Dal 2017, la Svizzera sostiene le autorità di frontiera e di sicurezza libanesi nell'ambito della gestione integrata delle frontiere prestando attenzione al rispetto degli standard internazionali e dei diritti umani. Iniziative ad ampio spettro in Libano e Giordania mirano a garantire la protezione e l'approvvigionamento di base delle persone più vulnerabili e l'accesso a un lavoro dignitoso.

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Nel 2022 è stata intensificata la cooperazione bilaterale in materia di migrazione con l'Iraq mediante incontri ad alto livello e scambi di esperti. La Svizzera ha sostenuto il potenziamento delle capacità delle autorità migratorie e intende rafforzare ulteriormente la collaborazione in materia.

In Turchia, il tema della migrazione è stato fortemente politicizzato a causa della pessima situazione economica e in vista delle elezioni del 2023. Le domande d'asilo di cittadini turchi sono fortemente aumentate, tanto che, dall'inizio del 2022, la Turchia risulta il secondo Paese in ordine di importanza per numero di richiedenti l'asilo in Svizzera. Al tempo stesso, la Turchia è lo Stato che ha accolto più profughi (circa 4 milioni, tra cui 3,7 milioni di Siriani). La Svizzera aiuta i comuni turchi a fornire i servizi di base ai loro rifugiati. Nell'anno in rassegna si sono svolti numerosi incontri bilaterali ad alto livello: il 20 settembre 2022, la consigliera federale Karin KellerSutter ha per esempio incontrato il ministro dell'interno turco nel quadro di una conferenza regionale sulla migrazione a Sarajevo.

Tra il 2011 e il 2022, la Svizzera ha stanziato oltre 600 milioni di franchi a favore della popolazione colpita nella regione: si tratta del più grande impegno umanitario sinora nella storia della Svizzera. Nel quadro del programma di reinsediamento 20222023, la Svizzera ha sostenuto il Libano e la Turchia nel reinsediamento di rifugiati particolarmente vulnerabili provenienti prevalentemente dalla Siria e dall'Afghanistan.

4.3

Africa del Nord

In seguito all'allentamento delle restrizioni legate alla pandemia di COVID-19, la pressione migratoria proveniente dall'Africa del Nord è nuovamente aumentata.

L'acuirsi delle sfide economiche nella regione ha accresciuto la domanda di possibilità di migrazione legali.

In ambito migratorio, i Paesi della regione sono contemporaneamente Paesi di provenienza, di transito e di destinazione. Questo vale anche per il Marocco. Il 29 settembre 2022 si sono svolte consultazioni politiche tra la Svizzera e il Marocco a Thun, durante le quali è stato affrontato anche il tema della cooperazione bilaterale in questo settore. A seguito di queste consultazioni, il 26 ottobre 2022 ha avuto luogo un dialogo sulla migrazione a Rabat, in cui si è deciso che, in futuro, le questioni migratorie bilaterali saranno discusse ogni anno nel contesto di una struttura interministeriale con un approccio tematico ad ampio spettro. Nel 2023 la collaborazione con il Marocco, già molto buona, verrà quindi ulteriormente intensificata.

La collaborazione tra la Svizzera e la Tunisia si fonda sul partenariato in materia di migrazione concluso nel 2012, che prevede dialoghi sulla migrazione a scadenza regolare. Il 25 marzo 2022 si è svolto un tale dialogo, durante il quale si è parlato non solo della collaborazione in ambito migratorio in senso stretto, ma in particolare anche dell'impegno della DSC e della SECO.

Con l'Algeria, a maggio e dicembre la Svizzera ha condotto a Berna dialoghi settoriali in materia di giustizia, migrazione e polizia. Tali incontri hanno fatto seguito alla visita della consigliera federale Karin Keller-Sutter in Algeria nel 2021, che ha posto le 10 / 14

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basi per il rafforzamento della collaborazione in questi settori. Negli ultimi anni, la cooperazione con l'Algeria è costantemente migliorata.

In tutti i Paesi dell'Africa del Nord, la Svizzera sostiene il rafforzamento della governance nel settore della migrazione. I relativi progetti hanno, per esempio, promosso la documentazione delle violazioni dei diritti umani subite dai migranti o la registrazione delle nascite dei figli di migranti al fine di prevenire la tratta di esseri umani. Accogliendo rifugiati vulnerabili dalla Libia (visti umanitari) e dall'Egitto (reinsediamento), la Svizzera ha inoltre contribuito a sgravare importanti Paesi di accoglienza della regione. È pure stato possibile intensificare ulteriormente la collaborazione con l'Algeria e il Marocco in materia di rimpatrio.

4.4

Africa centrale e occidentale

Fattori quali conflitti interni, instabilità politica, effetti del cambiamento climatico nonché fame, povertà e mancanza di basi esistenziali e di prospettive economiche provocano migrazioni e sfollamenti interni in Africa centrale e occidentale. In queste circostanze, sono aumentati i bisogni umanitari delle società di accoglienza; l'aumento dei prezzi delle derrate alimentari indotto dalla crisi ucraina ha acuito ulteriormente tali problemi. Nel 2022, il numero delle domande d'asilo depositate in Svizzera da persone provenienti da questa regione è rimasto relativamente basso, ma con una tendenza a un leggero aumento.

La Svizzera ha reagito a questa situazione con attività rilevanti per l'ambito migratorio nei seguenti Paesi: Burkina Faso, Mali, Benin, Senegal, Nigeria, Gambia, Guinea, Costa d'Avorio, Guinea-Bissau, Ghana e Camerun. Più concretamente, ha sostenuto in particolare progetti nell'ambito della migrazione di manodopera su scala regionale, l'elaborazione di un piano d'azione nazionale contro la tratta di esseri umani in Nigeria nonché un progetto per tutelare meglio bambini e adolescenti lungo le rotte migratorie in Africa occidentale e del Nord. Oltre che in Nigeria, Gambia e Guinea i mezzi flessibili della DSC vengono ora impiegati anche nella Costa d'Avorio per progetti di politica migratoria e di sviluppo.

Nel complesso è stato possibile consolidare ulteriormente le relazioni bilaterali nel settore della migrazione. Con la Guinea-Bissau sono stati portati a termine i negoziati per un accordo in materia, ratificato dal Consiglio federale il 12 ottobre 2022. Nel quadro del suo viaggio in Niger, il 9 febbraio 2022 il presidente della Confederazione Ignazio Cassis ha visitato un centro per migranti ad Agadez, città da cui transitano decine di migliaia di migranti ogni anno. Accompagnato dal presidente del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), il presidente della Confederazione ha potuto farsi un'idea della situazione migratoria e della collaborazione della Svizzera con il CICR.

4.5

Corno d'Africa

Le tensioni politiche nel Corno d'Africa (conflitto in Etiopia) e in particolare in Sudan (crisi politica e difficile situazione economica e umanitaria) mantengono alta la pres11 / 14

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sione migratoria. La siccità nella regione, in particolare in Somalia e in Etiopia, ha provocato la fuga di oltre 1,5 milioni di persone. Il cambiamento climatico rimane così una delle principali cause per gli sfollamenti nel Corno d'Africa. I programmi di cooperazione svizzeri per il Sudan e il Corno d'Africa lanciati nel 2022 pongono quindi un accento particolare sulla migrazione.

In qualità di Paesi di provenienza, transito e destinazione di migranti e profughi, l'Etiopia e il Sudan assumono un'importanza strategica notevole per l'Europa e, dunque, anche per la Svizzera. A seguito della guerra nella regione del Tigray e di altri conflitti interni, l'Etiopia si trova peraltro in una situazione politica ed economica difficile. Tra i temi affrontati nel quadro del quinto ciclo delle consultazioni politiche tra la Svizzera e l'Etiopia, svoltesi il 5 e 6 settembre 2022, figurano tra l'altro la cooperazione in ambito migratorio e le attività della Svizzera per garantire prospettive a lungo termine sul posto. In Sudan la Svizzera ha investito mezzi flessibili della DSC per offrire prospettive durature alle comunità sfollate.

Con l'Eritrea è proseguita la collaborazione nel campo della migrazione, in particolare per quanto riguarda l'identificazione di richiedenti l'asilo respinti. L'Eritrea continua a non accettare rimpatri coatti. L'attuazione di progetti per la creazione di opportunità professionali risulta difficile. Una scuola professionale cofinanziata dalla DSC è stata nazionalizzata nel settembre 2022. L'organizzazione partner sul posto, la congregazione dei salesiani, in futuro non avrà più alcuna funzione nella gestione della scuola, ma proseguirà comunque la sua attività in Eritrea nel campo della formazione dei giovani.

Con la designazione di un nuovo inviato speciale per la regione del Grande Corno d'Africa, è stata attuata una misura della Strategia Africa subsahariana 2021-2024 del Consiglio federale. Tale inviato avrà tra l'altro il compito di individuare nuovi ambiti di intervento a livello regionale in cui la Svizzera può offrire un contributo nel settore della migrazione.

4.6

Altri Paesi e regioni prioritari

Afghanistan e Paesi confinanti La migrazione circolare e le persone in fuga dall'Afghanistan verso il Pakistan e l'Iran come pure i movimenti di ritorno e le deportazioni verso l'Afghanistan nel 2022 sono fortemente aumentati. Nell'anno in rassegna, 7054 cittadini afghani hanno depositato una domanda d'asilo in Svizzera, pari a un aumento del 130 per cento rispetto all'anno precedente. Nello stesso periodo sono stati rilasciati 149 visti umanitari a cittadini afghani, mentre 2226 sono stati negati per mancanza dei requisiti richiesti. A seguito dell'ascesa al potere dei Talebani, l'esecuzione degli allontanamenti e i rimpatri verso l'Afghanistan sono stati sospesi fino a nuovo ordine. Anche nel 2022, la Svizzera ha dato la priorità agli aiuti sul posto, e in particolare al sostegno e al sostentamento degli sfollati interni in Afghanistan e dei cittadini afghani che hanno cercato protezione nei Paesi confinanti. Con i mezzi flessibili della DSC e in collaborazione con l'ACNUR, è stato possibile avviare un progetto quadriennale a favore dei profughi afghani e dei Comuni di accoglienza in Pakistan volto a potenziare le infrastrutture educative, la formazione professionale e i mezzi sussistenza. Il programma svizzero di reinsedia12 / 14

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mento 2022/2023 dalla Turchia pone l'accento sull'accoglienza di profughi afghani in pericolo. Nel quadro di questo programma, nel 2022 sono giunti in Svizzera 95 rifugiati afghani provenienti dalla Turchia.

Georgia L'11 maggio 2022, Svizzera e Georgia hanno sottoscritto a Tbilisi un memorandum d'intesa in vista di un partenariato in materia di migrazione. La Georgia costituisce il settimo Paese con cui la Svizzera ha concluso un simile partenariato. Un primo incontro bilaterale di esperti per l'attuazione del partenariato si è svolto il 2 giugno 2022 a Berna. È previsto un dialogo regolare su tutti gli aspetti della collaborazione in ambito migratorio. In seguito alla revoca dell'obbligo del visto per lo spazio Schengen nel 2017, le domande d'asilo sono aumentate notevolmente. La cooperazione in materia di ritorno tra la Svizzera e la Georgia funziona molto bene.

Sri Lanka Nel 2022 lo Sri Lanka ha vissuto una grave crisi economica e politica. Le domande d'asilo depositate da cittadini provenienti da questo Paese sono state 471. Come in passato, le iniziative svizzere mirano in primo luogo a migliorare le prospettive di vita delle persone vulnerabili e a offrire ai potenziali migranti per motivi di lavoro un'alternativa alla migrazione irregolare. In quest'ottica, pure nell'anno in rassegna sono proseguiti i progetti nel campo della formazione professionale e della migrazione di manodopera su scala regionale. In Sri Lanka, la Svizzera sostiene altresì processi di riforma e di riconciliazione, promuove i diritti umani e, anche nella crisi attuale, cerca di favorire il dialogo tra le parti in causa mediante apposite piattaforme in modo da contribuire alla ricerca di soluzioni per la crisi multidimensionale e alla prevenzione della violenza. I rimpatri verso lo Sri Lanka sono rimasti possibili anche nel 2022.

Balcani occidentali La migrazione secondaria irregolare lungo la rotta dei Balcani occidentali è notevolmente aumentata rispetto all'anno precedente, come testimonia anche il numero crescente di migranti e richiedenti l'asilo al confine orientale della Svizzera. Afghanistan, Siria, Bangladesh, Pakistan e India sono i principali Paesi di provenienza dei migranti che utilizzano tale itinerario. All'aumento dei flussi migratori ha contribuito anche la politica dei visti della Serbia, che ha
consentito ai cittadini di alcuni Stati terzi di entrare nel Paese senza visto. In seguito alle sollecitazioni di vari Paesi Europei, la Serbia ha adeguato la sua politica in materia nei confronti di diversi Stati terzi. I Paesi balcanici occidentali, e in particolare la Bosnia e Erzegovina, hanno intensificato gli sforzi per assumere maggiori responsabilità nella gestione della migrazione. Nel settembre del 2022, la consigliera federale Karin Keller-Sutter ha partecipato alla conferenza sulla migrazione organizzata dal Ministero della sicurezza della Bosnia e Erzegovina. Il 7 novembre 2022 è stato sottoscritto un partenariato in materia di migrazione con la Macedonia del Nord, che si aggiunge ai tre già conclusi con altri Paesi della regione (Bosnia e Erzegovina, Serbia e Kosovo).

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5

Politica migratoria estera multilaterale della Svizzera

5.1

Processi globali

Oltre a condurre con altri Stati numerosi dialoghi bilaterali in materia di rifugiati e migrazione, la Svizzera partecipa attivamente ai dialoghi a livello multilaterale. Le attività multilaterali della Svizzera, coordinate nel quadro della struttura IMZ, hanno riguardato i seguenti aspetti: migrazione per motivi di lavoro, sfollamenti/profughi interni, migrazione e sviluppo, tratta di esseri umani, migranti scomparsi, programma di reinsediamento, sostegno finanziario e in termini di personale all'OIM e all'ACNUR.

Nel maggio 2022 si è svolto il primo International Migration Review Forum (IMRF), il cui scopo era di valutare i progressi nell'attuazione del Patto globale ONU sulla migrazione. La Svizzera ha partecipato esclusivamente come osservatrice, non avendo ancora assunto una posizione definitiva in merito al suddetto Patto.

Nel quadro di un progetto di studio, nel 2022 la SEM ha analizzato quali strumenti nell'ambito dei canali di accesso complementari2 sarebbero a disposizione in aggiunta al programma di reinsediamento. A tale scopo, la SEM ha commissionato un confronto tra Paesi e condotto verifiche per determinare in quale misura i canali di accesso esistenti all'estero sarebbero conciliabili con il diritto svizzero. I relativi risultati evidenziano che, in termini di reinsediamento, nel raffronto internazionale la Svizzera è uno Stato affermato che già si avvale della maggior parte degli strumenti impiegati all'estero. Un gruppo di accompagnamento in cui erano rappresentati vari attori (Confederazione, Cantoni, Città, Comuni, ACNUR, Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati) è stato coinvolto nel progetto di studio.

5.2

Processi regionali

Nel 2022 la Svizzera si è impegnata principalmente in tre dialoghi sulla migrazione regionali, vale a dire i Processi di Budapest, di Rabat e di Khartoum. Questi tre Processi consentono alla Svizzera di gettare ponti tra Paesi di destinazione, di provenienza e di transito e permettono di sviluppare misure conformi alle esigenze specifiche di una determinata regione. La Svizzera è riuscita a inserire il tema dei migranti scomparsi nel Processo di Rabat. Su invito della presidenza spagnola, la Svizzera entrerà a far parte dell'organo direttivo del suddetto Processo.

2

L'ACNUR riunisce sotto la nozione di canali di accesso complementari quelle iniziative e quegli strumenti attuati a completamento del reinsediamento che consentono alle persone in cerca di protezione di trovare una soluzione per la loro situazione di rifugiati.

Il progetto di studio può essere consultato sul sito Internet della SEM: https://www.sem.admin.ch/sem/it/home.html > Pubblicazioni & servizi > Servizi > Ricerca e valutazione > Progetti conclusi.

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